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  1. Poemenius

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/15/18 in tutte le aree

  1. Buongiorno, ho 20 anni e mi sono avvicinato alla numismatica già da diversi anni; mi fa piacere raccontarvi la mia esperienza. Da quel che vedo io di giovani collezionisti ce ne sono molti, ma come già detto da qualcuno, tendono ovviamente a collezionare la moneta corrente. Anch'io ho iniziato così: mentre mio babbo curava la sua raccolta (collezione è un termine troppo "dispendioso" per certe categorie di monete ) di lire e monete straniere, io cominciavo una collezione di euro circolanti e circolati di cui oggi posso anche vantarmi (nonostante le moltissime mancanze). L'arrivo dell'euro secondo me è stata una spinta per la formazione di giovani collezionisti, poiché permette di iniziare una raccolta ampia, nuova e propria, indipendente da quella "antica" dei genitori che ci pare così pesante e carica di "responsabilità". Per me la collezione di euro è stata un punto di partenza per sviluppare una grande passione che penso non mi abbandonerà più. L'euro è fantastico per come facilita il cominciare una collezione. Chi inizia da zero spesso è incerto se prendersi questa responsabilità, ma con l'euro si ha contatto diretto con un amplissima serie di monete straniere: può capitarmi per le mani senza problemi una moneta Estone, a quanti di voi al bar avevano mai dato di resto una corona estone, invece? Dal mio punto di vista l'euro permette di iniziare una collezione molto più ampia in modo molto meno impegnativo. Certamente oggi i giovani collezionisti sono meno che in altri periodi (penso al boom pazzesco che tutte le forme di collezionismo hanno avuto negli anni 70 specialmente sui giovani. C'erano pubblicità di filatelia su Topolino!!) ma non crediate che si siano allontanati dalla numismatica: semplicemente è difficile, per età, che frequentiamo le conferenze e gli altri luoghi "canonici" del collezionismo. Credo anch'io che conti molto la zona in cui si abita, per me andare ad una fiera è un evento veramente raro. Oggi "gestisco" le collezioni riunite mie, di mio padre e di mio nonno, cosa che mi ha permesso di ampliare molto il mio raggio d'azione. Con la scoperta -purtroppo solo molto recentemente- di questo forum, poi, mi si sta aprendo un mondo di nuove conoscenze da assorbire. Spero che vi sia interessata la prospettiva di un ventenne (che poi è pure possibile che mi sbagli, d'altronde "a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età") saluti, Steto.
    5 punti
  2. Si lo ammetto @aemilianus253 pur non essendo notoriamente collezionista e avendo pochissimi pezzi, questo a 260 euro, sospettano ciò che potrebbe forse essere, non me lo sono proprio perso...
    4 punti
  3. che si possa avere il dubbio se Anastasio o Giustino I lo accetto .... (ammesso e non concesso che non si tratti di una di quelle dalla Serbia...visti alcuni tratti al dritto....) ...ma che una casa d'aste scriva NEPOTE no... mi rifiuto di crederlo... io getto virtualmente la spugna http://romanumismatics.com/auction/lot/0749/
    2 punti
  4. Di tutto questo e di altro si parla nel sito specifico dell'Associazione Culturale di Quelli del Cordusio. A oggi ci sono già 18 discussioni che vengono riprese a seconda degli interessi degli iscritti, 131 a oggi, ci sono molte riflessioni, spazi per tematiche anche alte, quasi un pensatoio, oggi sarebbe difficile farlo in Piazzetta, qui i ritmi sono lenti, le discussioni rimangono lì, si può riprenderle senza trovarsi il giorno dopo in seconda pagina. Io consiglio di leggerlo questo sito nel sito, è altro per taglio, per impostazione, certamente c'è spazio anche per eventi, news, monete... Lo linko qui ma lo trovate facilmente insieme agli numerosi box di Circoli e Associazioni cliccando Circoli in alto. https://www.lamoneta.it/forum/207-discussioni/ Riporto qui un post che ho fatto lì e che si inserisce bene in quello che stiamo dicendo ora qui : " Ma poi il gruppo formato da singoli può tutto ? No, non può, semplicemente perché per fare quanto già fatto e quanto vorremmo fare dei singoli non lo avrebbero potuto fare. Non puoi fare pubblicazioni, prendere sale in hotel per eventi, contattare personalità, avere rapporti con le istituzioni, realtà varie, periodici stessi e via dicendo... L'Associazione nasce per fare di più e fare cose che solo lei può realizzare, ecco spiegata perché una esplosione di eventi, iniziative, semplicemente perché ora volendo si possono fare...e li facciamo... Ma non basta farle, bisogna poi comunicarle a 360 gradi, quello che voi vedete su Lamoneta è solo la punta dell'iceberg della comunicazione totale e qualcuno questa comunicazione deve pur farla, perché se hai fatto belle cose e poi non le comunichi e nessuno sa che ci sono, mi domando perché farle, se sono poi per tutti ? E qualcuno che si offra, ci vorrà pure, con il io non posso, non ho tempo, non ho voglia, una Associazione non va avanti, ci vuole una grande condivisione di intenti e di operatività, ci vogliono volontari operativi e questi vi assicuro non bastano mai... Mi piacerebbe però coinvolgere qualche altro su questa tematica non so magari @ciosky68o @giamba54o @italpeno @flepre o chi vorrà ovviamente, tema decisamente aperto e vario...e per tutti "
    2 punti
  5. Se non ricordo male 1 o 2 le dovrei avere. Comprate ai vecchi tempi da Savoca. hai presente quando ti "innamori" di un imperatore e comperi tutto quello che trovi in giro (e ti puoi permettere)? :-) Anche ora, per quanto messe peggio di quella dell'amico @romanus, trovi su ebay... Ciao! TWF
    2 punti
  6. Eccomi, sono stato molto veloce e certosino. Quindi, con il nero ho disegnato tutti i tratti del conio sardo (da 10 reali di Filippo IV), mentre con il rosso quelli del sottostante spagnolo (8 reales di Filippo III). Confermo, inoltre, che si tratta di Filippo III, infatti è uscita la base del III. Buona visione!
    2 punti
  7. Discussione piacevole. Vorrei sottolineare alcuni aspetti sul grading: Quando si una il prefisso "bello" "buon", esso è equivalente al "+". Es. "bel BB" o "buon BB" equivale BB+. Né più né meno. Il termine "ottimo" non ha alcun significato specifico: vorrei dire che è commerciale (per vendere meglio) o, al massimo descrittivo. Se, ad esempio, una moneta fosse definita ottimo BB, non può essere un BB/SPL perché altrimenti sarebbe stata definita in tal modo (più "remunerativo"). Ottimo FDC, in particolare, non può voler significare FDC+ e neppure FDC/Ecc . Meglio lasciar perdere tali aggettivi, che creano solo confusione!
    2 punti
  8. Condivido ogni singola parola. Era quanto succedeva a chi come me maneggiava le lire tutti i giorni da bambino e poi si è allargato ad altri ambiti: collezionare il circolante è stata una palestra fondamentale per fare l'occhio alle diverse conservazioni, ai diversi metalli e a come essi si comportavano quando sottoposti a qualsiasi agente chimico o fisico (ad esempio nel caso di manipolazioni varie volute o meno). E il tutto a costo zero perchè in qualsiasi momento esemplari della collezione o intere tematiche si potevano reimmettere nel circolo senza perderci nulla. Ho notato poi che questa impostazione mentale è stata un vantaggio anche in età adulta rispetto a chi si approcciava direttamente in età matura limitando di molto fregature e facili entusiasmi interessati perchè sponsorizzati da questa o quella "sirena" (= operatori commerciali) Saluti Simone
    2 punti
  9. Buongiorno E',a mio avviso, il più bel gettone satirico su Vittorio Emanuele II. Creazione di completa fantasia che ha il modulo del 5 centesimi ufficiale,le sembianze del Re sono volutamente grossolane,senza contare la data 1881... e il segno di zecca T...(come tutti sanno non esistono 5 centesimi coniati dalla zecca di Torino ne tantomeno datati 1881...dato che morì nel 1878). Chiaro l'intento satirico e sempre a mio avviso l'intenzione da parte dell'autore di non incorrere nel reato di falsificazione,scegliendo data e segno di zecca di fatto impossibili. la legenda è poi a dir poco esilarante...Vittorio emana le date a Natalia;e il 5 centosemi (intesi come figli) al rovescio si riferisce alla numerosa progenie avuta da Vittorio Emanuele II anche al di fuori del matrimonio (non a caso era ritenuto,in tutti i sensi,il Padre della Patria). Allego un link dell'amante ufficiale più famosa del Re dalle quale ebbe anche dei figli. https://it.wikipedia.org/wiki/Rosa_Vercellana Il mio intervento è chiaramente a puro scopo informativo,in quanto personalmente ritengo Vittorio Emanuele II il migliore tra i 3 Re d'Italia.
    2 punti
  10. Salve a tutti, si tratta di un esemplare ricco di fascino e storia, davvero molto strano che abbia riscosso così poco interesse. Bellissimo, @marmo87, a volte facciamo un po' di sana concorrenza. Del 10 reali di Filippo IV, zecca di Cagliari, si riesce ad intravedere parte della legenda del dritto ([P]HILIP . P[. ARA . ET . S]ARDINIE), le estremità del volto, ossia parte del naso e della bocca (accanto allo stemma sottostante spagnolo) e la A di C/X-A. Mentre nel verso si vede una buona porzione della legenda, la quale è stata battuta due volte (INIMICOS [EIVS INDVAM C]ONFVSIONE, ossia INIMICOS EIVS INDVAM [CONF]VSIONE) e parte della croce con due globetti. Passiamo ora al conio spagnolo. L'8 reales spagnolo sottostante è molto ben conservato e visibile, la zecca è indubbiamente Segovia. Nel dritto si vede perfettamente lo stemma, il segno della zecca e una piccola parte della legenda (HILIPP), mentre nel verso solo parte della croce con i due castelli. Dopo una breve analisi dello stile dello stemma e della croce nel verso, il sovrano potrebbe essere Filippo III o, meno probabile, Filippo II. Grazie per l'intenso grattacapo e saluti!
    2 punti
  11. Salve a tutti. Quest’oggi volevo proporvi una nuova discussione “trasversale”, dato che l’argomento di cui andremo a trattare ci permetterà di spaziare in situazioni storiche e numismatiche dal Mezzogiorno al Settentrione della nostra penisola. Anche questa volta, al centro del nostro dibattito troviamo un sovrano napoletano della dinastia francese degli Angioini, Roberto d’Angiò (1309-1343), autore di una coniazione molto particolare ed estremamente rara che merita di sicuro un approfondimento. Ecco la descrizione del pezzo in esame: Gigliato. D/ + ROBERTUS • DEI GRA IERLM • ET SICIL • REX Robertus Dei gratia Ierusalem et Siciliae Rex. Roberto, per la grazia di Dio, Re di Sicilia e Gerusalemme. Il Re coronato, seduto frontalmente su di un trono con protomi leonine ai lati, tiene nella mano destra lo scettro gigliato e nella sinistra il globo crucigero. R/ + IPPETUU CU SUCCESSOIB DNS TRE PRATI In perpetuum cum successoribus dominus Terrae Prati. Signore in perpetuo della Terra di Prato con i suoi eredi. Croce piana ornata, con le estremità fogliate, accantonata da quattro gigli. CNI XI, p. 345, n° 1 (tav. XXII, n° 4). AR 3,90 g. e 27 mm. (esemplare della Collezione Reale, già ex Collezione Gnecchi, n° 3515). Un altro esempio trovato in rete, dal peso dichiarato di 3,78 g.: Si sa benissimo oramai che il gigliato fu una moneta ampiamente accettata in molti luoghi diversi tra loro, non solo d’Italia, ma anche d’Europa e addirittura fu imitata e scambiata nelle zecche e negli Stati dell’Oriente Latino. Tale fama scaturisce dalla bontà della lega utilizzata per la coniazione di queste monete, molto più ricca di fino rispetto ad altri nominali, non solo italiani, che si potevano trovare in circolazione all’epoca. Era, se vogliamo, una specie di “dollaro” d’argento del Basso Medioevo, utilizzato per i commerci locali nel Regno di Napoli, ma anche per quelli di più vasta portata, tant’è che si sviluppò un vero e proprio giro d’affari intorno all’imitazione del gigliato napoletano o robertino, come veniva chiamato per via del sovrano che lo fece diventare così celebre e ben accetto. Non ci si sorprende, quindi, di trovare una moltitudine di gigliati che si differenziano anche molto da quelli coniati a Napoli durante il regno di Roberto d’Angiò, ma il gigliato “pratese” ha avuto sempre un ruolo molto particolare nella numismatica non solo napoletana, ma italiana in generale, per via della sua esimia rarità, ma soprattutto per i risvolti storici che tale moneta potrebbe rivelare. E allora è il caso di vedere meglio le circostanze storiche che portarono alla realizzazione di questo strano pezzo. Innanzi tutto occorre spiegare perché la definizione di “pratese”. La caratteristica peculiare risiede proprio nella legenda di rovescio, ampiamente sciolta e tradotta in fase di descrizione. In pratica, Roberto d’Angiò, oltre che Re di Napoli, veniva riconosciuto anche come signore della Terra di Prato, la città toscana in provincia di Firenze. Il privilegio signorile si estendeva anche ai suoi eredi, quindi, dopo la morte del sovrano angioino, i suoi successori avrebbero beneficiato della signoria di Prato. Come si configura storicamente un tale potere? Come arrivò Roberto d’Angiò a detenere i diritti su città così lontane da Napoli e dal suo Regno, coinvolte in ben altre realtà politiche? E, soprattutto, come si giunse alla coniazione di una moneta, il gigliato, appunto, che per stile e standard ponderale rientra perfettamente nei meccanismi economici napoletani, ma che è di più difficile inserimento in quelli toscani? Dobbiamo pensare ad un’Italia divisa tra due principali fazioni: i Guelfi, sostenitori del partito filo-papale, e i Ghibellini, favorevoli invece nel riconoscere all’Imperatore di Germania un potere temporale superiore a quello della Chiesa di Roma. L’autorità imperiale, inoltre, voleva anche consolidare la propria influenza in Italia, ormai solo un ricordo rispetto a ciò che era stata nel corso del XIII secolo o anche prima. Gli scontri tra le diverse fazioni nelle città dell’Italia settentrionale portarono i liberi comuni ad indebolirsi per i dissidi e le divisioni interne: sia Firenze che le città limitrofe della Toscana, infatti, erano molto deboli militarmente e non riuscivano a fare fronte alle esigenze belliche che il tempo imponeva. Tra il 1305 ed il 1310, quindi, Roberto d’Angiò, uno dei sovrani più potenti d’Italia, era stato coinvolto nelle lotte politiche toscane e si schierò dalla parte dei Guelfi: il Re di Napoli, infatti, già nel 1305, quando era solamente Duca di Calabria, fu insignito della signoria di Firenze, che mantenne pressappoco fino al 1321, e messo a capo di una lega di città toscane che si opponevano al potere ghibellino ed imperiale in Italia. Prato, la cui situazione militare non era molto diversa da quella della vicina Firenze, aveva vissuto anni migliori dopo che, alla metà del XIII secolo, si era fissato lo Statuto cittadino e il centro aveva riconosciuto la propria qualifica di libero comune. La floridezza economica di quei tempi, dovuta al grande sviluppo dell’industria della lana, era solo un lontano ricordo. Dal 1312 la situazione peggiorò ulteriormente a seguito delle guerre intestine che affliggevano le città toscane: Prato, insieme alla lega di città che facevano capo a Firenze, composta da Siena, Pistoia, Arezzo, Volterra, Colle Val d’Elsa, San Gimignano e San Miniato, si trovò contrapposta alla Pisa di Uguccione della Faggiola, condottiero ghibellino e vicario imperiale in Italia. Uguccione si rivelò una minaccia concreta per i Fiorentini i loro alleati nel 1315, quando le armate ghibelline collezionavano sempre più successi sui nemici di parte guelfa. Fu proprio in quell’anno (tra l’altro, passato alla storia come il più fulgido per il partito ghibellino in Italia) che Firenze si decise a chiedere aiuto militare a Re Roberto. Quest’ultimo acconsentì, radunando in breve tempo un congruo numero di truppe che, inizialmente, dovevano essere guidate da suo figlio, nonché erede al trono, Carlo d’Angiò (1298-1328), Duca di Calabria dal 1309 e Vicario Generale del Regno. Il comando, però, passò poi all’ultimo momento nelle mani del fratello del Re, Filippo I di Taranto (1294-1332). La colonna partì dunque per Firenze per unirsi al resto dell’esercito guelfo che la lega toscana aveva raccolto per far fronte alla minaccia ghibellina. Lo scontro sembrava giocare a favore dei Fiorentini e dei loro alleati napoletani, vista la loro superiorità numerica. Uguccione, oltre ai Pisani, poteva fare solo scarso affidamento su Lucca, perché questa città era stata presa dai Ghibellini con la forza. Il confronto armato non si fece attendere: la battaglia di Montecatini (29 agosto 1315) sancì la gloriosa vittoria dei Pisani di Uguccione che, contro ogni pronostico, misero in fuga i Fiorentini con i loro alleati. Il comandante napoletano Filippo di Taranto neanche prese parte allo scontro perché, colto da febbre, fu costretto a ritirarsi dal campo di battaglia e a rientrare precipitosamente a Firenze, la cui situazione peggiorava giorno dopo giorno. Roberto d’Angiò, da parte sua, non si mostrò molto preoccupato della sconfitta subita dalle sue truppe in Toscana: Firenze, che dal 1305 si era costituita sotto la sua protezione, rimaneva, con il suo circondario, ancora salda e sicura. Qualche anno dopo, però, tale sicurezza crollò: nel 1325 il baricentro ghibellino da Pisa si era spostato a Lucca che, sotto il suo signore Castruccio Castracani, aveva riscoperto un nuovo periodo di riscossa militare, culminato con la vittoriosa (per i Ghibellini) battaglia di Altopascio il 23 settembre di quello stesso anno. Questa volta, Roberto non aveva inviato alcun aiuto contro il Castracani per favorire i Fiorentini, così, quando questi arrivò addirittura a minacciare la città stessa, essi si rivolsero al Duca di Calabria, Carlo, figlio di Re Roberto, il quale fu eletto dai Guelfi nuovo signore di Firenze a garanzia della protezione angioina sulla città. Carlo accettò e l’anno successivo, nel 1326, il 13 gennaio, si recò a Firenze per prendere possesso del nuovo incarico che gli era stato offerto. Ma la permanenza di Carlo e del suo seguito di Angioini nel capoluogo toscano fu breve: nel 1327, il Duca fu richiamato a Napoli, poiché le truppe tedesche di Ludovico IV il Bavaro (1328-1347), allora Rex Romanorum (1314-1328), minacciavano il Regno nella loro discesa in Italia verso Roma. Si ritiene che il gigliato “pratese” fosse stato battuto intorno al 1326, quindi durante la signoria fiorentina di Carlo d’Angiò, per l’infeudamento di Prato alla casata angioina. Le legende sulla moneta, che vanno lette in modo continuo tra diritto e rovescio, comunicherebbero che Roberto d’Angiò, già Re di Napoli, era anche signore (dominus) di Prato e che il privilegio si estendeva anche ai suoi successori, cioè a Carlo Duca di Calabria. Quest’ultimo, nato dal matrimonio celebrato il 23 marzo 1297 tra Roberto e Jolanda d’Aragona (1273-1302), era l’unico figlio maschio della coppia reale e, nel 1316, contrasse una prima unione, infruttuosa, con Caterina d’Asburgo (1295-1323). Nel 1324, poi, prima di essere chiamato dai Guelfi a Firenze, Carlo sposò in seconde nozze la giovanissima Maria di Valois (1309-1332), dalla quale ebbe la figlia, futura Regina di Napoli, Giovanna I d’Angiò (1343-1381). Appena Carlo si allontanò da Firenze nel 1327, Castruccio ne approfittò per occupare molte città che prima erano cadute sotto la giurisdizione feudale angioina: in nome dell’Imperatore tedesco, il condottiero ghibellino, divenuto intanto Duca di Lucca, arrivò ad attaccare anche Pistoia e Prato. Gli abitanti di questi due centri, soprattutto i contadini che erano quelli più esposti alle scorribande ghibelline nelle campagne intorno alle città, per non subire gli attacchi nemici, scesero a patti con il Castracani: in cambio di un tributo semestrale da pagarsi in denari, i Pistoiesi ed i Pratesi evitarono attacchi e saccheggi da parte dei Ghibellini del condottiero lucchese. In realtà, fino a quando gli Angioini si ersero a garanti della sicurezza dei Guelfi toscani, Firenze e gli altri centri toscani limitrofi non subirono mai il sopravvento della parte ghibellina avversa. Il gigliato “pratese”, dunque, costituisce una moneta commemorativa (e non una medaglia, come credeva Arthur Sambon e com’è riportato anche nel CNI XI) che aveva lo scopo di manifestare la sovranità signorile degli Angioini, di Roberto e di suo figlio Carlo, sui centri guelfi toscani minacciati dall’inarrestabile potenza militare ghibellina. Si potrebbe anche pensare che la moneta circolasse nel ristretto entourage del Duca di Calabria e che difficilmente abbia interagito con la moneta e l’economia locale fiorentina, poiché, come faceva già notare il Sambon, il gigliato era sì una moneta ben accetta all’epoca (quindi magari sarà anche stata accettata in alcune transazioni tra Angioini e Fiorentini), ma era profondamente diversa per caratteristiche fisiche rispetto al sistema monetario ed economico fiorentino. Dobbiamo poi pensare che Prato patteggiò un accordo per non essere occupata dai Ghibellini di Castruccio solo nel 1327, ovvero dopo la partenza di Carlo d’Angiò da Firenze. Dato che Prato non ebbe mai una propria zecca, sembrerebbe più logico ipotizzare che il gigliato in questione fu coniato nel 1326 a Firenze, durante il breve soggiorno del Duca di Calabria in città. Forse la sua breve permanenza e il circoscritto utilizzo del gigliato “pratese”, in unione con lo scopo commemorativo dell’emissione, non consentirono la coniazione di un gran numero di pezzi, anzi, ne frenarono la produzione allo stretto indispensabile per le esigenze degli Angioini, padroni della scena politica cittadina. Dobbiamo poi notare che questa teoria non sembra priva di fondamento, se pensiamo che, a Napoli, la locale zecca incrementò la produzione di gigliati, per volere regio, proprio nel 1326! In questo anno, infatti, furono assunti nuovi manovali in zecca per la lavorazione delle monete d’argento, in vista del successo e delle attenzioni che il gigliato napoletano stava ricevendo in molte parti d’Europa e del Mediterraneo. Ma non furono solo gli Angioini ad aiutare militarmente i Guelfi toscani e ad importare a Firenze il gigliato “pratese” di stampo e peso napoletani: sotto Roberto d’Angiò, le finanze del Regno di Napoli erano quasi monopolizzate da potenti banchieri fiorentini. Pensiamo che molte Compagnie bancarie avevano filiali a Napoli che costituivano il fulcro di importanti guadagni. Proprio con il governo di Roberto assistiamo spessissimo all’affidamento dell’incarico di Maestro di Zecca, ufficio fondamentale per la gestione della stessa, ad esponenti di queste potenti Compagnie. Tra questi ricordiamo: 1. Lapo di Giovanni di Benincasa, un mercante fiorentino, fattore della Compagnia degli Acciaiuoli, fu Maestro di Zecca nel 1317. Fu proprio tra il 1317 ed il 1319 che si decise di inserire sui gigliati dei simboli per poter distinguere l’operato delle diverse maestranze, poiché in molti casi si erano verificati dei cali nel peso effettivo delle monete rispetto a quello teorico stabilito (pari quasi a 4 grammi). 2. Donato degli Acciaiuoli, Maestro di Zecca nel 1324 (al 12 febbraio si data l’appalto per il suo incarico), proseguì la battitura dei gigliati di peso accurato, com’era già stato fatto sotto l’amministrazione dei suoi predecessori, Rainaldo Gattola, di Napoli, e Silvestro Manicella, di Isernia. 3. Petruccio di Siena, Maestro di Zecca nel 1325, anch’egli esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 4. Domenico di Firenze, Maestro di Zecca sempre nel 1325, esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 5. Dopo l’intermezzo del napoletano Rogerio Macedonio, nel 1327, a dirigere la Zecca partenopea troviamo nuovamente un fiorentino, un certo Filippo Rogerio, della Compagnia dei Bardi. 6. Pieruccio di Giovanni, ugualmente fiorentino, fu Maestro di Zecca dopo il 1327 ed esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 7. Sempre in una data posteriore al 1327 a capo della Zecca viene annoverato il fiorentino Matteo Villani, della Compagnia dei Bonaccorsi. Tutte queste Compagnie bancarie fiorentine avevano, attraverso il controllo dell’ufficio di Maestro di Zecca, oltre a rapporti commerciali di favore tra Firenze ed il Regno, anche il sopravvento sulla gestione della moneta regnicola e sulla sua circolazione. I Bardi, presso la cui filiale di Napoli lavorò anche il padre di Boccaccio, gli Acciaiuoli e i Bonaccorsi, insieme ad altre Compagnie fiorentine, fallirono a seguito del mancato saldo del debito che i Re si Francia ed Inghilterra avevano contratto con i Fiorentini a seguito dell’allestimento degli eserciti per la Guerra dei Cent’anni. Anche Roberto d’Angiò aveva un grande debito con gli Acciaiuoli, che di fatto erano i banchieri della Casa d’Angiò e tenevano in mano le finanze di mezza Napoli, in quanto questi ricevette un primo prestito di ben 50.000 fiorini d’oro e suo figlio Carlo, Duca di Calabria, beneficiò di un secondo prestito pari a 18.500 fiorini. Dopo la mancata restituzione delle somme dovute dai sovrani francese ed inglese, Roberto non saldò il suo di debito usando come precedenti le insolvenze degli altri due Re, Filippo VI ed Edoardo III. Ma gli Acciaiuoli beneficiarono grandemente della benevolenza regia: sotto Roberto, Niccolò Acciaiuoli fu nominato prima cavaliere e con l’avvento di sua nipote, Giovanna I, fu invece creato, nel 1348, Gran Siniscalco del Regno. Fu proprio Niccolò a farsi promotore del (secondo per la sovrana) matrimonio tra Giovanna I e Luigi di Taranto (1352-1362). Quando questi morì, il 26 maggio del 1362, l’Acciaiuoli fu il principale protettore dei diritti della Regina angioina (a cui, tra l’altro, doveva tutte le sue fortune) quando altri nobili ne minavano il potere. Ma, ritornando in Toscana, Prato rimase ancora per poco tempo in mano angioina: morto Roberto a Napoli, il 16 gennaio 1343, (Carlo era già morto il 9 novembre 1328) Firenze tentò, a partire dal 1350, di conquistare con la forza la città vicina, vedendo la morsa angioina allentarsi dai comuni toscani come un’occasione di rinascita politica. Nel 1351, con un atto cancelleresco approvato da Giovanna I, la Corona di Napoli cedeva i diritti feudali di Prato a Firenze dietro pagamento di una somma ammontante a circa 17.500 fiorini. Anche dietro questo atto si nasconde un disegno politico di Niccolò Acciaiuoli che, in virtù della propria influenza sulla Regina napoletana, spinse la sovrana a concludere un accordo remunerativo con Firenze. Da allora, la città di Prato non è mai uscita più dall’orbita fiorentina.
    1 punto
  12. Proprio nei giorni delle festività pasquali, tradizionalmente dedicati alla pace, si alzano le minacce e i venti di guerra. Speriamo prevalga il buon senso, ma la situazione è molto difficile. La storia ci dice che non abbiamo mai vissuto 70 anni consecutivi di pace e che la follia di chi ha il potere è da sempre stata la causa dei conflitti mondiali. Preghiamo il Signore che domani risorge affinché non si riscateni il mostro, stavolta purtroppo ampiamente munito di testate nucleari.
    1 punto
  13. Riporto le affermazioni sulla zecca di Orvieto di una proficua discussione del 2014: I documenti descritti dal Fumi sono importanti perché ci dicono che nel 1257 e 1258 i " denari Urbenitanis " c'erano e probabilmente ci si riferisce proprio a denari di Orvieto. E questo è un dato, l'altro è quello citato nel trattato di aritmetica della Columbia University dove si parla di " orvitani vechi ", è una lista di monete datata al 1280 circa. Poi abbiamo la quietanza che lei ha ricordato di Bernardo Rossi del 1265 fatta al Comune di Orvieto pagata in " buoni denari orvietani ed aretini piccoli, usuali ". Tre documenti, tre dati che fanno concludere al Lisini che Orvieto lavorò come zecca almeno dal 1256 al 1265. Quindi pochi anni, sicuramente il circolante era formato da più monete oltre ai denari di Orvieto, Arezzo, Siena....e poi una domanda che questa volta giro a lei e a tutti :blum:, orvitani vechi fa pensare che poi ci fosse anche una emissione nuova successiva a quella più antica, nel caso quelli nuovi sarebbero del 1280 del trattato sopra ricordato. Quindi una forbice cronologica forse troppo stretta quella del Lisini se nel 1280 ci sono i nuovi che circolano, due emissioni probabilmente in un periodo più ampio.....ragionamento personale in diretta.... Sperando di essere accolto nel mondo di "Lamoneta.it" e nelle Sue interessanti discussioni mi permetto di proporre e di ravvivare la precedente discussione sulla zecca di Orvieto (2014) . Ho la fortuna ed il piacere di poter visionare contemporaneamente 3 denari orvietani. Ho notato e posso descrivere che la battitura è irregolare nel senso che non viene rispettata la simmetria tra il dritto e rovescio, la convergenza della V non corrisponde alla linea della verticale della croce. ; lo farò vedere nel corso della discussione mostrando altre foto. Un dato che secondo lo scrivente emerge è che il denaro a sinistra (con la V quasi capovolta) non sembra essere fatto in mistura. Ringrazio per la collaborazione che potrete offrirmi al fine di comprendere ed analizzare i denari attraverso la lente della vostra competenza.
    1 punto
  14. Stavolta ho difficoltà ad identificare la moneta originaria ma credo che col vostro aiuto sia possibile. Mi sembra di intravedere il sottostante segno di zecca di Segovia Peso: 25,55 g Vi ringrazio.
    1 punto
  15. Salve Potete dirmi a quale tipologia posso attribuire questa monetina di Giuliano II ? mm 20 - gm 3,19 Grazie romanus
    1 punto
  16. leo VI ok l'altra qua sopra è un follis anonimo come questo https://cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=159133
    1 punto
  17. ne deduco che allora della numismatica non te ne importa un granche'..... comunque attendi qualche esperto della tipologia....
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  18. E questo è un altro, immagino, anonimo... Vi presento per 4 grammi di peso e 25 mm di diametro... ...una bellissima moneta di cui non so nulla! :-) HELP! Thanks. TWF
    1 punto
  19. DE GREGE EPICURI Ma certo, è il piccolo bronzo di Costantino post-mortem: Costantino è sulla quadriga, e una mano scende dal cielo per...tirarlo su. Sull'altro lato, Costantino velato (come in genere avviene nelle monete di consacrazione).
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  20. ciao @Giustino La moneta postata qui sopra è certamente un bel esemplare.
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  21. Ho oscurato gli ultimi post, in cui si davano giudizi personali su alcuni utenti. Invito tutti a restare nel merito di quanto sta accadendo in Siria, in caso contrario lo staff sarà obbligato a chiudere la discussione. petronius
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  22. Come detto in altra discussione, mi pare riguardasse le monetine vandale.. Questi ne mettono in vendita troppe, quasi ci sia un rifornimento diretto , meglio, che tra produttori e venditori ci sia sintonia o collaborazione. Altrimenti e' incapacita' ma a questi livelli e' difficile crederci. Che si mettano in vendita alcune monete come qugli assi romani vuol dire non aver idea di cosa si vende oppure...
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  23. Non ho notato nessuna data, tuttavia sul bordo in prossimità di IC di INIMICOS potrebbero esserci un 3 e un 7, tuttavia riesco a vederli con molta difficoltà. Ho visto già parecchi 5 e 10 reali di Filippo IV battuti anche al contrario, ossia in tutte le posizioni, dove capitava. Cercherò di ricalcare gli elementi principali dei due coni, spagnolo e sardo, nel dritto e nel verso. @marmo87, posso procedere? Saluti!
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  24. Stati Crociati. Zecca di Antiochia, denaro in mistura, di Boemondo III (1149-63), Reggenza di Costanza e Renaud de Chatillon, Malloy, 34 o 35. - Ciao Borgho
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  25. Ciao! Mi permetto con profondo rispetto di esternare liberamente le mie più franche impressioni in merito, senza vena polemica alcuna, ma solo ed esclusivamente per cercare di ragionare su fattori obiettivi e certi. Personalmente rimango molto interdetto sapendo del grading "nostrano"... Ottimo fdc per la piastra del 1844? e allora quella che ho postato io prima (la 1838) come dovrebbe essere chiusa? A tal proposito chiedo (non a te, ma retoricamente, per ragionare): ottimo per cosa? - presenta i consueti segni di conio... - un'antiestetica macchia che ne abbassa anche l'appeal... Già in altri contesti mi son sentito rispondere: "ottimo per il lustro". Allora SPECIFICHIAMOLO, no? Dal momento che un "ottimo" seguito dal grading da adito a pensare (erroneamente, a questo punto), che sia l'esemplare mai visto (cavolo, se leggo "ottimo FDC" io mi immagino DAVVERO un esemplare di "notevole rilevanza", per essere moderati nei termini, non siete d'accordo anche voi?) Già da questi due soli parametri esaminati sopra (graffi e macchia) già il grading FdC è molto opinabile (parlo anche in base alle foto chiaramente). Non parliamo dell'ottimo di cui già qualcosa ho scritto prima... Discorso Graders: Mah, rimango altresì perplesso nel credere che i graders americani conoscano le bene nostre monete per esprimere pareri equipollenti. Così come noi ci affidiamo a loro per le monete americane (con tutti le infinite sequele di VAM & Co.), teoricamente dovrebbe essere la stessa cosa anche per loro. O no? manco fossero Dei a questo punto!! enza contare che le nostre monete hanno procedimenti tecnici (e relative problematiche) molto diverse dalle "loro" monete (che, ricordiamocelo, sono "giovanissime", in quanto ufficialmente nascono solo negli ultimi anni del '700 con il famigerato dollaro "american eagle"). In una delle ultime Heritage ad esempio, un mezzo scudo Piemontese (quindi praticamente contemporaneo alla "prima" moneta americana) era slabbato nientepopodimenocheaddirittura MS66 (!!!!!) MA, piccolo dettaglio, presentando le puntuali problematiche tecniche tipiche di quella tipologia (tantissime, tanto per andare al sodo), che ne deturpavano fortemente non solo il tondello, ma anche il modellato (che poi, tra parentesi: nel leggere le disquisizioni tecniche dietro il grading americano che pcgs e ngc citano, tali problematiche tecniche dovrebbero impedire al grading di salire oltre l'MS63, nel caso di un esemplare non circolato; domanda: come può arrivare a 66 un tondello già deturpato dai segni di riporto al marco, e per giunta da una coniazione con conii scadenti? mah... mistero della "fede nel grading...") Che poi gli slab siano più "apprezzati" economicamente questo è un altro discorso, puramente economico... e lo trovo adatto esclusivamente per chi ma monete veramente veramente forti da voler vendere, e da cui vuole ottenere il massimo profitto. Cordialmente, Fabrizio
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  26. Se l’approccio e’ commerciale, ma anche nel caso fosse culturale, sicuramente sabato e’ il giorno di maggiori presenze commerciali .
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  27. Dal vecchio, bel libro di numismatica " I Cesari " ( Stringa 1970 ), le note degli Autori L. von Matt ed H. Kuhner sul primo imperatore cristiano, Costantino .
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  28. Certo, mi sono dimenticato di inserirlo https://france3-regions.francetvinfo.fr/pays-de-la-loire/loire-atlantique/nantes/nantes-coeur-anne-bretagne-vole-1458853.html
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  29. Apr. 2018 Un euro e mezzo per due monetine, oggi è andata così così... il 200 lire proviene dalla circolazione e ne porta i segni. Vaticano 1999 Slovacchia 1939
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  30. L'eccesso di metallo può essere causato da una piccola frattura del conio. La C e 50 più grandi possono risultare più grandi a seguito dell'usura. Considera che i numeri e le lettere nelle monete non sono di forma cilindrica ma conica. Per cui consumandosi e usandole i rilievi si appiattiscono.
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  31. Buongiorno Khodni, complimenti vivissimi, queste piastre sono veramente in condizioni ottime. Dovresti fotografarle singolarmente a tutto campo, una faccia per volta in modo da poterci mostrare queste monete spettacolari come meritano. Per quanto riguarda la patina, personalmente credo che in 200 anni di vita l'argento non può avere questo aspetto, a mio avviso sono state lavate. Ti mostro la mia del 38 sicuramente in condizioni di conservazione inferiore ma con una patina che mostra tutti i suoi 180 anni. Tra l'altro è una variante insolita R2 con una rigatura verticale a pettina tra la corona e lo stemma. Complimenti ancora per l'acquisto! Silver
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  32. buon pomeriggio Regno di Castiglia. Non capisco molto bene queste monete. Assunzione probabilmente ALFONSO X. DINERO
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  33. Cari amici, Riprendo un mio vecchio post per aggiornarvi su una delle due piastre. Ho deciso di far sigillare PCGS una delle due (quella che mi sembrava più bella). I risultato è un MS62 (proveniente ta un "ottimo FDC" attestato dal perito italiano). So che la mia decisione (ricorso allo slab) risulterà ampiamente minoritaria in questo forum, e vi chiedo di non mettermi in croce per questo. Al netto delle critiche / pareri discordanti, volevo invece focalizzare l'attenzione sul fatto che mi sembrano due valutazioni assolutamente sovrapponibili, il che sembrerebbe sconfessare (ed uso il condizionale) la supposta scarsa conoscenza delle monete italiane, da parte dei graders americani. Ovviamente, un caso singolo non fà testo, ma è comunque una buona indicazione. Per quanto mi riguarda, è certamente una ottima indicazione sull'autorevolezza del perito-commerciante da cui l'ho acquistata. Per quanto concerne le motivazioni di mettere una moneta in slab (ed in particolare di questo valore), ci sono evidentemente fattori soggettivi, sui quali potremo discuterne. Un cordiale saluto a tutti.
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  34. Buongiorno a tutti, ieri mi è arrivato l'ottimo libro del sig. Mario Pin , grande studioso e collezionista di Piastre 120 Grana di Ferdinando II. 140 pagine "fumate" in poco più di un'ora, da non perdere se si è appassionati di questa tipologia. Dopo questa lettura, ho iniziato ad osservare meglio le mie piastre, questa per esempio che ho postato recentemente, ha 4 torrette nello stemma centrale al posto dei pallini ed il Leone senza coda. Saluti e buona Domenica Silver
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  35. Mi rispondo da solo. Ha realizzato solamente 260. Complimenti a chi se lo è aggiudicato, spero sia lo stesso Alain. Se mi fossi ricordato in tempo di riguardare il catalogo prima della vendita (purtroppo ho avuto impegni di lavoro e problemini extra) probabilmente sarebbe stato necessario un prezzo più alto per prenderla.
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  36. Pensare che ci possa essere un futuro, è fondamentale, ma per far questo dobbiamo contribuire, altrimenti si rischia di attendere invano... Ognuno deve fare la sua parte nel suo piccolo, solo questo potrà garantirci la possibilità del confronto, dello stare insieme, e di vedere tondelli.. Un piccolo sacrificio a volte diventa una tessera importantissima per questo straordinario mosaico..
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  37. Stasera ho voglia di fare uno strappo alla regola... Nella mia personalissima top ten, questo pezzo forse sul podio.. Lui un'immenso...
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  38. Tenete conto che se una persona compra regolarmente una divisionale fdc, o un 2 euro fdc , non si vedrà MAI modificate le sue assegnazioni. Bisogna fare domanda per quei prodotti che non hanno un mercato florido , per esempio gli argenti . Se inviaste un modulo di richiesta per l’assegnazione degli argenti, sicuramente iniziereste a vedere le vostre assegnazioni cambiare. È più che logico che le assegnazioni suppletive o i nuovi 2 euro proof o divisionali 9 valori vengano assegnati a chi contribuisce ad acquistare una varietà di prodotti elevata, che il semplice pezzo singolo .
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  39. Da un denario di L. Papius (Crawford 384/1) Simbolo n. 204 (per questa coppia di simboli il Crawford non ha indicato nulla, solamente ? / ? )
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  40. THESSALY, Trikka. 4th century BC. Æ Chalkous (14mm, 2.02 g, 3h). Head of nymph Trikke r. with hair rolled, wearing pendant earring / T-PI[KKAI]O-N from top l., to r. circular, warrior naked but for conical helmet, in fighting attitude r., holding spear in his r. and large shield with his l. See G. Hirsch 263 (24 September 2009) 2277 var. [different dies and no visible inscription]; Helios 6 (9 March 2011) 511 (same obv. die). Near VF, green patina, both sides marginally off centre.
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  41. Grazie @numa numae grazie @Sirlad, un successo decisamente inaspettato anche per noi, credo che abbiamo colto e intercettato quello che chiedeva neanche poi tanto in silenzio il mondo numismatico, i numeri e i consensi ci premiamo, ma in fondo le vere gratifiche vengono dalle varie iniziative già realizzate con successi e risultati e da quelle che verranno. Passione sicuramente, ma poi anche un piccolo ma decisivo particolare che non tutti possono vantare e che c'è almeno per me fin dal primo giorno di affaccio al mondo numismatico, quello di non avere assolutamente nulla da perdere, fare senza chiedere nulla in cambio, se ci saranno dei grazie e delle gratifiche ci faranno ovviamente piacere ma di certo le nostre vite continueranno comunque tranquille anche senza tutto ciò, e vi assicuro che in numismatica questa e' una forza non da poco ...
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  42. Ecco come promesso altre foto della giubileo. Innanzitutto specifico che è censita da Spink come variante B del N.3866. Ha infatti al dritto "G:" della legenda più vicino alla corona. Queste quelle (imbarazzo estremo) fatte da me: Per fortuna il sito di verifica PCGS mi regala foto migliori, almeno nel suggerire la freschezza del metallo: @sterlina l'allineamento mi pare a posto, certo lo slab non aiuta perchè non l'hanno chiusa proprio dritta. Buona giornata.
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  43. Quelli che più si distinsero nel razziare le navi spagnole, furono però senz'altro gli inglesi. Alcuni di loro, come Henry Morgan e Francis Drake, sono entrati nella leggenda, e alle loro imprese, vere o inventate, sono stati dedicati decine di libri e di film. Ma a portare la maggior quantità di denaro spagnolo nelle casse di Albione fu un personaggio probabilmente sconosciuto ai più, l'Ammiraglio George Anson. Nato nel 1697 ed entrato in Marina nel 1712, all'età di 15 anni, Anson scalò rapidamente la gerarchia militare, diventando luogotenente nel 1716 e vice-capitano nel 1724. Con tale grado fu inviato due volte nel nord America, dove ebbe il comando di due navi. Rientrato in Inghilterra nel 1737, fu nominato comandante della nave Centurion, che sarà l'ammiraglia della sua flotta nella guerra contro gli spagnoli. Nel 1740 infatti, allo scoppio della Guerra di Successione austriaca (1740–1748), Anson, con la qualifica di Commodoro, venne messo a capo della flotta destinata ad attaccare i possedimenti spagnoli nell'America del Sud, nell'ambito della guerra dell'orecchio di Jenkins. La flotta, composta da sei navi da guerra e due vascelli mercantili, incontrò subito delle difficoltà, tanto che due navi dovettero tornare in Inghilterra prima ancora di doppiare Capo Horn. Un'altra fece naufragio lungo le coste del Cile. Nel giugno 1741 Anson giunse alle isole Juan Fernández con sole tre navi: dei 961 uomini partiti, ne rimanevano, a quel punto del viaggio, solo 335. Tuttavia, data la scarsa presenza della flotta spagnola nella zona, fu facile per gli inglesi conquistare il porto di Paita in Perù. In seguito gli uomini di Anson furono colpiti e dimezzati da una forma di scorbuto: coloro che sfuggirono alla malattia, in scarso numero e sfiniti, furono quindi fatti salire tutti sulla nave ammiraglia, la Centurion. Per un lungo periodo di tempo l'equipaggio rimase sull'isola di Tinian per poi, nel novembre 1742, fare tappa a Macao. A quel punto, avendo perso quasi tutte le sue navi e la maggior parte dei suoi uomini, Anson fece sapere che, dopo la conclusione degli affari a Macao, sarebbe partito per Giacarta, per poi tornare da lì in Inghilterra. Ma una volta in mare, lontanto da orecchie indiscrete, informò il suo equipaggio che intendeva fare un ultimo tentativo per catturare un galeone spagnolo. Queste navi da carico salpavano solo una o due volte l'anno e Anson sperava di ottenere un ultimo grande successo prima di tornare a casa. Dopo aver trascorso diversi mesi in mare, affinando la loro abilità di artiglieria in previsione dell'azione imminente, gli uomini di Anson trovarono quello che stavano cercando, il galeone Nuestra Señora de Covadonga, che salpava per Manila. Nonostante l'equipaggio del Centurion fosse stato devastato e decimato dalle malattie, dopo più di tre anni di campagne nel Pacifico, il galeone spagnolo non era alla sua altezza, e dopo una battaglia durata 90 minuti, durante i quali la nave spagnola fu colpita dalle palle di cannone e i suoi ponti spazzati dalla mitraglia, il galeone si arrese. Quando gli uomini di Anson salirono a bordo della nave catturata e frugarono tra i ponti pieni di sangue, scoprirono un enorme tesoro d'argento: 1.313.849 pezzi da otto, e 35.000 once in lingotti, oltre al resto del carico della nave. Anson si diresse a Macao con la nave catturata, e dopo molti altri mesi di riparazione, acquisto di rifornimenti, e vendita del carico catturato, salpò per l'Inghilterra nel dicembre 1743, arrivando finalmente a casa il 15 giugno 1744. La percentuale spettantegli per il carico catturato alla Nuestra Señora de Covadonga, fece di Anson un uomo immensamente ricco. E mentre lui si dedicava alla costruzione di Shugborough Hall, la residenza di famiglia, l'argento catturato agli spagnoli entrava nella Zecca Reale per essere coniato. E le monete che ne uscirono, soprattutto corone (crowns) e mezze corone (half crowns), irridevano gli spagnoli, portando, sotto il busto del sovrano Giorgio II, la scritta LIMA, capitale del Perù spagnolo, a significare la provenienza dell'argento petronius
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  44. Quando Gesu' ha svolto la sua missione di evangelizzazione girando in lungo e in largo i posti del suo territorio, tra i suoi discepoli vi era chi teneva la borsa dei denari ( dati da fedeli che si convertivano che vendevano i propri averi e il denaro lo davano ai discepoli incaricati per le elemosine) tra questi Matteo e Giuda il traditore. Quindi ben vengano questi eventi nonostante le critiche danno lavoro ad un po di persone.Credo che molti turisti sono attirati dal Colosseo anche per il fatto che venissero ammazzati i cristiani. Tutto gira attorno al denaro , chi ha fede non la compra e chi ha denaro non la puo' comprare,nessun imprenditore ti da del denaro se non puoi spezzare il pane per la tua famiglia ma molti sacerdoti con le offerte dei fedeli riempono di gioia le famiglie che sono in difficolta'. Per quando riguarda la Sindone io non metto in dubbio la parola dei scienziati dell'Enea ,ma di quelli che dicono che è falsa oltre alle tante ipotesi che fanno perchè non riproducono un lenzuolo uguale a quello ? Hanno tecnologia sufficiente oggigiorno per farlo pero' dovrebbero usare i metodi che erano in uso a quel tempo se no sarebbe troppo facile.
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  45. questa è l'ultimo portabanconote
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  46. l'ultimo (il sacco di tela) come lo definisce king John lo trovo molto interessante, mi immagino come poteva essere pericoloso portare in quel periodo appeso quel "sacco" pieno di monete d'argento, si doveva essere armati di archibugio come minimo (i briganti erano in agguato dietro ogni albero)
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  47. Con l'ultimo post ci hai spiazzati: ci aspettavamo una scatola di ebano e avorio riccamente intarsiata, un cofanetto d'argento con decorazioni barocche ma non........ un sacco di tela!!!
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