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  1. Alberto Varesi

    Alberto Varesi

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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/04/16 in tutte le aree

  1. Io non so se noi abbiamo ancora voglia di metterci in gioco, se abbiamo ancora voglia di divertirci insieme divulgando e incuriosendo, se abbiamo ancora voglia di fare mente locale e riflettere su una moneta e su quello che c'è scritto ma se la risposta è si, questa è la vostra discussione. Sarebbe piaciuta ne sono sicuro a Mario Traina ma non solo...si tratta di leggere nelle nostre monete i motti, le leggende e riportare cosa raccontano, cosa significano, la loro simbolicità, difficile ? Non credo e quante ce ne sono tenendo conto di tutte le monete italiane ma anche estere perchè no e di tutte le sezioni speciali. Discussione generalista che abbraccia tutti, ma veramente tutti, ma per una volta vorrei uno sforzo speciale, veneziani, savoiardi, napoletani, papali, estere, vediamole, leggiamole, divulghiamole, riproviamoci come fu spesso in passato, ma uno sforzo comune poi ci vuole.... Cerco di dare l'esempio, è ovvio che se postate anche la moneta è meglio, se no raccontatela lo stesso, l'importante è esprimersi e credo tutti possano farlo... ET PATET ET FAVET siamo a Livorno col tollero del Porto, fantastica moneta italiana per la sua iconografia e per il messaggio che porta. Può essere interpretato come il Fanale che mostrandosi favorisce, come il Porto che fa di se bella mostra e favorisce, come buona guida per i naviganti, come auspicio per i lunghi viaggi e i commerci nel Levante, come ausilio e porto sicuro alle navi. In questo caso decisamente raffigurazione e motto si integrano in un tutt'uno con una evidenza simbolica unica e incredibile... Forza e crediamoci... ( NAC 30 )
    5 punti
  2. Leggendo quanto riportato dalle stesse pagine del Ministero sembra che basti compilare un modulo, scrivere che l'associazione garantisce che i propri iscritti sono tutti buoni, bravi e belli, inviarlo e...taaaac a Natale il postino ti consegna il pacco con l'attestato. Non è così, credetemi. Anzitutto il MISE non si limita a prendere atto che l'Associazione "garantisce" qualcosa. Il MISE ci mette proprio il naso dentro, agli affari dell'Associazione. Vuole vedere Statuti, Regolamenti interni e Codici di condotta.... Guarda come è strutturato il sito web... E poi richiede modifiche, a raffica: alcune di poco conto altre ben più rilevanti (es. lo sportello dei cittadini, l'eleggibilità per più mandati del Direttivo, il numero delle cariche del Direttivo, le sanzioni e le eventuali espulsioni degli associati che "zoppicano" ed altro ancora) Tutto questo non certo nell'interesse del singolo associato o della Associazione, mi pare ovvio. Già questo dovrebbe far capire cosa significhi il riconoscimento a livello ministeriale: una tutela in più per il consumatore. E non perchè i NIP siano migliori degli altri o i NON-NIP non diano garanzie di Professionalità, per carità, mai detto questo, ma perchè il Ministero ci ha dotato (leggasi imposto) di una serie di strumenti per il controllo dell'attività dei propri iscritti. Certo, perchè questi funzionino bisogna inoltrare i propri reclami attraverso i giusti canali e non limitarsi a scrivere dalle pagine di un forum. Noi andiamo fieri di questo percorso che riteniamo dia lustro non solo a quanti vantano il logo NIP, ma all'intero settore numismatico. E' poco ? Non mi pare che altri abbiano fatto meglio, ad oggi. Serve molto di più per parlare con le istituzioni ? Probabilmente delle potenti entrature politiche farebbero meglio e prima, lo ammetto, ma in loro assenza questo è certamente il primo gradino che si deve compiere per essere considerati interlocutori credibili. Difatti, sarà un caso, con l'adesione al CoLap (una "piccola" realtà politica che "pesa" per il 7% del PIL...) prima e con il riconoscimento ministeriale dopo, qualcosa si è mosso. Noi ce la mettiamo tutta poi.....si vedrà.
    5 punti
  3. Salve a tutti. Quest'oggi volevo parlare di una moneta piuttosto particolare e anche abbastanza rara. Eccone la descrizione che ho ricavato anche grazie ai testi che indico in bibliografia: D/ LAN//PRI a tutto campo, su due righe, sormontate da trattini di abbreviazione. Contorno perlinato. R/ PAL//PRI a tutto campo, su due righe, sormontate da trattini di abbreviazione. Contorno perlinato. Riferimenti bibliografici essenziali: CNI XVIII, p. 241, n° 1; Spinelli, p. 140, n° x – xiii con figure a p. 3, n° 5 – 7; MEC 14, p. 592, n° 8 (tav. 1); Sambon, Recueil, p. 67, n° 152; Sambon, Repertorio, pp. 76 – 77, n° 483 (tav. VII); D’Andrea – Contreras, vol. II, p. 50, n° 5. (Esemplare proveniente da collezione privata. Fotografie a cura di chi scrive). Con un peso di 0,5 g. ed un diametro di 13 mm., stando a quanto ho appena riportato, dovrebbe trattarsi di un mezzo denaro coniato a Capua per il Principe longobardo Landolfo II in unione con suo figlio Pandolfo I detto Capodiferro. La data di emissione dovrebbe coincidere con il 943-958. Landolfo II fu Principe sia di Benevento che di Capua, poiché i due dominii erano stati uniti sotto una sola corona da suo nonno, Atenolfo I il Grande (887-910), Principe di Capua e conquistatore di Benevento. La tradizione dinastica capuana voleva che il figlio designato erede fosse affiancato nel governo dello Stato dal padre regnante già in giovane età. Potevano essere associati al trono anche più figli maschi, come vedremo tra poco. Da Atenolfo I si era stabilito che i due Principati di Capua e Benevento, una volta uniti, non si potessero più separare: naturalmente, la dinastia capuana badava bene a tenere uniti i suoi territori, soprattutto quelli di recente conquista, poiché potevano dimostrare ancora velleitarie spinte indipendentiste - in particolare se pensiamo a Benevento che, fino a poco tempo prima, era il più potente Stato longobardo dell'Italia Meridionale. Landolfo II fu così associato al trono da suo padre, Landolfo I (910-943), nel 933, anno in cui fu elevato allo stesso rango anche il fratello maggiore Atenolfo III. Alla morte del padre, il 10 aprile 943, Landolfo II assunse il potere assoluto sia su Capua che su Benevento: egli infatti spodestò dal trono della prima città il cugino omonimo, figlio di suo zio Atenolfo II, e dalla seconda suo fratello maggiore Atenolfo III. I due Principi si rifugiarono a Salerno da Guaimario II (901-946) che gli diede ospitalità e protezione. Il suo primo atto, in quello stesso anno 943, fu quello di associare al trono suo figlio Pandolfo I. Fu forse per commemorare questo avvenimento che a Capua (tra poco mi soffermerò anche sulla zecca emittente) si batté questo mezzo denaro in argento recante su ogni lato il nome ed il titolo principesco dei due regnanti longobardi. La politica di Landolfo II fu in linea con quella dei suoi predecessori: mentre da un lato promosse un avvicinamento diplomatico verso il Principato di Salerno, su cui iniziò a nutrire delle mire espansionistiche, prese le distanze da Costantinopoli, favorendo azioni di disturbo nelle province bizantine d'Italia. Nel 946, alla morte di Guaimario II, con l'ascesa di Gisulfo I (946-977), giovane ed inesperto, Landolfo II volle avviare l'invasione del salernitano per la sua annessione al Principato. Per questo motivo intrattenne rapporti amichevoli con il Duca di Napoli Giovanni III (928-968), il quale fornì un appoggio concreto per incentivare la spedizione di Landolfo. Il suo piano però fallì miseramente: l'esercito capuano, unito ai contingenti napoletani, fu sconfitto presso l'odierna Cava dei Tirreni dagli Amalfitani di Mastalo II (953-958), alleato dei Salernitani. Dopo la cocente sconfitta, Landolfo II ruppe l'alleanza con Giovanni III per passare con gli Amalfitani ed i Salernitani e mosse guerra al suo vecchio alleato napoletano: l'azione, però, si concluse con un nulla di fatto anche questa volta, dato che l'unico avvenimento eclatante della guerra fu l'assedio e la distruzione di Nola. A partire dal 955, la politica anti-bizantina del Nostro si fece ancora più aggressiva, ma i Greci si dimostrarono più preparati del previsto e Landolfo fu costretto ad ammetterne la superiorità. Alla fine del suo regno, Landolfo II, che intanto, nel 959 aveva affiancato a lui stesso ed al primogenito Pandolfo l'altro figlio omonimo, aveva fallito tutti gli obiettivi politici e militari che si era imposto. Anche per l'associazione al trono del secondo figlio Landolfo fu coniato a Capua un mezzo denaro recante, sul modello di questo oggetto della nostra discussione, i nomi abbreviati dei tre personaggi (cfr. Sambon, Recueil, p. 67, n° 153, con figura nel testo). Morì con questa delusione nel maggio del 961. Gli successe suo figlio Pandolfo I Capodiferro, in assoluto il più illustre esponente della dinastia capuana che riuscì, dopo più di un secolo, a riunire in una sola compagine territoriale l'antica Langobardia Minor beneventana, prima che si dividesse in più Principati indipendenti. Il potere effettivo fu esercitato da Pandolfo, nonostante il fratello Landolfo III fosse ancora co-reggente. La morte prematura di quest'ultimo, nel 968, lasciò Pandolfo unico padrone dell'Italia Meridionale longobarda. Le prime attestazioni di questi mezzi denari le ho riscontrate nel libro del Principe di San Giorgio, Domenico Spinelli, pubblicato a Napoli nel 1844 per cura di Michele Tafuri dal titolo Monete cufiche battute da Principi longobardi, normanni e svevi nel Regno delle Due Sicilie (cfr. tra i suddetti riferimenti bibliografici). In questo contesto vengono segnalati ben tre esemplari appartenenti alla ricchissima Collezione del Principe, illustrati mediante disegno nel trafiletto a pag. 3 del suo volume (fig. 1). Purtroppo, le monete furono male interpretate all'epoca e bisogna attendere gli studi dei più celebri Giulio ed Arturo Sambon agli inizi del secolo scorso per avere una panoramica più chiara intorno a queste particolari monete. Mentre per Giulio Sambon l'attribuzione a Capua è incerta (in quanto l'Autore era indeciso tra Capua e Benevento: cfr. quanto da lui detto in nota nel suo Repertorio sopra citato), per Arturo Sambon, nel Recueil, queste monetine vennero attribuite con certezza a Capua e datate alla metà del secolo X. L'esistenza di un atelier monetario a Capua in epoca longobarda è ben attestato - dice Sambon - grazie alla cronaca lasciataci dal rabbino Achimaaz: costui, narrando la storia della sua famiglia dall'850 al 1054 circa, racconta che un certo Samuele figlio di Chananel una volta sposatosi si trasferì nel 940 da Benevento, dove aveva vissuto fino ad allora, a Capua in qualità di "maitre de la Monnaie". Come datazione, tra l'altro, coincide pure con quella assegnata per questo mezzo denaro (943-958). Samuele, infatti, sembra abbia esercitato il suo incarico nella zecca capuana anche sotto Pandolfo I, successore di Landolfo II. L'attività monetaria di Capua in questo periodo, che non fu molto prolifica come dimostrato anche dalla rarità di questi pezzi, sarebbe servita, sempre secondo la ricostruzione del Sambon, ad alimentare con nuovo numerario il commercio affievolito del Principato di Benevento, ormai in decadenza rispetto agli antichi fasti. Un esemplare di questo mezzo denaro per Landolfo II e Pandolfo I era segnalato anche nella prima Collezione Sambon esitata a Milano nel 1897: nel catalogo di detta vendita se ne ritrova la descrizione a pag. 22, n° 267. Il celeberrimo studioso francese non trascura di osservare che, in molti casi, le lettere componenti le legende di questi nominali sono mal coniate e difficilmente si leggono nella loro interezza. Comunissime, infatti, sono le schiacciature di conio e i difetti di coniazione, come si osserva anche dai disegni pubblicati dallo Spinelli (fig. 1). Inoltre, la dicitura di mezzo denaro, di cui oggi qualcuno dubita, è dovuta essenzialmente al peso ridotto di questi pezzi. Fig. 1: Trafiletto illustrato con i mezzi denari capuani tratto dall'opera numismatica dello Spinelli. Mi scuso per la qualità delle foto, ma ho dovuto apportarvi qualche modifica per adattarle all'interno del presente post. Continua...
    4 punti
  4. Confermo quanto scritto da Brig. Il giovedì 27 ottobre ore 17, presso la Biblioteca delle Arti dei Civici Musei di Reggio Emilia, Piazza della Vittoria 5, nell'ambito anche della settimana delle Biblioteche, sarà tenuta la prima conferenza, con diapositive. La conferenza sarà moderata dal noto prof. Roberto Macellari, responsabile delle collezioni archeologiche dei Musei Civici di Reggio Emilia e già incaricato di Etruscologia e Archeologia Italica nelle Università degli Studi di Genova e di Parma. Allego l'invito: Il sabato pomeriggio alle 15 ci sarà la presentazione anche a Brescello, nella sala Prampolini. In ambedue le occasioni saranno disponibili copie del volume, e quindi si potrà acquistare e prendere sul posto. Allego la pagina dell'indice: Tutte le emissioni note a nome di Otone, riordinate secondo la sequenza cronologica, sono illustrate a colori.
    4 punti
  5. Ho letto con attenzione gli interventi: alcuni a mio avviso corretti, altri un poco a gamba tesa.....non entro nel merito. Nessuno ha però evidenziato la cosa più importante e non solo per "noi" NIP: finalmente esiste una figura riconosciuta a livello ministeriale; qualcuno che, ribadisco, finalmente, ha voce in capitolo per essere considerata la "controparte" nei molteplici aspetti che interessano la numismatica (e difatti abbiamo iniziato a "dialogare" ad alti livelli per cercare di risolvere alcune problematiche che affliggono il settore). Perchè fino a pochi giorni fa tutte le Associazioni erano, giuridicamente parlando, equiparabili alla bocciofila del dopolavoro ferroviario. Adesso che il panorama è cambiato a qualcuno susciterà più di un prurito il fatto di non vedere il proprio nome nella lista degli iscritti e mi aspetto anche qualche bel lancio di fango (più ti esponi e più dai fastidio a tanta gente). Anzi, le danze mi pare siano già iniziate.... Come ha giustamente scritto odjob, vi sono ottimi numismatici che (ancora) non fanno parte del nostro sodalizio. Aggiungo io che essere un NIP non vuol dire essere un super numismatico, un grande esperto o uno infallibile, per carità.... D'altro canto, far parte di un albo professionale vuol dire necessariamente essere bravo a fare il proprio mestiere ? gli Avvocati sono tutti principi del foro ? I medici tutti luminari ? Ovviamente no. La differenza principale tra chi è parte della NIP e chi fa il "battitore libero " sta nel regolamento che i primi si sono imposti di seguire e negli strumenti, a tutela dei consumatori, che il Ministero ci ha imposto per far si che gli iscritti seguano tale regolamento (si va dallo sportello del cittadino ai probiviri). Già questo non mi pare poco, visto il panorama odierno..... quanto alla competenza, dopo 30 anni mi rendo spesso conto di quanto abbia ancora da imparare e di quanto poco io sappia di questo immenso settore.
    4 punti
  6. Carissimi, Volevo segnalarvi il volumetto che abbiamo scritto insieme all'amico @anto R all'interno di un progetto editoriale secondo noi molto lungimirante firmato NIP. E' un piccolo libriccino con una veste da "giornalino" dedicato ad un pubblico di giovanissimissimi in cui abbiamo tentato di raccontare la Numismatica con un linguaggio e con una veste pensati per loro. Il racconto riguarda le avventure di un bambino bolognese di nome Riccardo: la casa dove abita è troppo piccola, così i genitori decidono di traslocare; gli hanno promesso una nuova casa più grande, con una stanza dei giochi tutta per lui, ma quando vede la casa, al posto della sua stanza trova una vecchia biblioteca polverosa abitata dal fantasmino di Filippo Argelati, padre della numismatica italiana, con cui percorrerà un entusiasmante viaggio nel tempo alla ricerca delle monete della sua collezione perduta. Nel loro viaggio nel tempo i due protagonisti si imbatteranno in falsari, nobili, imperatori, banchieri, collezionisti, mercanti e nell'oggetto che li accomuna tutti: la moneta! E' un libro che può creare i presupposti di un primo incontro di un bambino con la Numismatica e la storia... La Numismatica... Che Avventura!
    3 punti
  7. Salve, la scorsa settimana ho avuto il piacere di rivisitare il Correr di Venezia dopo almeno 8 anni. Ovviamente mi sono soffermato a lungo nella sezione numismatica dove ho rivisto con piacere la celebre collezione ( o meglio ciò che di essa è esposto ). Ho fotografato alcune monete a casaccio, purtroppo la bassa luce della stanza e delle teche non permette una visione ottimale. Al solito ho notato pezzetti di carta messi dietro ad alcune monete per tenerle ferme o rialzarle rispetto al piano e una strana sostanza bianca ( colla ? ) messa a tenerne ferme alcune. Cartellini sbagliati grossolanamente ( non esiste il ducato d'oro, sono tutti descritti come zecchini fin dal primo Dandolo ). Multipli da almeno 20 zecchini indicati con un taglio sotto i 10 e via dicendo. Pazienza.... c'è qualcosa di meglio qui in Italia come esposizioni numismatiche ma c'è anche molto di peggio.... mi ha incuriosito molto la mezza lira del Tron, qualcuno gentilmente ferrato in materia mi può dare ulteriori spiegazioni ? Grazie. Spero di far cosa gradita anche a chi non ha mai visitato questo bel museo e magari coglie l'occasione di vedere delle bellissime monete veneziane andandoci, saluti.
    3 punti
  8. Pur non essendo la mia monetazione e il mio ambito di collezionismo, questa moneta par la sua straordinaria iconografia e per il significato del suo motto al R/ mi ha sempre affascinato moltissimo: Pezza della Rosa del 1718, a nome di Cosimo III dé Medici GRATIA OBVIA VLTIO QVAESITA “La benevolenza [è] spontanea, la punizione [è] ricercata”. “Con questa impresa (il motto venne ideato dal bibliotecario di corte Francesco Rondinelli, 1589-1655) – scrive Traina – Ferdinando II de’ Medici (1610-1670) lanciò un messaggio ai suoi nemici: come la rosa, nonostante la sua grazia e bellezza (GRATIA OBVIA), ha le spine che la proteggono contro chi vuole rovinarla (VLTIO QVAESITA), così il granduca, pur essendo di animo buono, non avrebbe esitato a rintuzzare qualsiasi offesa. Questo, secondo il Galeotti; altri, con minor fondamento, riferiscono il motto alla città di Livorno”. Michele
    3 punti
  9. Giusto per completezza d'informazione, il Gigante e il Montenegro, nell'edizione appena pubblicata, hanno provveduto ad aggiornare le loro schede sui Reali Presidi di Toscana recependo le conclusioni dei miei studi. Bene così!
    2 punti
  10. Ne posto una semplice ma per me affascinante.............Carlino 1577 Filippo II Zecca di Napoli FIDEI DEFENSOR
    2 punti
  11. Clemente XI, grosso per Roma, 1710 DATE ET DABI:TVR Citazione dal Vangelo di Luca, 6:38 Date et dabitur vobis mensuram bonam confersam et coagitatam et supereffluentem dabunt in sinum vestrum eadem quippe mensura qua mensi fueritis remetietur vobis. "Date e vi sarà dato, vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante, perché con la misura con cui misurate sarà misurato a voi" petronius
    2 punti
  12. Aggiungo una papale... Clemente VII, mezzo giulio, Piacenza: REGNANS APERIT CLAVDIT Durante il suo regno aprì e chiuse La frase si riferisce a Clemente VII ed al Giubileo (1525) che fu aperto e chiuso durante il suo pontificato. E' proprio questa legenda che permette di datare con sicurezza e precisione la moneta, datazione che venne proposta per la prima volta da Francesco Muntoni nel suo "Le monete dei Papi e degli Stati Pontifici". Precedentemente la tipologia, che come possiamo notare non riporta il nome del Papa, era stata considerata come anonima attribuita ad Adriano VI (1522 - 1523). Al rovescio troviamo l'indicazione della zecca, con un bel rimando all'origine di colonia romana della città, PLACENTIA ROMANOR COLONA e una bella lupa a dominare il campo.
    2 punti
  13. Dopo 10 anni di cambiamenti di archiviazione e conservazione della mia collezione, ecco la soluzione SPERO definitiva... cosa ne pensate?? Se vi dovesse piacere l'idea vi spiegherò volentieri come ho fatto...
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  14. Due foto Parker del 1870 che riprendono il tratto iniziale della Via Appia dopo Porta San Sebastiano , segue la Porta Appia in primo piano . Nella prima foto poche costruzioni fiancheggiano la Via in lieve declivio , inoltre si nota sulla destra della Porta una specie di torrione che secondo la tradizione sarebbe la Tomba di Geta . Nella seconda foto l' imponente e solitaria Porta Appia , d' innanzi la quale oggi sfilano le moderne carrozze meccaniche .
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  15. Buonasera! Uno dei miei ultimi acquisti, a una recente asta Kuenker. Un non comune e bellissimo ducato del 1684, Regno di Napoli sotto Carlo II.
    2 punti
  16. Segnalo il libro, edito dall'Associazione Culturale Italia Numismatica, di Alberto Campana e Giovanni Santelli, dal titolo L'imperatore Otone - Storia e monete Per informazioni cliccare qui
    1 punto
  17. Per gli appassionati di architetture veneziane mi permetto di suggerire Le Pietre di Venezia di John Ruskin. Fondamentale. Arka
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  18. Complimenti! Gran bella soddisfazione...
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  19. Io purtroppo per leggerlo dovrò aspettare il convegno di Verona. Io complimenti ve li faccio già da adesso,in seguito vi farò sapere cosa mi diranno i giovani di Beinasco e i ragazzi ricoverati al Regina Margherita di Torino,quando riceveranno il libro.
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  20. E' una moneta etiope, dovresti indicare il peso e possibilmente postare un'immagine meno sparaflesciata.
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  21. Continua dal precedente post # 1. Come promesso, eccoci alle prese con la seconda parte della nostra disamina storico-numismatica del mezzo denaro longobardo di zecca capuana. L'altra volta ci eravamo lasciati con il trafiletto illustrato contenuto nell'opera numismatica dello Spinelli: ebbene, l'opera di questo illustre cultore ha dato adito, in seguito, a varie speculazioni su questa moneta. Nel 1891 uscì a Salerno la prima parte del catalogo numismatico del padre benedettino Gaetano Foresio, dedicato soprattutto alle monete da lui possedute, ma non solo. A pagina 27 di questo testo, molto chiacchierato all'epoca anche da parte dello stesso Sambon (con cui il Foresio aveva avuto qualche confronto – si dice – non proprio amichevole), vengono descritte due monete ai numeri 23 e 24 (dal peso di acini 12, la prima, e acini 11, la seconda), non illustrate delle tavole perché non si trovavano nella Collezione del monaco benedettino. Egli ne dava la segnalazione prendendone notizia dal catalogo dello Spinelli appena citato. Le monete, però, sono descritte male e parimenti interpretate, poiché il Foresio si basò sulla descrizione datane dallo Spinelli che, come accennato, era già errata di suo. L'errore fu dunque perpetuato, ma grazie ai disegni riportati dal celebre studioso di origini frassesi, possiamo oggi comprendere che i mezzi denari di Capua descritti ed illustrati dallo Spinelli furono di sana piana riportati nel successivo catalogo del Foresio, il quale li attribuiva a Pandolfo Capodiferro con suo figlio omonimo (978-981). Un dato interessantissimo per la datazione di questa moneta si può ricavare da un ritrovamento avvenuto qualche anno prima della pubblicazione del catalogo dello Spinelli, ma i cui dati furono resi noti sempre nel 1844. Mi riferisco al cosiddetto Obrzycko hoard, un ripostiglio di monete medievali di varie nazionalità (sia europee che arabe, con qualche sporadico esemplare classico del periodo romano imperiale e poi bizantino) rinvenuto in una località nei pressi di Poznan, in Polonia. Cosa c'entra, dunque, con il nostro mezzo denaro un tesoretto alto medievale rinvenuto in Polonia le cui vicende si sono giocate tra il 1842 ed il 1843? I risultati del contenuto di questo hoard furono pubblicati per la prima volta l'anno successivo, nel 1844, a Berlino da Julius Friedlaender in un volumetto dal titolo Der Fund von Obrzycko. A pagina 16 viene classificata una moneta che il noto numismatico tedesco non riesce bene ad interpretare. Per una migliore comprensione della sua disamina, lascio in fig. 2 un'immagine che ne contiene il testo. Fig. 2: La descrizione che il Friedlaender riporta a pagina 16 del suo resoconto sul ripostiglio di Obrzycko. Già dalla descrizione (errata anch'essa come quelle in cui ci siamo imbattute per tutto l'Ottocento), ma ancor di più dai dubbi che l'Autore esprime sia riguardo la lettura delle lettere PP, che in realtà andrebbero corrette in PR come egli stesso faceva notare, che per lo scetticismo dimostrato verso la sua supposta appartenenza alla numismatica tedesca (il Friedlaender aveva inserito infatti questa moneta tra le incerte di area tedesca!) hanno fatto riconoscere in questa moneta un mezzo denaro del tutto simile a quello oggetto di questa discussione. Se ne conclude, quindi, che un esemplare (Ein Exemplar) di questo tipo capuano fu rinvenuto nella prima metà del XIX secolo in Polonia in un contesto che venne datato al 973. Intorno a questa data, infatti, ancora oggi comunemente accettata, si è fissato l'interramento dell'intero ed eterogeneo hoard. La monetina di Capua, dunque, doveva essere stata coniata ben prima di questa data e poi essere giunta nei territori dell'odierna Polonia, forse grazie alla circolazione. Forse, almeno è un mio primo pensiero, il mezzo denaro capuano è giunto in Polonia insieme alle altre monete italiane ivi rinvenute (descritte dal Friedlaender alle pp. 20 e 21): due esemplari frammentati di denari di Pavia coniati a nome di Berengario II d'Ivrea insieme a suo figlio Adalberto II (950-961); diversi esemplari di denari delle zecche di Pavia e Milano per l'imperatore Ottone I (936-973) - alcuni dei quali frammentati - e un esemplare di denaro coniato da Papa Giovanni XIII in unione con Ottone I, datato tra il 965 ed il 972. Sarebbe questa, quindi, una delle monete più recenti dell'intero tesoretto. L'unione dei nomi del Papa Giovanni con Ottone I non deve sorprendere, in quanto il nuovo Papa fu scelto dall'imperatore tedesco in virtù del Privilegium Othonis del 962. In particolare, la presenza di quest'ultimo denaro è interessantissima per instaurare in collegamento con il nostro mezzo denaro presente nel tesoretto di Obrzycko. Infatti, Giovanni XIII, costretto da una rivolta filo-imperiale scatenata nel dicembre del 965 a Roma da Pietro, Prefetto della Città, coadiuvato dal Conte Roffredo e dal Vestiario Stefano, riparò a Capua, mettendosi sotto la protezione del Principe Pandolfo Capodiferro. Il Papa restò a Capua fino al novembre del 966, quando finalmente poté fare ritorno a Roma. E' plausibile, quindi, secondo una mia ipotesi, che il mezzo denaro di Capua sia giunto in Polonia insieme al denaro coniato a nome di Giovanni XIII, le cui vicende storiche si intrecciano con quelle del Principe Pandolfo di Capua. Da qui una seconda ipotesi attributiva sviluppata dagli Autori del MEC 14, Philip Grierson e Lucia Travaini, proprio in considerazione dell’esemplare proveniente dal ritrovamento di Obrzycko. Sia tenendo conto della data dell’interramento del gruzzoletto (973), sia per il fatto, che ipotizzo in questa sede per la prima volta, che il mezzo denaro capuano sia arrivato in Polonia assieme al denaro di Papa Giovanni XIII in unione con Ottone I, per via degli eventi storici che abbiamo già elencato sopra, la tipologia dovrebbe risalire al regno di Pandolfo Capodiferro (943-981) insieme a suo fratello minore Landolfo III. La co-reggenza tra i due iniziò già sotto il padre Landolfo II, nel 959, ma la moneta fu coniata quando Pandolfo assunse il titolo principesco insieme al fratello, dopo la morte del loro genitore, nel 961. Landolfo premorì al fratello maggiore quando era ancora giovane, nel 968, e dunque i mezzi denari a nome di Pandolfo e Landolfo III non possono che datarsi tra il 961 ed il 968. La classificazione tradizionale esposta finora, che fa capo ai testi del Sambon e a quelli che ne hanno seguito le nozioni, andrebbe di conseguenza rivista alla luce di queste considerazioni, avanzate, per quanto ne sappia, in primis proprio nel MEC 14. Il mezzo denaro in questione non andrebbe più assegnato a Landolfo II e a Pandolfo Capodiferro, bensì a quest’ultimo in unione con il fratello Landolfo III. Nonostante tutto, però, ancora oggi il maggior punto di riferimento per le monete longobarde capuane è costituito dal Recueil di Sambon (cfr. MEC 14, p. 51), sia per le descrizioni che per le illustrazioni di molte rare monete di questa zecca. Nel panorama della monetazione di Capua questi nominali da mezzi denari sono piuttosto particolari: nel primo periodo longobardo, quando la zecca inizia a produrre monete intorno al IX secolo, si realizzarono denari in argento simili per stile e pondometria a quelli già coniati a Benevento. Solo con l’avvento del X secolo i denari furono accantonati per lasciare il posto a questi mezzi denari che, forse, sostituirono i vecchi denari più grandi e pesanti del secolo precedente. Per questo motivo, alcuni hanno ipotizzato che i piccoli nominali in questione potessero essere dei denari coniati con peso ridotto ed introdotti in circolazione grazie ad un corso forzoso instaurato dall’autorità emittente. Tali teorie, però, necessitano ancora di una conferma o di una smentita. Passiamo ora a repertoriare tutti gli altri esemplari di questa tipologia di cui sono venuto a conoscenza grazie ai testi pubblicati sull’argomento, tralasciando la parte più antica del XIX secolo che abbiamo già abbondantemente illustrato. Da MEC 14, pag. 51 si apprende come la più grande raccolta di monete della zecca di Capua fosse stata messa insieme da Giulio Sambon, per poi essere esitata al pubblico incanto, con le altre parti della sua vasta Collezione, nell’asta già citata del 1897, ed in cui, come abbiamo già visto, compare un solo esemplare di questo mezzo denaro. Nel 1939 vide la luce, a Roma, il diciottesimo volume del Corpus Nummorum Italicorum (CNI) che comprendeva tutte quelle monete riconosciute, ancora ai nostri giorni, come il prodotto delle zecche minori dell’Italia Meridionale continentale. In questo volume trovò spazio anche la zecca di Capua e, del mezzo denaro in oggetto, ho riscontrato, stando ai pesi riportati, almeno quattro esemplari facenti parte della Collezione Reale (0,41-0,46-0,49 e 0,58 g.). Un’immagine di una di queste monete (fig. 3) si trova alla tav. XII, n° 22, anche se nella parte descrittiva la foto viene assegnata al numero 2, anziché al numero 1, come sarebbe invece corretto riportare. Nel 1998, all’uscita del MEC 14, comprendente il catalogo delle raccolte del Fitzwilliam Museum di Cambridge, alla tav. 1, n° 8 (fig. 4) vi è fotografato un altro esemplare di questa stessa tipologia (descrizione a p. 592). La moneta in questione, alquanto frammentata rispetto a quella riportata qui in foto, proveniva dalla Collezione del Grierson, il quale vi annota ben due passaggi d’asta, di cui uno molto prestigioso: la vendita Tinchant del 4 aprile 1957, in cui risultava già ex Sambon-Giliberti, lotto n° 68. Purtroppo, sembra sia molto difficile trovare altre fotografie di mezzi denari simili, in quanto neanche nella recente pubblicazione di A. D’Andrea e V. Contreras, Le zecche minori della Campania – volume II, è comparsa un’immagine fotografica per la suddetta tipologia, bensì vi si ritrova un disegno tratto dal Repertorio di G. Sambon. Fig. 3: CNI XVIII, tav. XII, n° 22. Fig. 4: MEC 14, plate 1, n° 8. A questo punto mi sorge spontanea una domanda: esiste la possibilità che, anche nella sede di questa discussione, possano essere trovate altre testimonianze fotografiche di monete da mezzo denaro capuano simile per tipologia al nostro? Non vorrei dilungarmi troppo in discorsi che poi potrebbero annoiare, mi rendo conto che fino ad ora sono già stato abbastanza prolisso. Ringraziandovi per l’attenzione che vorrete dedicare a questa mia riflessione, vi invito a contribuire con qualsiasi considerazione, informazione, segnalazione o altro che possa arricchire la nostra conoscenza su questa rara ed interessante moneta alto-medievale: ogni commento o integrazione di sorta saranno ovviamente i benvenuti.
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  22. @ihuru3 Mi complimento con te per questa discussione e partecipo all'emozione che hai trasmesso evidenziando il volto allegorico dell'Italia con le tue fotografie. Questa mia emozione però non rimane fissa e ferma solo su questo, o altri dettagli della quadriga, ma si amplia a quella emozione, a quello stupore senza fine che io provo per l'arte italiana (soprattutto quella classica), davanti al genio dell'arte italiana cha va dalla pittura alla scultura all'architettura passando anche attraverso le monete italiane, vera arte, ed I loro incisori, veri artisti. L'arte classica italiana ed I geni che l'hanno realizzata non ha eguali in tutto il mondo e in tutte le epoche. Ciao. Vince
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  23. Sperando di non andare off topic allego alcune altre immagini significative della storia veneziana. La seconda foto presenta il doge Foscari, grande fautore dell' espansione in terra ferma. La lastra di marmo per l' inserimento delle denunce pubbliche simbolo del celebre terrore e controllo di stato che la Serenissima esercitava sui suoi cittadini ( la mia è ironia e non sono troppo d'accordo con le notizie storiche rese in merito ). Una bellissima statua marmorea del doge Antonio Venier e il suo collega sfortunato penultimo doge Paolo Renier. Ho lasciato volutamente per ultima la prima foto, notata da me solo in questa ultima visita. Una spettacolare costruzione posta tra 2 case all' imbocco di un piccolo ponte. Fuori circa 100 metri da una delle più note vie che conducono in piazza san Marco dalla stazione FS. Qualcuno di voi ne sa qualcosa ? Bellissima ! Son rimasto più di 5 minuti a guardarla mentre mi passavano accanto molti turisti e persone distratte che nemmeno la guardavano. Qualcuno comunque c'era che ha fatto delle foto oltre a me. Saluti.
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  24. Grazie delle spiegazioni. Ciao Gigetto13, mi spiego meglio : sui cartellini descrittivi è scritto anche per i ducati ( fin dal primo di Giovanni Dandolo ) zecchino e non correttamente ducato, intendevo questo. Saluti.
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  25. Buongiorno a tutti, saluto in particolar modo @petronius arbiter e @capitano 2016 . L'argomento è comunque molto interessante. Per quanto mi riguarda, visto che sono uno scripofilo collezionista, posso solo dire che vero o non vera la storia del rimborso in oro, se mi capitasse di poter acquistare uno di questi documenti, lo farei in ottica di investimento. Come vi dicevo oggi compro un documento che costa X e lo rivendo ad un valore più alto, esattamente come chi ha acquistato un Gronchi rosa e lo ha rivenduto realizzando un bel gruzzolo. Mi è capitato di prendere un super Petchili due anni fa a circa 800 euro e alla fine dell'anno l'ho rivenduto (tenendolo gelosamente nel cassetto) incassando qualche soldino... Essendo del settore, conosco anche entrambi gli organi di certificazione dei documenti (certificano SOLAMENTE l'autenticità, non fanno operazioni speculative). Per il resto concordo di tenere sempre gli occhi aperti.
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  26. Basta vedere anche la scritta REPUBBLICA ITALIANA... su quella del 1955 è molto più grossolana di quella del 1994 e sotto il collo, sopra il nome dell'incisole è evidente un rombo...
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  27. La moneta del 1995 presenta un conio diverso: al D/ le testa muliebre ha lineamenti diversi (guarda ad es. solo il naso) ed al R/ Vulcano appare più "grossolano" (ad es. la colonna vertebrale è meno "armoniosa"), oltre al bordo più spesso.
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  28. Mi ricordo che Bolaffi alcuni anni fa vendeva degli orologi con la cassa fatta in monete ma non ricordo di preciso quali,forse anche con le 500 lire d'argento. In rete ho trovato La Corum (Svizzera) che fa orologi con le monete,sopratutto in oro,20 Franchi Svizzeri,20 Dollari USA......... http://watchcenter.ch/orologi/scheda_nera.php?ccode=137424633944228 Ho trovato quelli con le 500 lire
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  29. Ciao Siria 5 piastre del 1948 Silvio
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  30. Anche la fusione rientra in quello che può capitare ad una moneta nella sua vita, soprattutto se di metallo prezioso... Quindi secondo me faresti benissimo a tenere le migliori per ricordo e a vendere tutto il resto. Le altre tre monete andando da sinistra verso destra dovrebbero essere: 1) 10 Dollars Ethiopia 1966 Questa è strana perchè in teoria sul catalogo c'è scritto che quella del 1958 uguale alla tua (tranne per la data) è d'oro purezza 0.9000 peso 4 g e quella del 1966 come la tua è indicata in bronzo. Su ebay però esiste questa: http://www.ebay.com/itm/1966-ETHIOPIA-HAILE-SELASSIE-10-DOLLARS-Proof-GOLD-Coin-in-Leather-WALLET-COA-/390639352084 2) Niger - Repubblica - 25 Franchi 1968 Sarebbe questa: http://www.numismaticaranieri.it/it/negozio_di_numismatica/niger__repubblica__25_franchi_1968_7627_.aspx 3) 2000 francs republique de Guinee Saluti Simone
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  31. Congratulazioni ragazzi! Lodevolissimo quanto avete portato a termine! I miei più sinceri complimenti! Michele
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  32. Due foto Parker del 1870 che riprendono il tratto iniziale della Via Appia dopo Porta San Sebastiano , segue la Porta Appia in primo piano . Nella prima foto poche costruzioni fiancheggiano la Via in lieve declivio , inoltre si nota in primo piano sulla destra della Porta una specie di torrione che secondo la tradizione sarebbe la Tomba di Geta . Nella seconda foto l' imponente e solitaria Porta Appia , d' innanzi la quale oggi sfilano le moderne carrozze meccaniche .
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  33. Sería importante hacer una distinción en las emisiones. Las que son emisiones a nombre de una ciudad de las que son a nombre de una familia o persona importante, las dos siempre gracias a privilegios reales, así pues, las de l'Aquila eran emisiones ciudadanas y por ejemplo los cavalli con la columna lo eran por gracia del rey a la familia Colonna, hay que recordar que eran una familía influyende dentro del Reino napoletano. Por este motivo, los cavalli con la columna no presentan ninguna marca relacionada al lugar de emisión, la ceca, sólo la marca particular, porqué lo realmente importante era a nombre de quién era hecha la emisión. Es un caso similar a las emisiones de la familia Camponeso, las supuestas emisiones de a familia Antonelli, etc.
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  34. mmmm.... troppo impastata la leggenda.. Capigliatura...volto...bordo.. Grossi sospetti.. Facci sapere per il peso. Eros
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  35. Allego un ducato di Clemente VII la cui immagine è stata presa dal Bollettino di Numismatica online N. 20, e si riferisce alla Collezione Reale (http://www.bdnonline.numismaticadellostato.it/materiali/index.do?id=191). Si tratta della variante PET, apparentemente proveniente dallo stesso conio di R/ dell'esemplare oggetto di discussione. La moneta è molto consunta, ma i particolari restano netti. Concordo con @vannilo che la moneta postata da @latinopresenta qualche aspetto che rende perplessi, già alla prima occhiata. Oltre che le legende e le armette, che appaiono impastate, si tratta in particolar modo dei fondi che risultano al D/ diffusamente percorsi da sottili rigature (e non si tratta, per il loro aspetto, di quelle in rapporto a spazzolatura del conio) e al R/ con piccole granulosità diffuse (ed è strano per lo stato di usura della moneta che dovrebbe spianare i fondi). Queste ultime mi danno più da pensare perché potrebbero essere espressione di fusione, così come le prime essere interpretate come artefatti per eliminare le bolle in positivo di fusione. Le granulosità potrebbero essere tuttavia in rapporto a ruggine di conio, ed anche i particolari non netti dovuti ad un conio stanco. Ovviamente la moneta andrebbe esaminata in mano, come già detto, e la mia è solo l'esplicitazione generica di una sensazione.
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  36. Ciao Aggiungo un po' di... chimica. I Romani utilizzavano il piombo proprio per tutto, a cominciare dalle tubature degli acquedotti per passare a tutti gli oggetti di uso quotidiano come i bicchieri e le stoviglie. Persino il rossetto delle Romane era costituito di un derivato del piombo, il minio, chimicamente un ossido misto di piombo(II) e piombo(IV). Per non parlare poi dell’uso del piombo sotto forma di ossidi per addolcire il vino, tant’è che il piombo era anche detto lo ‘zucchero’ dei Romani. I Romani preparavano un vino scadente e con un contenuto elevato di acido acetico. Per migliorare la qualità della bevanda aggiungevano un concentrato del mosto, la sapa, ottenuta per prolungata cottura in recipienti di piombo. Durante la cottura si formava l’acetato di piombo, un composto tossico dal sapore dolce. Altri, per ottenere lo stesso risultato, senza scrupoli, aggiungevano direttamente nel vino giovane l’ossido di piombo (PbO+CH3COOH che dà Pb(CH3COOH)2 +H2O). L’uso diffuso della sapa per migliorare il gusto del vino è considerato il veicolo principale di avvelenamento. L’ instabilità mentale di alcuni Imperatori è l’effetto più evidente dell’avvelenamento da piombo assunto per via alimentare.
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  37. Ciao, bell'esemplare in buono stato di conservazione. Il peso rientra nei limiti inferiori dei quadrans del periodo (3-3,50 g). Per quanto concerne Caligola volevo solo aggiungere a quanto sopra già descritto che negli ultimi anni si è attribuito la sua "pazzia" ad una intossicazione da piombo (saturnismo) che comporta gravi danni neurologici. Una possibile fonte di assorbimento di piombo era costituita dalla bollitura del vino in recipienti di questo metallo, con rilascio di ioni Pb in soluzione. In un periodo dove lo zucchero era assente (se non sottoforma di miele) la bollitura del vino oltre a concentrarlo gli conferiva un gusto lievemente dolce per la formazione di un sale piombifero (non ricordo esattamenmte quale, dovrei rivedere dei vecchi appunti). Altri utilizzi del piombo erano il confezionamento di tubature per l'acqua e in edilizia per la confezione di grucce a fissaggio dei blocchi marmorei; come composto salino veniva utilizzato per fabbricare ombretti per le donne romane e in medicina, per la creare dei colliri (che in realtà avevano effetti tutt'altro che salutari). Tornando a Caligola, la supposizione dell'intossicazione da saturnismo è data anche dal fatto che sembra che la sua presunta "pazzia" sia stata non improvvisa ma progressiva, come spesso accade nelle intossicazioni croniche. Intossicazione da piombo o altra causa che sia, certamente la "stampa" contraria dell'epoca sicuramente accentuò e stigmatizzò i suoi comportamenti... Ciao Illyricum
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  38. Hai ragione Daniele; la conservazione comunque ha pagato più della rarità, il mio post voleva solo far notare come una moneta di indubbia grande rarità come il giulio del 1605 sia stato comunque molto apprezzato: proposto ad un convegno nazionale quanto avrebbe spuntato? Difficile a dirsi, secondo me probablmente meno. Tornando in-topic, lla fine il testone letamini gentes ha fatto un 4 volte quello che fanno i pezzi della medesima tipologia ma deturpati in vario modo. Vista l'eccezionalità del pezzo direi che chi l'ha preso (a scanso di equivoci, non son io ) ha fatto l'affare... Buona serata, Antonio
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  39. I libri vanno ritirati ma poi vanno anche letti....e finalmente ho avuto il modo di leggerlo attentamente. Le riflessioni che ne escono sono tante, la storia in cui si racconta e spiega cosa è la numismatica è veramente avvincente e ti porta a leggerlo quasi in un attimo. Il dialogo è stringato, le vignette fantastiche, gli esempi monetari i più importanti e significativi. Tanti sarebbero gli spunti da raccontare, ma da milanese mi è piaciuto tantissimo quello su Federico Borromeo e il voler a tutti costi costruire la prima Biblioteca pubblica...." in che senso pubblica per davvero ? chiese stupito Pippo " ...." era aperta a tutti, era veramente un luogo dove la cultura si muoveva..." " pazzesco che per fare questo ci fosse voluta l'iniziativa di un privato cittadino come il cardinale ..." bellissimo.... Aggiungo io eravamo nella Milano degli spagnoli in pieno 1600. Ma molto bella è anche la parte su cosa è una collezione, qualche consiglio e in finale un tema a me caro sul collezionismo e sulla collezione " poi come un fiore all'apice della fioritura, arriva la sua fine, o per meglio dire la sua rinascita ". La fine è il mio inizio....è poi così come la vita... Fantastico poi il passo messo sulla copertina in fondo di Francesco Gnecchi che meriterebbe di essere riportato in Piazzetta per far fare una riflessione a tutti, se si potrà magari lo metteremo... Potrei concludere dicendo quanti libri tecnici leggiamo indubbiamente validi e interessanti, ma quanto può un libro come questo in termini di divulgazione, stimoli, valori per i giovani e anche non dare ? Credo che come l'iniziativa si sapeva fin dall'inizio sarebbe stata vincente e virtuosa altrettanto ora sappiamo quanto può contare oggi e per il futuro un libro come questo per la nostra numismatica e per le conoscenze di nuove generazioni, un valore che non può raffrontarsi con altri, è decisamente altro in un panorama come quello della Numismatica italiana che dovrebbe oggi lanciare e raccogliere queste sfide, proviamoci ma veramente come in questo caso....in fondo ci vuole l'idea e qualcuno che la realizzi ....meditate, meditate....
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  40. dovresti pesarle con un bilancino al centesimo di grammo...
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  41. In effetti la mia precedente risposta era proprio per puntualizzare che nella NIP, non ci sono associati non in possesso dei requisiti suddetti, quindi non ci sono associati di serie "B". Per le altre associazioni professionali, non saprei...MIchele intanto può dirci se ce ne sono in quella degli avvocati...
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  42. Chiarisco il mio dubbio sulla frase " Sono associazioni che autorizzano i propri iscritti, o quanto meno una loro parte", dubbio che si riferisce non necessariamente alla sola NIP ma evidentemente a tutte le Associazioni che ottengono il riconoscimento ministeriale. 1. Le Associazioni (professionali) possono ottenere dal MISE il riconoscimento quali Enti che rilasciano (ai loro associati...non ai loro clienti) il cosiddetto "Attestato della qualità dei servizi". 2. Per ottenere questo riconoscimento dal MISE, le Associazioni devono garantire: a) la verifica delle competenze professionali dei propri associati; b) l'aggiornamento professionale costante dei propri associati; c) che gli associati rispettino un Codice deontologico. 3. Se fino a qui siamo d'accordo, scrivere che l'Associazione, che ha ottenuto il riconoscimento dal MISE, potrà anche non autorizzare una parte dei suoi associati a fare riferimento a questa "autorizzazione", sembra implicare che quella parte di associati non autorizzata o: a) non ha subìto la prevista verifica professionale; oppure, b) non si è costantemente aggiornata; oppure, c) non ha rispettato il codice etico. Ma allora, in questo caso, mi chiedo cosa abbia garantito l'Associazione al MISE. Perchè se l'Associazione garantisce al MISE un certo standard di professionalità dei propri Associati e poi, invece, tollera che vi siano associati che non rispondono a questi standard, il discorso diventa un tantino paradossale. Per assurdo, potremmo quindi avere un'Associazione con 100 iscritti riconosciuta dal MISE, di cui 90 non raggiungono gli standard (e quindi essi non si potranno "fregiare" dell'attestato ottenuto dall'Associazione) e dieci che invece li raggiungono (e che quindi si fregeranno dell'attestato). A quel punto, non essendoci alcuna uniformità fra gli iscritti dell'ipotetica Associazione (riconosciuta), mi chiedo che senso abbia riconoscerla. La riflessione non è riferita alla NIP o ad altre Associazioni, ma è una considerazione generale concernente la famosa frase che sembra distinguere, all'interno di un'Associazione riconosciuta dal MISE, associati di serie A e associati di serie B. Saluti. M.
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  43. Buongiorno a tutti, oggi voglio condividere con voi questo bel ducato di Filippo II per il Regno di Napoli. Pareri e opinioni sono sempre ben accetti.
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  44. Molto interessante! Complimenti al solito ad @acraf e Santelli.
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  45. buonasera, ci sarà una pubblicazione del Sign. Riccardo Martina per la monetazione dei Reali Presidi di Toscana ? nel caso sarei interessato all'Acquisto. saluti Michele
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  46. Bene torniamo a 13 anche per il pranzo, vediamo dove riusciamo ad arrivare..., ripeto è una importante occasione che viene proposta, poi uno può aderire o meno ma di certo la proposta culturale e' alta , dobbiamo poi dire che c'è ed è qui...quindi impegno e test innovativo di offrire a soci e non, appassionati e collezionisti qualcosa di importante. Ridetto questo, ripeto e vorrei che si riflettesse un po' tutti su quanto da me detto al post 30, chiamiamola importanza strategica e comunicativa di questo Network in occasioni varie e che collabora con tutti quelli che lo desiderano, per la serie diamo a Cesare quel che è di Cesare, in questo caso diamo a Lamoneta quel che è di Lamoneta, il tutto detto con estrema chiarezza ma ogni tanto nelle sedi e luoghi opportune mi piacerebbe che fosse recepito e anche pubblicamente detto....quanto negli anni è partito da qui e quanto ha contribuito più o meno, ma ha comunque contribuito, in certi successi ....eppure Lamoneta tranne dove è attrice e organizzatrice io non la sento mai nominare in apertura di tutte queste Giornate....
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  47. Io credo che poi lo spirito con cui Lamoneta offre collaborazione e spazio a tutti sia strategico e importante e forse a volte non e' compreso totalmente, in fondo si affiancano tutti, una volta la Nip, una volta la Sni, altre volte i Circoli che creano eventi, Convegni, la volata parte da qui, le letture, adesioni, partecipazioni spesso anche, a volte mi piacerebbe che in qualche importante Convegno, Giornata si dessero i giusti riconoscimenti anche a questo Network che offre numismatica ma anche tanta comunicazione e oggi la comunicazione veloce, puntuale, per tutti non e' certamente tutto ma conta...conta, come contano il consenso e la partecipazione in tutti gli ambiti...e qualche volta quindi anche un semplice con la collaborazione fattiva e appassionata di Lamoneta mi piacerebbe ogni tanto sentirlo dire...
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  48. Gettone che era in uso al parco giochi del Lido di Camaiore (LU), oggi solo parco. apollonia
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  49. Sant'AGATA in questa medaglia della prima metà del 700
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