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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/05/14 in tutte le aree

  1. Questa mica l'ho capita.....cosa vorrebbe sapere degli altri ? Poi, si concorre alle aste per acquisire monete o informazioni su altri collezionisti ???
    6 punti
  2. Penso che questo tipo di discussioni ci porti sempre a valutare con poca obiettività quello che realmente accade in Italia in tema di monetazione antica. Personalmente propongo sempre materiale classico, mai grandi cose è vero (quelle ce le fregano le ditte estere...) ma greche e romane sono sempre presenti in asta. Le metto in catalogo, spedisco il cartaceo in sovrintendenza e quando è il momento faccio le relative domande di esportazione. Devo lottare con la burocrazia e, a volte, anche con certe teste di legno che vorrebbero impedire l'uscita di monete di poco conto, ma non vedo un clima così di caccia alle streghe come qualcuno dipinge..... Certo, il materiale è soggetto a maggiori controlli (chiedono anche le provenienze) ma non mi aspettano dietro la porta con bastoni e forconi, nè mi seguono fino a casa per vedere se la sera vado in giro col metal anzichè a correre per cercare di sciogliere il girovita. Può capitare a tutti di pestare una cacca, così come può capitare di ricevere certe visite. Bello non è, ma se siamo dalla parte della ragione e rispettiamo la legge non abbiamo nulla da temere.
    4 punti
  3. Il Paciaroni nel suo libro sulla zecca di Sanseverino (1996) cita Guido Antonio Carmaiani che in una tariffa ricorda i «ducati, i quali si contrafecero a San Soverino del conio di Vinegia» e che a suo dire «vogliono buono occhio a conoscerli…». Dunque Sanseverino conosciuta per i falsi e con uno statuto del Comune (1426), sempre a dire di Paciaroni, molto severo in proposito di falsificazioni. Infatti la pena per i fabbricatori di moneta falsa consisteva nell’essere arsi al rogo, oltre al sequestro della cosa ove l’officina clandestina aveva avuto luogo. Ma non solo, pene anche per gli spacciatori di monete false. Si pensi che chi fosse stato sorpreso a spacciare moneta falsa, se questa fosse risultata superiore alla quantità di venti soldi, avrebbe dovuto pagare una multa di duecento libre, ovvero 4000 soldi. E oltre al già citato Giovanni di ser Nicolò, nella città marchigiana venne arrestato Piergentile Varano, signore di Camerino, coll’accusa di aver falsificato moneta.
    3 punti
  4. Caro @@dabbene, hai toccato un argomento che, come ben sai mi affascina da sempre! Sono così affascinato perchè ritengo che per molti aspetti e in tanti casi la falsificazione può essere considerata quasi un'arte. Come avete giustamente scritto a più riprese, la falsificazione esiste da sempre e sarà sempre così; nel tempo si è certamente evoluta producendo pezzi sempre più "pericolosi". Per moltissimo tempo, almeno sino alle produzioni del Cavino, sono esistite probabilmente solo le falsificazioni della moneta di scambio mentre, dai "padovanini" in poi, si iniziano a falsificare anche le monete da collezione. Osservando i falsi d'epoca probabilmente molti di noi sorrideranno mentre immaginano come, monete talvolta tanto rozze, possano in qualche modo aver ingannato gli antichi possessori. Ricordo ad esempio un asse di Traiano dove, al posto della corona laureata, l'improvvisato falsario ha inciso una bella corona radiata trasformando così il nominale da un asse in un nominale da un dupondio raddoppiandone il valore. Certo la frode è immediatamente individuabile ma, cosa sarebbe accaduto se il falsario avesse spacciato il falso dupondio, insieme ad altri autentici, in un rapido acquisto? Anche alcuni euro falsi ottenuti oggi per fusione sono decisamente brutti, eppure riescono ancora a passare di mano in mano con il solito trucchetto del pagamento multiplo. Bisogna poi pensare che probabilmente, come spesso accade ancora oggi, il malcapitato appena truffato, tentasse a sua volta di rifilare il pezzo falso nel tentativo di recuperare il suo denaro. Il salto di qualità avviene indubbiamente con i falsi delle monete da collezione. Per questo tipo di produzioni intervengono infatti i migliori artisti d'Europa e poi del mondo. Gli autori dell'epoca ci hanno tramandato i nomi dei più illustri e indubbiamente dei più bravi (Domenico Sestini in alcune delle sue opere denuncia i nomi dei falsari a lui contemporanei che, a vario titolo, riproducono le principali monete antiche e da collezione), ma certamente altri sono rimasti e rimarranno anonimi. I falsari più quotati dovevano certamente avere qualità artistiche e nozioni metallurgiche e chimiche all'avanguardia; tra questi molti erano orefici. E' assolutamente vero che il falsario doveva essere una persona assai erudita e benestante, ma queste qualità da sole non erano sufficienti. I migliori falsari infatti disponevano di una buona rete di commercianti e numismatici compiacenti i quali erano fondamentali per smerciare per buoni i pezzi fraudolenti. Quando poi il falsario veniva scoperto, molto spesso questo si difendeva sostenendo di aver operato sempre in buona fede producendo copie dichiarate e vendute come tali mentre, altri (i commercianti compiacenti) avrebbero venduto per buone e a sua insaputa i pezzi falsi. E' quello che accadde ad esempio per Becker ma lo stesso si sostiene talvolta per Cavino... la verità non la sapremo mai. Altre volte invece il falsario e la sua cerchia non si sono dimostrati all'altezza e, nonostante abbiano anche prodotto copie di discreta fattura, sono stati rapidamente scoperti per via di errori di copiatura fatti dall'incisore supportato da un numismatico poco competente. E' il caso del falsario greco Christodoulos i cui prodotti furono addirittura pubblicati dal museo di Atene per mettere in guardia i collezionisti. I falsari del '900 hanno indubbiamente raggiunto livelli tecnici impressionanti. Mentre i collezionisti imparavano a riconoscere i difetti tipici dei falsi più vecchi, nascevano produzioni perfezionate e prive di quei difetti oramai "bruciati". Con l'invenzione della microfusione i difetti più grossolani si riducono e questa nuova generazione di falsi entra in tutte le collezioni per non uscirne più. Oggi, periodo di crisi economica globale, le collezioni vengono vendute e questo è uno dei motivi per cui il mercato è nuovamente invaso dai falsi.Contemporaneamente, la possibilità di acquistare intere collezioni a prezzi vantaggiosi fa abbassare la guardia e, inevitabilmente, si finisce per acquistare anche qualche falso anche di ultimissima generazione. Come ho scritto negli Atti del Convegno di Torino, per il falsario è fondamentale sfruttare l'aspetto psicologico al fine di rendere il falso più appetibile deviando così l'attenzione dai possibili difetti di produzione. Ecco che le monete vengono etichettate come "provenienti da vecchia collezione". I falsari più abili del '900 provengono indubbiamente dalla Sicilia dove, in alcuni casi, possiamo parlare di veri e propri geni che hanno studiato nei minimi particolari l'aspetto delle monete antiche autentiche, compresi i difetti di coniazione, i difetti provocati dalla corrosione, etc. Oggi la tecnica consente di ottenere produzioni di qualità altissima che però richiede sforzi tecnologici e quindi economici enormi. Ancora una volta il falsario ha bisognoo di essere circondato da un fidato gruppo in grado di produrre e smerciare il falso. Sempre oggi, la tecnica consente di smascherare la maggioranza di questi falsi ma, il falsario conosce inevitabilmente anche queste tecnologie ed è alla continua ricerca di metodi per contrastare eventuali ispezioni. Dunque appare impossibile immaginare un mondo senza falsi e, soprattutto senza falsari. PS: per gli esperti della cartamoneta, mi pare di non aver letto nulla sopra a riguardo, chi ci racconta la storia del falsario altruista Paolo Ciulla di Catania?
    3 punti
  5. Sarà ma non ci vedo tutta questa trasparenza, nè condivido il metodo di assegnazione, in stile ebay. A) lo scarto tra l'offerta vincente e quella appena successiva doveva essere maggiore e pari ad uno scatto (10%?, 10 euro?). Certo fa piacere vedere che si è vinta l'asta con l'aggiunta di un solo euro, ma pensiamo anche a chi è arrivato secondo......a me girerebbero un pelo. B) se non ho la possibilità di verificare ciò che mi scrivono, la veridicità delle offerte che mi dicono essere arrivate, devo necessariamente fidarmi della casa d'aste, giusto ? E allora cosa cambia rispetto al sistema tradizionale ? Nulla.....
    3 punti
  6. Esiste un luogo a Roma , anomalo nel suo genere , che sicuramente conserva come in uno scrigno segreto e nascosto agli occhi degli uomini antichi e moderni , innumerevoli tesori in oggetti e marmi in generale che furono a lui affidati o presi di prepotenza dalla sua natura a volte distruttrice , come ad un vecchio padre premuroso , affiche’ li conservasse preservandoli dagli effetti nocivi di assedi , saccheggi e distruzioni quali Roma dovette ripetutamente subire dal V secolo della nostra era fino al XIX secolo . Partono fin dal Medio Evo le notizie vere o false , del ritrovamento nel letto del fiume Tevere , l’antichissimo Albula , poi Thibris o Rumon , di incredibili tesori , quali ad esempio il fantasioso ritrovamento del candelabro a sette braccia il cui destino è tuttora oscuro , era fatto interamente d'oro massiccio di un sol blocco, venne con molta probabilità portato a Roma quando Tito conquistò Gerusalemme nel 70 , come testimoniato da una raffigurazione scultorea nella volta interna dello stesso Arco che sovrasta la sommita’ della via Sacra . Secondo alcune testimonianze non confermate, il candelabro è rimasto a Roma fino al sacco di Roma ad opera di Genserico , finendo poi , dopo alterne vicissitudini a Costantinopoli , da qui in poi se ne perdono le tracce (sotto un disegno) Tornando al nostro argomento , Rodolfo Lanciani ci tramanda che in occasione dei dragaggi del letto del fiume nel 1877 per la costruzione dei possenti muraglioni , che incanalano il Tevere impedendogli di nuocere alla Citta’ con le frequenti inondazioni invernali , ma snaturandone l’ antica bellezza , vennero portati alla luce una incredibile quantita’ di oggetti di valore , dalle statue di bronzo che ornavano sia la Citta’ sia i parapetti degli antichi ponti , capolavori del’arte antica , affinche’ non cadessero in mani nemiche , fino ai piccoli oggetti di valore , di uso personale . A dimostrazione della ricchezza storica conservata nel Tevere , furono incredibilmente trovate anche punte di frecce preistoriche , fino alle armi da fuoco usate dai Romani per scacciare i Francesi da Roma nel 1849 . Occorre precisare che tutti questi ritrovamenti furono solo occasionali e superficiali , cioe’ furono rinvenuti senza cercare , ma solo in conseguenza della grande opera ingegneristica dei muraglioni , le draghe non andarono in profondita’ nel letto del fiume Tevere che al massimo raggiunsero la profondita’ di circa 2,70 metri , se invece per cercare volutamente reperti si raggiungesse la profondita’ sotto il letto del fiume di 8/10 metri , chissa’ quali tesori dell’antichita’ tornerebbero alla luce del Sole e a rallegrare gli animi . Veramente sempre Lanciani ci racconta che solo in due occasioni si raggiunse la profondita’ di oltre 10 metri sotto il letto del Tevere , esattamente a Ponte Garibaldi e a Ponte Sisto , in entrambe le occasioni fu raccolta una ingente quantita’ opere d’arte e di oggetti antichi . Praticamente tutti gli oggetti grandi e piccoli e di qualsiasi natura , recuperati dal Tevere sono in uno buono stato di conservazione , essendo l’ acqua dolce molto meno nociva di quella marina , inoltre il seppellimento veloce dovuto al limo e all’ argilla presenti nel letto , faceva si che gli oggetti caduti nel fiume non si allontanassero molto a causa della corrente del fiume dal luogo di caduta , fu calcolata al massimo una distanza di 500 metri che rapportata a circa 2000 anni e’ irrisoria , inoltre questi due elementi del letto isolano sia il metallo sia il marmo dalla ossidazione e corrosione preservandone anche il colore , tipiche sono le monete in bronzo trovate nel fiume , specialmente i grandi sesterzi , che non assumendo patina , mantengono il colore quasi originario dell’oricalco , oggi chiamata “patina fiume” forse tra le piu’ rare , ricercate e affascinanti . Tra le opere statuarie in marmo recuperate in quella occasione , forse la migliore fu una statua di Apollo arcaico che oggi e’ esposta in una sala del Museo delle Terme di Diocleziano a Roma ( sotto la foto ) , per le statue in bronzo la piu’ bella e affascinante recuperata fu quella di Bacco , anch’essa conservata nello stesso Museo ( sotto la foto ) In prossimita’ di Ponte Sisto o in antico Ponte di Agrippa o di Valentiniano e Valente dopo il restauro da loro eseguito nel 367 , uno dei ponti antichi che unisce il Gianicolo Trastevere al Campo Marzio , furono trovati sulla sponda sinistra resti di un’ Arco trionfale eretto nel 367 d.C. in onore degli Imperatori Valentiniano e Valente insieme a frammenti di una colossale statua in bronzo che ornava l’Arco ; inoltre fu trovata una iscrizione datata al tempo di Vespasiano ed un’altra del tempo di Valentiniano e Valente in cui descriveva il Ponte essere stato ricostruito tra il 366/367 da L.Aurelio Aviano Simmaco prefetto della Citta’ ; furono trovate anche monete , terrecotte , frammenti di statue , bassorilievi in marmo , pezzi di una enorme iscrizione che in origine doveva essere lunga quanto il Ponte , circa 100 metri , insieme a pezzi architettonici del Ponte . Successivamente in occasione della costruzione del piu' recente Ponte Garibaldi , poco piu’ a valle di Ponte Sisto , fu trovata una splendida statua in bronzo rappresentante Bacco , gia’ menzionata sopra , a 11 metri sotto il letto del fiume , in piu’ una Patera in bronzo del diametro di 60 centimetri lavorata a sbalzo che probabilmente doveva fare parte di un' altra enorme statua in bronzo li' giacente o nelle vicinanze del Ponte e inoltre una grande quantita’ di monete antiche romane e medaglie antiche papali . Una cosa e’ certa , in base alle varie migliaia di testimonianze relative ai meravigliosi ritrovamenti archeologici avvenuti in tutte le epoche , alle testimonianze degli antichi storici relativi ai monumenti che ornavano la Citta’ e ai poeti antichi che decantavano le bellezze dell’ Urbe al massimo del suo splendore nel IV e V secolo , possiamo credere a quel personaggio storico , di cui pero' non ricordo il nome , che scriveva Roma essere popolata da Dei , non da uomini , tanto era lo splendore , la bellezza e la ricchezza dell’ Urbe di cui noi oggi non possiamo immaginare praticamente nulla . Per concludere questa brevissima esposizione dei tesori del Tevere , si comprende bene quali e quanti tesori siano ancora nascosti sotto il letto del fiume in quanto le grandi quantita' di oggetti trovati nel passato furono solo occasionali , non cercati , semplice conseguenza di lavori eseguiti negli argini del fiume ; chissa’ mai se un giorno si decidera’ di dragare sistematicamente almeno il tratto cittadino del fiume , sicuramente il costo dell’opera verrebbe ripagato abbondantemente dal valore archeologico e artistico dei reperti recuperati dal "Padre Tevere" , andando ad arricchire le collezioni dei Musei cittadini e il patrimonio nazionale .
    2 punti
  7. http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/07/04/foto/rostro-90639083/1/#1
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  8. Per me no......i documenti sono chiari, se loro definiscono queste del 57 medaglie "staordinarie" da 3 ducati ....non ci siamo; il Gaudioso si è accodato al Mortillaro, che è stato l'unico che ha fatto qualche ricerca su queste medaglie.......ma non sò dove abbia preso la notizia dell' esistenza di medaglie da 3 ducati.......c'è anche da dire che nel suo scritto egli dice che una sua medaglia (per intenderci sempre del 57) può avere...quindi non è certo. Come fanno ad essere queste (del 57) da 3 ducati e quella di Aliotta allora........da quanti ? le medaglie sono le stesse e quindi sono tutte da 10 Ducati con il conio fatto dai Fratelli Costanzo Le carte non dicono questo (medaglie da 3 ducati), il decreto iniziale cita di medaglie d'oro da 20 Once e d'argento da 3 Once e 10 Tarì Ho avuto conferma da questo documento: Suprema risoluzione nr. 2514 del 14 maggio dell'anno 1834, che approvava: “per le medaglie della solenne esposizione delle opere delle industrie fosse fatto il conio dai Fratelli Costanzo per once 140”; la medaglia è quella riportata dal Ricciardi al numero 231 del suo lavoro “edizione 1930” recante la seguente descrizione: Dr/ FERDINANDO II DELLA SICILIANA PROSPERITA’ RESTITUTORE; effige imberbe del re rivolto verso sinistra. Rv/ Ghirlanda di quercia e nel campo il nome del premiato con la data. Il Mortillaro credo sia stato tratto in errore da un'altra medaglia che riferisce di aver acquistato e cioè quella per l'assunzione al trono di Ferdinando II nel 1830 e che reca al rovescio la legenda incisa: Esposizione d'incoraggiamento arti e mestieri con la data sovrapposta 1857 e gli da un valore di 10 ducati......ma poi prosegue dicendo che gli sembra strano che che l'Istituto non abbia ordinato un conio proprio per queste medaglie d'argento da 10 ducati che dovevano essere conferite ogni Biennio e che abbia preferito servirsi di un conio come quello di Napoli. Appare evidente da come ho appena riportato sopra (decreto e risoluzione ministeriale) che questo conio per l'esposizione non sia mai esistito.....e che l'unico per queste esposizioni, d'argento, è quello dei F.lli Costanzo.
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  9. forse forse quella che pare una O è molto romboidale e potrebbe essere una A bizantina tipica delle legende di zeno...
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  10. Ecco il ponte rappresentato sulla medaglia.
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  11. Mi inserisco nella discussione per rispondere all'ultima domanda. I sesini in questione venivano coniati a rullo su lastrine di rame, con successiva fustellatura delle singole monete. La doppia impronta del verso è dovuta alla cattiva sincronizzazione fra il rullo di verso ed il rullo di dritto. La successiva fustellatura della moneta privilegiava l'impronta del dritto per cui in queste monete, solitamente, l'aquila del dritto risulta abbastanza centrata, mentre il verso presenta spesso evidenti decentrature fino alle doppie impronte spezzate. Da notare in questo caso, fra le due impronte del verso, la perfetta leggibilità dei punti di trascinamento. ciao Mario
    2 punti
  12. Buongiorno a tutti. Forse la notizia la sapete gia'. Giorni fa mi sono recato a Mantova ( che poi e' la mia citta' natale ) e vedendo pubblicizzata a fianco della banca agricola mantovana, con tanto di stendardo, che il museo numismatico e' aperto al pubblico, tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18, dal lunedi al venerdi...e al sabato mattina, solo con appuntamento, ho chiesto naturalmente di poter vedere la collezione Magnaguti presente nel caveau della banca. Ho suonato ripetute volte il campanello... Ma niente. A quel punto ho chiamato il numero che era segnato sul manifesto.. Una voce gentile mi ha risposto.. Dicendomi che il museo era chiuso da tempo e che la cooperativa che lo gestiva non c'era piu'. Alla fine, non conveniva piu' alla banca per la scarsita' del pubblico interessato alle monete. Pero' se si potessero radunare un minimo di persone...oltre le cinque e su appuntamento, il museo potrebbe venire riaperto. Spero solo che a questo punto levino il manifesto... Visto che a quanto mi e' stato detto " e' stato dimenticato "...strano che a distanza di anni nessuno ha corretto o levato quel manifesto.. E che nessun collezionista se ne sia accorto... Forse in tutti questi anni non e' passato nessuno?...A questo punto la vedo dura unire almeno cinque collezionisti , intenzionati a visitare il museo...
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  13. Leonzio (Leontius), siriano, fu usurpatore contro Zenone. Non mi dilungo sulla sua storia, sia perché poco se ne conosce, sia perché non aggiungerebbe molto ai molti siti che parlano di storia. Diciamo solo che venne incoronato nel luglio 484, per mano della stessa Verina, e riconosciuto poi ad Antiochia. La sua non brevissima parabola (parlando di usurpatori) si chiuse con la sua decapitazione nel 488 e con la vittoria di Zenone. Il buon Kent ci cita almeno 3 monete (solidi) coniati a suo nome – RIC X 1101, 1102 e 1103.
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  14. Ciao a tutti, mi presento con la questione che è stata alla base di questa piccola passione appena nata. Rompendo un salvadanio mooolto grosso mi sono capitate sotto mano alcune emissioni commemorative e diverse versioni nazionali meno comuni delle solite ITA-FRA-GER-AUT eccetera, tipo Finlandia, San Marino, Lussemburgo, Vaticano. Mi è venuta voglia di ordinarle, e insomma, ho cominciato a collezionarle. Ora, a me piacerebbe disporle in una sorta di quadro espositore sotto vetro, ovviamente apribile, da mettere a muro oppure da appoggiare su tavolo, predisposto per accogliere tutte le serie nazionali dei diversi paesi dell'area euro. Poi un secondo simile, con gli spazi predisposti per tutte le edizioni commemorative. Vi chiederei qualche consiglio. Intanto i paesi. Al momento dovrebbero essere 23 quelli ad avere già emesso la prima serie, ma leggo che altri dovrebbero venire in futuro, secondo trattati già firmati. Poi che paesi come la Repubblica Ceca che non intendono più entrare nell'euro hanno però già stampato la prima serie, e da qualche parte si dice che circolino. Come vi regolereste, visto che questo monetiere dovrebbe essere impostato per durare un bel po' di anni? Poi, l'ordine di esposizione. Io ho deciso che metto in verticale gli otto valori, e in orizzontale le nazioni: in che ordine sarebbe più intelligente disporre queste ultime? Geografico, storico, dimensionale, geopolitico... Ci sono degli orientamenti in merito? Infine, come realizzare una cosa così? Io ho immaginato un telaio in legno con un fondo rigido e degli strati di cartone forati per alloggiare le monete, ma non avendo esperienza con il fai da te chiederei qualche consiglio. Grazie
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  15. Secondo me e' un 20 nummi (mezzo follis) di Maurizio Tiberio zecca Thessalonica (SB 509-Ratto 1090-97) Saluti
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  16. E' un discorso già affrontato. Assumere altro personale perchè poi aumentino i prezzi delle monetazioni (o pensi che si accollerebbero "generosamente" un costo supplementare solo per fare contenti i collezionisti ?) ? E generare così altre lamentele perchè i prezzi sono cresciuti ? Facciamo invece tutti un piccolo sforzo ed evitiamo di sovraccaricare gli impiegati con richieste multiple sempre sugli stessi argomenti (tipo "quando spedite ?" o "perchè non rispondete alle mail ?"). Vedrete che tutto il tempo che impiegano per rispondere a mail, fax e telefonate non indispensabili lo potranno dedicare a lavorare su altro e a rispondere alle richieste più logiche in tempi "umani".
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  17. E nella medesima pagina inserisce un monogramma dicendo “monogramma attribuito a Leontius da Walker 1967 , probabilmente attribuibile a Leone I – vedasi 694”
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  18. Posto un secondo libro che ho trovato in casa, qualcuno sa dirmi qualcosa in merito ? Grazie in anticipo Guido
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  19. Che ne dite ? :good: curioso di sentire tante opinioni :help: buon week end a tutti ...la porosità è accentuata dal fatto che l'ho solo tamponata e rimessa in olio...non l'ho sciacquata ;) vero è che la moneta porosa era e porosa rimane ;)
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  20. Illustraci quali similitudini vedi, odjob.....
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  21. Tra i 25 e i 30 euro. Ma perché non usi l'osservatorio per queste domande? http://www.lamoneta.it/topic/86392-osservatorio-prezzi-di-mercato/
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  22. Confermo le identificazioni. L'unico dubbio che ho è per la zecca: mentre per la moneta di Leone IV è certamente la capitale Sis, come dice l'iscrizione al rovescio, non sono sicuro che a Tarso sia stata battuta quella di Leone I. Mi pare di ricordare che Leone I a Tarso sia stato incoronato ma credo che anche per la sua moneta la zecca sia di solito indicata come Sis (devo però controllare). Ad ogni modo sono due monete interessantissime, quella di Leone I è molto comune, quella di Leone IV un pochino meno. Questi siti possono essere utili per la monetazione del Regno armeno di Cilicia: http://www.forumancientcoins.com/armeniannumismatics/cilician.html http://www.ancientarmeniancoins.com/intro-cilician-coins.html Il testo fondamentale per queste emissioni è ancora P.Z. Bedoukian, Coinage of Cilician Armenia, New York 1962.
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  23. Io farei un passo indietro, anche per inquadrare meglio i decadrammi di Kimon, che sono complessivamente più rari di quelli creati da Euainetos. Infatti per Kimon abbiamo in tutto 3 conii D/ e 13 conii R/, mentre per Euainetos abbiamo 22 conii D/ e 39 conii R/, con l’avvertenza che i conii del diritto sono quelli che recano la quadriga e i conii del rovescio con la testa della ninfa Aretusa. Appare naturale il maggiore numero dei conii del rovescio e quindi delle teste di Aretusa, per la nota maggiore usura dei conii battuti col martello (rovescio). Tornando al caso specifico di questa discussione abbiamo un esemplare, proveniente dall’ultima asta NAC e senza pedigree, salvo una breve nota sulla provenienza da un acquisto privato presso la NAC nel 1993. E’ una nota che non dimostra molto; al massimo, come notato da Giov60, può indicare che fu acquistato quando c’era ancora Roberto Russo, che era un competente. Quindi dobbiamo essere più circostanziati su questa moneta. Essa appartiene praticamente alla fine della serie coniata da Kimon e con la combinazione, indicata da Scavino sul RIN, di D3/R12 (corrispondente a Jongkees 13), che era finora nota in unico esemplare, quello di Spencer-Churchill 57. Poniamo insieme i due esemplari (e anche il particolare del delfino e naso di Aretusa che indicano il particolare conio R12, con caratteristico travaso di metallo sulla punta del naso): NAC 78/2014, 218 g. 42,84 SNG Spencer-Churchill 57 g. 43,24 Bisogna tenere presente che il conio del diritto, D3, fu ampiamente usato e sono note sue combinazioni con ben 5 distinti conii del rovescio (R9 – R13). Una caratteristica del conio D3 è che spesso ha dato luogo a monete con “aspetto arrugginito”. Quindi la presenza di specie di numerose piccole bolle in questo conio non costituisce la prova di una fusione, ma piuttosto di un conio “arrugginito” (anche se sarebbe opportuno in un secondo momento approfondire meglio le cause di simile fenomeno). Purtroppo per il rovescio mancano stringenti confronti, dal momento che il pezzo Spencer-Churchill è riprodotto da un calco e quindi manca ancora una sua foto con buona definizione digitale. Quello che si può anticipare è che apparentemente questo conio R12 non era un conio “arrugginito” e quindi dovrebbe essere esente da bolle. Però servirebbe, per correttezza, un esame approfondito del pezzo Spencer-Churchill 57. Senza dubbio, grazie alle foto in dettaglio, le bolle che si intravvedono tra i capelli inducono quanto meno a una “prognosi sfavorevole” per la sua autenticità. Passando al conio del diritto D3 possiamo vedere alcuni esemplari di sicura autenticità, combinato col conio D11 (= Jongkees 12). Tale combinazione è nota con almeno 7 esemplari (stranamente la Scavino, nel suo catalogo non tiene conto degli eccezionali esemplari Gulbenkian). Ne posto alcuni, a cominciare dai tre di sicura autenticità: Parigi, De Luynes 1241 g. 43,11 (non tracce di ruggine al diritto) Gulbenkian 309 = Naville 6/1924, 510 (ex coll. Bement) = Hirsch 32/1912 (ex coll. Virzì) = ripostiglio Noto 1908 g. 43,49 (il più bello noto e con i conii ancora freschi, senza ruggine, ma presenza di uno scivolamento di conio al diritto). NAC 27/2004, 121 = Leu 61/1995, 75 g. 43,52 (conii ancora abbastanza freschi, senza evidente ruggine) Triton 5/2002, 1226 g. 43,21 (senza evidente ruggine) Triton 5/2002, 1227 g. 42,43 (con evidente ruggine, solo al D/) (continua)
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  24. Si, direi che la tua identificazione è corretta, inoltre pare tu abbia ragione, sembra leggermente più ricercata di tutte quelle monete molto comuni che girano. Però lo stato di conservazione non è così buono: siamo molto al limite sul VF..credo sia corretto un VG/VF Quindi una valutazione di catalogo di circa 5 euro Non è molto, ma la moneta è assolutamente collezionabile! Buon proseguimento :D
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  25. Ecco la mia 50 cent Spagna 2006. orlatura su entrambe le facce ciao
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  26. Ovviamente io ci sarò... posso pure venire a piedi :D
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  27. Acetato di cellulosa altrimenti detto cellophane, se nel corso della mia vita ho capito bene, io infatti ho quelli.
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  28. È semplice in realtà: una casa d'aste/negoziante si comporta male? Non compro più da lei/lui. Fidati che se si fa così in tanti poi si svegliano ;)
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  29. Buona giornata a te @@Cesare Augusto , tornando al nostro Arminio , chiamarlo traditore o individuo ingannevole penso siano i termini giusti ed equivalenti ; a parte la mancanza di esperienza militare imputabile a Quintilio Varo , ma non era compito affidato da Augusto a Varo conquistare la Germania , bensi di istaurare contatti diplomatici "forzati" di cui Varo aveva gia' dato prova in altre occasioni di possedere queste capacita' diplomatiche , "forzati" nel senso che , portando al seguito tre legioni perfettamente equipaggiate in pieno territorio germanico , la diplomazia sarebbe stata supportata psicologicamente da tale forza persuasiva . In quanto ad Arminio occorre ricordare che in precedenza dei fatti esposti , aveva militato nell' esercito romano per diversi anni con i suoi Cherusci , dopo di che per i suoi meriti militari ottenne come premio la cittadinanza romana , divenendo , come cittadino romano , all' epoca di Varo anche ufficiale di Legione , ma quello che non fece mai dubitare dei consigli militari di Arminio , da parte di Varo , fu il fatto che Arminio a tutti gli effetti era ormai cittadino romano e mai avrebbe dubitato dei suoi consigli , tanto da non ascoltare neanche la voce di Segeste suocero di Arminio , un altro capo dei Cherusci , che lo avvisava dell' inganno in atto da parte di Arminio contro di lui e dell' esercito ..........se non fu tradimento questo .
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  30. Alcune osservazioni: non so perché si parli di "acetato". L'acetato di cellulosa, se mai esistessero bustine, è un composto che può liberare ac. acetico quindi non molto indicato per la conservazione dei metalli. Le bustine commerciali in cellophane, sono in idrato di cellulosa. Il costo è contenuto e si possono ritrovare nei principali convegni (oltre che presso le ditte specializzate). Nella mia esperienza la moneta non si ossida anche in numerosi anni (per formare patina l'argento deve essere tirato fuori): però gradirei un confronto con altri utenti, per esempio di Napoli e dintorni dove l'aria sulfurea provoca un'ossidazione accelerata dell'argento. Esistono buste in carta che risultano ottime per ... favorire la formazione di patina delle monete d'argento (esperienza indiretta). Ricordo che il brutto colore verde delle monete nelle bustine in plastica è dovuto all'ossidazione da PVC (composto contenente cloro) che tuttavia non dovrebbe più essere presente nel materiale in commercio, ma solo in quello di parecchi anni or sono.
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  31. Salve a tutti, innanzitutto complimenti per l’iniziativa e un grazie di cuore a chi dedica parte del suo tempo per organizzare queste belle cose. Certamente ci sarò e avrei piacere anche della visita al museo, ma posso solo il venerdì o il sabato, purtroppo la domenica ho impegni di lavoro. Avrò così il piacere di conoscervi di persona! Per @giovanna: non riesco ad aprire le foto che hai postato, immagino che non ho i permessi perché troppo “nuovo” dell’ambiente!
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  32. Minuto dei Dogi Biennali .... La sigla dovrebbe essere IV (1582-1602) ... Interessante la V che sembrerebbe fatta utilizzando la A al contrario :) ... Ciao Matteo Inviato dal mio iPhone utilizzando Lamoneta.it Forum
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  33. Aggiungo in fine (è una mia considerazione)..... spesso leggo nelle descrizioni dei pezzi firmati "lavoro non firmato di..", sarebbe forse utile considerare che i maestri firmanti, probabilmente avevano i loro allievi che riproducevano quanto creato dal maestro, nel senso, è più facile copiare che creare (e siccome gli incisori probabilmente avevano età differenti, potrei anche pensare che alcuni celebri siano allievi di altri più celebri). Detto questo, forse come avviene in altri campi dell'arte si potrebbe iniziare a riportare nelle descrizioni dei pezzi "della scuola di ...". Non mi spiegherei altrimenti la puntigliosità di firmare certi conii e non altri molto simili tra loro.... skuby
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  34. Non la trovi sul catalogo di lamoneta, perché sono arrivato fino a Galba...e per arrivare ad Antonino Pio mi occorrerebbero comunque un paio d'anni, considerando che al momento sono fermo...... Comunque riprenderò presto con i Flavi.
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  35. Taglio: 2 Cent Nazione: San Marino Anno: 2004 Tiratura: 1.395.000 Condizioni: bb+ Città: Trieste Note: mancante :yahoo:
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  36. APPLAUSI !!! EMOZIONI !!! Se prima il Brasile non mi era simpatico, adesso sarei ben felice di vedere il 12 luglio David Luiz alzare la coppa . Questo è il calcio . Questo è un uomo prima che un'atleta. E non è la prima volta che ci regala queste perle ( vedasi anche il bambino in allenamento, anzi con più bambini l'ha fatto ).. Poteva andarsene sotto la curva festante, ha asciugato le lacrime di un ragazzo che aveva visto il sogno di un'intera nazione sbriciolarsi , un piccolo gesto, che però va sottolineato, non solo le cose brutte vanno sottolineate. Il calcio è anche questo, soprattutto questo..
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  37. I commenti ci stanno, anche perché il forum è condivisione personale e non solo fredda sciorinatura di monete più o meno belle. Buona l'idea della divisione per anno, però salverei il file riassuntivo attualmente in uso.
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  38. Lo svilimento delle monete in circolazione nel XVII sec. venne di volta in volta effettuato o aumentando il metallo vile nella lega ( e perciò abbassandone il titolo) ovvero consentendo di “cavare” un numero maggiore di monete dalla libra di metallo ( con ciò erodendo, impercettibilmente ma progressivamente, il peso unitario delle monete). Il fenomeno era di antica data, a distanza di quattro secoli dalla riforma di Carlo Magno, alla fine dell’VIII sec, con una libra d’argento gli zecchieri erano arrivati a coniare da 1500 a 4000 denari, in luogo delle 240 previste dalle antiche regoli imperiali. Nonostante le ripetute e rigorose procedure all’interno delle zecche, pensate che prima della messa in circolazione si effettuava il “saggio”, definitivo controllo, a campione, della bontà della lega e del rispetto del peso, erano diversi i tondelli che uscivano con intrinseco ridotto, e quasi sempre erano le altre città a scoprire l’inganno, facendo saggiare tale monetazione. La categoria più colpita erano le donne, che non avendo dimestichezza con la mala moneta, accettavano tutto, rimettendole nuovamente in circolazione diventando perseguibili per legge. Eros
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  39. Ciao Gianfranco @gpiccini , apprezzo molto il tuo post e la linea datagli sull'analisi iconografica. Complimenti per le osservazioni, interessante la tua analisi sul simbolismo numismatico in base alle epoche e al loro riutilizzo, sarebbe bello interagire tra noi prendendo in esame le stesse tematiche iconografiche per Napoli presenti nei nominali in rame a confronto con quelle utilizzate per l'argento e l'oro. Tanto per fare qualche esempio: nel periodo vicereale dei tre Filippo (1554-1665) troviamo nei nominali in oro, e molti in argento lo stemma, su molti nominali in argento troviamo poi diverse raffigurazioni accompagnate da motti propagandistici o provocatori che in pompa magna trasmettono messaggi legati spesso alla figura del sovrano, al suo governo, alla sua fede cattolica, eccetera, cito ad esempio; DEFENSOR FIDEI, EGO IN FIDE, OMNES AB IPSO, QUOD VIS, IN HOC SIGNO VINCES, eccetera). Discorso molto più complesso è ad esempio quello per il rame, qui i messaggi in molte di esse sono davvero benaugurali e spesso sfociano in veri e propri sberleffi per il loro palese riferimento all'abbondanza e alla ricchezza del popolo minuto ......... cosa non vera se consideriamo le condizioni miserevoli di gran parte del popolo tassato fino all'impossibile. Qui lascio la parola ad altri utenti, loro certamente si divertiranno nello scovare immagini di monete napoletane di rame del periodo in oggetto. Ogni motto latino nasconde spesso significati che vanno al di là della numismatica e spesso passati inosservati sotto le mani del popolo di allora, l'epoca di Filippo III era molto enigmatica, specialmente tra il 1616 e il 1620 .............. non dimentichiamoci che in questo periodo ci fu il celebre vicere duca di Ossuna ..................
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  40. La cornucòpia, letteralmente "corno dell'abbondanza", (dal latino cornu, "corno" e copia, "abbondanza"), è un simbolo mitologico di cibo e abbondanza. Secondo la mitologia greca è il corno perduto dal fiume Acheloo nella lotta con Ercole per Deianira e riempito dalle Naiadi di fiori e di frutta, come simbolo dell'abbondanza, alludendo con ciò alla fertilità della valle dove scorreva l'Acheloo e all'imbrigliamento del fiume stesso per opera di qualche principe velato sotto il nome del semidio. In forma di corno traboccante frutta e fiori, è spesso presente nei dipinti in braccio alla figura simbolica dell'abbondanza. Tratto da Wikipedia. Simbolo della fertilità: è raffigurato da un corno, che in origine era quello della capra Amaltea, nutrice di Giove, colmo di frutti e circondato d’erbe e fiori; era attributo di molti dei e dee ritenuti dispensatori dei beni della terra necessarî alla vita umana. La leggenda voleva che essendosi spezzato uno dei corni della capra Amaltea che nutriva il piccolo Giove, il corno fosse riempito di frutti, circondato di fronde, e donato da Giove alle ninfe. Un'altra leggenda voleva che Ercole, vinto Acheloo, gli strappasse uno dei corni e lo consacrasse ugualmente alle ninfe. È probabile che nel corno di abbondanza si debba vedere solo una trasformazione del corno di animale, di cui in antico ci si serviva come di vaso da bere. Spontanea doveva nascere l'idea di accoppiare il corno da bere coi frutti, a significare quello che in un'umanità primitiva doveva bastare per il benessere della vita. Ed è naturale che l'emblema divenisse specialmente l'attributo degli dei che dispensano i beni terreni. Il corno di abbondanza appare raramente quale attributo di Giove e di Ercole; più spesso appare nelle figurazioni di Ade (Plutone) e di Dioniso; anche Satiri e Menadi, Sileno e il dio Pane ne sono talora forniti. In età posteriore la figurazione del corno d'abbondanza diviene via via più frequente. Da Alessandria, dove la dinastia dei Lagidi lo ebbe in particolare onore, l'emblema trovò larga diffusione in Grecia, in Italia e a Roma, specie sulle monete. Per i Romani, di cui è noto lo spirito realistico, esso acquistò un'importanza di primo piano, e rimase non solo l'attributo dei fiumi, ma si accompagnò con la figurazione di ogni divinità allegorica cui si attribuisse un senso o un augurio di prosperità, di fertilità e anche di felicità pubblica. Quindi la Fortuna, la Vittoria, la Pietà, la Concordia, l'Annona, la Felicità, l'Abbondanza, l'Onore, il Genio del Popolo romano lo ebbero come emblema, particolarmente sulle monete imperiali. E assai note e frequenti sono le figurazioni plastiche analoghe, specie del Genio di Augusto, del Genio del Popolo romano, delle Provincie, e infine della Fortuna, divinità di ben maggiore importanza a Roma che in Grecia. Per tali concetti è naturale che anche divinità maggiori, come Cerere, Giunone, Cibele, Hestia (e i suoi seguaci, gli dei Lari), siano figurate col cornucopia, che appare variamente ornato e striato, e decorato di nastri. Alla bocca del corno sono per lo più mele, melograni e una focaccia piramidale di farina e miele. Dalla Treccani La prima moneta del regno di Napoli ad averla incisa (peraltro Doppie) è il Doppio Sestino di Federico III d'Aragona (1496 - 1501) classificato al n. 9 del PR e al n. 108 del MIR
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  41. Rimedi "fai da te" per accelerare il processo di patinatura sono sempre da evitare. Legno, il giusto grado di temperatura e tempo gli ingredienti migliori. Al R/ ora è presente un'antiestetica macchia che prima non c'era.
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  42. Grazie @@gianvi, e @@gallo83 Grazie Marco. Detto da te poi, è gratificante. Basta vedere le tue monete e soprattutto quella che hai nel tuo avatar per rendersene conto. Confermo la leggera frattura di conio a sx della corona, mentre sia sul collo e sia vicino alla corona, si tratta di mancanze di metallo. Ho controllato attentamente ed hanno la medesima natura. Effettivamente è una delle più belle monete del Regno delle Due Sicilie
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  43. Per l'importo minimo non saprei dirti, nel caso ti consiglierei di telefonare per avere delucidazioni
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  44. All’insegna della Vecchia e del Cedro Imperiale La farmacia, sita a due passi dal teatro di S. Luca (battezzato nel 1833 "Teatro Apollo" e nel 1875 "Teatro Goldoni"), era il ritrovo degli artisti e di quanti praticavano il teatro, tra i quali George Sand che utilizzava la farmacia come recapito per la sua corrispondenza a Venezia. E ancora, Gioacchino Rossini, che non solo frequentava la spezieria, ma ne era diventato l'ospite del titolare Giuseppe Ancillo "chimico-farmacista assai reputato, ed uomo di spirito, colto ed istruitissimo", col quale il grande pesarese coltivò grandissima amicizia testimoniata dalle numerose lettere da lui scritte (ora conservate in collezione privata) e da un prezioso dono: il leggio su cui il Maestro compose e diresse per la Fenice la prima della Semiramide, conservato nel Museo del Conservatorio di Musica S. Pietro a Majella di Napoli. Sul mobile sono incollate due attestazioni autografe di Gioacchino Rossini, coperte da vetri. Quella inferiore riporta: Faccio dono di questo Lettorino all'antichissimo amico Ancillo, ed attesto avere composta La Semiramide su questo modesto arnese. Venezia 1823. Gioacchino Rossini. Quella superiore: "Riveggo con somma soddisfazione nell'abitazione del mio dilettissimo amico Ancilo il Lettorino modesto che mi fornì l'Impresa del Teatro della Fenice per comporre la mia Semiramide. Primo Marzo 1841: Gioacchino Rossini". Ingresso della farmacia con l’insegna Mosaico sul pavimento che raffigura la Vecchia seduta con la rocca e il fuso apollonia
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  45. Estimate: 45'000 CHF | Starting price: 36'000 CHF Price realized: 60'000 CHF Mi pare che ci siano 59'950 CHF di troppo. Inviato dal mio iPhone utilizzando Lamoneta.it Forum
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  46. @@Sassa86, i rilievi sono normali, di norma e di stampa.
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  47. a nome di Federico III d’Aragona (1496-1501) : -in argento, armellino con F nel campo al rovescio (coniato fino al 1497 ?) [CNI XVIII, pp. 279-280, nn. 1-2]. Alcuni cavalli di rame con lettera L in esergo sono stati erroneamente attributi a Lecce (G.M.Fusco, 1846) ma la lettera potrebbe essere iniziale del nome di uno zecchiere (Liparolo ?) per Napoli [Cagiati 1913-1916, pp. 190-191]. Secondo Maggiulli [1871, pp. 128-129] alcuni documenti potrebbero far riferimento anche ad una coniazione di ‘corone d’oro’ in Lecce al tempo di Carlo VIII re di Francia.. Il Maggiulli supporta tale notizia riprendendo dal Coniger la seguente frase : «in eodem jorno (27 maggio 1495) venne la nova in Lecce al Signor Duca (Giliberto di Bransui vicere della Provincia e conte di Matera) che Otranto avia alciate le landiere e che lo castello se tenea per el re de Francia, el detto duca fe’ cento fanti di Lecce e donò una corona per uno e vinti some di grano» e dalla Cronaca di Notar Giacomo la seguente «A di 20 decto (Gennaro 1497) in dì de Sancto Sebastiano de venerdì fò nova in Napoli come illustre signore don Cesaro de Aragonia havea preso Taranto; et che lo magnifico pyerantonio follario de Napoli regio percettore [sic] della predicta maestà personalmente era dintro lo castello con quactro milia Corone et per condurre li francise ad imbarcare in Brindesi» (le dette ‘corone’ di oro valevano «octo carlini et sey grana»). La stessa notizia, come già detto, riporta l’Infantino :”…in queste abitazioni facea egli battere pubblicamente moneta d’argento e d’oro…” Ma tale attribuzione a Lecce sembra altamente improbabile. SEDE DELLA ZECCA Al tempo del principe Giovanni Antonio Del Balzo Orsini, e precisamente nel periodo compreso tra il 1460 ed il 1463, la zecca (che abitualmente aveva un‘ubicazione centrale – foro, palazzo di governo, piazza del mercato – allo scopo di attirare più facilmente il metallo dei mercanti di passaggio) fu invece posta direttamente nell’abitazione del principe che, come abbiamo già ricordato prima, secondo una corrente di pensiero (Infantino 1634) era nella torre del Parco , solida costruzione che egli aveva iniziato a far costruire nel 1419, ancora giovanissimo, mentre secondo un’altra corrente di pensiero (De Simone 1883, Sambon 1998, Palumbo 1910) era nel castello di città (in castro Licii). Le 2 sedi coincidevano in ogni caso con il centro del potere signorile. Anche le annotazioni contenute nel Quaterno lasciano immaginare che l’ufficio di conio fosse ospitato in castro Licii. La sola testimonianza dell’Infantino (smentita anche dalla Cabella Demani del 1472 che descrive il locum nominato lo Parco senza far menzione alcuna della zecca ) ci riporta alla Torre del Parco, La costruzione della torreripartita in una zona pubblica (il Parco di fuori) destinata a fiere e mercati, che si estendeva fuori delle mura urbane immediatamente oltre porta San Biagio, ed un’altra zona (il Parco di dentro) rappresentata da una cittadella recintata comprendente la torre o Turris prati magni (luogo di delizie e sede della zecca..), sale et camera reale . Per conciliare dati così difformi si può ipotizzare che la zecca di Lecce , nei circa 50 anni di attività, fosse dislocata contemporaneamente in 2 edifici differenti: il castello adibito ad attività contabili, tesoreria ed approvvigionamento di materie prime e la Torre del Parco adibita a laboratorio ed officina monetaria vera e propria; oppure che trovasse spazio, in tempi diversi, sia nei locali del castello sia in quelli della Torre del Parco. E’ difficile stabilire cosa accadde alla zecca di Lecce dopo il novembre 1463 (assassinio del principe di Taranto); l’assenza di documenti lascia il campo alle sole congetture. E’ verosimile che la zecca cittadina, una volta passata sotto il diretto controllo del re di Napoli, abbia avuto sede nel castello di Lecce, nella cui “torre mastra” o Mastio era stato depositato il famoso tesoro del principe fino al momento della sua morte e della successiva requisizione reale ( è nel dicembre 1463 che re Ferrante visita il castello e la torre del Parco ove “ ebbe stanza qualche giorno”) . Per dovere di cronaca va pure riportata un’insistente tradizione popolare, peraltro ripresa da M.Paone, che pone la sede della zecca nelle adiacenze del palazzo comitale di Maria d’Enghien, presso l’odierna piazzetta Pellegrino (un tempo denominata piazza della Zecca !) ove si affaccia il più antico palazzo di Lecce (palazzo Vernazza – Castromediano). BIBLIOGRAFIA: Cagiati M. 1912, La zecca di Lecce, «Apulia» (Martina Franca). Dell’Erba L. 1933, La riforma monetaria angioina e il suo sviluppo storico nel reame di Napoli, pp. 5-66. De Simone L. G. 1874, Lecce e i suoi monumenti descritti ed illustrati, I , La Città, Lecce. De Simone L.G., 1876, Archivio di documenti intorno la storia di Terra d’Otranto, Lecce. De Simone L.G. 1883, Gli studi storici in terra d’Otranto del signor Ermanno Aar, in Archivio storico italiano, IX , p.211. Fiorelli G. 1846, Dichiarazione di alcune monete battute nel reame di Napoli, p 190.”Annali di Numismatica”. Fusco G.M. 1846, Monete inedite. Di alcune monete spettanti ai re di Napoli e Sicilia, in “Annali di Numismatica pubblicati da G.Fiorelli”, Roma, pp.90-96. Fusco G. V. 1846, Notizie intorno alla zecca di Lecce, in «Annali di Numismatica pubblicati da G.Fiorelli», Roma , pp.190-200.pp. 190- 200. Grierson P. e Travaini L. – Medieval European Coinage. Italy (III) 14, Cambridge 1998. Infantino G. C. 1634, Lecce Sacra ove si tratta delle vere Origini, e Fondazioni di tutte le Chiese, Monasteri, Cappelle, Spedali, ed altri luoghi sacri della Città di Lecce, Bologna, 1973 (Rist. anastatica), pp. 213-214, ed editore Pietro Michele 1634. La porta A. 1977, Introduzione a I.A. Ferrari, Apologia paradossica della Città di Lecce, pp. IX-XXXV. Maggiulli L. 1871, Monografia numismatica della provincia di Terra d’Otranto, Lecce. (ristampa anastatica Sala Bolognese, 1977). Palumbo P. 1910, Storia di Lecce, Ristampa della I Edizione, Galatina, Congedo Editore, 1992, Paone M. 1978, Palazzi di Lecce. Galatina, Congedo Editore Petracca L,2009, La zecca di Lecce negli anni della signoria orsiniana in “I domini del Principe di Taranto in età orsiniana”. Lecce, Congedo Editore. Prota C. 1913, Sulla zecca di Lecce, «Supplemento … Cagiati», 3, nn. 11-12, pp. 37-38. Sambon A.1913 b,” I tornesi falsi di Ferdinando I d’Aragona coniati a Napoli, a Barletta,a Gaeta, a Cosenza, a Lecce, a Capua et a Isernia” in Supplemento…Cagiati III, 5 – 7 (1913), 15 – 21. Fine
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  48. Ripresento la foto della moneta come da catalogo d'asta già messa al post # 1812 con quella di un'altra asta con lo sfregio sulla guancia di Eracle (post # 1796) alla quale avevo deciso di rinunciare. Questa è la mia scansione apollonia
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  49. @Erdrückt Ciao! Sono appassionato all' astronomia, mi piace guardare stelle e pianeti con il telescopio e fotografarli! Un' altra mia grande passione e la cucina! Specialmente mangiare ;)
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  50. per contribuire alla visione di qualche pezzo in oro portata avanti da min-ver e @@numismaticasicula .
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