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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/01/17 in tutte le aree

  1. in arrivo Regno d’Italia Ottone II o Ottone III di Sassonia (973-1002) Venezia Denaro, 973 - post 996 g. 1,52 D/ (croce) OTO IMPERATOR Croce con estremità terminanti a punta, globetto in ciascuno dei quattro quarti. R/ PTIVIVIIIIV Tempio a due colonne con croce nel mezzo. Attribuita dal CNI a Ottone II o Ottone III di Sassonia (973-1002) per la zecca di Milano.
    4 punti
  2. Salve, segnalo : http://www.ilgiornaledellanumismatica.it/?p=13838
    4 punti
  3. "Chiedete e vi sarà dato" Magari fosse sempre così... Saluti Simone RIN2010_La_Circolazione_del_Tallero_e_della_Lira_in_Etiopia_Durante_l'Occupazione_Italiana.pdf
    3 punti
  4. Io credo che comunque la bellezza della numismatica non è il collezionismo di monete fine a se stesso, ma è il fatto che ogni singola moneta può raccontare una storia, e la storia dell'umanità racchiusa in così poco.?
    3 punti
  5. Continuando con le medicee e con Pisa Tallero di Cosimo II 1616 r3 ex asta Varesi n 67 lotto 313 millesimo interessante, bella patina, spl. I gigli sull ultima palla in alto sul rovescio sono presenti e la patina tende a cangiare, ha una forte decentratura del tondello al diritto..mentre al rovescio è centrata, ma nel complesso visto anche la data più rara mi è piaciuta.. Saluti Fofo
    2 punti
  6. Splendida , bella patina e non mi dispiace anche la decentratura
    2 punti
  7. Ciao Luigi, il mio parere te lo riconfermo, spassionatamente e con tutto il cuore: Sorvola, e tieniti stretto il tuo tallero, che tra l'altro, ha una patina che non mi dispiace, mentre le altre due... Tra parentesi, essendo realisti, lui propone due monete, COMUNISSIME, messe come sono, ad un prezzo PER ME, assurdo, io, a voler fare una pazzia, 100€ già mi peserebbero per quelle due. Tieniti il tallero, che oltre ad essere più commerciale, è anche mooolto più gradevole come conservazione. PER ME, ci perderesti... alla grande proprio. Sempre a disposizione, anche in privato, per eventuali dubbi o domande, Fabrizio
    2 punti
  8. Piccolo o denaro di Venezia, ex scodellato (nel senso che qualcuno o qualcosa lo ha improvvidamente appiattito) a mio parere attribuibile a Pietro Gradenigo, vedi collegamento al catologo on-line https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-PIG/3 ciao Mario
    2 punti
  9. Grazie a tutti per i vostri commenti, le piastre secondo me sono molto belle da vicino, anche se soffrono per una pulizia del metallo che ne ha deturpato la bellezza ed appeal. Il venditore le aveva valutate circa 250 euro , anche se io non spenderei in tutto più di 130 euro. Cosa che mi frena e che il venditore vorrebbe scambiare le due monete con il mio tallero Italicum SPL che vedete sotto: Saluti Luigi
    2 punti
  10. Ecco qui il quattrino del 91...l'avevo già postato per chiedere pareri sul rimuovere o meno le incrostazioni...ma non ho mai avuto il coraggio di agire sulla moneta.. I rilievi mi sembrano buoni e nonostante i difetti mi piace pensare che li sotto ... c'è ancora una bella moneta!
    2 punti
  11. Quando acquistavo monete dal vaticano ho sempre fatto il vaglia internazionale. E' scomodo perchè bisogna recarsi all'ufficio postale. La prima volta è stato panico perchè nessuno sapeva quali codici bisognava inserire. Adesso ho risolto il problema: non compro più monete del Vaticano. Mi arrivano le mail dicendo che non ho ancora fatto l'ordine per le monete a me assegnate e io gentilmente, declino l'invito invitandoli ad assegnarle ad altri utenti. Non acquisto più per il semplice motivo che oramai le monete in euro sono diventate un salasso e un business con continue emissioni di ricorrenze e ricordi vari.
    2 punti
  12. Hai ragione @chievolan, non ho messo le virgolette attorno a "consigli per gli acquisti". La biunivocità sarebbe, forse, apparsa un po' più chiara. E' importante che le facciano vedere, dici. E in linea di massima sono d'accordo con te. Poi provo a contestualizzare. Ovviamente il discorso non é generale, parlo di una tendenza, non parlo quindi di tutti gli utenti, ma di una minoranza che ho notato essere particolarmente attiva in alcune sezioni ultimamente. Contestualizzando... cosa ci fanno vedere? C'é quello che mostra una moneta probabilmente da scavo, ma ovviamente non sa il peso perché non ce l'ha lui, non sa cosa sia ma vuole sapere quanto vale. E' importante che ci sia fatta vedere? Sì, se si potesse appurare che l'ha scavata clandestinamente o si appresta a ricettarla. e si potesse di conseguenza denunciarlo, o almeno tracciare la moneta (se importante - non é mai il caso). Ma non é questa la missione del forum. Quell'altro si trova in tasca qualche migliaio di euro di cui non sa che fare (o almeno questa é l'immagine di sé che vuole proiettare), sceglie (malamente) qualche pezzo improbabile da un negoziante e domanda "che dite, quale compro...?". Potrei proseguire con gli esempi, ma non ne ho voglia. Sono stanco. Voglio bene a questo forum (l'unico forum a cui partecipo, e sì che ho tanti interessi...) ma francamente comincio ad averne abbastanza. Non del forum, ma dell'utenza che lo sta riempiendo negli ultimi tempi. E il forum non é che un contenitore. Vabbé, ho detto la mia. Apertamente e senza bizantinismi, come sempre. Reficul mi perdonerà.
    2 punti
  13. Buona sera a tutti. Vorrei ringraziare @Monetaio che con le sue felici foto ha reso efficacemente quanto detto a parole. Mi son fatto una personale idea sul fallimento del tallero d'Italia in Eritrea, mediante lettura di articoli e testi numismatici ma, soprattutto, economici. Sicuramente è stata importante la componente "consuetudine", "abitudine", "familiarità" nelle menti degli eritrei, abituati da generazioni a negoziare, comprare, vendere, stimare, valutare ecc. in funzione del mitico tallero di Maria Teresa, vera e propria moneta internazionale di quegli anni, felicemente accettata e utilizzata come mezzo di scambio non solo nel Corno d'Africa, ma anche nelle colonie inglesi e francesi del continente africano, nella penisola arabica, fino ai territori indiani e del lontano oriente (Giava, Sumatra, Borneo), così come peraltro già fatto notare da altri nei precedenti interventi. Però lo studio (blando per la verità...) della situazione economica europea negli anni della Grande Guerra, e in quelli immediatamente successivi, mi ha portato ad affiancare al dato emozionale anche un dato più scientifico, basato su considerazioni più prettamente economiche e mi spiego. E' noto che il prezzo dell'argento, durante gli anni della Grande Guerra, salì velocemente ed in modo vertiginoso, raggiungendo un picco nel dicembre 1919. In quell'anno, rispetto al 1915, il valore del bianco metallo era aumentato di circa 5 volte e mezzo. Poi il valore dell'argento iniziò una lenta discesa, orientativamente verso la fine del 1920. Probabilmente mantenere nella Colonia Eritrea un sistema monetario imperniato sul tallero d'Italia, di ottimo argento come sappiamo, dovette essere, almeno inizialmente, eccessivamente oneroso per le casse nazionali.
    2 punti
  14. certo che sentire dire che il numero di discussioni è calato nella sezione Identificazioni, mi costringe a dire qualche cosa. Sono diretto, ma senza alcuna polemica. Prima di tutto questa osservazione fatta da un utente che è iscritto dal 2013 ed ha 107 interventi in tutto, lascia un poco perplesso, aggiungo inoltre che di questi 107 interventi, la maggior parte sono richieste di identificazioni, pertanto è chiaro che se tutti avessero questi "tempi" non ci si potrebbe aspettare che il forum cresca, perlomeno come interventi. Comunque se le richieste di @turbato non sono ancora state risolte , certamente non è per cattiva volontà, ma forse richiedono maggiori ricerche e come ben sapete, non siamo motori di ricerca, e il tempo lo si deve trovare nel tempo libero. Devo dire pero' che come diretto interessato, sentire questo, mi è dispiaciuto, in quanto mi sento chiamato in causa . Porto a conoscenza che di interventi dal .2010 ne ho circa 19500 e quasi tutti dedicati ad identificare monete, pertanto da questo punto di vista mi sento ampiamente a posto con la coscienza . Forse un periodo di stanca, è vero, esiste anche in questa sezione forse perchè purtroppo ha visto peggiorare la tipologia di utenti , molti usano il "mordi e fuggi" chiedendo molte volte in modo sgarbato e arrogante e il piu' delle volte , ottenuta la risposta non rivolgono nemmeno un cenno di ringraziamento Questo certamente non incentiva chi con buona volontà si presterebbe ad aiutarli..
    2 punti
  15. Recentemente ho acquistato da un commerciante il Quattrino coniato a Roma per la Sede Vacante del Camerlengo Ippolito Aldobrandini in quanto era la prima volta che vedevo questa moneta. Considerato la difficile reperibilità della tipologia, non ho dato molta importanza alla conservazione, anche se sono ben visibili le principali caratteristiche come lo stemma del Cardinale e il Cristo in ellisse radiante. Da un'analisi della mia documentazione ho rintracciato solamente un paio di passaggi: uno bucato e non illustrato,l'altroin M&M 2008 in conservazione decisamente inferiore a questo. Probabilmente i Quattrini delle Sedi Vacanti passano in secondo piano rispetto agli imponenti moduli delle Piastre o dei Testoni, forse è la causa della loro scarsa presenza nel mercato numismatico. Gradite segnalazioni e considerazioni in merito alla rarità di questo Quattrino. DARECTASAPERE
    1 punto
  16. Approfitto del post 13.000 per fare qualche riflessione... Onestamente mai avrei pensato di essere qui ancora dopo 8 anni a riflettere e con la voglia intatta di raggiungere nuovi sogni numismatici, nuovi progetti, nuove idee , il pensare sempre positivo e credere in quello che faccio indubbiamente mi ha aiutato e certamente aiuta. Ai tempi raccontai qui in un post del collezionista solitario, post realissimo anche se un po' triste, il collezionista solitario c'è sempre anche se gli anni passano per tutti, ma oggi siamo ancora così solitari o è cambiato qualcosa ? Giorni fa ero in uno studio di un noto commerciante milanese e riflettevamo su questi aspetti, è bello vedere monete, anche comprarle, ma anche parlare sempre... Mi diceva, almeno per Milano, tutto è cambiato in questi anni, una volta il collezionista veniva, guardava, comprava e poi tutto finiva lì, ora tutto è diverso. Ho messo una collezione on line di monete non di grande conservazione, da studio, con varianti, rarità e in tanti sono arrivati con una inclinazione più che per il possedere per lo studio. E poi cosa per me incredibile scopro che tutti si conoscono, siete tutti amici, vi parlate, fate iniziative importanti, idee, progetti, è cambiato insomma tutto. E tanti di quelli che sono venuti sono giovani, alcuni molto giovani, già molto competenti, che sanno, studiano, è tutto estremamente bello, incredibile, entusiasmante, fa piacere questa svolta milanese, ma non solo ovviamente...dice il commerciante. E' così gli dico, lo sappiamo, lo vediamo, Milano sta vivendo un momento bello, di rinascita culturale e numismatica, di grandi fermenti, di aggregazione, di iniziative, mi ricorda u po' Napoli di due o tre anni fa. La risposta ha però un nome gli dico, meglio dirlo subito, ed è Lamoneta e i gruppi che si sono formati in essa, Milano sicuramente. Lamoneta ha permesso di conoscersi realmente, scambiarsi opinioni, fare amicizie, gruppo e far nascere iniziative che voi conoscete tipo Parma coi giovani, l'Ambrosiana, il Gazzettino e altre che verranno.. Un miracolo ? Un po' forse si, ma senza l'apporto di questo mezzo tecnologico che ha unito e permesso le conoscenze oggi il collezionista sarebbe per me più o meno come il collezionista solitario. Si, stanno cambiando molte cose nella nostra numismatica, altri sogni si realizzeranno ne sono sicuro in futuro, altri si confermeranno, una nuova primavera ? Per me si, certo qualche nube rimane sempre all'orizzonte ma non si può unire tutti, tutti, certo si va verso una numismatica, come auspicato da molti, più aperta, per tutti, per i giovani, per una sana divulgazione culturale e chi rimane ancora fermo su posizioni chiuse ed arroccate dovrà capire che si deve innovare, seguire i tempi, dialogare rispettando le tradizioni, ma fermi no... E mi piacerebbe sentire quando si nominano in certi ambiti, Lamoneta, Parma, Gazzettino e altro ancora che non si dicesse Lamoneta che ? Lamoneta è anche tutto questo, una numismatica più grande, uomini più consapevoli delle loro storie e identità, è giovani, divulgazione, conoscenze, una crescita culturale di tanti, è comunicazione, iniziative, progetti, idee e anche grandi sogni che poi ogni tanto come vediamo in molti a volte si realizzano anche, basta crederci e provarci...!
    1 punto
  17. Buonasera a tutti Mi sono appena aggiudicato la moneta sopracitata : grosso di Cremona con sant'omobono di Francesco II Sforza del 1527.. La moneta mi è arrivata stamane e sinceramente non avrei resistito un altro giorno ad aspettare per metterla in collezione.. Vado a casa con la busta e fin qui tutto bene, poi una volta aperta la busta e tirato fuori la moneta sono rimasto un po perplesso e quasi sconsolato.. Vi spiego, la moneta sembra genuina, quindi non un falso recente, ma un "genuino"che non mi convince: la moneta ha un argentatura fantastica, quasi accecante, il problema è che sui rilievi più alti e non, ci sono questi punti color ottone (o bronzo) che mi fanno pensare ad un eventuale falso d epoca argentato.. prendendo come riferimento il Fenti, che diciamo è quello un po più approfondito in materia, cataloga la moneta come un tondello in argento a bassa percentuale.. ok ci può stare, ma un argento così come dice lui, o una mistura non dovrebbe avere questi difetti così "grossolani"... allego foto fronte e retro e del contorno che sembra quasi che da una tentata tosatura salti fuori l anima in ottone o bronzo.. io chiedo gentilmente, se possibile (anche se so che determinare l autenticità di una moneta da una foto non è facile) di esprimere e proprie opinioni nel bene o nel male, anche perché spendere 532 € per una moneta (io, ragazzo di 21 anni) richiede un bello sforzo economico... Io mi sono già fatto avanti chiamando la casa d aste chiedendo come comportarmi nel caso fosse un falso, e la loro risposta è di spedire la moneta indietro con la motivazione di tutto ciò e la perizia di un perito conosciuto... ringrazio in anticipo per chiunque mi dia una mano.. stefano
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  18. Buongiorno al forum. Apro la discussione per condividere le immagini della mia prima medaglia. Si tratta di un acquisto estemporaneo, raccolgo principalmente sovrane britanniche, e motivato esclusivamente da ragioni estetiche. Devo dire che vederla accanto agli altri ritratti della regina nel fiore degli anni mi lascia molto soddisfatto, nonostante la natura estremamente diverse delle emissioni. Nel 1867 il "British North America Act" unì Nuova Scozia e Nuovo Brunswick a Québec e Ontario, facendone un unico dominio sotto il nome del Canada (preferendo questo nome agli altri che furono proposti: Victorialand, Borealia, Cabotia, Tuponia – The United Provinces of North America, Superior, Norland e Hochelaga) Ho trovato in rete la locandina pubblicitaria di quando venne emessa che riporta anche i dati ponderali: ed anche le immagini della versione in argento Non penso che questa emissione fu commissionata dallo Stato ma ho trovato su ACsearch l'esemplare a cui fa il verso. Ha dati ponderali diversi e compare nella ricerca in un unico esemplare. https://www.acsearch.info/search.html?id=2405241 Si distingue per il conio ed immediatamente per la presenza nella riproduzione di una crocetta nel campo dietro il collo della sovrana. In un sito d'aste canadese ho trovato anche due passaggi relativi alla "mia" medaglietta. http://auctions.gbellauctions.com/Canadian-Medal_i26106364 http://auctions.gbellauctions.com/Canadian-Medals-Private-Issue-Gold-Medal-in-Case-of-Issue_i23266807 Nelle descrizioni è effettivamente dichiarata come emissione privata con tanto di produttore e coniatore. E' una cosa usuale, fra le medaglie, che le emissioni private copino le emissioni ufficiali? In effetti ho visto in passato, in questa stessa sezione, medaglie che riproducevano fedelmente "San Giorgio e il Drago" di Pistrucci. Non esiste nessun tipo di copyright sulle medaglie? Ancora Buona giornata e ringrazio anticipatamente se qualcuno ha ulteriori informazioni riguardo la medaglia che ho presentato. E.
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  19. Buonasera. Questa monetina è molto comune, ma mi ha piaciuto perché non era consumata e aveva una bella patina nera. A presto. Alain.
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  20. Quando si sciolgono dei dubbi e qualcuno "impara" a leggere i manuali nella maniera corretta non è mai perdere tempo. Credici che tanti di noi, me compreso, abbiamo preso fischi per fiaschi. Basta non demordere e perseverare con lo studio. Vedrai che con il tempo toccherà a te dare agli altri le giuste spiegazioni. Buon studio.
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  21. Stefano... tranquillo che il perito non ti fa pagare il parere... portala da un buon perito e chiedigli che ne pensa, se crede che sia falsa poi gli chiedi di periziarla e paghi la perizia... Comunque mi rimane davvero difficile giudicare una moneta come questa... non ne ho mai viste dal vivo e non ci sono grandi evidenze... Magdi
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  22. Ciao @mingo-2008...Perché stai guardando le monete coniate per Vittorio Emanuele Re Eletto 1859-1861 mentre devi guardare Carlo Felice Regno di Sardegna 1821-1831.
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  23. I libri sono nati per essere letti ?? È la zecca.
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  24. Buona serata Assolutamente d'accordo; mai viste certificazioni di lecita provenienza; si sono viste invece monete che - per com'erano messe - davano moolto da pensare ed in genere si è risposto dando indicazioni circa le obbligazioni di legge. saluti luciano
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  25. Ho introdotto questo tema perchè è uno di quelli che mi ha affascinato in particolar modo durante il corso di Etruscologia nel quale abbiamo appunto analizzato i passi di Plutarco sull'argomento...Spero di riuscire a mettere su un intervento al riguardo questa sera
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  26. Salve a tutti. Oggi vorrei proporre, in questo mio nuovo intervento di approfondimento, una moneta, per certi versi ancora argomento di dibattito, della più grande rarità, battuta sotto il regno di Filippo III d’Asburgo come re di Spagna (1598 – 1621). Una moneta che, per certi versi, è ancora “evanescente” e sfuggente. Il mio obiettivo sarà, dunque, quello di riproporre nuovamente le nostre conoscenze su questo nominale, anche attraverso lo spoglio delle passate ricerche, per permettere infine una sua maggiore comprensione. Passiamo quindi subito ad illustrare l’oggetto della nostra discussione: D/ PHILIPP • III • D • G • REX • V Busto giovanile con corona radiata e corazza volto a destra. R/ SICILIAE – HIERVSA Stemma a cuore, coronato, in cornice di cartocci. Peso: 3 grammi. Diametro: 28 mm (secondo CNI XX) o 24 mm (secondo Bovi). Metallo: Oro 22 carati (secondo Prota). Bibliografia essenziale: · AA. VV., Corpus Nummorum Italicorum vol. XX (abbreviato in CNI XX), Roma 1943, p. 222, n° 393 (il busto è erroneamente riportato come rivolto a sinistra anziché a destra); · Giovanni Bovi, Le monete napoletane di Filippo III (1598 – 1621), in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, anno LII, gennaio – dicembre, Napoli 1967, pp. 3 – 55, in particolare la moneta è descritta a p. 37, n° 53; · Alberto D’Andrea – Christian Andreani – Simonluca Perfetto, Le monete napoletane da Filippo II a Carlo VI, Castellalto (TE) 2011, p. 167, n° 1 (tra i riferimenti, viene erroneamente riportata come assente in CNI XX); · Michele Pannuti – Vincenzo Riccio, Le monete di Napoli dalla caduta dell’Impero Romano alla chiusura della zecca, Lugano 1984, p. 138, n° 1 (le legende riportate nella descrizione sono errate rispetto a quelle che possono leggersi sulla moneta illustrata nell’immagine); · Carlo Prota, Lo scudo di oro di Filippo III di Spagna coniato a Napoli, in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano. Studi e Ricerche, Napoli 1926, pp. 26 – 30, in particolare la moneta è descritta ed illustrata a p. 29. Fig. 1: Lo scudo d'oro di Filippo III così come appare in Pannuti - Riccio, op. cit., p. 138. Singolarmente, per il periodo storico di cui trattiamo, non si conosceva alcuna moneta d’oro di Filippo III per Napoli prima che, nel 1926, Carlo Prota presentasse per la prima volta questo scudo. Fino ad allora, si conosceva solo un pezzo, presunto aureo, per questo sovrano, con i tipi identici al carlino con legenda EGO IN FIDE, coniato nel 1600 (per tale carlino in argento, cfr. Pannuti – Riccio, op. cit., p. 142, n° 16 e seg.). La moneta, descritta da Memmo Cagiati e poi passata in CNI XX, p. 178, n° 26, è custodita nel Medagliere del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (si rimanda a Giuseppe Fiorelli, Catalogo del Museo Nazionale di Napoli. Medagliere III: monete del medio evo e moderne, Napoli 1871, n° 7463) e risultò essere un normale carlino del tipo come sopra, ma dorato. Si potrebbe credere che questo carlino, già raro di per sé, fosse stato sottoposto ad un processo di doratura per spacciarlo come un nominale aureo unico ed inedito per questo sovrano, colmando così la lacuna già evidenziata prima causata dalla mancanza di monete d’oro coniate a nome del terzo Filippo. A titolo informativo, riportiamo che il carlino EGO IN FIDE dorato del Museo napoletano ha un peso di 3,04 g. ed un diametro pari a 23 mm., stando a quanto riportato da Bovi, op. cit., p. 13, e che quindi si avvicinava molto per dimensione e peso allo scudo d’oro presentato dal Prota e qui da noi nuovamente analizzato. Quest’ultimo, che ad oggi sembra essere l’unico nominale aureo noto della zecca di Napoli coniato per Filippo III, proveniva dalla collezione numismatica di Cesare Ratti e apparve successivamente in un’asta della ditta Mario Ratto di Milano nel 1962, al lotto n° 439 (cfr. Bovi, op. cit., p. 14). Apprendiamo, poi, sempre dal Prota (op. cit., p. 26), che, quando Filippo III salì al trono nel 1598, «la zecca di Napoli ebbe ordine di coniare moneta di ottima e buona lega e di giusto peso, come erano state le monete di Filippo II e di Carlo V, in maggior parte, quelle di oro emigrate dal Regno e quelle di argento quasi del tutto rifilate». Quindi, particolare attenzione dovevano ricevere in quel periodo, almeno stando ai documenti d’archivio che lo studioso napoletano ci riporta nel suo lavoro (cfr. Prota, op. cit., p. 26, nota 1), le monete d’argento, perché erano state soggette all’azione truffaldina dei tosatori, e quelle in oro (ancorché ugualmente tosate), poiché, grazie alla loro bontà, erano state in gran parte portate al di fuori dei confini regnicoli per circolare o essere riutilizzate in altri Stati, sia italiani che stranieri, dove la moneta aurea non raggiungeva simili standard qualitativi. Possiamo notare subito che la moneta in oggetto potrebbe appartenere proprio al primo periodo di regno di Filippo III. Benché la datazione sia resa ardua a causa della mancanza sia di una data specificata sul tondello stesso, sia per l’assenza delle sigle degli ufficiali di zecca, come i Maestri di Zecca e di Prova, purtuttavia, grazie ad un raffronto stilistico, possiamo affermare con una certa sicurezza che il busto presente sullo scudo d’oro è molto vicino alla tipologia ritrattistica che troviamo su alcuni nominali in argento, non da ultimi i mezzi ducati e i tarì, datati fino al 1610 circa. Lo scudo d’oro di nostro interesse fu quindi battuto durante il primo periodo che si configura tra il 1600 ed il 1610. Le emissioni di questo lasso temporale sono accomunate e caratterizzate dal busto del re effigiato con fattezze giovanili (infatti, Filippo salì al trono spagnolo quando aveva circa diciannove anni, come troviamo riportato in Pannuti – Riccio, op. cit., p. 136) e con un busto coperto da una corazza con espliciti e chiari riferimenti classicheggianti (fig. 2). Fig. 2: Confronto stilistico tra lo scudo d'oro e un generico tarì del tipo Pannuti - Riccio, op. cit., p. 141, n° 11 (ex Varesi 61, n° 85). Già Prota, op. cit., p. 29, aveva notato che, nonostante lo stile più rozzo e l’assenza delle sigle, questo scudo d’oro aveva notevoli somiglianze stilistiche con i tarì con stemma a cuore del tipo Pannuti – Riccio, op. cit., p. 141, n° 11 e segg. Risulta quindi chiaro che questa moneta potrebbe aver costituito l’esemplare di prova per una progettata emissione di scudi d’oro nel Regno di Napoli all’inizio del regno di Filippo III. Proprio in quel periodo, infatti, il problema della “cattiva moneta” era più vivo che mai a Napoli: il viceré dell’epoca, che maggiormente si interessò della questione, don Juan Alfonso Pimentel de Herrera, conte di Benavente (in carica dal 1603 al 1610), cercò di contrastare sia la piaga della tosatura che quella della moneta «mancante di peso», per dirla con le parole riportate in Prota, op. cit., p. 27. A tal fine, furono emessi due provvedimenti: il primo, si concretizzò con una prammatica del 6 giugno 1609, mentre il secondo è costituito da un bando del 12 maggio di quello stesso anno. Ma, a fronte di queste problematiche, rimaste a lungo irrisolte, l’emissione di moneta aurea per Filippo III sembra non aver avuto seguito e che il nostro scudo sia rimasto fino ad oggi un esemplare isolato, una tacita testimonianza dell’impegno del viceré e degli ufficiali di zecca di seguire le disposizioni in abito monetale che venivano emanate da Madrid per conto del nuovo sovrano. Tra le cause della mancata produzione monetale in oro, in un siffatto frangente, sembra che avessero avuto un certo peso le azioni dei tosatori, ma, ancor di più, l’esportazione o la tesaurizzazione di moneta aurea, che costituiva un danno più o meno pesante alla politica economica e monetaria del Regno partenopeo. Inoltre, bisogna considerare il fatto che nei territori dell’Italia Meridionale circolavano ancora in abbondanza le monete d’oro definite “antiche” di Carlo V e Filippo II, di buon peso e ottima lega, come viene riportato in Prota, op. cit., p. 27: «(…) si dovevano spendere o ricevere le monete antiche purché fossero di giusto peso, mentre tutte le altre venivano ritirate dalla zecca e dai banchi, con condizioni poco vantaggiose per i possessori». Tutte queste cause, quindi, hanno concorso affinché il progetto di una regolare emissioni di scudi d’oro per Filippo III venisse prima accantonato e, gradualmente, abbandonato. Il problema ancora irrisolto è il peso di questo, finora, unico esemplare noto, che raggiunge i soli 3 g., un po’ basso se pensiamo che le monete d’oro di questo periodo rispettavano ancora gli standard ponderali degli scudi di Filippo II (in entrambi i periodi: 1554 – 1598), aggirandosi intorno ai 3,38 g. (trappesi 3 ed acini 16, secondo Bovi, op. cit., p. 7). All’incirca della stesso peso era anche lo scudo aureo di Carlo V del tipo Pannuti – Riccio, p. 95, n° 11 (3,38 – 3,4 g.). Entrambe le tipologie avevano ancora ampio corso legale nel Regno. Ad oggi, l’ipotesi più recente in merito compare nel volume di D’Andrea – Andreani – Perfetto. In quella sede, a p. 165, viene detto che «dopo centocinquant’anni di coniazioni auree ininterrotte, Filippo III fu il primo sovrano spagnolo a non coniare monete d’oro a Napoli». In una nota, alla stessa pagina, viene spiegato come sia stato ritenuto falso anche l’esemplare di cui stiamo discutendo per via del peso calante, come verrà poi meglio specificato in un’altra nota a p. 167. Nessuna particolare menzione viene dedicata, invece, all’assenza delle sigle, neanche nel vastissimo articolo che Bovi dedicò alle coniazioni napoletane di questo sovrano nel 1967. Per tale punto possiamo solo rifarci a quanto riferì il Prota nel lontano 1926, alle pp. 29 – 30: «[la ragione] della mancanza delle sigle sopradette lo fa ritenere battuto verso il 1606, epoca in cui il maestro di zecca fu assente dal suo ufficio e le sue mansioni erano affidate al Credenziero Maggiore della zecca». La nota che dovrebbe spiegare meglio questo assunto rimanda ad un altro lavoro del Prota: Maestri ed incisori della Zecca Napolitana ricavati da documenti del R. Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1914, dove a p. 18 viene riferito che «Un maestro provvisorio regente (sic!) vi fu nel 1606 per brevissimo tempo, a nome Fulvio di Costanzo (…)». Naturalmente, oggi, tra tutti questi dubbi e la scarsa attenzione dedicata a questa moneta, si è fatta strada con sempre più veemenza l’ipotesi che l’esemplare appartenuto a Cesare Ratti e venduto dalla Ratto di Milano nel 1962 sia in realtà un falso. Occorre inoltre sottolineare l’impossibilità di reperire fotografie recenti del suddetto esemplare, il che non fa altro che creare ulteriori disagi per chi vorrebbe cimentarsi in un studio più articolato sul presente nominale. L’alone di “mistero”, dunque, permane intorno a questa moneta: io ho provato in tal modo a scalfirne la superficie, ma confido nei vostri interventi per cercare di approfondire ulteriormente questo affascinante argomento. Grazie a tutti per l’attenzione.
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  27. @uzifox Davvero, "Magari fosse sempre così"... Grazie!!!
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  28. Complimenti @fabietto83, ci regali sempre delle bellissime chicche. Qualche volta dovrai dirmi anche chi è il tuo fornitore di fiducia
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  29. Vedi che facciamo di tutto per farti "socializzare"?
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  30. Ciao @Martin_Zilli! Bello scudo...anch'io direi tranquillamente splendida...come ha detto chi mi ha preceduto peccato per la spatinatura e per la lucidata al dritto ma con il tempo la moneta acquisterà certo, un colore e un'apparenza ancora migliori! Ci vuole pazienza !
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  31. E se qualcuno leviga i fondi, lavora in modo minuzioso i rilievi con un bulino e gioca un pochino con sostanze acide come la mettiamo?
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  32. Ultime notizie su Rick. Anche se raramente, frequenta i convegni "piccoli" mensili che si tengono a Londra. Sabato a Londra c'è il convegno "grande", che sarebbe il "London Coin Fair". Si tiene in un Holyday Inn vicino alla stazione di Russel square. Ma Rick, non era stato bannato qui sul forum?
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  33. Mauro Zanchi A collection of sicilian kharrubahs edizione D’Andrea 2017
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  34. Segnalo un ottimo scambio con @Marco92920 .
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  35. Con le icone funziona come per le monete...bisogna conoscere quello che si compra,informarsi,studiarle,farsi dare certificati di autenticità ecc... Diffido dal comprare qualcosa sull'onda di un'emozione.
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  36. Concordo e mi inchino di fronte a tanta sapienza linguistica. E' bello - e così raro - sentir discorrere della nostra lingua. Reminiscenze scolastiche a parte non abbiamo quasi piu' occasione di discettare di ortografia, pronuncia, grammatica , lessico e semantica. Sembrano quasi termini da dinosauri. Ho la fortuna di possedere un Battaglia , il dizionario storico etimologico della lingua italiana in 22 volumi, con ben 22.700 pagine che analizza 183.594 parole della lingua italiana che - per volume - supera addirittura l'Oxford English Dictionary ( in 20 volumi e 21730 pagine). in un'epoca dove il lessico e' stato ristretto dall'uso dei media elettronici, dove si sta perdendo un uso corretto della lingua ( si comunica certamente di piu' ma si scrive molto peggio) , dove le enciclopedie e dizionari sono rimpiazzati ( senza nulla togliere loro - anzi pratici e di grande utilità ma necessariamente più superficiali) da Wikipedia e compendi vari elettronici, il Battaglia si erge a baluardo del sapere identitario, proponendo non solo il significatoa l'origine stessa delle parole , il loro uso , da dove si sono formate e a cosa a loro volta hanno dato origine. non potrei immaginare opera piu' profonda per la nostra lingua, che si oppone antiteticamente alla superficialità e allo scarso approfondimento che caratterizzano oggi la nostra comunicazione. Comunicazione che ripeto e' certamente aumentata - e cio' e' bene - ma che ineluttabilmente si e' anche impoverita ... Sono sempre rimasto colpito dal fatto Umberto Eco dopo aver letto una quantità di libri impressionante si era ormai 'ristretto' a 'leggere' il Battaglia traendone un piacere sottile e profondo e allargando a dismisura i confini del suo sapere.
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  37. Guarda caso pure io con il latino ci campo la famiglia, anche se probabilmente non bene come un giurista. Io ti posso citare linguisti, che forse di vocali e semivocali ne sanno più degli avvocati. A partire dall'ottocentesca "Grammatica italiana dell'uso moderno" di Fornaciari, ai recenti manuali come "La lingua italiana" di Trifone e la "Grammatica di riferimento dell'italiano contemporaneo" di Patota (uscita da pochi anni), per finire al DOP (Dizionario di Ortografia e Pronunzia) si ribadisce la tesi fondamentale del Battaglia, autore della più autorevole grammatica della lingua italiana: "Davanti a i «semiconsonantica», cioè seguita da vocale, si usano lo e gli in forma intera: lo iato e gli iati, lo ioduro e gli ioduri, lo iugero e gli iugeri, lo Iugoslavo e gli Iugoslavi, ecc." E la J in latino non è che sia questione di gusto, semplicemente NON ESISTE. Queste le 23 lettere dell'alfabeto latino: A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z . Scusate per l'intromissione di un povero linguista nel regno delLO ius
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  38. Ciao @deadhead, a me sembra che i rilievi "galleggino" appena sul fondo, senza corretti stacchi. A prima vista stona stilisticamente. Ma so che questa considerazione non è oggettiva. La linea curva nel dritto a mio parere simula un colpo del bordo del conio, che si trova spesso in queste emissioni. Ma non è correttamente lineare. Le crepe dappertutto e la superficie del metallo. I tondelli di Gela di solito non sono ben curati? Vediamo che pensano gli altri. Ciao ES
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  39. Medaglia devozionale ovale, bronzo/ottone, del XVII sec. (prima metà), produzione italiana.- D/ La Madonna di Montserrat (la Moreneta), con Gesù in braccio a dx che regge la tipica sega da falegname (suo attributo).- R/ S. Isidoro agricoltore, con la vanga o zappa, davanti a lui a sx una persona in ginocchio, fu canonizzato da papa Gregorio XV nel 1622.- Ciao Borgho
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  40. No, italiana @dabbene Lo ho scoperto dopo.
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  41. @King John che scrive Io non sono in grado di dimostrare che l'altra moneta sia autentica: so solo che il venditore l'ha garantita come tale e io penso che sia effettivamente genuina perchè il suo diritto è stato ottenuto dallo stesso conio di diritto utilizzato per coniare, ad esempio, la moneta da me allegata al post #99. Penso che il modo migliore per valutare l'autenticità di una moneta è confrontarla con altre della stessa emissione. Il mio voleva essere un contributo costruttivo. Ma se si finisce per mettere in discussione tutto, non solo la moneta oggetto di questa discussione ma anche le altre dello stesso tipo diventa un bellum omnium contra omnes che non approderà a nessun risultato... Se tu ritieni che la moneta di riferimento sia genuina perché il venditore l’ha garantita come tale, non vedo perché non debba esserlo anche la moneta sub iudice che così è stata garantita da chi l’ha venduta. Quanto al modo migliore per valutare l’autenticità di una moneta, dubito che sia il confronto ‘fotografico’ con altre della stessa emissione. Confronto indubbiamente utile, sia ben chiaro, anche per stimolare discussioni di sicuro valore didattico e divulgativo, ma non il metodo migliore. E il fatto che la costante di queste discussioni sia che non si approdi a un risultato definitivo sull’autenticità o meno non è una questione di guerra di tutti contro tutti, ma di inadeguatezza di un metodo di analisi soggettivo e basato su immagini che possono mostrare tutto o il contrario di tutto a seconda di chi le riprende ed elabora. Io non so come operi un perito numismatico e di quali mezzi analitici disponga per dare un giudizio in tutta onestà, come l’etica professionale impone, sulla moneta che deve stimare. So però che, per distinguere una moneta coniata da una fusa, tanto per rientrare nel nocciolo della questione, può essere utile la conoscenza delle proprietà termomeccaniche dei metalli. Un metallo fuso ha le stesse proprietà del mercurio, il cui menisco, a differenza di quello dell’acqua, è convesso, caratterizzato cioè da una superficie più alta al centro e incurvata ai lati. Il menisco impedisce al metallo fuso di fluire nei piccoli recessi e di riempire le sottili cavità di uno stampo, cosicchè non si possono riprodurre bordi netti e marcati alla giuntura di due superfici. Questo si traduce nell’arrotondamento dei rilievi e delle lettere che si possono vedere ai normali ingrandimenti (20x). Tralasciando altri ‘sintomi’ di fusione come porosità, bolle d’aria, crateri, noduli, ecc., la superficie dell’oggetto, a ingrandimenti molto maggiori realizzabili con adeguate tecniche strumentali, presenta una caratteristica ‘reticolazione’ che si può definire il ‘marchio di fabbrica’ del fuso. Un tondello dello stesso metallo riscaldato fino a rammollimento e battuto tra un conio d'incudine e un conio di martello produce una moneta che non presenta sicuramente questa caratteristica.
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  42. Un sestierzietto carino con la sua bella patina hai fatto bene a prenderlo,a me Filippo piace un sacco e quindi mi allego al questo thread per mostrarvi l'ultimo sesterzio arrivato http:// http:// http://
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  43. Ragazzi, scusate il mio saltellare da una posizione all'altra ma a piacerebbe capire come stanno le cose. A questo fine vi propongo un altro confronto che ritengo interessante e che forse segna un punto a favore dell'autenticità della moneta. Nell'immagine qui postata, sopra abbiamo la moneta di @Isabella67 e sotto un'altra moneta certamente autentica. Il diritto di questa seconda moneta mi sembra provenire dallo stesso conio di diritto della moneta da identificare ed è ancora più malridotto. Il rovescio è diverso ma molto simile: notate in particolare il bordo dell'elmo sulla fronte di Atena che presenta una consunzione delle linee anche più marcata rispetto a quella della "nostra" moneta... Che ne dite???
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  44. Segnalo anche qui, nella sezione espressamente dedicata alla cartamoneta, la mostra Come si fanno i soldi. Fabbricare banconote, francobolli, assegni... che sarà inaugurata a Fabriano sabato 3 giugno, e resterà visitabile fino al 16 settembre. Tutti idettagli nella discussione della sezione Segnalazione eventi petronius
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  45. Buon giorno. L'ipotesi del fallimento del Tallero d'Italia in Eritrea nel 1918 a causa della presunta mancanza della spilla in rilievo che, nel tallero asburgico 1780, abbelisce la spalla dx di Maria Teresa, è stata formulata, all'inizio degli anni Trenta del secolo scorso, dall'Ing. Mario Lanfranco. E' una ipotesi proveniente da fonte "accreditata", dunque credibile più di altre, posto che nel 1918 il Lanfranco era niente di meno che il Direttore della Regia Zecca di Roma. Da allora in poi, soprattutto in virtù della credibilità della fonte, questa storia è stata pedissequamente e acriticamente ripresa da tantissimi autori di testi e di cataloghi... Per quanto mi riguarda l'ipotesi del Lanfranco è sì autorevole, ma è smentita clamorosamente dalla...stessa moneta oggetto della discussione. E', infatti, sotto gli occhi di tutti che non è vero che al D del tallero d'Italia manca la famosa spilla: un gioiello in tutto simile alla spilla di Maria Teresa fa bella mostra di sè tra i capelli dell'allegoria dell'Italia. Quindi gli indigeni potevano benissimo, seguendo il ragionamento del Lanfranco, constatare il maggiore o minore stato di usura dell'"argentum signatum" italiano nello stesso modo con cui ciò erano adusi fare col tallero asburgico. Saluti.
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  47. Ciao a tutti, volevo sapere se questo quattrino di Clemente XII per Gubbio ha una variante nella scritta S.Ubaldo. Che numero del Muntoni corrisponde e se è rara. La moneta è in rame, pesa 2.36 grammi e misura 21 mm di diametro. Grazie.
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  48. E' tardi per dare il mio contributo? Ecco l'esemplare della mia collezione. Mi piace questa monetazione, pur non essendone un esperto. Come letto poco sopra, esiste una discussione "storica" in merito: ho capito come passerò la serata....
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  49. Ottimo scambio con @Starnuto di topo. Spero di farne altri saluti
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