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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/07/16 in tutte le aree
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Questa la tua moneta: Denaro piano con tetto cuspidale e 1 arco. Rarità: comune. CNI IV, 66 CNB 81, 67 (questo esemplare fotografato) Basetti 11b Peso 0,63 g Diametro 16,4 mm Orientamento rovescio rispetto al diritto WNW Segni di variante: al D/ anellino davanti al busto e sferetta tra IMP e FEDRICUS, al R/ sferetta nell'arco4 punti
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Eeeeh ....ecco la prova di come potevano circolare queste monete. Abbiamo guardato con attenzione questa moneta, ... nella parte concava (quasi sempre leggibile) abbiamo visto le due S coricate e ci siamo accorti che ... non c'era sicuramente il resto (MARCV) . Ergo: falsa. Anche senza cercare di interpretare il resto. @Arka però l'ha guardata con la veloce superficialità con cui potrebbe averla guardata ed intascata un oste, un mercante, una puttana, un artigiano, un operaio, pagati con denari piccoli tra cui questo. L'ha vista bella, con "lettere" ben marcate, di aspetto "normale". Ed Arthur è indiscutibilmente un esperto. Ha sbagliato solo per superficialità, per fretta. Guardandola con più attenzione, rigirandola fra le dita, non ha ora dubbi che non sia uscita da zecca ufficiale. Ciò spiega bene come questi falsi circolassero, perché convenisse realizzarli. Bella moneta. Bella testimonianza.4 punti
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Dalla rete , alcune dracme incuse di Poseidonia , nei diversi dettagli di cornici , leggende , simboli . R. Cantilena / F. Carbone nel loro " Poseidonia-Paestum e la sua moneta " ( 2015 ) , ricordano che all'esordio della monetazione di questa polis ( contrariamente alle altre che hanno battuto incusi ) la dracma è preponderante rispetto alla produzione di stateri , forse per interessi commerciali con la vicina polis di Elea che aveva essa stessa avviata la monetazione con la produzione di sole dracme . Unisco anche le dracme incuse censite da G. Gorini nel suo "la monetazione incusa della Magna Grecia " ( 1975b ) .2 punti
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È con vivo piacere che vi segnalo l'uscita del numero 2016/3 dei quaderni tutto dedicato a Milano: Milano raccontata dalle sue monete e medaglie - Quaderni di laMoneta 2016/3 "Milano raccontata dalle sue monete e medaglie" è un viaggio tra le monete, le medaglie, le tessere e i gettoni di Milano dalle prime coniazioni delle dracme padane del 300/200 a.C. fino alla chiusura della zecca con Re Umberto I nel 1892. È una monografia volutamente molto divulgativa per tutti, che ci accompagnerà tra i simboli, le tradizioni, le storie, le imprese di una Milano nel tempo. Un libro per non dimenticare e non far dimenticare la nostra identità, la nostra storia, chi siamo e chi siamo stati.... Come sempre disponibile da amazon: https://www.amazon.it/dp/15405246122 punti
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Buonasera a tutti! Voglio condividere con voi la mia prima (e spero non ultima) moneta di Bergamo, cedutami tra l'altro da un lamonetiano doc. La conservazione non è delle migliori, ma mi dà comunque molta soddisfazione come prima moneta di questa zecca. Grazie.2 punti
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Buonasera @pedro_88 e complimenti per la nuova acquisizione. La conservazione purtroppo non permette, almeno ad occhi inesperti come i miei, di identificare eventuali simboli presenti davanti al busto o al rovescio. Possiamo classificare genericamente la moneta come denaro imperiale piano, tipologia con al rovescio edificio ad un arco e tetto cuspidale. Si tratta della tipologia più comune di denari piani bergamaschi....ma che fascino! Proviamo magari a sentire se @gpbasetti riesce a vederci qualcosa di più; oppure qualche altro esperto di queste monete che ci legge... Antonio2 punti
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A natale credo proprio che lo avrai... anche un po'prima... i volumi sono usciti oggi dalla tipografia ... direi che manca poco...2 punti
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ciao, le predilette qui,con qualche rotazione ogni tanto... sono cofanetti in legno per medaglie della repubblica che ho riadattato rivestendoli in velluto di cotone al 100% altre qui... ex confezione di grappa e le altre in oblò le conservo in contenitori simili a quelli per le diapositive, oppure in album2 punti
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Sarebbe interessante conoscere il parere di @apollonia sul cosiddetto "rame rosso" cosi tanto in auge oggi - mentre nelle collezioni storiche, passate, logicamente piu vicine al periodo di emissione di questi pezzi, e quindi al loro stato primitivo , il rosso abbondava certo meno . macso sa il Mercato e' attentissimo e solerte nel soddisfare le esigenze dei collezionisti - basti vedere cosa succede per altre patine richieste : quelle verdi per i bronzi siculi o i sesterzi romani. A volte pero' questa solerzia appare eccessiva e rischia di divenire 'artificiale' ...2 punti
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Arrivato oggi il n. 90 di Monete Antiche e questa volta mi sono soffermato sull'editoriale.... Io credo che su un forum come questo debbano essere stigmatizzati sempre gli esempi virtuosi della nostra numismatica che man mano vediamo e poi raccontarli anche doverosamente... Recentemente in questa sezione abbiamo accolto favorevolmente diverse novità che sembrano andare in una direzione di una divulgazione della cultura numismatica, abbiamo parlato dei NIP, dei cambiamenti in Accademia, delle novità in casa SNI, credo che oggi sia doveroso parlare anche di questo gruppo editoriale che pubblica anche la rivista " Monete Antiche " e di un grande protagonista della nostra numismatica, Antonio Morello, con il quale personalmente mi sono sempre trovato in grande sintonia per valori e ideali. Sembra una sviolinata, ma non lo è, è sempre stato così, dal sostegno di iniziative come Juvenilia, a tante altre anche di Lamoneta, all'appoggio e al crederci su iniziative come Parma e tante altre... E quindi sosteniamo testate come queste che resistendo continuano a diffondere cultura.... Mi piace trascrivere qualche passo dell'editoriale di questo mese : " In un periodo di rapidi cambiamenti sociali e tecnologici, cerchiamo di resistere nel rispetto della tradizione degli studi numismatici e insegnare alle nuove generazioni che lo studio per questa materia è passione ed è necessario che le generazioni che passano non smettano di credere nei giovani e insegnar loro quanto sia importante il contatto umano e la serietà nello studio. Per quanto ci riguarda, siamo sempre disponibili a sostenere ogni iniziativa tesa alla diffusione della cultura numismatica, fornendo consigli utili all'approfondimento delle ricerche, mettendo a disposizione la nostra esperienza editoriale e di studi. " E' un passaggio molto bello, significativo, non solo una dichiarazione d'intenti, ma è così poi veramente nei fatti, quindi grande sostegno e decisamente tanti, tanti complimenti ancora....2 punti
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Ho deciso che i miei interventi secondo il mio modesto parere, si limiteranno solamente alla parte identificativa, datazione, grado di rarità delle medaglie devozionali, la parte commerciale la lascio ad altri! Ciao Borgho.2 punti
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Forse il piu’ prestigioso riconoscimento per un legionario di Roma era il diploma militare che gli veniva assegnato al momento del congedo dalla sua unita’ combattente la Legione ,dell’ esercito romano , al termine del servizio militare svoltosi in modo del tutto regolare , onesto ed onorevole . Questo diploma era il titolo piu’ ambito probabilmente anche rispetto alle riconoscenze che nel corso della vita militare il soldato poteva ricevere per atti di valore in battaglia o per altri motivi , poiche’ cio’ non presupponeva la sicurezza di arrivare vivo fino al termine della ferma militare . Da Augusto in poi , veniva rilasciato ai legionari e agli ausiliari un diploma che autorizzava la fine del servizio militare e oltre all’ attestato scritto inciso su lastra in bronzo , veniva consegnata una somma in denaro chiamata “nummaria missio” oppure in alternativa , che nel corso dell’ Impero divenne quasi una norma per scarsezza di contante o perche’ i soldati non volevano denari di rame come se fossero di argento , l’equivalente di un appezzamento di terra al posto del soldo , chiamata in questo caso “agraria missio” . Agli ausiliari invece di soldi o terra poteva essere concesso il diritto di cittadinanza romana . Questi privilegi erano dedicati anche ai legionari congedati prima del tempo , come nel caso di gravi ferite o per malattie , “causaria missio” , oppure ai congedati per esplicita volonta’ del comandante , “gratiosa missio” ; al contrario di tutto cio’, la perdita dei benefici avveniva con il congedo disonorevole , “ignominiosa missio” , che poteva essere causato per vari motivi : codardia in battaglia , omicidi , furti , disubbidienza , ecc. Come si nota la vita militare nonostante la pericolosita’ e gli imprevisti vari , consentiva pero’ al termine della ferma di ottenere una serie di benefici che permettevano di terminare la vita in modo onorevole . La regolare ferma militare del Legionario era sotto Augusto di 16 anni , 20 anni per la Choorte urbana , mentre 25 anni per gli ausiliari ; queste date di scadenza non erano pero’ categoriche perche’ spesse volte i soldati erano trattenuti in servizio forzato o volontario , in tal caso erano chiamati “evocati” . Esistono alcune attestazioni di “evocati” come ad esempio la lapide di T. Cillio di Laranda in Turchia , morto a 70 anni dopo aver trascorso ben 38 anni nella Legione XI , oppure quella di Claudio Celere di Verona che si era arruolato volontario a 20 anni e che mori’ a 63 anni ancora in servizio senza mai lasciare il suo incarico . Da Adriano la ferma fu innalzata a 25 anni di servizio nell’ unita’ di appartenenza , ma negli ultimi 5 anni i legionari venivano pero’ sollevati dagli incarichi piu’ pesanti . Al momento del congedo il soldato semplice legionario riceveva oltre al diploma , 5000 denari d’ argento o l’ equivalente apprezzamento di terreno . Concludendo chi aveva la fortuna di arrivare vivo ed integro dopo in media circa 20 anni di permanenza in una Legione , poteva sperare in un proseguimento di vita tutt' altro che disprezzabile . Un diploma militare in bronzo proveniente da Carnuntum in Pannonia , databile al tempo dei Flavi , Tito , 13 Giugno dell' 802 punti
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Comunico che è disponibile sul sito della Società Numismatica Italiana il link della nuova Rivista con caratteristiche divulgative e finalità differenti dalla RIN dal titolo "Comunicazione. Bollettino della Società Numismatica Italiana " La Rivista è in formato digitale e sarà distribuita per i soli soci della SNI in formato cartaceo prossimamente. Rimando al Sito dove oltre al link troverete anche le motivazioni e le finalità della stessa. Grazie dell'attenzione per il momento, in attesa di commenti su questa nuova iniziativa editoriale, http://www.socnumit.org/1 punto
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Salve a tutti, come da titolo mi sono fatto il regalo di Natale in anticipo. Sarà ben accetto ogni parere, sia sulla conservazione che altro! Grazie a tutti P.S.: La foto è del venditore e trovo molto intelligente l'uso di quella "coppetta" riflettente sotto che permette di vedere il contorno.1 punto
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Salve a tutti. Quest’oggi volevo approfondire un tema storico, forse ultimamente messo un po’ da parte, che riguarda molto da vicino la politica espansionistica di Carlo I d’Angiò (1282 – 1285, come Re di Napoli). Carlo I era di stirpe reale: era infatti figlio del Re di Francia Luigi VIII, mentre suo fratello sarà il futuro San Luigi IX. I suoi rapporti con l’Oriente erano già molto vivi ancor prima di arrivare ad impossessarsi della corona napoletana: nel 1248, infatti, Carlo, con i titoli di Conte d’Angiò, del Maine, di Provenza e Forcalquier, accompagnò suo fratello, il Re Luigi IX, durante la Settima Crociata, in Egitto, governato all’epoca dalla dinastia araba degli Ayyubidi. Questi ultimi, nel 1245, l’anno prima che Carlo fosse elevato a Conte d’Angiò, avevano conquistato Gerusalemme con i suoi luoghi santi, all’epoca ancora oggetto di numerose contese tra mondo cristiano e mondo musulmano. Il loro potere, poi, si era esteso anche in Egitto, costituendo un serio pericolo per le potenze europee che si affacciavano sul Mediterraneo. Inoltre, questa occasione offriva un ottimo pretesto per ritornare in Oriente e ritagliarsi dei possedimenti personali da assoggettare a dinastie cosiddette franche. Dopo un breve scalo a Cipro, tappa obbligatoria per le flotte che dall’Europa si dirigevano in Oriente, Carlo raggiunse l’Egitto nel 1249, partecipando alla vittoriosa conquista di Damietta. Nel febbraio del 1250, però, fu protagonista, insieme al fratello Luigi e ad altri membri della famiglia reale francese, della disastrosa disfatta di Mansura, a seguito della quale sia Luigi IX che Carlo stesso furono annoverati tra i prigionieri dei musulmani, diventando così molto più preziosi per i nemici di ogni possibile bottino di guerra. Infatti, dopo una breve prigionia, sia il Re di Francia che suo fratello Carlo d’Angiò furono rilasciati dietro pagamento di un pesante riscatto. Carlo decise che la sua avventura crociata nei territori dell’Outremer poteva dirsi conclusa: nel 1251 fece ritorno in Francia, anche a seguito di alcune rivolte che si stavano sviluppando nei suoi territori. Negli anni seguenti, Carlo si dedicò agli sviluppi politici della Francia e degli altri Stati limitrofi, intromettendosi in varie questioni ereditarie da cui uscì spesso con il raggiungimento di un proprio tornaconto personale. Non trascorse però molto tempo che Carlo fu invischiato negli affari italiani: nel 1261 era stato eletto al soglio pontificio Papa Urbano IV che era di origini francesi. La situazione politica in Italia non era delle migliori: Manfredi di Svevia, Re di Sicilia, ambiva a conquistare l’Italia intera, il che equivaleva ad una minaccia seria e preoccupante per il pontefice, il quale tentò di ingraziarsi il sovrano svevo intraprendendo la via diplomatica che, ahimè, non portò a nulla di concreto. Così, Urbano IV reagì pesantemente scomunicando Manfredi, il che comportava la perdita di ogni diritto sul trono di Sicilia. Il Regno dell’Italia Meridionale, per antiche norme di diritto feudale, ritornava nelle mani del Papa che ne disponeva al meglio. In questo caso, Urbano decise di affidarne la corona a Carlo d’Angiò, forse con lo scopo di favorire la casata reale della sua terra d’origine. Mentre Carlo si recava a Roma per essere insignito del titolo di Senatore, Urbano IV morì di lì a poco nel 1264. Gli successe Clemente IV che continuò la politica anti-sveva del suo predecessore: egli accolse Carlo con il suo seguito nel 1265 e lo incoronò a Roma Re di Sicilia. Manfredi, intanto si organizzò per l’imminente scontro, poiché non aveva nessuna intenzione di rinunciare ai suoi diritti sul trono siciliano, nonostante fosse ormai ufficialmente decaduto. Da questo momento in avanti, è risaputo cosa avvenne e come Carlo conquistò la corona dell’Italia Meridionale: il suo esercito, forte di quasi 30.000 uomini provenienti dalla Francia, supportato dai Baroni che si erano ribellati a Manfredi, sbaragliò le forze sveve sul fiume Calore nei pressi di Benevento. Era il 26 febbraio 1266 il giorno esatto in cui lo Stato più esteso della penisola italiana assistette all’ultimo bagliore della gloriosa casata sveva e, nello stesso istante, all’ascesa di un nuovo padrone, la cui discendenza, tra bene e male, contribuì allo sviluppo della parte continentale del Regno impegnandosi con uno sforzo senza precedenti. Fu proprio con Carlo I che Napoli fu scelta come capitale del Regno, soprattutto dopo che, con la rivolta dei Vespri Siciliani, la parte insulare dei suoi nuovi possedimenti si era ribellata, scacciando i Francesi visti come despoti votati al sopruso. Ed in effetti la politica di Carlo I, ancor prima di diventare Re, era stata sempre molto dura e, a tratti, dispotica: nel riorganizzare l’assetto amministrativo del Regno appena conquistato con le armi, il sovrano angioino tolse molte delle antiche prerogative alla nobiltà locale per affidarle invece a membri più o meno illustri provenienti da altre parti d’Italia e d’Europa, favorendo con un occhio di riguardo i mercanti ed i banchieri toscani. Il Regno non fu però pacificato del tutto prima del 1268, anno in cui Carlo sconfisse a Tagliacozzo le ultime truppe rimaste fedeli agli Hohenstaufen nella persona di Corradino, nipote di Manfredi. Con la sconfitta e la decapitazione di Corradino a Napoli, Carlo d’Angiò divenne ancor più ferreo nel suo governo: portò alla rovina molti nobili locali per poi sostituirli con i più fedeli tra i Baroni francesi. Gli Svevi, poi, a differenza degli Angioini, avevano sempre mantenuto ottime relazioni pacifiche con gli Arabi, il che aveva scatenato l’ira di più di un pontefice. Con l’avvento di Carlo I a Napoli le cose cambiarono e fu in questo momento che il Nostro, dopo aver assicurato la stabilità nei suoi nuovi territori, pose rinnovata curiosità verso l’Oriente. Luigi IX, nonostante l’esito estremamente negativo registrato alla fine della Settima Crociata, spinto dalle sue convinzioni religiose e da una fedeltà al Papa quasi fanatica, era già pronto ad intraprendere quella spedizione, questa volta contro la Tunisi del califfo al-Mustansir, che sarebbe passata alla storia come Ottava Crociata. Ed anche questa volta il buon Carlo vi partecipò: i motivi della sua partecipazione, poco entusiasta a causa forse della prigionia subita verso la metà del XIII secolo in Egitto, si devono probabilmente ricercare nel fatto che, da Tunisi, al-Mustansir, vecchio alleato di Manfredi e quindi nemico del nuovo Re Carlo, poteva tenere sotto scacco sia la Sicilia che il Regno di Napoli. Carlo era quindi molto più pragmatico di suo fratello e riuscì a intravedere ottime opportunità per il suo Regno accodandosi alla farsa della Crociata. Infatti, morto nel 1270 Luigi IX per una violenta forma di dissenteria, Carlo, come parente più prossimo, assunse il comando della Crociata che si trasformò più in una guerra personale: alla fine, in quello stesso anno, il sovrano Angioino stipulò un nuovo trattato con il califfo e, ottenuti i rimborsi delle indennità di guerra da parte del nemico, rientrò in Sicilia quello stesso anno. Ma i progetti che più attanagliavano la mente di Carlo I si manifestarono già prima dell’Ottava Crociata. Alleandosi con l’Imperatore latino di Costantinopoli Baldovino II, ormai in esilio, attraverso un’oculata politica matrimoniale (fece infatti sposare sua figlia Beatrice con il figlio di Baldovino nonché suo successore, Filippo di Courtenay), l’Angioino mirava alla conquista graduale del trono costantinopolitano. Questa sua sete di conquiste dovette sfogarsi al di là dei confini nazionali, poiché in Italia non poteva unificare gli altri territori della penisola, rischiando altrimenti di incorrere nell’ira del Papa, rischiando di fare la stessa fine dello scomunicato Manfredi. I regni orientali, invece, facevano ancora gola ai sovrani occidentali, poiché ancora floridi e ricchi, nonostante l’epoca d’oro delle Crociate era finita da un po’. Alla riconquista latina di Costantinopoli e del suo ricco Impero volle partecipare anche il Principe d’Acaia Guglielmo II di Villehardouin, il quale diede in sposa sua figlia ed erede Isabella al figlio di Carlo, Filippo. Questi divenne Principe d’Acaia a partire dal 1278, quando Guglielmo II morì e Isabella entrò in possesso dei territori paterni come prevedevano gli accordi. Da questo momento in poi, l’Acaia spetterà di diritto agli Angioini. Un primo passo, quindi, per l’espansione angioina in Oriente era già stato compiuto. Attraverso questa politica matrimoniale, Carlo I poteva muovere i fili del potere anche all’estero, senza però essere coinvolto in prima persona, mantenendo apparentemente il controllo del solo Regno di Napoli, di cui era sovrano titolare. Nonostante la conquista di Costantinopoli sembrava per Carlo a un passo dalla realizzazione, i suoi piani furono bloccati a causa dell’alleanza religiosa che Michele VIII Paleologo, Imperatore di Bisanzio, strinse con il nuovo Papa Gregorio X, il che portò ad un arresto temporaneo della campagna intrapresa da Carlo I contro i Bizantini. La situazione precipitò con lo scoppio dei Vespri Siciliani del 1282 che costrinsero il sovrano ad abbandonare l’Albania e a tornare in Sicilia per sedare la rivolta. Mentre era ancora in corso la progettata conquista di Costantinopoli, Carlo non mancò di andare oltre Bisanzio e di mirare ancora più lontano, ovvero alla stessa capitale di quello che era stato il Regno latino omonimo più importante creato dopo la fine della Prima Crociata nel 1099: Gerusalemme. Dopo la morte di Corradino, nel 1268, che era titolare del Regno di Gerusalemme, i diritti al trono di un Regno che era solo l’ombra di quello che era stato in passato furono contesi da varie casate occidentali, tra questi la spuntò alla fine quella dei Lusignano di Cipro. Alla fine del XIII secolo, quando ormai la riscossa musulmana aveva portato all’annientamento uno dopo l’altro di tutti gli Stati che i Crociati avevano fondato in Outremer, il titolo di Re di Gerusalemme, ridotto ad una pura formalità, era stato rivendicato però anche da altre famiglie. Tra queste spiccava la dinastia dei Principi di Antiochia nella persona di Maria, figlia di Boemondo VI, ultimo Principe effettivo di questo Stato crociato. Ella vantava diritti dinastici sul trono di Gerusalemme: infatti, per via paterna, era discendente del Re Baldovino II, in quanto la figlia di questi, Alice, aveva sposato Boemondo II d’Antiochia, antenato in linea diretta di suo padre. Suo nipote, Ugo III di Lusignano, riuscì però ad impadronirsi del titolo, lasciando a mani vuote Maria d’Antiochia, la quale, nel 1277, vedendosi sconfitta, vendette i suoi diritti sul trono gerosolimitano proprio all’ambizioso Carlo I d’Angiò. Da questa acquisizione non furono ricavati però nuovi territori in Oriente per la Corona angioina: molte città costiere che erano sopravvissute agli attacchi dei musulmani avevano giurato fedeltà ad Ugo III. Un tentativo fu comunque intrapreso da Re Carlo per far valere i suoi diritti appena comprati: nel giugno di quello stesso anno 1277 una flotta siciliana comandata da Ruggero Sanseverino approdò nel porto di San Giovanni d’Acri, ultima fortezza rimasta in mani cristiane lungo la costa siro-palestinese (cadrà poi solo nel 1291), chiedendo udienza al comandante della piazzaforte, il Gran Maestro dell’Ordine cavalleresco degli Ospitalieri. Ruggero, con abili mosse diplomatiche, riuscì alla fine di una lunga trattativa a convincere l’Ordine che controllava la città a riconoscere Carlo come legittimo Re di Gerusalemme. Questo fu l’unico successo registrato dall’Angioino a seguito dell’acquisizione del titolo orientale. Proprio per rendere esplicito tale traguardo, nello stemma araldico degli Angioini di Napoli figurò la croce potenziata di Gerusalemme (fig. 1). Fig. 1: Arme di Carlo I d'Angiò dopo il 1277. Di Heralder - Own work, elements by Sodacan & Katepanomegas, CC BY-SA 3.0. Un evento così importante per la storia degli Angioini sovrani di Napoli non poteva non essere commemorato anche con un’apposita serie monetale. In politica economica, almeno in Sicilia e nelle zecche minori dell’Italia Meridionale continentale, Carlo I seguì senza particolari modifiche il sistema monetario svevo, continuando a curare, nel caso di nostro interesse, l’emissione di denari in mistura (che in realtà erano ridotti ad una lega di rame quasi puro). La serie, che ora vedremo, si compone di soli due nominali: il doppio denaro, molto raro, ed il denaro. Entrambi i nominali furono coniati a Messina nel 1278, quindi pochi anni prima della rivolta dei Vespri Siciliani e l’anno successivo all’acquisto del titolo gerosolimitano da Maria d’Antiochia. Forse, prima di rendere la cosa ufficiale, Carlo attese il buon esito della spedizione di Ruggero a San Giovanni d’Acri per assicurarsi che almeno una tra le più importanti città latine d’Oriente l’avesse riconosciuto come sovrano. Questa serie che celebra l’investitura del Re a sovrano titolare di Gerusalemme è una delle poche, se non l’unica, nel vasto panorama dei denari angioini, che si può datare con precisione ed attribuire ad una zecca. Nello stesso anno 1278, Carlo I, su modello di quanto già fatto in Francia da suo fratello Luigi IX, con una riforma monetaria, chiuse tutte le altre zecche regnicole e impose la coniazione del circolante nella sola capitale Napoli. 1. D/ + KAROL • IERVSALEM Croce ornata con globetti alle estremità di ogni braccio, racchiusa in doppio circolo perlinato. R/ + ET • SICILIE • REX Giglio a tutto campo, circondato da tre globetti e racchiuso in doppio circolo perlinato. SPAHR 1976, p. 236, n° 55 (illustrato alla tav. XXVIII). Doppio denaro in mistura (dati ponderali indicati in Spahr: 1,33 g. – 19 mm.). Rarità: RR – RRR. Fig. 2. Fig. 2. Doppio denaro dal peso di un grammo. Ex Artemide XLVI, lotto 548. 2. D/ + KAROL • IERVSALEM Croce ornata con globetti alle estremità di ogni braccio, racchiusa in circolo perlinato. R/ + ET • SICILIE • REX Giglio a tutto campo, circondato da tre globetti e racchiuso in circolo perlinato. SPAHR 1976, p. 236, n° 56. Denaro in mistura (dati ponderali indicati in Spahr: 0,60 g. – 16 mm.). Rarità: C. Fig. 3. Fig. 3. Denaro dal peso di 0,96 g. Ex Artemide XLVI, lotto 549. Letture consigliate per approfondire: · BENIGNO Francesco - GIARRIZZO Giuseppe, Storia della Sicilia, vol. 3, ed. Laterza, Roma-Bari, 1999. · FROUSSARD Giovanni Battista, Osservazioni sulla Storia ed intorno a Pietro Giannone ed a Carlo I d’Angiò, Ducale Tipografia Bertini, Lucca, 1833. · LÉONARD Émile G., Les Angevins de Naples, Presses Universitaires de France, Paris, 1954. · SPHAR Rodolfo, Le monete siciliane dai Bizantini a Carlo I d’Angiò (582 – 1282), Zurich – Graz, 1976. · TRAMONTANA Salvatore, Il Mezzogiorno medievale, Carocci, Roma, 2000. P.S.: Perdonate il tedio e buona lettura!1 punto
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A giudicare da questo esemplare intervento se ci fossero tanti ventenni così il mondo sarebbe migliore ??1 punto
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È con assoluto piacere che colgo l'occasione di scrivere quattro righe, dopo diverso tempo su questa virtual community, in questa discussione circa la straordianaria nuova pubblicazione dell'amico @dabbene. Comincio col prender spunto dalla presentazione. Mi sento in dovere, in quanto giovane, di analizzare il desiderio che accomuna Eros a Mario, quello di voler divulgare senza interessi, abbracciando le nuove generazioni. Un lodevole e quanto più riuscito sogno. Un desiderio che col tempo ha preso le sembianze di un programma vincente. Molti giovani, seppur gradualmente, si affacciano al mondo della scienza numismatica, e di questo successo ne hanno contribuito entrambi. Un gruppo come " Quelli del Cordusio ", nato nell'omonima piazza, rende l'idea di quanto questo forum possa divenire sempre meno virtual e sempre più real, quanto questo possa avvicinare giovani e dare vita a nuove amicizie, reali. Nel complesso, questa è una riuscita monografia, che racchiude in un centinaio di pagine 2000 anni di storia milanese. Una lettura piacevole, semplice, esaustiva ed alla portata di tutti. Una pagina per volta, fa conoscere la storia di questa straordianaria città, e chi l'ha vissuta nel tempo, attraverso affascinanti vicende riguardanti le sue monete e le sue medaglie rendendo partecipe il lettore delle intriganti vicende, imprese, che hanno reso questa città, quella che è oggi. Un libro da avere. Davide.1 punto
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è senza dubbio "buono" e lo trovi qui - http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-C2D/2 moneta in buona conservazione ma comunque comune valore commerciale 15/20 euro1 punto
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Carlo Emanuele I Mezzo grosso di Piemonte Cudazzo 674 Purtroppo non riesco a vedere data e zecca in tutti e tre esemplari. Blaise1 punto
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si esatto... anche io avevo avuto qualche dubbio... anche se tipologicamente è affine ad altri molto più chiari... rivedendolo mi sembra di vederlo più chiaramente...1 punto
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Scusate, ma se è questo il denaro che intendete, secondo me non c'è alcun trattino all'interno della C (ovvero darei una lettura simile a quella dell'ultimo post di Magdi). Poi non mi pare tornino anche altri aspetti legati alla tipologia, ma su questo lascio senz'altro la palla a @magdi. Un caro saluto a tutt* MB1 punto
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Per me ci vuole coraggio a tenerle dentro quei cartoncini orribili A parte gli scherzi gli unici che conservo sono quelli del Vaticano (che sono gli unici che mi piacciono veramente) e San Marino, gli altri li rompo subito perché non mi dicono niente e preferisco avere la moneta nel raccoglitore insieme alle altre.1 punto
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Mi rincuora la presenza del 2 euro ordinario per la circolazione: la caccia alle monegasche circolanti è sempre un bello sfizio. Non collezionando i 2 euro usciti solo in proof, accolgo questa notizia con una certa indifferenza, ma spero, per gli amici e colleghi collezionisti che invece le tengono in considerazione, che il sistema di vendita sia il più "democratico" e alla portata di tutti. Sarà per il mio "strano" modo di intendere la collezione (per me le proof sono una cosa a parte, che non rientra nei miei parametri), ma in un certo senso trovo molto sensato quello che fa Monaco: emette le monete commemorative solo in proof, rivolgendosi ad un mercato (quello appunto delle fondo specchio) molto preciso e definito, evitando (involontariamente) troppi buchi in collezione a chi, come me, esclude quel tipo di monete. Poi, certo, il buco della 2007 durerà parecchio...ma mi sembra quasi che Monaco si ponga come uno Stato che emette commemorative "d'elite", destinate ad un ristretto numero di collezionisti, come già lo sono, in modo diverso, le proof di tutti i paesi. Scusate il discorsone...!1 punto
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Bè direi proprio di sì. Anche se quello in tuo possesso ha il diritto decentrato ma in maniera leggerissima, la classificazione risulta quella da te postata.1 punto
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Egitto 1/10 Piastra 1293-28 (1902) - Anno regno 28 ٢٨ Rame/nickel € 0,30 2/10 Piastra 1293-29 (1903) - Anno regno 29 ٢٩ Rame/nickel € 0,30 note: Monete coniate durante il periodo ottomano con a capo il Sultano Abdul Hamid II°1 punto
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@rada ovviamente dipende molto dallo spazio che hai e dal numero di monete da alloggiare,tenendo anche conto che non sempre si possono lasciare in vetrine od espositori a vista. Va anche considerato il fattore patina,se hai monete "arrivate",ossia con una patina che ti pare ottimale, puoi chiuderle in quadrum,oppure in capsule.Se hanno bisogno di patinare il velluto è la miglior sistemazione, che sia in vassoi o monetieri. Come vedi sono molte le cose da considerare,i cofanetti in legno o i vassoi in monetiere sono esteticamente l'ideale per questo tipo di monete,chiaramente occupano molto spazio in proporzione alle monete che ospitano e non sempre si possono riporre al sicuro. Tu quante monete devi sistemare? Un saluto Marco1 punto
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Condivido con voi questa grossa medaglia, omaggio della MONNAIE DE PARIS al pittore Milanese Giuseppe Arcimboldo (1527-1593). Iniziò la sua carriera artistica preparando i cartoni per le vetrate del Duomo di Milano, lavorò anche nel Duomo di Monza, per maggiori informazioni vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Arcimboldo Bronzo, mm. 81 - Sul bordo inciso: CUIVRE 1978 N. 10/100 - Questa è la decima coniata su la tiratura di 100.1 punto
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Se ti sei offeso per il mio umorismo,ti chiedo scusa,ma la risposta di pekus è quella piu giusta,chi fa un falso cerca di farlo molto simile all'originale.1 punto
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"Roosvelt Dime" USA Zecca: Philadelphia Metallo: Copper-Nickel Peso: 2,268 grammi Diametro: 17,91 mm Contorno: Rigato Tiratura: ancora sconosciuta 5 Cent "Jefferson" USA Zecca: Philadelphia Metallo: Copper-Nickel Peso: 5 grammi Diametro: 21,21 mm Contorno: Liscio Tiratura: ancora sconosciuta Cent "Lincoln" USA Zecca: Senza segno di zecca Metallo: Copper Plated Zinc Peso: 2,5 grammi Diametro: 19,05 mm Contorno: Liscio Tiratura: ancora sconosciuta Buona giornata.1 punto
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Questa moneta appartiene al Gruppo 11 di Fischer-Bossert, fondamentale per la storia della monetazione di Taranto e che lui data al 450-440 a.C. Ecco quanto scrive Fischer-Bossert su questo gruppo (riporto la traduzione dal tedesco): Con il Gruppo 11 comincia la lunga serie di quelle didracme di Taranto, che su di una faccia riportano l’effigie di un cavaliere. A. Evans assegna loro il nome di guerra di ‘cavalieri’. Il momento della loro prima comparsa dà da pensare: dopo che la cosiddetta coniazione ‘ecista’ (Gruppi 6, 8, 10, 12, 14-15, 17 e 18) accompagna in un primo momento la coniazione arcaica (Gruppi 1-5, 7 e 9) (sostituita più tardi) successivamente aumenta e [la coniazione ecista] assume il posto abbandonato della vecchia coniazione principale; dopo una pausa si aggiungono i ‘Cavalieri’ (Gruppi 11, 13, 16 e 19 seguenti). Essi costituiscono una serie interrotta più volte e indipendente dalla nuova coniazione principale. Non c’è alcun incrocio di conii con la coniazione ‘ecista’. Pertanto anche i ‘Cavalieri’ si sono sviluppati in una propria officina. La questione relativa al modo in cui deve essere inteso questo dualismo delle due officine che coniano in nome della stessa polis, deve ancora essere analizzata; a questo punto non ci resta che richiamare l’attenzione sul fatto che né una caratteristica tecnica, né una caratteristica stilistica della coniazione principale più vecchia (Gruppi 5, 7 e 9) conduce ai ‘Cavalieri’. Naturalmente è grande la tentazione di scorgere nei ‘Cavalieri’ i prodotti della stessa officina messa in disparte in maniera transitoria. Le monete del Gruppo 11 vengono datate generalmente intorno al 430 a.C. . Esistono due motivi per la loro classificazione al primo [più antico] posto: il cerchio perlinato bordato da un cerchio rigato si trova generalmente soltanto nel Gruppo 12 (V 79, V 88 – V 93), e i cavalieri sulla faccia del rovescio, essendo raffigurati in posizione eretta, e essendo l’indicazione limitata alla sola linea alba* delle forme del corpo, possono essere ben accostati alle figure del rovescio del Gruppo 12. E’ tuttavia inconfondibile il fatto che i ‘Cavalieri’ del Gruppo 11 rimangano qualitativamente indietro rispetto a quelli [del Gruppo 12]. Il successivo Gruppo 13, costituito da ‘Cavalieri’, dal punto di vista critico dello stile non può essere più giovane della seconda sezione del Gruppo 12 (gruppo 179-192). La torsione ed il trattamento prospettico del busto si sono sviluppati in modo altrettanto ampio sia per quanto riguarda i cavalieri sul delfino del Gruppo 13 e sia per quanto riguarda quelli seduti del Gruppo 12. In questo gruppo i grandi segni sono evidenti più da lontano: nel Gruppo 13, A, o meglio A-T nel Gruppo 12. E’ difficile dire se ci sia stato un adattamento intenzionale, in quanto a Taranto l’uso della siglatura compare solamente dopo il 400 a.C. . * La linea alba è una struttura fibrosa situata sulla porzione mediana dell’addome.1 punto
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Se avessi messo la foto del R/ al dritto anziché in modo speculare, forse avremmo visto la moneta un pochino meglio e classificata più rapidamente. Comunque, per me si tratta di un denaro relativo alla cedola 25 agosto 1321 con emissioni proseguite nel secondo quarto del trecento, censito da Finetti al n. 39 D/+:DE PERUSIA rosetta / grande P accostata da due stelle R/+:S:ERCULANUS. /croce patente accantonata da due stelle al 1° e 4° angolo1 punto
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Aggiornamenti per gli astanti. PNC disponibili sotto il colonnato all'Ufficio Pellegrini. In vendita libera (non serve neanche il codice) Niente 50 cent 2016 a Santa Marta ancora. Non hanno ancora terminato l'assegnazione delle ultime emissioni numismatiche, pertanto tutte le assegnazione supplementari (2 euro Anno Santo e Argenti... dell'ultimo giro) sono ancora "in fase di valutazione". Occhio ad andare in Vaticano nei giorni 16 e 22 dicembre, in quanto per Messe e Udienze varie in vista del Natale si potrebbero verificare chiusure anticipate e/o orari ridotti. Per chi non lo sapesse, l'UFN tra 24 e 9 gennaio chiude (come ogni anno).1 punto
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Ciao @Cinna74. Innanzitutto complimenti per l'acquisto. Quanto alla conservazione, anche io non sono in grado di valutare il lustro dalla foto. Dovendo azzardare direi, comunque, AU58.1 punto
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perdonami ma io a 400 € così belle come quella dell'amico @Cinna74 non ne mai viste di questi tempi .1 punto
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I numeri di serie sono l'ultima cosa stampata prima del taglio. Una volta impressi, uno scanner, passa banconota per banconota alla ricerca di eventuali difetti o salti di numerazione nel seriale. Qui non trovandolo avrebbe segnalato sicuramente l'anomalia. Una banconota del genere, non può essere uscita dalla zecca. Saluti Simone1 punto
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sembra fratturato in piu' parti come se ci avessero camminato sopra1 punto
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anche questo fa parte della monetazione dei Duchi di Normandia1 punto
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Non sono ferrato sulla moneta ma ne ho viste passare molte sul forum negli ultimi anni. Con tutta questa bava e questo lustro a me sembra la migliore fra quelle apprezzate. Complimenti. Che poi sia Fdc o qfdc poco importa è comunque un esemplare bellissimo e che non si sostituirà nella raccolta. Complimenti anche per le foto;ne esaltano al meglio le qualità. Buona domenica .1 punto
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Per monete "gioiello" intendo le monete con bei appiccagnoli. Si era capito?1 punto
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Mirandola: Alessandro I Pico, 1602-1637. Ducatone 1617, AR 31,85 g. ALEXAND PICVS MIRANDVLAE DVX I Busto corazzato a s., con mascherone nello spallaccio; sotto, nel giro, 1617 AR (Giovan Agostino Rivarola, zecchiere). Rv. NVNC PEDE – CERTO Figura muliebre, stante di fronte, con mano ramo d’alloro nella mano d. e con la s. leggermente protesa in avanti; il piede d. su di un dado e il s. su di un globo. Lo sguardo è rivolto verso l’alto a d. donde scendono raggi. CNI 3. Ravegnani-Morosini 5. MIR 522. Bellesia 1b.Questo scudo fu coniato dopo che Alessandro I fu insignito del titolo di Duca dall'Imperatore Mattia. La sigla A R sotto il busto potrebbe riferirsi allo zecchiere mantovano Agostino Rivarolo. Per Bellesia (1995, “La Zecca dei Pico”, p. 169) la moneta sarebbe invece stata ispirata dalla legittimazione di Galeotto a succedere al padre naturale Alessandro, legittimazione concessa dall’imperatore all’inizio del 1617: “Per questo la Fortuna della Mirandola avanza ora con passo sicuro, guardando spavaldamente a tutte le avversità, rappresentate dalle folate di vento che le scompigliano i capelli”. Secondo una diversa interpretazione, invece, Mirandola, abbandonata l’immobilità cui l’aveva costretta l’assenza di un erede di Alessandro, può ora affrontare con sicurezza il mondo, rappresentato dal globo.La sfera indica universalità ed eternità e il cubo, cioè la pietra angolare, la religione, mentre il ramo di alloro dovrebbe simboleggiare la facoltà della Fortuna di premiare chi vuole. Il ducatone (o scudo), probabilmente realizzato su conii incisi dallo zecchiere Antonio Rivarolo (come attesterebbero le iniziali A R sotto il busto al dritto) misura la bellezza di 48 millimetri di diametro per un peso prossimo ai 32 grammi. Si tratta di una delle più belle monete del Seicento italiano, nonché di una delle maggiori rarità della numismatica preunitaria. Eros1 punto
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Guinea 25 Franchi 1987 Ottone € 1,50 50 Franchi 1994 Rame/nickel € 2,00 note: Monete appartenenti alla serie denominata "nuovo Franco" o "secondo Franco guineano", coniate dal 1985 in poi dopo una breve coniazione del "Syli". Quest'ultima valuta era equivalente a 100 Cauri, il nome di una famosa conchiglia utilizzata per centinaia di anni come moneta negli scambi di mezzo mondo, in certi paesi africani addirittura sino agli inizi del '900.1 punto
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Ciao dovrebbe essere un quattrino con Virgilio http://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-FR2/31 punto
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Potrebbe essere un tondello di bronzo con una percentuale di rame più elevata del normale, in modo tale da colorare di rosso la moneta.1 punto
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Sperando di fare cosa gradita e soprattutto utile a chi dovesse imbattersi in queste monetazioni allego le scansioni delle tavole del Villaronga relative ai caratteri degli alfabeti iberici utilizzati normalmente nelle legende monetali. Da tenere comunque presente che talvolta (ed é il caso di alcune emissioni di Castulo, ma non di quelle di Kelse) la legenda é retrograda.1 punto
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