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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/30/16 in tutte le aree
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Walter Molino (1915 –1997) è stato un famoso illustratore italiano. Esordisce nel 1935 nel Il Monello, L'Intrepido ed in vari giornali satirici. La sua popolarità cresce nel 1941 allorquando sostituisce il pittore Achille Beltrame nella realizzazione delle copertine de La Domenica del Corriere (settimanale del Corriere della Sera), per trent'anni Molino vi raffigurò il fatto più interessante della settimana. Era una rivista molto apprezzata sin dal 1899 e nel corso del tempo superò più volte il milione di copie vendute. Dal 1946 Walter Molino curò inoltre le coperine del Grand Hotel e tantissimi altri romanzi figurati. Fu anche un grande caricaturista di personaggi italiani ed esteri. Su La Domenica del Corriere n. 19 del 1965 Molino abbozza il fronte di un biglietto da 50.000 lire. In un passo dell'articolo: Una nuova banconota di grosso taglio, auspicata a suo tempo anche da Luigi Einaudi, dovrebbe facilitare tutte le operazioni milionarie e snellire la circolazione. Walter Molino, ispirandosi alle banconote presenti e passate, ha progettato questo tipo di banconota che ci offriamo di suggerire al Governatore della Banca d'Italia Dott. Guido Carli. (immagine tratta dal settimanale La Domenica del Corriere orginale del 1965 di mia proprietà) Nel 1967 viene ufficialmente messa in circolazione la banconota da 50.000 lire con il ritratto di Leonardo da Vinci, è stato accolto, anche se in parte, il suggerimento? Il settimanale era molto popolare sino alla fine degli anni '60, successivamente ci fu un inarrestabile declino nonostante era stata modernizzata la veste grafica, doveva giocoforza andare a passo con i tempi, le illustrazioni sparirono e la copertina diventò fotografica, ma indubbiamente perse il suo fascino. La Domenica del Corriere non fu più prodotta dal 1989, dopo novant'anni dalla sua nascita. Le altre banconote raffigurate sulla rivista che presento oggi, come recita un breve articolo sul retro del settimanale: "sono state riprodotte grazie alla collaborazione della Banca d'Italia".2 punti
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Stiamo parlando della famosa frase detta da Napoleone nella cerimonia d'Incoronazione a Milano il 26 maggio 1805 con la Corona Ferrea. Da Carlo Magno in poi ,simbolo di potere e tradizione imperiale, fu sempre molto ambita e tutti volevano riceverla. Tradizione che parte da lontano nell'Alto Medioevo e che continuò con diversi Imperatori. Simbolo anche della tradizione religiosa perché si ritiene assemblata con uno dei chiodi che servirono per la crocifissione di Gesù. Quindi Corona Ferrea, potere e sacralità. Ma la Corona Ferrea è simbolo anche in monete e medaglie ? Ovviamente si e potremmo vedere insieme qualche caso anche medaglistico per riflettere su come si differenzia nell'iconografia. Con Napoleone si scelse una rappresentazione a punte ben diversa dalla forma effettiva del diadema. Vediamo un esempio monetario della monetazione di Milano dove la Corona Ferrea troneggia sulla lettera N di Napoleone.2 punti
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Ciaoa a tutti, in un breve ritaglio di tempo, posto l'altro acquisto partenopeo: Gigliato di Roberto D'Angiò con giglio.. Saluti Eliodoro2 punti
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Ben felice di dare la mia adesione e ritrovare molti di voi, a presto2 punti
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Difficilmente ho visto esemplari di Sede Vacante a mio parere in questa "spettacolare conservazione", e probabilmente anche del 17mo secolo in generale...... Non ci crederete ma quando l'ho presa in mano mi sono ferito con il becco della colomba !!! Gradite opinioni dei papalisti e commenti dai cultori dell' alta conservazione. Buona serata Daniele2 punti
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Buonasera @oldgold È un denario della gens Calpurnia (P. Crepusius) dell'82 a.C. con: D/testa laureata di Apollo a dx. Con dietro scettro R/ P CREPVSI; Cavaliere armato di lancia all'attacco verso dx. La moneta sembrerebbe originale, sicuramente da scavo. Saluti, Cato.2 punti
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In merito alla tua domanda, di solito le monete non si puliscono, ma trattandosi di una moneta piuttosto recente potresti utilizzare un po' di sapone neutro da mani ed uno spazzolino da denti a setole morbide, una spazzolatina senza strofinare uno sciacquo e via, l'aspetto migliorerà sicuramente anche se di poco. Lo spazzolino lo si compra appositamente per quest'uso, potrà servirti in altre occasioni, uno già usato potrebbe avere le setole medie o dure, meglio evitare. Sulle monete vecchiotte, quelle d'argento ecc. solo manine, sapone neutro e sciacquo, meglio non usare nessun strumento.2 punti
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Si tratta di 3 kopeki sovietici, assai circolati, con valore economico praticamente nullo, ma che hanno un valore storico elevato, poichè sono quel che rimane dell'unione Sovietica che fu....2 punti
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È un gettone telefonico Argentino,della ENTEL(Empresa National de Telecomunicationes Argentina) la compagnia telefonica di stato. Utilizzato dal 1948 al 1990 per le chiamate locali. Saluti Simone2 punti
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Quadrighe Briose...che passione!! Questo post è dedicato ad un Amico...magari aggiunge lui qualche "Quadriga" della sua...scuderia!! Enrico....fatti sotto!! Renato1 punto
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fino aIl Convegno Numismatico, Filatelico e del Collezionismo di Parma si terrà il 31 marzo e il 1 aprile presso l'Hotel Parma & Congressi, via Emilia Ovest, 281/a Parma, sono aperte le prenotazioni per i sig.ri espositori. Sede Il convegno si tiene nei locali del prestigioso Hotel Parma & Congressi nei pressi della città di Parma e facilmente raggiungibile sia con il mezzo proprio (l'hotel è dotato di ampio parcheggio) che dalla stazione ferroviaria. Il convegno si svolge presso le sale del pian terreno dell'Hotel in un'area riservata e sorvegliata. I signori espositori cyhe desiderino soggiornare presso l'hotel possono prenotare una camera a prezzi agevolati per lla durata del convegno. Orari Venerdì 31 marzo: 14:00-18:00 Sabato 1 aprile: 9:00-18:00 Servizi per espositori Per la durata del congegno sono previsti i seguenti servizi per i signori espositori: accesso a parcheggio riservato per scarico e carico merce sorveglianza con guardie giurate durante lo svolgimento del convegno e per le operazioni di carico materiale sorveglianza notturna delle sale convegno tariffe agevolate soggiorno hotel e servizio bar Tariffe Lo spazio espositivo è costituito da uno o piú tavoli indicativamente lunghi 180 cm e ciascuno dotato di due sedie. Le tariffe per il noleggio dello spazio espositibvo sono le seguenti Primo tavolo: 100 € Secondo tavolo 90 € Terzo tavolo e oltre: 80 € Contatti Per prenotazione spazi di esposizione: Matteo Barbieri tel: 349 66475851 punto
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Vi sottopongo questo esemplare appena entrato nella mia collezione. Lira 1676 Vittorio Amedeo II1 punto
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Tornesello del secondo tipo. Doge? Bella domanda. Io leggo solo una A che potrebbe essere Barbarigo, Loredan, Grimani, Gritti, Lando (Ovviamente escludendo Frencesco Venier) Io propenderei personalmente Barbarigo in considerazione del peso che poi comincia a scendere. Prima della A potrebbe essere una B con dopo una R.1 punto
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Caro Daniele, dopo gli interventi che mi hanno preceduto cosa posso aggiungere per esaltare questa meraviglia!!! Posso dirti da vecchio collezionista di monete che certe conservazioni (per questa tipologia in particolare), fanno provare emozioni e sensazioni che solo chi possiede una sensibiità numismatica mi può capire......non agiungo altro......in attesa di poter vedere dal vivo questa perla di bellezza, ti saluto caramente Giovanni1 punto
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Ciao Vicky ! no, tranquillo è tutto " nature", si tratta di cuprite, naturale, pezzo interessante, in buona conservazione, autentico e non troppo manipolato... quello che vedi, è! Godibile, tutto sommato un buon acquisto. Chiaramente è stato incerato od oliato, ma niente di male Cordialmente, Enrico P.S. l'hai pagato molto?1 punto
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Enrico mi hai fatto emozionare e lo scrivo anche qui, girare per convegni con amici veri come te è un onore grandissimo, grazie!1 punto
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salve a tutti leggendo questi post mi avete fatto innamorare di queste bellissime monete qualche consiglio per iniziare da dei veri appassionati come voi serebbe molto gradito1 punto
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Una fotografia "scandalosa" ; in quella che un giorno sara' Via dei Fori Imperiali , oggi trafficata da numerosi gruppi festanti di turisti italiani e stranieri , sotto la Colonna Traiana , pascolavano e riposavano tranquille le capre . L' immagine potrebbe sembrare piu' un dipinto del Rinascimento , invece e' una foto degli inizi del '900 , poco piu' di 100 anni fa .1 punto
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Sempre dallo stesso venditore della lira del 1891, proviene anche questa... che ne pensate????1 punto
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se guardiamo il grado di rarità, sono entrambe con il medesimo grado (R4).... per quanto riguarda la classificazione, bisogna vederle "de visu" in quanto dalla immagine non si evince chiaramente se quella abrasione dopo la sigla, potrebbe' essere una "star" o meno . Il mio parere personale è RIC 2641 punto
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Ciao. "Il quesito potrebbe essere un altro : Cosa e più dannoso per la numismatica il fatto che vi siano venditori furbetti che si imboscano sembrano tedeschi poi olandesi in fine italiani O gli italiani che sempre più frequentemente si mettono sul treno per monaco di baviera e riempiono le casa d aste ignare o non ignare di bronzI e bronzetti fatti ieri l'altro?" Se ne facciamo una questione di cosa sia meno peggio tra le due situazione, sicuramente è preferibile la prima (quella dei venditori furbetti "imboscati" all'estero). Se invece ragionassimo in termini di cosa sia meglio per la Numismatica, entrambe le soluzioni presentano delle incognite, sia per i sellers che per gli acquirenti. Quindi, da acquirente, non sarei comunque tranquillo a comprare monete antiche da un seller italiano o comunque operante in Italia, che si "imbosca" da utente straniero solo per evitare di essere controllato dalla nostra Autorità Fra l'altro , coloro che si organizzano per apparire utenti esteri e che operano su piattaforme estere (pur essendo italianissimi e residenti in Italia) non mi fanno istintivamente pensare a dilettanti allo sbaraglio, che per vendersi qualche monetina si danno tutto questa pena, ma piuttosto a soggetti ben consapevoli di ciò che fanno e, sopratutto, del motivo per cui lo fanno. Saluti. M1 punto
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Fotografia d' epoca dell' antica Porta Salaria abbattuta con la dinamite nel Marzo del 1873 ; eliminati gli antichi detriti e antichi travertini , venne costruita al suo posto una nuova Porta con un solo fornice come l' antica , ma per motivi di viabilita' e per allargare la nuova Piazza Fiume , nel 1921 venne abbattuta anche la seconda Porta ; anche all' epoca spreco di soldi pubblici . Dentro i due torrioni che proteggevano in antico la Porta , furono trovati due sepolcri , uno per lato ; uno dei due e' ancora visibile poco distante da Piazza Fiume , lungo le Mura esterne su Corso d' Italia1 punto
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Del 50.000 lire di Walter Molino nel corso del tempo sono stati messi in vendita dei bozzetti descritti come: "50000 Leonardo bozzetto originale di Walter Molino anni '60", addirittura a volte come: "Progetto originale del 50000 lire Leonardo Dante poi non usato".... Una volta mi sono salvato l'immagine (foto in alto) perché ho notato un numero di serie di fantasia (foto in basso - W 1321 000008) diverso da quello riportato sulla rivista. Trattandosi di "bozzetto originale" non dovrebbero essere uguali? Il numero di serie di fantasia che è stato disegnato da Walter Molino e che si visualizza sulla copertina della mia rivista (W 0116 - 006898).1 punto
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Ed eccomi quindi a riferirvi su quel denaro con la spina e il crescente di qualche post fa. Il proprietario mi ha fornito ulteriori fotografie, da diversa angolatura, da cui mi sembra di poter ben vedere che quel segno sembra una "spina" ben evidente e in rilievo, se fosse un segno casuale è ben strano sia così ben definito e così simile alle spine che conosciamo, non vi pare?1 punto
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siamo mediamente sul MB .... ma sono del parere che questo tipo di valutazione è assai poco indicato per le monete antiche!... considera solo una indicazione1 punto
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Buonasera, mi sono da poco cimentato nella classificazione di quattro centennionali/bronzetti tardo imperiali che mi affascinano da sempre. le quattro monetine che seguiranno le trovo interessanti anche per le patine e direi una buona conservazione che aiuta sempre a vedere i particolari. Le monetine le trovo importanti per le legende al rovescio che riprendono messaggi di propaganda rivolti al popolo dell'impero in un momento storico molto delicato: le crisi di natura politica, i contrasti interni, gli usurpatori ma soprattutto la pressione dei barbari ai confini dell'impero. Pertanto i messaggi rappresentati dalla simbologia e dalle legende sono molto chiari. Intanto compare sull'insegna il chi - ro che sancisce la fine del paganesimo e l'adozione del cristianesimo come religione dell'impero a partire da Costantino il grande. Sempre rimanendo in tema con le monetine in oggetto nel rovescio delle monetine di Valentiniano e suo figlio graziano è presente il soldato romano che sottomette il barbaro con la legenda "gloria romanorum", per poi passare alla monetina di Theodora massimiana figliastra di Massimiano e moglie di Costanzo Cloro dove al rovescio compare la "pietas romana" e infine nella monetina di Crispo figlio di Costantino il grande compare al rovescio la porta con la "providentiae caess". Ma adesso vediamo le monetine: 1 Flavia Massimiana teodora - spes romana - l'esergo è illeggibile, ma ipotizzo zecca di Treviri g1.10 (credo non sia un bronzetto comune) RIC 56 S 2 Graziano gloria romanorum chi ro su stendardo zecca Siscia RIC 146 g2.40 3 Valentiniano gloria romanorum chi ro su stendardo zecca illeggibile ma dallo stile potrebbe essere Siscia g2.20 4 Crispo providentiae caess zecca Heraclea in Tracia g 2,10 RIC 75 Buona serata....anche degli umili spiccioli trasmettono grandi emozioni. Saluti Antonio1 punto
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Ciao Antonio... come non darti ragione. Anche i nummi del IV secolo hanno la loro piena dignità. Trasmettono comunque Storia e vicende spesso non conosciute ai piú. Mi trasmettono comunque una sensazione positiva... probabilmente se un giorno questa scemerá allora cominceró a pensare di occuparmi di altro. Ciao Illyricum [emoji4]1 punto
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@ozacido il catalogo/prezziario Montenegro inizia la monetazione del Regno di Napoli da Carlo II Grazie per aver postato la moneta Consulta,se non l'hai già fatto,i bollettini del Circolo Numismatico Napoletano http://www.ilportaledelsud.org/bollettini.htm qualcosa d'interessante lo trovi Poi potresti acquistare il voluminoso libro di Bovi sulle monete napoletane.Presumo che il MIR Napoli tu lo abbia e stesso dicasi per le pubblicazioni D'Andrea. --Salutoni -odjob1 punto
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Per privacy eviterò, anche se in alcuni casi conosciuti, di citare il nome delle persone coinvolte Agli esemplari censiti da Giulio Bernardi ne “IL DENARO DI LATISANA” 1977: 1. coll. Privata (G.B) 2. museo di Vienna 3. museo di Budapest 4. museo di Budapest 5. coll. Papadopoli 6. museo di Trieste 7. Asta Ratto 1960 n°248 Bisogna aggiungere gli esemplari rinvenuti in maniera fortuita in slovenia negli anni 80. (1) 1. coll. Privata (G.B.) 2. coll. Privata (un cittadino di Latisana) (2) 3. coll. Privata banca di Cividale (2) 4. coll. Privata (Tirolo, esitato all' asta rauch del 2015) 5. coll. Privata (Trieste, esitato all'asta Lanz di New York) 6. coll. Privata (non specificato – Italia settentrionale) (1) Gli esemplari rinvenuti in un area a nord-ovest della Slovenia assieme ad altre monete non catalogate, vennero portate a Trieste dove un noto numismatico locale le acquistò. (2) Inserite nel mercato commerciale 2 esemplari vennero acquistati de un cittadino di Latisana che quasi subito rivendette 1 esemplare (quello della banca di Cividale). Quindi gli esemplari noti di questa bella moneta sono ad oggi 13.1 punto
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Io mediterei anche sul centesimo mole, errore voluto venduto a 340 milioni di miliardi il suo valore Seguendo questa logica non si dovrebbe collezionare niente dunque dato che la maggior parte delle monete sono vendute a centinaia di volte il loro valore (es. i 2 Euro vaticano per rimanere nel campo dell'Euro ma la lista è pressochè infinita) Papillon, 17 Euro nel 2009 era tra il prezzo più basso che ho trovato sinceramente, oggi nel 2016 la si trova ancora tra i 15 e 23 euro1 punto
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Ovviamente è l'imitazione di un tirolino, visto che la leggenda è COMES TIROL. Una moneta molto simile alla tua la puoi vedere a pag 607 de "L'area monetaria veronese. Verona e il Tirolo" di H. Rizzolli e F. Pigozzo. Vi è riportata l'immagine d'un falso d'epoca che imita un tirolino di Leopoldo V.1 punto
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Buongiorno, Purtroppo sono stato "silurato, come un vecchio mercantile col timone bloccato"... Oggi a lavoro mi hanno chiamato per dirmi: niente ferie il weekend del 22 perché hanno comunicato allla mia responsabile che la opereranno quel weekend e un altro era già in ferie, quindi non potrò esserci.. Che tristezza, ci tenevo davvero .. Proveró a consolarmi un po' toccando quello che probabilmente toccarono le mani di un qualche collezionista, in un giorno di fine inverno, ottantacinque anni sei mesi e venti giorni fa.. Era un'asta di Glendining, catalogo vissuto ma con tavole ancora in ottimo stato. ..perdonate l'off-topic, è solo che non vedevo ostacoli a questo viaggio numismatico a Pisa, e già provavo ad immaginarmi come sarebbe stato .. E invece.. ..un sogno dentro a un sogno (E.A.Poe)1 punto
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@ozacido posta pure le tue monete napoletane(non sicule) di Filippo II e chiedi pure se hai qualcosa da chiedere(basta che non chiedi soldi,per cortesia ) --Salutoni -odjob1 punto
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VITTORIO AMEDEO II duca di Savoia, re di Sicilia, re di Sardegna di Carlo Morandi (Enciclopedia Italiana Treccani) VITTORIO AMEDEO II duca di Savoia, re di Sicilia, re di Sardegna. - Nato a Torino il 14 maggio 1666, morto a Rivoli il 31 ottobre 1732. Aveva nove anni alla morte del padre Carlo Emanuele II (1675): la madre, Giovanna Battista di Nemours, assunse la reggenza e la mantenne anche quando il figlio ebbe raggiunto la maggiore età (maggio 1680). Ma il contrasto già si palesava tra l'indirizzo politico della reggente e dei suoi consiglieri francesi, troppo proclivi alla volontà di Luigi XIV e per nulla capaci di tutelare lo stato sabaudo dalle mire politiche del Louvois, e le aspirazioni del giovane duca che rispecchiavano le tendenze più sane del paese e le tradizioni della dinastia. Il dissidio non era solo politico, ma anche psicologico e morale: tra madre e figlio non esistevano affetto e confidenza; l'una tratteneva relazioni intime con il conte Chabot di Saint-Maurice, poi con il conte Masino, e considerava l'ambasciatore di Francia come il migliore consulente negli affari di stato; l'altro cresceva in una sorta d'isolamento morale, reso più grave da una malferma salute che solo il tempo e l'esercizio delle armi gioveranno in parte a sanare, con un carattere che appariva a volte "impétueux et sensible", più spesso "caché et secret". Ma l'indole scontrosa e riservata nascondeva una viva intelligenza, una notevole capacità d'osservazione, e una forza di volontà contenuta o abilmente dissimulata. La personalità di V. A. cominciò a imporsi nel 1683, in una serie d'atteggiamenti più risoluti verso la madre e i suoi favoriti. Ma già alcuni anni prima (1680) era riuscito a liberarsi da un progetto di matrimonio con l'infanta di Portogallo; e infine - nel 1684 - eliminata la reggenza, comunicò ai sudditi, con un proclama emanato da Rivoli (14 marzo), la propria decisione d'assumere in toto il governo dello stato. Il 9 aprile dello stesso anno celebrò le nozze con Anna d'Orléans, nipote di Luigi XIV. I vincoli con la Francia venivamo così ribaditi; ma era il solo mezzo che il duca avesse per esautorare l'influenza materna. Del resto V. A. capiva di non poter rompere d'un tratto le buone relazioni con Luigi XIV. Prima occorreva riorganizzare lo stato, economicamente e militarmente. Lavoratore instancabile, V. A. seppe creare intorno a sé schiere di collaboratori fedeli e intelligenti, scegliendoli ora tra i nobili, ora tra i borghesi; ma il potere fu sempre e solo nelle sue mani. Autorità assoluta, ma di un assolutismo che già rivelava, nei concetti e nei disegni audacemente riformatori, anticipazioni illuministiche. Quando si costituì la Lega d'Augusta (1686) V. A. vide approssimarsi il momento della riscossa contro l'egemonia francese. Durante il carnevale del 1687 si recò a Venezia sotto falso nome per incontrarsi con il cugino Massimiliano di Baviera e con un agente imperiale. Il viaggio forse non ebbe tutta l'importanza politica che gli storici vollero attribuirgli, ma certo fu il primo gesto d'indipendenza e di ribellione agli ordini di Versailles. Le vere trattative si svolsero nel 1688-1689 tra il duca e Guglielmo III d'Orange; infatti V. A. guardava Con simpatia alle potenze marittime, e massime all'Inghilterra. Nel 1690 lo stato sabaudo entrò nella Grande Alleanza. Respinto un ultimatum del Catinat che voleva porre un presidio francese anche a Torino, V.A. si pone alla testa del proprio esercito; ma le vicende della guerra gli sono contrarie. È battuto a Staffarda (18 agosto 1690), fallisce in un tentativo d'invasione del Delfinato (1692), è sconfitto a Marsiglia (4 ottobre 1693). Le operazioni militari languono, anche per gli scarsi aiuti che il duca riceve dalla Spagna e dall'imperatore. D'altra parte V. A. considera la guerra come un fatto politico; è sempre pronto a combattere, ma anche a trattare. Nel 1693 si dichiara disposto a sostenere nuovi sacrifici, ma chiede in compenso il governo dello stato di Milano; la Spagna rifiuta, ed egli riprende e porta a termine i negoziatì con Luigi XIV che già gli aveva offerto una pace separata. Col trattato segreto dì Pinerolo (29 giugno 1696), divenuto poi ufficiale e definitivo a Torino (29 agosto), V. A. II ottiene dalla Francia la liberazione delle terre invase, la restituzione di Pinerolo, il ritorno di Casale, smantellata, al duca di Mantova, il matrimonio della figlia Maria Adelaide con il duca di Borgogna. Sconfitto militarmente, egli trionfa diplomaticamente: lo stato sabaudo riacquista l'indipendenza effettiva compromessa dopo la pace di Cherasco (1631) e accresce il proprio prestigio; la via dell'Italia è sbarrata ai Francesi e l'Austria è esclusa da Casale. Come Luigi XIV aveva previsto, il ritiro di V. A. II provocò lo sgretolarsi della coalizione; la guerra cessò in Italia (7 ottobre 1696) e l'anno seguente fu conclusa la pace generale a Ryswyk. Se la guerra della Grande Alleanza permise al duca di riavere ciò che dai suoì predecessori era stato perduto, la lotta per la successione di Spagna, lo pose in primo piano nella politica europea, gli consentì di ampliare il proprio stato, di ottenere il titolo regio, di emergere risolutamente tra i principi italiani, deboli, incerti, neutrali, come il solo che realmente contasse nella vita della penisola. Nella prima fase del conflitto V. A. fu con la Francia, non per maturata convinzione, ma perché stretto tra due fuochi, dal momento che il Vaudemont, governatore del Milanese, aveva riconosciuto il testamento di Carlo II. In virtù dell'alleanza franco-sabauda (6 aprile 1701), il duca ottenne il comando supremo delle forze gallo-ispane in Italia e diede in sposa a Filippo V la sua secondogenita Maria Luisa Gabriella. Ma, nonostante le prove di lealtà e di ardimento da lui offerte nella battaglia di Chiari (1° settembte 1701), era visibile la diffidenza dei generali francesi, il desiderio di umiliarlo. V. A. capì che se la causa borbonica avesse trionfato il Piemonte avrebbe perduto ogni forza morale e ogni libertà politica di movimento. Per questo egli cominciò a trattare con l'imperatore (le prime proposte concrete risalgono al luglio del 1702), con l'Olanda, e soprattutto con l'Inghilterra, le cui assicurazioni scaturivano da un'affinità d'interessi politici mediterranei. V. A. II vuole entrare saldamente in questo cerchio più ampio di relazioni internazionali, assicurare al proprio stato non solo accrescimenti territoriali ma un più vasto respiro, inserendolo nel quadro delle forze vive e operanti d'Europa. Luigi XIV ricorse alle lusinghe, poi alle violenze (disarmo del corpo piemontese a S. Benedetto, 29 settembre 1703). Ma ormai era tardi: cancluso il trattato con l'imperatore (7 e 30 ottobre 1703), V. A. iniziò le ostilità. Per la superiorità delle forze francesi comandate dal Vendome, dal La Feuillade, dal Tessé, dovette limitarsi a difendere palmo a palmo il territorio, le città, le fortezze, in attesa che giungessero i rinforzi imperiali. Caduta Verrua (9 aprile 1705), Mommeliano (17 dicembre 1705), Nizza (6 gennaio 1706), anche Torino venne investita e assediata (giugno-settembre 1706). La città sì difese con accanimento, e con episodî di valore singolo (Pietro Micca) e collettivo, fino all'arrivo del principe Eugenio alla testa di 30 mila uomini. La battaglia del 7 settembre segnò una sconfitta piena e decisiva per i Francesi che lasciarono duemila morti sul campo e dovettero ripassare le Alpi. Negli anni seguenti Luigi XIV cercò di rinnovare la manovra diplomatica felicemente riuscita nel 1696, staccando V. A. dall'alleanza. Ma nemmeno l'offerta del Milanese poté indurre il duca a una pace separata, nonostante che egli si trovasse in contrasto con l'imperatore per le cessioni di territorio pattuite nel trattato del 1703, e per la minaccia crescente d'un predominio asburgico nella penisola. D'altra parte una vittoria finale dei Borboni voleva dire annullare il valore politico della battaglia di Torino che doveva invece significare, nel pensiero di V. A., la fine di ogni egemonia francese in Italia. Né egli poteva aderire alle varie proposte di leghe italiane (1705-1708-1712), così come erano vagheggiate da Venezia o da Firenze, da Versailles o da Londra, con mire difensive e conservatrici; non voleva ipotecare l'avvenire, immobilizzando il Piemonte, sacrificare la politica sabauda in difesa dello statu quo della penisola. La "libertà d'Italia" era "nella punta della sua spada", non nei compromessi con principi deboli e discordi. Ma neppure si lasciò lusingare dal progetto di una permuta dei suoi stati con il regno di Napoli e Sicilia, o addirittura con la Spagna: "Allons au solide et au présent - diceva - et puis je vous écouteray sur les chimères agréables et futures". Finalmente con le paci di Utrecht (1713; v.) e di Rastatt (1714; v.) ottenne la Sicilia con il titolo regio, una buona parte degli ampliamenti stabiliti nel trattato del 1703 verso la Lombardia, e una solida barriera alpina verso la Francia. Certo V. A. II avvrebbe preferito il ducato di Milano alla Sicilia, ma il Mellarede lo confortava: "Col Piemonte piglierà il Milanese, con la Sicilia piglierà Napoli". Invece la situazione europea tornò ad aggravarsi, e di fronte alle richieste imperiali le potenze furono concordi nel sacrificare le aspirazioni sabaude. Del resto V. A. II nel suo soggiorno palermitano (21 dicembre 1713-5 settembre 1714) si era convinto delle difficoltà opposte dal particolarismo siciliano e di quelle insite nella lontananza dell'isola dal potere centrale. Era quindi disposto ad una intesa con l'Austria mediante lo scambio della Sicilia con la Sardegna, ma voleva anche una parte del Milanese. Ne ebbe un rifiuto, e allora tentò la via opposta: l'accordo con l'Alberoni (v.). Fallite anche queste trattative, dopo gli sbarchi spagnoli a Cagliari e a Palermo, a V. A. II non restò che aderire alla Quadruplice Alleanza (8 novembre 1718); rifiutando correva il rischio d'essere assalito contemporaneamente dalla Francia e dall'Austria. Propose invano all'imperatore la permuta della Sicilia con gli stati di Parma con la Toscana; poi, non avendo forze per difendere l'isola lontana s'impegnò di sgombrarla, aiutando Carlo VI a riprendere la Sardegna per assicurarsi lo scambio (convenzione del 29 dicembre 1718). V. A. II assunse il nuovo titolo di re di Sardegna, ma dovette attendere fino al 1720 l'effettiva consegna dell'isola. La fine delle guerre non segnò il termine delle lotte politiche. Particolarmente vivo e acuto rimaneva il conflitto con la Santa Sede, iniziatosi nel 1694 per la questione dei valdesi e poi ampliatosi con il sopraggiungere di nuovi e più gravi motivi di contrasto. Strenuo difensore del diritto dello Stato di fronte alla Chiesa, V. A. lottò a sostegno delle proprie leggi sui valdesi (v.), senza curarsi del decreto papale di condanna, combatté aspramente i pretesi diritti del pontefice sulla Sicilia, volle sottoporre il clero ai tributi, svuotò d'ogni efficacia il tribunale dell'Inquisizione, e giunse ad espellere da Torino l'internunzio. Solo nel 1726, quando Benedetto XIII lo riconobbe come re di Sardegna, la lotta diminuì di intensità, ma non si placò mai del tutto e fu, per il vecchio sovrano, una fonte di preoccupazioni anche negli ultimi anni di vita. V. A. II ebbe un carattere vigoroso, ma difficile, talvolta violento; dava "risposte mordaci e piene d'aculei", oppure si rinchiudeva in un minaccioso silenzio". "Le Prince est un fagot d'épines - dice il Tessé - ceux qui l'approchent de plus près ne savent pas où le prendre". La sua astuzia politica era proverbiale: non enunciava tesi e soluzioni a priori; intorno a un piano; a un progetto di massima, lavorava lungo tempo, per cavarne l'esito più vantaggioso possibile. A lui spetta il merito di aver rinvigorito e ampliato la diplomazia sabauda, riuscendo a plasmare una classe politica in gran parte nuova, a circondarsi di ambasciatori, ministri e agenti abili e devoti (Mellarede, Vernone, Maffei, del Borgo), cresciuti a una scuola severa, in anni di durissime prove. L'ultimo decennio di regno V. A. II lo consacrò al miglioramento interno dello stato, con una visione organica e coerente dei maggiori problemi. La riforma amministrativa, che culminò nel 1717 con l'organizzazione del Consiglio di stato, fu ispirata a rigidi criterî di unità e di economia nei servizî, di regolarità e di ordine nelle funzioni. Al risanamento finanziario, dopo le spese e i danni provocati dalle guerre, si provvide con mezzi radicali, cioè con un nuovo catasto (iniziato nel 1698 e condotto a termine nel 1730), con l'avocazione al demanio e con la successiva vendita di molti feudi abbandonati, con una coraggiosa limitazione delle immunità ecclesiastiche. Opera di giustizia tributaria che mirava a ristabilire l'equilibrio del bilancio senza ricorrere a un aumento di pressione fiscale. Lo stesso re, che negli anni critici aveva impegnato anche i gioielli della corona, diede il buon esempio, adottando per sé e imponendo alla corte, un tenore di vita semplice e sobrio. Fino dal 1713 V. A. II pensò a un riordinamento legislativo e affidò allo Zoppi e ad altri giuristi l'incarico di compilare una raccolta di tutti gli editti sabaudi. Ma nel 1722 mutò parere e volle che si procedesse alla creazione d'un codice nuovo in cui fosse rifusa in modo organico la legislazione vigente. L'opera, in cinque libri, venne solennemente promulgata nel 1723; ma V. A. II pochi anni dopo la riprese in esame, la corresse e modificò, sicché l'edizione definitiva poté uscire solo nel 1729. Il codice vittoriano non ha carattere innovatore, ma segna un temperamento dei diritti feudali e una limitazione dell'istituto del fedecommesso. Nel campo della cultura, pur adottando misure restrittive della libertà di stampa e di pensiero, V. A. II non esitò a combattere il monopolio ecclesiastico dell'insegnamento, promovendo l'apertura di scuole laiche e restringendo i privilegi di quelle religiose, massime se tenute dai gesuiti. Fu riorganizzata su nuove basi, con l'aiuto di due giuristi siciliani (N. Pensabene e F. D'Aguirre), l'università di Torino, invitandovi maestri insigni dall'Italia e dall'estero, riservando alle 4 facoltà l'esclusivo diritto di conferire lauree, e fondando un collegio delle provincie per gli studenti poveri. Anche le arti furono curate e promosse, in particolar modo l'architettura che in Torino e nei dintomi ebbe un forte impulso per merito del Bertola e del Juvara. A ricordo della vittoria del 1706, V. A. fece erigere la basilica di Superga (v.). Il 3 settembre 1730 V. A. II rinunciò al trono a favore del figlio Carlo Emanuele III (il primogenito Vittorio Amedeo era morto nel 1715). L'idea dell'abdicazione era maturata l'anno precedente, forse per stanchezza, forse per il desiderio di una più intima vita famigliare. Infatti, perduta la consorte (1728), V. A. II aveva sposato (12 agosto 1730) la vedova contessa Anna Teresa di S. Sebastiano (poi marchesa di Spino). Ritiratosi a Chambéry, volle essere informato settimanalmente degli affari di stato. Quando gli parve che il figlio non fosse all'altezza del compito, ritornò a Torino (1731) per risalire sul trono. Si stabilì invece a Moncalieri, pur continuando a chiedere la revoca dell'abdicazione. Di fronte al suo contegno e al pericolo di sollevazioni interne, Carlo Emanuele III lo fece arrestare e confinare nel castello di Rivoli (28 settembre 1731). La prigionia, prima severa, venne poi mitigata; ma ormai la salute di V. A. II era irrimediabilmente scossa. Bibl.: D. Carutti, Storia del regno di V. A. II, 1ª ed., Torino 1856, 2ª ed., Firenze 1863, 3ª ed. (rifatta), ivi 1897; Lamberty, Histoire de l'abdication de V.-A., Parigi 1734; Correspondance de la duchesse de Bourgogne avec la reine d'Espagne, ivi 1865; A. Manno, Un mémoire autographe de V.-A. II, in Revue Internationale, Firenze 1884, pp. 93-102; G. De Leris, La comtesse de Verrue et la Cour de V.-A. II de Savoie, Parigi 1881; sulla personalità di V. A. II si veda l'ottimo saggio di F. Cognasso, Nel secondo centenario della morte di V. A. II, in Torino, dicembre 1932. Per la politica estera: D. Carutti, Storia della diplomazia della Corte di Savoia, Roma 1875-1880, III; C. Rousset, Hist. de Louvois, Parigi 1891 (7ª ed.), IV. Per la storia diplomatica militare, finanziaria durante la guerra di successione spagnola, si vedano gli studî e i documenti pubblicati nella collana (incompleta): Le campagne di guerra in Piemonte (1703-1708), Torino 1906-33. Inoltre: Lettere di V. A. II di Savoia re di Sicilia a Gaspare Maria conte di Morozzo della Rocca, suo ambasciatore a Madrid (1713-17), in Miscell. di storia italiana, XXVI, Torino 1887; E. Robiony, Un'ambizione mal nota della Casa di Savoia, in Arch. stor. ital., 1903; E. Parri, V. A. II ed Eugenio di Savoia nelle guerre della successione spagnola, Milano 1888. Studî e documenti relativi alle vicende militari e diplomatiche nel periodo 1691-1720 sono contenuti nel volume Studi su V. A. II, Torino 1933, a cura di: C. Contessa, A. Bozzola, Ar. Tallone, C. P. De Magistris, F. Guasco; Perrero, La condotta di V. A. II verso la Francia prima e dopo il trattato di alleanza del 6 aprile 1701, in Curiosità e ricerche di storia subalpina, II, Torino 1876; A. Baraudon, La Maison de Savoie et la Triple Alliance, Parigi 1896; E. Rota, Il problema politico d'Italia durante la guerra di sucessione spagnuola, in Nuova riv. storica, I, II, III (1934); F. Ercole, Le aspirazioni mediterranee dello Stato Sabaudo e la politica estera del primo re di Casa Savoia V. A. II, in Riv. stor. ital., III e IV (1936); C. Morandi, La politica di V. A. II e le proposte francesi di pace, in Problemi politici italiani ed europei del sec. XVIII e XIX, Milano 1937. - Per la Sicilia: V. E. Stellardi, Il regno di V. E. II nell'Isola di Sicilia dall'anno 1713 al 1719, Torino 1861; J. La Lumia, La Sicilia sotto V. A. II, Livorno 1877. Per la Sardegna: R. Palmarocchi, Sardegna sabauda, I: Il regno di V. A. II, Cagliari 1936. Per la diplomazia: C. Morandi, Relazioni di ambasciatori sabaudi, genovesi e veneti, Bologna 1935. Per i rapporti con i valdesi: M. Viora, Storia delle leggi sui Valdesi, ivi 1930.1 punto
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Per me le monete sono emozioni. Non le cerco e non le compro perchè mi mancano. Quando capitano le guardo, se mi innamoro, provo a prenderle. Apro il monetiere, mi innamoro, ogni volta. Non cerco quello che manca, ma esamino quello che mi capita. Quando prendo una moneta e decido di prenderla, è perchè mi si scaldano le guance, c'ho lo sguardo da pesce lesso e mi perdo nei colori e nei rilievi. Chiamarle monete è riduttivo. Sono Emozioni, sono storie. Non solo storia, ma Storie. Chi le ha avute, chi le ha messe da parte, cosa volevano dire e, cosa rappresentano. Quando prendo in mano la moneta mi gira la testa nei pensieri. Se la testa rimane ferma, è un brutto segno, la moneta non la compro A volte Gianky, Marfir, Renaro e gli altri amici, mi danno una botta per ''svegliarmi'', ma loro sanno che a volte mi perdo ai particolari. Emozioni che una moneta può dare? quali, quante e perchè? Ogni persona ha la sua risposta. Le briose sono eleganza, forza e vlocità. Sono ballerine di danza classica piene di potenza da trainare un carro. C'è la speranza di un futuro migliore e la forza di affrontarlo. Potenza del movimento, abbaglio di luce. Poesia e immagine. Cos'altro posso dire. Nulla, se non hai la sindrome di stendhal su una moneta o per altro, non sai cosa ti passa per la testa. Quando cel'hai, non ricordi cosa è passato ma solo freschezza e un sorriso. Gianky quando vuole comprare una moneta, lo vedi lontano 100 metri, ha un sorriso da pesce lesso e gli occhi che splendono. Marfir quando compra una moneta ha la faccia immobile, occhi sgranati e respira a fatica, tanto è concentrato e ammirato. Renato, quando ha in mano una moneta, anche da 20 euro, mette i guanti di cotone e lo vedi che si è innamorato, gli tremano le mani e non ti dice nulla, devi scuoterlo. Io forse, sono eccessivo, ma le emozioni son personali e singolari. Passione la chiamano, non so'. Secondo me siamo malati sani. Custodi di storie. Emozioni. La mia è una missione, dici? Può darsi che lo sia, fino a che avrò gli amici e stendhal con me Scusate se sono stato prolisso. :91 punto
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Il tuo approccio alla questione "monete" è totalmente errato sotto ogni punto di vista (dal collezionistico/accumulativo...passando per il culturale...e paradossalmente visto che è quello che ti interessa di più anche economico/lucrativo) Saluti Simone1 punto
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Vittorio Emanuele III - 20 lire "Littore" 1927 anno V Vittorio Emanuele III - 20 lire "Littore" 1927 anno VI Nel corso del tempo, queste patine si sono intensificate, raggiungendo il livello che vedete. Secondo voi, le devo lasciar progredire o fermare? Attendo le vostre opinioni. Grazie Renato1 punto
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buongiorno,e saluti a tutti!!.. una rissalita per vedere un altro N su uno di quelli favolosi denari..1 punto
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Riprendo in mano questa vecchia discussione per postare le foto di un esemplare apparso nell'ultima asta Nomisma..... Che dite? Gran bel pezzo a mio avviso1 punto
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E' come la roulette russa: finché gli va bene, loro sono i furbi e chi non lo fa è scemo, vale lo stesso per quei venditori italiani assidui frequentatori di convegni esteri, in cui allestiscono il tavolo e vendono, pur senza averne i titoli. La volta che gli va male, allora la legge fa schifo, chi li ha beccati è un coglione che invece di pensare alle cose serie se la prende con un poveretto che vuole solo lavorare e così via...suona un tantinello ipocrita, nevvero?! Mi auguro un intensificarsi estremo dei controlli sia sul web che ai convegni, in EU e fuori...così si fa un po' di pulizia...sarei stufo di stare sempre dalla parte degli scemi.1 punto
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Salve a tutti. Ho appena ricevuto un'email di un collega che mi comunicava che da quest'anno, 2016, riprenderanno ufficialmente i Congressi di Numismatica a Bari. E' un'ottima notizia, per numismatici, ma anche storici. Appena ci saranno notizie più dettagliate su data e programma aprirò una discussione apposita. Felicitazioni a tutti :D Maria A.1 punto
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Un bellissimo esempio di collaborazione internazionale. In poco tempo è stato possibile risolvere un problema di identificazione della moneta. Spero che appena ci saranno le autorizzazioni si possa allegare la scheda e il previsto articolo.1 punto
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