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  1. Caio Ottavio

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/12/16 in tutte le aree

  1. Per carita' nessuno ti vuole cacciare Gionni non facciamo cacce ai fantasmi. La tua competenza e' sicuramente apprezzata in una materia difficile e scivolosa come il restauro delle monete. per un che ritiene che le monete non debbano MAI essere toccate il mondo del restauro rappresenta una dimensione aliena che ebbi comunque la fortuna di esplorare grazie all'amico Pippo di palermo, abilissimo restauratore che mi fecd vedere interventi sui bronzi stupefacenti. E' una materia chd richiede abilita' tecniche, conoscenze e occhio non comuni e che pochi solamente possono praticare. La discussione e' oltremodo interessante , si sono delineati due campi . Tinia dal canto suo e' un grande esperto con notevole esperienza in questo campo. Gli sviluppi saranno certamente interessanti anche se manchera' l'osservazione diretta dell'esemplare che potrebbe una volta per tutte dirimere la questione che finalmente si svolge con toni e rispetto piu' consoni come constato con soddisfazione
    4 punti
  2. Alcune monete dei Giubilei ancora "inesplorati" in questa bella discussione: 1- Anno 1650 - papa Innocenzo X, quattrini per Gubbio con la Porta Santa aperta (M. 124a) e chiusa (M. 122): 2- Anno 1750 - papa Benedetto XIV, mezzo baiocco per Roma (M. 205): Grossi per Roma con la Porta Santa aperta (M. 53a) e chiusa (M. 54): 3- Anno 1775 - papa Pio VI, grosso per Roma (M. 50): e infine giulio per Roma (M. 49): Ciao, RCAMIL.
    3 punti
  3. A suo tempo la presi perchè mi ha incuriosito molto il fatto che riportava una data diversa per faccia. Il 1816 in Europa e negli Stati Uniti fu chiamato “l'Anno senza estate ”, con neve a giugno, gelate in luglio e agosto ed inverno rigidissimo. Ci furono rivolte per il cibo in Gran Bretagna ed in Irlanda, molti si videro costretti a mangiare radici e ratti. Il clima causò la diffusione su larga scala di epidemie di tifo, andarono distrutti gran parte dei raccolti costringendo alla fame centinaia di migliaia di persone, per questo freddo micidiale si stimano 60.000 morti nel periodo 1816/17. Negli anni seguenti il terrore che un simile clima potesse ripresentarsi restò a lungo impresso. I contadini se la cavarono a stento sopravvivendo con le scorte delle annate precedenti. Una tessera per "un pane" - Germania: Città di Wuppertal-Elberfeld - 1 Brod 1816/1817 Tramite traduttore ho grossomodo ricavato le diciture, è stata coniata in un periodo di grave carestia, una testimonianza di lacrime, stenti e sofferenze. ASSOCIAZIONE DEL GRANO - ELBERFELDER (lato 1) ____COMPRATO IN TEMPO NELL'ANNO 1816 (lato 2) ____IN MODO DI AVERE IL NECESSARIO NEL 1817 (Le cause di questo clima micidiale furono dovute in parte alle gigantesche eruzioni vulcaniche avvenute negli anni precedenti, si erano accumulate nell'atmosfera immense quantità di polveri, a queste eruzioni si sommò quella dell'esplosione del vulcano Tambora avvenuta nel 1815, la spessa coltre di polveri rese meno incisiva la radiazione solare, tale azione si sommò ulteriormente alle condizioni atmosferiche particolarmente avverse di quegli anni)
    3 punti
  4. Buonasera a tutti,innanzitutto complimenti per la discussione veramente interessante,a titolo informativo volevo ricordarvi che oltre a Filippo III anche Filippo IV ha coniato una moneta con cornucopie intrecciate,è il rarissimo 2 cavalli del 1632...
    2 punti
  5. Nel famosissimo quarto di ducato di Clemente VII del giubileo del 1525 appaiono 2 motti: uno al dritto e quell'altro al rovescio. Quello al dritto è: HODIE SALVS LACTA EST MVNDO che significa OGGI LA SALVEZZA INCOMINCIA A SUCCHIARE IL LATTE vuol dire che è la giornata di natale e lo si deduce dal fatto che la salvezza è Gesù e succhiare il latte è quello che fanno i neonati quindi è il giorno in cui è nato Gesù (25 dicembre) Quello nel rovescio è: SVNT ET PORTAE CAELI APERTAE che significa:LA SANTA PORTA DEI CIELI APERTA Questa moneta fu coniata per il volere del papà che sperava nell'aiuto di Dio perchè in quel periodo c'erano molti conflitti politici e soprattutto religiosi ( causa soprattutto dalla riforma luterana) Immagine presa da numismatica ranieri
    2 punti
  6. Chiedo scusa, ma ogni volta che cerco di fare "copia e incolla" mi si creano dei pastrocchi nel msg che non riesco a cancellare o a sistemare. I significati che sono stati attribuiti alle lettere PP sono molteplici : Patronus Primarius, Patronus o Protector Principalis, Patriarca Protettore, Perpetuus Patronus o Perpetuus Protector,.. e c'è anche chi sostiene che fosse l'abbreviazione di Pontefice. Non necessariamente però le lettere PP possono assumere lo stesso significato. Se ad es. come sostiene @teofrasto per Ascoli Piceno stanno a significare "Patrono e Protettore", credo che per Ancona il significato da attribuire sia diverso. Come già detto, ad Ancona esistono tre Santi Patroni: S. Ciriaco, S. Liberio e S. Marcellino. E S. Ciriaco è da tutti considerato il Patrono Principale. Questa attestazione la ritroviamo anche nella tomba del Santo che riporta: CORPVS SANCTI CYRIACI EPI ET MARTYRIS PATRONI PRINCIP. ANCONAE (Corpo di San Ciriaco Vescovo e Martire Patrono Principale di Ancona). Certamente si può obiettare che la tomba risale al settecento, ma credo che altri elementi possano portarci sempre al Patrono Principale. Non dimentichiamo che San Ciriaco era considerato, dopo S. Cleto, Protettore Principale dell'Ordine Religioso Cavalleresco dei Cruciferi, ordine che risale al XII secolo.
    2 punti
  7. Questa discussione e' nata nel rispetto delle opinioni degli altri, quindi anche la tua sara' rispettata,ti faccio solo osservare che nel punto in cui tu parli di ossidazioni , si parla di corrosioni, termine totalmente diverso. le ossidazioni presentano caratteristiche diverse. Il fatto che tu non spenderesti piu' di 100 euro e' una tua scelta personale per contro, la gente puo' decidere di spendere 3350 euro perche' crede in quello che fa, oppure puo' anche buttare i soldi dalla finestra, anche queste sono scelte personali in cui nessuno di noi puo' entrare nel merito
    2 punti
  8. Salve @margheludo, non credo che la moneta in questione sia originale. Come ho già scritto nel mio primo messaggio, le superfici non solo semplicemente porose a causa di ossidazioni o pulizia maldestra ed aggressiva, come sostieni tu, bensì si intravedono delle vere e proprie micro-bolle di fusione diffuse. Inoltre, cosa che io ho evidenziato nella mia risposta, ma non ho notato nella tua, non hai visto il bordo (o taglio) della moneta? Sembra sia stato abraso meccanicamente per eliminare i difetti (tipo codoli, linee di congiunzione e simili) dovuti alla fusione. Conclusione: per me, moneta falsa al di là di ogni dubbio. Attendiamo anche altri pareri, magari di chi è più esperto in tecniche produttive, così dissolviamo ogni dubbio.
    2 punti
  9. Ciao @adolfos, ero in tutt'altre faccende affaccendato (ho una nipotina che mi gira per casa ed in contemporanea avrei voluto seguire un'asta, ma non c'è stato verso). Io sono uno di quelli che è rimasto nella convinzione che il D/ della moneta sia quello con l'indicazione della Località e nella fattispecie della mia zecca, quello di Ancona, e non piuttosto quello del Santo che la rappresenta, ma questa è un'altra storia, piena di valutazioni e convinzioni che cambiano anche nel tempo. Quindi per me DE ANCONA sta ad indicare che la moneta è di Ancona e S. Ciriaco è il Santo che la rappresenta come simbolo identificativo. Ci sono molte discussioni al riguardo, e qui non vorrei entrare nel merito. Per quanto riguarda invece il significato delle lettere PP che solitamente troviamo dinnanzi a S QVIRIACVS nel R/ della moneta, anche qui ci sono molte discussioni ed i pareri spesso similari e talora contrastanti, anche su questo forum, vedi ad esempio una delle ultime discussioni (nell'ultima pagina).
    2 punti
  10. SAGUNTO. Sextante. A/ Cabeza femenina a dcha; delante SAG, detrás ¿clava?. R/ Caduceo alado, a izq. V a dcha. NT nexadas. C-63 (dice venera debajo SAG, pero si giramos 90º el anv. de la pieza fotografíada, vemos que se trata de una cabeza femenina y delante SAG como en el presente ejemplar. Creemos que tenía razón el maestro Villaronga al atribuir esta pieza a Sagunto, si bien pudo confundirle el efecto óptico, apreciando una venera).
    2 punti
  11. Direi che la lista delle emissioni per quest'anno è completa, quindi possiamo fare un riepilogo. Cliccando su ogni moneta, potrete vederne dettagli e foto. Italia - 2200° anniversario della morte di Plauto - 550° anniversario della morte di Donatello San Marino - 550° anniversario della morte di Donatello - 400° anniversario della morte di William Shakespeare Vaticano - 200° anniversario della Gendarmeria - Giubileo straordinario per la misericordia Andorra - 150° anniversario della Nuova Riforma - 25° anniversario della radiotelevisione di Andorra Austria - 200° anniversario della banca centrale Belgio - Olimpiadi estive di Rio de Janeiro - Fondazione Child Focus Estonia - 100° anniversario della nascita di Paul Keres Finlandia - 90° anniversario della morte di Eino Leino - 100° anniversario della nascita di Georg Henrik von Wright Francia - François Mitterrand - Campionato europeo di calcio Germania - Zwinger, complesso barocco di Dresda Grecia - 120° anniversario della nascita di Dimitri Mitropoulos - 150° anniversario dell'olocausto del monastero di Arkadi Irlanda - 100° anniversario della rivolta di Pasqua Lettonia - Livonia - Mucca Lituania - Cultura baltica Lussemburgo - Ponte della granduchessa Carlotta Malta - Amore - Gigantia Monaco - 150° anniversario della fondazione di Montecarlo Portogallo - 50 anni del ponte 25 de Abril - Olimpiadi estive di Rio de Janeiro Slovacchia - Presidenza di turno del Consiglio Europeo Slovenia - 25° anniversario dell’indipendenza Spagna - Centro storico e acquedotto romano di Segovia
    2 punti
  12. A me piace molto questa tipologia: Baudekin du 4ème type, Valenciennes.A/. Cavalier à droite, brandissant l’épée. Aigrette à six branches. Jambes du cheval entre E et n. R/. Double légende et petite croix cantonnée de croissants. COITISSA et ponctuation intérieure par : Références : Chalon, n° 15 – Duplessy, n° 1 – Lucas, n° 36 type 4
    2 punti
  13. Perché insistere, mettendo possibilmente a disagio, un utente che contribuisce come pochi al forum? Confrontiamoci sui contenuti... Ciao ES
    2 punti
  14. Taglio: 1 euro Nazione: Cipro Anno: 2011 Tiratura: 200.000 Conservazione: BB+ Località: Castelletto Cervo (BI) Note: NEWS? Note2: questa è probabilmente la moneta più rara che io abbia mai trovato...avrei preferito una qualsiasi di Andorra o un ramato monegasco (che hanno tirature maggiori) ma vabbè!
    2 punti
  15. Segue... (Inni o incitamenti alla carità) NE OBLIVISCARIS PAVPERVM, “non dimenticarti dei poveri”. È ancora Innocenzo XII a lasciare questa sollecitazione, in tal caso su un giulio. Sarà poi imitato dal successore Clemente XI, che la farà imprimere su un testone. Alla monetazione di quest’ultimo papa appartengono anche un grosso e la sua metà con la scritta PAVPERI PORRIGE MANVM TVAM, “stendi la tua mano al povero”, versione integrale di una legenda presente in forma ridotta anche su altri nominali dello stesso pontefice, nonché di suoi tre successori (nota 26). Fig. 29: Roma, Clemente XI (1700-1721), Grosso. Al R/: PAVPERI PORRIGE MANVM TVAM, in quattro righe. Da Internet (Rhinocoins). Ad Innocenzo XII si deve la riproposizione in moneta di un frammento del Libro di Giobbe (5, 16) riportato su sei tipi variati di grosso che presentano la dicitura EGENO SPES, “speranza per il bisognoso” , nonché quella del versetto del Deuteronomio (15, 11) EGENO ET PAVPERI, (porgi la mano) “al bisognoso e al povero”, visibile su un testone. Su quest’ultima moneta compare anche una bellissima rappresentazione: una donna, con una fiamma sul capo, che avanza tenendo una cornucopia capovolta dalla quale cadono più monete. Come spiega Traina nel magistrale volume ricordato all’inizio di questo lavoro, la fiamma è tradizionalmente simbolo di illuminazione, purificazione e amore spirituale, mentre la cornucopia è emblema di abbondanza, speranza e carità. Fig. 30: Roma, Innocenzo XII (1691-1700), Testone 1694. Al R/: EGENO ET PAVPERI, attorno a donna che avanza con fiamma sul capo e cornucopia in mano dalla quale cadono monete; in esergo la data. Ex Asta Nomisma 38, 2009, lotto n. 1364. Il mezzo grosso di Innocenzo XIII con IN EGENIS, “per i bisognosi” e il pezzo di valore doppio di Clemente XII con la scritta CVM EGENIS, “dalla parte dei poveri”, arricchiscono ulteriormente il panorama delle coniazioni di questo tipo. BEATVS QVI INTELLIGIT SVPER EGENVM, “beato chi comprende i bisogni del povero”. L’iscrizione appena citata da un giulio di Innocenzo XIII ricorda che non soltanto occorre individuare i bisognosi, ma anche saper discernere esattamente quali siano le loro effettive necessità. Non v’è dubbio che, tra queste, quella del cibo sia primaria ed è proprio a tale specifico aspetto che sono dedicate le parole leggibili su tre grossi (a volte con varianti) di due diversi pontefici: IN CIBOS PAVPERVM, “per i cibi dei poveri” (Clemente XII), EDENT PAVPERES ET SATVRABVNTVR, “i poveri mangeranno e saranno saziati”, e VT ALAT EOS IN FAME, “perché dia da mangiare agli affamati” (Benedetto XIV). Fig. 31: Roma, Benedetto XIV (1740-1758), Grosso. Al R/: EDENT PAVPERES ET SATVRABVNTVR, in quattro righe. Da Internet (Rhinocoins). Nel Vangelo di Luca è scritto PETENTI TRIBVE, “da’ a chi chiede” (6, 30), e, poco oltre, DATE ET DABITVR, “date e vi sarà dato” (6, 38). Entrambe le espressioni sono presenti pure su moneta: rispettivamente, su un mezzo grosso di Benedetto XIII e su un grosso di Clemente XI. Lette insieme, esse danno, ancora una volta, la certezza che la carità giova anche a chi la pratica e, soprattutto, che non lo impoverisce. La legenda QVI DAT PAVPERI NON INDIGEBIT, “chi dà al povero non andrà in rovina”, che Innocenzo XI pone su un giulio, può essere interpretata, allora, come una conferma di quella che si è voluta definire ‘doppia funzione salvifica’ della carità stessa. La conclusione di questo lungo percorso di ‘catechesi numismatica’ è forse quella che si può leggere tanto su un testone che su una quadrupla di papa Clemente XI: A DEO ET PRO DEO, “da Dio e per Dio”. Quasi per dire che la ricchezza viene dal Signore ed è a Lui che deve ritornare, attraverso l’attenzione verso i bisognosi che, come riscontrabile nelle Scritture sia vetero che neotestamentarie, godono della Sua predilezione. Fig. 32: Roma, Clemente XI (1700-1721), Testone. Al R/: A DEO ET PRO DEO, intorno a donna con un bimbo in braccio, tra due bambini che versano monete da due cornucopie. Da internet (Rhinocoins). L’invito è che ognuno, riconoscendo la verità di quanto appena affermato, possa andare incontro al prossimo che si trova nel bisogno con le parole che Pietro rivolse ad uno storpio che chiedeva l’elemosina davanti al tempio di Gerusalemme (cfr. Atti, 3, 6), e che Innocenzo XI ha voluto fossero impresse su un suo testone: QVOD HABEO TIBI DO, “quello che ho lo do a te”. Fig. 33: Roma, Innocenzo XI (1676-1689), Testone Anno II 1677. Al R/: QVOD HABEO TIBI DO, S. Pietro, stante a destra, aiuta lo storpio. NOTE : 26 - PAVPERI PORRIGE: Clemente XII, grosso. PAVPERI PORRIGE MANVM: Clemente XI, grosso, mezzo grosso; Clemente XII, grosso. Benedetto XIV, grosso (o mezzo paolo); Pio VII (Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti, 1800-1823), grosso. Quest’ultima moneta è stata coniata anche nella zecca di Bologna. BIBLIOGRAFIA Amisano G. 2009, Le monete della Bibbia e dei Vangeli con monete e parole, Cassino (FR), Editrice Diana. Andreau J., La cattiva reputazione dei pubblicani, in «Il Mondo della Bibbia», n. 2, marzo-aprile 2007, pp. 17-19. Colombo C. 2003, Trenta monete d’argento. Le monete nel Nuovo Testamento, Pessano (MI), Mimep-Docete (Bereshit; 1). Lémonon, J-P., La questione del denaro di Cesare, in «Il Mondo della Bibbia», n. 2, marzo-aprile 2007, pp. 21-24. Marguerat D., Dio e il denaro sono compatibili?, in «Il Mondo della Bibbia», n. 2, marzo-aprile 2007, pp. 5-9. Merlo G.G., Francesco d’Assisi e il denaro, in Travaini 2009, pp. 145-152. Monti A. 1883, Motti sopra alcune monete dei Pontefici, in «Periodico di numismatica e sfragistica per la storia d’italia», 1883, fasc. II e III. Muntoni F. 1972-1974, Le monete dei Papi e degli Stati Pontifici, Roma, P&P. Santamaria. Vol. I: Da Adriano I alla Sede Vacante 1559 (772-1559), Roma 1972; Vol. II: Da Pio IV alla Sede Vacante 1676 (1559-1676), Roma 1972; Vol. III: Da Innocenzo XI alla Sede Vacante 1758 (1676-1758), Roma 1973; Vol. IV: Da Clemente XV a Paolo VI (1758-1971), Roma 1974. Schmidt Heinrich e Margarethe 1988, Il linguaggio delle immagini. Iconografia cristiana, Roma, Città Nuova. Traina M. 2006, Il linguaggio delle monete. Motti, imprese e legende di monete italiane, Sesto Fiorentino (FI), Editoriale Olimpia. Travaini L. 2009 (a cura di), Valori e disvalori simbolici delle monete. I Trenta denari di Giuda, Roma, Quasar (Monete; 3). ***** Ecco... ho finito. L'articolo originale, in realtà, proseguiva con una piccola parte conclusiva che però, ai fini di questa discussione, può essere omessa. Mi scuso se la lettura potrà risultare un po' scomoda, ma il semplice allegare la scansione della rivista avrebbe impedito di vedere bene le immagini. @dabbene , al quale avevo chiesto preventivamente se poteva essere utile portare questo contributo, mi perdonerà se mi sono preso tutto questo spazio.
    2 punti
  16. Dalla collezione di medaglie DEVOZIONALI ho selezionato qualche medaglia dei GIUBILEI che condivido piacevolmente, invitando gli amici lamonetiani a partecipare con le loro in tema. 1575 epoca di Papa GREGORIO XIII ( 1572-1585) Datata al centro della Porta Santa
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  17. Salve E’ in arrivo il mio secondo sesterzio Antoninus Pius (138-161). Æ Sestertius (31mm, 22.82g, 6h). Rome. Bare head r. R/ Pietas standing r., holding perfume box before altar. Cf. RIC III 1082. Green patina, near VF. Sono curioso di vederlo dal vivo.
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  18. E' un bel pò che non facciamo Concorsi, io direi riprendiamo, dopo diverse più belle proviamo a fare uno step in più... Tutto parte da questa discussione linkata sotto " Motti e legende nelle monete " della sezione Monete Moderne, discussione che diventa la più partecipata di tutta le sezione ma che alla quantità aggiunge la qualità. Perchè ? Perchègli utenti postano monete, quasi tutte bellissime di provenienza essenzialmente di aste, ma alla moneta associano il terzo lato della moneta, il messaggio. E' stata una cavalcata tra motti, legende, imprese, storie incredibili, messaggi, comunicazione, potere, propaganda, legittimazioni, sacro e profano, è il vedere la moneta con occhi diversi e qui troverete una rappresentazione incredibile di casi uno più interessante dell'altro... Più volte viene citato Mario Traina che di questo tema ne ha fatto uno splendido libro " Il linguaggio delle monete ", credo che anche lui avrebbe apprezzato....abbiamo fatto divulgazione con in più le immagini. Ma torniamo al Concorso ...cosa chiedo ? di leggere, se volete, la discussione sotto linkata che rimane comunque aperta nella sezione Monete Moderne per eventuali aggiunte e votare mettendo un mi piace al messaggio insito nella moneta che preferite o in più monete. Al 30 novembre chiuderò il voto, che come sempre sarà puramente simbolico, vedremo quali saranno state le tre monete che avranno attirato di più da punto di vista simbolico la vostra attenzione, un premio simbolico anche ai tre utenti che hanno postato le monete con tre, due, un mi piace ( escluso il sottoscitto ). E' una opportunità di conoscenza e divulgazione, tutto in modo semplice e ruspante, ma il contenuto e il messaggio sarà quello che conterà, andiamo oltre alla bellezza, anche la bellezza ci sarà anche, e vediamo cosa ci racconterà la moneta.... Buon concorso ! P.S. Eventuali aggiunte di monete coi loro messaggi vanno fatti nell'apposita discussione nella sezione Monete Moderne " Motti e legende nelle monete "
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  19. Ciao, visto il periodo di calma di questi giorni posto una discussione leggera, di intrattenimento. Diciamo per riderci un po’ su, anche se poi tanto da ridere non ci sarebbe per vari motivi… Come sapete tra i vari temi di mio interesse rientra la monetazione severiana e ciò mi porta ad effettuare ricerche sia di nuovi dati che di verifica degli esemplari in commercio. E compiendo queste ricerche ho avuto modo di notare qualcosa di … mah… buffo? Assurdo? Non saprei come definirlo… provateci voi! Quindi per palesare anche ai neofiti il tema, vi propongo questo esemplare: Caracalla AR antoninianus, 198-217 AD, 4.98gm, struck 215-217 AD, 24.0mm. Obv: ANTONINVS PIVS AVG GERM; radiate, draped, and cuirassed bust right. Rev: VENVS VICTRIX; Venus standing facing, head left, holding Victory and scepter, leaning on facing oval shield set on helmet. RIC IV P1 p259, 311c; RSC 608 . EF. https://www.vcoins.com/en/stores/apollo_numismatics/12/product/caracalla_ar_antoninianus__venus_victrix__ef/47300/Default.aspx Per approfondimento su questa tipologia vi rimando alla discussione http://www.lamoneta.it/topic/140719-caracalla-venus-victrix/#comment-1607914 https://it.wikipedia.org/wiki/Caracalla Scorrete la biografia e vi troverete questo esemplare ad identificare un suo antoniniano: ANTONINVS PIVS AVG(ustus) GERM(anicus), Busto di Caracalla radiato, paludato, corazzato rivolto a destra / VENVS VICTRIX, Venere paludata, elmata, regge con la mano sinistra una lancia e si poggia a uno scudo. AR Antoniniano, 5.10 g, Zecca Roma, 215 d.C. circa. A b o m i n i o !!!! Non solo una patacca ma di una fattura assolutamente pessima come qualità. Sempre per i neofiti, per i profani e… per i “cecati” (tra i quali posso annoverarmi ma non a tali livelli) eccole affiancate. Evidentemente: · colui che ha scritto il testo (e inserito l’immagine) non ha la pur minima idea della numismatica romana · è pure abbastanza sfortunato perché per beccare tra tutti gli antoniniani (non dico autentici ma almeno credibili) che escono ad una ricerca “Caracalla antoniniano” scegliere proprio questo… Per la cronaca basta andare sulla Baia per trovare dei confronti: www.ebay.it/itm/RICONIO-MONETA-IMPERO-ROMANO-CARACALLA-ANTONINVS-PIVS-AVG-VENVS-VICTRIX-/371785796545?hash=item5690290bc1:g:oRQAAOSwstxVeW8~ descritto come riconio http://www.ebay.it/itm/RICONIO-MONETA-IMPERO-ROMANO-ANTONINIANO-CARACALLA-E-VENERE-VITTORIOSA-215-D-c-/351901924154?hash=item51eefd3b3a:g:8PMAAOSwpDdU9OmH idem quindi debitamente denunciati come mere (e pessime) copie. A voi la parola per i commenti. Ciao Illyricum
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  20. Portale una a una in tasca, o in valigia .. ( se non valgono più di 10.000€) massimo accettabile di asporto contanti , mi pare, .... se ti infili nella"burocrazia"........
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  21. Ciao, ti allego il link di questa discussione di qualche anno fa, dove si parlava di numerosi cloni di questo sesterzio di Marco Aurelio con al rovescio IVVENTAS: Credo che appartenga alla stessa famiglia.... Saluti Enrico
    1 punto
  22. Galeazzo Maria Sforza senza dubbio è un multiplo del tuo peso.. http://www.icollector.com/Milano-Galeazzo-Maria-Sforza-Peso-monetale-uniface_i10009013
    1 punto
  23. Buona sera a tutti,continuando con le papali.. Ecco quà un bellissimo e rarissimo giulio di Leone X della zecca di Ancona che riporta questo motto: ECCE TEMPIVM TVVM PETRE che significa ECCO IL TUO TEMPIO PIETRO questa moneta risale nel periodo nel quale venne costruita la basilica di San Pietro a Roma (per l'esattezza costruita sopra la tomba di San Pietro). La moneta,oltre ad avere questo bellissimo motto, ha anche una grandissima storia dietro,infatti,in quel periodo era avvenuta la riforma luterana cioè Marin Lutero,si era ribellato nei confronti della chiesa perchè per perdonare i propri peccati ai fedeli,si diceva loro che dovevano pagare un indulgenza plenaria cioè dovevano versare una quota di 2 quattrini per ottenere il perdono totale di tutti i peccati. Anche se questa cosa è da svariati criticata, secondo me la gente non capisce che nonostante questo,adesso possiamo ammirare un capolavoro dell'arte e dell'architettura mondiale. Già che ci sono posto sia la moneta con il motto,che un quattrino di Leone X (la metà del prezzo di un indulgenza) della zecca di Fabriano. Immagine presa da numismatica ranieri. Questa moneta invece,proviene dalla mia collezione (esemplare che in gran parte ha conservato la sua argentatura originale).
    1 punto
  24. il contorno "limato" in alcuni punti bordo in rilievo +, mancanza anche minima di rilievi della legenda e aspetto generale, fanno propendere per un falso fuso.
    1 punto
  25. Non per nulla avevo scritto "Sembrerebbe un Para ecc...." Comunque la moneta è questa di seguito, ti ho trovato la scheda, Impero Ottomano: http://en.numista.com/catalogue/pieces49196.html
    1 punto
  26. Salve. Secondo me non ha nulla a che vedere con le preromane. Si tratta di un quadrante anonimo romano del periodo compreso tra i regni di Domiziano ed Antonino Pio. Ci sono due tipologie che potrebbero corrispondere. La prima è questa: Anonymous Issues, Orichalcum Quadrans, Period of Domitian to Antoninus Pius, Group IX (Mercury), Rome Mint. Obv., winged petasus. Rev., winged caduceus between S-C. RIC II, n° 32; Cohen 36. Moneta comune. In rete ci sono molti esempi. Te ne riporto alcuni qui di seguito.
    1 punto
  27. Salve. Peso e diametro sono fondamentali in questi casi. A me, sinceramente, non dà una buona impressione, anzi, mi sembra un falso ottenuto per fusione: il taglio della moneta sembra manomesso intenzionalmente e la porosità diffusa non può essere dovuta solo ad una pulizia aggressiva, ma piuttosto al processo di fusione per la realizzazione della moneta stessa. Il prototipo che hanno cercato di riprodurre è un sesterzio di Caligola con la rappresentazione delle sue sorelle al rovescio, tipo questo: Caligola (37-41). Sesterzio. D/ C. CAESAR AVG GERMANICVS PON M TR POT. Testa laureata a sinistra. R/ AGRIPPINA DRVSILLA IVLIA SC. Le tre sorelle di Gaio stanti di fronte: Agrippina tiene una cornucopia, Drusilla patera e cornucopia, Iulia timone e cornucopia. RIC I, 33. Si tratta di una moneta molto ricercata e per questo anche molto falsificata. Nota le differenze che intercorrono tra la moneta del tuo amico che hai postato e l'originale che compare nella foto qui sopra. Resto dell'idea, quindi, che l'oggetto che ci hai mostrato sia una riproduzione ottenuta per fusione senza alcun valore, né storico-numismatico, né economico.
    1 punto
  28. è @Minotauro che fa il prestigiatore....
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  29. Ciao @gianvi. Provo ad esprimere un mio parere per cercare di rispondere alle tue domande. Ultimamente, ho notato che sono apparse diverse, non molte però, di queste piastre di Francesco I con doppia ornatura al diritto. La tua qui in esame presenta un grado di conservazione che, secondo me, arriva ad un qBB. L'usura da circolazione è diffusa su entrambi i lati della moneta, ci sono segni da contatto e graffi di conio al rovescio. Per la rarità, ti assicuro che non è così comune trovare una piastra di questo tipo con la particolarità della doppia ornatura, però per sapere il grado di rarità preciso bisognerebbe consultare dei cataloghi come il Gigante che portano la suddetta varietà. Non so se sul MIR Napoli è riportata perché non ho il volume. I cataloghi descrittivi "canonici" come il Pannuti-Riccio o il CNI XX non contemplano questa variante. Sicuramente, a parer mio, non siamo al di sotto dell'R2.
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  30. se avessi aspettato qualcuno poteva precedermi. non si potrebbe avere quella materiale invece che virtuale ?
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  31. Per il futuro cerca sempre di farti rilasciare un documento comprovante l'acquisto: nel caso delle vendite tra privati si può comunque compilare qualche foglio in cui il cedente rilascia una dichiarazione di vendita con la descrizione dell'oggetto, una fotografia, copia del documento d'identità...Gli esperti del settore ti sapranno sicuramente consigliare meglio, a me non è mai capitata una compravendita tra privati. A presto, Ciao!
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  32. Infatti, Silver70, le monete in altissima qualità/conservazine vera ultimamente se ne vanno quasi tutte all'estero. Agli italiani tendenzialmente rimangono in mano le altissime perizie/stime, però comprate a forte sconto di catalogo: immagino che sian soddisfazioni. (non é sempre così ovviamente, ma la tendenza é chiara) Le verità come al solito stanno sempre nel mezzo... Per ogni caso bisognerebbe poi fare diverse valutazioni, e cercare di tenere presente più dati possibili, non solo l'idea che ci si é fatti da quello che te la racconta così, da quello che te la racconta cosà, o come dice Rorey, dal mercato di babbey.it piuttosto che dalle Aste blasonate dove i prezzi a volte raggiungono, diciamo, vette incredibili! Insomma non é così semplice come sembrerebbe: però come vedo che ultimamente stanno sperimentando anche gli amici di questa sezione, quando si vanno a vendere (o tentare di) le monete che si hanno, un'idea più chiara della realtà appare!
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  33. anche a me sembra un sestante, visto il peso , terza riduzione ponderale 217-216 A.C.
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  34. Ragazzi............non vi pare che stiamo uscendo fuori dalla discussione ? Offensive, grammatica,professori,sarcasmo, Paradigmatico . Mamma mia non si parla più se il deca Ebay è falso o è genuino ? Caro @numa numa noi due , qualche anno fa , abbiamo avuto delle incomprensioni. Non ho mai condiviso il modo in cui intervenivi verso di me. Pur sapendo di non essere all'altezza di contro battere nel merito specifico , ti sei sempre rifugiato alla grammatica , o ad insinuare parabole che mi hanno fatto male. Io dico sempre che il tempo e galantuomo e ho voluto riprendere il dialogo con te. Tanto che ti ho cliccato qualche mi piace. Ma tu hai fatto presto a usare il tuo metodo, provocarmi con la grammatica. Che devo pensare ? ....... lo fai apposta , cosi si sente a disagio e sparisce per qualche anno ancora ! NO resto come ho scritto al tuo amico tinia , continuo per la mia strada e se non siete d'accordo , mi fate bannare . ...........solo perché cerco di illustrare il buono e il cattivo. Anche con tinia , non condivido i suoi metodi ma e fatto così e ho continuato a sopportarlo , anche con qualche ....mi piace a dialogare , ma se si usa la prepotenza con me , allora e un'altra storia. Penso di essere stato educato e rispettoso verso le opinioni degli altri . Se li rispetto e non li condivido , vuol dire che la penso diversamente e se posso lo dimostro , se le mie dimostrazioni saranno inutili ......ebbe pazienza !!!! Caro @apollonia Ho scritto pure che ho tanta ammirazione nei tuoi interventi Alessandrini . " non eri abbastanza preparato sui restauri , era sottinteso nel merito dei restauri , ma non alla persona Apollonia. Con ciò nulla di personale nei tuoi confronti. Nemmeno mi sfiora il pensare di offendermi per come scrivo e non mi sento a disagio . Continuo a fregarmene dei tentativi continui di provocarmi . Parliamo di MONETE e so rispondere. Colgo l'occasione nel ringraziare i tanti utenti e collezionisti che continuano a darmi tanta solidarietà . Grazie . Giovanni.
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  35. Ciao Pietro, grazie per la puntuale risposta: mi premeva avere un tuo parere in merito. In effetti, sembra strano che ci sia solo la G del Maestro di Prova, il discorso non torna per i motivi già esposti nei miei precedenti messaggi. Ho avuto poi modo di leggere sia il tuo articolo (ti faccio i miei complimenti perché l'ho trovato davvero molto interessante), che ho citato sopra, sia alcune discussioni su questo nominale e sulle sue sigle che ho trovato in giro, pure qui sul Forum. Anche io credo che il globetto faccia parte del fogliame della corona, perché ve ne sono altri identici disposti tra le foglie. Quindi, spero che il quesito di @Fabrizio Proietti abbia trovato una giusta spiegazione anche e soprattutto grazie a questo tuo ultimo intervento.
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  36. Medaglia devozionale lauretana, bronzo/ottone, ovale con appendici globulari o piolini (visibile solo quello in basso), del prima metà del XVII sec.- D/ La Madonna di Loreto, tra due lampade votive appese ad un arco, con ai lati due angioletti.- R/ L'iconografia del ritratto dovrebbe essere quell di S. Carlo Borromeo in abito cardinalizio, medaglia rara.- Ciao Borgho.
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  37. Molto importante e' anche vedere sempre il peso, in questo caso solo quello ci porta in una direzione precisa... Io credo che uno che affronta all'inizio questa monetazione, ma vale per le medievali in genere, abbia delle oggettive difficoltà a capire le singole lettere, per chi ha occhio sembra semplice ma il parlare con alcuni che seguono monetazioni più recenti mi porta a questa conclusione. Ho molto apprezzato da questo punto di vista i libri che disegnano le singole lettere tipo Baldassarri per Pisa o Crippa con Milano, forse dovremmo fare anche questo ...a penna su foglio come leggere la N, la P, la S coricata, e' una idea...che butto li' poi certamente ci vuole anche qualcuno che legga ... Le discussioni lunghissime e importanti hanno grandi pregi ma poi la difficoltà di ripartire per uno che inizia, impossibile leggerle tutte, forse le tabelle più un tracciato epigrafico potrebbe aiutare e comunque essere un buon aiuto per tutti. Anche per prenderla allegramente sembriamo quei presentatori che vogliono aiutare a tutti i costi i concorrenti nel rispondere esattamente, solo che qui di concorrenti non ne vedo ....ma sono sempre ottimista, arriveranno......arriveranno...
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  38. Caro @babelone ti posto la foto di un denario sempre di Bruto , ma coniato . Gemini 2009 Come vedi ci sono delle stratificazioni dell'argento , corrosioni ad ore 2/4 , superfici che danno tanto di antico E un pericolosissimo falso, coniato su argento mineralizzato (denario originale) , Probabilmente ossidato e pulito aggressivamente , per renderlo più credibile. Questi sono alcuni risultati di come una fusione non può dare corso ad corrosioni stratificate o stratificazioni di argento. Diversamente con l'argento mineralizzato potrei farti vedere altri esempi. Ora i principi che rincorriamo, si possono avvalorare con riferimenti realistici. Il Deca Ebay , non è una fusione al 100%. (scusami se avrò commesso errori ortografici o della nostra difficile lingua) ma penso che avrai lo stesso capito il mio pensiero , siamo osservati anche da PROFESSORI di Italiano.
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  39. Vai a finire in un pantano che non ne esci piu', questo e' garantito.
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  40. E' un bel po' che non facciamo Concorsi, io direi riprendiamo, dopo diverse più belle proviamo a fare uno step in più ora. Il Concorso è comunicato nell'apposita sezione del forum, ne darò notizia anche in Piazzetta ma ovviamente essendo tutto nato in questa sezione il giusto e opportuno risalto viene dato qui. Tutto parte dalla discussione di questa sezione " Motti e legende nelle monete ", discussione che diventa la più partecipata di tutta la sezione ma che alla quantità abbina la qualità. Perché ? Perché degli utenti postano monete, quasi tutte bellissime di provenienza essenzialmente di aste, ma alla moneta associano il terzo lato della moneta, il messaggio. E' stata una cavalcata tra motti, legende, storie incredibili, messaggi, comunicazione, potere, propaganda, legittimazioni, sacro e profano, è il vedere la moneta con occhi diversi e qui troverete una rappresentazione incredibile di casi uno più interessante dell'altro..... Più volte viene citato Mario Traina che di questo tema ne ha fatto uno splendido libro" Il linguaggio delle monete ", credo che anche lui avrebbe apprezzato...abbiamo fatto divulgazione con in più le immagini. Ma torniamo al Concorso...cosa chiedo ? di leggere, se volete, la discussione che rimane comunque aperta in Sezione per eventuali aggiunte e votare mettendo un mi piace al messaggio insito nella moneta che preferite o in più monete. Al 30 novembre chiuderò il voto, che come sempre sarà puramente simbolico, vedremo quali saranno state le monete che avranno attirato di più la vostra attenzione dal punto di vista simbolico, un premio simbolico anche per gli utenti che hanno postato le monete con tre, due, un mi piace ( escluso il sottoscritto ). E' una opportunità di conoscenza e divulgazione, tutto in modo semplice e ruspante, ma il contenuto e il messaggio sarà quello che conterà, andiamo oltre la bellezza, anche se la bellezza c'è alla grande qui e vediamo cosa ci sapranno raccontare le monete.... Buon Concorso !
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  41. Grazie per la gentilissima risposta molto dettagliata. Effettivamente io faccio riferimento alle tre cinquine con scettro. Personalmente ne ho trovata una senza IAF ma solo G. ora provo a mandarti una foto. Inoltre chiedendo in giro ne è saltata un'altra fuori. in ogni caso in nessuna delle due si riscontra tosatura basandosi sul peso.
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  42. Abbiamo visto fino ad ora molte monete in argento e rame. Le monete d'oro degli Anni Giubilari sono in genere molto rare o rarissime, e appaiono in vendita di rado. Qualche post fa miroita ha presentato uno scudo d'oro di Urbano VIII per il Giubileo del 1625. Proseguo anche io nel "filone aureo" con queste quattro monete: Sisto IV, fiorino di camera per il Giubileo 1475 (Munt 12) Clemente XI, doppia per il Giubileo 1700 (Munt 5) Benedetto XIII, doppia e scudo d'oro per il Giubileo 1725 (Munt 1 e Munt 3) Tutte e quattro gli esemplari provengono dalla Christie's del 2011. Michele
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  43. Gioco il super jolly.... direi che è il momento... Il massimo per me, il massimo per tanti...Alessandro Toffanin la mette in copertina sul MIR MILANO, qui c'è tutto, il fascino della moneta, il messaggio, l'iconografia e mettiamoci pure il fatto che è impossibile averla per i collezionisti nella norma....che non guasta mai. MILANO, GIAN GALEAZZO MARIA SFORZA con Reggente la madre BONA DI SAVOIA ( 1476 - 1481 ) testone, della NAC 85 SOLA FACTA SOLVM DEVM SEQVOR RIMASTA SOLA SEGUO SOLO DIO Questo va oltre il messaggio, oggi diremmo è un comunicato stampa e la moneta era anche questo comunicazione : SOLA E CON DIO..... Bona era sola a reggere lo Stato col figlio dopo la morte del marito Galeazzo Maria ucciso da un gruppo di congiurati. Bona cacciata dallo Stato e dal cognato Ludovico il Moro si chiude in un convento ad Abbiategrasso, vita difficile e breve la sua. Al rovescio abbiamo la raffigurazione che non ti aspetti, LA FENICE, uccello favoloso dell'Arabia raffigurato sul rogo e che rappresenta l'immortalità poiché rinasce sempre dalle sue ceneri. Bona si aggrappa all'immortalità ma la vita non gli diede grandi gratifiche... A Milano a un collezionista che ha un po' tutto si dice scherzando....adesso ti manca solo BONA...anche per il collezionista quindi BONA rappresenta il sogno, l'irraggiungibile, quello che vorresti, ma non avrai e quindi godiamoci ora la NAC... Non vorrei però a questo punto tediarvi oltre ogni limite, vi lascio riflettere se avete ancora qualcosa in mente da postare se no passeremo alla fase 2 della discussione....
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  44. 1600 Epoca di CLEMENTE VIII (1592-1605) D/ REMISSIONEM PECCATORVM - In esergo sotto la Porta 1600 R/ S. Francesco aureolato, in ginocchio con le braccia aperte riceve le stigmate Bronzo, con tracce di doratura.
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  45. Ciao @Archestrato continuando nella nostra discussione di ieri sera, stamattina ho postato le foto naturali e non filtrate ( erano quelle di Centurione ) le avevo postate cosi per far risaltare di piu' l' ossido, mi rivolgo di nuovo a @gionnysicily , che avevo chiamato in causa per fornirci qualche spiegazione sulla pulizia. Come puoi vedere da queste foto i particolari dei cerchietti della retina sono ben definiti ed uguali nei due deca, a parte qualche incrostazione di ossido in quello della discussione,si vede bene anche il filo di intersezione con gli squadri giusti e perpendicolari Ho aggiunto un altra foto in cui si notano dei particolari della retina identici nei due deca, ti premetto che in caso di fusione questo particolare non avrebbe avuto spigoli od addirittura sarebbe scomparso viste le dimensioni,inoltre accanto, in rosso, si può notare la spellatura della prima pelle dell' argento da cattiva pulitura, ho anche aggiunto un altro deca con incrostazioni e piccole deformazioni dovuti agli ossidi depositati ma autentico al 100% e non fuso
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  46. Inni o incitamenti alla carità Nell’Antico Testamento l’elemosina costituisce prevalentemente un dovere religioso che finisce con l’assumere, in seconda battuta, una valenza sociale. Con l’insegnamento di Gesù, queste due funzioni vengono a coincidere perché attraverso la ‘carità’ si persegue l’imitazione di Cristo e, contemporaneamente, si conferisce al denaro una doppia funzione salvifica: da una parte si liberano i bisognosi dalle loro necessità materiali e imminenti, dall’altra ci si prepara a godere, un giorno, dei frutti della ricompensa divina. In questa ottica, il denaro, se così impiegato, si trasforma per poveri e ricchi in sorgente di vita e perde quella caratteristica di essere generatore di ingiustizia, che gli deriva dal suo naturale distribuirsi in maniera non uniforme tra gli uomini. Non a caso, dunque, nella monetazione in esame in questo lavoro, sono ravvisabili numerosi esempi di legende che si sostanziano in incitamenti alla – o esaltazione della – carità. SERITE IN CARITATE, “seminate (o distribuite) in carità”. È l’invito espresso che papa Benedetto XIII fa apporre su un mezzo grosso (nota 23). Ma il suo insegnamento non finisce qui; egli, infatti, ricorda, facendolo scrivere su un giulio, che il denaro dato IN CARITATE MVLTIPLICABITVR, “per carità, si moltiplicherà”, mentre su un testone ripropone un versetto del Libro dei Proverbi (19, 17) già utilizzato in precedenza da Clemente XI su un nominale analogo: FOENERATVR DOMINO QVI MISERETVR PAVPERI, “fa un prestito al Signore chi ha compassione del povero”. In proposito Gesù è stato molto esplicito. Nel racconto del giudizio finale Egli anticipa che separerà i giusti dagli iniqui, premiando i primi per avergli dato da mangiare e da bere, per averlo ospitato, vestito, e curato attraverso la carità fatta ai bisognosi: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25, 40). Si può perciò essere certi che il Signore non dimenticherà il suo essere in qualche modo ‘debitore’ nei confronti di chi si è dimostrato caritatevole verso i poveri; questo è il senso del PRODERIT IN TEMPORE, (la carità) “gioverà a suo tempo”, che si può leggere su un grosso di Benedetto XIII, nonché del DELICTA OPERIT CARITAS, “la carità riscatta le colpe”, e del QVI MISERETVR PAVPERI BEATVS ERIT, “chi ha pietà del povero sarà beato”, che Clemente XI affida, rispettivamente, a un giulio e a un testone. Fig. 24: Roma, Clemente XI (1700-1721), Giulio. Al R/: DELICTA OPERIT CHARITAS, in tre righe. Ex Asta Nomisma 103, 2009, lotto n. 1197 Dunque l’invito che il Maestro rivolge al cristiano, e che alcuni papi ribadiscono in moneta, è chiaro; così Innocenzo XII, prendendo in prestito le parole del profeta Daniele (4, 24) scrive su un giulio: PECCATA ELEEMOSYNIS REDIME, “riscatta i peccati con le elemosine”, mentre Benedetto XIII incoraggia il cristiano ricordandogli, con un mezzo grosso, PRO TE EXORABIT, (la carità) “pregherà per te”. Fig. 25: Roma, Innocenzo XII (1691-1700), Giulio 1699. Al R/: PECCATA ELEEMOSYNIS REDIME, in quattro righe con la data. Ex Asta Nomisma 39, 2009, lotto n. 2537. DA ET ACCIPE, “da’ e ricevi”. Questo doppio imperativo presente su un mezzo grosso di Clemente XI altro non fa se non ribadire l’idea che la carità arricchisce chi ne beneficia e anche chi la pratica. Già molti anni prima il papa Gregorio XIII (Ugo Buoncompagni, 1572-1585) aveva dedicato a questo concetto due belle monete, battute nella zecca di Ancona, sulle quali la legenda DAT ACCIPIT REDDIT, “dà, riceve e restituisce”, si accompagnava con la rappresentazione allegorica di questa forma superba di amore: la Carità con in braccio due bimbi e un terzo al fianco (scudo d’oro) oppure un bambino tra le braccia e due ai lati (giulio) [nota 24]. San Paolo, che nella Prima Lettera ai Corinzi eleva alla Carità quello che è considerato il suo inno più bello (13, 1-13), suggerisce nella Seconda Lettera inviata alla stessa comunità (9, 7) di donare con gioia. Le sue parole sono state riprese da Alessandro VII, che su una doppia fa riportare: NON EX TRISTITIA AVT EX NECESSITATE, “non (dare) con tristezza o per forza” e su un grosso HILAREM DATOREM DILIGIT DEVS, “Dio ama chi dona con gioia”. Fig. 26: Roma, Alessandro VII (1655-1667), Grosso. Al R/: HILAREM DATOREM DILIGIT DEVS. Ex Asta Nomisma 103, 2009, lotto n. 1128. Il concetto di caritas, specialmente dopo il suo compimento con l’insegnamento e l’esempio di Gesù Cristo e la sua esatta definizione negli scritti del Nuovo Testamento, andrebbe inteso col significato generale e più ampio di amore del prossimo e di dono di sé. Non si può però negare che esso abbia anche una valenza specifica di attenzione e sostegno ai poveri e ai miseri, dato che questi ultimi hanno sempre goduto di particolare attenzione e predilezione da parte di Dio, come testimoniato in numerosi passi delle Sacre Scritture e come ribadito anche in moneta: il grosso di Benedetto XIV (Prospero Lorenzo Lambertini, 1740-1758) sul quale si leggono le parole OCVLI EIVS IN PAVPEREM, “i suoi occhi rivolti al povero”, ne è una conferma. Fig. 27: Roma, Benedetto XIV (1740-1758), Grosso 1743. Al R/: OCVLI EIVS IN PAVPEREM, in quattro righe con la data. Da Internet (Rhinocoins) HABETIS PAVPERES, “avete i poveri” (con voi). Questa frase, attribuita nel Vangelo di Matteo (cfr. 26, 11) a Gesù, è presente su un grosso di Clemente XII, quasi come promemoria per ricordare a tutti che, purtroppo, la povertà e il bisogno sono sempre presenti. Perciò non può che definirsi retto chi li ha a cuore. Due papi hanno voluto ricordare in moneta questo ultimo concetto espresso anche nel Libro dei Proverbi (29, 7): NOVIT IVSTVS CAVSAM PAVPERVM, “il giusto non ignora la causa dei poveri”, è infatti quanto si può leggere su uno scudo e su un grosso, rispettivamente, di Innocenzo XII e Benedetto XIV. Non stupisce, quindi, la pressante serie di esortazioni a prestare attenzione ai miseri che il gruppo di pontefici in esame si preoccupò di pronunciare facendo parlare le proprie monete. DA PAVPERI, “da’ ai poveri” è la forma più sintetica e immediata di questi inviti che fanno apporre prima Innocenzo XII su un mezzo grosso, e poi Clemente XIII su un grosso (nota 25), ma non è l’unica. Fig. 28: Roma, Innocenzo XII (1691-1700), Mezzo grosso 1696. Al R/: DA PAVPERI, in tre righe con la data. Da Interne (CNG coins). Note 23 - Sulla moneta compare CHARITATE che è “grafia tarda e specificamente cristiana per accostamento paretimologico col greco CHARIS, grazia”. Cfr. Traina 2006, cit., p. 398. Considerazioni analoghe valgono per le legende IN CHARITATE MVLTIPLICABITVR e DELICTA OPERIT CHARITAS. 24 - La stessa impronta sarà ripresa in pieno XX secolo nella monetazione di Pio XII e Giovanni XXIII. Molto simile anche lo scudo d’oro di Gregorio XIII, con la Carità in piedi, un bimbo in braccio e due ai fianchi, e la scritta DEVS CHARITAS EST, “Dio è amore”, tratta dalla Prima Lettera di Giovanni Apostolo (4, 8). 25 - In qualche caso i papi non si limitarono soltanto a invitare ad opere di carità, ma provvidero essi stessi direttamente. Un grosso e un mezzo grosso di Clemente XI con la legenda DEDIT PAVPERIBVS, “ha dato ai poveri”, ricordano l’azione del pontefice che, appena salito al soglio pontificio, destinò 10.000 scudi del suo patrimonio privato all’acquisto di cibo e altri beni per i poveri. Cfr. Traina 2006, cit., p. 87. Segue...
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  47. segue (Ammonimenti o raccomandazioni) 6 - NOLITE THESAVRIZARE, “non tesaurizzate”. Innocenzo XI, testone. 7 - AVRI IMPERIO NE PARETO, “non obbedire al comando dell’oro”, Clemente XI, scudo d’oro. Fig. 19: Roma, Clemente XI (1700-1721). Scudo d’oro. Al R:/ AVRI IMPERIO NE PARITO (evidente errore per PARETO). Da Internet (rhinocoins) 8. NON AVRVM SED NOMEN, “non l’oro ma la reputazione”. Lo scudo di Clemente XI per Ferrara, sul quale campeggia tale espressione, è un chiaro avvertimento fatto dal papa a privilegiare l’essere stimati per il proprio buon nome piuttosto che per la ricchezza. 9. NON CONCVPISCES ARGENTVM, “non bramerai il denaro”. Questo frammento di un versetto del Deuteronomio (7, 25) può apparire come naturale prosecuzione – quasi una conseguenza – dell’iscrizione precedente; anch’esso fa parte dell’insegnamento lasciato da papa Clemente XI che la fa apporre su cinque tipi variati di giulio. Fig. 20: Roma, Clemente XI (1700-1721), Giulio. Al R/: NON CONCVPISCES ARGENTVM, in quattro righe. Ex Asta Artemide XXIII, 2008, lotto n. 409. 10. NOLI AMARE NE PERDAS, “non amare (il denaro) per non perdere” (la tua anima). L’ammonizione compare su un testone di Innocenzo XII e si ispira ad uno scritto di Sant’Agostino (nota 20). 11. NOLI ANXIVS ESSE, “non ti angustiare” (per il denaro). Anche in questo caso è un testone, emesso però a nome di Innocenzo XI, a riportare l’ennesimo avvertimento contro l’ansia da possesso di denaro. Fig. 21: Roma, Innocenzo XI (1676-1689), Testone. Al R/: NOLI ANXIVS ESSE, in tre righe. Ex Asta Nomisma 38, 2009, lotto n. 1344. 12. NOLI LABORARE VT DITERIS, “non ti affannare per arricchire”. Clemente XI trae dal Libro dei Proverbi (23, 4) questo versetto che occupa il campo di un giulio per sottolineare, ancora una volta, il concetto della futilità dell’atteggiamento di chi, in qualche misura, si ‘tormenta’ pur di arricchire. 13. SI AFFLVANT NOLITE COR APPONERE, “se affluiranno non date loro il cuore”. Soggetto della legenda proposta da papa Clemente XI su un giulio sono le ricchezze che, evidentemente, non devono diventare oggetto d’amore da parte di chi dovesse vederle comparire tra le proprie disponibilità. La fonte dalla quale è stata tratta questa raccomandazione è il Salmo 61 (v. 11) ed è presente, in forma ridotta, anche su altre due tipologie monetali: un grosso dello stesso Clemente XI, dove compare come NOLI COR APPONERE, e un testone di Innocenzo XI sul quale, invece, l’imperativo è impresso nella forma plurale NOLITE. Fig. 22: Roma, Clemente XI (1700-1721), Giulio 1703. Al R/: SI AFFLVANT NOLITE COR APPONERE, in sei righe con la data. Ex Asta Nomisma 103, 2009, lotto n. 1195. 14 - NON SIBI SED ALIIS, “non per sé ma per gli altri”. L’iscrizione, che si trova su un mezzo scudo di Innocenzo XII, sovrasta la figura di un pellicano che si squarcia il petto per nutrire i suoi pulcini. Un tempo si riteneva erroneamente che questo palmipede avesse la capacità di nutrire o, addirittura, di resuscitare i suoi piccoli nutrendoli del proprio sangue. Per questo nella simbologia cristiana è stato spesso accostato allo stesso Cristo, in quanto segno di Colui che offre la propria vita per la salvezza di quelli che sono stati da Lui generati. Nella teologia medievale il pellicano rappresenta più esattamente Gesù che si lascia inchiodare alla croce, donando il suo sangue per la redenzione dell’umanità. Un simile accostamento è presente, ad esempio, nella Divina Commedia (nota 21), così come in una preghiera del Corpus Domini di Tommaso d’Aquino (nota 22). La moneta descritta fu emessa per ricordare la carità fatta dal papa ai poveri accolti nell’ospizio di San Michele e nel palazzo del Laterano; chiaro, perciò, il significato da attribuire all’insieme immagine-legenda: il denaro va speso per il bene altrui e non per il proprio. Fig. 23: Roma, Innocenzo XII (1691-1700), Mezzo Scudo 1693. Al R:/ NON SIBI SED ALIIS, disposta ad arco su pellicano che si squarcia il petto per alimentare i suoi piccoli; sulla destra la data. Ex Asta Nomisma 39, 2009, lotto n. 2533. Si è scelto di chiudere l’insieme di norme in materia di comportamenti da tenere nei confronti della ricchezza – che si è voluto definire ‘codice’ – con quest’ultimo invito presente sulla bella moneta appena illustrata, perché sembra fungere da naturale raccordo con quella che rappresenta la terza parte del presente lavoro e il completamento della ‘catechesi numismatica’ in esame: l’esaltazione della carità e il conseguente incoraggiamento a praticarla costantemente. NOTE 20 - S. Agostino, Trattato 124 sul vangelo di Giovanni. Cfr. Traina 2006, cit., p. 290. 21 - Dante accosta la scena dell’ultima cena in cui l’apostolo Giovanni china il capo sul petto del Maestro con la figura del pellicano: “Questi è colui che giacque sopra ‘l petto del nostro Pellicano, e Questi fue di su la croce al grande officio eletto”. Cfr. Paradiso, XXV, 112-114. Il “grande officio” è costituito dal compito di accogliere Maria nella sua casa, assunto da Giovanni allorché Gesù gli disse, dall’alto della croce: “ecco tua madre” (Cfr. Giovanni, 19, 27). 22 - “Fa’, Gesù, Signore e Salvatore, prezioso Pellicano, che io peccatore riceva purificazione dal tuo sangue”. Cfr. Schmidt 1988, p. 90, richiamato da Traina 2006, cit., p. 298. Segue...
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  48. Proverbi o massime AERVGO ANIMI CVRA PECVLII, “l’amore del denaro (è) la ruggine dell’anima”. Non usa mezze misure papa Clemente XI (1700-1721), al secolo Giovanni Francesco Albani, quando fa imprimere questa legenda, ispirata ad un versetto (330) dell’Ars Poetica di Orazio, su un mezzo scudo d’argento (nota 10). Benedetto Odescalchi, invece, divenuto il 240° papa col nome di Innocenzo XI (1676-1689), sceglie il metallo più prezioso per far scrivere a chiare lettere dai suoi zecchieri su una doppia d’oro che QVI CONFIDIT IN DIVITIIS CORRVET, “chi confida nelle ricchezze andrà in rovina”. Concetto ribadito su un’altra doppia emessa a nome dello stesso pontefice sulla quale si può leggere MVLTOS PERDIDIT AVRVM, “l’oro ha mandato molti in rovina”, così come sul testone del già citato Clemente XI, sul quale la dicitura è MVLTOS PERDIDIT ARGENTVM (ove quest’ultimo vocabolo, oltre a riferirsi al metallo della moneta specifica, può essere tradotto anche semplicemente come denaro). In definitiva si potrebbe dire che FERRO NOCENTIVS AVRVM, “l’oro (è) più dannoso del ferro”, come sosteneva già Ovidio nelle Metamorfosi (1, 141) e come, evidentemente, pensava anche Clemente XI che fa imprimere tali parole sia su uno scudo d’oro che sul suo multiplo da due. Fig. 3: Roma, Clemente XI (1700-1721), Scudo d’oro A. XII. Al R/: FERRO NOCENTIVS AVRVM, in quattro righe (Da internet: rhinocoins). Sembra quasi che i due pontefici abbiano voluto fare a gara nel ricordare agli uomini i pericoli derivanti dal denaro, inteso come falso dio: così papa Albani ribadirà sull’oro (scudo) il versetto del Libro dei Proverbi (11,4) che recita DIVITIAE NON PRODERVNT, “le ricchezze non gioveranno”, che papa Odescalchi aveva già utilizzato su uno scudo d’argento con maggiore precisione: NON PRODERVNT IN DIE VLTIONIS, vale a dire “non gioveranno nel giorno del giudizio”. Fig. 4: Roma, Innocenzo XI (1676-1689), Scudo d’argento. Al R/: NON PRODERVNT IN DIE VLTIONIS, in quattro righe. Ex Asta Nomisma 39, 2009, lotto n. 2520. Infatti QVI AVRVM DILIGIT NON IVSTIFICABITVR, “chi ama l’oro non sarà giustificato”; questo è quello che Clemente XI fa imprimere ancora sull’oro (doppia). Il perché lo ricorda Antonio Pignatelli di Spinazzola, divenuto papa col nome di Innocenzo XII (1691-1700); questo pontefice pio e benevolo, che sarà ricordato anche per la sua forte presa di posizione contro il nepotismo nella Chiesa e per aver affermato “i poveri sono i miei nipoti”, prese in prestito dal Libro della Sapienza (7, 9) le parole che si possono leggere su un suo testone: TAMQVUAM LVTVM AESTIMABITVR (nota 11), (il denaro) “sarà valutato come fango” (nota 12). Le conclusioni di questa ‘catechesi’ impartita da ben suoi tre predecessori saranno poi tratte qualche anno più tardi da Lorenzo Corsini, papa Clemente XII (1730-1740), che su un grosso farà osservare ai fedeli che quelli che accumulano denaro sono IMPLETI ILLVSIONIBVS, “pieni di illusioni” (nota 13), su un’altra moneta col medesimo nominale ricorderà che il denaro, se non impiegato cristianamente, VANVM EST VOBIS, “è cosa vana per voi”. Fig. 5: Roma, Clemente XII (1730-1740), Grosso 1739. Al R/: IMPLETI ILLVSIONIBVS, in quattro righe con la data. Ex Asta Artemide XXV, 2009, lotto n. 1873. Del resto già i due papi che lo avevano preceduto dopo la morte del suo omonimo avevano in qualche misura espresso quest’ultimo concetto: Innocenzo XIII (Michelangelo Conti, 1721-1724), infatti, aveva fatto osservare con un mezzo grosso che il denaro SATIS AD NOCENDVM, “basta per nuocere”( nota 14); Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini, 1724-1730), a sua volta, aveva scelto il grosso per ribadire che (il denaro) IVVAT ET NOCET, “giova e nuoce”, a seconda, evidentemente, dell’uso che se ne fa. Fig. 6: Roma, Benedetto XIII (1724-1730), Grosso. Al R/: IVVAT ET NOCET, in tre righe. Ex Asta Negrini 31, 2010, lotto n. 1749. Cosa fare, allora, della propria ricchezza? Lo si vedrà meglio nella parte della trattazione riservata a quelle legende che sono state classificate come ammonimenti e raccomandazioni oppure come incitamenti alla carità. Qui si può invece dire cosa non fare del denaro, almeno secondo l’insegnamento lasciato dai pontefici sulle monete. Di sicuro non è il caso di pensare soltanto ad accumularlo, o perché poi ne godranno altri, oppure perché farà una fine diversa da quella auspicata: è Innocenzo XIII, infatti, che su un giulio fa imprimere QVI ACERVAT ALIIS CONGREGAT, “chi accumula ammucchia per gli altri”, mentre Clemente XI lascia detto su un mezzo grosso CONSERVATAE PEREVNT, ossia “conservate (le ricchezze) vanno in fumo”. Né va dimenticato che una gran bella moneta fatta coniare tempo prima da Fabio Chigi, una volta divenuto papa col nome di Alessandro VII (1655-1667), aveva già avvertito, non soltanto a parole, ma anche con l’immagine presente nel campo, della circostanza che la quantità di preoccupazioni è proporzionale a quella del denaro. Su un giulio, infatti, attorno alla rappresentazione di un tavolo sul quale sono ammucchiate delle monete, si può leggere il verso tratto dalle Odi di Orazio (3, 16,17) che recita: CRESCENTEM SEQVITVR CVRA PECVNIAM, “l’affanno segue l’aumento del denaro”. Fig. 7: Roma, Alessandro VII (1655-1667), Giulio. Al R/: CRESCENTEM SEQVITVR CVRA PECVNIAM, attorno a un tavolo, drappeggiato, con monete. Ex Asta Nomisma 38, 2009, lotto n. 1325. Mai prestare denaro con un tasso di interesse eccessivo! E’ Clemente XI, con una doppia d’oro, a riprendere un concetto già espresso in proposito da papa Leone I Magno (440-461) (nota 15): FOENVS PECVNIAE FVNVS EST ANIMAE, “l’usura è la morte dell’anima” . Tanto meno pare opportuno lasciarsi sopraffare da atteggiamenti quali la cupidigia o l’avarizia. La prima, infatti, è definita da Innocenzo XI, non a caso su un pezzo dal gran valore intrinseco (una quadrupla d’oro), e sulla scorta della Prima Lettera a Timoteo (6, 10), come RADIX OMNIVM MALORVM, “radice di tutti i mali”. Alla seconda sono dedicate numerose emissioni, proprio per sottolinearne la lontananza dalla morale cristiana; così, seguendo la successione cronologica dei papi, si possono ricavare diverse sentenze in proposito: Innocenzo XI fa apporre su un mezzo scudo la legenda AVARVS NON IMPLEBITVR, “l’avaro non sarà (mai) saziato” (dal denaro), mentre affida ad una doppia, dunque al metallo più pregiato, il messaggio NIHIL AVARO SCELESTIVS, “niente (è) più scellerato dell’avaro”. Fig. 8: Roma, Innocenzo XI (1676-1689), Mezzo Scudo A. VII. Al R/: AVARVS NON IMPLEBITVR, in tre righe. Ex Asta Künker 165, 2010, lotto n. 600. Clemente XI, questa volta dalla zecca di Ferrara, dedica due coniazioni al tema in esame; la dicitura SCELERVM MATER AVARITIA, “l’avarizia (è) madre di delitti”, ispira quasi ribrezzo in chi la legge su un testone, mentre un sentimento di commiserazione si può forse provare meditando sulle parole QVIS PAVPER? AVARVS, “chi è povero? l’avaro”, impresse su un analogo nominale, con tanto di punto interrogativo. Fig. 9 e 10, nell’ordine: Ferrara, Clemente XI (1700-1721), Testone 1717. Al R/: QVIS PAVPER? AVARVS, in quattro righe con la data; Testone 1717. Al R/: SCELERVM MATER AVARITIA, in quattro righe con la data. Ex Asta Nomisma 39, 2009, lotti 2557 e 2558. Innocenzo XIII, infine, ribadisce una sorta di senso di pena per chi si fa soggiogare da questa condotta perché, come riportato su un testone, NVLLVS ARGENTO COLOR EST AVARIS, “il denaro non ha luce per gli avari”, dato che lo tengono sempre nascosto. Volendo tirare le fila del discorso sin qui seguito, si potrebbe dire con due monete di Clemente XI – un testone e un giulio, rispettivamente – che il denaro, a seconda del rapporto che si instaura con esso, IMPERAT AVT SERVIT, “comanda o serve”, e che PRVDENTIA PRETIOSIOR EST ARGENTO, “la saggezza è più preziosa”. Fig. 11 e 12, nell’ordine: Roma, Clemente XI (1700-1721), Testone 1702. Al R/: tavolo con sacchetti di monete; intorno IMPERAT AVT SERVIT e la data. Da Internet (Rhinocoins); Giulio. Al R:/ PRVDENTIA PRETIOSIOR EST ARGENTO, in quattro righe. Ex Asta Negrini 31, 2010, lotto n. 1746. Ciò è talmente vero che, come ricorda Innocenzo XI sia su un grosso che sulla sua metà, la saggezza non è un bene acquistabile col denaro; la legenda QVID PRODEST STVLTO, “che giova allo stolto”, richiama infatti un passo del Libro dei Proverbi (17, 16) nel quale si legge: quid prodest stulto habere divitias, cum sapientiam edere non possit? E cioè: “che giova allo stolto avere ricchezze, dal momento che non può comprare la saggezza”? La conclusione, a questo punto, la si può ricavare da un testone del medesimo papa che, parafrasando una frase di Gesù ricordata negli Atti degli Apostoli (20, 35), riporta: MELIVS EST DARE QVAM ACCIPERE, “è meglio dare che ricevere”. Fig. 13: Roma, Innocenzo XI (1676-1689), Testone 1686. Al R/: MELIVS EST DARE QVAM ACCIPERE, in cinque righe con la data. Ex Asta Nomisma 39, 2009, lotto n. 2522. Note: 10 - Si approfitta di questa nota per dar conto al lettore di alcune avvertenze: i nomi attribuiti alle varie monete citate nel presente lavoro sono quelli per esse adoperati da Mario Traina nel volume Il Linguaggio delle monete; in alcuni casi, come correttamente lo stesso Autore di volta in volta indica, essi differiscono da quelli utilizzati da altri (es. Muntoni); lo stesso discorso vale per le traduzioni in italiano e per quelle che vengono indicate come fonti alle quali le legende si ispirano. A titolo di esempio, per il Muntoni, la moneta con la legenda AERVGO ANIMI… è una mezza piastra e si cita come fonte San Giovanni Crisostomo. Cfr. Muntoni 1972-1974, vol. IV, p. 295. 11 - Nel presente articolo le legende sono presentate nella oro forma completa e corretta con l’avvertenza che sulle monete esse potevano apparire in realtà variamente abbreviate o con diverse grafie. Nel caso di specie la moneta in questione presenta la parola TANQVAM (per TAMQVAM). 12 - Su uno scudo d’oro di Clemente XII si legge: DE LVTO FAECIS, “dal fango della feccia”; la legenda, tratta dal Salmo 39, sottintende “il Signore mi ha liberato” e, per Traina, è riferita appunto all’oro. Cfr. Traina 2006, cit., p. 85. 13 - Traina ricorda come la fonte biblica (Salmi 37,8: Lumbi mei impleti sunt illusionibus) sia di incerta interpretazione, tanto che la legenda presente sulla moneta viene tradotta in vari modi come, per esempio, “pieni di fiamme” o “pieni di ignominie”. Cfr. Traina 2006, cit., p. 198. 14 - Secondo alcuni, la legenda va interpretata nel senso che anche una piccola moneta, come appunto il mezzo grosso in questione, “basta a far male”. Cfr. Monti 1883, III, p. 181. Ciò a conferma di quanto già presente su altre monete di pontefici precedenti: tanto Innocenzo XI sul grosso e sulla sua metà, che Clemente XI sul mezzo grosso, avevano fatto scrivere NOCET MINVS, “fa meno danni”. L’Autore sostiene che “potendosi con il denaro commettere molto di male, esso nuoce meno quando la moneta è piccina, come appunto le monetuzze su cui è impressa questa sentenza, che furono sempre di modesto valore” (cfr. p. 175). 15 - Dottore della Chiesa. La citazione completa è in Traina 2006, cit., p. 168. segue... P.S.: continuerò più tardi col secondo argomento "ammonimenti o raccomandazioni) ... adesso la famiglia chiama
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  49. Sebbene Genova sia stata una zzecca piuttosto monotona nelle raffigurazioni e legende possiamo tuttavia trovare qualche spunto grazie anche alla consuetudine, di definire nelle coniazioni la Vergine e i Santi non esplicitamente, ma con motti ad essi relativi. La frase “NON SVRREXIT MAIOR” riferita a S. Giovanni Battista è tratta dal Vangelo di S. Luca Cap. 7(ve.24-28) ad esempio ricorre abbondantemente nella monetazione genovese per circa 150 anni . allego a titolo d'esempio l'immagine di uno zecchino del 1734.
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