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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/30/17 in tutte le aree

  1. Buonasera a tutti, sempre in tema vicereale posto questo bel (almeno per me) 3 cavalli di Carlo V, ne ho altri ma ho preso anche questo perché, a mio avviso, la conservazione è notevole per questo tipo di monete, purtroppo non sono riuscito a fare foto decenti...
    5 punti
  2. Esatto, è ribattuto su un tornese di Filippo II, si vede chiaramente la spiga di sinistra che fuoriesce dalla cornucopia del tornese subito dopo la data 1622 del grano di Filippo IV, inoltre, al dritto, ad ore 3 si nota il taglio del collo di Filippo II con relativo punto sottostante.... La foto postata è dell'asta, di seguito le mie...
    3 punti
  3. Ciao. Vorrei anch'io ringraziare Roberto per tutto quello che ha fatto per la Numismatica. In effetti, pensare che non sarà più al comando di una Rivista di settore è strano, almeno per chi come noi che lo seguiamo da tanti anni, era abituato ad associare il Suo nome ad un'iniziativa editoriale. Tuttavia, sono convinto che Egli potrà e saprà dare ancora molto alla nostra Disciplina e non mi stupirebbe vederlo a breve di nuovo in sella come curatore di qualche nuovo progetto editoriale. Personalmente trovo la carta stampata ancora fondamentale per l'editoria numismatica e non mi sono ancora abituato (e credo che a questo punto non mi abituerò mai) ad equiparare la veste cartacea a quella telematica. Per carità, ne capisco l'esigenza economica ed anche quella "pratica", ma non mi rassegno al fatto che possa prima o poi risorgere un mensile come C.N. , con alla guida l'Amico Roberto. D'altro canto, credo che anche Roberto - che pure si è brillantemente disimpegnato anche con le nuove tecnologie - (un tempo si diceva..."di necessità, virtù"...), condivida la speranza di poter tornare alla vecchia, cara (ma costosa...) carta stampata. Al riguardo, non vorrei riaprire una vecchia polemica che si alimentò qui sul Forum al tempo della chiusura dell'ultima Rivista cartacea curata da Roberto; rimango tuttavia convinto, oggi come allora, che se non saranno per primi gli stessi cultori della Numismatica ad incoraggiare ed a sostenere concretamente (non a parole) un progetto, a poco servirà lamentarsi e rammaricarsi per la "desertificazione" editoriale che colpisce il nostro settore. Formulo comunque l'auspicio di rivedere al più presto il nome di Roberto su una Rivista Numismatica in qualità di Direttore responsabile. Un saluto. M.C.
    3 punti
  4. Salve, stasera sottopongo alla vostra attenzione questa piastra di Ferdinando iv capelli lisci . Ha rilievi molto bassi sullo stemma e sui capelli, ma buoni sulle scritte. Gradirei i vostri pareri, grazie.
    2 punti
  5. Circa 25 km a S/E di Roma, sul punto più elevato del cratere esterno del Vulcano Laziale, a 682 m di altezza sul livello del mare, sorge l’antico abitato di Tusculum. Protetto da pendii inaccessibili che lo cingono su tre lati, il sito è raggiungibile dal solo versante occidentale, percorrendo - tra felci e ceppaie di castagni - una via lastricata, detta dei Sepolcri. Dal pianoro roccioso che, per una superficie di circa 5 ha, accoglieva il municipium romano, era possibile tenere sotto controllo buona parte della Valle Latina e del litorale laziale: l’importanza strategica e difensiva di tale sito fu chiara fin dall’antichità, quando la tradizione annalistica lo dipinse come un baluardo inespugnabile, protetto da possenti mura urbiche. Con l’ascesa politica dei conti di Tuscolo, a partire dai primi anni dell’XI secolo, l’impianto urbanistico antico venne obliterato dalla civitas medievale, che tuttavia mantenne pressoché inalterato l’originario sistema difensivo. Divenuta roccaforte del casato comitale, la città rivestì un ruolo di notevole importanza economica e politica, non soltanto per il Lazio, ma per l’intera Italia centrale: un prestigio che alimentò la rivalità con la vicina capitale e portò a un insanabile conflitto. Nell’estate del 1143 Roma si ribellò contro l’autorità papale e, con la Renovatio Senatus del 21 ottobre 1144, si costituì Libero Comune: tra le direttive del nuovo corso politico c’era la ferma volontà di ricondurre nell’orbita senatoriale le comunità limitrofe, per lo più rimaste fedeli al Pontefice. Nel 1149 il papa Eugenio III (1145-1153), cacciato da Roma, si rifugiò a Tusculum per oltre sette mesi; due anni più tardi, i principi Colonna gli cedettero le loro quote di proprietà sulla città e sulla rocca. Adriano IV (1154-1159) concesse la propria metà della città a Gionata dei conti di Tuscolo, quale feudo vitalizio, in cambio di un giuramento di fedeltà. La concessione avvenne il 9 luglio 1155, alla presenza dell’imperatore Federico Barbarossa (1155-1190), giunto a Tusculum insieme al pontefice, nei giorni immediatamente successivi alla propria incoronazione imperiale, svoltasi a Roma il precedente 29 giugno. Le ostilità fra Romani e Tuscolani si acuirono nel maggio del 1167, forse a causa del mancato pagamento di un tributo imposto dal Senato; i Romani, nonostante il veto posto dal papa Alessandro III, devastarono i raccolti intorno alla città e ne assaltarono le mura. Il conte Rainone, succeduto al fratello Gionata nella guida di Tusculum, chiese aiuto al Barbarossa, il quale inviò in soccorso un esercito guidato dal cancelliere Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia (1159-1167). L’azione militare si rivelò rovinosa e le truppe imperiali furono costrette a rifugiarsi nella rocca: soltanto l’intervento di un secondo contingente, guidato dall’arcivescovo Cristiano di Magonza (1167-1183), riuscì a capovolgere la situazione. I Romani vennero affrontati e sconfitti il 29 maggio 1167, nella piana di Prataporci, ai piedi dell’attuale Monte Porzio Catone. Nel 1170 i Tuscolani, nuovamente minacciati dal Senato, fecero atto di volontaria sottomissione al pontefice, trasferendogli la piena autorità sulla civitas. Alessandro III, dall’ottobre del 1170 al gennaio del 1173, a causa degli insanabili contrasti con il Senato, trasferì la Curia nella rocca tuscolana. Durante i ventisei mesi della sua permanenza in città, cercò di appianare le ostilità con i Romani, arrivando ad accettare nel 1172 il parziale ridimensionamento – ad extimatam mensuram – dell’impianto murario, fatte salve le fortificazioni della rocca: il patto, giurato da ottocento cittadini romani, venne puntualmente disatteso nel novembre dello stesso anno, con la distruzione a fundamentis di tutte le difese cittadine. Il pontefice, nell’impossibilità di risiedere stabilmente a Roma, tornò nuovamente a Tusculum nel marzo del 1178 e dall’agosto dello stesso anno al febbraio del 1179, poi ancora dal giugno del 1180 a quello dell’anno successivo. Alessandro III morì il 30 agosto 1181 presso Civita Castellana; gli succedette l’anziano cistercense Lucio III (1181-1185) che, pur animato dalla ferma volontà di ripristinare l’autorità petrina su Roma, non riuscì a insediarsi in città. Il Senato, approfittando dei dissidi tra il nuovo papa e l’imperatore, tornò ad accampare pretese su Tusculum: non si trattava di conquistare o saccheggiare l’odiata civitas confinante, ma di annientarla. Gli abitanti della città, all’inizio dell’estate del 1183, iniziarono a scavare fossati e a ricostruire le mura, fornendo involontariamente il pretesto ai Romani per intervenire: il 28 giugno iniziò un serrato assedio che costrinse i Tuscolani a rifugiarsi nella rocca, dove tenacemente resistettero, sebbene stremati dalla mancanza d’acqua e dal propagarsi delle epidemie. Lucio III, asserragliato a Segni, sollecitò l’intervento imperiale, che si concretizzò con l’invio di un esercito guidato dall’arcivescovo Cristiano di Magonza (1167-1183). La calata del vicario imperiale, sebbene tempestiva, non servì a molto, giacché l’esercito romano, memore della sconfitta subita a Prataporci, aveva sbrigativamente tolto l’assedio alla città. L’arcivescovo guerriero, stanziatosi a Tusculum con il proprio contingente, iniziò a minacciare Roma con una serie di veloci incursioni, ma il 23 agosto 1183, fiaccato dalle febbri malariche, morì e trovò sepoltura nella città che stava difendendo. Venuto meno il sostegno di quello che il pontefice, in una lettera indirizzata al clero tedesco, ebbe a definire vir valde providus et magnificus, i Romani si sentirono incoraggiati a riprendere le ostilità e, nell’aprile del 1184, sferrarono una nuova offensiva. A nulla valse l’intervento del legato imperiale Bertoldo di Kunigsberg, inviato nell’autunno dello stesso anno pro defensione Tuscolanae et ad recolligendam roccam de Papa, dal momento che questi venne costretto ad abbandonare la campagna romana dopo pochi e infruttuosi mesi d’assedio. Il 31 maggio 1188, papa Clemente III (1187-1191), asceso al soglio pontificio il 19 dicembre dell’anno precedente, ratificò un concordato con il Senato: tra le clausole che i Romani avevano imposto nel corso delle trattative perché si giungesse a un compromesso c’era l’abbattimento di tutte le fortificazioni tuscolane e il divieto perpetuo di ricostruirle. Il pontefice aveva acconsentito, garantendol proprio sostegno e minacciando la scomunica di quanti si fossero opposti. Tusculum resistette per tre anni alle ingerenze del Comune e della Curia, fino a quando Enrico VI di Svevia (1191-1197), su istigazione del Senato che gli assicurava di far pressione sul nuovo pontefice Celestino III (1191-1198), affinché lo incoronasse imperatore, nell’aprile del 1191 ritirò il presidio di stanza in città, lasciandola nelle mani dei Romani. Il 17 aprile 1191 Tusculum, saccheggiata, ridotta un cumolo di macerie e abbandonata dai pochi cittadini superstiti, cessò per sempre di esistere. La devastazione fu tale che si perse memoria dell’originaria ubicazione dell’abitato: neppure gli eruditi del Cinquecento, mossi dal rinato interesse per le antichità classiche, riuscirono a rintracciarne il luogo esatto. La corretta localizzazione venne raggiunta soltanto all’inizio del XIX secolo, quando gli scavatori al servizio del principe Luciano Bonaparte scoprirono casualmente i resti del teatro romano. Nel corso del secolo scorso l’interesse degli archeologi per il sito diminuì drasticamente, fino quasi a scomparire. Le ricerche ripresero soltanto tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, grazie ai rilievi topografici di Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli, che riportarono Tusculum all’attenzione della comunità scientifica nazionale. A partire dal 1994 l’Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma-CSIC, in accordo con la locale Soprintendenza e l’XI Comunità Montana del Lazio, ha intrapreso lo studio sistematico dell’area, articolato finora in venti campagne di scavo. Le indagini, inizialmente incentrate sull’abitato di epoca romana, nel 2012 vennero estese alle fasi di vita post-classiche, con particolare attenzione per l’età medievale; pertanto vennero aperti una serie di sondaggi lungo il circuito murario, individuando e indagando le sezioni di maggiore interesse.
    2 punti
  6. Alberto e Isabella: http://dole-monnaies-jetons.fr/R27a.htm
    2 punti
  7. DE GREGE EPICURI @Salvopc In questa moneta, la titolatura è al dativo invece che al nominativo: cioè, non DIVA FAUSTINA, ma DIVAE FAUSTINAE= alla divina Faustina. Succede spesso nelle monete di consacrazione: quasi mai DIVUS ANTONINUS o DIVUS CLAUDIUS, ma DIVO ANTONINO e DIVO CLAUDIO.
    2 punti
  8. Porgo le mie scuse, ma con la foto allargata di Antonio è tutto più chiaro. Dopo il segno giallo della S c'è la M e quindi una A ottenuta con un punzone molto particolare ( a meno che non sia ribattuta). Solitamente la A era ottenita con 2 linee divergenti con un trattino d'unione. Qui sembrerebbe un punzone unico. Inoltre non può essere Iacopo Tiepolo in quanto sembrerebbe non aver mai emesso denari ( salvo ritrovamenti da R 5) e si potrebbe pertanto pensare ad un Lorenzo Tiepolo che però ha un fino decisamente migliore e soprattutto ha come leggenda LA.TE.DVX. Come @frisax fa notare manca il cerchio e la moneta si presenta di rame. A questo punto si può veramente pensare ad un falso ben fatto. Daltra parte Sacuidic e Toppo insegnano che i denari erano oggetto di falsificazione. Si conoscono denari dello Ziani, Orio, E. Dandolo falsi.
    2 punti
  9. SICILY, Katane.Circa first century BC. Æ 25mm (10.42 gm). Radiate head of Serapis right / Isis standing facing, Harpokrates standing at her feet at left, sistrum at right. Calciati III pg. 103, 16; SNG ANS 1302. Nice VF. mai disperare!... i migliori siamo ...noi!
    2 punti
  10. Bisogna comunque fare attenzione, nel caso di monete di una certa rarità, che la perizia non sia stata manomessa. Ossia che qualcuno, rompendo i sigilli e sostituendoli (per esempio con altri recanti la semplice dicitura GARANZIA), non abbia scambiato la moneta con una riproduzione. In caso di dubbio si potrebbero inviare le foto via mail al negozio/sito del perito e chiederne un parere. Non é questo il caso, le monete sono autentiche e bellissime.
    2 punti
  11. Ho sottomano il catalogo Naville 5, del 17-19.vi.1922, coll. Michailovitch e confermo che è la stessa moneta, al lotto n. 297, che fu aggiudicato alla bella cifra di Fr. 720: fu quindi un lotto combattuto. La cosa che mi stupisce è che il catalogatore di Naville l'ha definito "Superbe", pari al nostro Splendido. E' una bella moneta, ma è più corretto definirlo BB, come d'altronde il venditore Nomos (nearly very fine).
    2 punti
  12. Buonasera a tutti, per tutti gli appassionati del periodo vicereale posto questo grano di Filippo IV coniato nel 1622, notate qualcosa di interessante?
    1 punto
  13. Il Roman Imperial Coinage, abbreviato comunemente con RIC, è il catalogo britannico delle monetazione imperiale romana, da dopo la Battaglia di Azio nel 31 a.C. fino alla tarda antichità nel 491. La tua moneta ha un valore storico che è notevolmente superiore a quello commerciale che quantificherei in una trentina di euro
    1 punto
  14. Il sesterzio con DIVAE FAVSTINA è classificato dal RIC 1104: foto presa da wildwinds
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  15. e' veramente una bella moneta. Come dicevo, il rame di Carlo V si trova più facilmente, ma diventa raro quando la conservazione è più elevata
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  16. Grazie mille @eliodoro mi pare essere proprio lui! Ti auguro buon anno!
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  17. il titolo d'argento del piccolo, all'epoca di Jacopo, era lo 0,05......non molto! A questo punto si può veramente pensare ad un falso ben fatto. Fabry docet!
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  18. Ciao a tutti, ho fatto una ricerca sui principali cataloghi di collezioni a tema (Veresi 23, Civitas Neap., Utriusque S., Spahr, Pannuti, Catemario, Patti) e non sono pervenuto a niente di nuovo (infatti il pezzo della Pannuti è già censito ed è quello di @Sanni): mi viene anche da dire che magari, non essendo pezzi di alta conservazione, possano essere stati messi in lotto e dunque non ne è rimasta traccia. Dunque confermo che, per il momento, oltre ai tre esemplari riportati (Aureo e C./NAC, Artemide, Nomisma) non ne conosco di altri. Penso dunque, pur ritenendo che ce ne siano di altri, che il grado di rarità per il momento possa essere confermato. Ma magari c'è qualcuno che ha notizia/è in possesso di qualche altro esemplare e lo può postare....
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  19. Comunque quello che ancora non riesco a capire è il motivo di questo strappo...se veramente lo fanno come deterrente pensando che in questo modo tutto il contingente immesso vada in circolazione, mi pare che l'idea non funzioni troppo dato che i collezionisti di rotolini non mi sembrano diminuiti. Se poi si aggiunge il fatto che tutti, o quasi, i rotolini sono strappati vien da se che essendo disponibili solo in questo modo li si colleziona comunque, tanto sono tutti strappati... Forse il discorso cambierebbe se ne riservassero una parte integra, ovvero senza strappo, e la rimanente parte di rotolini potrebbe essere invece strappata; tutti vorrebbero quelli sani e forse quelli con il famoso strappo li richiederebbero in pochi.
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  20. Dalle foto iniziali gli avrei dato un bb-spl.. impressionanti le differenze con le nuove foto... direi anche uno spl - fdc. Complimenti per l'acquisto molto bella
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  21. 1 punto
  22. Grazie @gennydbmoney per la risposta, volevo dare un mi piace alla tua, ma non la vedo più. Nessun'altro si esprime sulla conservazione ? Devo citare tutti ?
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  23. per la cifra che hai scritto hai fatto benissimo ad acquistarla e riportarla a casa. Per me siamo sul mSPL, ottime foto che trasmettono la qualità della moneta, hai avuto buon occhio con le immagini del venditore e chiaramente, speravi (con successo) che arrivava meglio del previsto, e così è stato. Complimenti rickkk
    1 punto
  24. Ciao Fabrizio, al D/ una lieve consunzione sull'orecchio, sulla guancia e sul sopracciglio c'è, ma i capelli sono perfetti. Al R/ secondo me non ci sono segni di circolazione, i pallini sulla corona sono perfetti. A parer mio con la moneta in mano il D/ è SPL, il R/ migliore. In asta ho toccato con mano marenghi di Carlo Alberto giudicati SPL/FDC ma non erano così freschi ...e questo è il primo Carlo Alberto doppio in collezione , mi ero ripromesso di chiudere la serie prima di iniziare a cambiarli... ma non poteva rimanere lì a quella cifra Adesso siamo a -6, tutti comuni
    1 punto
  25. Già dalla scansione la superficie del metallo mi trasmetteva l'idea di poca circolazione... Bella veramente, rilievi ben impressi ed ottima centratura (dettaglio non indifferente) Da queste foto direi mSpl... in mano ci potrebbe arrivare a spl/qfdc? Tu che dici? Per capirci... un ms62? ? Altro grande acchiappo!
    1 punto
  26. ho provato a fare foto migliori
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  27. Ciao a tutti. Volevo condividere l'ultimo acquisto del 2017, concernente la monetazione "bullion" emessa dal Messico. Ho trovato particolarmente suggestiva l'incisione del rovescio, che risulta modificata (già a partire dal 1996) rispetto a quella degli anni precedenti. Il dritto invece è invariato rispetto agli anni precedenti. La moneta è stata coniata in 100.000 esemplari (anche se il sito numista riporta una tiratura di 119,999 pezzi). Vi è anche una versione proof, battuta per quell'anno in soli 2.500 esemplari. Trovo che sia una delle monete bullion d'argento artisticamente più convincenti fra quelle emesse nel 1997. Saluti. M.
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  28. @cembruno5500, @Cinna74, @dux-sab eccola! Dopo un velocissimo bagnetto nel liquido apposito per l'oro per rimuovere i depositi al R/ e la sporcizia tra i capelli. Almeno per me, migliore delle aspettative! Reputo i 320 € molto ben spesi
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  29. ...Veramente non li ho ancora fatti , provvederò a giorni.
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  30. nel complimentarmi con tutti per le bellissime monete postate... ne pubblico anche io una degli stati preunitari che per bellezza e conservazione mi piace un sacco e penso meriti di essere condivisa in questa discussione. Auguri di buon anno a tutti
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  31. Non credo. Senza V e * dovrebbe avere - probabilisticamente - legenda lunga. E in ogni caso lo scettro dovrebbe essere trasversale e non verticale. Piuttosto è una variante di Tetrico con i dot tra PF: P.F.AVG
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  32. Anche se con imperdonabile ritardo, essendo stato fuori Italia, mi associo a formulare i più sinceri auguri di un Felice e Sereno Anno Nuovo !!
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  33. In vendita su MA-SHOP questa capsula della teriaca della spezieria All’Aquila Nera. THERIACA ∙ F ∙ ALLA ∙ QVILA ∙ NERA ∙ V ∙ Pb: 10,31 g, 26 mm. La scritta ALLA ∙ QVILA invece di ALL’AQVILA non credo sia opera di un incisore locale.
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  34. Inserisco di seguito l'ERRATA CORRIGE, scusandomi con i miei cinque lettori per i refusi presenti nel libro: Pag. 26: Nella Tabella, nella colonna Tornese leggasi 40 al posto di 10 e 20 al posto di 5. Pagg. 45 e 46: Nelle Tabelle, nella colonna Diritto leggasi FERDINANDVS al posto di FERDINANDUS. Pag. 62: Nella descrizione della moneta (1 Quattrino con sigla P.) leggasi ·P. al posto di P. Pag. 71 e INDICE: Leggasi Napoletano al posto di Partenopeo (sic!) Ringrazio fin da ora per eventuali ulteriori segnalazioni da parte vostra.
    1 punto
  35. Non posso che ringraziare - sia in qualità di affezionato lettore che di autore - Roberto Ganganelli per il suo impegno in questi anni al fine di arricchire il mondo dell'editoria di settore. Peccato per questo cambio di timoniere (spero non di rotta), a Roberto i miei migliori auguri per un buon proseguimento numismatico e alla redazione del GdN per trovare un degno sostituto. Antonio Rimoldi
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  36. Azzardo...tornese filippo Ii
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  37. Altrettanto molto sommessamente, dico che è verissimo che si dovrà fare i conti con un mercato numismatico sempre più globalizzato, rimango comunque molto molto scettico sugli slab, anche perché ho visto diverse monete slabbate considerate UNC, dopo appositi trattamenti di completa ripatinatura (ovviamente non dichiarati). Per la serie, anche gli slabbers dichiarano solo ciò che vogliono.
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  38. La monetazione bizantina, a rigore, è la naturale prosecuzione della monetazione tardo-imperiale di Costantino e Teodosio, così come quello l'impero bizantino è a tutti gli effetti la prosecuzione, de iure, dell'impero romano. Nel tardo impero l'inflazione aveva eroso il potere d'acquisto della moneta spiccia, e il nummo valeva solo 1/7200 del solido d'oro, ci volevano ben 300 nummi per avere una siliqua d'argento. Anastasio ebbe la felice idea di creare multipli del nummo, tra cui il pezzo da 40 nummi, noto come follis, che ereditò, almeno in parte, la funzione che secoli prima era stata del sesterzio, ossia propagandare l'immagine dell'imperatore in tutto l'impero. Per circa un secolo, la monetazione rimase stabile, se si esclude la sparizione del nummo dalla circolazione, sostituito come moneta più piccola da pezzo da 5 nummi. Una profonda evoluzione della monetazione bizantina si ha a partire da Eraclio (610 DC), e della sua dinastia. A partire da questo regnante il greco diventa la lingua fondamentale dell'impero e l'inflazione comincia a erodere tutti i nominali in rame. Con Costante II il follis, che con Giustiniano pesava 22 grammi, pesa ora solo 3 grammi e le monete delle varie zecche dell'impero cominciano ad assumere caratteristiche differenti. Il solido di Siracusa comincia ad essere diverso da quello di Cartagine e da quello di Costantinopoli. La dinastia Eracliana accompagna la moneta romano orientale verso il suo medioevo. Spariscono piano piano di nuovo tutti gli spicci a favore del solo follis le figure diventano più ieratiche e stilizzate. Spariscono anche le frazioni del solido, eccetto che a Siracusa. l'impero è suddiviso in themi, ossia in provincie dalla profonda autonomia militare interna. L'economia e la cultura si richiudono su loro stesse a causa delle invasioni e dell'insicurezza. Intorno al 700 vengono coniate le ultime monete con forti richiami nello stile classico, tra tutte le mia preferita (https://www.the-saleroom.com/de-de/auction-catalogues/eppli-mnzhandel-and-auktionen/catalogue-id-srepp10001/lot-5e9f3981-24e1-48cd-b36f-a3fd005908dc). Col cambio di dinastia (da 717 quella Isaurica prende il potere) le caratteristiche monetali emergenti nel secolo precedente si accentuano, la moneta spiccia sparisce del tutto eccetto il follis, le figure diventano totalmente stilizzate e ieratiche e ogni zecca imperiale ha autonomia profonda. Il solido di Siracusa, ad esempio, vale 3/4 del solido di bisanzio. Cade Roma e Ravenna e molte provincie italiane diventano totalmente autonome. Nel IX secolo le monete circolanti diventano solo 3, il solido, il miliarension e il follis, tutte le zecche provinciali vengono perse o chiuse, e l'unica moneta in circolo rimane quella di Costantinopoli. L'imperatore bizantino non è più basileos e basta (come trascritto nelle monete fino ad allora), ma diventa basileos romaion, ossia imperatore dei romani, in quanto riconosce l'esistenza di un secondo imperatore, quello d'occidente incoronato dal papa di Roma. la situazione monetaria si mantiene più o meno stabile fino alla catastrofe del XI secolo, quando nuove guerre civili e invasioni porteranno al declino della moneta bizantina e ad una nuovo profondo rinnovamento con la riforma di Alessio Comneno. Rispetto alla monetazione Romana, la moneta bizantina è oggettivamente più monotematica e permette acquisti più facili rispetto a quanto permette una collezione di romane. Per un collezionista di romane potrebbe rivelarsi molto interessante estendere la sua collezione fino alla dinastia di Eraclio (711) o quella Isaurica (802), di fatto in questo modo accompagna le sue monete verso il medioevo. Per comiciare io cercherei di completare Giustiniano il grande per tipologia (comprare per zecca è costosissimo e per certi versi poco interessante, almeno per me). Si passa da 1 nummo fino al solido, passando per numerosi argenti. Buona fortuna
    1 punto
  39. Il velluto di Alberto, sino ad ora, non ha condizionato la patinatura delle monete ivi riposte, ed io ne ho praticamente di colori che coprono l'intero pantone. Se vuoi far prendere "patina" alle monete, sfruttando il materiale d'appoggio, non é questo il materiale su cui devi metterle. Ho come l'impressione che Eracle ti dirà qualcosa in merito, se lo passi a trovare.
    1 punto
  40. Continuo con il 4 Cavalli 1792. Questa moneta è la stessa raffigurata sul Catalogo Gigante 2018. D- FERDINAN. IV. SICIL. REX sotto il busto P. R- al centro grappolo d'uva con due foglie ( una per lato), ai lati C. 4. Al grappolo manca l'ultimo chicco in basso. Sotto 1792 Contorno liscio Peso 2,20 grammi.
    1 punto
  41. Secondo me trovo più divertente cercare questi difetti tra gli spiccioli che giornalmente ci capitano tra le mani, oppure rovistando nei salvadanai di amici e parenti. Il valore di questi esemplari è sempre molto soggettivo, quindi è sempre meglio essere oculati negli acquisti. E soprattutto..ATTENZIONE AGLI ARTEFATTI.
    1 punto
  42. Le differenze di conio fra le due monete sono nella disposizione del millesimo: nel tuo le cifre sono allineate orizzontalmente, nel mio seguono la curvatura della corona.
    1 punto
  43. Una scoperta senzazionale (con risvolti numismatici). Sono solo accenni iniziali, ma data l’entità della scoperta potrebbe essere una fonte di dati rivoluzionaria! http://www.lastampa.it/2017/12/28/societa/viaggi/mondo/in-egitto-riemerge-unepica-citt-greca-sprofondata-in-mare-anni-fa-N8UsYchiUGHkwt9fRApxCJ/pagina.html
    1 punto
  44. In vendita su ebay da un buon commerciante straniero ho trovato in vendita questo luigino che sembra la copia del mio, che siano tutti falsi? Non sono più troppo convinto...
    1 punto
  45. Argentina potrebbe stare per Strasburgo
    1 punto
  46. Buongiorno gente....io vado fiero del mio gruppo di grani, qualcuno meglio conservato, qualcuno più circolato ma che diventano tutti bellissimi quando stanno in compagnia, non ci sono ancora tutti ma un po' alla volta la foto di gruppo si allargherà... p.s. la numismatica è una sana passione, ti fa respirare la storia, ti permette di ammirare tante piccole meraviglie, affina il senso del bello, ti insegna a guardare i dettagli, a cercare, a chiederti perché, a trovare risposte e la cosa forte è che tante non sono ancora state scritte e puoi provare a darle tu. Non potevo scegliere di meglio! Una boa per il cuore e per la mente. e ora la foto di gruppo..."cheese ".....niente non sorridono......
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  47. Ciao a tutti! Qui un articolo de La Stampa di oggi che condivido: http://www.lastampa.it/2017/12/17/italia/cronache/grande-guerra-e-fascismo-le-scelte-del-re-che-chiudono-le-porte-del-pantheon-x5YWrfHj2ie34nwZEjyk3M/pagina.html Grande Guerra e fascismo. Le scelte del re che chiudono le porte del Pantheon GIOVANNI SABBATUCCI Come tutti i Paesi che hanno vissuto cambi di regime e fratture politiche profonde, l’Italia ha sempre avuto qualche difficoltà a riconoscersi in un passato comune e a coltivare una memoria condivisa dei suoi morti. Il nostro - non dimentichiamolo - è il Paese in cui, nel 1878, gruppi di repubblicani cercarono di gettare nel Tevere la bara con la salma di Pio IX, di cui si stava celebrando il funerale; e nel 1946 un manipolo di irriducibili fascisti trafugò i resti di Mussolini da un cimitero milanese. Per questo va salutata come un gesto di civiltà la decisione del presidente Mattarella di consentire una silenziosa traslazione nel santuario piemontese di Vicoforte delle spoglie della regina Elena del Montenegro, consorte di Vittorio Emanuele III, morta in esilio a Montpellier e lì sepolta nel 1952. Una figura, politicamente neutra (molto diversa da quella della suocera, l’ingombrante Margherita di Savoia) e generalmente benvoluta dagli italiani. Ma la polemica non poteva mancare ed è puntualmente arrivata. A sollevarla alcuni fra i numerosi, e sempre litigiosi, rampolli della dinastia sabauda, che hanno contestato le modalità discrete del trasferimento e hanno subito alzato la posta: se torna la regina - questo il ragionamento - è giusto che torni anche il sovrano, ora sepolto ad Alessandria d’Egitto; e che riposi, accanto ai primi due re d’Italia (Vittorio Emanuele II e Umberto I), a Roma, nella sede augusta del Pantheon. In questo caso, però, l’analogia non funziona. Quella di Vittorio Emanuele III è una figura controversa e fortemente contraddittoria. Fu, nel suo primo quindicennio di regno, un re equilibrato, addirittura in fama di progressista o quanto meno di «giolittiano». Eppure, nel 1915, non tenne in alcun conto il parere del Parlamento, come peraltro le sue prerogative gli consentivano, pur di portare l’Italia in guerra. Nell’ottobre del 1922, fu il suo rifiuto di firmare un decreto di stato d’assedio già pronto a spalancare le porte della capitale ai fascisti. Da allora il re avallò, senza visibili resistenze, tutte le scelte più sciagurate del regime, dalla cancellazione di ogni procedura democratica alla discriminazione dei cittadini su base razziale (provvedimento che violava la lettera, oltre che lo spirito, dello Statuto), fino all’entrata in guerra a fianco della Germania nazista. E’ vero che alla fine fu lui a decretare la caduta di Mussolini, così come ne aveva consentito l’ascesa. Ma, quando si trattò di tirar fuori l’Italia dalla guerra, il re condivise con il suo governo e i suoi generali la responsabilità della tragedia del dopo 8 settembre: dove lo scandalo non stava tanto nella sua fuga dalla capitale, quanto nella somma di disorganizzazione, inganni e inutili furbizie con cui l’operazione era stata preparata sotto la sua regia. Ricordare tutto questo non significa negare la possibilità di un trasferimento delle spoglie di Vittorio Emanuele III in una sede meno lontana di Alessandria d’Egitto, e comunque dentro i confini della patria. Ma questo luogo non può essere il Pantheon: un nome che evoca non solo un famoso monumento, ma anche un luogo ideale in cui raccogliere e onorare le riconosciute glorie nazionali. La salma del sovrano potrebbe riposare in pace, accanto a quella della moglie, a Vicoforte, o a Superga, o in uno dei numerosi luoghi di culto che i Savoia, quando non erano ancora re d’Italia, edificarono a gloria della loro dinastia. ===================================== Ciao NJk
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  48. Contraffazione Parpagliola Carlo Emanuele I - Zecca di Passerano
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