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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/31/16 in tutte le aree

  1. Carissim* seguo da lontano questa discussione e sopratutto questo pezzo, che sono mooolto interessanti! Come molti di voi sanno in questo periodo posso concedermi solo rare incursioni sul forum, e anche in questo caso dovrò essere sintetica. Per quanto mi riguarda le datazioni date da Toderi-Vannel Toderi & Co. alla monetazione senese fino al pieno Trecento sono assai discutibili e molte le ritengo errate. Senz'altro il MIR Toscana zecche minori / Siena, ovvero Montagano, per molte datazioni è più corretto, e probabilmente lo è in questo caso. In realtà, come ho detto in tempi recenti ad un paio di giovani studiosi secondo me la zecca di Siena per quanto concerne il medioevo aspetta ancora una monografia aggiornata e condotta con metodologia scientifica (i.e. verifica più capillare delle fonti medievali, oltre che dei ritrovamenti, analisi archeometriche del contenuto di fino e quant'altro...): speriamo che in futuro qualcuno possa occuparsene in questo senso. Sarebbe per ciò assai importante se si riuscisse a determinare con maggiore precisione quale altro grosso si può intravedere sotto il conio senese. Per quanto riguarda la frequenza delle ribattiture sulle monete medievali delle zecche dell'Italia centro-settentrionale e soprattutto sui versanti interni e tirrenici ho fatto uno studio (con censimento dei casi noti) che ho presentato in un poster allo scorso convegno internazionale di numismatica a Taormina e che dovrebbe essere pubblicato prossimamente negli atti: vi assicuro che i casi di ribattiture di monete grosse in argento sono parecchio rari così come per le monete in oro, mentre molto più comuni sono quelle riscontrabili tra le monete piccole in lega d'argento e mistura più o meno bassa (i.e. denari, quartari, quattrini, petachine o sesini et similia), in generale per motivi che penso sia facile immaginare, anche se ci sono dei casi particolari molto interessanti. Penso che la definizione della cronologia per questa ribattitura, oltre che della tipologia del grosso sottostante, potrebbe dare indizi interessanti anche sulle sue possibili motivazioni. Un caro saluto a tutt* MB
    4 punti
  2. Salve a tutti, ho seguito da lettore questa discussione (non sono pratico di queste monetazioni) e devo dire che sono stato molto contento nel vedere che la mia impressione iniziale riguardo la ribattitura è stata, oltre che confermata, anche consolidata grazie ai vostri commenti (in particolare, il confronto fatto da @avgvstvs è molto eloquente e, devo dire, risolutivo). Da quello che ho letto mi sembra di capire che per questo tipo di moneta una ribattitura risulta una cosa non del tutto nella norma (mi rifaccio soprattutto ai quesiti esposti da @appah nel suo post #44, in quanto anche io ho un po' di praticità con le ribattiture dell'Italia Meridionale e confermo che sono la normalità in questa combinazione di periodo/tipologia monetaria). Secondo me, le ragioni che hanno portato ad un simile provvedimento sono da ricercare principalmente in due cause: 1) la volontà di annullare la moneta sottostante per l'autorità emittente che ne ha curato la battitura. E quindi dovremmo trovare un "movente" storico in cui Siena avrebbe avuto una buona ragione per obliterare una moneta veneziana, magari di un particolare Doge. 2) Necessità tecniche del tipo: risparmiare sul metallo, ammortizzare i costi di produzione, sfruttare la bontà della lega, forse per produrre monete di qualità migliore che potessero circolare ad ampio raggio, e non da ultimo, la possibilità di eliminare dalla circolazione locale un determinato quantitativo di moneta straniera. Per esempio, in alcuni periodi storici, nelle monetazioni dell'Italia Meridionale, si sono presi questi provvedimenti per arginare l'afflusso di monete straniere che danneggiavano l'economia locale e gli interessi del governante di turno. Non so, spero di aver lanciato almeno qualche buona idea: ora, lascio la parola agli esperti.
    4 punti
  3. Ciao, ritorno sul tema Britannia ma solo per prenderla a pretesto al fine di segnalare una particolarità che emerge dall’osservazione delle monetazioni severiane collegate al tema britannico. Le considerazioni che esprimo possono però essere valide anche a livello generale riferendosi più che altro all’organizzazione e al lavoro delle zecche. Iniziamo con un rapido riepilogo del quadro storico-numismatico riferito alle vicende britanniche. Settimio Severo, secondo gli storici dell’epoca spinto anche dalla necessità di allontanare i due figli dai lussi i vizi e le mollezze di Roma, decide di intraprendere una campagna militare in Britannia al fine di “pacificare” le popolazioni del Nord che continuano con le loro scorribande a rendere insicuri i confini settentrionali della provincia. Parte alla volta della Britannia tutta la famiglia imperiale, con Caracalla co-Augusto, il minore Geta nelle vesti di Cesare e Iulia Domna imperatrice madre. Questa la tabella cronologica, evitando di entrare approfonditamente nelle cronache belliche della campagna per non dilungarsi troppo: 208: Partenza per la Britannia e insediamento ad Eburacum (York) di Settimio e di Caracalla da dove dirigono le operazioni militari. Geta e la madre si fermano a Londinium. 209: Geta nominato Augusto 210: Vittorie romane in Britannia. In un periodo tra il 209-210 viene emesso il RIC 240 ovvero il primo denario a nome dell’Imperatore con legenda terminale BRIT (abbreviazione del titolo Britannicus Maximus) come II emissione del 210 Nel 210-211 compaiono anche sui bronzi di Settimio Severo legende L SEPT SEVERVS PIVS AVG BRIT e SEVERVS PIVS AVG BRIT, denari per Caracalla denari del tipo BRIT con Vittoria a rovescio e VICTORIAE BRIT come legenda. Successivamente le legende di Caracalla usate del periodo cono appelli alla fedeltà dell’esercito (FIDES EXERCITVS). Nel periodo 210-212 anche Geta si fregia del titolo BRIT nella legenda e vengono emesse alcuni denari simili ai VICTORIAE BRIT di suo padre e suo fratello. Qualcosa comunque cambia all’inizio del 211. 211: Morte di Settimio Severo 4 febbraio quindi abbiamo una trattativa di pace da parte di Caracalla con le popolazioni della Caledonia al fine di rientrare a Roma. Le legende evocano la FORTVANA REDVX (un augurio di felice rientro a Roma dopo gli eventi bellici). Verso maggio Caracalla, Geta e Iulia Domna rientrano nell’Urbe con le ceneri di Settimio Severo. Promuovono delle elargizioni al popolo (LIBERALITAS VI per Caracalla e LIBERALITAS V per Geta). 19 dicembre 211 uccisione Geta 213 fine titolatura BRIT (a nome del solo Caracalla) Ciò che mi interessa analizzare nel dettaglio è la serie di denari VICTORIAE BRIT con Vittoria a rovescio che copre un lasso temporale abbastanza limitato e seppur non puntualmente circostanziato dal punto di vista cronologico almeno grossolanamente noto. Il fatto che siano stati emessi per un determinato periodo a nome di più imperatori (Settimio Severo, Caracalla e in ultimo Geta) ci consente di rilevare alcune considerazioni che vi proporrò in seguito.
    3 punti
  4. Firenze piastra Ferdinando dei Medici 1590 rara moneta di oltre 400 anni..
    3 punti
  5. Ferdinando d’Aragona venne coronato solennemente il 14 febbraio 1459 nella cattedrale di Barletta. Da tale data ordinò che si coniassero monete recanti su di un lato la scena dell’incoronazione col motto CORONATUS QUIA LEGITIME CERTAVIT (“Incoronato perché combatté valorosamente”), con chiaro rimando alle peripezie subite e al lungo cammino che aveva dovuto intraprendere per legittimare la sua ascesa. Dal 19 agosto del 1472, sempre per ordine dell’aragonese, si prese a coniare un nuovo tipo di coronato col solito motto, ma questa volta coll’effige reale.
    3 punti
  6. in ultimo, per rispondere all'altra domanda, mi pare doveroso citare un testo specifico .... http://www.arborsapientiae.com/libro/14566/rex-theodoricus-il-medaglione-d-oro-di-morro-d-alba-isbn-978-88-8444-104-1.html CITO dal sito Il Medaglione aureo con il ritratto di Teoderico venne presentato al mondo numismatico da Francesco Gnecchi (1850-1919) in un suo articolo pubblicato, nel 1895, sulla Rivista Italiana di Numismatica. Il monile era infatti entrato a far parte della raccolta del noto collezionista milanese; infine, nel 1923, venne acquistato dal Museo Nazionale Romano e, ancora oggi, è uno tra i reperti più significativi che vi sono conservati. Manufatto eccezionale sotto diversi punti di vista; ha un diametro di 33 mm, pesa 15,32 g con la chiusura a spilla saldata sul rovescio, risulta quindi essere un multiplo da tre solidi. Questo capolavoro dell’arte iconografia numismatica antica è l’unico documento che ci tramanda un’affascinante immagine di Teoderico e costituisce un unicum relativamente alla sua effige. Il celebre sovrano goto è ritratto di prospetto con sottili baffetti, il capo scoperto ornato da una lunga capigliatura liscia, arricciata alle punte. Dalle poche informazioni che ci sono pervenute, il ritrovamento è avvenuto in terra marchigiana, nel territorio di Morro d’Alba, in contrada Sant’Amico, nel podere Tognietti in un non meglio specificato deposito sepolcrale che venne sconvolto da lavori di scasso. Proprio il Medaglione d’oro di Morro d’Alba diventa stimolo per uno studio ed un approfondimento della figura di Teoderico e, più in generale, del regno dei Goti e dell’Italia ai suoi tempi. Questo volume raccoglie ben 29 contributi (al riguardo) raggruppati in quattro sezioni (Il Medaglione d’oro; L’Italia al tempo dei Goti; Ravenna; Il Mito di Teoderico). In particolare i saggi di Claudia Barsanti (Il Medaglione d’oro di Teoderico. Il ritrovamento), Roberta Pardi (Le monete dei Goti), Alessandra Serra (Una riflessione sul Medaglione di Teoderico) e Diletta Cherra (Ritratti della storia gotica) si occupano in modo specifico dei temi che riguardano il medaglione, le monete e la ritrattistica in epoca gotica. La data più probabile, secondo gli studiosi, per l’emissione di questo medaglione è da collocare nell’anno 500, quando Teoderico, all’apogeo della sua gloria, compì il suo viaggio trionfale a Roma per celebrare l’adventus. Esistono anche altre ipotesi: secondo Bernareggi andrebbe datato al 526, momento che vide deteriorarsi i rapporti fra Teodorico e l’imperatore bizantino, d’altra parte Grierson propone come probabile una datazione al tardo 509, momento della pace con Franchi e Burgundi. Seguono scritti che introducono ed illustrano il periodo storico (Mario Natali) o che trattano delle fonti e delle testimonianze archeologiche di Teoderico a Roma (Paola Quaranta), degli insediamenti Goti nell’Italia settentrionale (Basema Hamarneh) e centro-meridionale (Andrea Paribeni), del territorio piceno nel racconto di Procopio durante le guerre gotiche (Lorenzo Riccardi). Ampio spazio è dedicato a Ravenna la città che, più di ogni altra, conserva ricche tracce del popolo Goto e memoria del mitico re; diciassette sono i contributi. Molti, com’è logico, trattano dei celebri cicli musivi. Ad esempio Mauro Della Valle offre una precisa indagine dello stile dei mosaici del tempio di Teoderico, sono anche esaminati i mosaici di Sant’Apollinare Nuovo (Laura Leuzzi) ed il discusso ritratto musivo di Teoderico (Gabriella Bernardi), la Cappella privata dei vescovi di Ravenna (Simona Moretti), mentre Livia Bevilacqua si occupa dei mosaici pavimentali di età teodericiana a Ravenna e nell’area adriatica. Altri contributi si interessano della politica edilizia promossa a Ravenna e nel territorio da Teoderico (Paolo Novara), del complesso episcopale ariano (Giorgia Pellini), della vicenda architettonica di Sant’Apollinare Nuovo (Roberta Cerone), della fondazione di Sant’Agata Maggiore (Roberta Cerone), degli arredi architettonici e liturgici negli edifici di età teodericiana (Claudia Barsanti), fino ad arrivare all’enigmatico mausoleo del sovrano (Francesco Gangemi). L’austera ed imponente tomba del re goto possiede una copertura monolitica veramente impressionante, tale da suscitare ancora oggi grande stupore. Il gigantesco blocco di pietra, con un diametro di oltre 10 metri, si stima possa pesare 230 tonnellate. Il suo posizionamento costituisce un vero rompicapo, una sfida per chi si occupa della storia della tecnica, sicuramente è una fra le maggiori imprese dell’antichità. Agli aspetti legati alla ricchezza, al lusso, sono invece indirizzati i lavori di Manuela Gianandrea (Bagliori dei secoli bui. Corredi funerari e tesori ostrogoti in Italia) e Basema Hamarneh che affronta gli aspetti collegati al diadema aureo, noto come Corona Ferrea, custodito nel tesoro del duomo di Monza e che, nel tempo, ha alimentato non poche leggende collegate all’origine e alla sua destinazione. Claudia Quattrocchi, invece, si sofferma sul tema dei sarcofagi ravennati attribuiti all’epoca teodericiana, analizzando in particolare l’aspetto iconografico. Alla lingua gotica e alle sue problematiche è rivolto il saggio di Artemij Keidan mentre Giovanni Gasbarri si è occupato di Cassiodoro e del monastero di Vivarium e Manuela Gianandrea della cultura, dei libri e dei codici miniati alla corte di Teoderico. In conclusione, sono rivolti al mito di Teoderico i contributi di Silvia Pedone (Uniti nella pietra. L’incontro di Sant’Ilario e Teoderico nel rilievo di Galatea – “C’era una volta un re”. Appunti sul mito di Teoderico nella letteratura e nell’arte). Il volume, corredato da 212 illustrazioni in bianco e nero, avrebbe sicuramente meritato delle riproduzioni a colori di dimensioni maggiori, ma questo avrebbe inevitabilmente inciso sul costo dell’opera. Infine un’adeguata e ricchissima bibliografia con oltre 900 citazioni. Insomma una splendida opera che non solo analizza i celebri monumenti di Ravenna, ma che offre un panorama complessivo dell’Italia al tempo dei Goti esaminando aspetti storici, archeologici, artistici e numismatici utilizzando come filo conduttore proprio una moneta, il Medaglione d’oro di Morro d’Alba di Teoderico. di Gianni Graziosi Il volume raccoglie una serie di saggi di docenti, ricercatori e studenti universitari divisi in quattro paragrafi: IL MEDAGLIONE D’ORO - L’ITALIA AL TEMPO DEI GOTI - RAVENNA - IL MITO DI TEODERICO
    3 punti
  7. Vittorio Emanuele III - 20 centesimi 1927 "Libertà librata" Nichelio 975/1000 - diametro mm. 21,5 - peso gr. 4 Millesimo emesso in soli 100 esemplari Conio ben impresso, ciuffo ben delineato, tette idem Renato
    2 punti
  8. Buonasera a voi, ringrazio l’amico @Poemenius per aver richiamato la mia attenzione su questa interessantissima discussione. Mi spiace molto non frequentare più il forum, ma credo sia meglio così... per tutti. Devo innanzitutto chiarire che in realtà non sono certo un esperto di monetazione longobarda né, a maggior ragione, delle cd. “silique di Pertarido”. Me ne occupai marginalmente quasi quindici anni fa, quando si trattò di segnalare l’esemplare con busto/monogramma citato al post #2. Dopodiché non me ne sono mai più interessato. Premesso ciò, a questo punto vorrei però provare a dare alcuni chiarimenti riguardo a quanto scrissi allora. La mia intenzione non era ovviamente quella di trovare la soluzione del busillis, ma di cercare di far notare alcune incongruenze in quelle che erano, fino a quel momento, le teorie che andavano per la maggiore. Quella che principalmente non mi tornava era l’idea di una successione cronologica di queste monete. Secondo la teoria canonica, che anche in seguito non mi pare sia stata messa in discussione da nessuno, le prime emissioni avrebbero avuto la doppia impronta busto/monogramma. Solo successivamente esse sarebbero state rimpiazzate da quelle ad una sola impronta, con monogramma rilievo/incuso. Non sto qui a rifare la storia degli studi riguardanti questi specifici pezzi, per la quale concedetemi di rimandare al mio articolino del 2003 (se no mi viene fuori un post di 12 pagine!!!). I testi fondamentali erano in primis quelli di Bernareggi del 1965/67, le cui tesi furono riprese in Id. 1983 e poi quanto rilevato da Grierson e Blackburn in MEC 1. Per farla breve, confrontando diversi esemplari illustrati in letteratura (soprattutto quelli pubblicati nello studio di Bernareggi 1965/67), mi sembrava che con le ipotesi fatte da quei grandi studiosi (sulle cui conoscenze e capacità non devo e non voglio certo discutere) i problemi invece di diminuire aumentassero. In primis l’evoluzione stilistica del monogramma (da dritto a curvo) riguardava sia esemplari a due impronte che pezzi ad una impronta; inoltre anche nella resa formale del busto io scorgevo, almeno apparentemente, una evoluzione stilistica che fino ad allora mi sembrava non fosse stata sufficientemente presa in considerazione. Anche la presenza o meno della corona mi sembrava non inquadrata correttamente. Essa si può infatti trovare su entrambe le tipologie di “silique” (si vedano per esempio i pezzi 17, 18 e 19 del Bernareggi 1965/67; nel mio articolo sono le figg. 6-8 di pag. 10) e lo stesso si può dire per il contorno lineare. Quindi anche da questo punto di vista non mi sembrava che quella fosse una differenza particolarmente significativa per valutare la recenziorità o, al contrario, l'anteriorità la di alcuni pezzi rispetto ad altri. Rilevato ciò, dopo un confronto dei pesi, progressivamente calanti in entrambe le tipologie, facevo notare infine come almeno parte di queste incongruenze cadessero se si prendeva in considerazione l’ipotesi di emissioni multiple e contemporanee di “silique” a due e a una impronta. In pratica a me pareva plausibile pensare che le due tipologie non fossero state emesse una di seguito all’altra ma che invece a partire dal regno di Pertarido fossero state emessi contemporaneamente due distinti nominali (forse dal valore di 1/8 di siliqua uno e di 1/16 l’altro) distinguibili immediatamente per avere due impronte il maggiore, e una sola quello minore. All’evolversi del primo, in termini di resa formale delle immagini, delle lettere, della corona, oltre che del peso e dell’intrinseco, avrebbe corrisposto un’analoga evoluzione sul secondo. Tutto ciò è comunque “ampliamente sviscerato” (citazione) nel mio articolino e a devo ahimè rimandare ancora una volta. Tornando ora al pezzo postato da @calippi , a me sembra che sia del tipo monogramma rilievo/incuso, con quest’ultimo di tipologia “araica”, cioè con la “P” dritta. La ghirlanda e il peso a mio parere ne potrebbero confermare l’attribuzione al tempo di Pertarido (c. 645-688). Riguardo alla presenza o meno dei globetti nella parte sinistra del blocco “PE”, essi variano da quattro a nessuno. In qualche caso al posto dei globetti c’è un piccolo tratto rettilineo. Nel 2003 proponevo di vedervi quello che rimaneva di una croce, proponendo di leggere complessivamente i due blocchi monogrammatici nel modo illustrato più sotto. Vedete voi cosa pensare di tutto quanto detto. Cordialmente, Teofrasto
    2 punti
  9. Ancora dello stesso Doge e sempre connessa alla guerra di successione spagnola: EMERGIT VIGILANTE LEONE - (la nave) emerge (dal mare) sotto la sorveglianza del Leone Osella da 4 zecchini (ma esiste anche in argento) Anno VII (1706) Ex NAC 36, lotto 463 Leone con spada e bandiera su nave da guerra. «Allude alle misure di difesa prese sul Lago di Garda durante la guerra di successione spagnola» (Traina, p. 127). «Dopo l'occupazione francese di Desenzano l'attenzione del Senato si concentrò in particolare sui territori attorno al Lago di Garda. Il Governo diede ordine al provveditore Giorgio Pasqualigo di armare tre navi da guerra da porre a difesa delle rive del lago» (Dal Catalogo d'Asta Ranieri 4, lotto 1786, pag. 307, dove era in vendita un esemplare in argento). Ha ragione Mario quando dice che tra le Oselle ci sarebbe da pescare. A questo proposito aggiungo un ricordo personale: nel 2011, a Vicenza, durante la kermesse che era il fiore all'occhiello della nostra numismatica e che invece, ormai, si è purtroppo conclusa, ebbi la fortuna di vedere dal vivo a Palazzo Thiene la straordinaria collezione di Oselle della Banca Popolare di Vicenza, probabilmente la più completa al mondo. Fortuna nella fortuna trovai a farmi da guida Luigino Rancan, autore del relativo catalogo, che accompagnò me e gli altri astanti in un "viaggio" indimenticabile. Di quel bel pomeriggio conservo il piacevolissimo ricordo e, appunto, il catalogo che mi fu donato da @Liutprand, allora presente con me. Chi, come me, non segue la monetazione veneziana ma ama le monete non può che restare affascinato da questi tondelli, dalla loro storia e dalla loro varietà. Se potete andate a vederle. Altrimenti, se lo trovate, procuratevi il catalogo perché con una spesa irrisoria metterà a vostra disposizione pagine di storia e di numismatica davvero suggestive. E ora anche io lascio spazio ad auspicabili interventi da parte di altri utenti sperando che questa bellissima discussione resti in alto, tra quelle da proporre anche come spot per la numismatica in generale e per il forum in particolare.
    2 punti
  10. Dovrebbe essere : Dal denaro raccolto con la vendita di oggetti sacri e profani per aiutare i bisognosi, 1529, Bologna Ricorderebbe la grande carestia del 1529 nella guerra tra Carlo V e Francesco I e la grande solidarietà prestata dai Domenicani nell'occasione.
    2 punti
  11. ETIAM RIGENTE HYEME VIRESCIT - Verdeggia anche nel rigore dell'inverno Venezia, Alvise Mocenigo II Doge CX, Osella anno VI Rosa in piena fioritura, fiancheggiata da due arbusti rinsecchiti dal gelo Immagine ex NAC 53, lotto 872. «Ricorda i provvedimenti presi da Venezia a tutela del suo territorio contro le incursioni delle truppe straniere nel corso della guerra di successione spagnola e in particolare i patti di alleanza stipulati con alcuni Cantoni svizzeri» (M. Traina, Il linguaggio delle monete, p. 137)
    2 punti
  12. Si certo, anche qFdc per via di alcuni segnetti al rovescio. Buon acquisto
    2 punti
  13. Appiccagnolata ma pur sempre gradevole SALVAM FAC REMPUBLICAM TUAM (Salva la tua Repubblica) E' riportata sulla moneta solo una parte della frase scolpita sotto la statua in bronzo di San Marino, fondatore e patrono della Repubblica omonima, posta all'angolo del vecchio Palazzo Comunale. La frase intera: AVE MARINE LIBERTATIA CONDITOR SALVAM FAC REMPUBLICAM TUAM (Salute Marino fondatore della libertà, salva la tua Repubblica)
    2 punti
  14. Ispirato dalle sempre ottime discussioni di @Illyricum65 e @grigioviola sugli hoard britannici di monete romane ho deciso di fare lo stesso per quanto riguardo le monete medievali o per meglio dire " hammered coins " . L'hoard in oggetto è il Ednam hoard rinvenuto nel luglio 1995 ( avevo un mese !! ) nell'omonima cittadina inglese del Roxburghshire , a pochi km dal confine scozzese. il ripostiglio venne scoperto dal sig. J.R.Shuttleworth durante lo scavo per la costruzione di nuove fondamenta per la propria casa e grazie alla tempestiva comunicazione alle autorità competenti fu possibile eseguire un attento e minuzioso scavo archeologico che ha portato alla luce 1472 monete. La composizione è la seguente: 1278 pennies di Edward I e Edward II 19 pennies irlandesi di Edward I 149 pennies scozzesi di Alessandro III , John Baliol e Robert Bruce. 25 imitazioni continetali 1 grosso tornese francese di Filippo IV Per quanto riguarda la datazione è da notare come le monete più tarde siano i pennies inglesi classe 15b e quelli scozzesi di Robert Bruce ( databili rispettivamente al 1321-22 i primi e non prima del 1320 i secondi ) mentre mancano completamente quelli della classe 15c che furono coniati verso la fine del 1522. Tale evidenza porta a collocare la composizione del ripostiglio alla fine del dello stesso anno , quando la coniazione dei pennies 15c non era ancora avvenuta o appena cominciata. Bisogna inoltre considerare che l'Agosto-Settembre 1522 videro l'ultima e infruttuosa compagna militare di Edward II contro gli scozzesi e che durante la ritirata dell'esercito inglese venne saccheggiata l'abbazia di Melrose distantante appena 12 miglia dal luogo di rinvenimento dell' hoard. per chi fosse interessato ad una lettura molto approfondita sull Ednam hoard contenente pure l'elenco di tutti gli esemplari classificati rimando a questo articolo proveniente dal BNJ 66 del 1996 scritto da Holmes con la collaborazione di Valerie E. Dean. http://www.britnumsoc.org/publications/Digital BNJ/pdfs/1996_BNJ_66_5.pdf Posto il mio esemplare proveniente da questo ripostiglio: Edward II penny classe 11b1 ( 1312-14 ) Bury St. Edmunds peso: 1,44g. Provenienza: ex ednam hoard , ex Robin J. Eaglen ( da C.J. Martin dicembre 1997 ) , ex DNW 132 lotto 641 parte. elencato al n 88 nell'articolo del link posto in precedenza e al n 662(2) nell'opera " The abbey and mint of Bury St Edmunds from 1279 " di Robin J. Eaglen, British Numismatic Society, 2014
    1 punto
  15. Come avevo anticipato in un post sui bagni pubblici torinesi, posto il mio "VASCA PRIMA CLASSE" per quelli di Milano gestiti dalla SOCIETA' DEI BAGNI E LAVATOJ PUBBLICI E PRIVATI della città. Bronzo: 3,703 g, 25 mm Notare la J semiconsonantica dopo la O di LAVATOJ.
    1 punto
  16. Buonasera a tutti, Medaglia un po' maltrattata ma a 30 euro non ho resistito.. Mercatino di Montecatini Terme, un anziano venditore gentilissimo che mi ha pure rifilato un Dollaro Peace... Saluti e buon we lungo a tutti Silver
    1 punto
  17. Salve, vorrei un parere in termini di conservazione e valore approssimativo su questa medaglia. E Secondo voi ho fatto bene a comprarla a 25 euro? Ci arriva allo SPL? Un Grazie a chi mi risponderà!
    1 punto
  18. Un saluto a tutti gli amici della sezione pontificie, spero che durante le vacanze vi siate riposati perchè adesso vi metto al lavoro Vi mostro l'ultimissimo arrivo in raccolta, un testone di Gregorio XIII comunemente detto "del presepe". Ne ha viste di tutti i colori: due fori ravvicinati, una montatura (forse a spilla?), è stato tosato, lisciato dal contatto con pelle, indumenti, dita...poveraccio! Il prezzo era più che abbordabile (qualcuno ha detto "una serata con gli amici") e, soprattutto, al diritto non c'è il classico stemma del Boncompagni ma il suo busto! E' una tipologia che credo abbia un elevato grado di rarità. Il tipo è mancante nelle collezioni Rossi, Gnecchi, Dubois, Santamaria, Muntoni, Cappelli, De Falco. Un esemplare (molto più bello del mio, ma ci vuole poco!) era presente nella K&M XXI, considerato RR (?!). Non era presente nemmeno nelle aste Alma Roma, Nomisma 45, Christie's del 2011, dovrebbe mancare nella Bronny (su acsearch infatti non l'ho trovato). Su rhinocoins ne potete vedere un altro esemplare, purtroppo non dicono da dove sia stata presa l'immagine. Tutti gli esemplari che ho censito provengono dallo stesso conio di diritto. Al Medagliere Vaticano ne sono conservati due esemplari. Foto a luce naturale Foto a luce artificiale Attendo vostri pareri sulla rarità del tipo e su passaggi/conoscenze di altri esemplari. Sulla conservazione no, perchè devono ancora inventare gradi così bassi Un saluto a tutti, Antonio
    1 punto
  19. gli occhi non mi convincono. controlla se sono stati bulinati.
    1 punto
  20. Si, in attesa di novità, posta le monete. La mia solidarietà per quanto ti è successo. Dai King, sei stato un signore a definirli delinquenti.. Skuby
    1 punto
  21. Discussione decisamente interessante, ma visto l'oggetto della stessa non poteva essere altrimenti. Non so fino a che punto questa raffigurazione di Teodorico possa considerarsi fiosionomica: le mani sono decisamente troppo piccole, il volto poco espressivo e (a voler far l'avvocato del diavolo) la capigliatura "rialzata" potrebbe essere il frutto di un tentativo mal riuscito di dare profondità al soggetto raffigurato. Logicamente non ci si può aspettare da un ritratto del tempo la perfezione fisionomica di ritratti posteriori di svariati secoli, ad esempio credo che la presenza dei baffi sia già indicatrice di una certa verosomiglianza col soggetto ritratto. Quindi più che di ritratto "fisionominco" parlerei di ritratto "realistico"; ben lontano dai ritratti mediamente stereotipati - e, diciamocelo, anche un po' idealizzati - del tempo. Diciamo che Teodorico probabilmente non era esattamente così ma con ogni probabilità presentava quei tratti caratteristici (baffi, capigliatura rialzata in un modo o nell'altro...); o almeno così la penso io. Un saluto a tutti, Antonio
    1 punto
  22. Ciao Gionny, premesso che qua nessuno vuole sparare, ma si stanno facendo delle ipotesi, giustamente per capire, da immagini. Tu citi le corrosioni, come riprova di una probabile autenticità, ma anche queste, lo sai, sono facilmente imitabili. Diciamo piuttosto che sarebbe un pezzo che meriterebbe un attenta visione dal vivo. Personalmente, in mancanza mi asterrei.... Poi ci metti pure che la vendono su ebay, ad una cifra ridicola......i sospetti vengono... sbaglio? skuby
    1 punto
  23. per me è 1647, perciò concordo con voi
    1 punto
  24. taglio 10 cent paese belgio anno 2006 tiratura 38.000 ( solo in divisionale) condizioni bb città trieste note newss!!
    1 punto
  25. I miei complimenti anche per questa.
    1 punto
  26. Ciao, gli articoli che ho sulla composizione delle leghe dei denari severiani copre il periodo 193-211 e non comprende la serie VB. Uno degli articoli è finalizzato alla ricerca di metalli-sentinella che si presentino sottoforma di tracce nei denari falsi. Ecco i testi: https://www.academia.edu/362473/H._Gitler_and_M._Ponting_The_Silver_Coinage_of_Septimius_Severus_and_His_Family_193-211_AD_A_Study_of_the_Chemical_Composition_of_the_Roman_and_Eastern_Issues_Galux_16_Milan_2003 http://etd.lib.metu.edu.tr/upload/12615717/index.pdf Ciao Illyricum
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  27. @matteo Il denario fa parte delle emissioni con i nomi dei magistrati monetari (republic coinage by gens) e Tito Carisio padre, monetiere di Giulio Cesare, lo aveva battuto in qualità di addetto ai lavori, anzi, responsabile della produzione monetaria. Nella manifestazione ‘Ticinum Papia tra l’incudine e il martello’ del 2007 ( http://ppp.unipv.it/mostramonete/Pagine/sez2.htm ) sono state esposte nel Salone Teresiano della Biblioteca universitaria di Pavia varie monete storiche tra cui questo denario che era come l’emblema della mostra. Per questo motivo, come ho avuto l’occasione nell’asta Varesi del 2008, l’ho acquistato. Ho altri denari del genere riposti nell’album in una cassetta di sicurezza e sto raccogliendo le foto e la documentazione che ho in archivio per completarne l’attribuzione. Naturalmente sono ben lieto se qualche esperto rileva eventuali inesattezze e imprecisioni nelle mie didascalie. E’ fuori di dubbio infine che, se del caso, anche gli apprezzamenti di una moneta fanno piacere.
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  28. proprio bella, scommetto che guardi la serie televisiva sui Medici !!
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  29. @Poemenius, grazie delle interessanti risposte, a questo punto visto che anche la perlinatura e la legenda sembrano a posto direi che con buona probabilità si tratta di un pezzo autentico.
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  30. Ma Profausto... La discussione é andata avanti dal punto che hai sottolineato tu. Ritengo che il mio intervento sia da considerare come contente informazioni aggiuntive, non esclusive o escludenti. Poi fai tu.
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  31. Grazie @Artax, ci tenevo a precisare questo aspetto, perché anche io molte volte cerco di essere un po' puntiglioso, se vogliamo dire così (e spesso mi sono soffermato proprio sulle punteggiature, non solo per le monete dell'Italia Meridionale, ma anche per le coniazioni di epoca classica dove la situazione più o meno è simile). Quindi ti capisco benissimo.
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  32. Ok, nessuna speranza che sia autentica, ho capito, ma l'analogia di Caravaggio mi ha fatto sorrire. Thank you :-)
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  33. questo è l'originale, se non erro è al Palazzo Massimo alle Terme a Roma questo un eletrotype dall'originale (questo è al British)
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  34. AVGVSTA PERVSIA PERUGIA AUGUSTA Siamo a Perugia che mi sembra non ancora menzionata con una moneta Pontificia di rara fattura, un giulio della NAC 90, con Papa Leone X ( 1513 -1521 ). Il rovescio mostra oltre alla legenda menzionata una raffigurazione con il grifone rampante e coronato con le insegne del Cardinale Antonio Ciocchi del Monte, legato Pontificio a Perugia negli anni dal 1511 al 1516. Un riconoscimento alla città tramite una importante moneta.
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  35. ho escluso questa lettura solo perché: 1 - la ghirlanda potrebbe starci, ma in ogni caso sarebbe in una posizione un poco atipica e il tipo di foglie è anch'esso atipico per una "crocetta" 2 - la presunta crocetta latina al centro è troppo piccola e ha una forma che non ha riscontri tra quelle da me viste... 3 - la posizione della crocetta sarebbe decentrata rispetto alla ghirlanda.... un residuo di ghirlanda di qualche tipo, potrebbe esserci, ma la crocetta mi pare di no, probabilmente è un residuo di altro... questo è un po' "quello che ci vedo" io
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  36. Caro Profausto, mi sono rifatto al post n. 2 di Borghobaffo che da delle date ben diverse dalle tue. Ora non conoscendo la monetazione senese chi dei 2 ha ragione? Perchè se il periodo e quello di cui sopra andiamo verso ciò che dico io. I grossi del Tiepolo si trovano in grandi quantità e di pesi e dimensioni molto molto differenti. A questo proposito Sua Maestà ne aveva in collezione vari di cui 1 addirittura catalogato come mezzo grosso. Le falsificazioni di questo grosso sono innumerevole ed ingannevoli. Concordo con te che ci vorrebbe un analisi del fino contenente.
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  37. Guidobaldo II Della Rovere, 1538-1574. Quattrino. Æ gr. 0,65 Aquila spiegata e coronata con testa a s. entro corona di foglie montanti a d. scendenti a s. Rv. S. Terenzio stante, in abiti militari, con ramo di palma e città di Pesaro. Cav. PS 145; CNI t. 26, 6
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  38. Al di là di come abbiano fatto, quello che mi chiedo è perché la zecca di Siena ha avuto bisogno di riutilizzare tondelli già coniati per produrre le proprie monete... Non ho mai letto pubblicazioni circa la zecca di Siena, ma ho osservato un bel po' di esemplari di grossi senesi e non avevo mai visto segni di ribattitura. Mi sembra di capire che ci siano giunte notevoli informazioni ("decreti"?) sulla produzione di questa zecca, vi è mai menzione di riutilizzo di altre monete? Per la monetazione normanna dell'Italia meridionale (almeno quella pre-1130, quindi in primis Salerno), sulla quale ho letto qualcosa, i follari in rame con tracce di ribattitura sono così tanti da poter pensare che riutilizzare i tondelli fosse la regola, non l'eccezione, e questo può aver avuto molteplici ragioni: rapidità nel cambiamento dei tipi, difficoltà di approvigionamento delle materie prime, scarsa attenzione alla realizzazione di monete spicciole... Ma a Siena, per una moneta pensata per scambi commerciali non solo locali, perché ricorrere alla ribattitura?
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  39. Mi ripeto: se ti piace goditela. ma se la posti per chiedere un parere, noi quello ti diamo, in base a quello che vediamo, ed il mio è che il colore del rame è lontanuccio da un rosso naturale, per capirci, il rosso deve essere sulla via dell'ape del 1927 postata da poco nella relativa discussione
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  40. E allora procediamo.... NON NOBIS DNE SED NON TVO DA GLORIA NON A NOI SIGNORE ( MA AL TUO NOME DA' GLORIA ) Quello che conta non siamo noi ma tu col tuo Casato, col tuo nome....questo è quello che leggiamo sulla moneta, sembra messo in bocca al popolo, in realtà la moneta viene dal Marchese, quindi un po' di propaganda non guastava anche ai tempi.... Siamo ancora a MESSERANO in un tallero di Francesco Filiberto Fieschi ( 1584 - 1629 ) della NAC 85, altra moneta rarissima e significativa per quello che riporta.
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  41. http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CE1/83 OPPORTVNE, cioè al momento giusto. Così si esprime Carlo Emanuele I, duca di Savoia su questo ducatone del 1588, raffigurantre un Centauro che scocca un dardo mentre calpesta la corona di Francia, facendo riferimento alla tempestività con cui il Duca occupò il marchesato di Saluzzo, anticipando sul tempo il Re di Francia. La risposta, a mezzo medaglia, tuttavia, non tardò ad arrivare da parte di Enrico IV... www.nicolas-salagnac.com/wp-content/uploads/2012/11/portrait-24.jpg P.S. Chiedo scusa, ma non sono riuscito ad inserire l'immagine, in quanto non funzionante il riferimento ai cataloghi.
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  42. Credo di essere stato, effettivamente, impreciso parlando di annessione, in quanto i territorii erano formalmente indipendenti. Quanto alla circolazione, ritengo che, di fatto queste monete potessero essere spese prima nel Regno di Sardegna e successivamente nel Regno d'Italia, in quanto coniate sullo stesso piede monetario.
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  43. LA SERIE VICTORIAE BRIT Settimio Severo e Caracalla su aureo commemorante la spedizione partica. Traggono ispirazione dalle “Vittoria” emesse per le campagne partiche e rispetto alle tipologie ricollegate al conflitto orientale compaiono nuovi rovesci. I primi esemplari di Settimio Severo riportanti legenda VICTORIAE BRIT a rovescio sono catalogati RIC 302 e 302 a, il primo sia come aureo che come denario, il secondo solo come denario. La legenda al dritto è SEVERVS PIVS AVG. L’iconografia del 302 riporta come descrizione “Vittoria avanzante a destra, testa girata indietro verso la spalla sinistra, recante un prigioniero per mano e portante un trofeo”; quella del 302 a è “Vittoria seminuda stante frontale, testa verso destra, reggente ramo di palma: a destra una pianta di palma sorregge uno scudo”. Il RIC non si sbilancia oltre un generico 202-210. La legenda al diritto priva del titolo BRIT(annicus) e terminante invece con AVG come nelle serie precedenti li può fare ritenere esemplari capostipite della serie. In un indeterminato “210-211” compare la serie VICTORIAE BRIT con legenda SEVERVS PIVS AVG BRIT al diritto emessa a nome di Settimio Severo. Il RIC la segnala come II emissione del 210 d.C. TAVOLE RIEPILOGO Possiamo identificare 4 tipi: S1) Vittoria alata avanzante verso destra reggente una corona nella mano destra e un ramo di palma nella sinistra S2) Vittoria alata stante verso sinistra reggente una corona nella mano destra e un ramo di palma nella sinistra S3) Vittoria alata seduta verso sinistra ripresa nell’atto di incidere uno scudo S4) Vittoria seminuda stante frontale, testa verso destra, reggente ramo di palma nella mano destra: a destra della personificazione una pianta di palma sorregge uno scudo
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  44. tra il 1859 e il 1861, le zecche di Firenze e di Bologna, città governate da Giunte Provvisorie in attesa dell’ingresso nel venturo Regno d’Italia, avevano fronteggiato questo fluido momento di passaggio ricorrendo alla definizione del sovrano sabaudo come “Re Eletto”, cioè come unico Re già prescelto dal popolo, ma ancora in attesa dell’investitura formale del nuovo Parlamento italiano
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  45. Salve. Credo che le classificazioni fin qui date possano essere esaustive. Mi chiedevo: la moneta sembra ribattuta? Mi sembra di scorgere tracce di ribattitura su altra tipologia monetale.
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  46. Ciao amici, un saluto a tutti. E' da un annetto che non siamo in contatto, ma dopo il furto di tutta la mia collezione di monete greche il grande dispiacere mi ha un po' allontanato dalla numismatica. Spero comunque di essere a Verona per il mitico "pranzo sociale", un'imperdibile occasione per rinnovare le vecchie amicizie. Giusto un accenno all'uscita in questo mese del mio nuovo libro, un giallo metropolitano che stavolta non ha niente a che fare con la numismatica... ma sono già tornato a scriverne. Il mio prossimo libro sarà infatti un romanzo storico ambientato nel quarto secolo A.C., sulle rotte dei navigatori fenici, e sarà un'occasione per una bella rivisitazione dei capolavori degli antichi incisori (una moneta per ogni approdo!). A risentirci, Filippo
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  47. Raccolgo l'appello, e fidando in quanto hai scritto in apertura, che c'è spazio anche per le monete estere, torno con una moneta contemporanea, sperando di non essere troppo off topic, ma il messaggio che riporta mi sembra sia di grande attualità, e meriti di essere condiviso. Stati Uniti d'America, 1 dollaro 1986 GIVE ME YOUR TIRED, YOUR POOR, YOUR HUDDLED MASSES YEARNING TO BREATHE FREE E' il dollaro emesso per commemorare il centenario della Statua della Libertà e, con esso, Ellis Island, la porta dell'America, della terra del sogno e della libertà per milioni di emigranti, moltissimi italiani. " Datemi le vostre genti stanche, povere, le vostra masse accalcate che bramano di respirare libere" Sono versi tratti da The New Colossus, sonetto scritto dalla poetessa Emma Lazarus nel 1883 per raccogliere fondi per la costruzione del piedistallo della Statua della Libertà. Nel 1903, il sonetto è stato inciso su una targa di bronzo e montato all'interno del piedistallo del livello più basso della Statua. Versi, dicevo, di straordinaria attualità, oggi che le "genti stanche e povere...che bramano di respirare libere", sono invece respinte, e in molti paesi si pensa a costruire muri per impedir loro di entrare, piuttosto che aprire porte, come è stata, per più di 60 anni, Ellis Island, per oltre 12 milioni di loro. petronius
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  48. Appena conclusa l'asta INUMIS Mail Bid Sale 30, segnalo il lotto 726. Si tratta di un gigliato di Roberto d'Angiò , con i leoni che "sputano fiamme" ... Mai vista in precedenza.... è inedito? Qualcuno sa aggiungere notizie in merito?
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