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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/01/16 in tutte le aree
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Voglio segnalare le rarissime monete genovesi con il motto IN HOC SALVS MVNDI che, secondo me, facevano il verso al motto coniato dai Savoia IN HOC EGO SPERABO. Genova aveva comprato segretamente il marchesato di Zuccarello e quando i Savoia ne vennero a conoscenza, infuriati scrissero una lettera minacciosa alla Repubblica di Genova nell’8 aprile 1624. Genova … secondo la mia ipotesi… con troppa spavalderia ignorò le minacce e per tutta risposta coniò una serie di monete con quella legenda, tutte datate 1624. L’anno seguente Carlo Emanuele I insieme ai Francesi attaccò, ma, per varie casualità favorevoli ai genovesi, fu inspiegabilmente sconfitto presso i Giovi il 10 maggio 1625.5 punti
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Che piacere leggere le emozioni di tutti... Oggi offro anch'io la via per la conoscenza... MANTOVA Francesco III duca di Mantova II e marchese del Monferrato II, reggenza della madre Margherita Paleologo, 1540-1550. Testone leggero, AR 5,98 g. FRAN•DVX•MAN•II•ET•MAR•MON•F• Busto infantile a s. Rv. VIAS·TVAS·DOMINE·DEMOSTRA·MIHI trifoglio L’Arcangelo Raffaele reca per mano il piccolo Tobia, al quale indica la via da seguire; il fanciullo stringe nella s. un grosso pesce. CNI 13. ENH 246. Ravegnani Morosini 3. MIR 492 (R/4). Figlio di Federico II e di Margherita Paleologa, Francesco III aveva solo 7 anni quando, alla morte del padre, venne acclamato duca di Mantova. In attesa della maggiore età, il governo fu retto dalla madre Margherita Paleologa e dagli zii Ercole e Ferrante, nominati suoi tutori. L'imperatore Carlo V concesse l'investitura il 28 giugno 1543. Nella stessa occasione furono concordate le nozze del giovane duca con la nipote dell'imperatore, Caterina d'Asburgo, figlia di Ferdinando. Le nozze si svolsero il 22 ottobre 1549, al compimento dei 16 anni. Purtroppo la vita coniugale fu di breve durata: un paio di mesi dopo l'arrivo a Mantova di Caterina, durante una battuta di caccia il duca cadde nelle gelide acque del lago, ammalandosi di polmonite e di li a poco morì. La successione ducale passò a Guglielmo, fratello minore di Francesco, ancora sotto la tutela della madre e degli zii. VIAS·TVAS·DOMINE·DEMOSTRA·MIHI ( et semitas tuas edoce me ) : Signore, fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri.... Io sono l'angelo Raffaele, uno dei sette che stanno davanti al Signore. È ormai tempo che io torni a Colui che mi ha mandato; voi dunque benedite Dio e fate conoscere a tutti le Sue meraviglie”. Eros4 punti
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ah beh, Mario @dabbenemi inviti a nozze! Quando nel 1570 mancavano ormai poche settimane alla sconfitta totale e terribile dei Veneziani a Cipro, circondati da decine di migliaia di Turchi, il Bragadin volle far coniare una moneta di necessità, il Bisante, per i commerci interni di Famagosta. Sotto un genio alato, probabile ricordo della classicità dell'isola, si legge una frase che descrive benissimo lo stato d'animo degli assediati cristiani: VENETORUM FIDES INVIOLABILIS... come a dire: se anche ci abbatterete, la nostra fede rimane inviolabile. Per chi volesse saperne di più, nella Biblioteca del forum c'è un articolo che tratta di questo pezzo.3 punti
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Buonasera mi piacerebbe leggere qualche vostro commento circa la conservazione e la tonalita' del colore saluti, Max2 punti
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Venezia volle il suo ducato in oro fino quanto e più del fiorino fiorentino. la marca di metallo doveva essere: "tam bona et fina per aurum, vel melior, ut est florenus". Il Papadopoli scrive che i saggi moderni (a cavallo del 1900) rendono un titolo di 0,997; quanto di meglio si riuscisse ad ottenere nel medioevo. Sul fiorino di firenze ho trovato in rete notizie abbastanza confuse: chi gli attribuisce un generico "24 carati", chi un titolo di 1000 (ns. catalogo), o generalmente d'oro puro. Credo comunque che fossero simili!2 punti
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Riporto direttamente dal Muntoni "prima del deteriorameto del fiorino di Firenze i due nominali [fiorino e ducato] erano metrologicamente identici". Come intrinseco siamo in ambedue i casi intorno ai 998/1000.2 punti
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So di navigare in acque perigliose, visto che sono ignorante di questa monetazione; però c'è un dettaglio che reputo importante, seppur indiretto. Non si tratta ovviamente di conoscenza specifica, ma forse più a logica ed è dettata da informazioni di circolazione monetaria del ducato veneziano. E' risaputo che il ducato vide la sua nascita in ritardo nel 1284, rispetto al genovino ed al fiorino e non fu subito ben accettato nelle transazioni importanti da altri stati, soprattutto quelli del centro/sud Italia. Dal libro di A. Stahl - La zecca di Venezia nell'età medioevale - possiamo leggere che nel 1339, gli esattori papali in Lombardia, riscossero decime per 2.500 ducati, ma li dovettero cambiare in fiorini, pagando un aggio, perché la Curia romana non accettava ducati! Se poi continuiamo la lettura, scopriamo che vescovi, arcivescovi, cardinali disseminati nell'Italia del nord, intorno al 1340, avevano un patrimonio censito in monete d'oro, dove la presenza del ducato veneziano era una piccola percentuale rispetto al fiorino. Allora come potrebbe essere che la Curia romana, in quest'epoca, non accettasse i ducati veneziani e pretendesse che fossero cambiati in fiorini, per poi mettersi a coniare un loro ducato imitativo del veneziano? Per questo motivo ritengo anch'io che il ducato senatoriale romano abbia visto la luce solo successivamente. saluti luciano2 punti
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Buon pomeriggio Acch ..... siete andati a scovare i ducati a nome di uno dei dogi più controversi (e per me interessante e che mi "piace") e non solo sotto il profilo storico. Non darei per scontato che quello postato da @fabry61 e quello successivo postato da @rorey36 siano imititivi; credo anzi che meritino un supplemento di indagini, pur salvaguardando la loro diversità .... (in verità il primo mi da più dubbi del secondo ). La verità è che i ducati a nome dell'Agostino subirono una involuzione stilistica rispetto a quelli emessi dal suo predecessore e fratello Marco; diciamola tutta ..... sono bruttini e non solo; si vede anche una certa confusione di indirizzo, una indecisione.... nella gestione degli spazi per inserire il nome del doge. Dal mio scritto sul ducato: "Si veda la figura del Doge Marco nel Ducato; il viso è espressivo e più realistico, il “corno” ha assunto la sua forma definitiva e più conosciuta, i suoi paludamenti rispecchiano il costume simbolico che indossava nel XV secolo il Doge e che possiamo riassumere come segue: la tunica con le maniche alla “ducale”, cioè larghe e non più strette ai polsi; il lungo manto foderato di pelliccia; la “mozzetta” non è più uno stretto collare, ma diventa ben più lungo e avvolgente; è una vera “mantellina” in ermellino; la “rensa” si rimpicciolisce ed è assente il caratteristico fiocco che la lega sotto il mento; l’aureola del Cristo, nel rovescio, sembra coincidere con la “mandorla” ed in parte vi sta inscritta; i piedi sono ancora parzialmente all’esterno della stessa. Nel ducato del fratello Agostino Barbarigo (1486 – 1501), si nota un ritorno ai caratteri precedenti; il “corno” è approssimativo e la “rensa” torna ad essere inequivocabilmente annodata sotto il mento; torna anche la mozzetta nella sua forma arcaica al posto della “mantellina”. Al rovescio l’aureola del Cristo resta stabilmente all’interno della mandorla ed i piedi si sovrappongono ad essa". Di ducati a nome dell'Agostino, poi, ce ne sono più tipi; il primo riporta il suo nome abbreviato, come in quello postato da Fabrizio e che termina alle spalle del doge inginocchiato; c'è poi il tipo che il nome lo porta per intero, come già avvenuto ai tempi del doge Vendramin, costringendo il preparatore del conio ad elevare la figura del doge, rimpicciolire la bandierina in cima all'asta e permettere che il nome continui sotto la figura. C'è poi una "via di mezzo" come quella dell'asta Sincona postata da Roberto? In successione posto il ducato di Marco Barbarigo; quelli di Agostino li avete messi già, ma ne aggiungo un terzo, ancora differente.... saluti luciano2 punti
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Bhe, questo potrebbe averlo realizzato euaineto alle elementari, quando aveva 6/7 anni.... Faccio un salto nell altra discussione... Come già detto, è una moneta che mi sarei guardato con calma. Impossibilitato a ciò, non la comprerei ne su ebay ne altrove. Rispetto i vostri pareri,rispettate pure il mio.. Skuby2 punti
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Niente da fare, per questa monetina nel web ho trovato solo falsi dell'introvabile 1913. http://www.lamoneta.it/topic/92074-a-nickels-story/ e a tal proposito2 punti
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allego foto dello stemma mediceo coronato del mercato sotto le logge a Pisa voluto da Ferdinando dei Medici, foto del Granduca e descrizione del Di Giulio del periodo del suo Governo che fu indubbiamente il migliore e fiorente del periodo Toscano, sia per gli sviluppi economici che espansionistici, basti pensare che lui voleva conquistare e colonizzare l'America, importava il grano dall Egitto, sviluppo Livorno e bonificò molte paludi e terre. innumerevoli le statue a Pisa che lo ritraggono..2 punti
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@babelone @gionnysicily Ok. Pace fatta, dai... nessunissima polemica e massimo rispetto per tutti. Devo anzi obiettivamente ammettere che gli ultimi post adducono argomenti veramente convincenti a favore della genuinità della moneta...2 punti
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Ciao Mario Hai ragione sul fatto che le oselle degli ultimi decenni di vita della Serenissima, varrebbero una discussione specifica. Riguardo a quella che hai postato ha un "tranello", una sorta di messaggio subliminale a favore del nostro doge. Come altre volte è stato scritto, l'immagine del doge regnante o il suo scudo araldico, effigiati sulle monete, erano un "tabù" e lo stesso vigeva anche sulle oselle; però in queste ultime si concedeva la possibilità di richiamare, oltre al nome del doge, anche un elemento che ricordasse il suo casato ...... ma senza strafare e che non fosse troppo esplicito. Come non ricordare le varie rose esibite nelle oselle dei vari dogi Mocenigo, che avevano due rose nel loro stemma araldico? (vedi post 145) In questo caso l'acquila non è l'impersonificazione di Venezia (il leone marciano non poteva né aveva sostituiti, bastava e avanzava ..... ) l'aquila è il Valier e ci ricorda il suo stemma araldico. Il buon Bertucci ha fatto il "furbino" .... ha messo l'aquila del suo stemma a combattere contro il dragone, come dire ..... "Merito mio"! saluti luciano2 punti
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Buona Giornata Grazie Alessio! Che si possa vedere solo un lato delle monete è un peccato ..... peraltro pochissimi musei espongono monete che si possono ammirare in entrambi i lati. In questo caso sarebbe stato tanto più importante, viste le caratteristiche di queste monete; ad esempio il SOLDO mostra il lato comune a tutti i soldi da 12 bagattini di questo tipo, la particolarità sta nell'altro lato, che non vede San Marco, ma la donna assisa in trono come si vede nella Gazzetta. Peraltro il Lazari adombra la possibilità che questo soldo (in verità esistono due esemplari al Correr) sia una sorta di prototipo che non ebbe seguito ...... eppure, guardando la moneta, non si direbbe, anzi a me pare proprio circolata ..... saluti luciano2 punti
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Buongiorno a tutti, ritornando al mio quesito di un po' di tempo fa sulle monete di Francesco Molin per Candia citate dal Lazari (si veda post 136 di questa discussione), queste risultano esposte al Correr. Riporto di seguito le fotografie da me scattate durante la gita a Venezia di ieri. Ovviamente riporto solo il diritto di ciascuna dato che non è possibile vedere il rovescio. Ho comunque ricevuto dal museo le istruzioni per richiedere eventuali fotografie: nel caso vi terrò aggiornati.2 punti
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IUSTITIA SUPREMA LEX ESTO La giustizia sia la legge suprema Giustizia e Libertà (Libertas) sono da secoli motivo di vanto per la più piccola nonchè la più antica Repubblica al mondo. Da sempre libera da vincoli, San Marino è tra le nazioni che non accettano la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite.2 punti
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Non si può non mettere anche questa di osella che raccontava tramite simbologie gli avvenimenti del periodo, oggi diremmo" le grandi news ".... RESISTIT IMPAVIDE RESISTE IMPAVIDA Siamo col Doge Bertucci Valier, è una osella della NAC 43, anno I - 1656, vediamo un'aquila ad ali spiegate che attacca un drago. In realtà l'aquila è Venezia che lotta contro il drago che è l'Impero Ottomano, si allude alla lunga guerra tra veneziani e turchi e in particolare alla vittoria nei Dardanelli del 1656. E chi dubitava ancora che non raccontassero storia e avvenimenti qui deve arrendersi....2 punti
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Ancora dello stesso Doge e sempre connessa alla guerra di successione spagnola: EMERGIT VIGILANTE LEONE - (la nave) emerge (dal mare) sotto la sorveglianza del Leone Osella da 4 zecchini (ma esiste anche in argento) Anno VII (1706) Ex NAC 36, lotto 463 Leone con spada e bandiera su nave da guerra. «Allude alle misure di difesa prese sul Lago di Garda durante la guerra di successione spagnola» (Traina, p. 127). «Dopo l'occupazione francese di Desenzano l'attenzione del Senato si concentrò in particolare sui territori attorno al Lago di Garda. Il Governo diede ordine al provveditore Giorgio Pasqualigo di armare tre navi da guerra da porre a difesa delle rive del lago» (Dal Catalogo d'Asta Ranieri 4, lotto 1786, pag. 307, dove era in vendita un esemplare in argento). Ha ragione Mario quando dice che tra le Oselle ci sarebbe da pescare. A questo proposito aggiungo un ricordo personale: nel 2011, a Vicenza, durante la kermesse che era il fiore all'occhiello della nostra numismatica e che invece, ormai, si è purtroppo conclusa, ebbi la fortuna di vedere dal vivo a Palazzo Thiene la straordinaria collezione di Oselle della Banca Popolare di Vicenza, probabilmente la più completa al mondo. Fortuna nella fortuna trovai a farmi da guida Luigino Rancan, autore del relativo catalogo, che accompagnò me e gli altri astanti in un "viaggio" indimenticabile. Di quel bel pomeriggio conservo il piacevolissimo ricordo e, appunto, il catalogo che mi fu donato da @Liutprand, allora presente con me. Chi, come me, non segue la monetazione veneziana ma ama le monete non può che restare affascinato da questi tondelli, dalla loro storia e dalla loro varietà. Se potete andate a vederle. Altrimenti, se lo trovate, procuratevi il catalogo perché con una spesa irrisoria metterà a vostra disposizione pagine di storia e di numismatica davvero suggestive. E ora anche io lascio spazio ad auspicabili interventi da parte di altri utenti sperando che questa bellissima discussione resti in alto, tra quelle da proporre anche come spot per la numismatica in generale e per il forum in particolare.2 punti
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Carissim* seguo da lontano questa discussione e sopratutto questo pezzo, che sono mooolto interessanti! Come molti di voi sanno in questo periodo posso concedermi solo rare incursioni sul forum, e anche in questo caso dovrò essere sintetica. Per quanto mi riguarda le datazioni date da Toderi-Vannel Toderi & Co. alla monetazione senese fino al pieno Trecento sono assai discutibili e molte le ritengo errate. Senz'altro il MIR Toscana zecche minori / Siena, ovvero Montagano, per molte datazioni è più corretto, e probabilmente lo è in questo caso. In realtà, come ho detto in tempi recenti ad un paio di giovani studiosi secondo me la zecca di Siena per quanto concerne il medioevo aspetta ancora una monografia aggiornata e condotta con metodologia scientifica (i.e. verifica più capillare delle fonti medievali, oltre che dei ritrovamenti, analisi archeometriche del contenuto di fino e quant'altro...): speriamo che in futuro qualcuno possa occuparsene in questo senso. Sarebbe per ciò assai importante se si riuscisse a determinare con maggiore precisione quale altro grosso si può intravedere sotto il conio senese. Per quanto riguarda la frequenza delle ribattiture sulle monete medievali delle zecche dell'Italia centro-settentrionale e soprattutto sui versanti interni e tirrenici ho fatto uno studio (con censimento dei casi noti) che ho presentato in un poster allo scorso convegno internazionale di numismatica a Taormina e che dovrebbe essere pubblicato prossimamente negli atti: vi assicuro che i casi di ribattiture di monete grosse in argento sono parecchio rari così come per le monete in oro, mentre molto più comuni sono quelle riscontrabili tra le monete piccole in lega d'argento e mistura più o meno bassa (i.e. denari, quartari, quattrini, petachine o sesini et similia), in generale per motivi che penso sia facile immaginare, anche se ci sono dei casi particolari molto interessanti. Penso che la definizione della cronologia per questa ribattitura, oltre che della tipologia del grosso sottostante, potrebbe dare indizi interessanti anche sulle sue possibili motivazioni. Un caro saluto a tutt* MB2 punti
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in ultimo, per rispondere all'altra domanda, mi pare doveroso citare un testo specifico .... http://www.arborsapientiae.com/libro/14566/rex-theodoricus-il-medaglione-d-oro-di-morro-d-alba-isbn-978-88-8444-104-1.html CITO dal sito Il Medaglione aureo con il ritratto di Teoderico venne presentato al mondo numismatico da Francesco Gnecchi (1850-1919) in un suo articolo pubblicato, nel 1895, sulla Rivista Italiana di Numismatica. Il monile era infatti entrato a far parte della raccolta del noto collezionista milanese; infine, nel 1923, venne acquistato dal Museo Nazionale Romano e, ancora oggi, è uno tra i reperti più significativi che vi sono conservati. Manufatto eccezionale sotto diversi punti di vista; ha un diametro di 33 mm, pesa 15,32 g con la chiusura a spilla saldata sul rovescio, risulta quindi essere un multiplo da tre solidi. Questo capolavoro dell’arte iconografia numismatica antica è l’unico documento che ci tramanda un’affascinante immagine di Teoderico e costituisce un unicum relativamente alla sua effige. Il celebre sovrano goto è ritratto di prospetto con sottili baffetti, il capo scoperto ornato da una lunga capigliatura liscia, arricciata alle punte. Dalle poche informazioni che ci sono pervenute, il ritrovamento è avvenuto in terra marchigiana, nel territorio di Morro d’Alba, in contrada Sant’Amico, nel podere Tognietti in un non meglio specificato deposito sepolcrale che venne sconvolto da lavori di scasso. Proprio il Medaglione d’oro di Morro d’Alba diventa stimolo per uno studio ed un approfondimento della figura di Teoderico e, più in generale, del regno dei Goti e dell’Italia ai suoi tempi. Questo volume raccoglie ben 29 contributi (al riguardo) raggruppati in quattro sezioni (Il Medaglione d’oro; L’Italia al tempo dei Goti; Ravenna; Il Mito di Teoderico). In particolare i saggi di Claudia Barsanti (Il Medaglione d’oro di Teoderico. Il ritrovamento), Roberta Pardi (Le monete dei Goti), Alessandra Serra (Una riflessione sul Medaglione di Teoderico) e Diletta Cherra (Ritratti della storia gotica) si occupano in modo specifico dei temi che riguardano il medaglione, le monete e la ritrattistica in epoca gotica. La data più probabile, secondo gli studiosi, per l’emissione di questo medaglione è da collocare nell’anno 500, quando Teoderico, all’apogeo della sua gloria, compì il suo viaggio trionfale a Roma per celebrare l’adventus. Esistono anche altre ipotesi: secondo Bernareggi andrebbe datato al 526, momento che vide deteriorarsi i rapporti fra Teodorico e l’imperatore bizantino, d’altra parte Grierson propone come probabile una datazione al tardo 509, momento della pace con Franchi e Burgundi. Seguono scritti che introducono ed illustrano il periodo storico (Mario Natali) o che trattano delle fonti e delle testimonianze archeologiche di Teoderico a Roma (Paola Quaranta), degli insediamenti Goti nell’Italia settentrionale (Basema Hamarneh) e centro-meridionale (Andrea Paribeni), del territorio piceno nel racconto di Procopio durante le guerre gotiche (Lorenzo Riccardi). Ampio spazio è dedicato a Ravenna la città che, più di ogni altra, conserva ricche tracce del popolo Goto e memoria del mitico re; diciassette sono i contributi. Molti, com’è logico, trattano dei celebri cicli musivi. Ad esempio Mauro Della Valle offre una precisa indagine dello stile dei mosaici del tempio di Teoderico, sono anche esaminati i mosaici di Sant’Apollinare Nuovo (Laura Leuzzi) ed il discusso ritratto musivo di Teoderico (Gabriella Bernardi), la Cappella privata dei vescovi di Ravenna (Simona Moretti), mentre Livia Bevilacqua si occupa dei mosaici pavimentali di età teodericiana a Ravenna e nell’area adriatica. Altri contributi si interessano della politica edilizia promossa a Ravenna e nel territorio da Teoderico (Paolo Novara), del complesso episcopale ariano (Giorgia Pellini), della vicenda architettonica di Sant’Apollinare Nuovo (Roberta Cerone), della fondazione di Sant’Agata Maggiore (Roberta Cerone), degli arredi architettonici e liturgici negli edifici di età teodericiana (Claudia Barsanti), fino ad arrivare all’enigmatico mausoleo del sovrano (Francesco Gangemi). L’austera ed imponente tomba del re goto possiede una copertura monolitica veramente impressionante, tale da suscitare ancora oggi grande stupore. Il gigantesco blocco di pietra, con un diametro di oltre 10 metri, si stima possa pesare 230 tonnellate. Il suo posizionamento costituisce un vero rompicapo, una sfida per chi si occupa della storia della tecnica, sicuramente è una fra le maggiori imprese dell’antichità. Agli aspetti legati alla ricchezza, al lusso, sono invece indirizzati i lavori di Manuela Gianandrea (Bagliori dei secoli bui. Corredi funerari e tesori ostrogoti in Italia) e Basema Hamarneh che affronta gli aspetti collegati al diadema aureo, noto come Corona Ferrea, custodito nel tesoro del duomo di Monza e che, nel tempo, ha alimentato non poche leggende collegate all’origine e alla sua destinazione. Claudia Quattrocchi, invece, si sofferma sul tema dei sarcofagi ravennati attribuiti all’epoca teodericiana, analizzando in particolare l’aspetto iconografico. Alla lingua gotica e alle sue problematiche è rivolto il saggio di Artemij Keidan mentre Giovanni Gasbarri si è occupato di Cassiodoro e del monastero di Vivarium e Manuela Gianandrea della cultura, dei libri e dei codici miniati alla corte di Teoderico. In conclusione, sono rivolti al mito di Teoderico i contributi di Silvia Pedone (Uniti nella pietra. L’incontro di Sant’Ilario e Teoderico nel rilievo di Galatea – “C’era una volta un re”. Appunti sul mito di Teoderico nella letteratura e nell’arte). Il volume, corredato da 212 illustrazioni in bianco e nero, avrebbe sicuramente meritato delle riproduzioni a colori di dimensioni maggiori, ma questo avrebbe inevitabilmente inciso sul costo dell’opera. Infine un’adeguata e ricchissima bibliografia con oltre 900 citazioni. Insomma una splendida opera che non solo analizza i celebri monumenti di Ravenna, ma che offre un panorama complessivo dell’Italia al tempo dei Goti esaminando aspetti storici, archeologici, artistici e numismatici utilizzando come filo conduttore proprio una moneta, il Medaglione d’oro di Morro d’Alba di Teoderico. di Gianni Graziosi Il volume raccoglie una serie di saggi di docenti, ricercatori e studenti universitari divisi in quattro paragrafi: IL MEDAGLIONE D’ORO - L’ITALIA AL TEMPO DEI GOTI - RAVENNA - IL MITO DI TEODERICO2 punti
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Buonasera a tutti, erano mesi che non trovavo nulla di interessante su ebay. Negli ultimi tempi più che un sito di vendita all'asta sembra essersi trasformato in un sito di vendita dell'usato o del nuovo a prezzo fisso. Mi sono imbattuto in questa asta "vera" con partenza da 1 Euro con tre monete interessanti, due scudi papali purtroppo sfuggiti agli ultimi secondi e questo DENA Carlo Ludovico di Borbone. Mi piacerebbe un vostro parere riguardo il grado di conservazione e la quotazione secondo voi corretta per questo esemplare. Secondo il gigante 2017 ne sono stati coniati solo 3863 pezzi, possibile che sia classificata Comune? Grazie per l'attenzione ed a chiunque vorrà esprimere un parere. Saluti e buon Halloween! Silver1 punto
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Firenze piastra Ferdinando dei Medici 1590 rara moneta di oltre 400 anni..1 punto
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Buonasera ecco lista degli espositori che parteciperanno al VI Memorial Correale sabato 12 e domenica 13 novembre 2016, vi aspettiamo numerosi in un ambiente sicuro, saremo lieti d'accogliervi con la cortesia che ci contraddistingue da sempre. Per ulteriori informazioni sulla manifestazione, descrizione dettagliata dei partecipanti o interagire, seguiteci su Facebook alla pagina: Associazione Circolo Tempo Libero, grazie a tutti anticipatamente da Attilio Maglio per la collaborazione.1 punto
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Non ho mai avuto un grande rapporto di amicizia con Andrea, pur conoscendolo da tanti lustri. solo negli ultimi anni, grazie anche ad un amico che ha fatto da "collante", abbiamo avuto modo di frequentarci e devo dire che al di là delle apparenze, al di là di un aspetto a volte "burbero", vi era una persona piacevole e simpatica con la quale ho passato delle simpatiche serate, in occasione del convegno di Verona. il suo sogno di passare l'età della pensione in serenità, magari in Brasile, purtroppo non si è avverato, ma ora sono certo che sta comunque in pace, insieme ai tanti numismatici che lo hanno conosciuto e lo hanno preceduto nell'aldilà.1 punto
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Salve a tutti. Questa emissione della gens Carisia è una delle più belle e significative per quel che concerne la testimonianza visiva in epoca romana della coniazione di monete. Mi ha colpito, leggendo la discussione, il dibattito intorno all'attribuzione iconografica di D/ e R/, per questo mi piacerebbe poter esporre la mia opinione in merito. Partiamo dal D/. Ho letto, giustamente, che il ritratto femminile qui raffigurato potrebbe non coincidere con quello di Giunone Moneta, presso il cui tempio sorgeva all'epoca la zecca. Questa identificazione era, da un lato, suffragata dall'epiteto MONETA che si legge dietro la testa femminile, ma, d'altro canto, si è riscontrata la mancanza del diadema, caratteristico attributo per identificare la pettinatura classica portata da questa dea: in effetti, l'obiezione non è priva di fondamento (fig. 1). Fig. 1: Denario di L. Plaetorius L. f. Caestianus (Crawford 396/1b) del 74 a.C. Se osserviamo questo denario ci rendiamo conto che, effettivamente, anche Giunone Moneta indossava il solito diadema sulla parte frontale dell'acconciatura. Ma se questa non è Giunone Moneta, di chi è il profilo femminile sul denario della Carisia? Potrebbe essere il profilo di Venere, anche in ragione del legame del monetiere Carisio con Cesare (e tutti noi conosciamo il tipo di rapporto che intercorre tra la figura storica di Cesare e quella mitica di Venere, capostipite divina della gens Iulia). Somiglianze stilistiche le noto con il busto di un denario di Postumius Albinus del 48 a.C., quindi quasi coevo di quello oggetto di questa discussione (fig. 2). In questo caso il busto viene esplicato come personificazione della Pietas, anche se non c'è alcun segno distintivo, a parte la legenda, che possa far pensare a ciò. Quindi, ci sono due strade da considerare: la prima, che i due busti, essendo simili e senza particolari attributi, apparendo su monete quasi coeve ed entrambe legate al mondo cesariano, possano essere attribuiti a Venere, in onore di Cesare. La seconda ipotesi è quella "classica" che va per la maggiore (e che sinceramente mi sento di appoggiare anche io), ovvero che, in virtù delle legende PIETAS e MONETA, i busti siano rispettivamente la personificazione della Pietas e quello di Giunone Moneta. Io resto però del parere che questi profili, non avendo attributi, sono contrassegnati dalle legende che li accompagnano, e quindi, nel caso del denario della Carisia, siamo di fronte alla raffigurazione di Giunone Moneta (il che permetterebbe anche un collegamento logico con la rappresentazione degli strumenti sul R/), come negli altri casi da me qui presentati sono le personificazioni della Pietas e della Libertas. Fig. 2: Denario di D. Postumius Albinus Bruti f. del 48 a.C. (Crawford 450/2). Infine, vorrei notare che lo stesso busto, ma con la legenda LIBERTAS compare anche al D/ di un altro denario di Bruto (fig. 3). Fig. 3: Denario di M. Giunio Bruto del 42 a.C. (Crawford 433/1). Venendo al R/, credo di poter affermare con una certa sicurezza che quello che fino ad oggi è stato interpretato come conio di martello sia in realtà il pileo laureato, attributo di Vulcano, divinità che attendeva ai compiti del fabbro, e che quindi si occupava della lavorazione dei metalli (fig. 4). Era quindi collegato anche alla lavorazione delle monete. Fig. 4: Denario serrato di Lucio Aurelio Cotta del 105 a.C. (Crawford 314/1c). Da notare il busto di Vulcano con pileo laureato e tenaglie dietro la testa. Invece, quello che trovo spesso descritto come incudine per la coniazione di monete potrebbe essere, secondo il mio modesto parere, il conio vero e proprio (fig. 5). In questo modo il quadretto degli strumenti risulta più chiaro: il pileo indica il nume tutelare dei lavoratori di metalli e per questo occupa anche una posizione che sovrasta tutti gli strumenti. Sotto la sua tutela sono posti: le tenaglie, con cui era retto il tondello da battere, il conio ed il martello con cui si eseguiva l'operazione meccanica della coniazione. Fig. 5: Due conii per la battitura delle monete di epoca repubblicana. In quest'altra figura (tavola 2 del libro di Laura Breglia, "Numismatica antica: storia e metodologia", Milano 1967) si vedono bene anche conii romani di forma quadrata, più simili a quello rappresentato sul denario della Carisia.1 punto
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Perdonatemi.... io sapevo che sul 1920 era liscio addiferenza del 1918 e del 1919 che sono stati fatti riutilizzando il conio precedente su questa moneta del 1920 era stato utilizzato un nuovo conio .... ora la mia presenta IL BORDO RIGATO 1920 TEVERE la classifica come r4 voi che valore gli attribute?1 punto
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DE GREGE EPICURI Le lettere del D vanno benissimo per Caracalla: MA per M(APKOC) AVP(HLIOC)...ANT(ONEINOC). Al rovescio, le 4 o 5 lettere nel campo indicano, per Tarso, i titoli della città, indicati con le loro iniziali greche (tipo: splendida, ricchissima, capoprovincia e simili), ma non ricordo quali siano; anni fa Tacrolimus ce li aveva elencati, forse @Alfaomega se li ricorda o riesce a trovarli su qualche catalogo.1 punto
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Caro @King John, qui nessuno ha fatto la guerra, Pace fatta SEMPRE ! Penso che ognuno di noi ha i suoi pregi e i suoi difetti. A volte nello scrivere ci si può lasciarsi andare con qualche aggettivo di troppo, ma non per questo si debba polemizzare, basterebbe far finta di niente e tirare avanti sul merito di una discussione. Certamente ci sarà sempre qualcuno che la penserà diversamente, ma non per questo si debba "litigare". Esempio in questa discussione che hai aperto , Hai chiesto dei pareri legittimi non solo a me e babelone, ma tutti possono intervenire ed esprimere opinioni (anche) diverse. Tutto per un nobile fine........imparare sempre di più di quel che si conosce, senza professori ed alunni. Buona serata. Giovanni.1 punto
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Pero' la Travaini non specifica la tipologia del ducato battuto a roma in quel periodo, per l'imitativo veneto dovremmo aspettare credo la metà del XIV sec. Credo1 punto
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Grazie Daniele @dizzetadell'intervento, in una discussione così non potevi mancare...vediamo se qualche ulteriore utente storico o qualche nuovo utente " vorrà dare una sua testimonianza", il tempo c'è e le discussioni formalmente non finiscono mai ...1 punto
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Scusate.... ma mi fate capire dove è la polemica? ci sono solo due linee di pensiero contrastanti ed entrambe vanno rispettate nel bene o nel male e mi sembra che si stia discutendo anche in maniera civile e democratica dunque dove è la polemica????? ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni, forse qualche post precedente a questo mio la vuole innescare ma è meglio soprassedere e far finta di niente, la grandezza delle persone si vede anche in questo, io stesso faccio un plauso a @King John che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, per quello che scrive e per la passione che ci mette ma non tutti siamo scrittori o pittori o poeti, ecc. ecc. ma questo non vuol dire che non possiamo essere gente colta o con una laurea sulle spalle e che magari per esigenze di vita abbiamo dovuto scegliere strade diverse dai nostri studi e che presi dai troppi impegni, anche desiderandolo, non possiamo dedicare molto tempo agli studi . Cordialmente Babelone1 punto
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Riguardo la rarità, la ricollegherei anche al ristretto periodo, 1609-1611, di compresenza, in zecca, di Fasulo e Giuno..saluti Eliodoro1 punto
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Ciao @savoiardo Non mi sono ancora ripreso dal cambio dell'ora solare, così sono già bello sveglio anch'io... Guarda cosa ho trovato: lo Scapolare della Madonna del Carmelo http://www.madonnadelcarmine.net/lo-scapolare/ ed in effetti credo che sia la Madonna che il Bambino abbiano in mano uno scapolare. Ciao NJk1 punto
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Tra l'altro è completamente da escludere che vengano falsificate le monete da 2 centesimi, la produzione del falso avrebbe un costo superiore rispetto alla moneta da replicare.1 punto
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per il calore che trasmetti . come complimento, anche se capisco che oggi possa sembrare un 'insulto.1 punto
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Mi pare molto (troppo?) ovvio che una casa d'aste richieda una percentuale al venditore per il servizio che rende (foto, cataloghi, pubblicità, sito, ecc.). Una percentuale analoga, talvolta diversa, viene richiesta all'acquirente. Tali ammontari sono detti commissioni. Detto questo, se una moneta non viene venduta, la stessa di regola rimane disponibile ad eventuali acquirenti che quindi possono richiederla via mail anche successivamente all'asta per un periodo variabile da 30 a 60 giorni ad una percentuale di commissione sovente inferiore per l'acquirente ed invariata per il venditore. Trascorso questo ulteriore periodo la moneta invenduta viene restituita al conferente dalla casa d'aste solitamente senza alcun costo a suo carico.1 punto
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Segnalo che il pezzo di cui sopra è stato correttamente ritirato da nomos. Un ringraziamento a chi lo ha segnalato e al venditore che l ha ritirato credo sia doveroso, sperando di non rivederla nelle prossime vendite. Skuby1 punto
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Ferdinando d’Aragona venne coronato solennemente il 14 febbraio 1459 nella cattedrale di Barletta. Da tale data ordinò che si coniassero monete recanti su di un lato la scena dell’incoronazione col motto CORONATUS QUIA LEGITIME CERTAVIT (“Incoronato perché combatté valorosamente”), con chiaro rimando alle peripezie subite e al lungo cammino che aveva dovuto intraprendere per legittimare la sua ascesa. Dal 19 agosto del 1472, sempre per ordine dell’aragonese, si prese a coniare un nuovo tipo di coronato col solito motto, ma questa volta coll’effige reale.1 punto
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Caro @Legio II Italica , mi sono ricordato del hoard del IV secolo. Si tratta dell'Hoxne Hoard https://en.wikipedia.org/wiki/Hoxne_Hoard http://www.ancient.eu/article/932/ E' un deposito di emergenza, nel senso che rappresenta un accantonamento dei beni di una famiglia abbiente. Questo è un silver ingots (lingotto d'argento) dalla Irlanda del Nord. http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=95906&partId=1&searchText=silver+ingot+britain&page=2 http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=95897&partId=1&searchText=silver+ingot+britain&page=3 Questo dal Kent http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=1375811&partId=1&searchText=silver+ingot+britain&page=2 http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=1362011&partId=1&searchText=silver+ingot+britain&page=3 Tutti recano indicazioni circa l'officina di riferimento. L'ultimo riporta descrizione: Silver ingots like this were used to pay soldiers and civil servants in the Late Roman Empire. The stamped inscription reads EX OFFE HONORINI, which translates 'from the workshop of Honorinus'. It was found in 1777 with two gold coins of the emperor Arcadius (AD 395-408) and one of Honorius (AD 395-423), and dates to the end of the Roman period in Britain. The site, later to be occupied by the Norman Tower of London, lay inside the south-east corner of the Roman city wall, and it is possible that it had been a late Roman military stronghold. Ciao Illyricum1 punto
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Se poi ci addentrassimo nel mondo incredibile delle oselle, foriero di iconografie e messaggi simbolici eccezionali, forse faremmo Natale.... Lascio a voi eventualmente se trovarne altre, ne posto ancora una perché mi aveva incuriosito decisamente. Osella dogale e per Murano della NAC 43 del Doge Carlo Contarini, anno I, 1655, con questa rappresentazione di un girasole in piena fioritura. OCVLI MEI SEMPER AD DOMINVM I MIEI OCCHI RIVOLTI SEMPRE AL SIGNORE Qui c'è tutto, l'iconografia , la simbologia, il messaggio.... Come il girasole si volge sempre verso il Sole, così l'animo del Doge si rivolge sempre a Dio. Un girasole che sembra un occhio, un occhio verso il Signore, che protegge tutti ....la popolazione ,il Doge, Venezia....1 punto
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A mio parere sei troppo duro. Il forum può essere anche uno sfogo per chi, per motivi vari, le proprie monete non saprebbe proprio a chi mostrarle. Non mi sento di considerare esibizionista chi condivide i propri acquisti. Ad ogni modo, secondo me, più monete si vedono (quale che siano le motivazioni della condivisione non importa) meglio è. Tieni presente che molti di noi non hanno spesso la possibilità di vederle dal vivo e ammirarne le foto è sempre meglio di nulla. Ben vengano quindi le monete. Ricche, povere rare o comuni vanno ad alimentare curiosità e sete di conoscenza. Se chi le mostra ne racconta la storia è certamente meglio; in caso contrario potrà farlo chi è ferrato, i curatori o potremo documentarci da soli se il tondello ci ha incuriosito particolarmente. Insomma anche l'esibizionismo può portare indirettamente divulgazione e non generare solamente invidia. Ho visto discussioni interessantissime fiorire da una semplice richiesta circa l'autenticità oppure da un semplice: "vi piace il mio ultimo acquisto?". Ma questo è solo il mio pensiero. Buon week end a tutti. E.1 punto
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Ecco alcune foto del sito, i tre templi Hera,Poseidone e Atena , l'Anfiteatro e un po di parco archeologico.1 punto
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No, ho risolto i miei dubbi, dopo il mio messaggio un paio di utenti mi hanno scritto in privato. Sto cercando di fare uno studio approfondito su Filippo II e ho capito come muovermi. Le monete che posto non hanno a che fare con la questione Filippo II, sono monete della mia collezione, mi fa piacere condividerle, tutto qui.1 punto
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Vorrei fare un'intervento provocatorio.... Vedo gli utenti contenti e i commercianti un pò sul piede di guerra, per me siamo sulla strada giusta....1 punto
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Ciao @@Georg! il discorso patina è un pò complicato dal mio punto di vista e meriterebbe un'analisi approfondita.. Comunque di discussioni su questo argomento ce ne sono decine sul forum.. Il fatto è questo; se la patina è leggera e delicata, o comunque esalta i rilievi della moneta, allora è un plus! E credo che sia universalmente condivisa come opinione.. :good: Però tante volte capita di trovare monete parzialmente patinate, sporche, scure (come quella in oggetto), beh, in questi casi la patina forse toglie qualcosa (e a volte maschera qualche difetto).. E quindi che fare? Bella domanda.. Io credo, visto che la moneta in mano tutto sommato mi piace, di lasciarla così, però la domanda è.. Se la spatino, la patina che andrà a formarsi nascerà migliore o peggiore di questa? completa o parziale? che tonalità prenderà? e potrei continuare.. Pertanto credo non sia da farci una malattia per la patina.. Se c'è ed è gradevole bene, se la moneta proprio non piace allora non si deve aver paura a toglierla. :good: Sul discorso patina originale e patina artificiale dico solo questo.. La mia 2 lire ha messo su quel tono in un anno.. Quindi mi viene da pensare che in cento anni dovrebbe essere completamente nera; pertanto, a meno che le monete super eccezionali non siano state inserite in bustine prive di plastificanti subito dopo essere state coniate (e non credo le avessero al tempo :rofl: ) quasi sicuramente sono state lavate; bada bene.. magari non ieri ma alcuni anni addietro, però la probabilità è alta.. Questo per le monete moderne.. Per le medievali il discorso è ancora diverso.. E stiamo parlando solo dell'argento; cosa dire del rame, del bronzo, ecc ecc.. :lazy:1 punto
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