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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/12/17 in tutte le aree

  1. Dice bene l'utente gionnysicily, "la storia del ripostiglio è degna di una film". Tralasciando per un attimo le osservazioni di carattere tecnico, vorrei soffermarmi sulla storia e sulle modalità di rinvenimento di questo famoso ripostiglio. Il ripostiglio in questione venne alla luce nei primi mesi del 1988 nelle campagne di Lentini e conteneva migliaia di monete "fior di conio", appartenenti non solo alla zecca di Leontinoi ma anche ad altre poleis siceliote. Il rinvenimento si deve ad una banda di tombaroli-falsari di Paternò, i quali servendosi di un escavatore meccanico rubato per l'occasione portarono alla luce l'ingente quantitativo di monete, abbandonando subito dopo il mezzo rubato sul sito. Un piccolo stralcio della notizia si trova pubblicato alla fine del seguente articolo, sul sito dell'archivio storico di repubblica.it: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/02/14/scoperta-ragusa-una-fattoria-romana.html A tale notizia, aggiungo anche la testimonianza diretta di mio nonno, che fu medico condotto in quegli anni proprio a Lentini, il quale essendo un appassionato di archeologia e numismatica, raccolse le diverse voci che circolavano nel paese. Da quello che si diceva sulla vicenda, non si trattò del rinvenimento isolato di un ripostiglio, ma della scoperta della zecca di leontinoi. Pare infatti che nei mesi successivi alla scoperta, l'intera zona del rinvenimento era un continuo viavai di tombaroli, che armati di metal detectors setacciavano il sito, riuscendo a riportare ancora alla luce molte monete d'argento.
    4 punti
  2. Ciao Emilio, non devi "ricrederti " per niente. Trattasi di una delle tante copie riprodotte subito dopo il famoso ripostiglio.
    4 punti
  3. secondo me hanno sicuramente un buon valore, se riesci a venderle in coppia come consecutive, potresti ricavarne con certezza un controvalore di 400 euro per le due banconote. e sicuramente riusciresti ad avere in cambio 8 banconote da 50 euro cadauna
    3 punti
  4. Ciao a tutti, chi ha voglia di discutere questo tetra di Leontini che allego sotto? È un Boehringer 55, SNG ANS 257. Attualmente in asta. Bordo, perlinatura, terriccio posticcio e qualità del metallo non mi fanno pensare bene. Chiaramente posso sbagliare e sono pronto a ricredermi di fronte a validi argomenti. Grazie ES
    2 punti
  5. Salve a tutti. Oggi vorrei proporre alla vostra attenzione due particolarissime monete coniate a Napoli durante il regno di Filippo IV d’Asburgo (1621-1665). Sono due tipologie accomunate, rispetto agli altri esemplari che comunque vanno sotto la dicitura di “prova” di scudo (sulla cui dicitura avremo modo di soffermarci a breve), da un rovescio molto più eloquente, figurato e dal significato decisamente più coinvolgente. Di seguito le descrizioni datene nel CNI XX, con le relative immagini tratte dalla tavola XIII: La prima (n° 759): La seconda (n° 760): Alcuni errori di stampa dovrebbero forse essere corretti nella descrizione del primo esemplare: innanzitutto il peso. In BOVI 1965 viene riportato un peso più verosimile di 18,36 g., mentre errata risulta la legenda di dritto riportata dallo studioso napoletano (…GRATIA … invece del corretto …GRA…). In secondo luogo, occorre precisare che alcune fonti (cfr. DELL’ERBA 1940), preferiscano leggere l’ultima parola della legenda di rovescio come BELLVM anziché FALLVM. Questa lettura sembra più consona al contesto generale dell’epigrafe monetaria e forse sarebbe da preferire, anche in mancanza di un chiaro riscontro fotografico (le immagini del CNI XX qui reperite non hanno saputo dirimere la questione). Fin dalle fonti più antiche (mi riferisco in particolare a FIORELLI 1871, dove troviamo descritta la seconda moneta a p. 114, n° 8077), questi strani tondelli venivano presentati come “pruove di cianfrone”, forse in virtù delle loro caratteristiche e del peso. I vari studiosi hanno poi mantenuto questa definizione, tant’è che ancora oggi esemplari simili vengono descritti come prova in rame di scudo. Notiamo, però, subito una caratteristica importante: che si tratti di ducati (come vorrebbe il DELL’ERBA 1940, o anche mezzi ducati, riprendendo FIORELLI 1871) in argento o di scudi d’oro, sotto il regno di Filippo IV nella zecca partenopea, per questi nominali, hanno sempre usato apporre sia la sigla del Maestro di Zecca che di quello di Prova, mentre su tutte le cosiddette prove in rame (comprese le presenti), troviamo la sola sigla del Maestro di Zecca: OC per Orazio Celentano, attivo tra il gennaio del 1635 ed il 5 ottobre 1636. Per le monete in rame, invece, poteva capitare più spesso che la sigla del Maestro di Prova venisse omessa e che l’intero spazio nel campo fosse dedicato solo a quella del Maestro di Zecca. Una situazione del genere, invece, sarebbe stata molto più rara per quanto riguarda un’eventuale emissione in oro o argento. Tale considerazione mi porta a dubitare che le monete di cui stiamo parlando siano effettivamente delle prove per degli scudi o per dei mezzi ducati. Inoltre, se osserviamo i dati ponderali a nostra disposizione, notiamo subito che essi non combaciano né con lo scudo d’oro (3,38 g.), né con il ducato d’argento (29,64 g.), né tantomeno con il mezzo ducato (tra il 14,82 g. ed i 16,63 g.). I pesi di queste due monete, invece, sono molto più vicini a nominali enei che circolarono e non sono considerate come emissioni di prova: il nostro n° 1, con un peso di 18,36 g., è vicino al multiplo di grano del tipo PANNUTI-RICCIO 1984, p. 169, n° 49 (che ha un peso di 17,25 g.); la nostra n° 2, con un peso di 21,37 g. (per BOVI 1965 è invece 21,20 g.), è vicina al multiplo di grano con data 1627 del tipo PANNUTI-RICCIO 1984, p. 168, n° 48 (che ha un peso di 27,63 g.). Quindi la zecca di Napoli coniò prima del 1636 (data che appare su queste due monete e su altre cosiddette prove in rame) già alcune monete in rame di grande modulo e peso, tutte molto rare, per la circolazione regnicola. Prima del 1630 il grano in rame aveva avuto un peso ufficiale di 7,61 g., mentre a partire dal 1630, qual è anche il nostro caso, con una riforma il peso del grano fu aumentato fino a toccare i 10,692 g. Possibile che queste due monete siano dei multipli di grano invece che delle prove in rame? Potrebbe essere, se pensiamo che la seconda moneta pesa 21,37 g., ovvero esattamente come il doppio di un grano post 1630: 10,692 g. (il peso di un grano nel 1636) moltiplicato per 2 dà precisamente 21,384 g., cioè il peso di un doppio grano. Potremmo azzardare un ragionamento simile per il primo esemplare, che sarebbe forse un multiplo da un grano e mezzo. Tutte queste considerazioni portano a pensare che, anziché dinanzi a prove in rame, ci troviamo davanti a monete di rame vere e proprie approntate per la circolazione effettiva, rarissime al pari degli altri multipli di grano noti per questo regnante (si pensi ad esempio al già citato multiplo PANNUTI-RICCIO 1984, p. 168, n° 48, ad un altro multiplo descritto a p. 169, n° 49 e ai doppi grani POPVLORVM QVIES, tutti esemplari considerati R5 e di difficilissima reperibilità). Passiamo ora a considerare le legende e a contestualizzare storicamente queste monete. Le legende si possono così sciogliere: 1. D/ Filippo IV per grazia di Dio (Re); R/ Non si fa la guerra senza donazioni. 2. D/ Filippo IV per grazia di Dio (Re); R/ Fulmina i potenti nemici. Iconografia e legende sono dunque molto particolari ed evocative e saranno questi elementi al centro del nostro discorso. Entrambe le monete sembrano essere collegate da un unico filo conduttore: la guerra e i fondi necessari per supportarla. Quando questi due esemplari furono coniati nel 1636 la Spagna e le sue colonie stavano attraversando una fase molto complessa della cosiddetta Guerra dei Trent’anni (1618-1648): la fase francese (1635-1648), ovvero la parte finale del conflitto che sconvolse l’Europa centrale. Anche dopo la fine della Guerra, gli spagnoli e i francesi continuarono ad affrontarsi sui campi di battaglia fino al 1659. La rivalità della Spagna cattolica di Filippo IV con la Francia (ufficiosamente protestante) di Luigi XIII e del Cardinale Richelieu (che avevano dato inizio alle ostilità) iniziò a manifestarsi segretamente già nel 1631, quando Richelieu sovvenzionò economicamente i nemici protestanti della Spagna, offrendo alla Svezia ben 400.000 talleri l’anno per le attività belliche. La Francia, pur non entrando in collisione diretta con la Spagna, tesseva i suoi piani nell’ombra per danneggiare la potenza asburgica in Europa. Dal canto loro, i ministri di Filippo IV erano sempre più preoccupati per la crescente influenza che stava acquisendo la Francia nello scacchiere politico europeo. Quando il re svedese Gustavo II Adolfo morì in combattimento nella battaglia di Lützen, il 16 novembre 1632, la fazione protestante iniziò a collezionare diversi insuccessi contro le truppe imperiali tedesche. Tra il 5 e il 6 settembre del 1634, i protestanti furono definitivamente sbaragliati da un esercito congiunto di spagnoli e tedeschi nella battaglia di Nördlingen. La disfatta fu così disastrosa che i cattolici riuscirono a far firmare ai rivali una pace, molto vantaggiosa per la Spagna e gli Asburgo, a Praga il 30 maggio 1635. Richelieu vedeva in tal modo distrutti tutti i suoi sforzi per fiaccare la potenza spagnola e far emergere quella francese. Decise infine di passare all’azione in quello stesso anno 1635, spingendo il suo re, Luigi XIII, a dichiarare apertamente guerra a Filippo IV. Gli obiettivi militari della Francia erano due: i Paesi Bassi spagnoli, da diverso tempo in agitazione, e il Ducato di Milano che era saldamente in mano iberica. L’attacco francese fu così aggressivo da spazzare via per sempre dalla Storia la famosa potenza militare spagnola: il Principe di Condé, il 19 maggio 1643, schiaccio i tercios nella battaglia di Rocroi. Da allora, sebbene la guerra continuò fino al 1659 con alterne vicende e con la perdita di molti territori spagnoli nelle Fiandre, in Italia e al confine con la Francia, a tutto beneficio di quest’ultima, la Spagna non si riprese più dal duro colpo subito a Rocroi. Con il termine delle ostilità e la firma del trattato dei Pirenei tra le due nazioni, il 7 novembre 1659, la Francia si consacrò come grande potenza europea, mentre la Spagna diventava progressivamente solo un riflesso sbiadito di quello ch’era stata fino ad allora. Fu proprio in virtù degli accordi presi nel 1659 che l’anno seguente, il 9 giugno 1660, il re francese Luigi XIV sposerà Maria Teresa di Spagna, figlia di Filippo IV. Questa unione si rivelerà fondamentale allorquando, alla morte senza eredi diretti dell’ultimo sovrano asburgico di Spagna, Carlo II, nel 1700, la Francia avanzerà pretese sul trono iberico candidando Filippo di Borbone duca d’Angiò (futuro Filippo V) come pretendente, dando inizio alla celebre Guerra di Successione spagnola. Filippo V era infatti nipote diretto di Maria Teresa di Spagna, poiché suo padre, Luigi Gran Delfino, era figlio di quest’ultima e di Luigi XIV. Le due monete in esame furono realizzate a Napoli durante la prima fase della guerra franco-spagnola: il rovescio del primo esemplare mostra chiaramente l’invocazione ad uno sforzo economico, chiesto ai Napoletani, per la conduzione della guerra. Da sempre il Regno di Napoli era stato tra i possedimenti più fertili e felici della Spagna, la quale aveva sempre approfittato per trarne denaro utile a condurre i suoi affari e, soprattutto, i suoi conflitti. Se l’eloquente legenda non fosse stata abbastanza chiara, l’iconografia non lasciava adito a dubbi: l’Abbondanza che versa denaro sulle armi e sugli attributi regali del potere. Una specie di richiamo, da parte dei Napoletani, al proprio senso del dovere verso la Patria in difficoltà. Il secondo rovescio è ben più particolare, sebbene coniato nello stesso anno. Anche qui abbiamo una legenda molto esplicita che si riferisce alla distruzione dei nemici della Spagna. La simbologia della saetta la troviamo già su alcune monete imperiali romane e si riferisce a Giove, padre degli dèi, che attraverso il lancio del fulmine distrugge e punisce i suoi nemici, in particolare i Titani. Nel 1636, infatti, le truppe parmensi di Odoardo I Farnese (1622-1646), alleato di Richelieu, furono sbaragliate da quelle spagnole che, grazie all’appoggio di Francesco I d’Este, duca di Modena, occuparono Piacenza. Sconfitto, Odoardo fu convinto da papa Urbano VIII a firmare un trattato di pace con la Spagna nel 1637, grazie al quale riottenne il controllo di Piacenza. Secondo DELL’ERBA 1940, p. 57, la moneta con l’iconografia del fulmine farebbe riferimento proprio ai successi spagnoli nel Ducato di Parma contro il Farnese. Per saperne di più: AA. VV., Corpus Nummorum Italicorum, vol. XX, Roma 1943. Giovanni BOVI, Le monete napoletane di Filippo IV (1621-65) e di Enrico di Lorena (1648), in BCNN, L-LI (1965-1966), pp. 3-99. Antonio DELL’ERBA, Spiegazione ed interpretazione di leggende ed imprese sulle monete medioevali-moderne dell’Italia meridionale, in BCNN, XXI (1940), pp. 43-63. Giuseppe FIORELLI, Catalogo del Museo Nazionale di Napoli. Medagliere, 3. Monete del medio evo e moderne, Napoli 1871. Pietro MAGLIOCCA, Maestri di Zecca, di Prova ed Incisori della zecca napoletana dal 1278 al 1734, Formia 2013. Michele PANNUTI – Vincenzo RICCIO, Le monete di Napoli dalla caduta dell’Impero Romano alla chiusura della zecca, Lugano 1984.
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  6. E qui presento le sovrapposizioni ad evanescenza progressiva del verso in questione e quello dell'esemplare ex vendita Artemide...evanenscenze come sopra al 20%, 40%, 60%, 80%. Da quanto si può facilmente verificare, entrambi i versi delle due monete sono perfettamente sovrapponibili e coincidenti per cui penso di poter affermare che le due monete provengono dalla stessa coppia di conii. Se consideriamo anche il peso dichiarato, sicuramente compatibile con i pesi di alcuni degli esemplari conosciuti, e alcuni dei difetti grafici presenti in entrambi gli esemplari (nel dritto chiazza tonda e profonda al centro della chioma del duca, nel verso $ di INSIGNA e SS di ANTIQVISSIMA e E di MATERNA parzialmente obliterata) penso che il tutto possa deporre per l'autenticità del tallero oggetto di questa discussione. Resta a mio parere da approfondire quella che a me pare una evidente manipolazione della zona già evidenziata nei post precedenti (la mancanza della M di DOM). A tal proposito sarebbe interessante conoscere l'orientamento dei due versi e se vi è coincidenza fra "contromarca" e la titolatura DOM del dritto. Un'avvertenza è comunque d'obbligo: tutte queste valutazioni vengono svolte e i pareri vengono espressi sulla base delle immagini fornite....possibile che con la moneta in mano tutto sia più semplice ma anche accompagnato da differenti conclusioni... un saluto Mario
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  7. DE GREGE EPICURI @uzifoxSì, direi Macrino (si legge MAKPINOC). Per rispondere alle altre tue domande: la zecca è certamente Nicopoli sull'Istro (ovvero: sul Danubio). Il periodo è: prima metà del III secolo d.C. La figura sul rovescio è Atena elmata, che tiene sulla mano una civetta, suo animale sacro. Il valore della moneta, in queste condizioni molto mediocri, secondo me non supera i 10-15 €, anche perchè Macrino in Moesia è comune. La fossetta che vedi al centro è un dimple (o "fossetta centrale") di cui si è discusso più volte in questa sezione: probabilmente il segno del tornio con cui i tondelli venivano regolarizzati, tuttavia ci sono altre ipotesi. Qualcuno pensa che fosse una sporgenza puntuta del conio, e ritiene che lo scopo fosse quello di differenziare a colpo d'occhio queste monete provinciali dalle imperiali, per impedire che le provinciali uscissero dall'ambito di circolazione locale. Infine: la moneta è un "assarion", nome dell'asse nelle zone di lingua greca.
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  8. La cosa è molto semplice : monete con l'effigie di Mussolini non sono state mai coniate, recavano il volto del Re. Questa è solo robaccia, gadget per nostalgici.
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  9. Ciao Borbonik, molti Tornese e mezzo del 1832 che ho potuto osservare in questi anni, presentano delle rotture di conio con conseguente esubero di metallo al dritto ,proprio sulla testa del Re, (vedi anche il mio esemplare) Puo' darsi che in zecca ripararono il punzone e lo riutilizzarono poi per il 1835 .....da qui quelle piccole differenze, ma nel complesso sono simili.
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  10. A mio parere i presunti errori sono dovuti al vistoso salto di conio (osservare la fronte di Felipe e il cerchio perlinato interno) che ha "confuso" parte dei rilievi. Un caro saluto, Antonio
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  11. mi sono messo a riordinare la mia piccola collezione della zecca di Milano e nel classificare questo quarto di ducatone mi sono imbattuto in variante sia al Crippa che al CNI pesa gr.8,69 diametro mm.30 al diritto PHIILIPPVS.RX.HISPANIAR non ho trovato nessuna classificazione con le due II e la RX in attesa di commenti saluti e ringraziamenti
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  12. I am also sharing photos of my specimen. It seems that the authentic pieces tend to develop a golden toning because of their metal composition. Initially I thought the toning was artificial but the toning continued evolving over the years...
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  13. Mi faccio (e vi faccio), in tutta onestà, una domanda: speriamo bene, sì...ma cosa speriamo? Che il popolo della Corea del Nord continui a """vivere""" in una distopia comunista che ha distrutto il paese, magari dopo gli ennesimi accordi che sono solo una mascheramento dello status quo e che permettono a noi di continuare a ignorare una situazione dall'altro capo del mondo? Si può fare, e non sarebbe la prima volta. Nessuno di noi, alla fine, non ci dormirà la notte. Oppure speriamo in un cambio di regime provocato dall'esterno (omicidio o scomparsa su commissione del dittatore, rivolta dei generali, evento a scelta), che disinneschi il pericolo di un governo ostile, ma che per l'ennesima volta dimostri come certi paesi sono - piaccia o meno - vasi di coccio fra vasi di ferro (E più duro di tutti, che ci vogliamo fare, sono gli USA)? Altrimenti, come addirittura sperano alcuni, a mio parere fuori dalla realtà, la Corea del Nord dovrebbe "umiliare" gli Stati Uniti in qualche maniera, perchè alle elites progressiste/mondialiste ( fra cui girano molti riciclati del filone ideologico della famiglia Kim, fra l'altro...) Trump non piace per nulla? O cos'altro? Che i Nord coreani - alla fame dopo tre generazioni di negazione di ogni senso della realtà, si ribellino "spontaneamente" stile rivoluzione colorata, e depongano Kim cantando Imagine? Affrontare la questione, da parte di alcuni, come una contesa fra stati paritari in termini di legittimità internazionale, e di mero protagonismo dei rispettivi capi (con Trump presentato al pari del dittatore, ridicolo!) secondo me rende arduo "sperare bene". La Corea del Nord e il suo regime non meritano niente, nessun rispetto, nessuna pace. Non sono stati distrutti in passato per opportunità politica nei rapporti con la Cina e per una utopica speranza che megalomani come i membri della famiglia Kim accettassero una qualche transizione. Se una guerra annienterà un regime malvagio come quello che tormenta la Nord Corea, sarò felice, per quanto dispiaciuto per le eventuali vittime. Temo ovviamente il disordine che potrebbe nascere da questa situazione, ma se Cina e Usa si accordano per bene prima su cosa fare dei "resti", avremo una sana real politik che porterà stabilità in tutta la regione.
    2 punti
  14. Ho letto con piacere questa interessante discussione e avrei voluto avere molti "mi piace" in più per i singoli interventi. Personalmente, sempre stando alle foto, non mi sembra di rilevare cose "scandalose", stante la situazione precedente. Qui si tratta di una moneta palesemente di vecchia collezione, la quale era stata già rimaneggiata nel corso della sua "vita collezionistica". La casa d'aste riporta correttamente provenienza e interventi effettuati, col nome addirittura del restauratore, sicuramente persona professionale. L'ntervento attuale, pur non avendola certo riportata alla "naturalità", quantomeno la rende all'occhio maggiormente apprezzabile. Avrà avuto anche dei ritocchi? Può anche darsi, ma è difficile giudicare con foto con esposizione alla luce diversa. Certo "riverine patina", fossi stato il compilatore del catalogo, non lo avrei scritto, quanto piuttosto "brown patina"... Comunque, per me rimane un bel pezzo, a prezzo di partenza interessante e non caro. Poi, se si cerca l'untouched, probabilmente va guardato in altre direzioni, ma in quanti sono in grado di riconoscerlo ed apprezzarlo appieno? Mi pare l'abbia già rilevato l'amico Dupondio. Chiediamocelo, prima di lanciare i nostri strali a destra e a manca (vale per me prima di tutti gli altri). Faccio a me stesso e a voi un'altra domanda, assolutamente retorica. Se non avessimo avuto la possibilità di confrontare il sesterzio proposto in asta con la foto del catalogo precedente i nostri punti di vista, i nostri giudizi, il nostro apprezzamento o meno, le nostre sensazioni, sarebbero le stesse?
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  15. Buongiorno e grazie per aver inserito delle bellissime foto. Ora vi presento un altrio mio gioiellino, anche se comune però in questa conservazione è veramente eccezionale secondo me. La moneta è in rame ed è i 2 grani di Ferdinando III di Borbone per il regno di Sicilia. Cosa ne pensate?
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  16. Tornando alla storia dietro al Cordusio abbiamo Piazza Mercanti, piazza rettangolare fondata per i mercanti medievali della metà del XIII secolo Qui troviamo anche la famosa Loggia degli Osii di cui abbiamo parlato prima e ogni via che confluiva in essa rappresentava una confederazione degli artigiani e commercianti . il mercato del Cordusio domenicale ha alle spalle questo gioiello medievale e di fronte l'Ambrosiana.
    2 punti
  17. Penso che l'incisore FRANCESCO PUTINATI della Zecca di Milano, sia stato il primo a riprodurre l'affresco in scultura bassorilievo. Il CENACOLO VINCIANO capolavoro di LEONARDO DA VINCI, fu commissionato dal Duca di Milano LUDOVICO IL MORO nel 1494 nella chiesa di S. MARIA DELLE GRAZIE. Placchetta originale in piombo ramato mm.149x90
    2 punti
  18. Come al solito lascio perdere
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  19. Approfittando della incredibile ed improvvisa frescura agostana (ieri sera ben 17°C in meno rispetto ai picchi dei giorni precedenti) ho provato a giocare con GIMP per tentare alcune sovrapposizioni fra le immagini del tallero in oggetto e quelle degli esemplari riportati nella pagina precedente. Presento qui le sovrapposizioni ad evanescenza progressiva del dritto in questione e del dritto dell'esemplare ex vendita Artemide...evanenscenze al 20%, 40%, 60%, 80%.
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  20. Dubbio condivisibilissimo! Perciò penso che per tutto questo tempo tali monete siano state considerate come "prove" e non come circolante effettivo. Ma se prendiamo in considerazione i precedenti di multipli in rame (che per la monetazione napoletana di Filippo IV non mancano) e il messaggio che queste monete dovevano veicolare (d'"emergenza" e celebrativo) capiamo che maggiore era il raggio di circolazione di questi esemplari tanto più avrebbero diffuso il loro messaggio. E il rame, generalmente, aveva una circolazione più ampia a livello sociale rispetto all'argento. Penso comunque che, per il nostro caso specifico, la tiratura di questi multipli fosse piuttosto bassa, perché soprattutto le fasce meno abbienti della popolazione non credo li maneggiassero tanto facilmente per i loro acquisti quotidiani (credo si preferissero tagli più piccoli), anche considerando come si misero le cose per la Spagna durante la guerra con la Francia. Quindi in definitiva quoto in pieno il tuo ragionamento. Per quanto riguarda le immagini migliori, purtroppo io non ne ho trovate. Ma credo non vene siano al momento, a meno che non si trovi qualcosa pubblicato in qualche articolo o testo che mi è sfuggito o che non ho potuto consultare. Piacerebbe molto anche a me poter apprezzare meglio queste rarissime monete.
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  21. Adesso neanche piu' scrivono... Ci vuole proprio la pazienza di Giobbe...
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  22. Ciao Emilio, La moneta da te postata, sarà in vendita a settembre 2017 dalla Bertolami Fine Art. fa parte di quelle copie coniate successivamente al ripostiglio. ad agosto 2015 un altro esemplare proveniente dallo stesso conio, fu venduto dalla Roma Numismatica. La difficoltà a scoprire che di copia si tratta, non è proprio cosi complicato, basterebbe una attenta osservazione di questo conio (poiché ) di un solo conio si tratta. Da una analisi che ho effettuato , basandomi sulla consecutività della coniazione, bisogna partire dalla moneta di prima battitura, (ovvero le prime monete coniate genuine). Partendo da questo esemplare ,si è continuato a coniare fino alla deturbazione del conio di incudine (il dritto). Allego la prima e l'ultima genuine. Sono evidenti i segni di deterioramento del conio di dritto. Ora da questi due esemplari , in mezzo ci sta di tutto, ma sempre nel rispetto del primo esemplare. Le copie che sono comparse , non sono state copiate con tutti i difetti che man mano l'originale subiva. Pertanto la cerchia va a restringersi . Probabilmente L'artigiano che ha preparato il o i conii avrà (per logica) copiato solo esemplari di flan grande e senza nessun problema di pulitura. A questo aggiungiamo che l'artigiano che non avendo a disposizione l'intera perlinatura, la ricrea o l'aggiunge, creando quella differenza di manipolazione di una moneta che viene copiata con le parti mancanti. A questo aggiungiamo il metallo...........che non credo che abbia avuto la disponibilità di avere argento dello stesso periodo. Sicuramente avrà usato argento coppellato , con aggiunta di altri elementi esempio....rame stagno o piombo..............Cosicché i falsi restano Falsi.
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  23. Pietro........ho fotografato la mia moneta e l'ho confrontata con il tuo pezzo del 1835....varia solo la grandezza di lettere nella legenda al dritto
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  24. Buona giornata non sono monete false, non sono nemmeno monete; sono gettoni di fantasia che appagano i "nostalgici" del ventennio. Patacche senza valore, buone da vendersi nei mercatini ...... nulla di numismatico! saluti luciano
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  25. A noi chiedono ben altro... senza né buongiorno né buonasera, senza foto e senza descrizione, con la legenda di un solo lato... e pure scritta sbagliata, perché è difficile copiare 7 lettere, quello che ti interessa è solo quanti euri puoi scavarci fuori!
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  26. Ciao Danielucci, voglio premiare il tuo entusiasmo postando la Piastra del 1805 variante HSIP.......moneta che raramente si vede dal vivo....... Ecco, da questa moneta io non mi separerei mai. Saluti, Rocco.
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  27. coniata a Lucca dal 774 al 781. Il tremisse con il ritratto di Carlomagno rappresenta un caso del tutto inconsueto per l'epoca. Per ragioni religiose infatti non era ben accettato un ritratto monetale antropomorfo poichè si temeva di poter sconfinare nell'idolatria. Si trattò quindi per il periodo di un primo tentativo di propaganda politica attraverso la circolazione monetale. Riguardavo la descrizione del tremisse di Carlo Magno per Lucca con il busto nel catalogo di Lamoneta. a parte che le pratiche iconoclastiche erano già' assai indebolite sotto Leone IV. Proprio a Ravenna si era sempre continuato a coniare solidi, tremissi e bronzi con le immagini di imperatori e addirittura pure del sovrano longobardo Astolfo che aveva strappato Ravenna ai Bizantini . al di là' di tutto questo è' veramente difficile pensare che quello di Carlo Magno possa essere considerato come il 'primo tentativo di propaganda politica attraverso la circolazione monetale' ( gulp...) senza infine considerare che magare quello riportato sul tremisse non è nemmeno il ritratto dell'imperatore ( allora semplicemente 'sovrano') franco
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  28. Nel primo caso (5 Lire V.E.II), sembrerebbe un problema di ghiera "fratturata" che ha lasciato in rilievo una striscia di metallo. E' una curiosità, un errore di conio, nulla più. Per il 5 Lire di Umberto si tratta, invece, di ghiera consumata che non riesce ad incidere (o lo fa malamente) il motto sul contorno. L'Attardi elenca 5 "errori originali" per questo millesimo, che nella versione "normale" è classificato C (comune): - 1) FFRT FERT FERT: considerato R (raro); - 2) FEKT FERT FERT: anch'esso R; - 3) FENT FERT FERT: R; - 4) FFRT FFRT FFRT: valutazione R2 (molto raro); - 5) FERT FERT FER*T: R3 dovuto - in questo caso - ad un errore di montaggio della ghiera- (rarissimo). Io classificherei il tuo esemplare rientrante nel caso 2 (FEKT FERT FERT), sia pure ulteriormente deteriorato (penso alla prima "F" che ha perduto anche il trattino orizzontale superiore), in quanto è l'unico che presenta "chiaramente" la perdita di parte della "R" centralmente sul contorno: per gli altri due motti la "R" mutata in "K" è dovuta solamente allo sconfinamento (e all'usura) dell'incisione dal contorno). Ti riporto le valutazioni pecuniarie del catalogo (sempre da prendere con riserva perché sovrastimate): - 5 Lire 1879 in condizioni standard (C): MB = 100; BB = 200; SPL = 600; FDC = 3.000; - esemplare con FEKT FERT FERT (R): MB = 500; BB = 1.000; SPL = 2.000; FDC = 6.000.
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  29. @lira51@Rocco68@eracle62 Che meraviglia di monete, che spettacolo per gli occhi...dai dai, continuate
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  30. Buon giorno a tutti , anche questa volta le vacanze hanno portato qualcosa...... il solito fornitore... ho preso pure io un 1650 secondo me bellino, però lo posso postare solo al rientro delle vacanze, non ho possibilità di fotografarlo.
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  31. Peccato che di questo affresco di Leonardo, grande simbolo per Milano rimanga ben poco del maestro... Eros
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  32. @gigetto13 proprio oggi ho parlato al telefono con un amministratore di Ruda per farmi inviare il volume curato dalla compianta Paola Lopreato sulla Chiesa di Perteole. Sono rimasto assai colpito dall'entusiasmo con il quale mi raccontava la storia del rinvenimento.
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  33. Accipicchia Rocco, che stupenda piastra del 94 con magnifica patina con gamma completa di toni caldi e freddi.. E sempre difficile trovare certe conservazioni, qui il ritratto superbo del Perger in un tondello di 3° classe fa la differenza. Eros
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  34. ciao, sono monete assai difficili da trattare. il peso non è purtroppo un indice di falsità o meno, in quanto subito dopo la caduta della Serenissima la zecca veneziana era in grandi difficoltà. da quel che so, il peso è poco indicativo, spesso si riciclavano pezzi austriaci di vecchi carantani da ribattere come lirette (ho di recente proposto uno di questi sul forum, Detto questo, ti consiglio di leggere una vecchia discussione sui diarii del doge emerito Ludovico Manin, che racconta anche le vicende immediatamente successive al passaggio di Venezia all'Austria. Un periodo assai nebuloso e forse da approfondire. Riguardo al tuo pezzo, a me pare "buono" (e sottolineo le virgolette), il conio è quello anche se la consunzione di certo non aiuta. Non giustifica la perdita di un grammo, ma per le provinciali venete forse ci sta pure.
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  35. pochi anni fa ero proprio a Perteole, alla chiesetta... incredibile come una piccolissima chiesa campestre friulana della bassa possa essere stata custode per quasi ottocento anni di quel tesoro. Ricordo quando negli anni '80 fu rinvenuto per dei lavori. Ero un ragazzetto ma ancora mi entusiasma!
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  36. Il tetra che ha postato Archestrato ( che saluto) è una delle poche monete genuine (credo 6 ) che esistevano prima del ripostiglio di Lentini 1988 ed era considerata estremamente rara. La storia del ripostiglio è degna di un film. Riconoscere le copie non è tanto difficile , anche se la riproduzione è stata fedelissima come impronta. Basta osservare pochi dettagli, bordo, perlinato , fondi, metallo. Spero di postare alcuni esempi di quando descritto sopra.
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  37. Buonasera, Dato che un confronto tra esemplari degli stessi conii può essere utile, di seguito allego le immagini in buona risoluzione di un esemplare proveniente dal medagliere di Parigi, Biblioteca Nazionale di Francia (moneta che purtroppo ha i rilievi un po' consunti, ma ancora ottimamente leggibili).
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  38. Interessante ipotesi che condivido quasi in tutto, l'unica perplessità che mi rimane è che delle monete in rame dovevano portare un messaggio così importante, cosa che generalmente era per le emissioni d'argento di largo modulo ma probabilmente potrebbe essere proprio così visto che il messaggio era per il popolo... Presumo che non esistano delle belle immagini di queste emissioni, giusto per apprezzare al meglio la loro iconografia...
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  39. Buongiorno Eros, anche tu inizi con una Pubblica che ritengo eccezionale come conservazione! Facci ammirare le altre meraviglie Saluti Rocco.
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  40. secondo me si invece,a quel prezzo è tempo perso...
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  41. Ho notato che spesso il termine "patina fiume" viene abusato. lo si associa a monete spatinate o pezzi che avuto giacitura in torbiera. di Fiume, ne ho viste poche, e dovrebbero avere caratteristiche ben precise, in primis i segni dell acqua che sul metallo disegna movimenti ben precisi. Cliff, hai un immagine dal tuo archivio? grazie skuby
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  42. Capisco cosa vuoi dire e condivido anche il tuo pensiero, il fatto è che nelle varie aste, soprattutto le piu prestigiose, quasi tutti i bronzi hanno subito interventi migliorativi non dichiarati allo scopo di rendere piu attraente e appetibile la moneta ai fini commerciali.... secondo me la cosa piu grave del fatto stesso che la moneta venga migliorata, è che molti collezionisti in assenza di possibile confronto di come era la moneta prima del restauro, non capiscono gli interventi fatti, soprattutto quando gli stessi sono ad opera di professionisti con la P maiuscola...... sai quanti sono convinti di avere in collezione monete "untouched", e invece non lo sono?
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  43. A parte la perlinatura al dritto e qualche piccola miglioria di troppo al rovescio (la veste della figura in mano alla Vittoria per esempio), si tratta di un ottimo intervento, sicuramente a livello estetico migliorativo. A occhio preferisco la seconda versione. La prima aveva comunque una patina posticcia, ma mi chiedo quanto sia "reale" la patina attuale. La seconda osservazione che faccio è: come sarebbe stata optando unicamente per la rimozione della patina posticcia senza procedere con stuccature e piccoli interventi? In ogni caso, non ci sono stati grosso stravolgimenti. Intervento forse non condivisibile, ma non condannabile in maniera secca. Sicuramente @cliff hai aperto una discussione destinata a tener banco!
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  44. Esatto @dabbene, come tu ben saprai è il famoso cavallo di Leonardo da Vinci. Il Cavallo di Leonardo è parte di un monumento equestre a Francesco Sforza, progettato da Leonardo da Vinci dal 1482 al 1493, per essere fuso in bronzo, del quale riuscì a portare a termine solo un modello in creta, andato perduto. Leonardo, con questo monumento, voleva realizzare un'opera che oscurasse tutte le precedenti statue equestri, in particolare quelle del suo maestro Verrocchio e di Donatello, dedicate rispettivamente al Colleoni e al Gattamelata. A Leonardo interessava, in realtà, più il cavallo che il cavaliere; il suo cavallo doveva essere il più grande di tutti, superare i 7 metri di altezza, una sfida mai tentata prima. Proprio per questo Leonardo riempì fogli e fogli di schizzi di anatomia, studiando muscolatura e proporzioni del cavallo e passando moltissimo tempo a progettare e calcolare quest'opera gigantesca che, per la sua fusione, avrebbe richiesto ben 100 tonnellate di bronzo. Ma al momento della costruzione dell'opera, le 100 tonnellate di bronzo non erano più disponibili e così Leonardo dovette abbandonare il progetto. I disegni dei cavalli di Leonardo sono ora conservati nel castello di Windsor. Nel 1977 Charles Dent, un pilota statunitense collezionista d'arte e amante della scultura, si entusiasmò all'idea di realizzare dopo cinque secoli il sogno di Leonardo. Mise in piedi l'organizzazione e riuscì, dopo più di quindici anni di impegno, a trovare i fondi: il costo del cavallo, alla fine, arrivò a quasi 2,5 milioni di dollari. L'uomo comunque non riuscì a vedere realizzato il proprio sogno, morendo nel 1994, prima che l'impresa fosse completata. Alla morte di Dent il progetto stava per essere abbandonato, quando Frederik Meijer, proprietario di una catena di supermercati nel Michigan, si offrì di finanziare il progetto, purché si fondessero due cavalli: uno per Milano e uno per i Meijer Gardens, un parco naturale e artistico a Grand Rapids (Michigan), proprietà di Meijer, dove sono raccolte all'aperto copie delle statue moderne più celebri. Il progetto è andato avanti fra numerose difficoltà e alla fine la direzione dei lavori è stata data alla scultrice Nina Akamu che ha finalmente condotto in porto l'impresa. Il primo passo è stato quello di realizzare un cavallo di dimensioni ridotte, circa 3 metri di altezza. Questo fu il primo modello per arrivare alla gigantesca scultura in argilla di quasi 8 metri. È dal cavallo di argilla che sono stati ricavati i calchi dove è stato colato il bronzo fuso. Le sette parti in cui il cavallo era stato fuso arrivarono nel luglio del 1999 a Milano dove vennero saldate insieme. Dopo qualche discussione il cavallo fu posto nel settembre 1999 all'ingresso dell'ippodromo di San Siro. La versione americana del Cavallo di Leonardo venne sistemata nei Meijer Gardens nell'ottobre del 1999 ed è oggi il pezzo più importante dell'esposizione. Una replica in scala ridotta (2,5 m) fu donata nel 2001 alla città di Vinci e collocata in piazza della Libertà. Dal 2001 il Cavallo di Leonardo è anche il simbolo dei MIFF Awards, festival del cinema internazionale di Milano.
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  45. Figurati è un piacere condividere con gli altri le proprie monete ed ascoltare i pareri di tutti,ciao.
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  46. Buonasera @MezzaPiastraPupillare, credo che il peso possa chiarire tutto, hai visto bene. Se l'hanno molata, come credo, sarà sicuramente calante.
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  47. Nella odierna Citta’ di Roma sono presenti circa 8000 , forse piu' , colonne antiche di epoca romana in marmi e graniti vari , di tutte le dimensioni , colonne in pratica sempre prelevate , nel trascorrere dei secoli , dagli antichi monumenti pubblici e privati della Roma classica ed adattate per costruire altri edifici specialmente da quando la religione di Stato divenne quella cristiana ; e’ infatti abbastanza comune notare ad esempio in molte antiche Chiese romane colonne di diversa natura come marmi o graniti e stili di basi o capitelli , che ornano cappelle e navate . Queste antiche colonne andarono ad arricchire Chiese e palazzi privati di Roma ed anche di altre Citta’ italiane ; con il riconoscimento ufficiale del cristianesimo da parte dell’ autorita’ imperiale di Roma praticamente si concesse ai Cristiani di edificare i luoghi di culto non piu’ in luoghi segreti e pericolosi ma alla luce del sole sfruttando gli antichi templi pagani caduti in disuso o trascurati per mancata manutenzione . Molte Chiese del centro storico e periferia furono erette ad iniziare dal IV , V secolo e successivi secoli dentro o sopra antichi edifici e templi pagani poi dedicati ad uso della riconosciuta e legalizzata religione cristiana , successive Chiese di Roma seguirono l’ esempio delle precedenti ; un esempio eclatante di questo cambio di utilizzo di un edificio antico sostituito da culto cristiano , fu la Chiesa di Sant’ Adriano nel Foro romano che fu edificata dentro l' edificio della antica Curia Iulia nel Foro Romano da papa Onorio I nell’ anno 630 , oppure la Chiesa , prossima al Pantheon , di Santa Maria sopra Minerva , edificata come dice il nome sopra un antico tempio dedicato a Minerva . Tutte queste Chiese si arricchirono cosi’ di meravigliose colonne in marmi policromi , dai piu’ comuni ai piu’ rari e in vari tipi di graniti che gli Imperatori fecero arrivare in massima parte dall’ Egitto , mentre i marmi provenivano dai piu’ diversi luoghi dell’ Impero in particolare dalla Grecia e dall’ Asia ; tutta questa magnificenza in epoca classica splendeva per ricchezza di pietre e di colori negli antichi edifici pubblici e privati di Roma . Le antiche colonne erano talmente preziose in virtu’ del raro materiale con le quali erano lavorate , che i committenti Imperatori romani , per le loro costruzioni pubbliche e private , le contrassegnavano con bolli a loro immagine posti forse alla base della colonna tramite dischetti in piombo ad imitazione delle monete , che preventivamente lavorati per fusione o forse per coniatura , andavano a riempire il cerchio incavato in precedenza nel marmo della colonna ; questi dischetti plumbei recavano l’ immagine dell’ Imperatore che le aveva ordinate ed erette in quel determinato periodo . Purtroppo soltanto pochi di questi bolli in piombo sono sopravvissuti ai secoli e in questa rara foto di questi oggetti ne vediamo alcuni che portano al dritto le immagini degli Imperatori Traiano , Adriano ed Antonino Pio , mentre al rovescio sono presenti simboli o figure allegoriche ; questi bolli ufficiali dello Stato romano avevano un diametro simile a quello delle monete in bronzo , grosso modo uguale a quelle di un sesterzio e una volta inseriti negli appositi incavi rotondi ricavati nelle colonne , venivano poi fissati . Non e’ certo se questo intervento eseguito sulla colonna finita e pronta per la spedizione fosse eseguito direttamente nel luogo di lavorazione oppure a Roma alla Marmorata sul Tevere presso l’ odierno quartiere di Testaccio , dove approdavano le navi che risalendo il fiume depositavano qui il loro prezioso carico di marmi e graniti .
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