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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/24/15 in tutte le aree
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La faccio breve: alla morte del doge Un bambino doveva trarre a sorte da un'urna i nomi di 30 consiglieri, col limite che non appartenessero alla stessa famiglia e non avessero alcun legame di sangue, dai quali si sarebbero tratti a sorte 9, col compito di nominare 40, ridotti a 12 per ballottaggio. Questi dovevano eleggere 25 membri, da cui estrarre 9 che eleggessero 45 consiglieri, da cui estrarne 11 che nominassero infine i 41 cui sarebbe spettata l'elezione del nuovo doge. Indovinato? :-) Ciao! Chiara3 punti
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eccomi, vi posto un 50 kopeks 19673 punti
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Buona serata E' proprio di poche settimane fa l'annuncio sul Giornale della Numismatica, dell'uscita del libro "L'area monetaria veronese. Verona e Tirolo". http://www.ilgiornaledellanumismatica.it/?p=6912 Monetazione importante quella di Verona che ha non pochi estimatori ed appassionati ..... e poi è così prossima alla veneziana dei primi tempi, che non è eludibile. Un plauso agli Autori e in particolare a Federico ... Lamonetiano da lunga data. saluti luciano2 punti
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Ammetto di non avere letto la discussione precedente (è un brutto periodo, purtroppo). Qui, però, monetaio non ha contestato la chiusura della discussione, bensì ha detto che gli sarebbe piaciuto potere continuare leggere il dibattito storico. La domanda è: si è in grado di aprire un dibattito storico, senza sfociare in partigianeria, politica, confessionismo, clericalismo od anticlericalismo? Non credo, ma la speranza continuo testardamente a non perderla2 punti
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Credo che tu abbia interpretato male le mie parole, massi75.... Significa: facendo un discorso puramente contabile, e facendo finta di non considerare la totale mancanza di etica insita nelle operazioni di tooling...non le sto giustificando, ma condannando, chiariamolo....era solo per far capire che , economicamente, certe operazioni devono avere una certa valenza e non essere di trascurabile ritorno economico come ipotizzato da margheludo, altrimenti perché impiegarci tanto tempo e fatica ( che avrà un costo in denaro). Se queste operazioni fossero davvero così antieconomiche come ipotizzato, non si spiegherebbe il perché nelle aste specialmente di certi paesi( di cui si è parlato ad libitum anche qui) si trovino così tante monete tooled. Spero di aver chiarito esaustivamente il mio punto di vista.2 punti
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Le pochissime e circoscritte campagne di scavo non hanno mai restituito materiale numismatico. Le uniche monete provenienti ufficialmente dal sito sono quelle scoperte nel 1890 nel cosiddetto ripostiglio di Santa Maria di Licodia, a cui dovrebbe aggiungersi secondo alcuni per luogo di provenienza, il famoso tetradramma di Aitna che a quanto si dice sarebbe stato rinvenuto proprio a Civita. Ritornando al suddetto ripostiglio, fu casualmente riportato alla luce da un contadino che lavorava la terra e "illustrato magistralmente" nel 1891 da Arthur Evans. Il tesoretto viene considerato "fusione di più nuclei diversi", il cui seppellimento si colloca agli inizi del IV secolo ed in particolare al 370 a.C. (Jenkins), attualmente si trova disperso e alcuni pezzi fanno parte della collezione del Museo dell'Università di Harvard. In esso erano presenti: Messina: 3 tetradrammi Mozia: 1 tetradramma Selinunte: 1 tetradramma Siracusa: 67 decadrammi (8 di Kimon, 20 di Euainetos) / 6 tetradrammi Atene: 2 tetradrammi e "molti pegasi" di cui si sconosce il numero esatto. In aperto contrasto alle ipotesi del prof. Rizza è invece un altro grande docente universitario dell'Ateneo catanese, Giacomo Manganaro, noto epigrafista e numismatico che a tal proposito scrive: " Solo attraverso Katane o Naxos monete e un kerykeion (della metà del V secolo) dei Rheginoi potevano arrivare fino ad Aitna-Inessa, se da collocare a Civita presso S. Maria di Licodia, nella quale pare siano state rinvenute litrai sileniche di Aitna e di Katane, quelle di Abakainon e bronzetti di Piakos." Il centro è infatti un importante "feudo di caccia" conosciuto specialmente nell'ambiente degli scavatori clandestini per la ricchezza dei rinvenimenti numismatici. Nel corso del tempo sembra che molte ed importanti siano state le scoperte di monete in questo sito, al riguardo vorrei ricordare che tra gli anni '70 e '80 si era sparsa la voce del presunto ritrovamento proprio a Civita, ma anche a Randazzo di altri esemplari di tetradramma di Aitna. Un'altra prova indiretta dei cospicui ritrovamenti numismatici provenienti dalla zona è costituita dalle numerosissime monete immesse illegalmente nel circuito di vendita internazionale. Tale prova ci viene fornita ulteriormente dal prof. Manganaro che è stato da sempre un acuto e affidabile conoscitore del mercato antiquario e delle sue dinamiche, il quale registra soprattutto negli anni '80 un "pullulare" nelle case d'asta "specialmente estere, di tante monetine in argento della Sicilia greca, con esemplari estremamente rari o inediti". Sulla provenienza di gran parte di queste frazioni d'argento non ci sono dubbi, infatti il prof. Manganaro scrive: "...nel centro anonimo di Civita presso Paternò, identificabile certamente con Aitna-Inessa. Da quest'ultimo centro, setacciato dai clandestini da anni, provengono verosimilmente le manciate di Kerma ricche degli inediti di Katane, mai prima emersi dal suolo catanese" che Christof Bohringer presenta nel 1949 a Berna. Io stesso infatti ho potuto appurare la veridicità di queste parole consultando vecchi cataloghi, soprattutto di case d'asta tedesche e ticinesi, in cui venivano presentate moltissime monete provenienti da Paternò. Ricapitolando la situazione, secondo la Soprintendenza di Catania i dati cronologici raccolti negli ultimi scavi del 1995 hanno potuto confermare la tesi del prof. Rizza, cioè quella di escludere l'identificazione di Civita con Aitna-Inessa. A tal riguardo la stessa Soprintendenza di Catania scrive: "...a nostro avviso, il dibattito sull'identificazione di Aitna-Inessa è ancora sostanzialmente aperto (non si dimentichino anche i problemi di ordine epigrafico e numismatico)." Al momento la città di contrada Civita rimane dunque anonima, anche se qualcuno ha voluto identificarla sulla base di elementi numismatici, con l'antica città indigena di Piakos.2 punti
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Annosa questione l'identificazione topografica di Aitna-Inessa, che ha visto nel corso del tempo il contributo scientifico di diversi storici, archeologi e numismatici. La maggior parte dei rinvenimenti numismatici della zecca di Aitna si concentrano principalmente nei territori dei comuni di Paternò e Santa Maria di Licodia. Le poche e discontinue ricerche archeologiche nella zona non hanno mai portato a una identificazione definitiva del sito di Aitna-Inessa, ma solo ipotesi di localizzazione. Allo stato attuale i siti maggiormente indiziati sono: l'acropoli di Paternò, contrada Civita e Poggio Cocola (località conosciuta anche come Poira). Proposte di identificazione e storia della ricerca archeologica nel territorio A parte qualche breve intervento di scavo da parte di Paolo Orsi agli inizi del '900, la ricerca archeologica nei territori di Paternò e Santa Maria di Licodia ha inizio tra gli anni '50 e '60, con il prof. Giovanni Rizza, già direttore dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Catania. Il docente universitario avviò le prime indagini sistematiche sul terreno in contrada Civita, sull'acropoli di Paternò e in località Poira-Poggio Cocola per l'urgenza di contrastare gli scavi clandestini che in quel periodo stavano assumendo carattere sempre più intensivo. Contrada Civita Civita è una vasta contrada che si trova tra Paternò e Santa Maria di Licodia, a metà strada tra i due comuni che ne hanno rispettivamente competenza amministrativa. La zona comincia a destare un certo interesse dal punto di vista archeologico solo quando viene visitata regolarmente da Paolo Orsi. L'insediamento di Civita viene spesso identificato, non si sa se a torto o ragione con Inessa-Aitna, la città indigena in cui nel 461 a.C. si rifugiarono i coloni dori cacciati da Catania. Nei secoli passati si conosceva ben poco di questo insediamento, sebbene questo fosse il luogo di provenienza di una famosa statua fittile di Kore, pubblicata nel 1904 da Giulio Emanuele Rizzo. Le prime ricerche ufficiali nel sito - come già accennato in precedenza - si devono al prof. Rizza il quale effettuò dei saggi di scavo che hanno permesso di individuare l'esistenza di un importante centro indigeno-ellenizzato di facies affina a quella del Mendolito di Adrano. L'area della città si estende su un pianoro lavico, ampio più di 25 ettari, circondato da una poderosa cinta muraria che cinge l'abitato su tre lati. Le abitazioni portate alla luce coprono un arco cronologico che va dall'età arcaica al IV secolo a.C., dimostrando già a partire dal V secolo a.C. l'esistenza di un impianto urbano regolare che rimanda alla presenza stanziale dei greci sul sito. Alla fine degli anni '50 furono raccolte dentro l'abitato diverse ceramiche e terrecotte votive di tipologia soprattutto calcidese, riferibili ad un santuario di Demetra e Kore, che trovano riscontro tipologico con la stipe votiva di Piazza San Francesco a Catania. Nello stesso periodo si data all'interno del perimetro urbano il ritrovamento fortuito da parte di un contadino di un prezioso, quanto raro, caduceo di bronzo, oggetto che nell'antichità costituiva l'attributo principale degli ambasciatori. Il caduceo (kerykeion) di civita reca sull'impugnatura l'iscrizione RECINON (dei Reggini) e testimonia dunque un rapporto tra gli abitanti del centro indigeno etneo con quelli della colonia calcidese di Reggio. Le poche tombe scavate nella necropoli meridionale mostrano decisamente un quadro misto, in cui si ha la presenza di indigeni di rango elevato e sepolture di greci a partire dalla metà del VI secolo a.C. Tra i materiali di spicco provenienti dai corredi tombali si segnala in particolare una cista bronzea a cordoni di produzione etrusca, frammenti di un'armatura e di un elmo e monili in oro e argento. Gli elementi raccolti nel corso di quelle campagne di scavo permisero di stabilire lo sviluppo cronologico della città, che va dall'età arcaica (facies di Licodia Eubea) alla seconda metà del IV secolo a.C., cioè fino all'età dionigiana, periodo in cui si ipotizzò venisse distrutta, forse da un terremoto. Dopo il IV secolo a.C. non sono note frequentazioni nel sito, infatti in età imperiale, quando la città era ormai in stato di abbandono, i romani vi fecero passare l'acquedotto che da Santa Maria di Licodia portava l'acqua a Catania. Tali dati hanno indotto il prof. Rizza a escludere che si possa trattare di Aitna-Inessa, la città menzionata dalle fonti fino al periodo romano. Le ultime indagini effettuate dalla Soprintendenza di Catania si datano al lontano 1995, avviate anche questa volta "per contrastare un'attività di scavo clandestino particolarmente intensa", ed hanno riportato alla luce i resti di due case, inseribili nello stesso impianto urbano messo in luce in passato. continua................2 punti
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Però la moneta di Ivrea imita il tirolino di Merano per ragioni credo legate alla fortuna economica di quell'emissione, riprendendo un'aquila già più tirolese che imperiale; il grosso di Milano invece è un vero proprio manifesto politico, di adesione alla restaurazione imperiale. Poi le cose andarono in un altro verso, ma il buon Enrico ci ha provato, come mostra la fattura sveva dell'aquila raffigurata sul grosso2 punti
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Non si può non condividere quanto scrive l'articolista, e applicarlo anche alle nostre amate monete, che nella maggior parte dei casi non sono nemmeno esposte, e quindi più facili da rubare senza che nessuno se ne accorga: "Che strano Paese il nostro. Lascia pressoché incustoditi, per mancanza di fondi, capolavori d’arte esposti in pubbliche strutture. E nel contempo investe denaro per un apparato burocratico che complica la vita ai collezionisti e ai mercanti per bene. Se avete in casa l’opera d’un maestro del Cinquecento sarete costretti a controlli, verifiche, pile di documenti e interminabili e faticosissime trafile. Lo Stato no. Può permettersi di esporre decine di magnifici quadri, con l’ingresso a disposizione dei criminali." petronius2 punti
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Le forze dell'ordine non possono presidiare tutto: sono tutte già impegnatissime nella caccia di un collezionista che ha un centennionale di Costantino!2 punti
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Buongiorno, Appena arrivata medaglia asta negrini n.1. Dovremmo essere intorno all 'SPL forse qualcosina in piu'. Vi piace la patina? Che ne dite? Grazie a tutti Silver1 punto
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Dopo aver letto degli "Hoards" della GSA e di LaVere Redfield nei post di @@petronius arbiter e @@villa66, vi propongo la storia del terzo e ultimo accumulo di Dollari Morgan messi in vendita nella seconda metà del '900. Si tratta di quello della Continental Illinois Bank di Chicago, disperso nel triennio 1982-84. Questo accumulo era il più grande mai immesso nel mercato sin dai tempi della grande vendita della GSA nei primi anni '70, di cui abbiamo già letto, ed è rimasto coperto da segreto per quasi dieci anni, fino alla pubblicazione di alcuni dettagli ne "The Comprensive US Silver Dollar Encyclopedia" di John Highfill nel 1992. La Continental-Illinois Bank a causa di problemi finanziari fu costretta a mettere in vendita il suo Hoard di dollari Morgan tra il 1982 e il 1983, anni in cui le condizioni del mercato numismatico non erano propriamente favorevoli, visto il calo del prezzo dell'argento dai massimi del 1980. Per la vendita e la successiva immisione, segreta e graduale :ph34r: per non causare ulteriori cali delle quotazioni, venne selezionata una cordata composta da Ed Milas del RARCOA (Rare Coin Company of America) di Chicago, che effettivamente acquistò l'intero accumulo e dai soci SilverTowne di Winchester - Indiana e Colonial Coins di Houston... Il prezzo di acquisto e i dettagli della transazione non sono mai stati resi pubblici, Van Allen & Morris, gli autori de "The Comprensive Catalog and Encyclopedia of Morgan & Peace Dollars" da cui ho tratto la storia, citano una stima di 50 milioni di dollari! -Segue1 punto
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Anche questo è amore :) In mancanza di meglio qualche innamorato ricorreva alle monete per esprimere in modo imperituro i sentimenti per la propria amata. Sul 3 penny(a proposito sono una A e...forse H?) sono abbastanza sicuro... ma anche la corona potrebbe commemorare una ricorrenza? Anniversario,matrimonio...chissà Di sicuro queste lettere pur deturpando le monete raccontano storie che monete intonse non conoscono lontanamente.1 punto
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con queste giornate di pioggia ci vuole un pò di sole... presa sempre da Ranieri il prezzo è stato abbassato proprio in questi giorni, in precedenza costava di più. Livorno Cosimo III, 1670-1723 Pezza della rosa 1701 Ar gr. 25,88 Gal. XLVIII,21; CNI 67; MIR 66/7 Il motto al rv. fu ideato dal bibliotecario del granduca, Francesco Rondinelli. Con questa impresa, Ferdinando II lanciò un messaggio ai suoi nemici: come la rosa, nonostante la sua grazia e bellezza, ha le spine che la proteggono contro chi vuole rovinarla, così il granduca, pur essendo di animo buono, non avrebbe esitato a rintuzzare qualsiasi offesa (Galeotti 1930, pag. 243). Pianta di rosa; sotto nel giro, LIBVRNI. bella patina conservazione Splendido saluti Fofo1 punto
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Ciao Chiara! certo che si ...... io proprio non c'ho pensato :pardon: Pensavo invece che i numeri scritti da adalbertones, fossero numeri che erano presenti nelle grida e che io non leggevo :pleasantry: saluti, ci vediamo a Verona luciano1 punto
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Complimenti un ottimo risultato, sia graficamente che quanto a completezza di informazioni, tanto piu commendevole in quanto fatto in casa! bravissimo!1 punto
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Visto che piove e non ho molto da fare vi mostro questa piastruzza del 32 raretta e con una bella patina1 punto
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:blum: questo è un déjà vu ... perché questa similitudine con i grossi veneziani l'avevo già anticipata in un'altra discussione. Chiaramente è una imitativa, una delle decine e decine di imitazioni (italiane ed estere) del grosso veneziano, stessa iconografia per la disposizione delle figure e la loro postura; riporto il mio passo che scrissi allora ...... Riguardo al Grosso, e beh, credo che Milano non sia voluta "star fuori" da quello tsunami provocato dal Grosso veneziano, al pari di tante altre città/stato. Che fossero i SS. Gervaso e Protasio per Milano o i SS. Iovita e Faustino per Brescia o le varie altre accoppiate di personaggi, era ormai questa la strada e mi viene da pensare che, se Milano non avesse avuto i due Santi, sempre congiunti tra loro, a portata di mano, avrebbe trovato il modo di coniugare altre due figure. La butto li ... San Babila e Santa Tecla? Ma questo è un mio volo di fantasia. Aggiungo che, pur considerandolo un volo di fantasia, la mia alternativa poteva benissimo essere adottata :blum: saluti luciano1 punto
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Corrisponde in questo caso al Pucci, Attilio Manzoni ha fatto dei bei libri divulgativi con l'occhio del collezionista/studioso e credo che abbia tenuto conto di questi parametri, anche se poi la rarità e' anch'esso un parametro che cambia in base ai riferimenti e agli studi tenuti in considerazione che rivelano per monete di certe epoche sempre nuove varianti e anche inediti o ulteriori pezzi non censiti o conosciuti.1 punto
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Buona serata Precedenti furti di opere su cavalletto ce ne sono state e sono anche famosi ..... Nello stesso modo era stata asportata dal Museo Correr nel 1990 la tavola con famosissimo dipinto raffigurante il viso del doge Francesco Foscari. Fortunatamente, nel giro di 24 ore, è stato recuperato ..... a Parigi ! http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/09/23/recuperato-parigi-il-doge-rubato-24.html Speriamo che il "miracolo" si ripeta. saluti luciano1 punto
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Buonasera. La Sua opinione è interessante. La rarità di monete è specificata in questo libro. Coincide con la Sua opinione? 1665-R4 1726-R5 1770-R3 1684-R3 1697-98-99-1700-1701-1703-R2 1706-R3 1707-R2 1713-R2 1716-R3 1718-R31 punto
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Io propendo per la croce. Non si può escludere che parte di essa ricada fuori dal tondello1 punto
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Tiratura e rarità sui cataloghi non necessariamente vanno di pari passo, diciamo che è un parametro ma credo che gli estensori di questi poi utilizzino i passaggi d'asta, gli esemplari conosciuti in collezioni pubbliche, private, insomma altri fattori, effettivamente quelli che sono arrivati a noi o conosciuti possono dare tendenze diverse dalla tiratura che comunque è un dato da tenere presente....1 punto
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@@sulinus a vederle così sembrano in rilievo, il che vuol dire che sul conio si sono create piccole falle, che come dice @@francesco77, sono dovute a ossidazioni dello stesso. Per le foto invece di usare il cellulare, utilizza una piccola compatta che abbia la funzione macro e vedrai che le sfocature scompariranno. Così nun se possono vedè!!! Dai uno che si compra un monetiere della Zecchi non può presentare foto di questa qualità!! Dai Francesco applicati un pochino!! ahahahah!!1 punto
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@@nando12 Si, sono vassoi in velluto,ma non sono leuchtrum,ho il monetiere della Zecchi1 punto
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Bella :) Sicuramente sopra il BB... Tipologia difficile da valutare... Sono molto tentato di dire complessivamente BB-SPL, ma il colore è un po' troppo spento (a meno che non sia un effetto della fotocamera), e c'è qualche graffietto, anche se nulla di deturpante, quindi mi fermo al BB+ con riserva :D Per l'originalità aspetta pareri più competenti, fino ad allora non ti faccio i complimenti che sennò porta sfiga!1 punto
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@@claudioc47 AHHAHAHHAH infatti io e la fotografia abbiamo litigato tanto tempo fa,uso un iphone a mano libera e a quanto pare inizio ad avere un po' di tremarella alle mani :rofl:1 punto
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@@sulinus mi sa che non hai molto feeling con la macchina fotografica. Che macchina utilizzi? La usi a Mano libera o su uno stativo? La messa a fuoco continua a non essere soddisfacene. La moneta sembrerebbe essere sullo Spl. Quasi assenza di graffi di conio, i campi sembrano molto puliti e anche con una buona brillantezza, ottimi i rilievi del D/, quelli del R/ non è facile giudicarli per via della sfocatura.1 punto
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Credo che quantomeno Carausio abbia coniato in argento a Londinium, come in questo esempio: http://www.acsearch.info/search.html?id=2013084 però non ho dati relativi alla quantità e alla durata di coniazioni simili. Nè è possibile sapere - immagino - se l'argento per questi lavori sia stato "autoctono" della Britannia, o magari frutto delle scorrerie dei mercenari Sassoni di Carausio in Gallia, anche se forse la prima ipotesi è più plausibile.1 punto
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Fare una contestazione sulla chiusura che tu stesso @@Monetaio condividi mi pare un po' assurdo. Queste tematiche sono troppo delicate per non sfociare in una discussione, seppur civile, ma inutile. Avevo detto fin dall'inizio di chiudere il post, non per mancanza di sensibilità nei confronti delle vittime, ci mancherebbe, ma perché prevedevo questo finale.1 punto
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Aggiungerei che con l’elezione di Napoleone a I° console il 7 aprile 1803, la Francia stabilì che sulle monete dovesse esserci la legenda REPUBLIQUE FRANCAISE – BONAPARTE PREMIER CONSUL, era anche previsto che 16 zecche avrebbero provveduto alla coniazione, per l’Italia partì la zecca di Torino. A seguito della proclamazione dell’Impero del 26 giugno 1804 si modificò ancora la legenda con EMPIRE FRANCAIS – NAPOLEON EMPEREUR. La zecca di Genova partì per ultima, coniò con il contrassegno “prora di nave” e doveva usare le iniziali CL e CC, ma usò solo CL. Risulta quindi che a Genova furono coniate le monete in franchi, di fattura francese, ma solo oro e argento nel 1813 e 1814. E negli anni tra il 1805 e il 1813, che pur risulta una certa produzione nei libri della zecca, cosa si coniava? Ovviamente utilizzando i vecchi coni con la vecchia data. E se fosse stato necessario coniare moneta spicciola per le esigenze quotidiane tra il 1805 e il 1813 (ma anche tra il 1813 e 1814, visto che tra le francesi non c'erano monete il biglione)? Non avrebbero potuto farlo se non utilizzando con i vecchi coni da 10 soldi con la vecchia data. No, sono molto lontano da Genova. ...e circa il "legarmela al dito" ...ma no, figurati! E che per uno come me che non ha accesso ai documenti dell'epoca...e neppure la voglia e il tempo di fare ricerche approfondite ... in un forum dove si discorre amichevolmente credo si possano formulare anche ipotesi "azzardate" senza problemi, in attesa che gli specialisti possano puntualizzare, altrimenti l'alternativa è il silenzio. PS: veramente molto bella la tua moneta!1 punto
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Segnalo per gli appassionati della monetazione piemontese e sabauda l'ultimo lavoro di Biaggi Elio BIAGGI Elio Monete e Zecche del Piemonte e Valle d’Aosta 2015 Susalibri In questo volume sono condensati i libri della trilogia Dalla Dracma Gallo-Celtica al Marengo Napoleonico Catalogo Tipologico a colori con descrizione delle zecche Verra' posto in vendita a 9,90 euro1 punto
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con i "cavalli" ogni tanto escono sorprese e nuovi post di monete "non censite". Magari non sono censite perché sono troppe? Tornando alla moneta in oggetto, abbiamo un punto fermo: Tramontano è successivo. Quindi i casi sono due. 1 Il segno è una T, ma non di Tramontano ( comunque non avremmo EQVITAST, ma EQVITAS T). 2 il segno non è una T, ma una interpunzione che vi somiglia. Forse per marcare il lotto? Mi pare che il tratto orizzontale della seconda T non sia continuo. Sono due tratti leggermente obliqui: una balestra stilizzata? Un monogramma? Comunque è un segno nuovo, rispetto a tutti gli altri "cavalli" che ho visto finora. Qualcuno lo ha già visto in altra moneta? Attendiamo pareri...1 punto
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Oddio...se dopo il " restauro" passasse da 1000 a 3000 non sarebbe poi un investimento tanto sballato....2000 euro di guadagno non sono pochi spiccioli. Il tutto , chiaramente,detto solo in termini strettamente di ritorno economico e tralasciando l'etica di questa operazione. Del resto è lo stesso motivo economico che origina i toolings sulle romane, quindi se ne deduce che la spesa per dette operazioni non deve essere così alta, considerato che le si ritrova su monete ben lontane dalla fascia di prezzi citata da margheludo.1 punto
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Da Svetonio , nella Vita di Tiberio , sappiamo che la Gens Claudia , a cui Tiberio apparteneva , era originaria della citta' di Regillo in Sabinia , trasferitasi a Roma forse al tempo di Tito Tazio e Romolo , oppure al tempo della cacciata dei Re , assumendo il patriziato . Claudio quando scrisse i suoi ben venti libri sugli Etruschi , forse non lo fece solo per caso o per sola passione storica , ma probabilmente sapendone piu' del postumo Svetonio circa le origini della sua famiglia , probabilmente venne a conoscenza che un ramo della Gens dei Claudii era originaria anche di Ceri - Cerveteri , come risulta da una recente scoperta archeologica . Nella Necropoli della Banditaccia a Cerveetri è stata scoperta un'importante tomba a camera del IV sec. a. C. appartenente alla Gens etrusca dei Clavtie , un ramo ceretano dei Claudii , che nella città etrusca appaiono imparentati con l' aristocratica famiglia degli Ursus , la tomba è del tipo a loculi separati da pilastri intagliati nel tufo , con pesante pilastro centrale che reca l' iscrizione , dietro il quale è situata una profonda fossetta quadrangolare per le offerte funebri .1 punto
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Ciao Mario, è possibile, pagando ovviamente, avere il n° 2 e il n° 3 dei quaderni Lam oneta? Grazie1 punto
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Ciao, le uniche disponibili sono queste Vaticano Stamp&Coin-Card n.3 2013 - 50 Cents + stamp 0,85 Euro Inizio Pontificato di Papa Francesco - 4,50 Euro Vaticano Stamp&Coin-Card n.5 2014 - 50 Cents + stamp 0,85 Euro Canonizzazione Giovanni Paolo II - 4.50 Euro stasera ricontrollo dal vivo a casa, ma credo mi siano rimaste solo queste coincard. D.1 punto
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Due esemplari di "Ant Nose Money" (Yi Bi Qian) dette anche "Ghost Face Money" dello Stato di Chu, classificabili come Hartill 1.4 (il tipo più comune). 400-220 a.C. Hartill 1.41 punto
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io credo che non ci siano dubbi. il terzo o è un falso derivato dal secondo o è il secondo con pesante intervento. come giudicarlo e considerarlo numismaticamente? questo è il vero enigma.1 punto
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Questa e' la seconda medaglia che mi sono giudicato nell'asta Negrini N.1. In questo lotto era visibile solo il rovescio e la conservazione dichiarata eccezionale,quindi mi sono fidato. In realta' in dritto mostra segni e graffi visibili, tentativo di pulizia. Come definireste questo tipo di pratica? Saluti e grazie a chi vorra' intervenire! Silver1 punto
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Beh mettiamola in positivo, si dice che c'è sempre meno gente che apprezza la cultura ma evidentemente qualcuno è rimasto :D1 punto
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Caro @@eracle62 un saluto intanto, essere riuscito a farti scrivere sul forum è per me già un successo e spero tanto che tu possa condividere insieme a noi il 9 aprile, ci terremmo in tanti che tu sia dei nostri.... Giornata da sognatori, anche un po' idealisti come noi, ma certamente quel giorno dovremo essere razionali, pragmatici, realisti, l'altro lato di noi stessi.... E le domande potranno essere tante....ma in fondo, in fondo....siamo proprio sicuri di essere tutti per una numismatica per tutti e di tutti ? E i giovani....certo il ricambio generazionale, il futuro....ma poi tutto spesso finisce qui a queste due parole.... Tornando a noi, e a cose più terrene....Luciano parlava giustamente anche di culatello, io direi di si, se non c'è a Parma dove lo troviamo ? E quindi raccoglierei l'invito lanciato da Massimo @@incuso di un meeting point lamonetiano a fine lavori verso le 12, 30 magari con uno spuntino o spuntone :blum: comunitario....magari su questo ambito qualcuno che è vicino e sul posto potrà indirizzarci meglio sia per il punto di ritrovo che sulla eventuale possibilità di un boccone insieme per chi volesse....1 punto
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Ma sarebbe interessante proporre, qui sul forum uno studio collettivo sul peso medio, nonché sul diametro, dei denari di carlo, inserendo quelli delle rispettive collezioni. Immagino questa operazione sia già stata fatta in passato, però potebbe essere un esercizio divertente... che ne pensate?1 punto
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Aggiungo un ulteriore constatazione. Come ben sapete, Carlo ha coniato una quantità enorme di tipologie denari, facendo 4 conti dal nostro catalogo esce fuori che le tipologie differenti sono addirittura 27. L'obiettivo di questa emissione smisurata era fondamentalmente fiscale. non conosco in realtà per bene i dettagli, ma grossolanamente ad ogni nuova emissione la moneta buona d'oro era scambiata in denari di valore intrinseco molto più basso rispetto a quello imposto. questa procedura veniva chiamata collecta, ed aveva origini nel periodo svevo. Se ho ben capito il processo, ad ogni collecta l'emissione in denari corrente perdeva corso legale (gli rimaneva il valore intrinseco) e sostituita con la nuova emissione, appartenente ad una nuova tipologia. 27 tipologie coniate in 2 zecche, dal 1266 al 1278 (anni della riforma che portò al conio dei saluti e ultimo anno di conio dei denari), significa che ogni zecca (Messina e brindisi/Barletta) ogni anno doveva riconiare l'intero numerario in circolazione, sostituendo l'intero vecchio numerario. La mole di lavoro e la fretta necessaria per garantire questi numeri può spiegare la pessima qualità dei coni di Carlo. @@vox79 se ho detto inesattezze correggimi ovviamente.1 punto
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