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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/22/15 in tutte le aree
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Siamo nel campo delle probabilità. Non si può sempre dire che una moneta sia "certamente" falsa. Se poi le monete sono state riconiate in zecca la cosa assume implicazioni ancora più variegate. Le ghiere inoltre sono le "cenerentole" dei coni, e raramente conservate. Le domande sopra poste possono trovare queste risposte: - quali ghiere sono state ritrovate per il 20 lire ? Credo nessuna. Si possono solo fare osservazioni dall'impronta sul contorno. L'impronta del 2° tipo (dovuta ad una ghiera corrispondente) è presente in una minoranza di esemplari in conservazione particolarmente alta. Ciò, integrato dal riscontro obiettivato da Luppino della movimentazione dei conii corrispondenti in periodo repubblicano ha fatto ipotizzare (con verosimiglianza) trattarsi di riconi. Ricordo ancora che fino a poco tempo fa nessuno aveva mai fatto caso alle ghiere, per cui sull'argomento si sa pochissimo. Tuttavia se tutte le monete del periodo 1930-40 portano l'impronta di una ghiera di tipo XXX mentre alcune (poco numerose) portano quelle della ghiera YYY, e si scopre che i conii di queste ultime sono stati movimentati in maniera non-ufficiale 20-30 anni dopo quando la ghiera XXX non risultava più reperibile, pensare ad un riconio non è poi così improbabile! Non è comunque una certezza. - si può escludere al 100% che la ghiera del I° tipo non era difettosa ? Come detto (parlando di probabilità) al 100% non si può escludere nulla. Ricordo però che la ghiera di 2° tipo presenta un'impronta diversa, e che parlare di difetto per tale motivo non ha senso (per lo stesso motivo che quando una moneta da 2 centesimi di Euro presenta su di una faccia Castel del Monte anzichè la Mole Antonelliana, non si parla di "conio difettoso") - se c'era anche la ghiera del I° tipo oltre a quella del II ° , perché i malfattori hanno coniato il 20 lire con il II ° tipo alimentando così , i sospetti del caso ? Ribadisco che non mi risulta sia mai stata ritrovata alcuna ghiera (salvo novità dell'ultim'ora). I Furbetti non sapevano nulla di ghiere (è stato Tevere il primo ad accorgersene, ad una perizia di qualche anno fa) ed hanno utilizzato quello che hanno trovato ... - come si può affermare che la ghiera del II° tipo NON è stata approntata all'epoca dalla stessa zecca ? Non si può. Ancora una volta è il ragionamento a guidare certe affermazioni, ma può essere che domani qualcosa cambi le carte in tavola. Ad esempio che da un caveau in Svizzera dove erano rimaste documentatamente sigillate monete per 80 anni, emerga qualche 20 Lire 2° tipo. Per ora si tratta solo di un'ipotesi (esemplari riconiati) molto verosimile, che parte da rilievi obiettivi (il tipo di contorno), si sostanzia dell'esito di un'indagine investigativa (Luppino) e affonda le radici in una visione disincantata e pessimistica dell'uomo (e degli italiani) che purtroppo è ogni giorno sotto gli occhi di ciascuno.6 punti
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USA 1922 "Grant Memorial" Half Dollar4 punti
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Ho aggiornato il numero alla pizzeria, Verona al pomeriggio con tanti lamonetiani, e credo di conoscerne solo alcuni, alcuni verranno domani a salutarci alle 12, il potersi parlare e' sempre estremamente positivo sia per la conoscenza, sia per il forum, sia per eventuali nuove iniziative...a domani.......dove spero di poter vedere anche qualche moneta...3 punti
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Mmmmm bella discussione,sono al pc con patatine e birrozza ,vamossssssssss ahhahahahhaa2 punti
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@@Lay11 Ciao,conosci già il mio pensiero,colleziona sempre ciò che ti piace e che il denaro del momento ti permetti di collezionare :D2 punti
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Purtroppo manca una foto decente e manca anche il rovescio, ma da quello che riesco a intravedere ingrandendola sul mio schermo sembra proprio un falso ottenuto per fusione. Magari con foto e dati completi si riuscirebbe ad essere più certi... Cordialmente, Enrico2 punti
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Mi sgorgano lacrime dal cuore. Lacrime per ciò che sta accadendo, lacrime per ciò che stiamo perdendo ed infine lacrime per l'indolenza dell'Occidente, oramai sdraiato su di un triclinio e non più capace di alcuna reazione. La situazione attuale forse può essere paragonabile all'ultimo secolo dell'Impero.2 punti
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Grazie Giovanni, questo è il corretto ragionamento che va fatto intorno alla vicenda e che, naturalmente, nessun catalogo ha mai riportato e probabilmente mai riporterà. Volevo solo aggiungere una riflessione sulla presunta (da alcuni) effettiva circolazione del 20 lire del '36. La moneta di cui parliamo è evidentissimamente una moneta di pura ostentazione coniata per celebrare la costituzione dell'Impero. Alla fine del 1935 all'Italia vennero imposte le sanzioni per l'aggressione ai danni dell'Etiopia e già alla fine del '35 il regime, un po' strumentalmente ed un po' per effettive necessità, chiamò il popolo italiano a donare oro ed altri metalli per sostenere l'economia (sopratutto bellica) della nazione. La situazione era tale per cui in quel frangente non ci si limitò a chiedere solo l'oro e l'argento delle famiglie, ma si arrivò persino a smontare cancellili e grate non strettamente indispensabili per recuperare il ferro. Ebbene, vi sembra questo un contesto favorevole all'immissione nell'ordinaria circolazione monetaria di un 'gruzzoletto' di 10 mila monete d'argento? Anche se i Cataloghi non lo riportano, penso che basti riflettere su questo particolare contesto storico socio-economico per rendersi conto da soli che la possibilita che il 20 lire del '36 abbia realmente circolato non è solo remota....ma è assurda. M.2 punti
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Questo mi sembra di no: http://www.abebooks.com/servlet/BookDetailsPL?bi=7938817383&searchurl=an%3Dfrank+sternberg C'è anche questo in provincia di Torino: http://www.comprovendolibri.it/ordina.asp?id=32478576&db=catalogo2 punti
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Uno dei 1922 50-centavo "Simon Bolivars," della Colombia essendo questo il tipo di "Capo Rounder" del 1916-34 (tutti colpito in Philadelphia tranne le monete del 1934, che sono stati prodotti a San Francisco). Come il tipo "Testa Nitida" del 1912-1933, variamente coniato in Bogatá, Medellin e Birmingham, le “Testa Rounder" da Philly e San Fran erano 30mm di diametro e sono state colpite—come proclamato sulle monete se stessi—in 12,50g d'argento ,900. I tipi di due ritratto erano concorrenti contemporanei, ed era "Più Nitida Testa" che ha prevalso, riapparire quando la Colombia 50-centavo divenne una moneta di rame-nichel nel 1958. Perché questa "Testa Rounder" perso sembra immediatamente apparente, a guardarlo... Bolivar è un uomo più vecchio, più pesante, più lento, con un po' meno eroico attaccatura dei capelli. Si è tentati di dire che il "Capo Rounder" Bolivar sembra notevolmente meno probabilità di condurre una rivoluzione in quanto egli potrebbe essere a guardarlo in TV, ma che non può essere vero—nel 1922 fu radio che era il grosso deal di trasmissione medio. Ma scherzi a parte, 1922 fu un anno fondamentale per la Colombia e Stati Uniti. Questo pezzo di 50-centavo "Testa amichevole" è una moneta depositata, conservatore nel look, e lo status quo al nucleo. E così forse dovrebbe essere. Nel 1922 il lungo ritardo 1914 trattato per quanto riguarda il canale di Panama ha raggiunto la fruizione. Colombia ha ricevuto $25.000.000 in oro americano, e i diritti del canale che erano praticamente identici a quella degli utenti statunitensi. Relazioni tra i due paesi immediatamente cominciarono a migliorare. Che cosa era cambiato tra il 1914 e il 1922 per fare del Senato americano di strada? Denaro, e la ricerca di petrolio fu certamente parte di esso. Ma così è stato pochi anni prima della morte di Teddy Roosevelt. E troppo—anche se so che può essere difficile per ora di credito—per molti davvero fosse stato "la guerra alla fine guerre", e negli anni immediatamente dopo la prima guerra mondiale, per molte persone, in tutte le nazioni, c'era una profondamente sincera voglia di fare le cose bene. :) v. ------------------------------------------------------------- One of Colombia’s 1922 50-centavo “Simon Bolivars,” this being the “Rounder Head” type of 1916-34 (all struck in Philadelphia except the 1934 coins, which were San Francisco products). Like the “Sharper Head” type of 1912-1933, coined variously in Bogatá, Medellin and Birmingham, the “Rounder Heads” from Philly and San-Fran were 30mm in diameter and were struck—as proclaimed on the coins themselves—in 12.50g of .900 silver. The two portrait types were competing contemporaries, and it was the “Sharper Head” that prevailed, reappearing when the Colombia’s 50-centavo became a copper-nickel coin in 1958. Why this “Rounder Head” lost out seems immediately apparent, looking at it… Bolivar is an older, heavier, slower man, with a somewhat less heroic hairline. It’s tempting to say that the “Rounder Head” Bolivar looks considerably less likely to lead a revolution than he might be to watch it on TV, but that can’t be true—in 1922 it was radio that was the big deal broadcast medium. But kidding aside, 1922 was a pivotal year for Colombia and the United States. This “Friendly Head” 50-centavo piece is a settled coin, conservative in look, and status quo to the core. And so maybe it should be. In 1922 the long-delayed 1914 Treaty regarding the Panama Canal reached fruition. Colombia received $25,000,000 in American gold, and rights to the Canal that were virtually identical to that of U.S. users. Relations between the two countries immediately began to improve. What had changed between 1914 and 1922 to make the American Senate get out of the way? Money, and the search for oil was certainly part of it. But so was the death of Teddy Roosevelt a few years earlier. And too—though I know it can be tough to credit now—for many it really had been “the war to end wars,” and in the years immediately after WWI, for many folks, in all nations, there was a deeply sincere urge to make things right. :) v.2 punti
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Un mio particolare benvenuto ad un pordenonese "con passione per ciò che è antico".2 punti
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Ciao a tutti, L'esemplare postato appartiene alla zecca di Siscia e classificato da Goebl nel MIR al numero 160d. Le emissioni di consacrazione della zecca di Milano riportano quasi sempre il GOTHICO, il raro esemplare che riporta la scritta breve DIVO CLAUDIO viene identificata proprio per il tipico busto della zecca lombarda che ritroviamo nelle emissioni di Claudio e nelle prime di Aureliano. La moneta in questione invece presenta il tipico ritratto della zecca di Siscia, riconoscibile per uno stile completamente differente soprattutto per la forma del naso, oltre che per il fatto di essere corazzato. Le monete milanesi sono sempre a busto nudo, quelle di Siscia possono raramente avere anche quello corazzato. Alessandro2 punti
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Ciao, dovrebbe essere un sesterzio di Lucilla Obv: LVCILLAE AVG ANTONINI AVG F. Draped bust right. Rev: IVNONI LVCINAE / SC. Juno seated left on throne with back, feet on footstool, holding flower and child. RIC 1747. Saluti Enrico2 punti
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Ciao. "Più diverrà diffusa e accettata tra gli esperti e gli operatori del settore questa “notizia” più sarà inevitabile che subiscano un brusco calo le quotazioni degli esemplari con bordo del 2º tipo e che per contro che si alzino fortemente le quotazioni del bordo 1º tipo. Di questo passo non voglio nemmeno immaginare il valore che presto potrà avere un FDC del primo tipo... Paura!!!!" Ma perchè? Basta non dare troppo risalto alla cosa e tenere i collezionisti "nell'ignoranza" e il tipo di contorno (e sopratutto il motivo che lo ha determinato) diventano questioni trascurabili. Quanti 20 lire del '36 sigillati recano l'indicazione del tipo di contorno? "scusate ma qualcosa non mi torna...ma se la seconda ghiera è postuma (anni 50) come fa questa del 1937 (1 anno dopo il 36 ricordiamo) ad avere questo contorno? ehm..." Beh, già che c'erano....perchè non riconiare anche qualche esemplare delle emissioni per collezionisti? O vogliamo davvero pensare che quando nel '37, '38, '39 ecc. nel coniare 50 (o 20!!) esemplari della moneta per "numsmatici", la ghiera si sia improvvisamente rotta? Vabbè....se qualcuno ci vuole credere...è libero di crederci.....io preferisco ricordare un proverbio che dice che "il diavolo fa le pentole ma (talvolta) non i....co...ntorni".... :clapping: M.2 punti
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Ho preso un po' di informazioni qui e là nel web ed ho fatto un piccolo sunto: Le monete in materiale composito plastico sono state "coniate" (prodotte) in Russia e sono state introdotte in circolazione in Transnistria già dal 22 agosto 2014. Il tipo di materiale al momento non è utilizzato in nessun'altra parte del mondo, è vista come un'alternativa alla produzione costosa di monete di metallo e allo stesso tempo soddisferanno l'incessante domanda di monete di piccolo taglio. Le nuove monete prendono spunto dalle banconote di plastica che sono in uso in molti paesi del mondo. Avranno una circolazione in parallelo con le banconote dello stesso taglio, quest'ultime saranno sostituite gradualmente da queste nuove monete. La tecnologia ha permesso un'ottima protezione contro la contraffazione, comporta l'uso di una struttura speciale, micro testi e specifica riflessione di luce quando esposti alla luce ultravioletta e infrarossa. Pesano mediamente un grammo ciascuno ed hanno un diametro di 26/28 mm, nonostante ciò viene garantita un'elevata resistenza all'usura Sono effettivamente in circolazione ma il governo della Transnistria ha comunque specificato che si tratta di un test di prova. ______________ Ho visto qualcosa in vendita su ebay e su delcampe, a dire il vero mi incuriosiscono molto.... mi interesserebbero più che altro come testimonianza della "prima volta", ma so già che non le comprerò :nea: Poi saranno dolori per riconoscerne la conservazione, ecc..... :rofl: G I O C H I N O Come le valutereste in altro modo e con altre sigle rispetto i canonici MB - BB - SPL - FDC ? Che nuove definizioni gli appioppereste? :crazy: FDC = Fior di composito (?) oppure FDP = Fior di plastica (?) Altre idee per i vari gradi di conservazione? :lol:1 punto
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...se ti riconosci in almeno uno di questi punti!!! :rofl: :rofl: :rofl: http://magazine.oltreuomo.com/20-cose-che-solo-un-collezionista-puo-capire/1 punto
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Sono stato restio a scrivere questo breve post per alcuni motivi , primo perché parlare di Storia e Archeologia in questo contesto mi sembrava fuori luogo per i tanti morti , anche in modo atroce , che l' ISIS sta provocando , di conseguenza perche' la vita umana e' sempre primaria rispetto a qualsiasi altra cosa , Archeologia compresa . Per questo vorrei evitare qualsiasi commento politico su quanto sta accadendo in Siria e tentare di sdrammatizzare , nel nostro piccolo , perché di dramma si tratta , quello che li' sta accadendo . Abbiamo saputo dai notiziari nazionali che alcune colonne dell' antica citta' romana sono crollate sotto i bombardamenti dell' ISIS a seguito della grande resistenza dell' esercito siriano nel tentativo di difendere Palmira , che credo sia caduta ; quello che accadra' al complesso archeologico di Palmira per ora non e' dato saperlo , cosa possiamo fare per difendere e riprendere , la purtroppo probabile distruzione dell' antica Palmira romana , patrimonio dell' Umanita' , se rimane in mano all' ISIS , come gia' avvenuto per altri siti archeologici ? Proporrei di inviare a riprendere Palmira le nostre Legioni e riunirle contro l'ISIS per riconquistare la citta' , quindi adunata per : Legio VI Ferrata , Legio III Cyrenaica , Legio III Parthica , Legio III Gallica , Legio X Fretensis , Legio IV Scythica , Legio XII Fulminata , Legio XVI Flavia . Sono Legioni romane che in archi temporali diversi risiedettero in Siria ; forse tutte insieme queste Legioni sarebbero anche troppe per cacciare dalla Siria l' ISIS , sicuramente ne basterebbero la meta' . Comunque giusto per sdrammatizzare un dramma e speriamo solo che l' ISIS non si macchi , oltre delle orribili morti gia' provocate , anche di aver distrutto un bene dell' Umanita' intera , che anche il Tempo si e' concesso di rispettare ......e non e' poco .1 punto
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Cari amici, vorrei chiedervi un parere su una recente acquisizione. Datemi il vostro parere sulla conservazione, rarità ed una stima economica. Grazie. Trattasi di un giulio di Benedetto XIII. D/ Stemma a targa in cornice, chiavi con impugnatura a intagli e doppi cordoni. BENEDICTVS XIII P. M. A. I R/ Porta santa - ANNO IVBIL - MDCCXXV. Esergo armetta di Mons. Mario Bolognetti presidente delle Zecche.1 punto
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Giuseppe De Sopo, autore de "Le monete di Napoli- L'evoluzione della tecnica monetaria e le varianti della zecca napoletana dal 1516 al 1859", scarta l'ipotesi che le varianti siano causa dell'ignoranza degli incisori, in quanto essendo degli artisti sicuramente di un certo livello culturale e quindi sostiene che le varianti non furono semplici disattenzioni, ma un modo di lasciare sulla moneta un segno di riconoscimento dell'incisore. Lo stesso studioso propone un progetto di classificazione delle varianti: 1) varianti primarie sono quelle che riguardano l'effigie, lo stemma, la loro sistemazione nel tondello e tutto ciò che riguarda la legenda ed i segni del taglio; classifica rare e molto rare quelle relative all'effigie, non comuni e rare quelle dello stemma e del taglio. 1) varianti secondarie tutte quelle relative alla punteggiatura, alla differenza dei caratteri e quelle relative al valore, al millesimo, alle sigle le classifica comuni o non comuni a seconda della frequenza e delle caratteristiche. Infine prende in considerazione 3) errori di punzonatura: lettere e numeri capovolti, lettere al posto di numeri e viceversa, errori di ortografia; ritenendoli, data la scarsa frequenza, rari e rarissimi. Ho studiato abbastanza Maestro @@Rex Neap?1 punto
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.....come detto precedentemente il BB+ non esiste, ma esaminati i rovesci, complessivamente il BB può essere dato. Riguardo a quanto rilevato nello scudetto di Spagna è tutto normale per queste Piastre....il leone venne inciso in svariate forme e con 6 oppure 7 zampe o addirittura senza il fiocco della coda .... ecc.ecc. La domanda è: furono disattenzioni oppure varianti create intenzionalmente ? Apriamo un dibattito sull'argomento.....giusto per non discutere solo sul bello o brutto delle Piastre. Prego.1 punto
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lascia stare la moneta così com'è !! la tua id.. è corretta , riesci mica a leggere le sigle ? forse K R ?? bella monetina , comune ma, sempre piacevoli da vedere :)1 punto
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Ciao ragazzi, vi posto anche il mio minuto che dovrebbe essere di Antoniotto Adorno governatore per il re di francia (volutamente con la f minuscola :) ) che ha un modulo e un peso abbastanza particolari, siamo a 1.39 g, ben più della media PS ha una patina verde molto marcata, apprezzabile ma abbastanza invasiva che ne dite di una ripulita?1 punto
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Buon giorno a tutti Appena tornato da Verona dove ho acquistato la Mamea gia' postata in una precedente discussione e che aveva sollevato notevole interesse. Inutile dirvi la mia soddisfazione e gioia per aver aggiunto questo pezzo nella mia modestissima collezione. Molti di voi hanno gia' espresso il loro parere ma vorrei aggiungerne altri sempre che lo vogliate. Intanto che c'ero ho preso anche il volume "Les monnaies romaines" di Laurent Schmitt- Michel Prieur. Ringrazio Tinia numismatica per la cortesia e disponibilita'. Spero in tanti commenti perche' ogni commento per me e' un insegnamento. Ciao1 punto
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Di questa tipologia il rovescio soffre sempre di difetti dovuti al conio rovinato, probabilmente ossidato, che da vita alle varie escrescenze di materiale nei campi ed all'interno della Porta Santa. Il diritto è nettamente migliore, tralasciando il tentativo di foro e la schiacciatura conseguente sulla tiara, un qSPL nel complesso ci può stare. Ciao, RCAMIL.1 punto
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Termosifoni. borse dell'acqua calda. terrazzini, zanzariere, gebbiette per le gazze.......mi raccomando pero' dopo non guidate. :) :) :) Ciao1 punto
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@@sulinus@@Rex Neap mi avete anticipato. L'ho guardata bene e confrontata con le mie, non è pulita, nel complesso la graduerei Spl/Fdc.1 punto
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Grazie @@Pierpaopiras65 troppo buono :) sono solo uno a cui piacciono le monete e che possiede qualche libro, ce ne sono tanti sul Forum. Ciao, Exergus1 punto
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La prima potrebbe essere un cash della dinastia Tang del sud (937-975 d.C.) imperatore Li Yu (961-978 d.C.) Prova a confrontarla con questa:1 punto
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Ciao @@palpi62 come puoi vedere dalla scheda si tratta di una Decorazione e onorificenza ufficiale PRO ECCLESIA ET PONTIFICE emessa il 17-07-1888. http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-AE1110/201 punto
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@@Il*Numismatico hai perfettamente ragione Fabrì, infatti non ci sono riuscito!! Questo è quanto sono riuscito a fare, ovvero niente! ahahahah!!1 punto
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Anche dal mio punto di vista per quello che vedo moneta autentica. Probabilmente spatinata aggressivamente e poi ricolorata? Soprattutto al dritto, dove emerge il rame. ES1 punto
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A volte le monete consumate danno sopratutto in foto la sensazione di impastatatura tipica delle fusioni. Se opiniamo solo sul dritto questa sensazione prevale anche perché aiutata da una patina diciamo non troppo nobile e da certi particolari che non si notano ma questo può essere un effetto dell immagine. Sul rovescio la sensazione cambia e si vede che c'è un effetto conio. Quindi dalle foto non troppo chiare direi che può essere buona ma sulla patina i dubbi rimangono molto alti.1 punto
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Esistono 50 lire dell'11, fascioni, fascetti in BB? Coppiole del '31 in BB? Scudi dell'11 e del '14 in BB? Si? Ebbene...com'è che si trovano in BB se non hanno mai circolato? Come te lo spieghi? Il 20 lire del '36, al pari di quelle citate, è moneta che non ha mai effettivamente circolato...cioè non è mai stata usata come mezzo di pagamento ordinario...sia perchè non è stata emessa in un numero di esemplari congruo per aspirare a circolare e sia perchè quei pochi fortunati che ne vennero all'epoca in possesso, la tesaurizzarono immediatamente per l'argento che contiene. Quindi qual'è secondo te il motivo per cui se ne può trovare qualche esemplare anche in BB? M.1 punto
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@@claudioc47 ultimamente ti stai dedicando al rame, sto notando :blum: Ste monetine quando sono in alta conservazione sono semplicemente spettacolari, cosi come quest'ultimo esemplare che ancora una volta hai saputo esaltare con la tua tecnica fotografica Complimenti :good: FDC rame rosso1 punto
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Se chi te la dà porta guanti e tu la tocchi con i guanti e la metti via è fdc, se non è così è circolata. Il caso che una cosa del genere succeda al di fuori di un acquisto (quindi si esclude la circolazione) mi pare discretamente raro. Nella sostanza, una moneta che fosse toccata con le mani nude e risultasse del tutto indistinguibile da una sempre maneggiata con i guanti dovrebbe ugualmente essere definita fdc, ma stante la pessima qualità delle monete euro e la loro estrema sensibilità alle impronte non credo che sia una cosa così probabile da verificarsi nella realtà.1 punto
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un neofita dovrebbe sapere una cosa prima di tutto...che un BB una moneta non lo diventerà mai perchè conservata in modo inappropriato. spero tu stia scherzando! non so cosa tu intenda per bb....io intendo una moneta circolata...in modo omogeneo (più o meno)con usura e lustro assente. non intendo certo una moneta in alta conservazione con un graffio deturpante o il bordo martoriato o una lucidatura pesante o un appiccagnolo ...queste si che sono frutto di cattiva conservazione da parte di un collezionista.1 punto
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Provi a mettere la moneta all'aperto, magari sul davanzale della finestra dovutamente protetta dai vari volatili. La lasci all'aperto per diversi giorni, in un luogo non umido ma neanche direttamente esposto ai raggi del sole (se ha un terrazzo protetto da tende da sole va benissimo per capirci).1 punto
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Buona serata al Forum ed a voi tutti, spero fare cosa gradita trsmettervi la minuta presentata in una piacevole riunione tenutasi di recente in Toscana nella "Villa Borbone" di Viareggio; ultima proprietà sino al 1900 degli Asburgo Lorena. Con un caro saluto da parte di nonno Cesare. “VINTAGE” La recente mostra sull’opera di Viani e del suo tempo, che si è tenuta da poco a Villa Argentina in Viareggio è stata l’atto scatenante per una riflessione sulla monetazione, non proprio antica; ma neppure troppo recente: “Vintage” appunto. La prima guerra mondiale ha rappresentato una bandierina nello slalom speciale della Storia ed ha portato un cambiamento epocale tra i popoli dell’Orbe Terraqueo. Per la prima volta dal cielo sono piovute micidiali granate; per la prima volta una nave usciva dalla fantasia di “ GiulioVerne” per navigare insidiosamente sotto le onde; per la prima volta i fucili a ripetizione: le mitragliatrici, dai “Nidi di vespe” falcidiavano l’assalto dei fanti; per la prima volta la chimica dava di sé l’immagine peggiore. Comparve il “Carro armato” non era proprio quello dell’immaginario collettivo attuale; ma un trattore dove il conducente era protetto da una lamiera di ferro e su cui era stato montato un cannone; l’idea venne a W. Churchill che sequestrati i veicoli agrari, oramai inservibili in territorio di Francia, li trasformò in soggetti d’offesa semoventi e fu un successo. La cavalleria; la nobile cavalleria pesante, da secoli risolutiva arma vincente nelle battaglie, per la prima volta fallì il suo compito; la guerra di trincea la rese inutile. Tre Imperi, i tre più importanti imperi che il secolo decimo ottavo aveva forgiato, sparirono dal palcoscenico della storia: Il grande Impero dei Romanov si sciolse come la neve al sole in una triste giornata di ottobre. Alla fine del primo conflitto mondiale un altro Impero chiuse la “Sublime Porta” per forse mai più riaprirla. L’11 Novembre del 1918 l’Imperatore Carlo firmava il messaggio ai suoi popoli, rinunziando a qualsiasi partecipazione agli affari di Stato e dalle ceneri dell’Impero Austro-Ungarico nacquero: Un Regno nella penisola mediterranea ( era in realtà già nato prima ad opera di un Re massone e di un avventuriero, con la complicità del Re di Francia. Napoleone III ); la nuova Repubblica della Cecoslovacchia; la Polonia, risorta; Il Regno di Romania e quello dei: Serbi, Croati e Sloveni ( Chiamato ufficialmente Jugoslavia solo nel 1929); il Regno di Ungheria, ridotto ad un terzo della sua estensione ed una repubblica d’Austria ormai quasi completamente “Tedescalizzata” Dunque l’Europa c’era già, anteriore al primo conflitto mondiale, il “sogno pindarico” del nazionalismo l’aveva frantumata per poi ricomporla un’ottantina d’anni dopo in chiave “Tedesca” Il “sogno pindarico” era sorto in Francia alla fine del 18° secolo ed aveva ben presto indossato il cappello frigio della “Rivoluzione” culturale prima, violenta ed irrefrenabile poi. Nello spazio temporale tra questi due eventi di portata mondiale il mondo della numismatica ha subito un profondo, radicale, cambiamento e se la moneta aveva ritrovato, alla fine del 1700 il suo valore unitario di ricchezza tangibile, poco dopo la fine della prima guerra mondiale, con il divenire fiduciaria, aveva perduto la peculiarità con la quale era sorta nel lontano 7° secolo A.Ch. o forse prima, con il comparire delle prime pseudo monete. Non v’è dubbio alcuno che per molti secoli, prima dell’invenzione della moneta, gli scambi di merce avvenissero attraverso il baratto: puro e semplice . Nei primi contatti sociali tra gli uomini infatti l’acquisizione o la cessione dei beni, quando non forzata, era regolata dallo scambio: “Ho due polli, tu hai due otri di vino, dammi un otre, ti do un pollo e siamo più contenti tutti e due.” Detto così è troppo bello, di una semplicità che rasenta il semplicismo e le cose non dovevano andare proprio così; occorreva valutare l’entità del bene ceduto nei confronti di quello acquisito sì che i valori fossero il più possibile equivalenti. Vero è che poter ricorrere, per lo scambio di merci, ad un bene comune che rappresentasse: Certo valore intrinseco Elevato, rispetto al/ai beni oggetto dello scambio Divisibile in modo da potersi avvicinare il più possibile all’equità facilitava il problema; se non la moneta era nato il concetto in fieri, della moneta stessa. Il collegamento della moneta con la tradizione agricolo pastorale lo ritroviamo nel nome che vari popoli hanno successivamente dato a questo oggetto primario di scambio: “Pecunia” da Pecus ovvero pecora, per i latini; “Fee” da Foraggio per gli inglesi e dalla stessa radice: “Vieh” per i tedeschi. Per gli indiani “Ripia” deriva dal Sanscritto ed il significato è: “Bestiame” Il passo successivo di questo primordiale metodo di scambio fu il tentativo di semplificare le transazioni commerciali sostituendo il possesso del bue o delle pecore con elementi più maneggevoli cui veniva arbitrariamente attribuito un valore equivalente. Il raggiungimento di questo stato transizionale, nello sviluppo del commercio è stato mirabilmente descritto da Aristotele: “ Il commercio ricavò beneficio dalla acquisizione di merci che scarseggiavano nello stato e dall’esportazione di quelle risorse che erano in eccesso, per questi scambi si rese necessario ricorrere ad una valuta. Dato che il baratto in natura non era facile si scelse, di comune accordo, di dare ed accettare di ricevere oggetti più facilmente maneggiabili. Questi oggetti erano inizialmente costituiti da pezzi di Ferro od Argento, valutabili a peso e successivamente su di essi vennero riportati dei segni che ne indicavano e garantivano il valore” Nella Roma antica, al bue si era sostituita la verga di Rame e/o Bronzo (legge delle dodici tavole) mentre nel Peloponneso gli Spartani si dice abbiano utilizzato il Ferro, successivamente altre città greche adottarono questo sistema per gli scambi commerciali. Si osservi come la moneta sia comparsa inizialmente sulle coste bagnate dall’Egeo, mare ricco di isole che raccordano le coste greche con le asiatiche . Le caratteristiche geografiche che contraddistinguono la penisola Ellenica sono: la presenza di numerose montagne e l’esteso sviluppo delle sue coste. Numerose baie incidono profondamente la costa mentre lunghi e stretti promontori si proiettano ovunque nel mare dando origine ad una quantità di costa tale che non ha riscontro in nessun altro paese del Sud Europa. Molti sono i porti eccellenti ed il mare non presenta soverchi pericoli, oltretutto appena oltre la costa, come già detto, si trovano numerose isole fertili e di inaudita bellezza; la natura ha fatto di tutto perché la gente di qui scegliesse la via del mare e coltivasse le arti proprie della navigazione e del commercio. La comunicazione tra le varie parti del paese è più breve e più facile per via mare che non attraverso la terra emersa che è ricca di catene montane intersecantesi tra loro in tutte le direzioni e che sono per lo più elevate e scoscese, superabili solo attraverso rari passi spesso in inverno bloccati per la neve. Poche, scarsamente estese, le zone pianeggianti e sostanzialmente povero e sassoso il terreno che permette lo sviluppo di: Fichi, olivo e vite tutte coltivazioni che solo acconsentono terreni di scarsa fertilità; i cereali si dovevano importare mentre le esportazioni erano costituite dai raffinati prodotti dell’industria greca. Va da sé che i contatti commerciali privilegiarono l’ opposta sponda asiatica dell’Egeo ed i territori che su quel mare si affacciano. Il valore intrinseco certo e più elevato, rispetto alle altre merci, era ed ancor oggi in altra misura, è rappresentato dal biondo metallo, oggetto del desiderio di gran parte dell’umanità… con il quale è possibile acquistare ogni altro bene terreno: vegetale, animale o cosa inanimata che sia. Operarne la divisibilità non era un problema, almeno sin dal tempo degli Egizi i quali già 2.000 anni prima della nascita di Nostro Signore, utilizzavano uno strumento, a noi noto come: Bilancia sul cui piatto si poneva il biondo metallo e se ne ricavava un peso. Solo Oro od anche Argento ? Certo anche l’Argento fu standard per gli scambi commerciali e per passare dall’Oro all’Argento non era poi così complicato: Oro = Sole; Argento = Luna e visto che ad un ciclo solare corrispondono 13,3 cicli lunari perché la stessa cosa non poteva valere per i metalli? Per controbilanciare il valore di 1 Kg d’Oro erano pertanto necessari 13,3 Kg di Argento. Per transazioni di modesta entità non si faceva ricorso alla bilancia; ma si utilizzavano piccoli pezzi di metallo, con peso predeterminato garantito dai mercanti stessi, com’è il caso delle “Punk marched” dell’India ovvero dagli Dei protettori delle città emittenti ed è questo il caso delle città greche dove Giove; Apollo; Venere ed un po’ tutti i personaggi dell’Olimpo la fanno da padroni. Per gli Asiatici è lo stesso “Re dei Re” che compare con lancia od arco e frecce sul “Darico” d’Oro; sullo “Statere” d’Argento e sulla “Dracma” Quest’ultima moneta durerà a lungo affiancata dalla “Dracma Partica” in Oriente e dal “Denaro” nell’Occidente romano. Tutto questo per ricordarci che ai primordi la moneta aveva un suo valore intrinseco costituito dal peso del metallo nobile che conteneva e continuò ad averlo sin quando ne furono garanti i “Grandi Imperi” Nel terzo secolo della nostra era le città della Grecia erano oramai confluite nell’egida di Roma che a sua volta, dopo il periodo della ”Anarchia militare” anni di storia travagliati in cui gli imperatori si susseguirono un dopo l’altro al ritmo di quasi uno all’anno, non presentava più la stessa stabilità dell’Impero dei “Cesari” Dal 235D.Ch. al 284 A.D. anno che segnò l’ascesa al potere di Diocleziano: si contano 47 imperatori…in 49 anni…ci si avvicinava al declino. In Asia l’Impero Persiano era stato conquistato nel 3° secolo A.Ch. da Alessandro Magno e dopo la sua scomparsa, i Parti erano assurti a potenza dominatrice; ma nel terzo secolo dell’Era Cristiana anche la loro parabola storica si concluse . La moneta visse il triste periodo dell’età di mezzo; l’Oro e l’Argento, quasi spariti avevano lasciato il campo al più vile Rame o Bronzo…quando c’era ed aveva perduto la sua peculiarità di valore intrinseco per gli scambi commerciali che in molti casi erano tornati a servirsi del “Baratto” Il fiorire, nell’Occidente europeo, di tante forme di scambio fece sorgere, nell’anno 800 del Signore, la necessità di unificare pesi e misure e l’allora imperatore dei Franchi: Carlo Magno mise mano al progetto del riordino…”Ut misurae et pondera equalia sint et Justa” Nacque la “Lira”; moneta di conto costituita da 20 Soldi d’Argento ognuno dei quali era composto da dodici “Denari” pur’essi d’Argento. Sembrava così che ordine fosse stato messo; ma non si tenne conto del fatto che le “Zecche” erano autorizzate dall’Imperatore e con il decadere dell’autorità del potere centrale ogni città, ogni principe, imponeva sulla moneta il proprio stemma, il proprio sigillo e fors’anche un proprio valore. Si dovette attendere la ripresa economica dovuta agli scambi commerciali delle “Repubbliche marinare” per tornare a veder circolare grosse monete d’Argento e d’Oro: Il “Fiorino” ; il “Genovino”; lo “Zecchino” Con la scoperta delle miniere d’Argento in Austria fu la volta del “Tallero” da cui il non meno famoso “Dollaro Statunitense” e così via per tutto il cinquecento; il seicento ed il settecento… a base di “Testoni”; “Ducatoni” e “Scudi” Alla fine del 18° secolo non si poteva parlare di un vero sistema monetario; ogni Stato emetteva un numero indefinito di monete cui attribuiva valore rispetto ad una o più unità teoriche, variabili nel tempo e nello spazio geografico Retaggio di un batter moneta considerato “Diritto Regale” attribuito dalla sovranità e mercè di Principi, Governanti e Stati Sovrani che emettevano moneta a proprio uso e capriccio tanto da produrre una infinità di divise diverse. In un siffatto stato di divisione tra i popoli e diversità tra le monete il commercio ne risentì al punto tale che… Il giorno otto del mese di Maggio del 1790, in piena rivoluzione francese, l’Assemblea Nazionale deliberò che il Re di Francia, su proposta di Talleyrand, dovesse scrivere a S. Maestà Britannica e pregarla d’impegnare il Parlamento d’Inghilterra a concorrere con l’Assemblea Nazionale Francese per stabilire l’unità naturale delle misure e dei pesi. Il silenzio del Regno Unito, ancora memore dell’intervento francese in America costrinse Luigi XVI ad accollarsi interamente l’onere del progetto che vide all’opera: il torinese Lagrance, Di Borda, Mongè e Condorcét. La quaranta milionesima parte del meridiano terrestre fu presa, con il nome di “Metro” quale unità di misura lineare, con le conseguenti misure planari: “metro quadrato” e volumetriche: “metro cubo”. Multipli e sottomultipli dell’unità venne stabilito che valessero dieci volte la misura direttamente superiore od inferiore. Era nato il “Sistema Metrico Decimale” che venne adottato in Francia e nelle colonie il giorno sette del mese di Aprile dell’anno 1795; poco dopo fu adottato anche dai paesi della nostra penisola , come vedremo poi più nel dettaglio e nell’area europea da: Spagna, Portogallo, Svezia, Norvegia, Paesi Bassi e relative colonie, Belgio, Svizzera, Germania, Austria, Ungheria, Rumenia, Grecia, Turchia. Nel “Nuovo Mondo” da: Messico, Guatemala,Costarica, Columbia, Venezuela, Equatore, Perù, Chili, Repubblica Argentina, Uruguai e Brasile…un bel po’ d’ordine era stato fatto. Ovviamente il sistema non si fermava alle misure lineari, planari e volumetriche; tempi ed angoli ebbero la loro unità di misura ed anche il peso trovò nel “Grammo” la sua unità. Era, il grammo, il peso di una massa d’acqua distillata con volume di un centimetro cubo, alla temperatura di 4° Centigradi in cui l’acqua presenta massimo il rapporto: Peso/Volume. Non ci si fermò qui e si prese in considerazione anche la moneta, oggetto della nostra riflessione, il “Franco” o “Lira Italiana” fu l’unità di misura ed era rappresentato da un dischetto rotondo del peso di cinque grammi di cui: 4,5 grammi era di Argento fino e 0,5 grammi di Rame; indicato come Ag 900/1000 I sottomultipli erano costituiti da 10 decimi e 100 centesimi; per i multipli non si ritenne opportuna alcuna denominazione particolare. Non desidero al momento entrare nella questione economica del rapporto tra: Valore intrinseco e Valore nominale della moneta, quello cioè indicato dalla Pubblica Amministrazione né su ciò che veniva indicato come “Biglione” ovvero a basso titolo di Argento prima, di Rame poi, né tantomeno sul rapporto legale tra Oro ed Argento che abbiamo visto essere stato nell’antichità 1: 13,3 e che adesso veniva proposto ad 1: 15,5 mi pare invece doveroso riportare il panorama monetario degli Stati che occupavano l’area della nostra penisola : Prima dell’introduzione del sistema metrico decimale Prima dello scoppio del conflitto mondiale. Successivamente all’evento bellico de qua. La Situazione monetaria prima dell’introduzione del sistema metrico decimale era dovuta a ben undici Stati che rappresentavano il panorama politico del territorio geografico che caratterizzava la penisola prima del 1795. Regno di Sardegna: comprendente oltre l’isola di Sardegna, il Piemonte con le contee di Savoia, Oneglia e Nizza; sotto il Re Vittorio Amedeo 3° di Savoia, con 2.800.000abitanti censiti sulla terraferma e 450.000 in Sardegna. Repubblica di Genova: con una popolazione di 600.000 abitanti. Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla: con i principati di Sabbioneta e Bozzolo per una popolazione valutata in 335.000 abitanti; sotto il ramo cadetto dei Borbone di Spagna con Ferdinando 1° che aveva sposato Maria Amalia di Asburgo. Ducato di Milano: Sotto l’Austria assieme al Ducato di Mantova ed i Principati di Castigliane e Solferino; esclusa la Valtellina e Chiavenna dove esercitavano ancora la signoria i Grigioni; popolazione stimata in 1.130.000 abitanti. Ducato di Modena e Reggio, compreso il Principato di Massa e Carrara pervenuto agli Este con le nozze di Maria Cybo Malaspina ed Ercole 3° all’epoca reggente della Casa d’Este: Popolazione 330.000 abitanti. Repubblica di Venezia, compreso il territorio di Bergamo e Crema oltre all’Istria ed alla Dalmazia: abitanti 5.000.000. Repubblica di Lucca: 120.000 abitanti. Principato di Piombino: sotto la famiglia Boncompagni con 5.000 abitanti. Granducato di Toscana: sotto Ferdinando 3° di Lorena con 1.000.000 di abitanti. Stato Pontificio: Dal Po al Tronto ed al Garigliano con Benevento e Pontecorvo, sotto Papa Pio 6°; abitanti valutati in 2.500.000. Regno delle due Sicilie: comprensivo oltre all’isola di Sicilia, dello Stato dei Presidi in Toscana e della parte meridionale della penisola a Sud dello Stato Pontificio, sotto Ferdinando 4° di Borbone; popolazione valutata in 5.000.000 di abitanti sul continente ed 1.000.000 sull’isola. Fedele a quanto a suo tempo stabilito da Carlo Magno la monetazione si basava sulla suddivisione della Lira in 20 Soldi e 240 Denari. Ad esempio, per quanto riguarda il Regno di Sardegna, che andrà poi a conquistare la maggior parte degli altri Stati della penisola, eccetto il Granducato di Toscana che si offrirà graziosamente ai Savoia attraverso un discutibile primo “Plebiscito” che vide alle urne il 4% circa della popolazione ed un secondo, svoltosi il 12Marzo del 1860, per aventi diritto a suffragio universale. I risultati furono favorevoli all’annessione del Granducato di Toscana al Regno di Sardegna con 366.571 voti su 386.445 votanti; 14.925 espressero fedeltà al Granduca; 4.949 i voti nulli. Il 22 Marzo Vittorio Emanuele 2° Re di Sardegna accettava l’annessione del Granducato al Regno Sabaudo. Sulla validità del Referendum lasciamo a chi lo desidera lo studio delle carte dell’epoca sottolineo solamente il fatto che prima della partenza da Firenze del Granduca Leopoldo 2° di Toscana, avvenuta il 27 Aprile dell’anno 1859, il Barone Bettino Ricasoli, promotore del processo rivoluzionario di annessione, non si sa bene da chi autorizzato, visto che ancora non esisteva un governo provvisorio, si era recato a Torino ad incontrare il Conte di Cavour per concedergli un accordo militare oltre che un governatore: era l’atto di consegna del Paese ad un altro Stato. Dopo la partenza del Granduca si arrivò ad offrire la dittatura a Re del Piemonte: Vittorio Emanuele 2° ; bontà sua, il giorno 30 di Aprile di quello stesso anno rifiutò. Anche questo è da considerare come un atto individuale e rivoluzionario dal momento che il governo provvisorio non era in possesso di un mandato. Per tornare all’oggetto della ns. riflessione dopo questa breve, amara parentesi storica, vediamo quale caotico quadro presentava la monetazione negli Stati della penisola a cominciare appunto dal Regno di Sardegna. Il giorno 12 del mese di Febbraio del 1755 Carlo Emanuele 3° riordinava la monetazione sulla base del “Marco” di 245,926 grammi, calcolato in 8 Once ciascuna del peso di 30,742 Denari. Ad ogni Oncia corrispondevano 24 Denari del peso di 1,281 grammi ciascuno. Ogni Denaro era costituito da 24 Grani del peso di 0,053 grammi ciascuno. Il Grano era a sua volta costituito da 24 granotti di 0,002208 grammi. Diversa la base monetaria per Genova che si imperniava sulla Libbra di 317,09526 grammi divisa in 12 Once ciascuna del peso di 26,425 grammi. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,101 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,046 grammi ciascuno. Nel Ducato di: Parma, Piacenza e Guastalla. Si faceva riferimento, nel 1789, sotto Ferdinando 1° di Borbone, sposo di Maria Antonia d’Asburgo, al “Marco di Milano” di 235,033 grammi costituto da 8 Once ciascuna del peso di 20,370 grammi. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,224 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,051 grammi ciascuno. Nel Ducato di Milano e Mantova Giuseppe 2° con editto del 25 Gennaio 1786 riformava la monetazione sulla base del “Marco di Zecca” di 235,033 grammi, diviso in 8 once da 29,379 grammi cadauna. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,224 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,051 grammi ciascuno. Il Ducato di Modena e Reggio era all’epoca governato da Ercole Rinaldo 3° della casa d’Este che aveva sposato Maria Beatrice Cybo Malaspina di Lunigiana aggiungendo così ai suoi domini la città di Massa. La base monetale è quella del “Marco di Zecca” di 235,033 grammi, diviso in 8 once da 29,379 grammi cadauna. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,224 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,051 grammi ciascuno. L’Ordinamento monetario del 12 marzo 1772 prevedeva, nella Serenissima Repubblica di Venezia, che la monetazione fosse fatta sulla base del “Marco” da 238,544 grammi, formato da 8 Once ciascuna delle quali del peso di 29,818 grammi. Ciascun Oncia era divisa in 144 Carati da 0,207 grammi ciascuno ed il Carato era a sua volta diviso in 4 Grani da 0,052 grammi. Per quanto attiene al titolo, il massimo era costituito da 1.154 Carati, ciascuno d’essi del valore di 4 Grani. Nel 1789 il Granducato di Toscana basava il corso legale delle sue monete sul valore della Libbra al peso di 339,510 grammi, suddivisa in 12 Once da 28,292 grammi cadauna ed ogni Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,179 grammi. Ciascun denaro era costituito da 24 Grani di 0,049 grammi. Il titolo delle monete si valutava, per l’Oro, in 24 Carati divisi in 8 Parti (Ottavi) mentre per l’Argento la base era di 12 Once divise in 24 Denari. Il Principato di Piombino non aveva all’epoca una sua particolare moneta si avvaleva pertanto della monetazione circolante nel Granducato di Toscana. Repubblica di Lucca, ultimo aristocratico residuo di organismo politico del periodo comunale. Zecca molto antica che nel periodo coniava sul piede della Libbra Fiorentina di 337,720 grammi, divisa in 12 Once da 28,148 grammi ciascuna. L’Oncia si divideva in 24 Denari del peso di 1,173 grammi; il Denaro a sua volta era costituito da 24 Grani da 0,049 grammi cadauno. Il titolo per l’oro era di 24 Carati, ciascuno dei quali era diviso in 24 Grani a loro volta ripartiti in 24 Parti. Per l’Argento il titolo si calcolava a 12 Once, divise in 24 Denari, a loro volta divisi in 24 Grani. Per quanto riguarda lo Stato Pontificio si deve osservare come la particolare cura posta nella realizzazione delle moneta ponesse quest’ultima nella condizione di rappresentare, in tutta la sua magneficenza, l’opera dei Pontefici, esaltandone i contenuti ed è per questo che veniva tolta spesso dalla circolazione, e tesaurizzata quale ”Medaglia” contravvenendo così all’uso primigenio di mezzo di scambio. Quattro erano i centri principali in cui la monetazione pontificia trovava la sua origine: Ancona; Bologna; Ferrara e naturalmente Roma. Ad Ancona la base era sullo Scudo da 20 Soldi di 240 Denari; lo Scudo era costituito da 10 Paoli; ogni Paolo da 10 Baiocchi od 8 Bolognini. A Bologna era invece la Lira di 20 Soldi da 240 Denari che era alla base del sistema monetario e 5 Lire costituivano lo Scudo; ogni Scudo valeva 10 Paoli o 100 Soldi ( Baiocchi o Bolognini); ma anche 500 Quattrini ovvero 1.200 Denari. Nel Regno delle Due Sicilie esistevano due sistemi monetari separati, a Napoli ci si basava sulla libbra di 320,759 grammi, divisa in 12 Once da 26,730 grammi cadauna; l’Oncia era costituita da 30 Trappesi del peso di 0,891 grammi ed il Trappese era diviso in 20 acini ciascuno dei quali pesava 0,0445 grammi. In Sicilia, a Palermo, la Libbra era del peso di 317,368 grammi divisa in 12 Once, ciascuna formata da 30 Trappesi ed il Trappese era qui costituito da 20 Cocci o Denari. A Napoli si contava in Ducati di 10 Carlini ciascuno ed un carlino era formato da 100 Grani ed un Grano da 12 Cavalli. In Sicilia 20 Grani corrispondevano a 5 Tarì. Il Tarì di Napoli equivaleva a 2 Carlini di Napoli o 2 Tarì di Sicilia. Era necessaria tutta la pantomina appena fatta sulla monetazione precedente l’introduzione del sistema metrico decimale? Forse se ne poteva fare a meno visto che già avevamo accennato alla grande quantità di tipologie circolanti ed alla diversità del loro valore da paese a paese; ma anche da base monetaria a base monetaria, tuttavia ho ritenuto necessario inserirla e successivamente ampliarla nell’appendice n° 1 principalmente per due motivi. Il primo, per rendere tangibile l’idea di quale confusione regnasse nella monetazione; trovarsi di fronte alla lista sopra riportata dà in modo chiaro il senso delle diversità monetarie presenti sul mercato e si badi bene ho qui considerato solo i paesi presenti nell’area geografica della penisola in cui viviamo tralasciando completamente il resto d’Europa, le colonie ed il “Nuovo Mondo” non solo, mi sono limitato alla moneta, del resto oggetto di questo intervento; ma anche nel settore delle misure e dei pesi il marasma era notevole…la conoscenza della “Metrologia” era all’epoca ancor più fondamentale di quanto non lo sia oggi. Il secondo motivo è legato alla speranza che alcuno trovi interesse a questa branca della scienza che abbiamo visto coinvolge pesantemente la storia; ma anche: tecnologia, usi, costumi, religiosità dei popoli e tante altre espressioni del vivere umano. L’aver riportato, almeno a grandi linee la lista delle emissioni monetarie del periodo intercorso tra la Rivoluzione Francese ed il primo conflitto mondiale spero possa diventare, per alcuno, una base su cui iniziare una collezione di monete od uno studio più approfondito ed il Circolo Filatelico Numismatico intitolato a Giacomo Puccini si propone come luogo di incontro per scambiarci idee, opinioni e conoscenze sul tema appunto della numismatica e non solo. Tornando al percorso storico intrapreso, gli Stati della penisola diverranno nove con la restaurazione del 1815, successiva alla parentesi napoleonica, per effetto dell’acquisizione della Repubblica di Genova da parte del Regno di Sardegna e l’inserimento della Repubblica di Lucca nel Granducato di Toscana che dal Regno delle Due Sicilie acquisì anche lo Stato dei Presidi, vera e propria enclave nella zona dell’attuale città di Follonica e Scarlino. La base monetaria decimale, inserita con la Rivoluzione Francese, ovviamente ebbe un ritorno ai vecchi sistemi dopo la Restaurazione; ma ben presto dopo i moti degli anni 20 e 30 il Sistema metrico Decimale tornò in auge e divenne comune in quasi tutti gli Stati della penisola. Il 19° secolo è improntato, almeno a partire dagli anni venti, dalla massiva attività di casa Savoia che si concluderà negli anni sessanta con l’acquisizione di tutto o quasi il territorio della penisola. Alla fine del “700” era Re del Piemonte: Vittorio Amedeo 3° cui successe il primogenito: Carlo Emanuele 4° che salì al trono nell’ottobre del 1796; aveva sposato Maria Clotilde di Valois, sorella del Re di Francia Luigi 16° ma non aveva vocazione alcuna per il ruolo toccatogli in sorte, era tuttavia rassegnato a sacrificarsi ai doveri dinastici e passerà la vita tra infermità di vario genere: era uomo di salute cagionevole, gracile e pessimista. Sognava una vita semplice e serena e si ritrovò nella bufera della Rivoluzione Francese ad affrontare guerre e sconfitte ed alla fine la prepotenza dei francesi che occuparono il Piemonte, lo costringerà a ritirarsi in Sardegna; in ultimo l’abdicazione scelta come una liberazione e la morte, nel 1796, lontano dalla patria, in preda a crisi mistiche, nel convento dei gesuiti di S. Andrea al Quirinale. Con una discendenza di dodici figli ( si veda l’allegato N° 4) sembrava lecito pensare che la dinastia non avrebbe dovuto subire imprevedibili sussulti nella successione di Casa Savoia , al contrario proprio a conclusione dell’iter dinastico di questi dodici figli, il ramo diretto dei Savoia si estinse e passò ai collaterali: Ai Carignano con Carlo Alberto. Prima di parlare di questo principe si deve tuttavia ricordare il successore e fratello di Carlo Emanuele 4°: Vittorio Emanuele 1° Con lui i quindici anni dell’epopea napoleonica sembrano scomparire nel nulla; pretendeva che a corte si portasse ancora il cappello a tricorno, la parrucca incipriata e lo spadino e che le dame si vestissero con la crinolina. Ristabilito il regime, cancellata ogni forma di progresso che il periodo napoleonico aveva portato con sé non restava che un paese al collasso che pagava i lunghi anni di guerra con una grave crisi economica, le campagne devastate, la carestia incombente ed il bestiame necessario all’agricoltura ridotto a poca cosa dopo le requisizioni per le necessità dell’esercito. Cominciarono gli studenti che la sera dell’11 Gennaio 1821e con una chiassata a teatro costituirono il “Casus belli” della rivolta. Il principe Carlo Alberto si dice fosse amico dei progressisti; ma quando giunse il momento in cui si doveva prendere una decisione e schierarsi da una parte o dall’altra, diviso da sentimenti opposti, non seppe prendere una decisione; “Re tentenna” lo chiamò Giusti ed “Italo Amleto” lo bollò il Carducci. Vittorio Emanuele 1° risvegliato bruscamente dal suo sogno settecentesco abdicò e nominò reggente il Carignano. Carlo Alberto concesse alla piazza l’agognata Costituzione Spagnola che “massoni” e “carbonari” richiedevano a gran voce dopo che già era stata strappata al Re di Napoli. Questo principe era figlio di Carlo Emanuele di Carignano, ufficiale dell’esercito francese, già in sospetto tra i Savoia d’esser “Giacobino” ed aveva sposato Albertina di Sassonia. Carlo Emanuele morì giovane: A trent’anni e la povera Albertina ebbe il suo daffare per sopravvivere dignitosamente cercando di recuperare le sostanze che le erano state requisite in Piemonte dai francesi. Carlo Albero crebbe affidato alle cure di un vecchio cameriere ed ebbe come compagni i “ragazzi di strada” i piccoli amici di caseggiato, figli di borghesi e bottegai, di militari e funzionari napoleonici; si spiega così l’amicizia verso i progressisti come il Santarosa . Fu recuperato alla dinastia, dopo la scomparsa prematura degli altri figli di Vittorio Amedeo 3°: Amedeo Alessandro Maria morì il 29 Aprile del 1755; Maurizio Giuseppe Maria, Duca del Monferrato, il giorno due del mese di Settembre del 1799 anche Giuseppe Placido Benedetto, Conte di Moriana, era prematuramente scomparso. Per sopperire al carattere decisamente insofferente del giovane verso l’ancien regime lo si accasa sperando che con il matrimonio giunga una più rassegnata maturità. La prescelta sarà Maria Teresa d’Asburgo Lorena, figlia del Granduca Ferdinando 3° di Toscana ed è proprio in Toscana che lo esilierà Carlo Felice subentrato a Vittorio Emanuele 1° dopo la sua abdicazione. Si narra di questo periodo una strana storia; nella villa di Poggio Imperiale dove viveva la famiglia di Carlo Alberto accadde che in una calda estate la balia, per allontanare le zanzare che infastidivano il piccolo principe, figlio di Carlo Alberto, non trovò di meglio che bruciar loro le ali con una candela. Destino volle che la zanzariera di tulle prese fuoco; la povera donna fu avvolta dalle fiamme e dopo una settimana di dolorosa agonia morì; anche la culla bruciò quasi completamente; ma stranamente il bimbo non ebbe a risentire di danno alcuno tuttavia voci di corridoio insinuarono che anche la creatura avesse fatto una brutta fine ed in quel frangente, pensando alla successione, si cercò di sostituire il piccolo principe con un altro bambino della stessa età. Dopo qualche affannosa ricerca fu trovato; il macellaio di Poggio Imperiale, certo Tanaca, aveva da poco avuto un figlio che aveva la stessa età del principe ed accettò , dietro ricompensa di una lauta pensione decennale, poi tramutata a vita, di concedere il proprio figlio al Carignano…Chiacchere? Forse si; ma nientemeno che Massimo d’Azelio, futuro primo ministro, garantì che si trattava della verità cosicchè colui che entrò nella storia come: Vittorio Emanuele 2°, primo sovrano Sabaudo di una Patria unificata, sarebbe stato il figlio di un beccaio fiorentino cui un destino rocambolesco aveva regalato la corona di Re; ma si sa, il d’Azelio è stato anche un romanziere. Avvalora tuttavia il sospetto la totale mancanza di somiglianza dal genitore; alto e slanciato quest’ultimo, svettante oltre i due metri, più tarchiato il figlio e la differenza netta: Nel carattere, nei gusti, nelle abitudini, nel temperamento. Carlo Felice avrebbe voluto escludere il Carignano dalla successione; ma su consiglio del Metternich fu costretto a rivedere la sua posizione “ob torto collo ” ed accettare che il giovane si redimesse andando a combattere in Spagna contri i liberali ed i costituzionalisti e qui il principe si ricoprì di gloria al Trocadero, ultima fortezza di Cadice rimasta in mano ai ribelli. Si giunse così agli anni trenta e con la morte di Carlo Felice il giovane Carlo Alberto salì finalmente al trono; “ Signori in questo momento noi seppelliamo la monarchia” disse al funerale del Re…Chissà cosa voleva dire?... Profetico? Il mutevole Carignano, oramai Re, mostrò in quegli anni particolare zelo reazionario nel reprimere le aspirazioni liberali tanto che dalla stessa Austria arrivò l’invito alla moderazione. Negli anni quaranta i rapporti con l’Impero Austro Ungarico si fecero tesi per motivi economici ed ancora una volta Carlo Alberto passò all’altra sponda e si fece paladino delle idee liberali: Ritorno ai vecchi amori e piuttosto il desiderio di ingrandire il regno con la conquista della Lombardia e chissà forse di altre regioni? Il panorama politico nella penisola era mutato e nel 1848 il Regno delle due Sicilie; Toscana; Stato Pontificio erano in fermento, Carlo Alberto pervaso del nuovo sentimento di libertà, concesse lo “Statuto” e marciò contro l’Austria. Sul campo fu l’esercito guidato da Radetzki ad avere la meglio e nel 49’ si ebbero le dimissioni del Re e l’ascesa al potere di Vittorio Emanuele 2° Radetzki fu generoso con il nuovo sovrano che aveva del resto tenuto a battesimo ed al cui matrimonio con la figlia del Vicerè del Lombardo Veneto: Arciduca Ranieri e la sorella di Carlo Alberto: Elisabetta di Carignano, era stato “Invitato d’onore” Sopraggiunsero poi gli anni sessanta e con l’aiuto della Francia Vittorio Emanuele 2° riuscì ad ampliare il regno, Radetzki era già morto, e successivamente con i referendum di Emilia Romagna, Toscana e l’avventura dei “Mille” dopo l’incontro di Teano, il nuovo sovrano si trovò Re di una Patria che comprendeva quasi per intero la Penisola mediterranea; nella nuova situazione unificò la moneta, si veda quanto riportato nell’appendice n° 2 Sino a qui, a parte l’accorpamento in un “unicum “ delle varie tipologie, il sistema era ancora basato sul valore reale della moneta, garantito dalle riserve auree dello Stato, bisognerà attendere, come già accennato alla prima guerra mondiale perché subentri il concetto di Valore nominale o Legale della moneta. Non è più il valore intrinseco del metallo prezioso contenuto nel dischetto metallico che dà valore alla moneta; ma il nominale che su di essa è inciso, legalmente attribuitogli dallo Stato emittente e per avere una idea precisa di ciò che comportò abbiamo riportato nell’allegato n° 3 le caratteristiche della Lira a partire da quel mitico 1862 sino al 1962. In poco più di 100 anni si è passati da un dischetto di Argento con titolo 900 millesimi ad uno di 0,625 gr. in Alluminio che contenente il 3,5% di Magnesio. Per concludere questa breve rassega alcune osservazioni: Sin dalla sua nascita la moneta ha rappresentato un bene con valore intrinseco elevato (Oro ed Argento), proponendosi come oggetto di interposizione tra i beni scambiati in precedenza attraverso il baratto. Per questa sua caratteristica di elevato valore intrinseco ha rappresentato un bene significativo della ricchezza: individuale e dello Stato; ma quando le condizioni di vita, in una civiltà, sono regresse anche la moneta ha presentato una veste dimessa, tanto dimessa da far tornare in uso il “Baratto” come nel travagliato periodo terminale dell’Impero Romano d’Occidente ed il successivo Medioevo. Dalla fine del 1700 agli inizi del 1900 abbiamo assistito alla trasformazione sostanziale della moneta; si è passati da una prima razionalizzazione delle varie forme monetali europee e mondiali, all’istituzione del valore intrinseco certo: Sistema metrico Decimale; di poi si è assistito ad una ulteriore unificazione, nella seconda metà del 1800, sino a giungere al declassamento sostanziale del bene moneta quale dischetto di metallo vile con impresso un valore, non più sostenuto dal “Tesoro di Stato” ma legalmente imposto dai governi al potere. Appendice N° 1 Monetazione degli Stati della Penisola prima dell’introduzione del “Sistema Metrico Decimale” Regno di Sardegna Le monete confezionate in: Oro al titolo di 21Carati e 18 Grani erano: Doppia o Pistola da 24 lire al peso di 7 Denati, 12 Grani e 6 Granotti. ½ Doppia da 12 Lire. ¼ di Doppia da 6 Lire. Le monete confezionate in Argento avevano titolo di 10 Denari e 21 Grani Scudo da 6 Lire al peso di 7 Denari, 10 Grani e 28 Granotti ½ Scudo da 3 Lire ¼ di Scudo da 3 Lire 1/8 di scudo da 0,75 Lire. L’eroso era costituito da: 7,6 Soldi 2,6 Soldi Soldo Con il Rame era confezionata la moneta da 2 Denari. Repubblica di Genova Le monete confezionate in Oro erano: Doppia o Pistola da 24 Lire al peso di 6 Denari e 2. 2/3 Grani. Titolo 906/1000 ½ Doppia. ¼ di Doppia 2 Doppie 4 Doppie 5 Doppie Genovino d’Oro da 100 Lire. ½ Genovino ¼ Genovino 1/8 Genovino Zecchino da 13 Lire e 10 Soldi al peso di 3 Denari e 4 Grani; Titolo 995/1000 ½ Zecchino Le monete confezionate in Argento erano: Scudo da 9 Lire e 10 Soldi al peso di 34 Denari. Titolo 951/1000 Scudo leggero da 9 Lire al peso do 32 Denari e 3 Grani; Titolo 890/1000 Scudo di Banca da 5 Lire al peso di 18 Denari e 14 Gran; Titolo 916/1000 ½ Scudo; per ciascuno dei tre precedentemente enunciati ¼ di Scudo; per ciascuno dei tre precedentemente enunciati 1/8 di Scudo; per ciascuno dei tre precedentemente enunciati. Madonnina o Lira da 20 Soldi al peso di 8 Denari e 6 Grani; Titolo 833/1000 Doppia Madonnina da 40 Soldi Giorgino da 25 Soldi al peso di 5 Denari e 5 Grani. ½ Giorgino da 13 Soldi Pezzo da 10 Soldi o mezza Madonnina. 1/3 di Lira da 6 Soldi ed 8 Denari. L’eroso prevedeva: Pezzo da 6 Soldi ed 8 Denari. Pezzo da 4 Soldi o cavallotto ovvero. Doppia Parpagliola Pezzo da 2 Soldi o Parpagliola Pezza da 8 Denari. In Rame erano confezionate le monete da: 1; 2 e 4 Denari. Ducato di Parma Piacenza e Guastalla Le monete confezionate in Oro erano: Doppia o Pistola al peso di 6 Denari e 3 Grani. Titolo 21 Carati e 18 Grani; per parma il valore era di 90 Lire; 75 Lire per Piacenza e 93 lire e Soldi 2 per Guastalla. Zecchino al peso di 2 Denari e 20 Grani al titolo di 24 Carati e con valore dl Lire 45 per Parma; 37 Lire e 10 Soldi per Piacenza ed infine 46 Lire ed 11 Soldi per Guastalla. Le monete confezionate in Argento erano: Ducato al peso di 21 Denari, con valore di 21 Lire per Parma; 17 Lire e 10 Soldi per Piacenza; 21 Lire, 14 soldi e 6 Denari per Guastalla ½ Ducato al peso di 10 Denari e 12 Grani per un valore di 10 Lire e 10 Soldi per Parma; 8 Lire e 15 Soldi per Piacenza; 10 Lire, 17 Soldi e 3 Denari per Guastalla. 1/7 di Ducato o pezzo da 3 Lire, al peso di 3 Denari; valore di 3 Lire per Parma; 2 Lire e 10 Soldi per Piacenza; 3 Lire, 2 Soldi ed 1 Denaro per Guastalla. 1/14 di Ducato o pezzo da 30 Soldi al peso di 1Denaro e 12 Grani; Valore per Parma di 1 Lira e 10 soldi; per Piacenza 1 Lira e 5 soldi; per Guastalla 1 Lira ed 11 Soldi. Per quanto riguarda l’eroso i valori erano identici in tutte e tre le città e si contavano: La Lira di Parma del valore appunto di 1 Lira. Mezza Lira o pezzo da 10 Soldi. Quarto di Lira o Cinquina o Parpagliola da 5 Soldi. Buttalà o 10 Soldi o Cavallotto che a Piacenza aveva valore di 10 Soldi ed a Parma di 12 Soldi. ½ Buttalà o mezzo cavallotto da 6 Soldi per Parma e 5 Soldi per Piacenza. Con il Rame era confezionato il Sesino il cui valore era di 6 Denari. Ducato di Milano e Mantova Le monete confezionate in Oro erano: Sovrana da 13 Fiorini o 20 Kreutzer, al peso di 9 Denari ed 1 5/6 Grani con titolo di 21 ¾ Carati per un valore di 45 Lire. ½ Sovrana Pistola o Doppia nuova di Milano al peso di 5 Denari e 3 11/24 Grani per un valore di 25 Lire e 3 Soldi. Doppia pistola. Pistola da quattro o Quadrupla. Zecchino di Milano al peso di 2 Denari e 20 11/24 Grani con titolo di 24 Carati e valore di 15 Lire e 4 Soldi. Doppio Zecchino Ongaro o Kremnitz al peso di 2 Denari e 20 11/24 Grani; valore 15 Lire e 4 Soldi. Le monete confezionate in Argento erano: Ducatone del peso di 26 Denari, titolo 21 1/2 Carati con valore di 8 Lire e 20 Soldi. ½ Ducatone. Doppio Ducatone Filippo al peso di 22 Denari e 18 11/24 Grani; Valore 7 Lire e 10 Soldi. ½ Filippo. ¼ Filippo. 1/8 Filippo. 2 Filippi o Piéfort. Scudo o pezzo da 60 Soldi al peso di 18 Denari e 21 14/24 Grani per un valore di Lire 6. 1/2 Scudo. Lira vecchia la peso di 3 Denari Lira nuova al peso di 5 Denari e 2 16/24 Grani, Titolo 13 ½ Carati, valore 1 Lira ½ Lira. ¼ Lira. Scudo di Fiandra o Crocione e Delle tre Corone al peso di 24 Denari e 3 9/24 Grani; titolo 21 ½ Carati; valore 7 Lire e 10 soldi. ½ Scudo di Fiandra. Tallero di S.M. al peso di 22 Denari e 22 2/12 Grani, titolo 21 ½ carati; valore 6 Lire e 15 Soldi. Fiorino di S.M. al peso di 11 Denari ed 11 5/24 Grani; titolo 21 ½ Carati; valore di 3 Lire, 7 Soldi e 6 Denari. In Eroso era coniano coniate. Moneta da 5 Soldi o Parpagliola del valore di 5 Soldi. ½ parpagliola del valore di 2 Soldi e 6 Denari. Le monete coniate nel Rame erano: Soldo. ½ Soldo del valore di 6 Denari Quattrino del valore di 3 Denari Sesino o Sestino del valore di 2 Denari Ducato di Modena e Reggio Le monete confezionate in Oro erano: Pistola da 5 Lire di Modena del peso di 35 carati. Scudino da 9 Lire. Le monete confezionate in Argento erano: Ducatone da 17 2/8 Lire del peso di 168 Carati Scudo di Francesco 3° del peso di 153 Carati e 3 1/3 Grani; valore 15 lire modenesi. Scudo di Ercole 3° da 5 Lire modenesi. Doppio Scudo da 10 Lire modenesi. Triplo Scudo da 15 Lire modenesi. Le monete in eroso erano: Ducato da 8 Lire modenesi del peso di 120 Carati. ½ Ducato Doppia Lira o Quarantana Lira di Modena ½ Lira di Modena Lira di Reggio ½ Lira di Reggio o Grosso o cappellone di 6 soldi ed 8 Denari. Cinque Soldi o Lupette o Giorgini Due Soldi o Parpaiole o Muraiole Nel rame veniva coniato il: Bolognino o Soldo di Modena Il Soldo e mezzo di Reggio ½ Soldo di Reggio o Sesino di Modena Repubblica di Venezia Le monete confezionate in Oro erano: Zecchino del peso di 16 80/90 Carati con valore di 22 Lire ½ Zecchino ¼ di Zecchino. Ducato d’Oro da 14 Lire al peso di 10 ½ Carati. Doppia o Pistola da 38 Lire al peso di 32 2/3 Carati. Le monete confezionate in Argento erano: Scudo Veneto o Scudo della Croce da 12 Lire ed 8 Soldi al peso di 153 ½ Carati; titolo 1.092 Carati. ½ Scudo. ¼ di Scudo 1/8 di Scudo. Giustina o Ducatone da 11 Lire, al peso di 135 Carati, titolo 1.092 Carati. ½ Giustina. Ducato da 8 Lire al peso di 110 Carati. Pistola al peso di 952 Carati ½ Pistola. ¼ di Pistola. Tallero da 10 Lire ½ Tallero da 5 Lire ¼ di Tallero da 2,5 Lire 1/8 di Tallero Osella da 17 ½ Carati al titolo di 1.092 Carati; questo pezzo era in realtà una medaglia tuttavia passata per moneta al valore di Lire 3 e Soldi 18. In “Eroso Misto” erano confezionate: Lirazza o Petizza o Pezzo da 30 Soldi. Pezzo da 20 Soldi. Pezzo da 10 Soldi. Pezzo da 5 Soldi La monetazione in Rame era costituita da: Soldo ½ Soldo o Bagattino o Beza Granducato di Toscana Le monete confezionate in Oro erano: Ruspone o pezzo da 3 Zecchini gigliati al peso di 8 Denari e 21 Grani ed al titolo di 24 Carati; valore 40 Lire Fiorentine. Zecchino o Gigliato al peso di 2 Denari e 23 Grani; titolo 24 Carati; valore 13 Lire, 6 Soldi ed 8 Denari Le monete confezionate in Argento erano: Francescone o Pezzo da 10 Paoli al peso di 23 Denari e 10 Grani; titolo 11 Once per il valore di 6 Lire, 13 soldi e 4 Denari. Leopoldone: come per il Francescone. ½ Francescone da 5 paoli al peso di 11 Denari e 17 Grani; titolo di 11 Once al valore di Lire 3, Soldi 6 ed 8 Denari. ½ Leopoldone: come per il ½ Francescone. Tallero fiorentino al peso di 23 Denari ed al titolo di 11 Once per un valore dei 6 Lire. ½ Tallero Testone al peso di 7 Denari e 13 ½ Grani, sempre al titolo di once 11 per il valore di Lire 2 Pezzo da 2 Paoli al peso di 4 Denari 16 ½ Grani, solito titolo per un valore di 16 Soldi ed 8 Denari. Lira o 12 Crazie o 1 ½ Paolo del peso di Denari 3 e 19 Grani; valore 1 Lira ½ Lira o 6 Crazie al peso di 1 Denaro e 21 ½ Grani; valore 10 Soldi ¼ di Lira o 3 Crazie al peso di 22 ¾ Grani; valore 5 Soldi. Paolo o Giulio o 2/3 di Lira od 8 Crazie al peso di Denari 2 ed 8 1/5 Grani, valore 13 Soldi e 4 Denari. ½ Paolo o 4 Crazie al peso di 1 Denaro e 4/10 Grani; valore 6 Soldi ed 8 Denari. ¼ di paolo al peso di 14 1/20 Grani ed al valore di 3 Soldi e 4 Denari L’eroso era costituito da: Doppia Crazia o 10 Quattrini del valore di 3 Soldi e 4 Denari. Crazia o 5 Quattrini al valore di 1 soldo ed 8 Denari. Mezza Crazia o 2 ½ Quattrini per 10 Denari di valore. Con il Rame si coniavano: Soldo o 3 Quattrini del valore di 1 Soldo e 12 Denari Duetto o 2 Quattrini del valore di 8 Denari Quattrino del valore di 4 Denari. Picciolo del valore di 1 Denaro. Repubblica di Lucca Le monete confezionate in Oro erano: Doppia o Pistola al peso di di Denari 4 e 18 Grani ed al titolo di 22 Carati per un valore di 22 Lire e mezzo o 3 Scudi. Doppia da 6 Scudi. Le monete confezionate in Argento erano: Scudo da 7 Lire e mezzo, del peso di 22 ½ Denari al titolo di 11 Once. ½ di Scudo. 1/3 di Scudo. 1/5 di Scudo. Lira di Lucca. Barbone di 12 Soldi e del peso di 5 Denari e 15 Grani. ½ Barbone o Grosso In eroso si coniava il: ½ Barbone o ½ di GrossoIn Rame erano: Bolognino o pezzo da 2 Soldi di 6 Quattrini. Soldo o 6 Quattrini. Duetto da 4 Quattrini ½ Soldo da 3 Quattrini. Quattrino o Denaro ovvero 1/3 di Soldo. Stato Pontificio In Oro si coniavano: Zecchino da 18 Carati di peso al titolo di 24 Carati per un valore di 10Lire e 5 Soldi. ½ Zecchino- 2 Zecchini. 5 Zecchini. 10 Zecchini. Doppia o Pistola al peso di 29 Carati ed al titolo di 22 Carati per un valore di 15 Lire e 15 Soldi. 2 Doppie. 4 Doppie. ½ Doppia. Scudo. In Argento erano confezionate: Scudo Bolognese o Madonna da 5 Lire al peso di 140 Carati ed al titolo di 11 Once. ½ Scudo Bolognese. Scudo da 10 Paoli. ½ Scudi. Testone da 30 Soldi al peso di 51 Carati. Piastra o Lira o Papetto da 20 Soldi detta anche Doppio Paolo al peso di 34 Carati. ½ di Piastra. ¼ di Piastra. L’eroso vedeva il conio di: Muraiola Semplice equivalente al Baiocco. Muraiola da 2 Baiocchi. Muraiola da 4 Baiocchi. Bolognino o Soldo. La monetazione in Rame era composta da: Baiocco. 2 Baiocchi. Quattrino o 1/5 di Baiocco. Regno delle due Sicilie. Con le Pragmatiche del 27/11/1749 e 21/05/1784 la monetazione aurea era costituita da: Pezzo da 6 Ducati o Doppia da 60 Carlini al peso di 9 Trappesi e 17 ¼ Acini al titolo di 21 ¾ carati; valore 6 Ducati. Pezzo da 4 Ducati o Doppia da 40 Carlini al peso di 6 Trappesi e 11 ¾ Acini al titolo di 21 ¾ carati; valore 4 Ducati. Pezzo da 2 Ducati o Zecchino da 20 Carlini al peso di 3 Trappesi e 5 ¾ Acini al titolo di 21 ¾ carati; valore 3 Ducati. In Argento erano coniati: Pezza o vecchia Piastra di 130 Grana al peso di 31 Trappesi e 15 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato, 3 carlini, 2 Grana. Pezza o vecchia Piastra di 120 Grana al peso di 28 Trappesi e 15 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato, 2 Carlini. Pezza o Piastra Nuova al peso di 28 Trappesi e 10 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato, 2 Carlini. Pezza o Piastra Nuova al peso di 30 Trappesi e 12 1/4 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato. Mezza vecchia Piastra al peso di 15 Trappesi e 17 1/2 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 6 Carlini e 16 Grana. Mezza Piastra Nuova al peso di 15 Trappesi e 17 1/2 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 6 Carlini. Mezzo Ducato o Patacca del peso di 12 Trappesi e 6 ¼ Acini; titolo 10 Once; valore 5 Carlini. Quarto di Ducato o Due Carlini e mezzo al peso di 6 Trappesi e 7 Acini; titolo 10 Once, valore 2 Carlini e 6 Grana. Pezzo da 24 Grana, valore 2 Carlini e 4 Grana. Pezzo da 13 Grana, valore 1 Carlino e 3 Grana. Pezzo da 12 Grana, valore 1 Carlini e 2 Grana. Tarì del peso di 4 Trappesi e 18 ½ Acini; titolo 10 Once; valore 2 Carlini. Carlino del peso di 2 Trappesi e 6 Acini; titolo 10 Once; valore 1 Carlino. Mezzo Carlino per un valore di 5 Grana. La monetazione in Rame si componeva di: Pubblica il cui valore era di 1 Grana e 6 Cavalli. Mezza Pubblica al valore di 1 Grano. Tornese al valore di 6 Cavalli. Pezzo da 9 Cavalli; 4 Cavalli e 3 Cavalli. Appendice N° 2 – Monetazione nella Penisola unificata dopo il 1862 Coniazioni in Oro: 100 Lire; peso gr. 32,328; Titolo 900/1000; Diametro 35 mm. 80 Lire; peso gr. 25,806; Titolo 900/1000; Diametro 33 mm. 50 Lire; peso gr. 16,129; Titolo 900/1000; Diametro 28 mm. 40 Lire; peso gr. 12,903; Titolo 900/1000; Diametro 26 mm. 20 Lire; peso gr. 6,452; Titolo 900/1000; Diametro 21 mm. (Marengo) 10 Lire; peso gr. 3,226; Titolo 900/1000; Diametro 19 mm. 5 Lire; peso gr. 1,112; Titolo 900/1000; Diametro 17 mm. (Scudo d’oro) Coniazioni in Argento: 5 Lire; peso gr. 25,00; Titolo 900/1000; Diametro 37 mm. (Scudo Argento) 2 Lire; peso gr. 10,00; Titolo 835/1000; Diametro 27 mm. 1 Lire; peso gr. 5,00; Titolo 835/1000; Diametro 23 mm. 50 Cent.; peso gr. 2,50; Titolo 835/1000; Diametro 18 mm. Coniazioni in Nickel: 20 Cent.; peso gr. 4,00; Titolo 1000/1000; Diametro 21,5 mm. 10 Cent.; peso gr. 4,00; Titolo 1000/1000; Diametro 19 mm. 5 Cent.; peso gr. 4,00; Titolo 1000/1000; Diametro 17 mm. Coniazione in lega di Rame. 10 Cent.; peso gr. 10,00; Titolo 1000/1000; Diametro 30 mm. 5 Cent.; peso gr. 5,00; Titolo 1000/1000; Diametro 25 mm. 2 Cent.; peso gr. 2,00; Titolo 1000/1000; Diametro 20 mm. 1 Cent.; peso gr. 1,00; Titolo 1000/1000; Diametro 15 mm. Appendice N° 3 – Storia di una lira dal 1862 al 1962 Autorità Emittente Periodo Metallo Peso gr. Diametro mm. Vittorio Emanuele 2 °(Re eletto) 1862 Ag/900 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 2° 1863 Ag/835 5,00 23,0 Umberto 1° 1883 - 1900 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1901 – 1907 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1908 – 1913 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1915 – 1917 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1921- 1935 Nickel 8,00 27,0 Vittorio Emanuele 3° 1937 - 1943 Acciaio 8,00 27,0 Repubblica 1946 - 1950 Alluminio 1,00 22,0 Repubblica 1951 - 1962 Alluminio 0,625 17,2 Allegato n° 4 – Discendenza di Vittorio Amedeo 3° ( Ω 16/11/1796) Carlo Emanuele 4° - Sposa Maria Adelaide di Valois, sorella di Luigi 16° Maria Giuseppa Benedetta. Giuseppina – Andata sposa a Luigi 18° (poi Re di Francia) Amedeo Alessandro Maria (Ω 29/04/1755) Maria Teresa – Andata sposa a Carlo 10° - fratello di Luigi 16° e Conte d’Artois. (poi Re di Francia) Maria Anna. Vittorio Emanuele 1° - Duca d’Aosta – Sposa Maria Teresa d’Austria Este Maria Cristina Ferdinanda. Maurizio Giuseppe Maria - Duca del Monferrato - (Ω 02/09/1798) Maria Carola Antonia Carlo Felice – Duca del Genevese Giuseppe Placido Benedetto – Conte di Moriana1 punto
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Incominciamo dai certificati del debito pubblico. Il primo è una cartella al portatore del prestito redimibile emesso in base al R.D. 3 febbraio 1934, fruttante un interesse del 3,50% annuo. In un prestito redimibile, oltre il pagamento degli interessi, alla scadenza veniva rimborsato il capitale versato. Il secondo è una cartella al portatore del primo Prestito Nazionale emesso per finanziare la guerra d'Etiopia. Garantiva una rendita annua pari al 5% del capitale sottoscritto (in questo caso, 25 lire a fronte di un capitale di 500) e tale rendita veniva pagata in rate semestrali da 12,50 lire l'una. Il terzo è, in pratica, un proseguimento del precedente, anche la Repubblica infatti ha continuato a emettere titoli del debito pubblico basati sul RD 20 settembre 1935 (come il precedente). Nel 1956, naturalmente, le cifre sono lievitate, almeno nominalmente (non sono affatto sicuro che 10.000 lire del '56 valessero più di 500 lire del '35). In questo caso, la rendita annua è di 500 lire, pagabili in rate semestrali da 250 lire. L'ultimo, è ancora un Prestito Nazionale per finanziare la guerra d'Etiopia (e poi la seconda mondiale), in questo caso si tratta di una cartella del secondo prestito, che torna ad essere redimibile, con un interesse annuo del 5%. Quanto al valore, si tratta di certificati comuni in conservazione medio-bassa, specie l'ultimo. I primi tre 10-15 euro l'uno, l'ultimo sui 5 euro. petronius :)1 punto
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Chiaramente volevi dire post 1167 e non post 1267, vero? Ti chiederei di pazientare un pò: è proprio questo il tema che Crocicchio ed io vorremmo definire un pò meglio. Nel nostro testo avevamo raggruppato nel periodo 1140 - 1162 tutte le tipologie, certe e probabili, di piacentino (10/A, 10/B, 10/C e 10/D, se non ricordo male) con titolo in argento superiore a 500 millesimi e dal 1167 in poi i mezzani. L'ipotesi che stiamo verificando è quella che i piacentini siano stati emessi anche dopo la riapertura della zecca nel 1167 e fino agli ultimi decenni del XII secolo e solo con la sua fine e/o l'inizio del XIII si sia iniziata la coniazione dei mezzani a titolo 300-350 millesimi e peso di 0,7-0,9 grammi. Del resto la riapertura della zecca nel 1167 viene così riportata: MCLXVII, In quadragesima vero proxima (praeterita) Placentini secundi facti fuerunt. Purtroppo la tipologia è rimasta la stessa (cunei e globetto a sinistra della crocetta di inizio legenda al rovescio) creando alcune difficoltà interpretative. La mia personale opinione sulla moneta venduta da Varesi è che si tratti di una forma di transizione o, più probabilmente, una della prime emissioni di mezzani (giudico non attendibile il dato analitico ottenuto in quanto probabilmente valido solamente per lo strato superficiale della moneta). Il peso della moneta taglia la testa al toro.1 punto
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Forse ho capito male la domanda, ma se siete alla ricerca di un catalogo delle monete dell'URSS, qui: http://coins-ussr.at.ua/index/onlajn_katalog_fedorina/0-59 Egli gode di un'autorità assoluta tra i collezionisti di monete. In Russo. ;) Buona fortuna!1 punto
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Un secondo tipo di piacentino, sempre di peso molto elevato (1,14 - 1,11 – 1,05 – 1,04 e altri 8 pesi variabili da 0,99 a 0,76 g ma con alcuni esemplari in pessimo stato di conservazione) è il seguente: Di questo sono noti i dati di due analisi distruttive per via umida (592 e 587 millesimi di argento) effettuate sui seguenti frammenti: E’ interessante notare che a questo secondo tipo appartiene la medaglia descritta da Teofrasto, che di fatto rappresenta l’unico esemplare conosciuto dello spezzato del piacentino. I particolari significativi: Per la loro cronologia e per i tipi “intermedi”: WORK IN PROGRESS1 punto
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Tetradramma di Alessandro Magno coniato a Perge, che fu la capitale della regione della Panfilia corrispondente all’attuale provincia di Antalia, sulla costa mediterranea sud-occidentale della Turchia. KINGS of MACEDON. Alexander III ‘the Great’. 336-323 BC. AR Tetradrachm (16.66 g, 1h). Perga mint. Civic issue, dated CY 27 (circa 195/4 BC). Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aëtophoros seated left; Kz (date) in left field. Price 2941; Colin Series 0, Em. 27 (dies 1/1). EF, lightly toned, underlying luster. Interessante il legame con Tralles, una città della Lidia vicina a Sardi a nord di Perge, attraverso la contromarca del gorytos sul diritto che si vede nell’esemplare che segue. apollonia1 punto
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L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più niente da fare al mondo! … La scienza stessa non resisterebbe un minuto senza la bellezza. (Fëdor Dostoevskij)1 punto
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Ho già postato questo gettone in http://www.lamoneta....-ben-augurante/ ma nella forma ‘prima e dopo la cura’ può trovare una più giusta collocazione qui. FRANCE, Troisième République. 1870-1940. Æ Souvenir Token (36mm, 17.12 g, 12h). The Paris Exposition of 1889. For M. Jesurum, Venetian lace and embroidery manufacturer. M. JESURUM & C.IE VENISE, lion of St. Mark facing, holding Gospel; SOUVENIR in exergue / SOUVENIR DE’EXPOSITION DE PARIS 1889 around; in center, MANUFACTURES DE DENTELLES ET BRODERIES M. JESERUM & C.IE VENISE. Good VF. apollonia1 punto
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