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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/22/18 in tutte le aree

  1. IL REALE VALORE DELLE LIRE REPUBBLICA Sebbene su certa stampa e siti internet non di settore si favoleggi la possibilità di ritrovare in casa autentici tesori fra gli spiccioli dimenticati in borsellini e salvadanai vari la realtà dei fatti è completamente diversa. Ecco quindi una lista INDICATIVA (ad uso neofiti e non addetti ai lavori) delle monete in Lire più rare e/o di valore emesse per la COMUNE CIRCOLAZIONE. Monete RARE che quindi hanno un buon VALORE IN QUALSIASI CONSERVAZIONE: 1, 2, 5 e 10 Lire del 1946 (ATTENZIONE: esistono moltissime falsificazioni e imitazioni) 1, 2, 5 e 10 Lire del 1947 (ATTENZIONE: esistono moltissime falsificazioni e imitazioni) 2 lire del 1958 (ATTENZIONE: esistono moltissime falsificazioni e imitazioni) 5 lire del 1956 (ATTENZIONE: esistono moltissime falsificazioni e imitazioni) 50 lire 1958 (E' quella di minore valore, circa 10/15 euro per un esemplare circolato) Monete COMUNI che quindi hanno buon VALORE SOLO IN ALTISSIMA CONSERVAZIONE: Indicativamente QUASI TUTTE le monete da 1 lira, 2 lira, 5 lire, 10 lire, 20 lire, 50 lire e 100 lire emesse negli ANNI 1948, 1949 e negli ANNI '50/60 (esclusi gli anni 1968 e 1969) ATTENZIONE! Per ALTISSIMA CONSERVAZIONE si intende il cosiddetto FDC (Fior di Conio) che corrisponde alla condizione di una moneta praticamente perfetta, come fosse appena uscita dalla Zecca, e subito presa e conservata da parte con particolare cura. Di conseguenza il suo reperimento in un borsellino o in un salvadanaio nel 99% dei casi esclude la possibilità che si trovi in questa condizione (praticamente annullando anche il valore di queste annate) Infine TUTTE LE ALTRE ANNATE E TIPOLOGIE, praticamente il 99% del totale delle monete che è possibile trovare fortuitamente in casa, NON HANNO PRATICAMENTE VALORE NEMMENO IN ALTISSIMA CONSERVAZIONE. Infatti queste monete, prodotte in milioni e milioni di esemplari, solitamente vengono trattate (in grosse quantità) ad un tot di Euro al Kg (al momento si oscilla dai 5€ a massimo 10€ al kg) per poi essere rivendute al dettaglio per pochi spiccioli nelle ciotole dei mercatini. Da questo discorso ESULANO: Monete IN ARGENTO da 500 Lire "CARAVELLE", "DANTE ALIGHIERI", "UNITA'D'ITALIA" e 1000 Lire "CONCORDIA" che mediamente valgono più o meno almeno il peso dell'argento contenuto secondo le quotazioni del momento. Monete IN ARGENTO prodotte appositamente per COLLEZIONISTI Particolari VARIANTI che hanno un mercato tutto loro e che presuppongono precise e pregresse conoscenze collezionistiche e numismatiche. Importante ricordare che la famosa (e quotatissima) 500 Lire "CARAVELLE" CON BANDIERE CONTROVENTO era una versione di PROVA (datata 1957) donata a suo tempo a Parlamentari della Repubblica Italiana e (come anche tutte le altre monete PROVA esistenti) non era assolutamente pensata per la normale circolazione di tutti i giorni. Di conseguenza se trovate in casa qualche 500 Lire "Caravelle" nel 99,999999% dei casi troverete la versione "normale" e comunissima con date che vanno dal 1958 al 1967.
    8 punti
  2. Buona domenica amico del forum, nell'ultima settimana ho fatto un paio di acquisti monete romane intendo, che non rientrano per niente nel mio periodo che va dai Severi a Gallieno/Postumo, ma ogni tanto mi piace sforare e vi voglio mostrare il primo dei due, (che tra l'altro è il primo sesterzio in collezione del I secolo) e si tratta di un sesterzio di Galba il primo fra l'altro non della dinastia Giulio Claudia. Non è in gran conservazione ed è spatinato forse anche un po' aiutato col lifting ma non sono un esperto e non entro nel discorso. Pesa 23.5g e il ric è il 309. A voi i commenti
    5 punti
  3. Salve a tutti Volevo comunicarvi che finalmente tutti i dettagli sono stati sistemati ed il volume primo sulle monete provenienti dalla collezione Dattari è disponibile per tutti i soci che lo volessero. Chi fosse interessato può mandarmi un messaggio privato qui sul forum o scrivere all'indirizzo e-mail del circolo: [email protected] Per poter ricevere il volume è richiesto un contributo di 30 € ai quali ci saranno da aggiungere ulteriori 20€ nel caso in cui l'interessanto non sia già socio. Quest'ultima è richiesta come quota associativa "socio frequentatore" 2018-2019. La nomina a Socio frequentatore darà l'opportunità di partecipare agli incontri del circolo e a ricevere gratuitamente alcuni volumi di argomento numismatico prodotti negli ultimi anni dal Circolo Numismatico Ligure "Corrado Astengo".
    5 punti
  4. Noto che molto spesso si usa il termine "è una patacca" a sproposito. Sarebbe il caso di valutare bene prima di esprimersi cosi' apertamente.
    4 punti
  5. @Rocco68......dato via (purtroppo) molto tempo fa...ma tenni la foto.
    4 punti
  6. GENS VOLTEIA (M. Volteius M. f.), DENARIO, emissione del 78 a.C., della zecca di Roma, con al dritto: testa di Giove laureato a destra, ed al rovescio: tempio di Giove Capitolino, è in argento, del peso di grammi 3,61 e diametro di millimetri 17,86. L'esemplare, con riferimenti bibliografici Craw., 385/1; Bab., 1; Syd., 774.
    3 punti
  7. Giornata molto proficua e piena di amici che sono venuti oggi a trovarci al Cordusio, abbiamo il socio 112, nuove adesioni per la serata del 5 giugno con la Prof.ssa Travaini, si sentono nuovi ulteriori fermenti, sarà la primavera, saranno gli eventi proposti, sarà il nuovo Gazzettino ...sarà che comunque ci siamo ...sia virtuali che reali. Penso visto quello che verrà offerto ai nostri soci in un prossimo futuro che valga la pena iscriversi anche oggi in aprile .... Un passo alla volta pero'...ora avanti tutta con Parma e il nuovo Gazzettino ...
    3 punti
  8. Una frase simile evidenzia purtroppo una attuale tendenza ... non propria e aborrita da veri "amanti della numismatica".
    3 punti
  9. DE GREGE EPICURI Non potevo maltrattare in questo modo il mio Gallieno, per cui vi mostro oggi due nuove foto.
    3 punti
  10. Com'è noto il Congresso di Vienna si sforzò di restaurare la realtà ante-rivoluzione francese, restaurazione di Sovrani, di confini, di leggi, di monete e di unità di misura. Le cose non andarono esattamente come previsto. La Lira Italiana (sul piede del Franco francese) che era la valuta effettiva del Regno d'Italia, rimase effettiva e coniata solo nel Regno di Sardegna e nel Ducato di Parma. Il metro e il chilogrammo lasciarono il posto alle antiche misure. Modena non fece eccezione: si tornò a contare in Lire modenesi, a Reggio in Lire reggiane (in rapporto di 3 lire reggiane per 2 lire modenesi), divise in 20 soldi, ognuno di 12 denari, e a misurare e pesare in pertiche, braccia, pesi e once, misure leggermente diverse tra Reggio e Modena. Questo è il punto di partenza del 1815: per analizzare la circolazione monetaria 1815-1859 (ma sarebbe meglio porre il termine finale al 1862) ritengo però sia utile iniziare dalla fine. La Legge 24 agosto 1862, n. 788 È la legge che ha posto le basi della circolazione monetaria nel neonato Regno d'Italia: non c'era la forza economica nell'ex Regno di Sardegna per coniare in breve tempo la moneta da far affluire nei territori conquistati e così si stabilì una tariffa per il ritiro delle monete pre-unitarie che sarebbero finite fuori corso, e con le paste ricavate si sarebbero battute le monete italiane. In allegato alla legge comparivano dei prospetti dove, Stato per Stato, si era determinato il circolante diviso per metalli. Per il Ducato di Modena (che allora contava 616.883 abitanti) avevamo: Oro: £ 10.178.569 Argento: £ 6.168.830 Mistura: £ 1.542.207 Bronzo: £ 616.883 per un totale di circa £ 30 per abitante. Quanto a ricchezza mobiliare era lo Stato più povero d'Italia: per un confronto, avevamo circa 40 lire ad abitante nel Regno di Sardegna, nella Lombardia, Toscana e Stato Pontificio, mentre lo stato più ricco era il Regno delle Due Sicilie con 50 lire. Confrontando un'entità statale non dissimile e geograficamente vicina, Parma aveva una circolazione di £ 39,50 per abitante, il 30% in più. Ma se confrontiamo oro e argento, tra Modena e Parma, i valori sono molto più vicini: per l'argento identici (£ 10/abitante) e leggermente inferiori per l'oro: £ 16,50 contro 20. In prima approssimazione possiamo quindi dire che la carenza era nella moneta plateale, quella dei minuti commerci di tutti i giorni, e non in quella coniata in metalli preziosi. Non traiamo però da questi dati conclusioni affrettate, pensando ad uno Stato di mendicanti e straccioni: era uno Stato dove l'economia poggiava sostanzialmente sull'agricoltura, la ricchezza immobiliare c'era eccome: era invece arretrata nelle manifatture e nel terziario, le attività che hanno bisogno di capitali liquidi e circolanti. L'agricoltura di allora, ovviamente ancora non meccanizzata, aveva bisogno soltanto di braccia e di carriole: i contratti si stipulavano coi braccianti (detti «cameranti»), ed erano contratti annuali (da un S. Martino all'altro), e altri contratti (soccida, boarìa, mezzadria) raramente superavano i tre anni e comunque non richiedevano investimenti ed in gran parte erano remunerati in natura, coi prodotti della terra. Le sementi erano trattenute dai raccolti, il concime era quello autoprodotto dagli animali del fondo. E anche dove (penso soprattutto alla montagna) c'era un tessuto diffuso di piccoli proprietari, la povertà dei raccolti e della pastorizia creava un'economia di pura sussistenza che rendeva questi contadini non molto dissimili, quanto a tenore di vita, dai cameranti della pianura. Tornando in ambito più strettamente monetario, e riprendendo il filo del discorso in ordine cronologico, distingueremo due periodi nel Ducato di Modena, in base ai regnanti che si sono susseguiti: l'austero e conservatore Francesco IV, ed il più illuminato e riformista Francesco V.
    2 punti
  11. E io non la cederei x 10 volte quanto l'ho pagata. ...Un testone che De Falco, Muntoni, Cappelli, Calcagni e vi assicuro molti altri non solo non l'hanno mai visto, ma non conoscevano nessuno che l'avesse ...... (raccontatomi da chi andava alle aste con questi personaggi....)
    2 punti
  12. Potrebbe essere una figura allegorica, magari un'allegoria del commercio?
    2 punti
  13. https://www.lamoneta.it/topic/169367-leggimi-il-reale-valore-delle-lire-repubblica/ Vediamo se si riesce a chiarire un po' le idee sull'argomento... Saluti Simone
    2 punti
  14. @dabbene... @eracle62....non sono per niente pratico; e sto cercando di cavarmela da solo. In questo modo, prima che vado avanti......vanno bene le schede ? (anche bianche..senza colori ?)
    2 punti
  15. Ci sarò senz'altro! Purtroppo sabato ho già un impegno, ma esami permettendo il 5 giugno sarò dei vostri. Invierò comunque una mail all'Associazione per confermare, grazie mille!
    2 punti
  16. @servilius Che senso avrebbe produrre monete false con “buco incorporato “? Pardon
    2 punti
  17. È imbarazzante la rarità di questa moneta, ma ancora più imbarazzante è il realizzo finale.
    2 punti
  18. C'è la farò......anch'io, nonostante gli impegni.
    2 punti
  19. In realtà nel dicembre 1814- gennaio 1815 un incaricato del Ministro delle Finanze del Ducato di Modena, certo Lodovico Poppi, presentò un progetto a Bologna per la coniazione di moneta di mistura e di rame (il materiale sottostante è inedito): Modena, 5 dicembre 1814 - lettera di L. Poppi al direttore della Zecca di Bologna P. Salvigni: “Tanto io che S.E. il ministro le siamo sommamente grati per ciò che ci ha favorito e fra non molto ne saremo restitutori. Non mancheremo senz’altro di far sentire a S.A.R. [Sua Altezza Reale] quanto Ella ha operato per noi. Intanto la prego sapermi dire a primo ordinario, se sia possibile, se per coniare in codesta zecca moneta della lodata Altezza Sua sia necessaria una preventiva intelligenza con codesto Sovrano, o se Ella si creda abilitata a farne eseguire senz’altro la fabbricazione. Desidero in pari tempo di essere informato della spesa presuntiva della fabbricazione delle seguenti valute: 1° N. 800.000 da soldi 5 di Modena secondo la lira Modenese che era in corso di Soldi 20 che corrispondono a Centesimi 38,4; 2° N. 2.000.000 da soldi 2; 3° numerario eguale da soldi 1, anzi N. 4.000.000; 4° numerario pure usuale da ½ soldo, anzi N. 8.000.000; e quindi tutto compreso per modenesi Lire 800.000. N.B.: la prima moneta da soldi 5 si vorrebbe di biglione, come quelle da 10 Centesimi, le altre di rame. Si vorrebbe anche servirsi dei Centesimi attuali, e della predetta moneta da Centesimi 10. Il lavoro si vorrebbe, in caso sia approvata la formazione della suddetta moneta, prestamente eseguito, e si desidera sapere se nei primi del venturo gennaro potrebbesi avere qualche parte della somma suddetta. Per le monete poi di maggior valore, cioè per quelle d’argento e d’oro, si riserva di farne in seguito parola. Avuto che avrò il di lei riscontro si prenderanno le opportune misure e qualcuno verrà costì per seco lei definitivamente combinare senzaché Ella abbia l’incomodo di portarsi in Modena. Potrebbe anche darsi che fosse conservata la moneta attuale, ed in questo caso combineremo per cambiare il conio soltanto della moneta, onde vendere la valuta italiana di S.A.R.. E’ però più facile che sia adottata la prima a massima, cioè di cambiare la valuta.” Le attrezzature della Zecca di Modena durante il periodo Napoleonico erano state trasferite a Bologna, e furono restituite al Ducato solo nel 1816 (su richiesta del Governo Modenese e per ordine del Cardinal Legato Giustiniani) con grande sconcerto della Zecca di Bologna che si vide privata di un torchio ritenuto essenziale (il cosiddetto "Torchio di Modena"). Tuttavia si trattava di materiale in gran parte inutilizzabile ed appare evidente perché negli anni successivi non si potè avviare alcuna coniazione. Solo verso la fine del 1830 riprendono i contatti, sempre da parte di L. Poppi che chiede informazioni dettagliate sul funzionamento della Zecca di Bologna, costi ecc., e non è chiaro perché anche in questo caso non si sia approdato ad alcunché (forse in qualche modo a causa dei moti carbonari dell'anno successivo).
    2 punti
  20. Finiti gli album ?.............. i vassoi ? ... surreali ma funzionali alternative.
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  21. Buonasera a tutti, questa e' una di quelle discussioni che mai avrei pensato di aprire nel forum, e quindi e' con immenso piacere che vi presento l' ultimo inaspettato arrivo nella mia collezione: esitato stamattina all' asta Negrini nr. 44 al lotto 422, il Testone della S.V. 1621 "era l' unica data di Sede Vacante mancante nella collezione De Falco di Testoni ( nac 81). Non ho nessun riferimento di passaggi in asta o listini di questo testone, inutile citare in quale delle collezioni papali piu' importanti del passato sia stato assente...... Come sempre, in attesa di condividere la Vs. conoscenza in merito, buona serata Daniele
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  22. Ciao, personalmente non ho idea del valore di questa banconota e me ne scuso, ma colgo l’occasione per invitarti a votare il sondaggio “ le piu’ belle banconote del mondo 2018” in particolare consiglio la banconota da 10 pound inglese, quella con la doppia immagine della Regina... Presto che e’ Tardi il sondaggio scade a mezzanotte
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  23. Dato che è musicista, ti suggerirei un denario repubblicano di Pomponio Musa, ce ne sono di molto belli che celebrano le muse delle arti, magari qualcuno ti può postarne le immagini. E come prezzo dovresti starci bene dentro. Anche secondo me, comunque, "ciondolare" una moneta è quasi blasfemo, ma ognuno fa quello che crede.
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  24. Si parte sempre da basso.. poi si va in alto______ Ma ci arriveremo prima o poi ad un brevetto finale
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  25. Ciao @Lucolos Moneta autentica in bassissima conservazione dire MB. Considerando che si tratta dell' anno più comune il valore è quello dell'argento contento o poco più. Il Gigante la valuta 15 quella con 2 rosette e 25 quella con 1 rosetta
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  26. Il brevetto non è ancora pronto ma comunque
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  27. Ah quindi colleziono monete "subdole"? Sono sicuro che vedendola dal vivo avreste tutti meno difficoltà nel valutarla. Voi potete vedere solo delle immagini e non è mai facile.
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  28. 4 - 3 Giuro che non c'è stata nessuna pressione e/o intimidazione
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  29. Il d/ fa pensare alle monete di Thurium ed il r/ a quelle della tessaglia... Aggiornamento: È tessale e , più precisamente, di Farsalo https://www.acsearch.info/search.html?id=695369
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  30. Magari non andranno a leggere tutti direttamente, ma in risposta alle eventuali domande, ed a questo punto anche in assenza di foto, si può fornire solamente il link alla discussione che hai creato p.s. (escluso il 1969) >> (1968)
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  31. 1859-1864 Abbiamo visto nella prima parte di questo intervento che la Legge di riordino monetario del Regno è del 1862, e che il neonato Regno d'Italia non ebbe la forza economica di coniare subito la moneta che serviva all'economia degli Stati annessi, ma ne veniva introdotta mano a mano che si poneva fuori corso e rifondeva quella ritrovata sulle varie piazze. Si continuò così col corso abusivo e con la carestia di circolante, fra lo strepito della «borghesia» che ora era al potere, articoli di economisti che ne auspicavano la cessazione, la realtà dei fatti che lo impediva e il sostanziale disinteresse delle classi più povere che di monete nelle tasche ne avevano ben poche. Le tariffe di cambio (che menzionavano le monete in circolazione) elencavano ancora Mute e mezze mute (fra le ultime a scomparire), Lire e doppie lire di Modena (coniate da Francesco III quasi un secolo prima!), Lire e mezze lire di Parma, Cavallotti di Piacenza che risalivano a 70-80 anni prima: facile immaginare le condizioni di quei poveri dischetti di metallo! Occorrerà attendere l'1.3.1864 perché con due distinte deliberazioni le Camere di Commercio di Reggio (il 16 febbraio) e di Modena (il 29 febbraio) determinassero l'abolizione ufficiale del corso abusivo, stabilendo un ragguaglio di 89 centesimi di Lira Italiana per ogni Lira abusiva. Tra i vari interventi sul corso abusivo delle monete, per chi volesse approfondire l'argomento, segnalo, per tutti: Gerolamo Boccardo, Memoria sul corso abusivo delle monete, richiesta e pubblicata per cura della Camera di Commercio ed Arti di Reggio nell'Emilia; Reggio, Tipografia di Stefano Calderini e Compagno, 1864.
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  32. Personalmente il testone in questione come molti altri che caratterizzano la mia collezione lo prendo in considerazione molto volentieri anche in MB tralasciando la mania del Fdc che caratterizza il mercato numismatico degli ultimi anni. Per quel che mi riguarda immagino facilmente che per avere il 1621 di questa vendita avrei dovuto scontrarmi per molti rilanci e inutilmente con un collezionista del settore e specifico che non avrebbe mollato il pezzo. A che pro ? Tanto per dire se anche in conservazione lievemente peggiore mi venisse proposta privatamente o da commerciante la pagherei più del doppio del realizzo qui. Saluti.
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  33. probabilmente la smania del fior di conio influenza non poco le scelte dei collezionisti.
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  34. Buongiorno cari amici. C'era il bisogno di aggiornare la discussione sui torneselli ed pertanto alla prima occasione utile ne colgo l'occasione. Come ben sapete Alan Stahl riportava di 3 tipi di torneselli da lui definiti Imitation: Venier, Steno, Mocenigo. Dopo il ritrovamento del Contarini imitato e non censito da Stahl nel suo lavoro era in mio possesso solo il Venier. Ora colgo l'occasione per mostrarvi uno Steno. Come sempre le condizioni sono così così, ma la moneta è ben leggibile e permette di capire la sua origine falsa. Al D/ WICFAEL ETEN CX (con la n rovesciata) R/ VEXILIFER VENCTM (n rovesciata) Lascia stupiti la forma della croce e del leone veramente ben fatti. Punzoni finiti in mano estranea?
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  35. 1 punto
  36. Per la cronaca:il grosso "pauperi porrige manum"è,a mio avviso rarissimo.Non compare da una vita nelle aste .È l'unico che mi manca,tra i grossi di Clemente XI,ti avrei fatto una ottima offerta...
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  37. Ciao. Non saprei, francamente, quale attinenza numismatica attribuire al termine "zecchini" utilizzato dall'autore di "Pinocchio", che peraltro è un romanzo di fantasia per bambini e dunque impiega una terminologia adeguata allo scopo. Personalmente propenderei più per considerarla un'accezione puramente letteraria e slegata dal riferimento ad una vera e propria tipologia monetale. Se posso aggiungere una considerazione più generale, la monetazione aurea del Regno d'Italia è appannaggio di una ristretta élite economica ed è pressoché inarrivabile per la "gente comune", a cui è abbastanza alieno persino lo stesso massimale argenteo da 5 lire (scudo).. Ricercare una definizione con cui la moneta aurea (o anche solo le 20 lire "marengo") veniva chiamata dal popolo nella "quotidianità", mi sembra abbastanza inutile, dal momento che il suddetto "popolo" non ne aveva proprio alcun contatto. Da un censimento del 1881 e quindi nel contesto temporale in cui Collodi scrive "Pinocchio", nel Regno d'Italia il tasso medio di analfabetismo della popolazione sfiora il 70%: http://www.bibliolab.it/scuola/analfabeti_italia.htm Tale condizione non solo impedisce a più di 2/3 della popolazione del Regno di poter leggere lo stesso "Pinocchio" ma è sintomatica di una situazione che vede versare la gran parte della popolazione italiana in una condizione economica di estrema indigenza, se non di pura sussistenza. D'altro canto, la ristretta élite di popolazione che aveva invece accesso alla monetazione aurea era anche sufficientemente "colta" ed alfabetizzata per non dover ricorrere a terminologie improprie o generiche per definire la monetazione aurea. Per quanto riguarda i termini "marengo", "mezzo marengo" o "doppio marengo", essi dovevano essere (o dovevano essere stati) piuttosto ricorrenti tra gli italiani dell'epoca che ebbero la fortuna di maneggiare monete d'oro, similmente a quanto avveniva in Francia con il termine "napoleone" ("mezzo napoleone" e doppio napoleone), con cui si indicavano rispettivamente il pezzo da 20 franchi, 10 franchi e quello da 40 franchi). Come è noto, il nominale da 40 lire era stato abbandonato già molto prima della nascita del Regno d'Italia. ".....mentre è noto che quelle da 5 centesimi venivano chiamate "soldi" (1 soldo=20 lire)." Si, il pezzo da 5 centesimi era chiamato anche "soldo"; però il rapporto che hai indicato è errato: Erano 20 soldi che formavano una lira. "Non mi è comunque chiaro, tornando alla domanda iniziale, il motivo per il quale i privati avrebbero dovuto fornire l'oro per ottenere i tagli da 50 e 100 lire. C'erano collezionisti ai quali la zecca aveva comunicato questa possibilità? " Come già detto, l'unico modo per reperire nuova moneta aurea era quello di richiederla in zecca, fornendo il metallo e pagando i relativi diritti, Questa modalità era prevista dalla legge per tutti, (privati non collezionisti, collezionisti, enti, banche e per lo stesso Governo) e non c'era quindi necessità di avvertire il pubblico. La fornitura del metallo prezioso era necessaria per ottenere qualunque nominale aureo che al momento della richiesta poteva essere coniato e non solo per richiedere i pezzi da 50 e 100 lire. Saluti. Michele
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  38. Ok ragazzi, grazie, allora possiamo stare sereni... prima o poi spediranno!
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  39. Un ricordo per un Artista, chissà cosa avrebbe ancora creato ed inventato dal 1981 ad oggi....
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  40. "Lui" è Licinio II - LICINIUS IVN NOB C (AES ) il R/ è difficile perché non c'è un dettaglio visibile... ( potrebbe essere ... Romaeaeternae
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  41. Il regno di Francesco IV (1815-1846) Non appena entrato in Modena, il Duca abolì la legislazione civile e penale dei codici napoleonici, riportando in auge il Codice Estense di Francesco III del 1773 (molto avanzato per l'epoca), provvedendo solamente ad abolire la tortura e a limitare fortemente i casi in cui era prevista la pena di morte. Tutti gli altri sovrani si affrettarono a battere moneta, fosse anche solo per «pubblicizzare» la propria immagine tra le mani di tutti i sudditi, ma non Francesco IV, la cui effigie ci è nota solo attraverso le sue medaglie. L'economia del Ducato era quasi esclusivamente agricola e le monete napoleoniche, più quelle ante-rivoluzione, nei primi anni bastarono alle esigenze del commercio minuto. La Lira reggiana e la Lira modenese rappresentarono le valute con cui si contrattava, anche se, sino dai primi anni, negli atti di Governo e nelle tariffe di cambio sempre più ci si riferiva alla «Lira Italiana» o ai «Franchi». Il Boccolari, studioso dell'economia del Ducato che ha consultato gli archivi dell'epoca sostanzialmente giunti intatti a noi non ha trovato un solo studio o progetto o relazione che lasciasse intendere la volontà di coniare moneta, ma soltanto (in materia monetaria) rari invii a Milano di paste d'argento derivate dalla fusione di monete settecentesche consunte, forate o tosate, per averne in cambio lire e spezzati di lire austriache e svanziche, tutte monete di piccolo taglio per le esigenze del commercio. Francesco IV poi vedeva di mal occhio imprenditori, commercianti e professionisti (che erano le categorie che più di altre avevano «fame» di moneta buona), poiché aveva capito, coi processi seguiti ai moti del 1821 e 1831, che quelle erano le categorie dove la massoneria e la carboneria pescavano i loro adepti. La qualità dei pezzi di piccolo taglio circolanti però progressivamente peggiorò, non essendo sostituita da moneta fresca, e Modena divenne il luogo preferito dagli aggiottatori che acquistavano a peso i pezzi fuori corso o ritirati dagli stati limitrofi per inondarne il mercato che aveva necessità di circolante, vendendoli invece a valore. Una prima avvisaglia la si ebbe verso il 1820-30 quando si ebbero periodiche invasioni di Mute e Mezze Mute del Regno di Sardegna, poste fuori corso da Carlo Alberto, che si sommarono alle vecchie monete di mistura di Parma e Piacenza (Lire e mezze lire) che, seppure consunte ai limiti della leggibiltà, erano ancora ricercate per la circolazione. Non affluivano invece, se non in modeste quantità, monete di rame, che pure circolavano a Bologna e nel Lombardo-Veneto, poiché essendo fiduciarie, su di esse non era possibile fare aggiotaggio: nessuno avrebbe comprato una moneta da 3 centesimi di Milano per 4 centesimi: molto più agevole era piazzare un Buttalà di Piacenza a 10-11 centesimi, perché determinarne l'esatto peso, titolo, e quindi valore non era alla portata di tutti, e le Tariffe ufficiali, che quotavano monete di giusto peso, non erano utilizzabili, cosicché ogni contrattazione era faticosissima, perché prevedeva due passaggi: uno sul prezzo e, trovato l'accordo, una seconda fase non meno impegnativa sul «come» conteggiare le monete presentate. Alla fine del regno di Francesco IV si cominciarono a fare prezzi e tariffare monete in «Lire abusive», fenomeno che diventerà endemico sotto il regno del figlio Francesco V.
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  42. Grazie Mario, ho giusto fatto la conoscenza di Eracle62 al Cordusio domenica scorsa; spero di tornare fra un paio di settimane e incontrare altri colleghi appassionati!
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  43. Io sono uno che un esemplare PERFETTO lo ha pagato 300 euro. Ma è PERFETTO. E PERFETTO ne ho visti pochi pochi pochi pochi... Stenderei un velo sul fatto che “trovarlo FDC” significhi poterlo avere “bello” a 150€ o meno. In linea di principio è il solito discorso che gira: eh ma si trova FDC alla metà... si sì... vabbè... poi magari te ne metto una “bella” vicino e... il tutto scompare... Ogni cosa ha il suo prezzo. C’è chi cerca il pezzo e non bada al prezzo, c’è chi guarda il cartellino e poi il prezzo e grida all’affare senza guardare la moneta. Contenti loro...
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  44. Anche se sono iscritto al forum da vari mesi, questo è il mio primo post e mi sembra appropriato cominciare con una storia delle origini, per così dire. Per me tutto ha avuto inizio quando ero un bambino e ci preparavamo a sostituire le lire con gli euro; mi fece una certa impressione realizzare che non avrei mai più usato le monete a me familiari e mi decisi ad accumulare tutte le lire che avevo ancora. Da lì ho cominciato a collezionare qualsiasi moneta mi passasse fra le mani aiutato anche dal fatto che l'azienda per cui lavora mia madre la mandava spesso all'estero e, conoscendomi, mi portava monete di tutti i tipi (ovviamente nulla di gran valore, ma mi sono ritrovato con un bell'assortimento). Tutto cambiò il compleanno in cui la famiglia mi regalò un denario di Adriano: lì scoprii che potevo avere un frammento di storia fra le mani e fu così che cominciai a collezionare con passione le monete romane, cercando (penso invano) di avere una moneta per ciascun imperatore. Quattro anni fa ho trovato un libro sulla monetazione milanese e questa mi ha talmente affascinato che ho deciso di collezionare le monete emesse a Milano o nell'ex ducato in tutte le epoche (anche se quelle medievali hanno un fascino particolare per me); mi fa sempre piacere pensare che queste sono le monete che i miei antenati dovevano usare...
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  45. Sybrita Stater 4th century BC, AR 12.09 g. Bearded head of Dionysus r., wearing wreath of vine leaves; in r. field, bunch of grapes. Rev. SUBR - ITIWN Head of Hermes r., wearing petasus and chlamys ; in r. field, caduceus. Traité III, 1712 (this reverse dies). Svoronos 4 and pl. XXX, 15-16. Schefold 522 (this coin). Jameson 2136 (this coin). Extremely rare and among the finest specimens known of this intriguing issue. Two wonderful portraits of superb late Classical-early Hellenistic style and with a magnificent old cabinet tone, good very fine / about extremely fine Ex Leu 77, 2000, 233 and NGSA 7, 2012, 69 sales. From the Jameson and Käppeli collections. Unlike their brethren in other areas of the Hellenic world, the remote Cretans maintained archaic forms of speech and insular traditions; thus it is not surprising that the adoption of coinage in Crete occurred rather later than elsewhere. The earliest coins that circulated on the island, imported Aeginetan staters of the type of a sea turtle with a T-shaped pattern of dots on the carapace and a developed skew reverse, arrived due to the close ties between Aegina in the Saronic Gulf and the city of Kydonia on the northwestern Cretan littoral, which it had colonized c. 520 B.C. The abundance of Aegina’s output was severely curtailed around 480 B.C., and after its capture in 457 B.C. it may have ended entirely for some time. Having by this time become heavily dependent on imported coins of Aegina for its economy, the sudden lack of such specie drove the Cretans to develop their own native coinages, first at Gortyna and Phaistos in alliance, then slightly later at both Knossos and Lyttos concurrently. The earliest coins from these four cities were nearly always overstruck on earlier Aeginetan issues. Beginning in the second quarter of the 4th century B.C., coinage spread to other metropolitan centers on the island, notably Sybrita, Axos and Itanos. Sybrita, which lay inland in west-central Crete atop Kefala Hill along the southern slopes of Mount Ida, controlled the Amari Basin through which the principal north-south and east-west trade routes passed. This fortuitous siting, along with its sea-port on the Libyan Sea at Soulia, which was a part of the territory of Sybrita, allowed the city to prosper commercially and culturally during the later Hellenic and early Hellenistic periods. The early coinage of Sybrita was struck only infrequently, and the scarcity of the coins today suggests that these periods of striking were relatively short-lived. Nonetheless, it is interesting both for its variety and high artistic quality. Its first coins were struck c. 380 B.C., and show a seated Hermes on the obverse and a winged hippocamp surrounded by the city’s ethnic in a disorganized fashion within a shallow incuse square on the reverse. Around 360 B.C. Sybrita replaced Phaistos as the junior partner in its alliance with Gortyna, and for a few years struck types copying the coinage of its sister city: on the obverse, a female - presumably but not conclusively identified as Europa - seated amid the branches of a tree, with a pose of patient expectation resting her head upon her hand, and on the reverse a bull standing with its head turned back to lick its flank. Like the contemporary coins of Gortyna, this type is commonly found overstruck on Aeginetan staters or earlier native Cretan issues. After a hiatus of several years, in the final decades of the 4th century B.C. Sybrita struck an especially beautiful coinage, the present specimen being a particularly splendid example. The superbly rendered types portray the city’s principal deities, the head of Dionysos, the lord of the vine, with his wreath of ivy before which is a cluster of grapes on a small twig occupying the obverse, and the head of the messenger-god Hermes, wearing a petasos and accompanied by his sign of office, the caduceus, on the reverse. These lovely types were probably inspired by coins from the northern Aegean regions of Macedon and Thrace, as an influx of coinage from that area was then making its way to the island in the purses of Cretan mercenaries who had served in the Macedonian wars of Philip II and Alexander III.
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  46. Moneta estremamente interessante dal punto di vista storico.
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  47. Come non detto[emoji3] vorrà dire che se avrò delle monete di valore partirò da Vicenza per andare da lui a periziarle[emoji23]
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  48. Gettone FIAT Aviazione contromarcato
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  49. Siamo presenti sia a Parma che a Verona per le iscrizioni, e poi tutte le Domeniche al Cordusio per poterci conoscere, e capire meglio il nostro progetto. Eros p.s. Gli eventi non mancheranno...
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