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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/10/15 in tutte le aree
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Che io sappia, NON è il Comune come istituzione pubblica a voler comperare la moneta, ma una “cordata” di cittadini privati i quali, se le informazioni in mio possesso sono corrette, nel caso di aggiudicazione la cederebbero al cittadino Museo delle mura, dove ha sede, tra l’altro, l’ufficio turistico. Per la precisione, la raccolta di fondi di qualche mese fa era stata organizzata dall’associazione Antonio Emmanueli, nella persona del suo presidente, sig. Giacomo Bernardi. Per quanto ne so, a seguito della mancata compravendita i soldi della sottoscrizione sono stati TUTTI restituiti e, sempre per quanto è a mia conoscenza, il signor Bernardi non sembra intenzionato a ripeterla. E, detto tra noi, credo che faccia bene, per non innescare eventuali, ulteriori manovre speculative. Questo il mio modesto parere. Riguardo alle monete coniate a Borgotaro, è vero che il testone di Sinibaldo Fieschi è l’unica moneta “ufficiale” emessa nella zecca borghigiana. Tuttavia, sembra che lo stesso Sinibaldo non si sia fatto scrupolo, mentre era signore del Borgo, di far coniare monete d’oro, d’argento e di rame falsos cuneos ac valutam. Inoltre, pare che lo stesso abbai fatto una ventina d’anni dopo anche Agostino Landi... Volendo, e con meno soldi di quelli che servono per comperare la moneta in questione, ce ne sarebbe a sufficienza per organizzare un bel convegno di studio sulle monete dei Fieschi, dei Landi, dei Farnese, ecc. Una mostra annessa e, volendo, la battitura della copia del testone darebbe al Borgo più lustro e porterebbe senz’altro più persone di quante ne porterebbe la presenza della moneta originale. Buona serata, Teofrasto4 punti
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Cari amici di Borgotaro, bisogna sempre fidare nella bontà d'animo dell'uomo, sopratutto dell'uomo che resta col cerino in mano :rolleyes:4 punti
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Per vendere la moneta direttamente al comune di Borgotaro come dice acraf,penso si debba ritirare preventivamente la moneta dall'asta in corso e sinceramente non lo troverei un modo d'operare molto corretto...soprattutto nei confronti di eventuali altri interessati. Le favole son belle ed anche io faccio il tifo per loro ma la moneta è in asta;quindi si gioca e poi si vince o si perde. in bocca al lupo Borgotaro. marco3 punti
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A volte la storia e il ritrovamento archeologico occasionale , come puo' essere quello relativo al nostro caso , trovano delle strane coincidenze tra il fatto storico umano e quello di una statua riferita all' uomo . In seguito all' esito della battaglia di Farsalo , Pompeo uscitone sconfitto , prese la decisione nefasta di fuggire in Egitto alla corte del re Tolomeo , qui su consiglio di Plotino e al fine di ingraziarsi Cesare , venne catturato con l' inganno e decapitato proprio il giorno del suo 58° compleanno , il resto e' ben noto ; questa in breve la storia della sua "prima" decapitazione . Nell' anno 1553 , la storia si ripete con una tentata "seconda" decapitazione , questo il fatto . Al tempo di Papa Giulio III la statua di Pompeo Magno fu ritrovata in una cantina , come ci tramanda Flaminio Vacca scultore e storico romano che visse a cavallo del XVI/XVII secolo , in Via dei Leutari , vicino la Cancelleria , e poco distante dal famoso Teatro di Pompeo , di cui ne fu l' artefice ; ebbene la statua fu rinvenuta trasversalmente in modo tale che il corpo e la testa erano divise , come proprieta' immobiliare , tra la cantina di un proprietario e quella di un altro , suo dirimpettaio ; per tale motivo sia l' uno che l' altro proprietario , delle due cantine adiacenti , rivendicavano la proprieta' dell' intera statua , il primo perché tutto il corpo tranne la testa era nella sua proprieta' , l' altro perché riteneva che essendo la testa la parte piu' importante del corpo , la piu' nobile , nella sua cantina , aveva quindi diritto a tutta la statua . Da qui un susseguirsi di infinite discussioni che finirono in appello , il cui giudice sentenzio' che la statua andasse segata in due in modo che il corpo e la testa andassero ai rispettivi proprietari delle due cantine e in tal modo finisse la lunga disputa sulla intera proprieta' ; fortunatamente il Cardinale Capodiferro quando seppe di questa incredibile sentenza si rivolse a Papa Giulio III affinché riscattasse la statua intera , detto fatto e pago' 500 scudi d'oro da dividersi a meta' tra i due proprietari delle cantine dove giaceva la statua e certamente i due non dissero di no alla proposta del Papa , dopo di che il Giulio III la regalo' al suo Cardinale che la pose nel suo Palazzo che porta il suo nome , successivamente passato alla famiglia Spada . Oggi il Palazzo Capo di Ferro / Spada e' sede del Consiglio di Stato e al suo interno , visitabile , la Galleria Spada fondata nel 1927 , contenente oltre alla statua di Pompeo nella sala delle riunioni del Consiglio , alta quasi tre metri in atteggiamento eroico , una ricca Pinacoteca antica , affreschi e stucchi . La statua non sicuramente al 100% appartenente a Pompeo Magno , sebbene ne abbia le fattezze del volto molto simili a quelle delle monete , ha pero' a suo favore il luogo di ritrovamento molto vicino al suo Teatro dove sappiamo esisteva con certezza una sua statua colossale e fatto piu' emozionante presenta in prossimita' delle gambe delle zone scure color rosso ruggine che forse potrebbe essere il sangue di Cesare accasciatosi morente sotto la statua del suo rivale Pompeo , ucciso nella Curia di Pompeo dove si riuniva momentaneamente il Senato , all' interno del Teatro di Pompeo ; Il marmo ha la proprieta' che una volta macchiato e non subito pulito , non si restituisce piu' al suo iniziale colore , mantenendo nel tempo quello che lo ha macchiato .2 punti
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Rovescio : Allegoria dell`Italia armata con ramo nella destra e scudo nella mano sinistra in quadriga andante a sinistra . Sotto i cavalli la data 1913 e in basso a sinistra il nome dell`autore ( D * CALANDRA ) e a destra il nome dell`incisore ( A * MOTTI INC * ) . In esergo il valore ( L. 5 ) tra nodi sabaudi , il marchio di zecca ( R ) a sinistra e la stella d`Italia a destra .Nel campo in alto circolarmente la scritta " 1^ Prova "2 punti
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L'Ordine di Santo Stefano papa e martire è un ordine religioso cavalleresco di fondazione pontificia (Bolla His quae del 1º febbraio 1562 di Pio IV), con doppia personalità giuridica, cioè canonica (attualmente Associazione pubblica di fedeli di fondazione pontificia) e civile. È di collazione della casa granducale di Toscana, così come l'Ordine di San Giuseppe e l'Ordine del merito civile. Indice [nascondi] 1 Storia 1.1 Le campagne militari 2 Obiettivi 3 Organizzazione interna 4 Situazione odierna 5 Note 6 Bibliografia 7 Voci correlate 8 Altri progetti 9 Collegamenti esterni Storia[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Marina del Granducato di Toscana. Dopo vari tentativi di Cosimo de' Medici duca di Firenze e di Siena (come feudatario imperiale), fu solo con l'ascesa al soglio papale di papa Pio IV, favorevole alla casa dei Medici, che poté essere fondato l'Ordine di Santo Stefano papa e martire, consacrato sotto la regola benedettina, in memoria della vittoria riportata sui francesi del maresciallo Strozzi del 2 agosto 1554 contro Siena, festa di santo Stefano papa e martire, per altri dal giorno della vittoria di Cosimo nella battaglia di Montemurlo (1º agosto 1537). Fu lo stesso papa Pio IV che con la solenne bollaHis quae del 1º febbraio 1562 ne decretò la costituzione ("perpetuo erigimus ac instituimus") e ne approvò lo Statuto ("statuimus ac ordinamus"), dando il gran magistero ("ufficio ecclesiastico") "in affidamento" ("perpetuo constituimus et deputamus") a Cosimo de' Medici duca di Firenze e poi Granduca di Toscana e ai suoi successori, cosicché l'Ordine fu definito una quasi religio. Il primo gran maestro fu quindi Cosimo e poi i suoi successori, igranduchi di Toscana prima di casa Medici e poi di casa Asburgo-Lorena (il passaggio del Gran Magistero ai Lorena fu confermato da papa Benedetto XIV con il breve "Praeclara Militiae" dell'8 giugno 1748). La prima sede dell'Ordine fu Portoferraio nell'isola d'Elba, poi Pisa in via definitiva. La piazza dei Cavalieri prende il nome proprio da quest'ordine, così come la chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri. Le insegne dell'ordine sono lacroce rossa a otto punte bordata d'oro in campo bianco, accantonata da gigli d'oro. I suoi cavalieri erano "nobili, militari, cavalieri di giustizia, serventi e fratelli d'armi" e per essere ammessi dovevano dimostrare quattro gradi di nobiltà paterna e materna. Il successo dell'ordine fu notevole e si estese anche fuori dai confini della Toscana, tra gli altri stati italiani ed esteri, lasciando una eccellente fama. La sua missione era di liberare il Mediterraneo dai pirati musulmani e i cristiani dalla schiavitù ottomana. Le campagne militari[modifica | modifica wikitesto] Il palazzo dei Cavalieri a Pisa Le campagne militari possono essere riassunte in tre fasi: la prima (anni verso il 1570) vide l'Ordine schierato a fianco della Spagna contro gli Ottomani, con la difesa di Malta(1565), la battaglia di Lepanto (1571) partecipandovi con dodici galee e la presa di Bona in Algeria; la seconda, dopo il riconoscimento delle qualità aggressive dell'Ordine, contro turchi e barbareschi lungo le coste delMediterraneo; risalgono a questo periodo una serie di incursioni sulle isole dell'Egeo tenute dai turchi, le campagne inDalmazia e Negroponte e la guerra di Corfù; la terza (attorno al 1640) con una diminuzione dell'attività militare in favore di compiti di rappresentanza e di difesa della costa; risale a questo periodo un aiuto ai veneziani contro gli ottomani. L'ultima azione militare risale al 1719: il granduca Pietro Leopoldo alla fine del Settecento ne promosse una riorganizzazione interna, eliminandone la componente militaresca e riciclandolo come l'istituto per la preparazione della classe dirigente toscana. La legge sulla riorganizzazione della nobiltà toscana e dei feudi del 1749 si ispirò proprio agli statuti e ai principi dell'Ordine cavalleresco. Un primo tentativo di soppressione si ebbe in epoca napoleonica, il 9 aprile 1809, ma Ferdinando III di Lorena lo ripristinò il 22 dicembre 1817 con alcunee modifiche statutarie. Alla vigilia dell'Unità italiana l'Ordine era composto da 34 Priori, 23 Balì, 49 Cavalieri con commenda familiare, 177 Cavalieri per Giustizia, 187 Cavalieri collatarii di commende di Grazia e 12 Collatarii autorizzati senza commenda per un totale di 482 membri oltre il Gran Maestro, e i Cavalieri di Gran Croce. Tra gli ultimi esponenti illustri del periodo granducale si ricordano il principe Colloredo-Mansfeld, i marchesi Malaspina, Emanuele Fenzi, il principe Andrea Corsini,Stanislao Grottanelli De Santi, i principi Poniatowski, il conte Francesco De Larderel, Alessandro Carega, i conti della Gherardesca, l'avvocato Ubaldo Maggi, il conte Demetrio Finocchietti, Cosimo Ridolfi, Giovanni Baldasseroni, Guglielmo De Cambray Digny, l'avvocato Primo Ronchivecchi, il conte avvocato Luigi Fabbri. Un nuovo tentativo di soppressione dell'Ordine avvenne nel 1859, con l'unificazione della Toscana al Regno di Sardegna, ma con valenza solo agli effetti patrimoniali perché l'Ordine di Santo Stefano, quale ordine religioso fondato "perpetuo" direttamente da un Papa, può essere soppresso solo con bolla papale e quindi è a tutt'oggi pienamente operante. Oltretutto l'Ordine era legato alla Dinastia Granducale che aveva avuto il Gran Magistero "in affidamento" e non allo Stato e al suo territorio. Ferdinando IV e i suoi successori nel Gran Magistero continuarono a concedere l'Ordine, sia pure con parsimonia. Nel 1587, con bolla papale e su sollecitazione del granduca di Toscana, subentrò nei beni del soppresso Ordine di San Giacomo d'Altopascio, detto anche dei cavalieri del Tau, ordine religioso cavalleresco nato intorno al 1050. "Con la incorporazione da parte della Santa Sede dell'Ospedale di S. Jacopo dell'Altopascio, eretto in Religione nel 1239 (anche se la comunità esisteva fin dal 952), nell'Ordine di S. Stefano si ribadiva la qualità di quest'ultimo come ente canonico e si dava allo stesso una maggiore patente d'antichità, perché come successore dell'Altopascio poteva affondare le sue radici legali al XIII secolo" (Neri Capponi)[indicare la pubblicazione in nota]. Obiettivi[modifica | modifica wikitesto] Nato a somiglianza degli Ordini gerosolimitani e di quelli spagnoli, si proponeva come scopo la difesa della Fede e la lotta agli ottomani e alla pirateria barbaresca nel Mediterraneo, soprattutto nel mar Tirreno, dove Cosimo aveva da poco promosso il nuovo porto di Livorno. Inoltre egli desiderava che l'Ordine raccordasse la nobiltà toscana da poco riunita sotto la sua corona (in particolare quella senese e pisana) e voleva dare un forte segno di appoggio alla Chiesa romana, minacciata dal pericolo turco e quello protestante. A un livello più generale si può riassumere che il fine ultimo di Cosimo non era altro che quello di rafforzare la sua autorità e il prestigio interno ed esterno al Granducato. Organizzazione interna[modifica | modifica wikitesto] Dettaglio del Palazzo della Carovana, con lo stemma dei Medici e dell'Ordine e la statua di Cosimo I Inizialmente l'Ordine fu generosamente finanziato dal Granduca, poi grazie a oculati acquisti di tenute agricole, accrebbe il proprio patrimonio diventando tra i maggiori produttori e mercanti di grano della Toscana. Tre erano le categorie di partecipanti all'Ordine, ciascuna divisa in due sottocategorie: militi (conventuali e commendatori), sacerdoti (conventuali e d'obbedienza) e serventi (d'arme e di stallo, questi ultimi in realtà non appartenenti all'ordine); ciascun livello richiedeva dei precisi requisiti: solo coloro che potevano dimostrare quattro quarti di nobiltà (cioè nobiltà di tutti i nonni, materni e paterni) potevano accedere alle cariche di cavaliere milite o sacerdote conventuale, così com'è attualmente. I cavalieri militi erano tenuti a profferire i tre voti di castità coniugale, carità e obbedienza e tali voti sono sempre rimasti nei vari Statuti dell'Ordine, fino all'attuale; era tuttavia facoltà del gran maestro dispensare dai voti. Erano previsti altri riconoscimenti al merito e altre classificazioni gerarchiche legate all'organizzazione interna dell'ordine (Priori, Balì, ecc.). Prima di venire arruolati nell'Ordine si dovevano seguire tre anni di noviziato, durante i quali venivano impartite nozioni digeometria, cosmografia, aritmetica, disegno, cartografia, storia, pratica delle armi da punta e da fuoco; veniva inoltre provato l'imbarco su una galea dell'Ordine. La carica di gran maestro era stata affidata dal papa erigente l'Ordine al capo della famiglia granducale di Toscana. Il governo interno era retto da un capitolo generale, cioè l'assemblea di tutti i cavalieri tenuta a scadenza triennale, da un consiglio provinciale (presto dimesso) e dal consiglio dei cavalieri composto inizialmente di dodici membri (poi ridotto alle cinque grandi cariche). Nella pratica però l'autorità si concentrava nelle mani dell'auditore, scelto direttamente dal sovrano, e poi subordinatamente ai cavalieri di gran croce, i grandi dignitari dell'Ordine specializzati in vari settori organizzativi. Cavaliere Commendatore Cavaliere di Gran Croce Situazione odierna[modifica | modifica wikitesto] Sigismondo d'Asburgo Lorena. Attualmente conta circa 70 cavalieri nei vari ranghi e ne è gran maestro il principe Sigismondo d'Asburgo-Lorena arciduca d'Austria, capo della casa granducale di Toscana; gran cancelliere è il marchese Giovanni Fossi, vice cancelliere il marchese Francesco d'Ayala Valva, gran tesoriere il marchese balì gran croce di giustizia Vittorio Pancrazi, gran conservatore il balì gran croce di giustizia marchese don Domenico Serlupi Crescenzi Ottoboni e gran priore il balì gran croce di giustizia conte Neri Capponi. Per la parte spirituale, opera un cappellano maggiore,Mons. Giovanni Scarabelli, nominato internamente all'Ordine stesso come prevede lo Statuto. Alcuni tra i membri più insigni dell'ordine sono l'arcivescovo di Pisa monsignor Alessandro Plotti, lo storico marchese Aldo Pezzana Capranica del Grillo Scarlatti, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, il nobile Niccolò Ridolfi dei Marchesi di Montescudaio e il principeAlessandrojacopo Boncompagni Ludovisi[qual è il criterio dell'inclusione?]. Canonicamente oggi si configura come un'Associazione pubblica di fedeli di fondazione pontificia. È prevista dallo statuto e da apposito Regolamento, con assoluta continuità dall'antico, l'emanazione di speciali promesse di castità coniugale, carità e obbedienza ("professione stefaniana"), dalla quale però il gran maestro può dispensare. Attualmente esistono due cavalieri di giustizia professi (Griccioli e Agostini). La ricezione nell'Ordine avviene esclusivamente a seguito di dimostrazione del possesso dei requisti nobiliari statutari, cioè, di norma, l'essere le quattro famiglie degli avi paterni e materni di "nobiltà generosa" di 200 anni ciascuna. Ai sensi della Legge 178/51, l'Ordine è riconosciuto dallo Stato Italiano come "ordine dinastico non nazionale", attraverso le autorizzazioni all'uso concesse dal Ministero degli affari esteri[1]. Anche l'Ordine di Malta riconosce l'Ordine e i suoi ultimi due gran maestri sono stati decorati della gran croce di giustizia dell'Ordine di Santo Stefano[senza fonte]. L'Ordine si distingue, a livello regionale, nazionale e internazionale, per la "croce rossa ottagona", concessa nel 1562 da papa Pio IV in sede di approvazione degli Statuti. In base al principio per cui "prior in tempore potior in iure" la croce rossa ottagona è ancor oggi di uso esclusivo dell'Ordine di S. Stefano P. e M. e come tale è tutelata nei confronti di chi ne facesse un indebito uso in ambito cavalleresco. Esiste in Pisa l'Istituzione dei cavalieri di Santo Stefano (Fondazione italiana nata nel 1939) che, insieme all'Accademia di marina dei cavalieri di Santo Stefano (ambedue del tutto indipendenti dall'Ordine), si occupa del mantenimento della memoria storica del glorioso Ordine2 punti
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Le probabilità di prendere l’americano sammarinese per la gola aumenterebbero significativamente aggiungendo alla fornitura di funghi quella degli “Amor”, il dolce caratteristico della zona definito il fiore delle Alpi sbocciato a Borgotaro in quanto la ricetta è del pasticcere svizzero Maurizio Steckli, trasferitosi qui dalle montagne dell’Engadina, nel Cantono Grigioni, all’inizio del Novecento. Ancora oggi è attiva l’antica Pasticceria Steckli in via Nazionale a Borgotaro, dove si trovano questi tipici dolcetti di crema alla vaniglia e burro chiusa fra due wafer. apollonia2 punti
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Questa è pura e semplice pubblicità per la Casa d'asta e per il paesino di Borgotaro . Ora, a parte questo sogno (reale o inventato), mi sembra ormai che si stia scendendo nel patetico. Non c'è un cattivo che ha rubato qualcosa a qualcuno. C'è solo una semplice offerta al pubblico di un bene. Ma una bella replica della moneta? Anzi perché non vendere proprio delle repliche come souvenir nel locale museo?2 punti
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Quante risate si faranno il conferente della moneta in questione e la relativa Casa d'aste leggendo questa discussione.2 punti
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@@teofrasto occhio di lince... abbiamo preso un bell'abbaglio tra tutti... in effetti un falso non poteva proprio essere... rimane il fatto che quel peso così calante è molto strano...2 punti
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... e più passa il tempo, più aumenta la follia... C'è una piazza a Trieste che per il deflusso dell'acqua piovana ha una canaletta coperta da una grossa griglia; questa canaletta è a due metri dall'uscita di un bar e di un tabacchino e si trova in un punto di grande passaggio; spesso passo di là addolorandomi per la quantià di monete che giaciono sul fondo del colatoio, ben sapendo che non sono monete propiziatorie lasciate lì dallo scaramantico di turno, bensì che siano semplicemente il punto di arrivo di quelle che cadono dalle tasche o dalle mani del proprietario. Ebbene, quando ieri ho visto lì sotto la monetina da due centesimi Lituania 2015, mica potevo lasciarla lì? Ed ecco un uomo di quasi 45 anni tornare sul posto con cordicella e calamita.... E sono tornato a casa felice e contento!2 punti
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Cari Amici, ho iniziato questa discussione per cercare di mettere un pò di ordine per quanto riguarda le tipologie di cofanetti di Papa Pio XI,perchè esistono quelli originali e quelli cosiddetti austriaci.Per quanto riguarda il primo anno la serie con l'oro esiste sia azzurra che rossa scura,in entrambi i casi io l'ho vista con l'oro o predisposta per ospitare le 100 lire in oro.Chi ha le foto,ma anche quelle degli anni successivi,le posti qui.Grazie. Saluti da Max1 punto
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Fino a qualche giorno fa conoscevo solo i gettoni del Salone dell'auto di Torino , emessi nel 1972 e nel 1984 Ed ecco spuntare un esemplare datato 1986 , con la contromarca FACSIMILE Forse un esemplare di prova per una seria poi non emessa ? Cosa ne pensate ?1 punto
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Ciao a tutti, per gli appassionati della monetazione normanna.. Secondo voi, è un follaro di Pandolfo zecca di Capua, come segnalato in asta, oppure Ruggero II° con zecca Bari? Grazie a chi interverrà Saluti Eliodoro1 punto
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Grosso di imitazione veneziana catalogo delle emissioni della Dalmazia: Pavla Subic e suo fratello Mladen I (1302 -1304) e suo figlio Mladen II grosso dalmazia.pdf1 punto
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Buongiorno a tutti, Credevo che questa serie fosse di monomateriale, ma questa moneta mi indica che non è così , qualcuno può delucidarmi? Grazie mille in anticipo.1 punto
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Sono in Nichelio 975% quindi c'è solo corrosione. Non mi sembra un falso ma solo con queste foto non me la sento di confermare o meno,potrebbe essere anche se a memoria non ricordo di questi falsi,forse per i primi anni......1 punto
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Quoto Mariov60, Sembra la classica moneta che in giacitura è rimasta attaccata a un altro tondello o a un altro oggetto sviluppando quindi solo parzialmente la patina nobile mentre nella zona di contatto ha sviluppato concrezioni differenti. Una volta separata si presenta come la vediamo ora, anche con metallo scoperto forse perché parte della crosta che la univa all'altro oggetto è saltata durante la separazione.1 punto
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Direi che con le puntuali dichiarazioni di teofrasto la discussione, salvo novità, può anche andare in stand -by, forse non saranno contenti i committenti di questo esito .....però per i borgotaresi il piano B prospettato con una copia della moneta, un buon convegno su queste monete può essere una buona e altrettanto valida soluzione....1 punto
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un bellissimo tratto dell' Appia antica tra Itri e Fondi in provincia di Latina , in una vecchia foto degli anni '40 del secolo scorso con colonna miliaria ancora il loco .1 punto
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se ti riesce cerca di circoscrivere l'immagine alla sola moneta, così non si riesce a valutarne l'usura.1 punto
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Certo, il nuovo accoppiamento è pregiato assai... Ritengo però più plausibile la coppiola così come ti è stata venduta, dal momento che mi è capitato di vedere accoppiamenti argento-bronzo in cofanetto per lo stesso anno di pontificato o per le Sedi vacanti. Tieni conto che l'edizione in oro era veramente per pochi eletti ... Per quanto riguarda l'anno XXV in particolare, Leone XIII accettò la raffigurazione con il triregno solo dopo molte insistenze. Improbabile per me quindi un accoppiamento voluto ed ufficiale tra lo zucchetto (più modesto) ed il triregno (più solenne), proprio per la storia della medaglia.1 punto
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Sono d'accordo, si trova in condizioni migliori a prezzi non proibitivi. Io non lo metterei in collezione.1 punto
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Ciao , purtroppo io non sono un gran fotografo , le foto sono di Massimo Filisina da cui comprai la moneta . Ho anche queste con la perizia Montenegro Rovescio1 punto
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ciao @@eliodoro, nel BDN materiali 5 sul ripostiglio di Cermignano (TE) curato da A. Giuliani, ci sono ben 24 bolognini di Guardiagrele, e fra questi uno solo, il n, 99 di pag.117, presenta le lettere GUAR intorno a punto e divise da doppi punti, è uguale a quello della discussione e del mio esemplare, se ci fai caso i 3 esemplari sembrano provenire dalla stessa coppia di conii, vedi al D la I di Ladislaus che va con la base sulla D, al R un segno sul lato sinistro del santo che parte dal naso verso il basso1 punto
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In questo caso le incrostazioni mi sembrano di natura terrosa con evidente solidificazione superficiale....una sorta di essicazione del crudo come si fa con l'argilla prima della cottura del vasellame. In questo caso la superficie dell'incrostazione dovrebbe presentarsi quasi impermeabile e più resistente all'azione meccanica rispetto allo strato inferiore, che dovrebbe essere più friabile. L'azione meccanica (stecco, punteruolo, bisturi) dovrebbe essere abbastanza efficace ma andrebbe concentrata su un'azione superficiale di delaminazione dell'incrostazione. In pratica, con pazienti e ripetuti passaggi superficiali dovresti cercare di asportare la "prima pelle" (quella lucida e più impermeabile) dell'incrostazione in modo da rendere più idratabile lo strato inferiore; poi, dopo idratazione, proseguire sempre con passaggi superficiali (e non "di punta") alla rimozione del materiale restante. Sconsiglio di agire "di punta" perchè questo può provocare il distacco repentino di intere porzioni dell'incrostazione con le possibili controindicazioni che seguono: - scivolamento della punta sulla patina della moneta per perdita improvvisa della resistenza offerta dall'incrostazione e conseguente sgorbio sulla superficie della moneta stessa; mi pare di scorgerne alcuni sulla faccia più concava....non so se da punta o da spazzola....ma non sono belli... - distacco improvviso dell'incrostazione con asportazione di parte della patina e delaminazione superficiale della moneta (quando l'incrostazione aderisce più tenacemente alla patina di quanto la patina non aderisca alla metallo sottostante)....da evitare! Nel complesso mi sembra un lavoro fattibile e potenzialmente dai risultati decisamente apprezzabili.... Armati di tanta pazienza...non avere fretta (la natura e la storia non ne hanno avuta).....lavora pochi minuti al giorno e in un paio di settimane avrai raggiunto l'obiettivo! Per la fase di rifinitura (miglioramento della leggibilità e dell'opacità) ci sentiamo al passo successivo. Ciao Mario1 punto
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Buonasera a tutti! Chiedo agli amici milanesi se la classificazione è superata/obsoleta o papabile. Mi scuso per la qualità delle immagini. Grazie in anticipo per l'eventuale aiuto1 punto
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Girando su internet ho trovato questa cartolina proprio dell' Hotel Bonne Femme et Feder Sembrerebbe un Hotel di alto livello non certo un casino1 punto
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Ciao, Davvero bella moneta, non c'è che dire... Complessivamente, il suo stato di conservazione si aggira intorno al MB+ tendente al qBB ed il prezzo giusto, tenendo conto della conservazione, è a mio parere 20-25 euro. Riguardo la variante, quella con l'"acconciatura variata", da quanto abbia letto, dovrebbe riportare i capelli di Elisa Bonaparte leggermente più lunghi e curati alla parte finale (non mi sembra nel tuo caso...). Non vorrei aver detto una stupidaggine, attendi sempre un parere più autorevole del mio!;)1 punto
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Una sola considerazione. Non credo affatto che ci sia un possessore americano. Se la moneta ricomparirà in un'asta Nomisma, che raccoglie soprattutto materiale di provenienza italiana, penso che sarebbe opportuno coinvolgere il responsabile dell'asta, Lorenzo Bellesia. Lui sa chi è il conferente della moneta e quindi potrebbe intanto sondare il proprietario per verificare la possibilità di una vendita diretta al comune di Borgotaro o a chi per esso. Sarà molto difficile sperare in una donazione gratuita, ma almeno conoscere una precisa cifra su cui accordarsi. Penso sia possibile che si accontenti di ricuperare il denaro speso, senza extra... Ma almeno conoscere la cifra. Su tali basi si potrebbe valutare la possibilità di reperire la somma (almeno si conoscerebbe l'ammontare), nell'arco di un paio di mesi. Non vedo altre strade.1 punto
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Taglio: 2 euro CC Nazione: Belgio Anno: 2006 Tiratura: 5.000.000 Condizioni: SPL Città: Lussemburgo1 punto
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@@sandokan Sei sempre gentile, ma il link all'altra coppetta datata 1782 è stato un vero e proprio colpo di... peltro! :rofl: ------------------------ @@vanadio Lo stile scrittorio con cui è stato redatto quel 1782 mi sembra però compatibile con gli "svolazzi" usati all'epoca. Circa le sigle, secondo la giusta ipotesi di Sandokan, se davvero si tratta delle iniziali dei committenti il link di cui sopra ci mette sott'occhio un secondo esemplare di una serie. :hi:1 punto
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Si tranquillo se non ti trovano concordi direttamente con loro giuorno e orario di consegna tramite cellulare.1 punto
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Io credo non sia possibile l'utilizzo di marchi per l'argento che decretino la purezza al di sopra del 999.9, Per certo escludo che siano marchi che identifichino lo stesso come puro. La massima purezza usata per qualsiasi oggetto in argento infatti come i lingotti è 999.9 troviamo arg 1000 solo nei casi di bagno elettrolitico quindi è solo metallo ricoperto del nobile materiale. Illuminatemi se sapete diversamente,in ugual modo per l'oro so per certo che è impossibile lavorare questi preziosi metalli senza un aggiunta di altri materiali quindi sarebbe impossibile creare oggetti che possano resistere in quanto l'oro e l'argento sono estremamente duttili per poterli lavorare necessitano di altri materiali.(nickel rame per l'argento argento o rame per l'oro) poi ditemi voi se sbaglio, ciao ciao.1 punto
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Io ne ho vista una in vita mia.....da pochi minuti..... Però che esemplare ci mostri.....tanti complimenti....... Controllando sul catalogo delle prove e progetti di Attardi e Gaudenzi non vedo altre uscite..... dalla cassetta della banca.... ;)1 punto
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Legenda senza spezzatura CONSTANTINVSIVNNOBC, busto radiato con drappeggio e corazza visto da dietro, nell'altare mi sembra una C. Direi RIC VII Ticinum 95, 319 d.C. Moneta non comune con residui di argentatura1 punto
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Se non sbaglio è la normale evoluzione di patinamento.Sopratutto se c'è qualcosa dove in qualche punto fa contatto con la moneta,in questo caso la plastica della perizia,non forma subito una patina omogenea subito ma credo che poi si espandera bene.1 punto
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Moneta comunque da gran studio e magari sarebbe interessante sapere il titolo per andare oltre....certo Pavia non è Lucca ma qualche anomalia c'era anche in questa monetazione che come abbiamo visto offre ancora spunti interessanti.....un conio con O e T particolari, quattro punti, lettere curate, la perlinatura, un peso inferiore del 26 per cento rispetto allo standard.....se ci ripensate era tanto, tanto per queste monete.....1 punto
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Non condivido affatto il post di Coinzh: non mi pare proprio che la legge inglese in materia pur essendo molto garantista e permissiva provochi danni al patrimonio numismatico inglese, mentre le leggi molto severe di Turchia e Grecia portano ai risultati che ben sappiamo. Scavi clandestini ce ne sono eccome ed in più se si rinvengono monete d'oro vengono spesso subito fuse così non lasciano tracce. Poi appunto come dice correttamente Arka: perché la proprietà di monete non può essere di un privato ? Stiamo scherzando o cosa ? Possono essere proprietari delle proprie monete solo quelli che collezionano euro o scudi in argento di inizio 900' ? O chi fa monete in rame del regno italiano o francesi di Napoleone ? No, non sono per niente d'accordo per quanto riguarda le monete, poi invece riguardo ovviamente ad altri manufatti antichi o oggetti di particolare interesse storico o archeologico si potrebbero definire delle limitazioni per il commercio e proprietà per i privati ma stando ben attenti a tutti i possibili risvolti e non facendo di ogni erba un fascio.1 punto
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mmmm!! a me sembra piuttosto che una parte della moneta abbia subito una potente corrosione che non ha lasciato formare o ha mangiato la bella patina che ricopre il resto della superficie. Non penso che sotto le zone incrostate si possa trovare la patina verde ma solo i crateri della corrosione. Penso sia il tipico caso in cui, nella fase di giacitura originale, la moneta possa essere rimasta in parte a contatto con un'altra moneta o qualche altro oggetto che ha provocato dei processi ossidativi differenti (e corosivi) rispetto alla porzione di moneta più esposta. Ovviamente....parere personale ;) Ciao Mario1 punto
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Trovato lo stesso articolo anche online, in una versione più leggibile delle mie fotocopie http://www.cartamonetaitaliana.com/lista-articoli/74-il-mistero-della-sovrastampa-timbri-nazistifascisti-sui-buoni-di-liberazione-del-partito-d-azione.html petronius :)1 punto
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A parer mio il coronato aquilano con la croce potenziata è leggermente più raro ma meno costoso del coronato aquilano con l'arcangelo, in questo caso è un bell'esemplare nonostante le piccole porosità superficiali (non dimentichiamo che in molti esemplari aquilani troviamo una purezza di metallo leggermente inferiore agli esemplari coevi battuti a Napoli). Altra osservazione importante (che sto approfondendo con l'aiuto di studiosi attraverso documenti d'epoca) è la mancanza di sigle. Questo tipo di coronato, come già scritto in altre sedi, dimostra che a L'Aquila come a Napoli si batterono regolarmente monete senza sigle e ciò è collegato a due motivazioni più volte accennate nei registri del tempo.1 punto
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Quello in alto al centro è :good: molto, molto simile allo stemma civico di Cisternino (BR): (da: http://www.araldicacivica.it/stemmi/province/provincia/stemmi-comuni-provincia/?id=33) Nel medesimo, ottimo sito ho "girato" tutta la Puglia e non mi pare di aver trovato gli altri...1 punto
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Buona sera al Forum ed a tutti gli: “ansiosi” Se ho ben capito gli eventi che più producono effetti d’ansietà sono: La morte Il timore che la collezione ci venga sottratta (Stato o visitatori indesiderati) La dispersione delle monete raccolte. Dove sta il problema? Per quanto riguarda la dipartita, preferisco chiamarla così giacchè il termine: morte m’intristisce…vivrò coll’anima nell’Aldilà, in un altro mondo…la dipartita, dicevo, dal momento che siamo nati è l’unica certezza, un bel giorno il viaggio finirà e dovremo uscire di scena, così come ci siamo entrati e si badi bene, entrambe gli eventi: la nascita e la dipartita sono estranei alla nostra volontà. La nascita è legata ad un atto d’amore dei nostri genitori e fors’anche solo per questo dobbiamo: ringraziare, rispettare ed onorare. La dipartita proprio non è problema nostro, quando Lui chiama hai voglia di dire: non vengo, picchiami; ma lasciami qui…si deve andare…punto…”vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole” Il suicidio? E’ una condizione patologica, un atto di disperazione e di rinuncia a cui, in un attimo di debolezza, si può essere spinti, per lo più da spiriti perversi: demoni in forma antropomorfa che ci fanno uscire di senno. Per quanto riguarda il timore dell’acquisizione forzata è la storia stessa che ci ricorda come…Riporto il pensiero di Heinz Siegert; giornalista e saggista nato a Vienna nel 1924 i cui interessi storici si sono per lo più rivolti all’area Balcanica. “…Presso tutti i popoli, guerra e rapina, agli albori della storia, furono attività altrettanto normali, come la caccia, né c’erano eccezioni di sorta giacchè la differenza tra rapina legittima e rapina illegittima venne compresa dall’uomo solo in seguito quando chiamò rapina legittima: la guerra, il tributo, la decima, infine le imposte; rapina illegittima è invece quella operata da persone a ciò non deputate.” La dispersione! Chi non conserva tra le proprie monete quel reperto…ex collezione “Pinco pallino” dispersa dalla casa d’aste “Vattelappesca” nel lontano “Tempo che fu” ? Una collezione dunque che smenbrandosi si fa seme per altri insiemi, si spera più significativi rispetto alla collezione dispersa. Non vi torna alla mente la figura del pellicano che col becco si dilania le carni per nutrire i suoi piccoli? Per concludere il lungo sermone ringraziamo chi ci consente di vivere, godiamo della Sua benevolenza e del piacere che questi nostri tanto amati dischetti ci offrono: Lampi di storia e se domani dovessimo rinunciare ad ammirarli e studiarli , ringraziamo ancora per il tempo che ci è stato concesso di essere stati in loro compagnia ed auguriamoci che quando saranno uscite dall’uscio ( noi o le monetine ha poca importanza) vadano comunque a rallegrare altri che come noi condividono questa passione, che siano anzi da stimolo per nuove più salienti raccolte. Grazie per l’opportunità di espressione concessa ed a voi tutta una buona serata da nonno cesare1 punto
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carissimi, per motivi legati ad un improvviso problema di salute sono costretto ad abbandonare, spero solo per brevissimo tempo, questo magnifico forum. com'e' strana la vita, vi conosco solo virtualmente eppure il pensiero di non potervi seguire, leggere e salutarvi come sempre faccio mi fa star male. spero di risentirvi subito. un abbraccio affettuoso e sincero a tutti gli amici ed in particolare a LAY, NANDO, TOGNON, PIETROMONEY, LELE, ILCOLLEZIONISTA, TARTACHIARA, ANDME, VISROBORIS ALCATRAZ, CRISMA insomma non ricordo il nick di tutti ma l'abbraccio virtuale e sincero e' veramente per tutti voi. Spero di risentirvi presto e vi auguro ogni bene e soprattutto buona collezione. A PRESTO - MAX1 punto
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Io non ho scritto solo Napoli ........ ma di aggiungere all'Aquila anche Napoli; credo che il simbolo non sia più alquanto una congettura; secondo alcuni documenti rinvenuti e scritti dal Perfetto - "Aspetti politico-monetari all'epoca di Carlo V", questo simbolo individuerebbe monete emesse dal Toledo per la Regia Corte e coniate secondo varie esigenze, sia a Napoli che all'Aquila. Il motivo è l'esautorazione di Luigi Ram.1 punto
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1987 REPUBLIQUE DU CAMEROUN - AZIENDA COSTRUTTRICE COGEFAR - CHEMIN DE FER TRANSCAMEROUNAIS Bronzo dorato ad alto rilievo, dim. mm. 81, peso gr. 380 circa - Aut. ANGELO GRILLI1 punto
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