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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/23/17 in tutte le aree
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Un saluto agli amici medievalisti, dato che ultimamente abbiamo visto alcuni frammenti di monete ne posto uno anch'io. Si tratta - come da titolo - di un denaro di Ludovico il Pio del tipo classico croce/tempio e legenda HLVDOVVICVS IMP / XPISTIANA RELIGIO, una serie che fu prodotta in tutto l'Impero ed in grandi quantità; per questo la classificazione non è semplice, specie se poi il tondello è tutt'altro che completo. Ad ogni modo, qualche particolare stilistico ce l'abbiamo ancora ben osservabile: croce nel campo del diritto con braccia spesse, leggermente allargate ed arcuate alle estremità ; V formata da due I inclinate, non unite alla base da altri elementi; D formata da I ) e con elemento (triangolo?) all'interno della stessa; stile generale conforme a quello delle emissioni italiane (lettere spesse, ben definite, globetti nei quarti della croce ad alto rilievo). Che ne dite? E, se concordate sull'emissione italica... a che zecca l'attribuireste? Non ho messo apposta il tag regionale perchè la questione non è semplicissima, anche i vari studi a volte sono discordanti. Buon divertimento Antonio5 punti
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Carissimo @Romanus Nel caso di specie, comprerei quella da 15 €, anche perché quella da 39.000 come copia mi sembra piuttosto cara... ? Tra l'altro mi sembrava che chiedessero di più e in sterline ( Dnw, lotto 50 £60.000/80.000) Cordialmente, Enrico3 punti
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Dopo le prime due monete con rovescio che rappresentavano allegoricamente due fatti storici , in questo nuovo Post tratto per la prima volta di un rovescio di moneta romana con iconografia archeologica ; per l’ esattezza un Sesterzio emesso da Antonino Pio con la rappresentazione del Tempio di Augusto , Tempio che esisteva nel Foro Romano nel tratto della valle che separa il Palatino dal Campidoglio chiamata Velabro , probabilmente appena dietro il Tempio dei Dioscuri del quale ancora oggi esistono i ruderi . Questa localizzazione del Tempio di Augusto e’ praticamente certa poiche’ ne parla Svetonio in un passo della Vita di Caligola quando scrive che Caligola aveva intenzione di costruire un ponte che partendo dal Palatino e passando al di sopra del Tempio di Augusto , fosse collegato al Campidoglio , questo per assecondare il desiderio dell' Imperatore di essere unito direttamente con Giove Capitolino . Il Tempio venne iniziato su ordinazione di Tiberio e probabilmente anche di sua madre Livia Drusilla , vedova di Augusto , ma completato e dedicato da Caligola poco dopo il 37 ; annessa al Tempio vi era anche una biblioteca . Il tempio fu distrutto per la prima volta da un incendio , non è certo se all' epoca di Domiziano o subito prima , fu comunque restaurato da Domiziano stesso . Il Tempio rimase intatto fino al tempo di Antonino Pio che lo restaurò , forse dopo essere stato nuovamente danneggiato forse da un terremoto , terminato il restauro Antonino Pio emise due Sesterzi con l’ immagine del Tempio di Augusto , in una lo chiama Aed Divi Aug Rest , nella seconda Templum Div Aug Rest , con la chiara intenzione di far risaltare ai contemporanei un restauro avvenuto dopo qualche evento che l’ aveva danneggiato , purtroppo la data esatta del restauro non e’ nota poiche’ la legenda COS IIII e’ vaga , in quanto racchiude un arco di tempo troppo lungo , dal 145 al 161 , data della morte di Antonino Pio ; si puo’ supporre con una ragionevole probabilita’ che il Tempio venne danneggiato o distrutto a seguito del tremendo incendio avvenuto al tempo di Antonino Pio che avvolse Roma , quando arsero 340 caseggiati e abitazioni signorili come racconta la Storia Augusta , incendio che e’ riportato anche da Aulo Gellio nella sua opera : Notti Attiche ; oppure che il Tempio crollasse a seguito del terremoto del 151 che fece crollare parte del Circo Massimo nel quale morirono 1112 persone , in questo caso la data del restauro sarebbe di poco posteriore al 151 . L' ultima testimonianza dell' esistenza del tempio risale al 248 al tempo di Filippo I . Nella prima fase del monumento , forse piu’ che di un Tempio dovette trattarsi di un Aedes come riporta la legenda della prima moneta , cioe’ di un Tempietto o Santuario , trasformato poi in vero Tempio da Antonino Pio quando lo restauro’ , forse dopo il 151 . Sempre secondo Svetonio , nella Vita di Tiberio , nella Cella del Tempietto , Livia aveva conservato le lettere di Augusto e secondo Plinio , Storia Naturale , nella Cella vi era deposta anche una patera d’ oro contenente le radici di un albero prodigioso di Cinnamomo , dal quale si ricavava la spezia chiamata cannella , radici di Cinnamomo che all’ epoca di Augusto proveniva dall’ isola di Ceylon ( India ) , gli scambi commerciali erano in quell’ epoca gia’ di vasta portata . All’ interno del Tempio vi erano collocate la statue di Augusto e Livia o forse di Roma . Una moneta , Sesterzio , di Caligola raffigura probabilmente il primitivo aspetto del Tempio di Augusto appena terminato : si tratta di un Tempietto a sei colonne sul fronte in stile ionico e con sculture sul tetto , sul basamento e sul frontone , decorato con ghirlande . Il restauro di Antonino Pio viene celebrato in alcune monete della sua epoca , che raffigurano un Tempio trasformato in otto colonne sul fronte in stile corinzio , con ricco frontone e acroteri , contenente due statue , di Augusto e Livia o forse di Roma . In foto la moneta , un Sesterzio , emessa da Caligola con il primitivo aspetto del probabile Tempio di Augusto , il Sesterzio emesso da Antonino Pio con la scritta AED ed il successivo con le legenda TEMPLUM . Con questo post per il momento termino l' esposizione delle monete storiche archeologiche , in attesa di leggere vostri post riguardanti questi due argomenti specifici ; ricordo che potete trattare monete antiche di varie epoche , anche non romane , fino al medioevo compreso , secondo le conoscenze e competenze di ciascuno , grazie .2 punti
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Grazie, in effetti non nascondo che per risponderti sono andato a rileggere proprio il libro di @dabbene sulle monete pavesi e li vengono citate le monete che ho postato; non nascondo di essere alle prime armi e di avere ancora tanto da studiare e da imparare.2 punti
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Benvenuto @Alberto81 e grazie anche a te per essere intervenuto. Spero di leggerti spesso in sezione, credo andrai molto d'accordo con @dabbene vista la medesima immagine di profilo (anche se il suo dovrebbe essere il rovescio di un Lotario, se non erro) . Le due monete postate (classe 1 e 2) sono chiaramente pavesi, nel MEC 1 vengono attribuite a Pavia anche alcune monete della classe 3 - quindi con tempio e XPISTIANA RELIGIO -; nello specifico le monete di stile italico senza globetti nelle legende o dentro le lettere. In serata mi rileggerò come già detto il contributo di Coupland (che se non sbaglio "depenna" la zecca di Pavia per questa tipologia), intanto se avete altri contributi magari date un'occhiata e riportate, magari anche con monete prese da aste ecc. come esempi. Spero si sviluppi una bella discussione divulgativa su queste ostiche emissioni... Buona serata, Antonio2 punti
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Mi sembra siate stati piuttosto "tirati" nella valutazione Di solito, faccio riferimento alla tabella di questo link, che equipara i gradi di conservazione della scala Sheldon a quelli dei principali paesi europei https://en.wikipedia.org/wiki/Coin_grading Come si può vedere, non esiste in Italia, e in diversi altri paesi, un grado che corrisponda all'AU americano, mentre il nostro SPL corrisponderebbe allo XF (o EF, extremely fine). Con tutte le cautele del caso (come ha giustamente scritto @papalcoins, fa fede sempre e solo la moneta) considero il grado XF un qSPL/SPL, e l'AU uno SPL/SPL+. A seguire, per quanto riguarda le conservazioni in Mint State, qFDC da 60 a 65, FDC pieno oltre questo numero. petronius2 punti
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Salve a tutti. Volendo, si può aggiungere qualche altro particolare, più prettamente numismatico: allorquando, il 23 gennaio del 1799, fu istituita la Repubblica Partenopea anche gli ufficiali che lavoravano in Zecca furono coinvolti, in quanto dovevano provvedere alla realizzazione dei conii per le nuove monete repubblicane. Sappiamo, a tal proposito, che le maestranze in Zecca furono le stesse che operavano già sotto Ferdinando IV: come Maestro di Zecca troviamo ancora Antonio Planelli (attivo dal 26 luglio 1790 fino alla sua morte, il 13 marzo del 1803); come Maestro di Prova ancora Raffaele Mannara (attivo dal 1790 al 1802) e come incisore dei conii (e quindi autore anche di quelli approntati per la Repubblica) era ancora attivo Domenico Perger (dal 1786 al 1804). Tutti questi lavoranti, così come i loro sottoposti, conservarono il loro incarico in Zecca anche durante e dopo il cambio di regime. Pur essendo costretti a servire nel loro incarico un governo che aveva rovesciato la monarchia borbonica, Planelli e i suoi collaboratori lavorarono per la Repubblica senza apporre le proprie sigle sulle monete che realizzavano, questo per dimostrare la loro fedeltà al Re e per conservare il rispetto verso quel sovrano che precedentemente aveva scelto e confermato personalmente il Planelli nel suo ufficio di Zecca.2 punti
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Ciao Alessio, la moneta è senza ombra di dubbio autentica. Sul perchè della sua forte tosatura ho già dato una prima ipotesi. Ovviamente stiamo parlando di argento puro (0,965). La tosatura ha 2 scopi: portare a parità del circolante monete di peso superiore e recuperare argento da utilizzare per la produzione di proprie monete. Ovviamente ho citato l'area serbo/bulgara perchè proprio in quell'area cominciava a farsi evidente una crisi monetaria che portava ad uno svilimento sia di peso sia di intrinseco del circolante. Per un chiarimento ti invio un link interessante. Disintegration of Monetary Serbian Sistem della professoressa Gnjatovic https://www.researchgate.net/publication/277887748_Disintegration_of_monetary_system_of_medieval_Serbia Per quanto riguarda la presenza di altri matapan con una tosatura così pesante, oltre ad aver postato un esempio di moneta serba tosata, ti posso assicurare che sono frequenti, ovviamente si vedono nella baia e non come in questo caso in un asta seria e la cosa come si può notare ha stupito molti di noi.2 punti
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Se vuoi un'alternativa a quella proposta dal sempre ottimo nikita, io ho risolto prendendo l'album masterphil vip con relativi fogli, cartoncino Bristol nero e con una vera miseria, e tanta passione, mi sono costruito il mio libro di storia attraverso la cartamoneta2 punti
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Le banconote debbono stare comode e non in uno spazio risicato, la serie Optima (penso che ti riferisci alla Leuchtturm) va bene sino ad un certo punto, se vuoi dare spazio anche ai titoli provvisori ci vuole la serie Vario G (il mio album in foto) Come puoi vedere è previsto anche il foglio con il divisorio verticale per due titoli provvisori, tra l'altro rimane spazio a sufficienza per non farli stare come sardine in scatola. Va da se che nella tasca unica un 10.000 lenzuolo ha un ampio spazio, diciamo che arriva ad un buon centimetro prima della fine della tasca, con una misura inferiore andrebbe a sfiorare la fine della tasca con il pericolo che la banconota, durante lo sfoglio del raccoglitore, fuoriesca pericolosamente anche di una frazione di millimetro.2 punti
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Altro gioiellino di Re Gioacchino .... Altra moneta che mi emoziona ogni volta, essendo io Calabrese....e potendo visitare quei luoghi che furono per lui l'epilogo della sua esistenza. Sapete.....l'ultima visita che feci a Pizzo Calabro....la portai in tasca con me. Eccola GIOACCHINO NAPOLEONE RE DEL* DUE SICI*2 punti
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grazie @monbalda ,intervento illuminante come sempre, grazie a tutti per l'interesse e grazie @anto RAntonio, molto interessante l'esempio che hai postato così come l'argomento punzoni, un tema sicuramente poco trattato. Quando arriva Monica rimane poi sempre poco da aggiungere comunque sono contento per la partecipazione di tutti voi, grazie a presto.2 punti
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Richieste se ne possono fare ? Qualcuno che mostri un tornese del 17 ? Ringrazio in anticipo2 punti
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Buongiorno a tutto il Forum. Approfitto della vostra conoscenza ed esperienza per farvi delle domande: Vorrei sapere quanti pezzi da 6 Carlini furono coniati e in quanto tempo dalla Repubblica Napolitana. Chi appronto' I conii delle monete. Ferdinando IV, al suo ritorno sul trono di Napoli volle cancellare I segni della repubblica....e come mai si trovano reimpressi solo I 12 Carlini e non I 6 Carlini? Grazie per le vostre risposte. Questo è il mio 6 Carlini del 1799.1 punto
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Condivido questa prima moneta del 2017 che entra in collezione giusta giusta per il mio compleanno! Si tratta ovviamente di un testone del III tipo (come da titolo) di Emanuele Filiberto con data 1561 per la zecca... e qui diventa difficile.... di Asti o Aosta. Abbiamo già discusso molto su questa attribuzione, io sono del partito Astigiano, per me la zecca di Aosta non lavorava in quell'anno mentre Asti mi risulta fosse attiva. Vi è una imperfezione del tondello che a me non disturba, non manca nulla delle parti importanti della moneta, diversi graffi diffusi (specie al rovescio) ma ha ancora buoni rilievi ed una bella patina antica. Il peso di 9,13 grammi è conforme nonostante la mancanza e in mano risulta più gradevole che in foto. Rinfreschiamo la vecchia discussione sulla zecca di appartenenza? Datemi anche i vostri pareri su questa nuova acquisizione che per me sono importanti...1 punto
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??? Evviva .......... @anto R ha cenato pesante e bevuto molto a proporre il suo frammento ed introdurre l'argomento ... attribuzione di zecca delle monete con XPISTIANA RELIGIO. Io non ho niente da dire, ma mi piacerebbe molto se continuaste a parlarne.1 punto
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Ahahhahaha leggo male o c è scritto "non so come ti chiami" ? Stai facendo dei gran bei gesti...io sto per finire le risposte1 punto
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Può essere, con la moneta di destra per prima e rimaneggiamento del conio in quella di sinistra, ampliandone un po' i tratti. Non mi è ben chiaro come abbia cambiato l'asse del secondo strumento (giallo) ma magari il conio era molto consunto e non è stato rispettato precisamente l'originale. Ciao Illyricum1 punto
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Perfetti! Ho visto che le tasche per i fogli A4 ti permettono anche il 500 lire Barbetti posizionato di fronte: questo per esempio non è possibile con i fogli che utilizzo, sono grandi e spaziosi ma hanno questo limite, i vari tagli da 500 lire sono quindi posizionati in verticale su di una pagina intera come per il 1.000 Barbetti, lenzuola varie e similari. Ottimo lavoro!1 punto
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i fondi sono da BB+ ma i graffi, soprattutto al D, ci sono!1 punto
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Salve @oedema, secondo me come conservazione siamo sul BB. Ci sono diversi segni da contatto e graffi, dovuti anche alla circolazione, perché infatti la moneta presenta una lieve usura omogenea (vedi sui capelli del Re). E' comunque una piastra a mio avviso piacevole e dai particolari ancora molto godibili.1 punto
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Complimenti @nikita_ certamente il Leuchturm è tutt'altra cosa! Mi par di vedere che anche per il vip masterphil la forma dell'anello sia a D... Il cartoncino nero è stato un invito di @ray-ban, lo cito qua che sicuramente avrà piacere di mostrare anche il suo bel sistema di catalogazione. Io sono un po' più tirchioncello, ed ho preferito limitare i costi ma allargarmi con gli album separandoli per periodi storici, come veri e propri libri. Questi sono un paio di scatti dall'album relativo al Regno, dove mostro l'ingombro delle 100 lire barbetti e 500 lire barbetti e capranesi1 punto
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Ciao, dovrebbe corrispondere a un RIC 298 rated C dal Cloke/Toone... mi pare che in exe siano presenti la parte superiore delle lettere LON di (P)LON. Ciao Illyricum [emoji6]1 punto
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Per me la moneta antica va oltre il "riempire il buco", e se non me la posso permettere, non la compro e non compro nemmeno la copia. Piuttosto una comune, abrasa e spatinata, ma autentica... Skuby P.s. Forse converrebbe aprire una discussione a Doc sul sesterzio dnw, no?1 punto
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Il ric va preso con le pinze.. Ciò che era comune un tempo può non esserlo più, perché magari appare raramente nelle vendite, viceversa ciò che un tempo era considerato raro potrebbe essere diventato comune, in seguito a migliaia di nuovi rinvenimenti1 punto
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Ci tenevo a ringraziarti e mostrarti il risultato che ho ottenuto. Come tutto l'album, ho optato per una soluzione economica, cartoncino Bristol nero e camicie finissime per contenerlo. Con 3,50€ me la son cavata, e il risparmiato va al pizzo!1 punto
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Si, 1300 del calendario persiano, corrispondente al nostro 1921, te l'avevo già scritto nel precedente post.1 punto
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Il tornese del 17 mi manca , spero tu @Rocco68 possa soddisfare la mia richiesta1 punto
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Ciao! Secondo me verrebbe fuori un macello per il fatto che un pezzo può essere considerato BB+ da un utente e SPL da un altro..oltretutto ci può essere una moneta con rilievi superbi penalizzata da colpi o hairlines, che viene classificata al pari di una con rilievi più bassi ma contorno perfetto..manca la verità assoluta, il rischio sarebbe di finire in discussioni interminabili su mezzo punto di conservazione, senza concludere nulla.. Va da sè che questo è solo il mio pensiero! Ciao!1 punto
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Adesso vi mostro quello che è un incrocio tra una napoletana,e una papale dato che si tratta di un cavallo di Papa Innocenzo VIII, coniato nella zecca dell'Aquila. A parer mio, si tratta di una moneta superiore alle media soprattutto per la sua conservazione e per la sua stupenda patina verde. facendo cosa gradita,mauguro buona fortuna a tutte le persone colpite dal terremoto all'Aquila Mercoledì mattina.1 punto
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Ce da sbaliarsi... Il doppio cercio fu coniato..fine à l'avenamento dei re.. d'Espagna1 punto
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Rispolvero la discussione per mostrarvi questo carlino di Alfonso: 3.28 gr A me sembra della stessa famiglia, notare Alfonso seduto storto e la S evanescente nel campo. Però il mio è in rame argentato... Francamente non so cosa pensare...falso di un falso d'epoca? @aleale @eracle62 Antonio1 punto
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Salve a tutt* scusate ma vado ancora di corsa e riesco a frequentare il forum davvero saltuariamente a causa della mia situazione familiare purtroppo ancora in assestamento. Sono d'accordo con @chievolan che si possa trattare piuttosto di un aquilino minuto tosato e anche abbastanza consunto. perché oltre che ad essere sottopeso, non si vede una buona parte del capitello e della legenda a destra, mentre si vedono figura completa, legenda e cerchio in alto a sinistra. E' vero che il fenomeno della tosatura in generale si osserva piuttosto sui grossi, ma ho notato che in contesti particolari come quelli isolani (vedi Sardegna e Corsica) dove non si coniava moneta e c'erano quindi meno ritiri o rientri sistematici in zecca, le monete minute tendono a rimanere ancora più a lungo in circolazione rispetto al continente e sono adattate per tosatura ai pesi (rispetto ad intrinseco) delle monete più tarde insieme alle quali si trovano a circolare (il ripostiglio di Padru che ho studiato di recente è esemplare per questo). Altra ipotesi è che abbiano voluto tosare il minuto per farlo del peso di una mezzaglia genovese, che che con il denaro di Genova era il principale circolante nelle isole maggiori dell'area alto-tirrenica nella seconda metà del XIII secolo, ma il valore mi pare un poco altino rispetto alle mezzaglie genovesi di quel periodo. Quindi niente emissione di mezzaglia pisana, ovvero nessun nuovo nominale, almeno secondo me, e lo si vede bene anche dal fatto che la grandezza dei punzoni usati è la stessa di tutti gli aquilini minuti, come si evince dallo stesso confronto postato da @margheludo, oltre che dall'immagine che vi invio qui io. Tutte le mezzaglie che conosco meglio (Pisa, Lucca e soprattutto Genova che ne conia per parecchie serie parallele ai denari) sono realizzate con punzoni appositi e presentano quindi tutto il conio di dimensioni più piccole. Per quanto riguarda l'uso dei punzoni mobili in queste serie della zecca di Pisa confermo quanto già scritto nel volume del 2010 e già riportato da qualcuno di voi, se non erro: a mio parere le figure sulle monete pisane della seconda metà del Duecento (sia la Vergine in trono, che l'aquila su capitello) erano comunque composte con vari punzoni mobili e non con un unico punzone, come si evince dallo studio delle monete stesse del periodo. Nel caso della prima tipologia di aquilini minuti la testa dell'aquila, viste le dimensioni e l'accostamento a corpi leggermente diversi per forma e dimensioni, potrebbe essere stata realizzata senza problemi con un punzone distinto, come mi pare abbia ventilato @margheludo Non penso invece che ci sia una doppia battitura per scivolo di conio tra un colpo e l'altro e i segni delle piume che ha evidenziato @anto R sono quelli della coda che si trovano sempre in quella posizione. Infine: guardando la forma dell'aquila e le proporzioni del suo corpo rispetto alla testa non bisogna meravigliarsi, sia perché per questa tipologia di minuti esistono esemplari meglio leggibili con l'aquila ancora più tozza, sia perché in effetti questo esemplare è piuttosto vissuto e consente di distinguere alcuni particolari fino ad un certo punto. Per @adolfos: non ho ancora avuto dati discordanti da quanto scritto nel 2010 circa l'area monetaria di utilizzo di questi minuti visto che le aree di ritrovamento sono rimaste sempre le stesse ovvero essenzialmente Corsica e Sardegna, e secondariamente Liguria (sop. Ponente), altre isole liguri e toscane dell'alto-tirreno e raramente costa toscana nord-occidentale (area lunigianese per intenderci). Vi ho postato due immagini di confronto circa le proporzioni dell'aquila elaborate sulla base dei due aquilini minuti già postati da margheludo e aggiungendo un terzo ben leggibile che ho già usato per la pubblicazione del 2010. Concludendo, sono d'accordo con @chievolan: si tratta di un aquilino bruttino, ma molto vissuto e quindi per me "simpatico" (come talvolta si dice anche di certe persone ;)). Sono d'accordo d'altronde anche con margheludo sulla possibile costruzione dell'aquila con diversi punzoni e su possibile punzone per la testa staccata dal resto del corpo. Spero di essere stata chiara: fatemi sapere le vostre considerazioni. Buona domenica MB1 punto
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Altra moneta a cui sono molto affezionato, il mezzo scudo da 5 tari di Filippo II, zecca di Messina.1 punto
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nuovi arrivi nella collezione USA 1 DOLLAR MORGAN 1881 o SVIZZERA 5 franchi 2014, 2 fr 2013, 1/2 fr 1981, 10 rappen 2013, 1 fr 20141 punto
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Sud Africa 2 Rand 1989 Rame placcato nickel € 0,50 2 Rand 2003 Rame placcato nickel € 0,50 note: Le due diverse tipologie da 2 Rand circolanti in Sud Africa, la prima in assoluto per questo valore coniata nel 1989 per sostituire la banconota che non verrà più emessa: E la seconda con il nuovo emblema del Su Africa ed il nome della nazione in due delle tante lingue ufficiali, Zulu e Ndebele: iNingizimu Afrika - iSewula Afrika Nel 2000 un nuovo stemma ha sostituito quello in uso sin dal 1910. La sostituzione rispecchia la volontà del governo sudafricano di sottolineare la svolta democratica e un nuovo amor di patria. ______________ Il motto del nuovo stemma è: !KE eE/XARRA //KE, scritto nella lingua Khoisan del popolo /Xam e significa letteralmente: “popoli diversi si uniscono”.1 punto
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@renzo1940 Stasera posto una medaglia in Ag di difficile reperibilità e chi ha maggiori informazioni è sempre d'aiuto. Medaglia premio di PIO IX per la Congregazione dei Virtuosi al Pantheon in AG. Di solito si vede la versione con Raffaello al dritto e non l'avevo ancora vista con al dritto il Papa. Grazie a chi vorrà aggiungere qualcosa Gian1 punto
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Salve @Gasp. E' sempre bello e quasi una fortuna poter ammirare questi pezzi napoletani contromarcati in Polonia perché sono davvero molto rari e non sono sicuramente monete che si trovano tutti i giorni. Detto questo, mi piacerebbe dare qualche "input" per iniziare una discussione che, oltre a valutare l'autenticità della contromarca, possa anche servire da approfondimento storico-numismatico per questa interessante apposizione. Come ben sai, la contromarca appartiene a Sigismondo II Augusto Re di Polonia dal 1548 al 1572. Ultimo sovrano della dinastia Jagellone, era figlio di Sigismondo I e di Bona Sforza, una duchessa italiana che avrà un ruolo centrale nelle vicende di cui trattiamo. Le monete in oggetto (ducati a legenda HILARITAS VNIVERSA e mezzi ducati con stemma, entrambi del periodo di Filippo II come principe di Spagna, 1554 - 1556, ma sono noti anche altri esemplari del 2° periodo come Re di Spagna) furono contromarcate nella zecca polacca di Vilna, che già all'epoca produceva piccoli nominali locali (denari e grossi). Le monete napoletane affluirono in Polonia nel 1564 (l'anno è testimoniato anche dalla contromarca apposta da Sigismondo II): in gran parte, come già detto, erano nominali di Filippo II, ma non mancarono una piccola quantità di mezzi ducati di Carlo V. Inizialmente, le monete napoletane dovevano essere fuse per recuperare il metallo, il quale poi sarebbe stato usato per coniare monete polacche a nome del Re Sigismondo Augusto. Le spese e le difficoltà tecniche incontrate dalle autorità polacche per tale procedimento spinsero il Re e la sua zecca a rinviare la fusione nelle monete napoletane e di contromarcarle con il monogramma del sovrano e l'anno. La contromarca si trova sempre sullo stemma di Filippo II (nel caso dei mezzi ducati) per annullarne appunto l'emblema araldico, simbolo del potere, e sostituirlo con quello del Re polacco. In generale, possiamo osservare come le contromarche polacche furono apposte sempre al rovescio delle monete, anche dei ducati. Il busto di Filippo II, al D/, quindi, non subì manomissioni, ma solamente i danni per la punzonatura al rovescio. In quegli anni, poi, Sigismondo II non poteva permettersi il lusso di dedicare tanto tempo alla cura delle monete in zecca, poiché era in corso la cosiddetta prima guerra del nord, o Guerra di Livonia (1558-1583), che vide contrapposte le truppe russe e quelle della Confederazione polacco-lituana che aveva come alleati la Danimarca e la Svezia. Furono i Russi ad invadere la Livonia (una regione più o meno corrispondente all'attuale Lettonia) che volevano impadronirsi di uno snodo commerciale di essenziale rilevanza per i commerci con l'Europa dell'est. Nonostante i primi successi russi, alla fine questi ebbero la peggio e furono costretti a firmare un trattato di pace sotto Ivan IV che imponeva ai Russi di lasciare la Livonia ai Polacchi del Re Stefano Bàthory (1582). Nel 1564, dunque, Sigismondo II era in piena guerra contro la Russia di Ivan IV e aveva ingaggiato truppe mercenarie per rinvigorire i ranghi del suo esercito. Per pagare le truppe, però, aveva bisogno di enormi quantitativi di moneta sonante, così decise, per risparmiare tempo e denaro, di pagare i mercenari anche con le monete napoletane contromarcate con il suo monogramma. La cura dedicata a queste monete contromarcate da parte dell'autorità regia fu resa pubblica con un decreto del 16 maggio 1564, quando Sigismondo II stabilì la validità dei mezzi ducati e dei ducati di Filippo II contromarcati in Polonia e venne fissato addirittura un tasso di cambio: ogni ducato napoletano contromarcato venne cambiato per 60 grossi polacchi. Le monete "straniere" dovevano poi essere ritirate dalla circolazione alla fine della guerra e, per promessa regia, sarebbero state comunque cambiate secondo il taso fissato in questo decreto. Tale provvedimento doveva incentivare la circolazione degli argenti napoletani durante il periodo di guerra: in questo modo, i possessori di queste monete (mercenari in primis) potevano spenderle senza il timore di vedersele rifiutate. Ma come vi erano arrivate queste monete in Polonia? Per cercare una risposta bisogna fare un passo indietro, perché, come anticipato prima, la causa è da ricercare nelle vicende storiche di Bona Sforza, madre di Sigismondo II. Nata a Milano nel 1493, Bona era nipote di Alfonso II d'Aragona Re di Napoli (in quanto era la figlia di Gian Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, e di Isabella d'Aragona, figlia secondogenita di Alfonso II). Alla morte della madre Isabella (1524), Bona ereditò il ducato di Bari ed il principato di Rossano nel Regno di Napoli. Bona crebbe tra Napoli e Bari dopo che il dominio sforzesco a Milano era entrato in crisi ed era decaduto. Con il suo matrimonio con Sigismondo I di Polonia, i diritti di questi possedimenti napoletani passarono anche al consorte (Bona contrasse le nozze per procura nel Castel Capuano a Napoli a soli venticinque anni d'età, nel 1518, mentre Sigismondo, già vedovo senza figli, aveva circa il doppio dei suoi anni). Dopo la morte di Sigismondo I, Bona resse la corte polacca arricchendola con numerosi interventi di artisti italiani, tanto da trasformarla in ciò che c'era di più simile ad una corte rinascimentale italiana. Quando però la corona fu assunta da suo figlio Sigismondo II, questi non si fidava della politica filo-italiana della madre e per questo la escluse dalla gestione delle cariche pubbliche. Amareggiata, Bona si preparò a fare ritorno in Italia, dopo aver curato gli interessi polacchi per più di quarant'anni. Bona non era ben vista in Polonia, non solo per il favoritismo che dimostrava verso i cortigiani italiani, ma anche perché avrebbe portato nel suo Paese natale ingenti quantità di ricchezze, denaro e gioielli mediante il suo favorito G. Lorenzo Pappacoda. Intanto, Filippo II stava vivendo un triste momento di disaccordo con la Chiesa di Roma e si trovava in difficoltà economiche per cui aveva bisogno di fondi. Il Re di Spagna si rivolse quindi proprio a Bona chiedendo un prestito che puntualmente ricevette per una somma di 430.000 ducati con l'interesse annuo del 10%. Non molto tempo dopo, Filippo II tentò di rientrare in possesso del ducato di Bari e del principato di Rossano per toglierli alla corona polacca. Nuovamente delusa, Bona abbandonò l'Italia e si ritirò nuovamente in Polonia. Il sovrano spagnolo non si diede però per vinto: attraverso la fedele collaborazione del già citato Pappacoda, fece falsificare il testamento di Bona, la cui salute era gravemente minata, in modo che i suoi possedimenti italiani non andassero al figlio Sigismondo II, ma a Filippo. Nonostante gli interventi politici del Re polacco, Bari e Rossano passarono alla Spagna quando Bona morì nel 1557. Il debito contratto anni prima con la regina andava però saldato ugualmente, poiché Sigismondo ne aveva ereditato i diritti e ne richiedeva il saldo. Così Filippo II lo onorò solo nel 1564, inviando quanto doveva in moneta sonante napoletana. Volendo illustrare qualche esemplare che mi è capitato di trovare: 1: Mezzo ducato di Filippo II contromarcato al R/ (ex Antykwariat Michal Niemczyk 1 del 23 ottobre 2010, lotto 1, già ex Glendining del 15 marzo 1989, lotto 77, 800-1000 £). 2: Altro mezzo ducato di Filippo II contromarcato al R/ (ex Triton IV del 6 dicembre 2000, lotto 2137, $ 1250). 3: Altro mezzo ducato di Filippo II (del tipo Pannuti-Riccio, p. 115, n° 15 del secondo periodo come Re di Spagna, 1556-1598) contromarcato al R/ (ex Triton IV del 6 dicembre 2000, lotto 2138, $ 900, già ex Lanz 39, lotto 945). 4: Ducato di Filippo II contromarcato al R/ (ex Triton IV del 6 dicembre 2000, lotto 2139, $ 2000, già ex Schlessinger Auktion, Frankiewicz Collection, 15 settembre 1930, lotto 97). Venendo alla contromarca, è utile conoscere che la rarità di questi pezzi ha portato naturalmente alla falsificazione delle punzonature di Sigismondo II. Nella prima metà del XIX secolo, infatti, nella zecca di Varsavia un incisore ivi lavorante si cimentò nella riproduzione dei punzoni di queste contromarche che utilizzò su pezzi napoletani autentici per creare altre monete contromarcate. Questi falsi sembrerebbero riconoscibili dallo stile più rozzo delle lettere del monogramma e delle cifre della data. Personalmente, confrontando la contromarca del mezzo ducato postato da Gasp e quel piccolo campione di immagini che qui si va raccogliendo, ho notato che le contromarche dell'epoca hanno appiattito, cancellando, il rilievo della figura e/o delle legende di D/ in corrispondenza della punzonatura di R/, ma non hanno deformato in modo sostanziale il tondello. Nel caso dell'immagine di Gasp, invece, noto, oltre il consueto appiattimento dovuto all'applicazione della contromarca, anche una deformazione del metallo del tondello, come se la pressione infusa per l'applicazione della contromarca fosse stata molto più elevata rispetto agi altri pezzi qui mostrati, nei cui casi il punzone veniva battuto a martello. Nel caso del mezzo ducato in oggetto, invece, mi sembra che la contromarca sia stata applicata con una forza maggiore che non sembrerebbe scaturita dalla semplice battitura a martello. In conclusione, mi sembra fondato avanzare dei dubbi sull'applicazione coeva di questa rarissima contromarca.1 punto
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buongiorno Cippal La monografia di Erix. dott. Campana è stata arricchita dallo stesso, da una rettifica, inserita nel n. 143/00 della rivista Panorama numismatico vedi l'allegato Erix Rettifiche.pdf Pietro1 punto
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Esprimo il mio parere: alcune sono moderne..oramai non sanno più cosa inventarsi ... altre sono novecentesche.1 punto
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Ciao. È semplice: vai nel tuo profilo. In alto a destra trovi il tasto "visualizza attività". Se hai altre difficoltà chiedi pure, anche in privato. Buon proseguimento.1 punto
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Buonasera a voi, scusate se ho approfittato del post creato da Luciano, ma non ho resistito. Naturalmente, come avete immediatamente capito, non si tratta di una moneta originale del XII, ma di un pezzo di fantasia. Questo, insieme a tanti altri esemplari, anch'essi tutti rigorosamente inventati, sono da sempre attribuiti ad un antiquario-falsario (ma dovremmo forse chiamarlo in un altro modo) veneziano della seconda metà del Settecento. Il suo nome era Alvise Meneghetti. Al suo tempo fu famosissimo, prima per la grande abilità di gioielliere (arte, questa, imparata forse durante il suo soggiorno presso la corte farnesiana di Parma) e poi, una volta rientrato in patria, per l'abilità nel procurarsi materiale archeologico straordinario, tanto che il suo negozio di antichità era meta di importanti figure del mondo culturale e politico d'allora. Tuttavia la specialità nella quale eccelleva era quella di creare falsi così perfetti che ancora oggi, pare, musei di mezza Europa hanno, del tutto ignari di possederle, nelle loro collezioni di corniole e pietre dure antiche, sue personali "creazioni"! Fu una figura così importante per la cultura antiquaria della seconda metà del Settecento, e così formidabile, che diversi anni dopo la sua morte, di fronte al senato accademico dell'Ateneo di Venezia fu letta una prolusione in suo onore. Alvise Meneghetti "...sapeva l'arte di mentire l'età"! Morì il 10 dicembre del 1768. Tornando alle false monete a lui attribuite, sembra che anche con esse abbai infestato musei pubblici e privati di tutt'Europa. Furono per diverso tempo ritenute autentiche e la loro genuinità ebbe ad un certo punto l'avvallo di Antonio Menizzi, direttore della zecca di Venezia. Questi, in un libro uscito anonimo ma scritto da lui, ricostruiva tutta la storia della Città Lagunare partendo dalle monete coniate dai tribuni di Grado, Rivalto e Malamocco fino alla fine del Duecento. Inutile dire che le monete dei tribuni, ritenute autentiche dal Menizzi, erano in realtà pezzi di fantasia come quello che vi ho illustrato nel mio post precedente. I nobili del tempo, i vari Tiepolo, Correr, ecc., fecero a gara per coprire i buchi presenti nelle loro collezioni e inserirono nei loro medaglieri un'infinità di pezzi fasulli che il Meneghetti prontamente forniva loro. La storia di queste interessantissime "monete" ebbe fine nel 1821, quando Giulio Cordero di San quintino le smascherò.Ma ancora parecchi anni più tardi fecero vittime eccellenti. Alcuni esemplari erano presenti, ritenuti autentici, nel catalogo di vendita della collezione Welz e ancora nel 1955 un illustre studioso, commentando alcune monete ossidionali bresciane, cadeva nella "trappola" del Meneghetti. Ci sarebbe tanto da dire su questi pezzi, ma per ora penso possa bastare. Da notare che forse le vittime più illustri di Meneghetti, e suo malgrado, furono (e in qualche caso lo sono ancora) gli studiosi di storia e archeologia navale. Infatti, per lungo tempo reputarono sicuramente autentica la fattura della chelandia (una nave da guerra medievale) incisa su di una moneta del doge Pietro Candiano (sic! )e ne riportarono la relativa l'immagine in testi importantissimi. Come avrete già capito, si trattava in realtà di una "creatura" dal Meneghetti. Fu solo nel 2004 che Reinhold Muller svelò l'arcano. Tuttavia, se digitate il nome "chelandia" su google, vi compariranno alcuni siti che ancora oggi illustrano questa tipologia di nave con l'immagine tratta dalla moneta di Alvise. E sì, a quanto pare il Meneghetti sapeva proprio l'arte di mentire l'età... Cordialmente, Teofrasto1 punto
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