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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/11/17 in tutte le aree
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Salve a tutti. Oggi vorrei proporre alla vostra attenzione due particolarissime monete coniate a Napoli durante il regno di Filippo IV d’Asburgo (1621-1665). Sono due tipologie accomunate, rispetto agli altri esemplari che comunque vanno sotto la dicitura di “prova” di scudo (sulla cui dicitura avremo modo di soffermarci a breve), da un rovescio molto più eloquente, figurato e dal significato decisamente più coinvolgente. Di seguito le descrizioni datene nel CNI XX, con le relative immagini tratte dalla tavola XIII: La prima (n° 759): La seconda (n° 760): Alcuni errori di stampa dovrebbero forse essere corretti nella descrizione del primo esemplare: innanzitutto il peso. In BOVI 1965 viene riportato un peso più verosimile di 18,36 g., mentre errata risulta la legenda di dritto riportata dallo studioso napoletano (…GRATIA … invece del corretto …GRA…). In secondo luogo, occorre precisare che alcune fonti (cfr. DELL’ERBA 1940), preferiscano leggere l’ultima parola della legenda di rovescio come BELLVM anziché FALLVM. Questa lettura sembra più consona al contesto generale dell’epigrafe monetaria e forse sarebbe da preferire, anche in mancanza di un chiaro riscontro fotografico (le immagini del CNI XX qui reperite non hanno saputo dirimere la questione). Fin dalle fonti più antiche (mi riferisco in particolare a FIORELLI 1871, dove troviamo descritta la seconda moneta a p. 114, n° 8077), questi strani tondelli venivano presentati come “pruove di cianfrone”, forse in virtù delle loro caratteristiche e del peso. I vari studiosi hanno poi mantenuto questa definizione, tant’è che ancora oggi esemplari simili vengono descritti come prova in rame di scudo. Notiamo, però, subito una caratteristica importante: che si tratti di ducati (come vorrebbe il DELL’ERBA 1940, o anche mezzi ducati, riprendendo FIORELLI 1871) in argento o di scudi d’oro, sotto il regno di Filippo IV nella zecca partenopea, per questi nominali, hanno sempre usato apporre sia la sigla del Maestro di Zecca che di quello di Prova, mentre su tutte le cosiddette prove in rame (comprese le presenti), troviamo la sola sigla del Maestro di Zecca: OC per Orazio Celentano, attivo tra il gennaio del 1635 ed il 5 ottobre 1636. Per le monete in rame, invece, poteva capitare più spesso che la sigla del Maestro di Prova venisse omessa e che l’intero spazio nel campo fosse dedicato solo a quella del Maestro di Zecca. Una situazione del genere, invece, sarebbe stata molto più rara per quanto riguarda un’eventuale emissione in oro o argento. Tale considerazione mi porta a dubitare che le monete di cui stiamo parlando siano effettivamente delle prove per degli scudi o per dei mezzi ducati. Inoltre, se osserviamo i dati ponderali a nostra disposizione, notiamo subito che essi non combaciano né con lo scudo d’oro (3,38 g.), né con il ducato d’argento (29,64 g.), né tantomeno con il mezzo ducato (tra il 14,82 g. ed i 16,63 g.). I pesi di queste due monete, invece, sono molto più vicini a nominali enei che circolarono e non sono considerate come emissioni di prova: il nostro n° 1, con un peso di 18,36 g., è vicino al multiplo di grano del tipo PANNUTI-RICCIO 1984, p. 169, n° 49 (che ha un peso di 17,25 g.); la nostra n° 2, con un peso di 21,37 g. (per BOVI 1965 è invece 21,20 g.), è vicina al multiplo di grano con data 1627 del tipo PANNUTI-RICCIO 1984, p. 168, n° 48 (che ha un peso di 27,63 g.). Quindi la zecca di Napoli coniò prima del 1636 (data che appare su queste due monete e su altre cosiddette prove in rame) già alcune monete in rame di grande modulo e peso, tutte molto rare, per la circolazione regnicola. Prima del 1630 il grano in rame aveva avuto un peso ufficiale di 7,61 g., mentre a partire dal 1630, qual è anche il nostro caso, con una riforma il peso del grano fu aumentato fino a toccare i 10,692 g. Possibile che queste due monete siano dei multipli di grano invece che delle prove in rame? Potrebbe essere, se pensiamo che la seconda moneta pesa 21,37 g., ovvero esattamente come il doppio di un grano post 1630: 10,692 g. (il peso di un grano nel 1636) moltiplicato per 2 dà precisamente 21,384 g., cioè il peso di un doppio grano. Potremmo azzardare un ragionamento simile per il primo esemplare, che sarebbe forse un multiplo da un grano e mezzo. Tutte queste considerazioni portano a pensare che, anziché dinanzi a prove in rame, ci troviamo davanti a monete di rame vere e proprie approntate per la circolazione effettiva, rarissime al pari degli altri multipli di grano noti per questo regnante (si pensi ad esempio al già citato multiplo PANNUTI-RICCIO 1984, p. 168, n° 48, ad un altro multiplo descritto a p. 169, n° 49 e ai doppi grani POPVLORVM QVIES, tutti esemplari considerati R5 e di difficilissima reperibilità). Passiamo ora a considerare le legende e a contestualizzare storicamente queste monete. Le legende si possono così sciogliere: 1. D/ Filippo IV per grazia di Dio (Re); R/ Non si fa la guerra senza donazioni. 2. D/ Filippo IV per grazia di Dio (Re); R/ Fulmina i potenti nemici. Iconografia e legende sono dunque molto particolari ed evocative e saranno questi elementi al centro del nostro discorso. Entrambe le monete sembrano essere collegate da un unico filo conduttore: la guerra e i fondi necessari per supportarla. Quando questi due esemplari furono coniati nel 1636 la Spagna e le sue colonie stavano attraversando una fase molto complessa della cosiddetta Guerra dei Trent’anni (1618-1648): la fase francese (1635-1648), ovvero la parte finale del conflitto che sconvolse l’Europa centrale. Anche dopo la fine della Guerra, gli spagnoli e i francesi continuarono ad affrontarsi sui campi di battaglia fino al 1659. La rivalità della Spagna cattolica di Filippo IV con la Francia (ufficiosamente protestante) di Luigi XIII e del Cardinale Richelieu (che avevano dato inizio alle ostilità) iniziò a manifestarsi segretamente già nel 1631, quando Richelieu sovvenzionò economicamente i nemici protestanti della Spagna, offrendo alla Svezia ben 400.000 talleri l’anno per le attività belliche. La Francia, pur non entrando in collisione diretta con la Spagna, tesseva i suoi piani nell’ombra per danneggiare la potenza asburgica in Europa. Dal canto loro, i ministri di Filippo IV erano sempre più preoccupati per la crescente influenza che stava acquisendo la Francia nello scacchiere politico europeo. Quando il re svedese Gustavo II Adolfo morì in combattimento nella battaglia di Lützen, il 16 novembre 1632, la fazione protestante iniziò a collezionare diversi insuccessi contro le truppe imperiali tedesche. Tra il 5 e il 6 settembre del 1634, i protestanti furono definitivamente sbaragliati da un esercito congiunto di spagnoli e tedeschi nella battaglia di Nördlingen. La disfatta fu così disastrosa che i cattolici riuscirono a far firmare ai rivali una pace, molto vantaggiosa per la Spagna e gli Asburgo, a Praga il 30 maggio 1635. Richelieu vedeva in tal modo distrutti tutti i suoi sforzi per fiaccare la potenza spagnola e far emergere quella francese. Decise infine di passare all’azione in quello stesso anno 1635, spingendo il suo re, Luigi XIII, a dichiarare apertamente guerra a Filippo IV. Gli obiettivi militari della Francia erano due: i Paesi Bassi spagnoli, da diverso tempo in agitazione, e il Ducato di Milano che era saldamente in mano iberica. L’attacco francese fu così aggressivo da spazzare via per sempre dalla Storia la famosa potenza militare spagnola: il Principe di Condé, il 19 maggio 1643, schiaccio i tercios nella battaglia di Rocroi. Da allora, sebbene la guerra continuò fino al 1659 con alterne vicende e con la perdita di molti territori spagnoli nelle Fiandre, in Italia e al confine con la Francia, a tutto beneficio di quest’ultima, la Spagna non si riprese più dal duro colpo subito a Rocroi. Con il termine delle ostilità e la firma del trattato dei Pirenei tra le due nazioni, il 7 novembre 1659, la Francia si consacrò come grande potenza europea, mentre la Spagna diventava progressivamente solo un riflesso sbiadito di quello ch’era stata fino ad allora. Fu proprio in virtù degli accordi presi nel 1659 che l’anno seguente, il 9 giugno 1660, il re francese Luigi XIV sposerà Maria Teresa di Spagna, figlia di Filippo IV. Questa unione si rivelerà fondamentale allorquando, alla morte senza eredi diretti dell’ultimo sovrano asburgico di Spagna, Carlo II, nel 1700, la Francia avanzerà pretese sul trono iberico candidando Filippo di Borbone duca d’Angiò (futuro Filippo V) come pretendente, dando inizio alla celebre Guerra di Successione spagnola. Filippo V era infatti nipote diretto di Maria Teresa di Spagna, poiché suo padre, Luigi Gran Delfino, era figlio di quest’ultima e di Luigi XIV. Le due monete in esame furono realizzate a Napoli durante la prima fase della guerra franco-spagnola: il rovescio del primo esemplare mostra chiaramente l’invocazione ad uno sforzo economico, chiesto ai Napoletani, per la conduzione della guerra. Da sempre il Regno di Napoli era stato tra i possedimenti più fertili e felici della Spagna, la quale aveva sempre approfittato per trarne denaro utile a condurre i suoi affari e, soprattutto, i suoi conflitti. Se l’eloquente legenda non fosse stata abbastanza chiara, l’iconografia non lasciava adito a dubbi: l’Abbondanza che versa denaro sulle armi e sugli attributi regali del potere. Una specie di richiamo, da parte dei Napoletani, al proprio senso del dovere verso la Patria in difficoltà. Il secondo rovescio è ben più particolare, sebbene coniato nello stesso anno. Anche qui abbiamo una legenda molto esplicita che si riferisce alla distruzione dei nemici della Spagna. La simbologia della saetta la troviamo già su alcune monete imperiali romane e si riferisce a Giove, padre degli dèi, che attraverso il lancio del fulmine distrugge e punisce i suoi nemici, in particolare i Titani. Nel 1636, infatti, le truppe parmensi di Odoardo I Farnese (1622-1646), alleato di Richelieu, furono sbaragliate da quelle spagnole che, grazie all’appoggio di Francesco I d’Este, duca di Modena, occuparono Piacenza. Sconfitto, Odoardo fu convinto da papa Urbano VIII a firmare un trattato di pace con la Spagna nel 1637, grazie al quale riottenne il controllo di Piacenza. Secondo DELL’ERBA 1940, p. 57, la moneta con l’iconografia del fulmine farebbe riferimento proprio ai successi spagnoli nel Ducato di Parma contro il Farnese. Per saperne di più: AA. VV., Corpus Nummorum Italicorum, vol. XX, Roma 1943. Giovanni BOVI, Le monete napoletane di Filippo IV (1621-65) e di Enrico di Lorena (1648), in BCNN, L-LI (1965-1966), pp. 3-99. Antonio DELL’ERBA, Spiegazione ed interpretazione di leggende ed imprese sulle monete medioevali-moderne dell’Italia meridionale, in BCNN, XXI (1940), pp. 43-63. Giuseppe FIORELLI, Catalogo del Museo Nazionale di Napoli. Medagliere, 3. Monete del medio evo e moderne, Napoli 1871. Pietro MAGLIOCCA, Maestri di Zecca, di Prova ed Incisori della zecca napoletana dal 1278 al 1734, Formia 2013. Michele PANNUTI – Vincenzo RICCIO, Le monete di Napoli dalla caduta dell’Impero Romano alla chiusura della zecca, Lugano 1984.4 punti
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Cari Lamonetiani Vi presento il mio primo Scudo di V.E.II. re di Sardegna. Nella speranza possa piacerVi, attendo un Vostro giudizio in merito. Grazie anticipatamente a chi interverrà.3 punti
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Buongiorno, ultima arrivata......da sistemare con le altre due sorelle. Ferdinando IV, Tari' 17983 punti
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Come promesso eccomi con un tondello che ha sempre rispecchiato il pensiero che ho sull'espressione incisoria. Zecca di Napoli, correva l'anno 1756 e Carlo di Borbone batteva questa bella Pubblica con ritratto settecentesco in tutto il suo splendore, i fasti del periodo lo rispecchiano pienamente, con un rovescio in cornice Barocca da ulro... Si perchè la maestria dell'incisore ed i suoi tratti, parllano, e questo tondello mi ha sempre raccontato tante cose.. Eros3 punti
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buonasera Io voto per san Vitale http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-OF/52 punti
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Penso che l'incisore FRANCESCO PUTINATI della Zecca di Milano, sia stato il primo a riprodurre l'affresco in scultura bassorilievo. Il CENACOLO VINCIANO capolavoro di LEONARDO DA VINCI, fu commissionato dal Duca di Milano LUDOVICO IL MORO nel 1494 nella chiesa di S. MARIA DELLE GRAZIE. Placchetta originale in piombo ramato mm.149x902 punti
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In questa mia stampa d'epoca si nota il panorama urbano e portuale della Livorno di fine '500 con imbarcazioni in primo piano e il faro. Panorama che si ritrova nel conio del Tollero.2 punti
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Arrivato i primi di Agosto, finito di leggere e cme sempre articoli interessantissimi, molto importante per la monetazione Sarda la scoperta di un mezzo alfonsino minuto con variante di legenda. Complimenti alla redazione e buone vacanze, li attendiamo a Settembre con il nuovo numero.2 punti
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Mi sembra che sul forum non se ne sia mai parlato, eppure si tratta dell'impero più grande (per estensione) della storia dell'India antica, nonché di uno dei più grandi del mondo antico. Può vantare inoltre una enorme produzione monetale e intriganti intrecci con Alessandro Magno e i suoi successori. L'Impero Maurya è stato fondato nel 321 a.C. da Chandragupta Maurya, abile nello spodestare Dhana Nanda, acquisendo così i territori allora parte dell'Impero Nanda. Secondo alcune fonti, Chandragupta avrebbe sconfitto Nanda conquistando Magadha, la regione nevralgica dell'impero. Altre fonti, invece, sostengono che il giovane condottiero indiano avrebbe dapprima accerchiato i territori dei Nanda, per poi dirigersi verso il fulcro dell'impero. Questa strategia, peraltro, sarebbe stata ispirata dal rimprovero di una madre verso il figlio che, mangiando il proprio pasto partendo dal centro del piatto anziché dai bordi, avrebbe rischiato di scottarsi. Immagine 1: territori sotto il controllo dell'Impero Nanda. La capitale, Patliputra, fa parte della regione Magadha. Una volta conquistata la valle indo-gangetica, Chandragupta diede inizio all'espansione del neonato Impero Maurya, dirigendosi verso nord-ovest. Il ritiro delle truppe di Alessandro Magno aveva infatti lasciato un vuoto di potere e le truppe maurya non incontrarono grosse difficoltà durante la loro avanzata. Soltanto Seleuco I Nicatore, nei pressi del fiume Indo, fu in grado, almeno in un primo momento, di arrestare l'avanzata di Chandragupta. Incontrando questo ostacolo, il giovane imperatore indiano si diresse dapprima verso le regioni centrali dell'India, per poi tornare con decisione a Ovest, arrivando così allo scontro diretto con Seleuco nel 305 a.C. Nel 303 a.C. il trattato di pace stipulato dalle parti pose fine alla guerra tra l'Impero Seleucide e quello Maurya: l'accordo conferì a Chandragupta i territori ambiti, mentre Seleuco ottenne in cambio 500 elefanti da guerra. Chandragupta fu così in grado di ottenne territori di fondamentale importanza nei collegamenti tra Occidente e Oriente, di assicurarsi la regione di Gandhara, ambita sin dai tempi degli Achemenidi per le sue ricchezze, nonché di ottenere un accesso verso il centro dell'India, regione anch'essa ricca di risorse non ancora sfruttate. Al massimo della sua estensione, sotto il regno del figlio di Chandragupta, Ashoka, l'Impero Maurya copriva un'area corrispondente all'odierna India, Pakistan, Bangladesh e parte di Afghanistan e Iran. Immagine 2: territori sotto il controllo dell'Impero Maurya nella sua massima estensione. Ci sarebbe molto altro da dire, vediamo cosa riesco a fare...Se volete aggiungere altre informazioni, prima di passare alle monete, non esitate1 punto
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Buongiorno a tutti. Vediamo che è il primo che arriva a classificare la moneta seguente, per adesso inserisco solo il dritto: Scusate le foto, ma almeno per adesso non riesco a fare di meglio.1 punto
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Sopratutto se contengono 681 denari del patriarca di Aquileia Bertoldo di Andechs, 480 del Vescovo di Trieste Leonardo e del suo successore Volrico de Portis e 3 denari del duca di Carinzia Bernardo II Spanheim!1 punto
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Vado a memoria...molta dell'iconografia bizantina deriva,bene o male,dall'arte romana tardoantica. Tipica espressione di questo periodo erano I dittici eburnei,che il piu' delle volte raffiguravano consoli,senatori ecc,nell'atto di inaugurare giochi o manifestazioni ludiche,da loro offerte,proprio gettando del loro palco una "mappa",sorta di tessuto che simboleggiava il loro diritto a dare inizio alle gare. Probabilmente questo gesto o comunque questa simbologia si e' fossilizzata nell'arte bizantina quale ostentazione di potere. Abbi pazienza e correggimi pure se ho detto una castroneria .1 punto
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@Rocco68..tu sei un "furbacchione"... ma apprezza questo appellativo perchè è onorevole; già ho capito dove vuoi andare a "parare".... certo che sono dello stesso incisore...qui è pure facile....c'è la lettera come iniziale. Ma poi tu mi dirai....come mai alcuni ? puntini, puntini, puntini. Giusto ? ... fai la domanda completa....1 punto
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Il tetra che ha postato Archestrato ( che saluto) è una delle poche monete genuine (credo 6 ) che esistevano prima del ripostiglio di Lentini 1988 ed era considerata estremamente rara. La storia del ripostiglio è degna di un film. Riconoscere le copie non è tanto difficile , anche se la riproduzione è stata fedelissima come impronta. Basta osservare pochi dettagli, bordo, perlinato , fondi, metallo. Spero di postare alcuni esempi di quando descritto sopra.1 punto
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Buonasera, Dato che un confronto tra esemplari degli stessi conii può essere utile, di seguito allego le immagini in buona risoluzione di un esemplare proveniente dal medagliere di Parigi, Biblioteca Nazionale di Francia (moneta che purtroppo ha i rilievi un po' consunti, ma ancora ottimamente leggibili).1 punto
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Ciao Emilio, non devi "ricrederti " per niente. Trattasi di una delle tante copie riprodotte subito dopo il famoso ripostiglio.1 punto
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Bello scudone! A parte i normali segni nei campi l'usura è minima, proprio solo un poco nei punti più in rilievo del diritto.. Come già detto il bordo senza segni importanti .. Non voglio dare una classificazione, non mi ritengo adatto a questo, ma è una bellissima moneta da inserire in collezione! I miei complimenti, direi che è la conservazione appena vissuta di una moneta come piace a me!!1 punto
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Bella, moneta gradevolissima pur nella sua non alta conservazione, con graziosa e delicata patina, bel bordo, in linea con le consuete problematiche congenite. Ritratto che conserva la sua espressività grazie ai bei rilievi di barba, baffi e capigliatura. Da queste foto, con visione tramite Smartphone, mi sembra di intravedere un po di appiattimento per usura dello zigomo, nel caso potrebbe confermare. globalmente, sempre da queste foto, la forbice di grading credo possa oscillare tra un buon Bb/Bb-Spl fino al qSpl per il rovescio. bella moneta, mi piace, complimenti per il gusto nella scelta ?, sempre visibile in ogni Suo pezzo cordialmente, Fab1 punto
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Nell'attesa che qualche altro utente posti le proprie monete preferite..... Ecco a voi la Piastra 1794 di Ferdinando IV, con patina iridescente.1 punto
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Pero Rocco, inizi subito con i carichi... Beh, il Tari con quella leggenda, rarissimo e con bella patina, per cui comprendo la tua fierezza. Però anche il 10 Tornese con quel dritto non scherza mica, sempre ostico il rame dei grandi moduli Napoletani, senza contare il fascino del ritratto del secondo tipo di Ferdinando II.. Eros1 punto
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Livorno nel 1540 con la torre di Matilde e la quadratura dei pisani edificata nel 1392. Anche la torre del Marzocco costruita nel 1460.1 punto
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Provvedo subito con un'altra mia napoletana (l'avrete capito che amo queste monete). 10 Tornesi 1840.1 punto
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Si @rcamil lo so è quella che ho citato all'inizio grazie! Esatto mi riferivo a questo @monetiere, una discussione dove mettere tutte le monete a cui hanno modificato il ritratto. Dove si potrebbe aprore una discussione del genere sulla piazzaetta del numismatico? A presto, Alb123 P.s.Se vuoi nel frattempo pui postarla qui.1 punto
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Ecco una delle tante di cui vado fiero, il Tari' del 1794 SICLIAR, ad oggi il secondo esemplare conosciuto e non riportato in nessun catalogo.1 punto
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Anch'io ho delle belle monete da postare!! Stasera cerco di caricarle!! Buona giornata!! Auriate1 punto
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Ancora litografie o vecchie mappe del porto di Livorno, dove le Galee caricavano e scaricavano le loro preziose merci..1 punto
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numismatica povera, sigillo in rame (piombo) gr. 4,17 cosa poteva servire ?1 punto
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Ciao, come di consueto per @grigioviolauna bella analisi di un contesto numismatico inserito in quello storico... Un'unica pecca se mi consenti: manca la localizzazione del Tresor de la Guerche-sur-l'Aubois. Cosa non da poco dal momento che poi proponi le varia mappe con i depositi monetali divisi per anno (e quindi per invasione/evento bellico da parte di popoli germanici invasori). La sua posizione è bella centrale: Qui nel confronto l'ho accostato alla cartina di distribuzione del periodo 262-265 (cartina 7) e ci può stare anche se in una posizione un po' marginale. Per il 258-260 ci sta benissimo ma la escludiamo per l'emissione del 261. Per il 260-261 abbiamo una situazione simile a quella della cartina 7, ovvero un po' marginale rispetto al grosso dei rinvenimenti ma comunque plausibile. Deposito collegato a disordini attribuibili ad una avanzata nella Gallia Narbonese da parte di Gallieno (261?) ... la vedrei un po' tirata come ipotesi, le distanze sono abbastanza grandi. E in presenza dell'ultima moneta emessa nel 261 mi fa supporre piuttosto come causa disordini del periodo 262-265... Una considerazione un po' off topic. Se la campagna gallica di Gallieno è del 261 perchè non si ha evidenza nella cartina 6 di depositi monetali nella Narbonese? Si trattò di una campagna di piccolo impatto? Non diede mai la sensazione di "pericolo imminente"? O ancora l'esercito centrale non era sentito come un vero e proprio nemico? Ciao Illyricum1 punto
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Pero' (c'e' sempre un pero' ) perche' limitarsi ad una mera ricostruzione anastatica ? Perche' non metterci del nostro? Sottinteso che questa opera fara' da controcanto al San Michele,abbiamo voluto vedere la cosa dal punto di vista degli "altri" I "Romaioi", i Romani intesi come Italici, come abitanti autoctoni dell'Italia,I "Romagnoli" per intenderci. Infatti abbiamo anche deciso il titolo dell'opera: silissa ton Romaion, la Regina dei "Romani". Diciamocela tutta :in quel periodo Roma non era piu' la Caput Mundi ,era ancora splendida ma oramai viveva sugli allori,il primato le era stato tolto da Ravenna ,in primis per via della sua maggiore difendibilita' e raggiungibilita' da parte di Bisanzio,poi perche' la citta' romagnola era ormai diventato palcoscenico per tutte le innovazioni artistiche e architettoniche. Infatti il livello delle pitture di Santa Maria antiqua non e' eccelso,pur trattandosi di committenze papali o comunque del suo entourage,cio' denota una certa stagnazione se non decadenza nella qualita pittorica espressa nell'Urbe. La misura della differenza ci e data dai mosaici ravennati punta di diamante di un' arte iconografica al top in quel momento in Italia. Quindi nella nostra rappresentazione cercheremo di alzare un po' il livello qualitativo,senza raggiungere la cifra stilistica del maestro di Castelseprio,ma restando comunque agganciati alla qualita' elevata espressa nella"Felix Ravenna" di VI sec. Cosi ecco quella che e' la prima bozza,la sinopia di un'opera d'arte (perdonatemi l'immodestia,ma d'altronde l'autore materiale e' un vero artista) colta sul nascere. Grazie a tutti coloro che vorranno seguirci in questo percorso. Saluti. Adelchi.1 punto
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Ciao a tutti, continuo nel mio viaggio nel tempo del Vicereale Spagnolo.. Ecco un nuovo arrivo: Mezzo Carlino o Zanetta di FIlippo II° IL mezzo carlino, in generale, era una moneta odiata dal popolo, in quanto era fatto, sovente, oggetto di tosatura, attuata, tramite la zanetta.. La conseguenza della tosatura era che la moneta perdeva il suo valore fiduciario, che si riduceva sulla base dell'entità della tosatura e, quindi, della riduzione di peso.. La moneta, in questione, seppur comune.. ha un tondello integro ed un peso quasi nella media g. 1,30. Saluti Eliodoro1 punto
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Ciao @alb123, il migliore Imperatore romano fu e rimarra' per sempre : Traiano , non per plageria i contemporanei gli attribuirono l' appellativo di Optimus Princeps , bensi' perché lo merito' , non solo per le sue campagne militari ma anche per le sue azioni in campo civile e sociale ; appunto per queste sue doti umane il sommo poeta Dante Alighieri pone il pagano Traiano in Purgatorio , infatti nel Canto X si trova questo passo : Esempi di umiltà: Traiano e la vedova (70-96) Dante si muove dal punto in cui si trova e vede scolpita un'altra storia nel bianco marmo, proprio accanto a Micòl. Qui è rappresentata la gloria dell'imperatore Traiano , che spinse papa Gregorio a pregare per la sua salvezza: l'imperatore è raffigurato a cavallo, mentre una vedova gli si avvicina in lacrime. Intorno a lui è pieno di cavalieri che levano al cielo le insegne imperiali a forma di aquila d'oro, che sembrano muoversi al vento. Sembra che la vedova si rivolga a Traiano e gli chieda giustizia per il figlio ucciso, mentre l'imperatore risponde di attendere il suo ritorno. La vedova ribatte che Traiano potrebbe non tornare, e lui replica che il suo successore le darà soddisfazione. La vedova ricorda al principe che se un altro farà del bene al suo posto a lui non verrà alcun vantaggio e Traiano accetta allora di fare giustizia prima di partire, poiché prova pietà per la donna. Solo Dio, osserva Dante, può aver prodotto tali sculture, che non si sono mai viste sulla Terra e che sembrano parlare anche se non lo fanno. Altri Imperatori che si possono accostare a Traiano ma su un gradino inferiore , secondo me sono stati il predecessore Nerva ai cui principi spesso si ispiro' Traiano e Antonino Pio . Adriano sarebbe stato un degno erede ma la pace che seppe dare al suo Impero fu inquinata da una condotta morale non all' altezza degli Imperatori nominati , mentre alla memoria del grande Marco Aurelio purtroppo influi' negativamente il triste fatto dei Martiri di Lione e di aver restaurato la successione al trono ereditaria anziché la scelta del migliore e Commodo ne fu la triste conseguenza . Non trovo altri Imperatori all' altezza di Nerva , Traiano ed Antonino Pio .1 punto
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Cosa si intende esattamente per tessera, cioè a cosa servivano ? Salve Da un articolo di Paolo Pitotto.1 punto
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Ciao Il reale del 93 non è una moneta comune, rara ma non rarissima La conservazione dalle immagini non è il massimo. ..ora chiedi.. conviene? La risposta dipende dal senso della domanda, non è un investimento, compri una moneta non bellissima ad un prezzo non elevatissimo.. La domanda mia è .. ti piace? Sicuramente un domani dovessi rivenderla difficilmente ci guadagneresti, mentre è probabile che se non ti piace la vorresti sostituire.. Se invece ti piace e pensi che di dia "qualcosa" inserirla in collezione la spesa non è alta... però con qualcosa in più e pazienza magari trovi altro..1 punto
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Cerchiamo di fare informazione in modo corretto. le monete antiche non si comprano a porta portese.... dai per favore, spero sia stata una battuta... skuby1 punto
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Saputo del tuo acquisto dal tuo fornitore... Io attendo .. mi sono messo in coda, prima o poi ne arriva un altro! In questi giorni la prima preoccupazione è trovare un poco di fresco!!1 punto
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TUTTE e, con grande difficoltà, mi separerei - forse -, dalle doppie...1 punto
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Sarà il caldo ma non sono riuscito a dare una "casa" a questa moneta di Milano, pesa gr.3,07 aiutatemi sono fuso ringrazio anticipatamente1 punto
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Gran bella moneta, mi personalissimo parere il qSPL è un po abbondante, comunque a quel prezzo mi pare una buona presa... Ottimo!!1 punto
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Veniamo al "serpente",lo abbiamo ,canonicamente,posizionato,sotto I piedi dell'Arcangelo ,nella consueta simbologia del bene che sottomette il male. A ben guardare, notiamo pero',che lo stile del rettile e' stranamente medioevale ,quasi romanico,e la cosa e' voluta. Infatti il nostro intento era quello di sovrapporre ulteriormente la figura di San Michele a quella di Thor. Se noi consideriamo il "drago" dal punto di vista della mitologia norrena possiamo identificarlo con Jormungand,il serpente del mondo,che fu precipitato sul fondo dell'Oceano da Thor a causa della sua natura maligna,( altra similitudine con il Principe delle milizie Celesti che precipita Lucifero agli inferi )qui crebbe fino ad avvolgere il mondo quasi a causarne la fine (Ragnarok ),allora il Dio del tuono lo combatte' nuovamente fino ad ucciderlo,qui finiscono le similitudini poiche' nello scontro Thor muore avvelenato dal rettile figlio di Loki. Ma nel nostro quadro con che cosa l'Arcangelo uccide il Maligno? Con il tallone della lancia e qui ,perdonateci,abbiamo voluto fare un piccolo gioco di parole,infatti quello che noi in italiano chiamiamo tallone o puntale, in greco (e in gergo tecnico) viene definito sauroter,che significa "uccisore di lucertole",probabilmente perche' gli opliti nei momenti di calma o di noia lo usavano per infilzare lucertole o piccoli animali,quindi risulta appropriato e un po' ironico che San Michele utilizzi proprio tale strumento per immobilizzare il " Serpente". Ancora un particolare : avvolto attorno all'asta,appena sopra il tallone,abbiamo raffigurato un serpentello o meglio una vipera,la vipera d'oro adorata dai Longobardi e stigmatizzata dai vescovi cattolici che ne condannavano il culto come riminescenza pagana,senza troppo successo se ancora oggi a Cocullo in Abruzzo viene celebrata la festa di S.Domenico con I Serpari,chiaramente di derivazione pagano-longobarda. Oppure possiamo considerare tale serpentello come simbolo del male che non viene mai sconfitto del tutto e torna cosi a rinascere come controparte indispensabile al bene per esistere,in una sorta di yin e yang trasposto in forme "romanicheggianti". Sperando di non avervi annoiati: saluti. Adelchi1 punto
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Ecco qualcosa di più antico, un Pentonkion, zecca di Messina, datato 220 a.C.1 punto
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Altra moneta a cui sono molto affezionato, il mezzo scudo da 5 tari di Filippo II, zecca di Messina.1 punto
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Altra moneta che di piace rigirare fra le mani.....è questa piastra di Ferdinando IV anno 1816. Comprata ben sedici anni fa e cosi' catalogata: Piastra da 120 Grana, anno .1816. Punto prima e dopo la data. Bordo "dritto" Riferimenti: Pagani 69/c _D'Incerti 24/f Peso 27,52 grammi Conservazione: SPL1 punto
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