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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/20/16 in tutte le aree
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Edidit spectacula varii generis: munus gladiatorium, ludos etiam regionatim urbe tota et quidem per omnium linguarum histriones, item circenses athletas naumachiam. […] Troiam lusit turma duplex maiorum minorumque puerorum (Cesare fece rappresentare spettacoli di vario genere: un combattimento di gladiatori, e anche giochi per tutta la città, quartiere per quartiere, attori di tutte le lingue, e così pure giochi circensi, atleti e una naumachia. […] Una duplice schiera di fanciulli, grandi e piccini, si esibì nel gioco troiano). Così Svetonio, in Caes. 39, testimonia come – verosimilmente fra il 46 ed il 45 a.C. – Giulio Cesare avesse (re)introdotto la pratica del lusus troianus. Come si svolgesse questa antica esibizione equestre ce lo tramanda Virgilio che, in Aen., V 580-593, scrive (riporto, per comodità, la traduzione italiana): Quelli che son coetanei corrono e in tre gruppi separano i drappelli, e di nuovo chiamati invertono la direzione e le lance minacciose sostengono. Quindi eseguono cariche e ritirate fronteggiandosi sul campo, e giro dopo giro si alternano e danno l'impressione di una battaglia in armi; ed ora scoprono la schiena nella fuga, ora rivolgono le lance aggressivi, ora, fatta la pace, cavalcano affiancati. Come si riporta che sulle alture di Creta un tempo il labirinto un percorso composto di pareti cieche e un ambiguo inganno di mille vie avesse, in modo che seguire le tracce un errore trascurabile e fatale rendesse impossibile; non diversamente i figli dei Teucri le orme con il percorso confondono e intrecciano per gioco fughe e battaglie. Nel passo virgiliano, tre turmae, ciascuna formata da 12 giovani, un condottiero e due armigeri, eseguono complicate acrobazie sul dorso delle proprie cavalcature, in occasione dei giochi funebri, celebrati in onore di Anchise, il padre di Enea. Proprio questo collegamento ideologico con l’eroe troiano – capostipite della gente romana – renderà il lusus tanto caro, prima, a Cesare e, poi, ad Augusto, la cui politica – come è noto – sarà incentrata proprio sulla valorizzazione di quel passato mitico, cantato dal poeta mantovano. Il lusus troiae entrò ben presto nel cerimoniale di corte e venne spesso celebrato in occasione dei funerali imperiali, dei trionfi o della consacrazione di templi, come accadde per il tempio di Marte Ultore. Ad esibirsi erano i rampolli della nobiltà romana - il giovane Tiberio guidò una turma durante i giochi che celebrarono la dedicazione del tempio del Divo Giulio, nell'agosto del 29 a.C. – ancora troppo piccoli per prestare il servizio militare; un dettaglio, quest'ultimo, che denota la caratteristica esclusivamente ludica della cerimonia che, lungi dal voler essere una competizione, si presentava quale una semplice, seppur articolata, esibizione di bravura. Difficile stabilire – al di là del mito – quali furono le origini storiche del gioco troiano: le fonti, comunque incerte, non risalgono oltre la seconda guerra punica, senza offrire la certezza che si tratti della stessa manifestazione, così come pure molto discussa appare la possibilità che quella raffigurata su un oinochoe etrusco di VI secolo, rinvenuto nei pressi di Caere, e recante l'iscrizione TRVIA, sia la rappresentazione di un lusus Troiae (il sottoscritto è scettico in proposito). Forse più attendibile - ma altrettanto difficile da verificare - è l’affermazione di Arriano di Nicomedia, tramandata in Ars. 32-44, secondo cui tali esibizioni ebbero origine dalle unità di cavalleria non romane, fornite dagli auxilia, nel dettaglio dai Celti e dagli Iberi, particolarmente abili nell’uso del cavallo. Sarebbe interessante, a questo punto, confrontare le caratteristiche e le occasioni di svolgimento del lusus Troiae, con quelle delle altre esibizioni equestri, quali la transvectio e la decursio - ben attestata, quest'ultima, nei reperti numismatici - ma per questa sera credo di avervi annoiato abbastanza... Perciò vi do appuntamento alla prossima puntata...6 punti
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Buona domenica a tutti, volevo condividere con voi il mio ultimo acquisto, un Sesterzio di Traiano decio legenda al d/IMP CMQ TRAIANO DECIUS AUG r/ GENIUS EXERC ILLIRICIAN, 25MM peso 15.7, nel ric è la 117 a o b non sono molto esperto e non ho capito cosa cambi tra la a o la b ed è classificata come scarce . Fronte con la legenda leggibile al 99% molto godibile, mentre il retro si intravede la scritta genius, exerc completamente leggibile e illyrician leggibile per meta. Comunque moneta molto ben conservata per i miei livelli da novizio inesperto anche se aiutato come altri alle prime armi dall'amico @@gpittini, allargando il mio campo di interesse a questo periodo travagliato per l'impero romano. Mi farebbe piacere sentire qualche vostra opinione. E un aiuto nel capire la differenza tra il 117a e b grazie a tutti :)3 punti
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Per il falso di Gnecchi, posso postare l'immagine tratta da un articolo di Alfoldi (che lo reputava buono) assieme ai pezzi di Brescia (dove pure Arslan reputava buono, anche se laggiù esiste un vecchio biglietto dove era annotato un serio dubbio di autenticità) e quello della Galleria Estense di Modena (difficilissimo arrivarci e avere una foto digitale).... Roma, Gnecchi Brescia, MC 1705 (conoscete qualcuno di Brescia, per avere una foto migliore e più nitida) Modena, Galleria Estense (idem come sopra)3 punti
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Faccio una premessa. La Editrice Diana sta inaugurando una nuova collana editoriale, intitolata “Uomini e Monete della Repubblica Romana”, che consterà di monografie incentrate sulla storia e biografia di alcuni personaggi e relative monetazioni durante la Repubblica Romana, nel corso del II e I secolo a.C. Il primo volume, in corso di stampa, è scritto da me e sarà intitolato “T. Quinctius Flamininus. Un aureo ellenistico (RRC 548/1)”. Nelle sue 64 pagine sarà riportata tutta la biografia di questo autentico protagonista dell’espansione romana in Grecia, con numerose immagini a colori, seguita dal Corpus dei suoi famosi aurei coniati in Grecia, con illustrazione a colori di tutti i 10 esemplari noti (incluso quello che sta nel Museo di Atene), con identificazione e sequenza dei conii. Il secondo volume, ancora da me curato, apparirà tra alcuni mesi e sarà intitolato “Cn. Domitius Calvinus. Un denario di Osca (RRC 532/1)”, dove sarà descritta la biografia di questo interessante personaggio, che fu l’unico con grado consolare a sopravvivere per quasi tutto il I secolo a.C. Era della stessa generazione di Cesare e morì ottuagenario al tempo di Augusto. Sarà analizzata in un Corpus anche la monetazione del suo denario coniato in Spagna, ad Osca, con catalogazione di almeno 163 esemplari più alcuni suberati e vari falsi. E’ stata tentata anche l’identificazione dei conii, con relativa sequenza. Ovviamente a questa collana potranno contribuire anche altri studiosi, con la prerogativa di descrivere con adeguato dettaglio la storia e la monetazione di alcune determinate emissioni. Posso qui anticipare che il mio prossimo campo di indagine riguarderà proprio la figura e la monetazione di Q. Cornuficius (RRC 509/1-5), seguito dalla figura e monetazione di L. Staius Murcus (RRC 510/1). Ancora più in là c'è sempre la speranza di mettere mano sull'ultima emissione di Bruto (RRC 508/1-3). E’ una indagine non facile stante sia la scarsità delle fonti storiche sia la rarità delle monete, molte delle quali confinate in collezioni pubbliche non sempre facilmente consultabili, sia il poco tempo libero per me…. Ovviamente è un lavoro ancora in progress e sto raccogliendo informazioni e immagini, anche attraverso contatti diretti con i musei (e non mancano sorprese, come la presenza di almeno due denari di Cornuficius nei medaglieri pubblici di Torino). Non sarò facile riuscire ad avere immagini a colori in adeguata definizione, ma ci provo. Intanto ho alcune anticipazioni sulle varie emissioni di Cornuficius, iniziando con il dire che ci sono due tipi di aurei a suo nome. RRC 509/1: con testa di Giove Ammone. Conosco almeno 3 esemplari (Vienna, Parigi, Lione), con un solo conio del diritto (con caratteristica rottura e escrescenza sul bordo alle ore 1) e due conii del rovescio. I pezzi di Vienna e Parigi provenivano dal leggendario tesoro di Brescello del 1714, che conteneva circa 80.000 aurei tardo-repubblicani, purtroppo sciaguratamente per la maggior parte rifusi. Il pezzo di Vienna era della collezione di Giambattista Tiepolo (1696-1770), noto pittore e avidissimo collezionista, che non si fece scrupolo di rifondere buona parte di aurei che aveva acquistato in blocco, proprio per mantenere alta la rarità degli aurei…. Per la storia del ripostiglio di Brescello consiglio la lettura di un volumetto, dove è ricostruito anche il luogo preciso del ritrovamento e le successive vicende: http://www.arborsapientiae.com/libro/17258/i-tesori-di-brescello-nummus-et-historia-xxvi.html Per l’immagine dell’aureo rimando al post # 6, del medagliere di Parigi (fu acquistato da un collezionista francese circa uno o due anni dopo dopo il rinvenimento del ripostiglio). RRC 509/3: con testa della personificazione di Africa, con pelle di elefante. Ho reperito tre esemplari, due in buon oro (Lione, Zagabria), da un solo conio del diritto e due conii del rovescio, uno dei quali in comune con l’altro aureo. Mi lascia assai perplesso il terzo esemplare, da Gemini X/2013, 357, che risulta essere un suberato. Non ricordo altri aurei repubblicani che siano suberati e sarei molto grato se mi segnalate qualcuno (di altre emissioni). Resta il fatto che questo esemplare suberato proviene da conii che sono diversi da quelli noti per gli altri due... Per quanto riguarda i denari. RRC 509/2: con gli stessi tipi dell’aureo con Giove Ammone. Ho trovato finora 10 esemplari, con un solo conio del diritto, che però non è lo stesso di quello adoperato per l’aureo, e 5 conii del rovescio. Posto l’esemplare del BM, noto fin dal 1843: RRC 509/4: con gli stessi tipi dell’aureo con Africa. Ho trovato finora 5 esemplari, tratti da uno stesso conio del diritto (anche qui però diverso da quello usato per l’aureo) e tre conii del rovescio. Posto l’esemplare ancora dal BM, proveniente dalla famosa collezione Hersh (che era un collezionista americano, molto attivo negli anni ’50-’70 del XX secolo e che morì senza avere figli e per disposizione testamentaria cedette la sua collezione al medagliere di Londra, preferendola, non so perché, a quello di New York), che l’aveva acquistata in asta Glendining nel 1950 (ex coll Platt Hall): RRC 509/5: con testa di Tanit a sinistra. E’ l’emissione più comune (relativamente), con oltre una ventina di esemplari noti con almeno 3 conii D/ e 6 conii R/ (alcuni incrociati con i precedenti denari). Uno dei più belli è quello recentemente apparso in asta NAC 85/2015, 816, apparentemente ritirato su disposizione della Soprintendenza spagnola (era di un collezionista spagnolo, che evidentemente non era molto in regola con l’esportazione) Uno dei denari di Cornuficius (dei tipi RRC 509/5) è stato poi ripreso e “restituito” da Trajano (RIC 808). Finora ho trovato un solo esemplare, di Parigi e noto fin dall’inizio del XIX secolo, di modesta conservazione Per tale ricerca avrei la necessità anche di avere buone scansioni di denari di Cornuficius da vecchi cataloghi (come ad esempio Spink – Geneve del 15-17 febbraio 1977, lotto 451). Farò successivamente richieste dopo che avrò sistemato le varie immagini che ho già raccolto. Poi esiste anche il problema dei falsi, soprattutto di quelli ottocenteschi. Era una monetazione molto richiesta anche nel XIX secolo e alcuni dei famosi falsari dell’epoca, come Cigoi e Tardani, fecero copie più o meno di fantasia. Particolarmente pericoloso il Tardani, che fu attivo tra fine Ottocento e gli anni ‘20 del XX secolo. Non conosco suoi cenni biografici, salvo che era di Roma e prese di mira soprattutto monete romane, del periodo repubblicano e imperiale. Faceva anche monete di fantasia, fra cui con testa coronata di Tanit-Cerere, ma a destra. Ne conosco tre esemplari (Brescia. Modena e Roma). Molto interessante l’esemplare di Roma, che era finito nella collezione Gnecchi, il quale ne fece cenno brevemente in RIN 1900, a pagina 154 e per il quale ho recentemente richiesto e avuto dal Museo una bella foto a colori (che non posso qui riprodurre): Il bello è che è un esemplare chiaramente suberato (mentre i pezzi di Brescia e di Modena sembrano in buon argento). Avevo vagamente sentito che certi falsari di fine Ottocento erano stati capaci di fabbricare denari falsi suberati….. Ne sapete qualcosa?. Sicuramente su Tardani sarebbe utile rintracciare i suoi conii, che a me risulta essere stati dispersi, con una parte nel Museo Nazionale Romano (debbo indagare), ma la maggior parte sembra sia finita allo Smithsonian Institute di Washington (forse grazie alla collaborazione di Clain Stefanelli, che veniva spesso a Roma, specie negli scorsi anni ’60). Non so come contattare questa immensa istituzione americana…. A voi risulta se nella raccolta della Società Numismatica Italiana esistono punzoni attribuiti a Tardani? Ne riparleremo…3 punti
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Un pezzo della nostra storia acquistabile a meno di un paio di occhiali griffati....approfittiamo di questa nostra epoca gente :blum:3 punti
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Mohammad Reza Pahlavi 1 Rial - data islamica/persiana 1353 (1974) ۱۳۵۳ - Rame/nickel Ma non si parlerà di questa mia monetina, l'ho inserita solo come un'immagine/capolettera. ________________________ Nel 1971 lo Scià Mohammad Reza Pahlavi celebrò i 2.500 anni della monarchia persiana della cui eredità si considerava depositario, fu preso in considerazione come anno iniziale il 559 a.C., l'ascesa al trono di Ciro il Grande. Nel 1976 sostituì il calendario islamico/persiano* con un "Calendario Imperiale", per cui si passò dall'anno islamico/persiano 1355 all'anno imperiale 2535 . (data ottenuta da: 559+1976 oppure da 1355+621+559) *Il calendario islamico/persiano solare fu introdotto nel 1922 (in precedenza veniva utilizzato l'islamico lunare), fu adottato sulle monete a partire dal 1925, quindi, qualche moneta dell'epoca, può presentare sia il 1343 che il 1304, entrambe sono equivalenti al 1925. La data imperiale sarà utilizzata sulle monete solamente dal 1976 al 1978: 1976 = 1355 - 2535 - ۲۵۳۵ 1977 = 1356 - 2536 - ۲۵۳۶ 1978 = 1357 - 2537 - ۲۵۳۷ Per la precisione su 12 monete spicciole per la comune circolazione (da 50 dinar a 20 Rial) e su 6 monete d'oro (0,25 - 0,50 - 1 - 2,50 - 5 e 10 Pahlavi). La cosa durò pochissimo, il 1979 infatti fu l'anno della caduta della monarchia iraniana e della cacciata dello Scià Reza Pahlavi (deceduto in esilio al Cairo l'anno seguente). Tre mie monetine con data imperiale (50 dinar (1/2 Rial) 2536 - 1 Rial e 2 Rial 2535) ________ ________2 punti
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Buonasera a tutti! 1997 Macedonia 1 denar2 punti
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Grazie @@soleshine, @@nando12 e @@miza, per i vostri commenti. Una volta tanto, invece di sopravvalutarla, l'avevo sottovalutata :D2 punti
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dittico da 10000 lire verso il 2000 rappresentante la guarigione del paralitico e la tempesta sedata,il D/ è il medesimo per entrambe2 punti
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buona domenica a tutti :) ancora qualcosa dalla Santa Sede... 500 Lire commemorative della giornata mondiale della gioventù nelle varianti FDC e FS2 punti
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Si tratta dello stesso esemplare, di Parigi. Le piccole differenze sono dovute sia alle tecniche di riproduzione fotografica sia al fatto che la seconda foto, con colori artificiali, è stata fatta su un calco, come si usava ancora all'inizio del XX secolo.2 punti
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Indice volume CXVII (2016) G. Girola, XV Congresso Internazionale di Numismatica – Taormina. MATERIALI D. Martìnez Chico, La moneda aes grave hallada en la Penìnsula Ibérica y su relación con la Segunda Guerra púnica. M. Asolati, Una bolla plumbea del doge Orso I Particiaco (864-881). L. Gianazza, A. Van Herwijnen, Un denaro inedito a nome di Ugo di Arles "imperatore". SAGGI CRITICI C. Perassi, A. Bona, La 'Tariffa' di Palmira. Un aggiornamento bibliografico ragionato. F. Marcattili, Et ipsa suis deplangitur Ardea pennis. Enea, Turno e le ceneri di Ardea in un medaglione di Antonino Pio. A. Gandila, Going East: Western Money in the Early Byzantine Balkans, Asia Minor and the Circumpontic Region (6th-7th c.). A. Toffanin, DONVM DEI. Una serie speciale della zecca di Milano. MEDAGLISTICA A.S. Legé, Da Londra al Louvre, un manoscritto ritrovato: Copia d’un libro d’un Spagnolo di molti belli secreti ch’era in zifra dell’Arte del gettar medaglie et bellissimi sofisti. NOTE E DISCUSSIONI V. La Notte, L’inesistente dracma di Teanum Apulum. P. Visonà, Deconstructing SNG Copenhagen 42 North Africa: Syrtica – Mauretania. T. Lucchelli, Nuove prospettive nella ricerca sulla moneta della Magna Grecia. Due libri recenti sulle zecche di Sibari e Reggio. D. Martínez Chico, Un cuadrante inédito de las emisiones anónimas (81-161 d.C.) encontrado en Castulo, ¿conexión con centros mineros propiedad del Senado? G. Manganaro, Ancora sui tetradrammi alessandrini (nummi) in Sicilia. A. Savio, Una rara moneta di Thyateira nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro. RECENSIONI E SEGNALAZIONI G. Girola: W. Szaivert, N. Schindel, M. Beckers, K. Vondrovec (hrsg. von), TOYTO APECH TH XWPA. Festschrift für Wolfgang Hahn zum 70. Geburtstag. G. Girola: J. Elayi, A.G. Elayi, Phoenician Coinages. V. De Pasca: A.L. Morelli, Monete di età romana repubblicana nel Museo Nazionale di Ravenna. S. Marsura: M. Beckmann, Diva Faustina. Coinage and Cult in Rome and the Provinces. A. Cavagna: D. Calomino, Roma, Museo Nazionale Romano. Le monete romane provinciali della Collezione De Sanctis Mangelli. Parte I. C. Perassi: D. Hollard, F. López Sánchez, Le Chrisme et le Phénix. Images monétaires et mutations idéologiques au IV e siécle. G. Girola: N. Schindel, Sylloge Nummorum Sasanidarum. The Schaaf Collection. F. Betti: K. Vondrovec, Coinage of the Iranian Huns and their Successors from Bactria to Gandhara (4 th to 8 th century CE). L. Passera: S. Ranucci, Le monete della rocca di Cittareale. Materiali per lo studio della circolazione monetale ai confini settentrionali del Regno. E.A. Arslan: R. Naismith, M. Allen, E. Screen (ed. by), Early Medieval Monetary History. Studies in Memory of Mark Blackburn. G. Girola: L. Bellesia, Le monete di Sabbioneta, Le monete dei Gonzaga di Pomponesco e Bozzolo, Le monete di Rimini. A. Saccocci: H. Winter, Die Medaillen und Schaumünzen der Kaiser und Könige aus dem Haus Habsburg in Münzkabinett des Kunsthistorisches Museums Wien, Band I, Friedrich III. und Maximilian I. A. Cavagna: A. Guerrini (a cura di), Il Medagliere del Palazzo Reale di Torino. Storia e restauro della sala e delle collezioni. S. Struffolino: M. Asolati, Le "antiche Monete della Cirenaica" nella letteratura numismatica tra Ottocento e Novecento. Buona lettura a tutti2 punti
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Anch'io sono in un periodo piuttosto complicato, deciderò all'ultimo minuto, anche se la voglia è tanta le possibilità di poter essere presente sono esigue ... In bocca al lupo a tutti con i miei più vivi complimenti per l'iniziativa e la costanza di continuare nonostante tutto e nonostante quelli come me che non riescono quasi mai ad esserci.2 punti
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Ciao, dopo un po' di tempo torno a postare una medaglia. Medaglia per il soggiorno di Pio IX nel Regno di Napoli Una di quelle medaglie che accorpano Pio IX con Ferdinando II e coniate da i grandi maestri dell'epoca nella zecca di Napoli Catalogata dal D'Auria n° 222 Purtroppo il tondello non è perfetto e deve essere stata tra le ultime coniate visto il problema alla base. Medaglia di scarsa apparizione sul mercato2 punti
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Ciao, oggi condivido con voi una medaglia inseguita da tempo. Viene data solo R2 ma per le apparizioni in aste direi che un altro R ci sta proprio. Medaglia di Pio IX per il soggiorno di esso presso il Regno di Napoli Medaglia che viene ricondotta sotto le medaglie Pontifice per la presenza di Pio IX ma che venne fatta coniare a Napoli dai migliori incisori dell'epoca. Purtroppo il tondello e la battitura deve essere stata fatta alla fine/limite del conio Medaglia da 67 mm2 punti
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Parlavo di confronti possibili in questa discussione con un altro utente del forum, possono essere veramente tanti su varie monetazioni, Napoli per esempio con Filippo II. Gli spunti possono essere molti e chissà se ci sarà qualcuno che li raccoglierà ... :blum:, certo ci sono affinità e differenze,vediamole con questo scudo d'oro del 1582, altra fantastica moneta di Bolaffi 22.... Io credo che non ci si debba chiudere nel proprio ambito specifico ma si debba guardare sempre oltre il proprio orticello soprattutto quando i regnanti sono gli stessi.....2 punti
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Buonasera, posseggo una livrea nobiliare e chiedo il vostro aiuto nel riconoscerne, ove possibile, la famiglia di appartenenza alla quale si possa ricondurre. L' intero blasone è sorretto dalla parte sinistra da un levriero, ed alla destra da un cervo. Il dettaglio della croce della bandiera è di colore giallo, su sfondo blu, come lo stemma della città di Tolone, ho scoperto, ma chiaramente non so se sia corretto. Appena sotto quel blasone " a bandiera " se ne nota uno a sfondo bianco, con tre papere nere. Questo blasone ho scoperto possa essere riconducibile ai " Schiltigheim ", ma non ho idea in quanti altri nella storia l' abbiano adoperato. L' ultimo dettaglio che, sono riuscito probabilmente a riconoscere, è quello dei tre pallini, gialli su sfondo rosso, probabilmente riconducibili a Richard de Vesvrotte, ma ritengo sia molto poco attendibile. Dietro ad ogni bottone vi è la dicitura " QUALITE SUPERIEURE ", con due " V " sotto la lettera " Q " ed una " L " , sotto la lettera " S ". La dicitura mi fa pensare che si tratti di una livrea francese, ma chissà, potrebbe trattarsi di una livrea ligure, piemontese o valdostana di qualche casato nobile o gentilizio, di confine ? Per il resto, non sono riuscito a riconoscere nient' altro. Ringrazio anticipatamente chi avrà modo di aiutarmi in questa mia ricerca, Dave.1 punto
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Il primo amore non si scorda mai (le monete), ma riconosco che anche la cartamoneta ha il suo grande fascino, soprattutto storicamente, visto che con relativamente "poco", si può comprare un pezzo di storia "parallela" alla monetazione metallica di VEIII (cosa che permette di completare appieno certe monetazioni, almeno a mio parere), o, per certi casi, si possono approfondire periodi storici molto tristi (vedi ad esempio Repubblica Sociale Italiana, Luogotenenza o occupazione americana) che invece latitano con le monete (eccezion fatta per il 20 centesimi in Ac, ma...) Ho notato che una banconota che piace molto, è un po assente anche andando indietro nelle discussioni. Ho avuto la bella fortuna di incontrarne un esemplare davvero piacevole, per cui spero di far cosa gradita condividendo con voi questo biglietto da 50 Lire – Tipo: Capranesi – Buoi Decreto di emissione del: 12/01/1919 Misure: 167 × 96 Mm totali; Misure della parte stampata: 156 x 84 Mm; Firme: Canovai / Sacchi; Bibliografia: Crap. 3.68; Stampa: Officine Banca d’Italia di Roma; Tiratura: 2 000 000; Conservazione: Non trattata. Quattro piccoli fori da spillo, e qualche grinza. Leggera piega centrale non marcata.Colori eccezionali. Filigrana: Nell'ovale sinistro Dante Alighieri; Contrassegno di Stato: Testina d'Italia e Decreto Ministeriale 1896; Numero di Serie: Q 119 7739, ogni serie è composta da 10.000 pezzi; DRITTO: Nella destra dea Pallade elmata con ulivo e scudo; nel contorno agrumi. In alto, firma d'epoca, che non intacca la stampa. E' un piccolo nucleo di 50 esemplari tutti firmati con la stessa grafia. Qualcuno ne sa qualcosa in merito?1 punto
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Per me è in conservazione SPB (si presenta bene) :D scherzo ovviamente. Per i miei parametri è ok, mi piacciono così, per la "sigla ufficiale" mb bb spl ecc. (ecc. non è una conservazione) aspetta magari altri pareri. 18/20 euro li avrei spesi.1 punto
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Mancano ormai solo due settimane al convegno! Ho il piacere di presentarvi la locandina definitva dell' evento: Come potete vedere, in parallelo al convegno, ci saranno una mostra ed una conferenza, quest' ultima organizzata in collaborazione col neonato Circolo Numismatico Romano Laziale, dedicate agli Anni Santi1 punto
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@@Ric70 ciao Bella monetina! A me sembra in FDC. Sarà la foto un po scura, ma non vedo ne graffi sui campi ne colpi sul bordo... Solo una cosa non capisco guardando la foto: quella riga più chiara in fondo al timone è un graffio o un effetto fotografico? Per il resto non manca nulla! Anche i chiodi sulle staffe del timone sono ben visibili. :good:1 punto
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Ducato di Milano; Filippo V di Borbone Re di Spagna (1700-1706); zecca di Milano; R quattrino. D/ philippvs · v · rex · h Busto corazzato a d., testa nuda. R/ corona / ml · ni / dvx in ghirlanda. Bibl.gen.: CNI V, p.369, n.25;1 punto
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E' uguale a quello descritto e illustrato dal Crippa a pag.157, considera rarità R/21 punto
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Ciao Matteo, metto un breve estratto di carattere generale da una cosa che sto scrivendo: "Un percorso d'analisi sinora trascurato, che può rivelarsi foriero di nuove utili indicazioni, è quello incentrato sulle iconografie e sulle modalità e ragioni del loro reciproco influenzarsi"... Già nel 1875 von Sallet sostenne che i Greci si copiavano a vicenda le iconografie monetali, imitandole o ispirandosi a esse, anche tra aree molto distanti, probabilmente sull'onda di legami commerciali. Le motivazioni potevano essere in realtà molto più diversificate: politiche, religiose, militari, economiche di varia natura (ad esempio perchè un tipo di moneta era particolarmente diffuso e accettato). La moneta antica era un "documento ufficiale dello stato" e l'immagine al di sopra di essa era sema, ossia segno identificativo ed esprimente i valori e le ideologie dello stesso. Pertanto le iconografie monetali non erano frutto di scelte accidentali, di carattere puramente estetico o artistico, ma di decisioni precise da parte dei detentori del potere. "Per decodificare l'immagine occorre dunque conoscere i codici del costume, della società, delle concezioni, della storia, cioè conoscere la cultura dei popoli che l'hanno utilizzata". La monetazione di Alessandro, e in particolare i suoi tetradrammi (testa di Eracle/Zeus Etoforo) è per l'Alto e Medio Ellenismo ciò che le civette di Atene erano state per l'epoca precedente: la fashion coinage per eccellenza. Ovunque se ne può vedere l'influenza,talora per motivazioni commerciali, vedi ad esempio le numerose serie di Alessandri civici, talora per motivazioni politico/propagandistiche come in questo caso o in vari altri da parte dei basileis dei regni anche più lontani. A partire dai più immediati sovrani che si ritagliano un pezzetto del mastodontico impero di Alessandro tutti non possono fare altro che ispirarsi a lui, sotto tutti i punti di vista tra cui anche quello numismatico. Sono appunto suoi successori e non possono/vogliono non mostrarsi come tali. Alessandro è il modello di riferimento della regalità. Altra citazione: in un mondo privo degli attuali mezzi di comunicazione la propaganda era affidata a strumenti quali la scultura e la pittura, la letteratura, atti eclatanti soprattutto connessi alla devozione religiosa..., ma quello che più tra tutti permetteva di raggiungere capillarmente ogni singolo individuo, per quanto magari avesse un impatto inferiore ad altri, era indiscutibilmente la moneta: come ancora oggi, ma molto più di oggi, la moneta era pregna di significati simbolici e nulla era lasciato al caso, tutto invece accuratamente studiato e calcolato. P.S. le imitazioni più o meno fedeli della monetazione di Alessandro o ispirate a essa in epoca ellenistica sono una quantità enorme...1 punto
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Bisogna considerare che Rodolfo entra nella pianura padana nel 922 e sconfigge Berengario a Fiorenzuola ma assume il titolo solo nel 924 quando Berengario muore. Nei 2 anni però è lui che comanda. Produce denari a Milano e Pavia seguendo la terza tipologia di Berengario ma apponendo la dicitura RODOLFO PIVS REX od altra scritte a lui riconducibili.1 punto
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ciao, è un bezzo da 6 bagattini anonimo veneziano, San Marco / Madonna con RCLA (Regina Coeli Laetare Allelujah), emesso nel '600 - '7001 punto
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Io suggerirei quattrino per Benedetto XIV zecca di Gubbio. http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-BE14GU/8 Probabilmente la variante segnata al punto 4-5, Munt 548. Non ho certezze, è solo un'ipotesi! :) Ciao!1 punto
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La patina è originale, anche se, prima della pulizia, doveva essere molto più consistente, gradevole ed omogenea. I graffi, ben visibili al dritto, credo vadano addebitati proprio a qualche maldestro intervento meccanico: peccato perché la moneta, nel complesso, sarebbe piacevole e interessante, soprattutto per la contromarca NCAPR.1 punto
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Buongiorno , il "penny" in alluminio : ne ho uno pure io ... come anche altre che imitano "franchi " Svizzeri , stesse dimensioni è materiale, non ho mai capito a cosa servissero. :pardon:1 punto
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Provo a dire anche io la mia sulla famosa "dracma Eolo" nel pieno rispetto di tutte le opinioni fin qui espresse. Io penso che in alcuni casi i conii finali delle emissioni venivano sottoposti ad intenso utilizzo: si preferiva utilizzarli fino all'inverosimile, anche quando ormai producevano veri e propri orrori, piuttosto che sostituirli con nuovi conii, che venivano realizzati solo nell'ambito dell'emissione successiva. Come esempio di conio sfruttatissimo che produce monete con raffigurazioni ben diverse da quelle solite allego le foto di due esemplari PRICE 678: la seconda moneta sembra diversissima dalla prima ma proviene dallo stesso conio di rovescio, ridotto ormai ai minimi termini.1 punto
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Salve, anche io sono d'accordo con @@andreagcs , la discussione verteva su possibilità diverse dal "falso". Forse abbiamo dato troppo spazio a questo off topic da me creato (e per il quale mi scuso). Apro un nuovo argomento postando le foto della mia moneta per chiunque volesse approfondire, liberando questo bellissimo topic da ulteriori "ombre". Buona serata A.1 punto
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Ciao! Grazie Daniele del reportage; purtroppo la sovrapposizione di eventi, impedisce di partecipare a tutti .... un vero peccato. :pardon: saluti luciano1 punto
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Questa è una delle imitazioni celtiche più somiglianti di una dramma del Grande. EASTERN CELTS. Danube region. Ca.2nd Century B.C. Drachm. Imitating Alexander the Great types. Beetlebrowed, coarse-featured Herakles head r. clad in lion's mane formed of crescent dashes on the bottom. Rv. Zeus enthroned l. holding dove-like eagle, degenerate bee (?) before. 4.05 grams. The Celtic Alexander imitations are much less encountered that the imitations of Philip III. Sharp. Very Fine. apollonia1 punto
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Ciao, non è un sesterzio inedito quanto un NOT IN RIC! Iperrarissimo! Esemplare unico! Decisamente UNICO e IRRIPETIBILE! Si riferisce al Trionfo di Traiano (114 d.C.) al rientro dalla Guerra Dacica contro Decebalo. E in particolare ad un evento di cui si sono perse le tracce storiche ma che è rimasta tramandato nella tradizione orale della mia famiglia. Il mio bis-tris-bis avolo si mosse da Tergeste a Roma per assistere al Trionfo e alle manifestazioni collegate. In realtà una di queste era costituita da un incontro di pugilato tra il campione romano Primus Carnerus (non tergestino ma dell’area friulana) del quale il mio antenato faceva parte dello staff e tale Cassius Caius detto Magnus (il più grande), un pugile di colore naturalizzato dacico (che in seguito abbandonò la religione romana per adottare una non meglio conosciuta religione orientale e per la quale mutò il nome in Mohammed Alì). Il combattimento proseguì senza sosta senza alcun vincitore (non esistevano le pause tra le varie riprese) e i due se le dettero di santa ragione. Dopo varie ore i due, sfiniti, malconci e pesti all’inverosimile, caddero pressoché all’unisono sul suolo. Nonostante gli interventi dei due staff, nessuno dei due si rimise in piedi. Bisognava comunque decretare un vincitore e chiaramente questo, per non oscurare il Trionfo imperiale e la Gloria di Roma, avrebbe dovuto essere Primus. Ma tutti i tentativi risultarono vani. Niente da fare. Non si ripigliava. E il regolamento recitava: vincitore è colui che resta in piedi. Il buon Traiano trovò la scappatoia. In piedi sul palco vi era una persona: l’arbitro Concettus Lo Bellus, un centurione che a rovescio è rappresentato a sinistra più piccolo per dimensioni mentre osserva i combattenti. “Decreto vincitore su tutti Concettus Lo Bellus oovvero l’Esercito Romano che è emanazione di Roma, che trionfa sull’Orbis e su tutti, siano essi amici ma che combattono per la propria Gloria personale o nemici che lottano per sconfiggere l’Impero.” I sesterzi che dovevano commemorare l’evento ( quantomeno… imbarazzante per Traiano) furono bloccati prima della distribuzione tranne uno, messo nel borsello da tale Marcellus Truffaldinus, operaio della zecca. Sembra che egli abbia capito che la moneta non era spendibile salvo venir scoperto e abbia deciso di tenere l’esemplare tra i beni familiari come ricordo. Più tardi i suoi pronipoti (anch’essi operai della zecca) vennero trasferiti in Gallia a Lugdunum. Poi si perse ricordo dell’esemplare. Che ora è emerso dalla nebbia dei tempi passati. Ciao Illyricum :rofl: :rofl: :rofl: :rofl: :rofl: NB: l'SC in essergo non sta a indicare il Senatus Consulto quanto "Son Concettus" (il vincitore)! II NB: Un'altra versione familiare riporta che il campione romano era tale Ninus Ave (Nino Benvenuti) che nacque appunto a Tergeste. Ma soprattutto: scusatemi... un'occasione così ghiotta per buttarla in ridere non potevo lasciarmela scappare!! :D1 punto
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Ah ... volevo aggiungere una "ipotesi azzardata": fra le monete è esposto un genovino con il simbolo P a inizio legenda, http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GEIAN/7 , visto che sono secoli che i numismatici genovesi si interrogano su quel simbolo ed è l'unico caso con il simbolo prima di IANVA e non alla fine, a me è venuto in mente che possa essere non il simbolo dello zecchiere bensì della zecca. Nel senso che potrebbe essersi verificato in quell'epoca lo spostamento della zecca dalla prima sede, adiacenze della cattedrale San Lorenzo, alla sede vicina a Palazzo San Giorgio, infatti la lettera P era nello stemma della "Compagna della Porta": http://www.francobampi.it/genova/territorio/compagne.htm1 punto
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Meglio farsene una ragione. Questa moneta era un acquisto sbagliato fin dall'inizio. Non voglio più agitarmi perché mi sono agitato già troppo. Lo scopo di questa discussione era quello di mettere all'allerta tutti i collezionisti e chi del settore che questa moneta e stata rubata e mi appartiene fisicamente e quindi di denunciare immediatamente se venisse vista in circolazione. Quindi si prega di evitare commenti inutili su l'una o sull'altra parte. Purtroppo ritengo che non aver fatto un assicurata per un valore così elevato sia stato un grande errore anche da parte mia. Come si dice: sbagliando si impara.1 punto
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Vengo dom mattina...peccato non ci siano conferenze di domenica ciao1 punto
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Nel libro di Simonluca Perfetto: c'è un passo che, non vi nascondo, mi ha un po' destabilizzato; un'informazione che non avevo letto in nessun'altra pubblicazione. Il libro riguarda lo studio di un inedito manoscritto in lingua catalana, redatto dal maestro di zecca: Francese Ximensis o Francesco Senier. E' grazie a questo manoscritto che si riesce ad ottenere informazioni sulla carriera di questo Maestro e delle sue funzioni nell'ambito del Regno delle Due Sicilie; oltre a ciò è interessante correlare gli aspetti storico-economici del periodo, i problemi mercantili e bancari e, ovviamente, il lavoro nella zecca con le registrazioni istituzionali. Il periodo al quale mi riferisco è quello di Alfonso d'Aragona, detto il Magnanimo (1436 - 1458); siamo nel periodo nel quale a Venezia dogava Francesco Foscari, il più longevo tra i dogi della Serenissima. La nota bibliografica del libro, la nr. 303, cita: ASP, Regia Cancelleria, vol. 72, Conto di coniazione di ducati veneti contraffatti, (Palermo, 28 giugno 1438); ff. 81v-82r. Di quali ducati veneti si tratti, non si sa, ma il periodo è quello nel quale dogava il nostro Francesco Foscari ed allora si può presumere che queste contraffazioni riguardassero i ducati a suo nome o a nome dei dogi precedenti. Ulteriore punto interessante del libro di Perfetto e che è stato per me un'altra sorpresa, è stato quello di trovare tanti "ragusei" impegnati nelle zecche del Regno delle Due Sicilie. Ragusa, amica/nemica della Serenissima, che già gli aveva dato grossi problemi con la coniazione di grossi , grossetti e denari ad imitazione dei suoi. Sarebbe peregrino pensare che queste maestranze ragusee, certamente capaci, fossero state chiamate a coniare ducati d'oro veneziani contraffatti? Personalmente non ho mai trovato ducati veneziani attribuiti al Regno delle Due Sicilie; può essere che fossero tanto simili da non poter essere distinti da quelli originali? Ma se fossero stati un po' differenti dagli originali, tanto da inquadrarli tra le contraffazioni, siamo certi che non potessero essere attribuiti a zecche turche o delle colonie greche o più semplicemente a zecche balcaniche? Non so rispondere, purtroppo. saluti luciano1 punto
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2 Lipe 1995 Croazia Repubblica Croata (1993-2015)1 punto
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1 Piso 1995 Filippine Repubblica delle Filippine (1995-2015)1 punto
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Sicuramente si trattò di una scelta propagandistica. Figurarsi se non si coglieva l'occasione per rivendicare una discendenza dal Magno, anche per suscitare un timore reverenziale da parte delle bellicose popolazioni limitrofe.1 punto
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per gli appassionati di cavalli, allego immagini migliori della moneta in questione, entrata nella mia collezione, una moneta inedita per legenda1 punto
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