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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/05/13 in tutte le aree
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Si sta aprendo la caccia alle streghe? Ditemelo che così corro ad acquistare anch'io un fucile.. Come per ogni cosa quando ci sono di mezzo i soldi ognuno cerca di tirare acqua al proprio mulino... Ad esempio c'è chi parla male di ebay per orientare i collezionisti a spendere i propri soldi nelle sale d'asta numismatiche.. ma noi collezionisti sappiamo analizzare attentamente queste cose, così come su ebay si possono prendere fregature, le si possono prendere in egual misura acquistando al mercatino domenicale e ricordiamoci che i falsi ad esempio ultimamente stanno girando anche nelle sale d'asta e se non fosse stato per l'occhio attento di qualche osservatore esterno, quelle monete sarebbero state battute e aggiudicate da qualche collezionista, senza che i periti delle aste si fossero accorti di qualcosa!! Come vedete la fregatura è dietro l'angolo ovunque, anche dove spesso si dice non esistere... Ma io credo che sapendo che in un determinato posto si corre un possibile rischio, ciò non può che aiutarci ad aprire meglio gli occhi e valutare con molta più attenzione il materiale di nostro interesse.. Inoltre non dimentichiamoci che molti di noi su ebay hanno fatto anche ottimi acquisti, pezzi importanti, magari venduti da chi non ne sapeva molto, aggiudicati a prezzi assai più convenienti di altri posti, senza dimenticare che li non si pagano neanche le commissioni sul materiale acquistato! Questo ebay proprio così male alla fine non lo deve essere se poi ci vendono su anche molti professionisti del settore numismatico, e parlo di commercianti Periti NIP... La cosa che più mi rattrista però è notare che diverse persone che su ebay fanno ottimi affari, poi all'interno di questo forum non so perchè parlano male di ebay come se fosse il vero male della numismatica, consigliando di migrare tutti verso le case d'asta.. sarà mica che si vuol eliminare la concorrenza in modo traverso?! :lol: Scherzo ovviamente... o forse no...4 punti
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Periodo dal 1299 al 1313 L'Agazzari riporta che in data 1299 anno vennero coniati grossi da 10 denari. Pare che il grosso debba intendersi del valore di dieci imperiali se una carta bergamasca del 1303 ci specifica ". . . et libras 122 imperiales in Ambroxinos Placentinis et Papiensibus argenteis crossis computatis pro denarios decem imperialibus quolibet eorum". Negli Statuti del Collegio dei mercanti di Piacenza, alla rubrica 679 si legge ". . . quod nullus faber debeat nec possit facere nec fieri facere aliquem pomellum argenti, nisi de liga placentini grossi, que liga est et tenet septem unzias et unum quartum argenti fini pro marco, . . . ". In questo passo viene quindi indicato chiaramente che il titolo dei grossi da 10 imperiali era pari a 906,25‰. Nel 1299 si decise quindi la coniazione di un grosso "rinforzato" dal valore di 10 imperiali a titolo di 906,25 ‰. Con questo grosso venne introdotta una nuova tipologia avente nella leggenda del rovescio il nome completo della città (PLACENCIA) e nel campo una grossa croce. I ripostigli di Bettola e di Garlasco furono interrati dopo il 1289, anno in cui divenne Doge di Venezia Pietro Gradenigo. Essi ci hanno conservato solo grossi di Piacenza con la croce nel campo. I saggi del Pallastrelli e le analisi distruttive effettuate, hanno pienamente confermato il titolo e quindi questi grossi sono da ritenersi le ultime monete corradine della Zecca piacentina. Questo grosso risulta assai più pesante dei precedenti e la classe ponderale di maggiore frequenza è quella compresa fra 2,0 e 2,1 grammi. Un ultimo tipo di grosso è una moneta conosciuta in tre soli esemplari, uno conservato al Museo Archeologico di Parma, uno al Museo Archeologico di Bologna e il terzo disperso all'asta Finarte 189 nel novembre 1974. Questo tipo presenta al rovescio l'elemento [. + .] e le lettere I C A nel campo, attorno ad un globetto centrale, separate tra di loro da altri tre globetti. Gli esemplari di Parma e Bologna, non di ottima conservazione, pesano rispettivamente 2,01 e 2,04 grammi. Questo grosso potrebbe rappresentare la prima versione del grosso da 10 imperiali coniato nel 1299; tipologia, però, subito abbandonata per essere troppo simile a quella del precedente grosso da 6 imperiali.3 punti
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il link non si apre, per cui parlare della moneta risulta difficile... :) se però posso dire la mia e fare, per una volta, il professorino saccente, direi che hai commesso un potenziale errore... mi spiego: capisco perfettamente l' impulso a comprare, io stesso ogni volta che sfoglio un catalogo prenderei "sto mondo e quell' artro" (grazie al cielo le mie finanze sono quelle di una lepre in viaggio :D).. il fatto è che, da quanto mi sembra di aver capito, compri un po' "a scatola chiusa", basandoti cioè su un puro criterio estetico.. ora, su questo, nulla da eccepire.. il problema è che cosi facendo ti metti nella condizione (potenziale) di incappare in fregature.. non solo: indubbiamente la moneta deve regalare soddisfazioni sul lato estetico, ma il grosso della sua bellezza e del suo fascino (specie per le antiche) è dato dalla conoscenza del mondo che vi è dietro, da tutti quegli aspetti (storici, economici, culturali in genere) che ne costituiscono la vera e propria anima. questo retroterra è importante al punto da far sì che una moneta antica, per quanto mal ridotta, emanerà sempre un fascino che per le moderne non è neppure pensabile (non è un caso che gli appassionati di Casa Savoia, per esempio, vadano alla ricerca spasmodica del FDC fino quasi all' esasperazione)... insomma, è giusto chiedere il parere degli utenti del forum (lo faccio anche io per quella moneta annuale che prendo)... ma se lo si fa è per affinare se stessi, non per capire se si sono spesi bene 400 pounds (per di più, DOPO averli gia spesi :))... prendi tutto ciò non come critica, ma come consiglio costruttivo: prima studiare, poi comprare :P bene, ora posso tornare al mio ruolo di neofita... :) Afranio3 punti
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in questa piattaforma, come in tutte le altre...mercatini...convegni...aste.....ci sono persone per bene e onesti venditori, come anche truffatori e imbroglioni....ne piu'...ne meno....3 punti
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Ma Vittorio "Emanuelle" e' una pornostar del ventennio? :)2 punti
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Il tetradramma di Filippo II è veramente di ottima fattura e sono grato per i complimenti. Volevo aggiungere che la presenza della testa di Zeus sul diritto era una novità nella monetazione macedone che apparve all’improvviso sui due tipi di tetradramma, quello che al rovescio presentava il cavaliere anziano con mantello e quello come il mio, col cavaliere nudo più giovane che tiene in mano la palma della vittoria. Il cavaliere anziano è stato identificato con Filippo stesso e alcuni ritengono che il giovane sia Alessandro Magno, trovando così una relazione fra padre e figlio. Quanto a Zeus, si ritiene che rappresentasse il potere regale, a ribadire il concetto che da lui dipendeva direttamente il diritto di regnare, la cui continuità era assicurata dal principio dell’ereditarietà. In alcuni tetradrammi il giovane a cavallo ha in fronte una fascia simbolo di vittoria, con le due strisce che cadono dietro la nuca, come in questa stupenda moneta (non mia, a scanso di...invidia!) con il fulmine orizzontale come simbolo sotto la pancia del cavallo e una N in esergo. apollonia2 punti
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Periodo dal 1248 al 1256 La classificazione cronologica dei grossi coniati intorno alla metà del XIII secolo può essere definita in base all'esame di alcuni importanti documenti, primo fra tutti il concordato monetario del 1254, e delle caratteristiche intrinseche delle monete. Innanzitutto, il concordato del 1254 ci permette di fissare al biennio 1254-1256 le monete recanti all'inizio della leggenda del diritto e al centro del campo del rovescio una stella a 6 punte. Le caratteristiche intrinseche del grosso da 4 imperiali previste dal Concordato del 1254 sono le seguenti: peso grammi 1,268 e titolo in argento 828,125 ‰. Le caratteristiche intrinseche del grosso piacentino non rispettano però le disposizioni previste dall'accordo monetario: infatti, i raggruppamenti ponderali dei numerosi esemplari giunti fino a noi presentano una maggiore frequenza fra 1,70 e 1,89 grammi (20 esemplari su 26) contro i grammi 1,268 riportati nel testo del concordato. Per quanto riguarda il titolo in argento, un saggio distruttivo del Pallastrelli e diversi risultati per fluorescenza a raggi X, hanno confermato la presenza di esemplari a titolo molto vicino ai valori previsti nel testo del concordato; tuttavia la maggior parte di questi grossi ha evidenziato un titolo inferiore, pari in media a soli 750 ‰. In base a queste caratteristiche intrinseche è probabile che il grosso venne battuto al valore nominale di 6 imperiali anziché di 4. E’ verosimile che si possa fissare al biennio compreso fra il 1251 ed il 1253 la produzione delle monete recanti il simbolo denominato O crociato e costituito da una piccola croce all'interno di un cerchio. Questo segno è presente su alcune monete emesse da diverse città, fra cui anche Piacenza. E' quindi molto probabile che queste città avessero precedentemente stipulato un'altra convenzione monetaria, il cui testo, purtroppo, non è pervenuto sino a noi. Il grosso piacentino con l’O crociato, rispetto ai grossi coniati fino al 1238, presenta un peso assai inferiore e pari a circa 1,4 grammi e un titolo pari a 750-800 ‰. Considerando che nella tipologia delle monete piacentine esiste ancora un grosso di peso compreso tra grammi 1,2 e 1,4 questo non può che essere collocato prima dell'emissione della serie dell'O crociato in quanto, con il 1254, il grosso inizia ad essere battuto a peso e titolo superiori. Anche in questo caso potrebbe essere ipotizzabile una emissione nell'arco di un biennio (1248 – 1250) come primo tentativo di accordo monetario tra le città dell'area padana. Questo grosso si caratterizza da una crocetta di inizio leggenda senza punti e tre grandi cunei nel campo del rovescio a minuti 10, 30 e 50 che, partendo dal cerchio interno si orientano verso il punto centrale. Il peso di tale grosso varia da grammi 1,2 a 1,4 circa ed il titolo si aggira intorno a 850-900 ‰ . I dati finora esposti sono confermati anche dalle notizie, pubblicate su riviste specializzate o fortuitamente pervenute fino a noi, sulla composizione dei ripostigli di età comunale venuti alla luce. Il tesoretto di Stadera, interrato dopo l'ascesa al potere del Doge Ranieri Zeno (1253), ci ha conservato grossi con [. + ] e grossi con la doppia stella appartenenti al concordato. Grossi cioè di larga circolazione, il tipo antico, compreso tra il 1219 e il 1238, e quello con doppia stella del biennio 1254/56. I ripostigli di Biella e di Biasonno, contemporanei al precedente, contenevano invece solo monete ascrivibili al concordato monetario del 1254. emissione 1248 - 1250 (?) emissione 1251 - 1253 O crociato emissione 1254 - 1256 concordato2 punti
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Per quanto riguarda Piacenza: Prima emissione (1219) Identificazione: all'inizio della legenda del rovescio crocetta e globetto a sinistra Nell’agosto del 1219 il Codagnello registrò la prima coniazione del grosso da 6 denari piacentini “veteribus”: "Eodem anno (ndr: 1219) mense augusti proximi sequentis, placentini minuti qui dicuntur quarteroli, et placentini grossi, quorum quilibet valet sex denarios de Placentini veteribus qui modo sunt, facti fuere". Tale grosso venne coniato a peso di circa 1,8 grammi e a titolo di circa 950-960 ‰: "...inquivisimus et circavimus in quo statu incepta et facta fuit moneta placen. tempore consulatus dominorum presbiteri Cacie et Iacobi de Malcorigia et sociorum consulum communis de lega et penso. Et eam invenimus bonam et legalem de penso et lega, scilicet X solid. et dimidium pro Marcha ad pensum. et de lega, ad eo bonam et eciam meliorem ut illa janue et venecie (Il Pallastrelli trovò i grossi di Pietro Ziani, 1205-1229, a titolo 952 ‰) . . . ", RM 1984, vol. II, p. 129, n. 351, r. 6. La tipologia di queste nuove monete restò uguale a quella dei piacentini antichi e dei mezzani piani coniati porecedentemente, e cioè con [ . + ] e 2 cunei al diritto e 3 al rovescio come elemento di distinzione. Fra i grossi di questo tipo è possibile individuare 3 varianti a seconda del numero di cunei presenti al rovescio: tre, due o nessuno. Molto verosimilmente, tali cunei rappresentavano gli elementi di distinzione di diverse battiture nell'ambito della stessa emissione e infatti non sembrano esserci differenze significative nelle caratteristiche intrinseche, peso e titolo in argento, del tipo con 3 cunei al rovescio rispetto a quello privo di cunei (del tipo con solo 2 cunei al rovescio è noto solamente un esemplare appartenente alle collezioni dei Musei di Palazzo Farnese di Piacenza, n. inv. 114). I pesi della quasi totalità degli esemplari esaminati risultano compresi fra 1,70 e 1,90 grammi, in pieno accordo con quanto precisato nei documenti. Anche il valore del titolo in argento ottenuto con le diverse metodiche di analisi è risultato conforme a quanto riportato nei documenti (950-960 ‰). Seconda emissione (1238) Identificazione: all'inizio della legenda del rovescio crocetta e globetto a destra In data 1238, i cronisti Musso e Agazzari riferiscono di una nuova coniazione di grossi da 6 denari e di mezzani. Tali citazioni, purtroppo non riportano le caratteristiche ponderali ed intrinseche delle monete. Sarebbero da attribuire a questa coniazione il grosso e i mezzani con l'elemento distintivo [ + .] all'inizio della leggenda del rovescio. Anche in questa serie è stata riscontrata la presenza o meno di 2 cunei, situati però uno alla sinistra della crocetta posta all'inizio della leggenda del rovescio e l'altro nella leggenda del diritto fra le due S di REGIS SECVNDI. Per quanto riguarda il grosso abbiamo rintracciato solamente un esemplare di questo tipo appartenente all'ex-collezione reale (CNI 1925, p. 559, n. 3).2 punti
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Perchè una risposta in MP?? In fondo si è solo chiesta la massima TRASPARENZA.....che non ha mai fatto male a nessuno che si sia comportato nel rispetto delle regole. E' dall'inizio della discussione che la richiesta è unicamente rivolta ad un impegno comune per la TRASPARENZA, senza distinguo o mezze misure... Nessuna caccia alle streghe, nessuna accusa, nessuna condanna ma si potrà chiedere TRASPARENZA senza che qualcuno si indigni, si strappi i capelli o giudichi "inutile" tale istanza? Sennò continuiamo pure a vedere monete che passano più volte in asta a prezzi "irrazionali", inspiegabili aggiudicazioni al massimo dell'offerta, conservazioni nei cataloghi assurdamente gonfiate e personaggi "noti", e sottolineo NOTI perchè non l'ho detto io, che rilanciano a vanvera gonfiando le aggiudicazioni.....e magari qualcuno si dà un colpo di gomito e, strizzando l'occhio, ridacchia su tutto questo. E allora benvenuti nel far west dove tutto è permesso e buon funerale alla numismatica....2 punti
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IMHO, fesseria Sulla baia ci sono tantissimi venditori onesti e con accortezza l'affare (vero) si fa. Certo è un mercato da monetine, chi ha la palanche compra da NAC, Kuenker, ecc ecc Come in tutte le cose, bisogna essere sgamati e saper scegliere cosa comprare, dove e come L'unico acquisto che non farei mai è quello di monete antiche, per gli ovvi motivi legali ebay è una piattaforma incredibile su cui si può comprare di tutto, e spesso a prezzi che nel nostro italico suolo non ci vengono proposti neanche col binocolo Personalmente mi fido molto meno di alcuni commercianti nazionali, che incidentalmente vendono anche su ebay.it, che non di un ragazzo americano sconosciuto che si ritrova gli spicci della bisnonna da vendere su ebay.com2 punti
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Lupo solitario, così lo chiamavano e così diceva di essere, in effetti a pensarci bene, un po' lo era veramente, io direi che era un misto di riservatezza e di fascino, certo questo soprannome che si era ormai cucito addosso piaceva un po' a tutti. Lupo solitario frequentava il mercatino, girava da solo, raramente parlava, ma quando parlava, affabulava, sapeva di storia, cultura, ovviamente numismatica ; non credo collezionasse monete, amava sapere e cercare di capire cosa c'era dietro a una moneta, la sua storia, il periodo di coniazione. Diciamo che sapeva e sapeva poi anche spiegare agli altri e questa non è una virtù da pochi, di certo era sicuramente un uomo colto. Quando arrivava, salutava, girava, guardava, quasi sempre in solitario, raramente si fermava, ma con lo sguardo cercava, cercava un qualcosa che non capivo......e che poi compresi. Stella nascente, è invece il soprannome che era stato dato a un ragazzo, sveglio, spigliato, desideroso di apprendere, oggi diremmo di lui una specie ormai in estinzione, ma però qualcuno di questi c'è anche sul forum, ragazzi che vogliono capire, studiare, anche tramite le monete, ma non solo. Stella nascente quando arrivava al mercatino era socievole, cercava la relazione umana, ma anche lui quando veniva cercava con lo sguardo, cercava.....all'inizio anche in questo caso non capivo. Un giorno mi fu tutto molto più chiaro, lupo solitario cercava stella nascente e stella nascente cercava lupo solitario. In pratica erano diventati amici, lupo solitario amava raccontare quello che conosceva al ragazzo e il ragazzo amava sentire quello che gli diceva. Questioni di empatia, simpatie a prima vista, forse...., certo era coppia particolare, una coppia della cultura....., ma non c'era solo questo. Lupo solitario voleva donare al giovane che evidentemente riteneva un suo pupillo un po' del suo sapere e l'altro non aspettava altro di apprendere. A volte si dice donare è più gratificante di ricevere, in questo caso il mix era perfetto e virtuoso per entrambi. Il Cordusio in questo caso faceva da sfondo, da teatro a questo scambio generazionale culturale, d'altronde il Cordusio è si monete, ma poi in fondo è un salotto culturale per chi vuole parlare, confrontarsi con gli altri. Un giorno fermai lupo solitario e gli dissi complimenti, lo hai preso veramente a cuore il ragazzo, lui mi guardò, i suoi occhi facevano fatica a non commuoversi nel parlare, mi disse alla fine quello che conta nella vita è conoscere ma poi anche trasmettere tutto questo, la vita è un attimo, se non fosse così, sarebbe stato tutto vano, inutile. Gli occhi delle persone dicono sempre tutto, non mentono mai, quelli di stella nascente sorridevano, quelli di lupo solitario erano appagati, gratificati, alla fine quello che si era prefisso, quel piccolo gesto lo aveva compiuto e anche lui per un attimo, una volta tanto sorrise...... Lupo solitario e stella nascente, due simboli positivi della nostra vita, della conoscenza e della divulgazione, una storia anche questa che può diventare testimonianza, un esempio virtuoso da seguire.....chissà se ci sono e ci saranno altri lupi solitari e altre stelle nascenti ? Speriamo...... Mario1 punto
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Dopo la breve vita della Repubblica del Centro America 1823 -1840, composta da Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Costa Rica, queste nazioni tornarono a coniare moneta propria. Vi voglio raccontare la storia ( vera ) di quello che è potuto accadere per una manciata di monete. La causa della guerra del 1863 tra il Guatemala e El Salvador è la seguente moneta: Questa guerra fu anche chiamata " guerra dei soldi ", il fatto inizia con la grande differenza di personalità tra i due presidenti, Sr. Gerardo Barrios per El Salvador e il Generale Rafael Carrera per il Guatemala. Il Generale Carrera era molto bellicoso e non aspettava pretesto per attaccare i suoi ex patrioti e vicini. A partire dal 1859 la zecca del Guatemala aveva coniato delle monete migliori, sia come stile che per contenuto di argento, rispetto a tutte le altre nazioni centro americane e per questo motivo circolavano senza problemi in tutto il centro america. Il presidente salvadoregno dispose che tutte le monete che circolavano nel paese dovessero essere contromarcate con una lettera R in cerchio perlinato, la lettera R doveva avere il significato di " Revalidada " ( Rivalidata o qualcosa del genere ). Peccato che quando una manciata di queste monete ( da 1 Real, 2 reales e 4 Reales ) furono portate al Generale Carrera e questi vedendo sul collo ( del Generale ) la lettera R, il Generale interpretò la lettera come " Renegado " ( Rinnegato ), pretesto migliore di questo egli non potè avere!!! Montò su tutte le furie, in breve tempo riunì un esercito che senza riposo fece marciare fino alla capitale salvadoregna dove in breve issò la bandiera del Guatemala. Obbligò i salvadoregni a ritirare e a consegnare tutte le monete contromarcate, vennero fuse e con l' argento vennero coniate 2000 medaglie per i soldati dell' esercito guatemalteco. Non tutte le monete vennero fuse e alcune sono arrivate ai giorni nostri, sono molto rare e sono conosciuti i pezzi da 1 Real e da 2 Reales.1 punto
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Ciao, una volta ho desistito dall'acquisto di un sesterzio, comune ma discreto come conservazione, scegliendo un'altra moneta. Acquistai l'altra e la prima andò invenduta. Dopo qualche tempo, stessa Casa d'Asta, stessa moneta, prezzo di base inferiore. Mi ripromisi di prenderla. Risultato: si accese una serie di rilanci che fece guadagnare molto di più della base dell'asta precedente. E non me la portai a casa, avendo fatto da riferimento il precedente passaggio. Riflessione: - le vie delle aste sono spesso iperscrutabili :D - spesso con base inferiore si guadagna di più (vedi rilanci) ;) - con prezzi più alti hai più possibilità di invenduti Nel caso specifico a quel prezzo qualcuno fa l'affare... non andrà di sicuro invenduta. Dubito che arrivi alle quotazioni dell'altra volta... il proprietario avrà una bella minus-valenza. Vedremo... Ciao Illyricum :)1 punto
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Quel foro lo riconosco, è un colpo di chiodo antico, quelli che si utilizzavano un tempo per fissare le travi di legno. Lo so perchè ne ho diversi da collezione attaccati ai muri in cucina insieme a chiavi antiche. Un foro riconoscibile per la forma quadrata e corrispondente ai quattro lati del chiodo. E' una moneta comune che ha un valore commerciale prossimo allo zero ma certamente di grande valore storico legato al "perchè venne inchiodata?".1 punto
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Perga da non confondere comunque mai con Pergamo, da cui proviene il famoso altare esposto a Berlino. Scusate se svicolo nel discorso su Pergamo ma lo faccio per un particolare, un po' sfigato per la verità, ma alla fine divertente... ;) Domenica si chiudeva l'asta Pecunem e avevo puntato un bel tetradramma di Pergamo appunto. Coniazioni e tetradrammi piuttosto rari a trovarsi e con prezzi elevati di media. Alla Pecunem era giusto il cartellino, ma sbagliata l'indicazione della zecca che, in corrispondenza di un Price 1473 non è Magnesia al Meandro ma Pergamo per l'appunto. La moneta era sui 150 Euro, ma al momento di fare l'offerta su cui avevo impostato come prezzo massimo 260 per andare a premere sul cellulare con il sistema touch, invece di invio, grazie al mio grosso ditone non ho premuto su invio ma sullo scorrimento laterale della figura. In tal modo invece di fare l'offerta mi sono trovato davanti il lotto-moneta successivo. Ho cercato disperatamente di tornare indietro ma ormai l'asta era terminata. Alè!. P.S.Piccolo consiglio (valido almeno per me): se vi muovete portatevi sempre dietro il portatile e non affidatevi ai cellulari :blum: Ecco la tabellina della moneta, andata via poi per 200 più diritti (lotto 115) KINGS OF MACEDON. Alexander III 'the Great' (336-323 BC). Tetradrachm. Magnesia? Obv: Head of Herakles right, wearing lion skin. Rev: AΛEΞANΔPOY. Zeus Aëtophoros seated left with sceptre. Price 1473. Condition: Good very fine. Weight: 16.9 g. Diameter: 33 mm.1 punto
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Secondo la tradizione, Cartagine era stata fondata nell'814 a.C. da fenici provenienti dalla città di Tiro, guidati dalla regina Elissa, che poi i romani chiamarono Didone. Abili marinai e mercanti intraprendenti, i cartaginesi estesero rapidamente i loro traffici nel Mediterraneo Occidentale e affermandosi su tutta la sponda occidentale del mare stesso, dall'Egitto alle Colonne D'Ercole, e controllando i commerci con Sardegna, Baleari e Corsica, fondando diversi empori. Ebbero particolare importanza i rapporti con la Spagna, da cui i mercanti cartaginesi si procuravano l'argento e lo stagno, quest'ultimo necessario per la produzione di bronzo, materiale fondamentale per l'epoca.Navigarono anche lungo le coste dell'Africa alla ricerca dell'oro e arrivarono in Gran Bretagna. Non si sa molto riguardo l'organizzazione politica di Cartagine: probabilmente si trattava di un Oligarchia, con a capo due magistrati (i sufeti) eletti annualmente. I cartaginesi sono approdati anche nella nostra Sicilia, fondando alcune colonie nella parte occidentale e provocando continui e lunghi contrasti. Ma avversari dei greci erano anche gli etruschi, che dal VI secolo a.C. stabilirono un'alleanza con i punici (cartaginesi). Questa tradizione di amicizia si tramandò dagli etruschi ai romani, finchè questi ultimi divennero forti a tal punto di minacciare la supremazia di Cartagine; secondo i romani, invece, i cartaginesi erano una minaccia per le colonie greche, appena annesse. In tal mondo si scatenò un conflitto che sarebbe durato oltre 120 anni e che avrebbe portato alla distruzione della potente colonia fenicia... G. moneta d'oro con l'immagine di Tanit (dal web1 punto
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Pare abbastanza ovvio che bisogna sempre studiare le monete che si raccoglie, seguendo propri gusti. La numismatica è estremamente vasta e ormai sono finiti i tempi dei "tuttologi" che si occupavano di zecche e periodi estremamente ampi.... Un ottimo consiglio è di partire con una tematica che appunto venga conto delle proprie inclinazioni. Hai accennato all'aspetto ornitologico, che potrebbe essere benissimo un "filo conduttore" per mettere su una collezione che abbia come tema comune la rappresentazione degli uccelli. In tale prospettiva un didramma di Akragas, con l'aquila stante e come emblema della stessa zecca, trova un ottimo posto. Il pezzo in questione (che riporto per comodità): sembra autentico, anche se piuttosto pulito, specie al rovescio (con tracce di porosità e di sfregature probabilmente dovute a una pulizia non troppo professionale) e soprattutto l'aquila è sufficientemente ben rappresentata. E' probabile che col tempo acquisti una gradevole patina da collezione, attenuando gli effetti della pulizia. La conservazione è BB e il prezzo pagato è un pochino alto, ma non esagerato e proviene comunque da una nota casa di asta inglese. Mi raccomando di chiedere sempre un certificato di autenticità e di conservare la solita fattura..... Da questa moneta è sempre poi possibile approfondire la monetazione di Akragas, che è piuttosto vasta e complessa.1 punto
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buonasera "italop" è una moneta di bronzo della città di ARPI, dell'attuale Puglia; come questa sotto, tal quale è una moneta del 275-250 avanti Cristo. l'allegato è una scansione e come tale è poco chiara, ma sufficiente per confermare che la moneta è di Arpi. quello che tu indichi "cavallo mansueto" è in effetti un toro. ciao Pietro1 punto
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Scusate ma a questo punto senza foto questa discussione non ha ragione di esistere!1 punto
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Anni tanti , interesse nato da piccino da amici e da un parente più anziano che tuttora colleziona un pò di tutto. Mi sa che è un difetto genetico. :crazy:1 punto
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Non scriviamo amenità : è un falso, e anche orribile. Guardate solo il 2 della data e confrontatela con questo originale: http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37845/vittorio-emanuele-ii-1861-1878-5-lire-1872-r-/1 punto
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Taglio: 1€ Nazione: Francia Anno: 2006 Tiratura: 80.000 (DIVISIONALE) Città: Milano Condizioni: qFDC Qui il link alla discussione che ho aperto: http://www.lamoneta.it/topic/114220-1-francia-2006/#entry12966611 punto
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la moneta ha un leggero conio decentrato verso sinistra ( non so quanto rigidi siano i francesi a riguardo )1 punto
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Concordo con la Juve=Augusto, ho letto poco tempo fa un articolo di un prof. che si intitolava "Augusto il grande corruttore" :D1 punto
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Periodo dal 1256 al 1299 Il ripostiglio di Cisano, con i 22 grossi di Ranieri Zeno e con grossi e frazionali di Piacenza con la crocetta tra i due globetti [. + .] pur ascrivibile allo stesso periodo, è da datarsi a qualche tempo dopo il concordato. I grossi appartenenti a questa tipologia presentano un peso apparentemente più elevato rispetto a quelli con la doppia stella (1,8 - 2,0 grammi). Il titolo in argento è stato trovato di circa 770 ‰ dal Pallastrelli e da 729 a 802 ‰, con un valore medio di 767 ‰, da diverse analisi per fluorescenza effettuate negli anni ‘90. Il titolo legale di questi grossi potrebbe quindi essere stato di 9 once per libra di lega (750 ‰) e quindi posteriori al concordato del 1254, avendo ereditato le caratteristiche intrinseche degli ultimi grossi con la doppia stella.1 punto
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Se ruoti la foto di dx ( quella con il busto ) di 180° è meglio, comunque a me sembra il busto di Carlo II. Al Rovescio invece è una variante nella legenda MLVI DVX , invece del corretto MLNI DVX.1 punto
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Provo a risponderti io, anche se non lavoro per una casa d'aste, ma credo che il ragionamento vada bene per qualunque attività commerciale che emetta una fattura, che è un titolo esecutivo. Escludendo dalla nostra ipotesi che il tipo non pagante sia un compare che punta solo per incastrare il pollo di turno, quando la ditta emette fattura, come detto, essa è un titolo esecutivo, cioè se non paghi si può andare dal giudice e chiederne il pagamento coatto, pignorando i beni del moroso. Perchè una ditta può scegliere di tenersi la sòla e non cercare di riprendere il dovuto (oltre ad eventuali spese e interessi)? I motivi possono essere tanti e non sta a me sindacare; quelli più diffusi e di più buon senso - se così si può dire - sono che l'aggiudicatario risulti formalmente nullatenente o comunque non intestatario di beni registrati aggredibili (immobili, auto, macchinari, titoli, ecc.) e quindi che senso ha andare dal giudice con uno così? E' ovvio che non pagherà mai. Il secondo problema può essere - e di fatto è - la giustizia civile in Italia: 9 milioni di processi che ingolfano i tribunali, burocrazia, anni e anni per vedersi dar ragione... per 1000€ o meno chi si imbarcherebbe in una cosa del genere? Si mette in perdita e occhio a chi punterà la prossima volta. Si cerca di tutelarsi richiedendo referenze ai nuovi clienti.1 punto
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allego elenco delle emissioni per Arles che potrebbero riguardare la moneta in oggetto - Poey d'Avant Archevêché et évêché d'Arles < Saint-Etienne, Sainte-Trophime> (II, p. 337)Résumé sommaire des publications postérieures à Poey d'Avant: Les émissions d'Arles pourraient être subdivisées en divers groupes avec les espèces au revers au nom de Saint-Etienne, celles au nom de Sainte-Trophime et celles au nom de l'archevêché ou évêché. Nous avons suivi le regroupement de Poey d'Avant et de Caron consistant à ne les considérer que comme une longue suite. La ville d'Arles avait émis sous les Carolingiens (Depeyrot, G., 1993, Le numéraire carolingien, Paris, n° 52-75). Les archevêques d'Arles obtinrent le droit de frappe au dixième siècle. Une première frappe eut lieu au cours du dixième siècle, mélange de types carolingiens et féodaux (PA 4084). Au cours du dixième siècle eut lieu la première frappe explicitement signée d'Ithier (965-978) (et non Alphonse I d'Aragon comme le supposait Engel et Serrure) (PA 4085-4086). Cette émission fut suivie de la frappe de types immobilisés et anonymes au nom de l'archevêché présentant plusieurs variétés (croix, main bénissante, mitre, etc.) (PA 4087-4102). Au cours du douzième siècle, les bénéfices de la monnaie étaient partagés entre le comte de Provence et l'archevêque. Ces frappes anonymes se poursuivirent tout au long du treizième siècle. Ce ne fut qu'au début du quatorzième siècle que les premiers archevêques firent figurer leurs noms: * Gaillard de Saumate (1318-1323) introduisit le premier la frappe des florins (PA 4103-4104). * Etienne II de la Garde (1351-1361) (PA 4105-4113). * Guillaume II de la Garde (1361-1374) (PA 4114-4115). * Eustache de Lévis (1475-1489) (PA 4116-4121). * Nicolas Cibo (1489-1499) (PA 4122-4126). * Jean Ferrier (1499-1521) (PA 4127-4128). Ces archevêques ont émis des monnaies d'or (florins, cavalier d'or, écus, deniers, oboles, etc.). Orientations bibliographiques (millésime des monographies ou objet des articles): Engel, A., Serrure, R., 1891-1905, Traité de numismatique du Moyen Age, Paris, p. 781-782, 1018-1019. Blanchet, A., Dieudoné, A., 1936, Manuel de numismatique française, 4, Monnaies féodales françaises (A. Dieudonné), Paris, p. 347-348. Spufford, P., 1986, Handbook of Medieval Exchange, Londres (valeurs en autres espèces). Bompaire, M., Barrandon, J.-N., 1989, "Les imitations de florins dans la vallée du Rhône au XIVe siècle", Bibliothèque de l'école des chartes, p. 141-200 (analyses de titres). Anonyme de Sainte-Trophime: denier (Vallier, G., 1875, "Numismatique féodale du Midi de la France", Revue belge de numismatique, p. 66-84). Anonymes de Sainte-Trophime: deniers variantes de PA 4096-4101 (Caron E., 1891, "Denier inédit d'un archevêque d'Arles", Annuaire de la société de numismatique, p. 220). Anonymes de Sainte-Trophime: gros (Caron, E., 1882, Monnaies féodales françaises, Paris, p. 237). Anonymes de Sainte-Trophime: denier (Caron, E., 1882, Monnaies féodales françaises, Paris, p. 237). Anonymes de Sainte-Trophime: denier variante de PA 4101 (Blanchet, A., 1891, Revue numismatique, p. 233-234). Anonyme de Saint-Etienne: denier (Vallier, G., 1875, "Numismatique féodale du midi de la France", Revue Belge de numismatique, p. 66-84). Anonymes: denier (Caron, E., 1882, Monnaies féodales françaises, Paris, p. 238). Anonymes: obole (Caron, E., 1882, Monnaies féodales françaises, Paris, p. 237). Ithier (963-985): denier (Caron, E., 1882, Monnaies féodales françaises, Paris, p. 236-237). Ithier (963-985): denier (Raimbault, M., 1906, "Sur le denier arlésien à l'I", Annales de la société d'études provençales). Ithier (963-985): Les frappes locales commencèrent avec une émission au profit de l'église Saint-Etienne d'Arles frappée par Ithier (963-985) dont un exemplaire a été découvert dans le trésor du Puy (Depeyrot, G., 1993, Le numéraire carolingien, Paris, 76). La frappe monétaire a été parallèle à celle des émissions urbaines (Lafaurie, J., 1952, "Le trésor monétaire du Puy (Haute-Loire), contribution à l'étude de la monnaie de la fin du dixième siècle", Revue numismatique, p. 59-169). Ithier (963-985) ou Annon (980-981/986): denier (Dumas, F., 1971, Le trésor de Fécamp, Xe siècle, Paris, p. 275-276). Gaillard de Saumate (1317-1323): réattribution du florin de Guillaume de la Garde publié par Laugier (Caron, E., 1882, Monnaies féodales françaises, Paris, p. 238). Etienne de la Garde (1351-1361): denier type Caron 402 (Rolland, H., 1952, Bulletin de la société française de numismatique, p. 98). Etienne de la Garde (1351-1361): florin d'or (Dhénin, M., 1981, "Deux florins médiévaux acquis par le Cabinet des Médailles de Paris", Bulletin de la société française de numismatique, p. 74). Guillaume de la Garde (1360-1375): franc d'or (A.L., 1869-1870, "Franc d'or de Guillaume d'Arles", Revue numismatique, p. 273-274). Guillaume de la Garde (1360-1375): florin (Laugier, 1873, "Monnaies rares du Cabinet des Médailles de Marseille", Revue belge de numismatique, p. 74-86). Guillaume de la Garde (1360-1375): florin (Vallier, G., 1875, "Numismatique féodale du Midi de la France", Revue belge de numismatique, p. 66-84). Guillaume de la Garde (1360-1375): florin réattribué à Cologne (Vallier, G., 1875, "Lettre à M. Chalon au sujet d'un quart de florin de Guillaume de Gennep, archevêque de Cologne, erronément attribué à Guillaume de la Garde archevêque d'Arles", Revue belge de numismatique, p. 309). Guillaume de la Garde (1360-1375): franc d'or publié par Longpérier (Caron, E., 1882, Monnaies féodales françaises, Paris, p. 239). Guillaume de la Garde (1360-1375): gros (Caron, E., 1882, Monnaies féodales françaises, Paris, p. 239). Guillaume de la Garde (1360-1375): franc à pied (Boudeau, E., 1913, Monnaies françaises provinciales, Paris, 799). Guillaume de la Garde (1360-1375): gros (Huron, E., 1956, "Notice sur quelques monnaies tirées d'une petite collection", Revue numismatique, p. 190-201). Eustache de Lévis (1476-1489): oboles (Caron, E., 1882, Monnaies féodales françaises, Paris, p. 240). Nicolas Cibo (1489-1499): De Barthélémy, A., 1847, "Explication de quelques monnaies baronales", Revue numismatique, p. 181-195. Nicolas Cibo (1489-1499): obole (Caron, E., 1882, Monnaies féodales françaises, Paris, p. 240). Nicolas Cibo (1489-1499): double denier (Caron, E., 1882, Monnaies féodales françaises, Paris, p. 240). Nicolas Cibo (1489-1499): carlin (Lumeau, V., 1904, "Quelques pièces inédites", Bulletin de numismatique, p. 2-4). )1 punto
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Giusto, e-bay= la baia elettronica. Tra l'altro credo che i creatori di ebay si riferissero alla baia di San Francisco dato che è là vicino che la società è stata creata.1 punto
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Le foto non sono il massimo, comunque da quello che vedo mi sembra che sia un sesterzio di Antonino Pio ( 138-161 d.C.). Il dritto dovrebbe essere ANTONINVS AVG PI-VS PP TR P COS III, busto laureato a destra; al rovescio, VICTORIA AVG S C, Vittoria alla guida di una quadriga al galoppo. L'emissione è del 141-143 d.C.1 punto
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bella batosta quella lì col Bayern... veramente, non si dimentica... concordo col buon lavoro di Mazzarri... praticamente con gli stessi uomini dell'anno scorso, e con un Milito in meno, ha dato un gioco ed una organizzazione ad una squadra che sembrava ormai persa... facendo, finalmente, emergere anche delle ottime individualità come Alvarez e ridato lustro ad un campione come il Cuchu....1 punto
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Mali: 1961 10-franchi. Questa moneta in alluminio, peso 1,55 grammi e 23,5 mm di diametro, è datata anno dopo Mali ha raggiunto la piena indipendenza nel 1960--parte dell'onda di marea dell'indipendenza africana, che, all'inizio dopo la fine della seconda guerra mondiale, ha raggiunto forse la massima espressione come 1960 girato. Questo pezzo di 10-franchi 1961 era il valore medio di una serie di tre-moneta—Mali di prima dopo indipendenza—che è stato coniato con una data congelata fino almeno 1972. Questo "Testa di Cavallo" 10-franco fu sostituito da una nuova moneta 10-franchi datata 1975, coniato anche in alluminio, lo stesso peso e diametro. :) v. ------------------------------------------------------ Mali: 1961 10-francs. This aluminum coin, weighing 1.55 grams and 23.5mm in diameter, is dated the year after Mali attained full independence in 1960—part of the tidal wave of African independence, which, beginning after the end of WWII, reached perhaps its fullest expression as the 1960s turned. This 1961 10-franc piece was the middle value of a three-coin series—Mali’s first after independence—that was coined with a frozen date until at least 1972. This “Horse Head” 10-franc was succeeded by a new 10-franc coin dated 1975, also coined in aluminum, of the same weight and diameter. :) v.1 punto
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citiamo anche la fonte da cui proviene la tua immagine ;) blog spagnolo numismatica visual http://www.numismatica-visual.es/2013/11/espana-2e-cc-2014-obras-de-antoni-gaudi-primera-imagen/1 punto
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aggiungerei come discriminante tra i signatum ramo secco e i signatum come li hai denominati tu,piu' classici,la lega del rame....molto ferroso nel ramo secco e via via piu' raffinato nei quadrilateri repubblicani....basta guardare le patine per notare la differenza.questo,a mio parere la dice lunga sulla differenza dei periodi di produzione. sul quadrilatero presentato da Licinio in vendita ad una cifra esorbitante in internet.....nutro seri dubbi di autenticita' ,a cominciare proprio dalla patina improbabile...1 punto
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Ringrazio tutti per le interessanti informazioni (complimenti al professore per il bellissimo maine coon..direi maschio.. :) ) ho trovato interessante specialmente l'ultimo intervento di chievolan in cui accenna ad altri "significati nascosti" nella monetazione di Aquileia..gli chiederei di essere più chiaro in quanto non ho ben capito (attenzione non sono affascinato da strani esoterismi..sono semplicemente curioso..). Quindi ricapitolando: 1) Nella tradizione legatoria bizantina dei testi e quindi anche di quelli sacri si era soliti proteggere le copertine applicando quattro borchie sugli angoli e una al centro per ragioni squisitamente funzionali. In realtà 4 funzionali (iperstaticità di appoggio) e la quinta puramente decorativa (anche se bisogna dire che se la copertina non era dotata di tavola lignea ma fatta solo di pellame, col tempo e col peso delle pagine, si sarebbe deformata al centro creando una superficie di usura che bisognava anticipatamente preservare). Successivamente la tradizione portò alla rimozione delle borchie per la ricerca in testi di maggior pregio di soluzioni più ricercate... Quindi possiamo escludere in maniera assoluta l'impiego di un numero di 5 borchie per ragioni simbolico religiose ma solo funzionali. Quindi non centrano gli apostoli o le piaghe e cose del genere... 2) L'arte legatoria bizantina si è diffusa appunto da Bisanzio in particolare da alcune isole greche dal VII sec. fino al XV sec. per essere sostituita da altre tecniche più moderne ed efficienti. I legatori greci erano molto richiesti e si diffusero in molti se non in tutti i centri di cultura in europa. 3) Ora arriviamo alle monete dove la faccenda si intriga...la rappresentazione del Vangelo con le cinque borchie è puramente casuale oppure ci si vuole riferire ad una iconografia tipica (che troviamo anche in illustri affreschi...)? Per valutare questa relazione è corretto analizzare tutte le monete o forse è il caso di concentrarsi su quella veneziana che ha postato sonia417 che è la prima e quella imitata da tutte le altre e che per ragioni storiche aveva particolari rapporti con Bisanzio (ovviamente dopo il modello bizantino)? La risposta è, riassumendo quanto riportato da chievolan, andreas, borgobaffo e il buon profausto, che le monete riportano le cinque borchie solo casualmente e quindi le cinque borchie hanno una valenza puramente decorativa (vedi infatti che in certi casi viene rappresentata una stella...la luna crescente...molte altre volte nulla). E' errato cercare altri legami storici o simbolici che siano. Eppure come riportato da sonia417 vediamo che nel primo grosso di Venezia il modo di rappresentare il vangelo rimarrà statisticamente rilevante se non assolutamente dominante quello a 5 borchie. E' solo un caso? Notare l'imitativo grosso di Brescia con il Vangelo rappresentato alla stessa maniera di quello veneziano a 5 borchie. 4) Non esiste nessuna connessione tra la rappresentazione delle 5 borchie e il vangelo di San Marco. Semmai con il vangelo in genere. Saluti1 punto
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Francesco Daniele un erudito versatile ed illuminatodi Alberto Perconte Licatese Due secoli fa, all’indomani della pubblicazione della silloge numismatica di Francesco Daniele dal titolo “Monete antiche di Capua” (Napoli 1802), giudicata dal critico Armando Lodolini “un’edizione di puro sapere danieliano, elegantissima”, la cui gestazione era risalita ad un periodo assai travagliato non solo per l’intellettualità meridionale, ma anche per i tormenti morali e fisici dell’autore, paradossalmente, grazie alla metodologia, al contenuto, alla completezza, alla documentazione ed alla trattazione, l’opera fu considerata dai dotti del tempo la più valida, pertinente e consone al temperamento, alla preparazione, all’intelligenza ed alla sensibilità umanistica dell’insigne erudito. Il Novantanove assestò, a parte ogni valutazione politica o storica, un gravissimo colpo alla cultura napoletana, sia per l’eliminazione fisica di intellettuali, sia per la mortificazione di uomini ed istituzioni, che erano stati il vanto del secolo dell’erudizione, dell’illuminismo, del diritto, dell’archeologia, delle lettere e delle arti. Eclissatisi il mecenatismo, le associazioni (tra cui la gloriosa Accademia Ercolanese), il fervido attivismo, la solidarietà degli studiosi, l’entusiasmo, l’ottimismo dettato ora dall’utopia, ora dall’effettivo desiderio di migliorare l’uomo, il Mezzogiorno e l’Europa, nel lungo e vario itinerario di Francesco Daniele, si coglie nettamente lo spessore delle risorse intellettive del vero e grande studioso. Immergersi nell’antichità senza dimenticare il presente per lui significò trovare un rimedio alle disgrazie esterne ed interiori, come insegnano Cicerone e Seneca, Dante e Foscolo; egli, privato di cariche ed onori, delle Accademie, degli amici, trovò nel mondo classico il porto tranquillo. La raccolta numismatica, dedicata al gesuita latinista Vito Giovenazzi, costituisce in materia una pietra miliare per la metodologia seguita dagli antiquari precedenti e, nonostante il taglio descrittivo ed erudito, apprezzata dagli archeologi Gaetano Marini, Stefano Borgia e Francesco M.Avellino, nonostante i limiti e le riserve, sembra un tentativo, riuscito ed esemplare, proteso a contemperare l’istanza illuministica con lo spirito della tradizione, sulla scia di Giambattista Vico, che raccomandava di “seguire il proprio giudizio, ma con riguardo all’antichità”. In quella parentesi frustrante per Daniele, l’opera fu una pietra miliare della storia della numismatica, avviatasi ormai a diventare una scienza autonoma, grazie al profondo antiquario casertano. Da allora, infatti, si ricorse ai criteri comparativo (G.I.Eckel), storiografico (Th. Mommsen), cronologico (E.Babelon) ed, infine, alle attuali tecniche di laboratorio (G.C.Haines, H.Mattingly e J.Babelon), che consentono di valutare metallo, zecca, topografia, cronologia. La ripresa culturale, per Napoli e per Daniele, fu dovuta a Domenico Caracciolo, coraggioso ed oculato mecenate, che ai primi giorni del governo di Giuseppe Bonaparte (1806) richiamò il tenace erudito, reintegrandolo nelle prestigiose cariche (ufficiale di segreteria e storiografo del regno) e gli assegnò un vitalizio. Riaperta l’Ercolanese col titolo di Accademia di storia e di antichità, Daniele nel 1807 fu nominato segretario perpetuo, bibliotecario del re e direttore della stamperia reale. Poco dopo, pubblicò le lettere e poesie di Telesio (“A.Thylesii carmina et epistulae”, Neapoli 1808). Nel 1811 attese agli ultimi lavori, la pubblicazione della “Flora napolitana” del celebre botanico Michele Tenore e la seconda edizione delle “Forche Caudine”, dedicata a Gioacchino Murat. Morì il 14 novembre 1812 a S.Clemente e fu seppellito nella chiesa di Centurano, dove trovasi il monumento sepolcrale con iscrizione latina; subito dopo, l’accademico ercolanese collega ed amico Giuseppe Castaldi scrisse la sua biografia. * * * Nato a S.Clemente l’11 aprile 1740 da una famiglia agiata (il padre Domenico era possidente, la madre Vittoria De Angelis casalinga), Daniele fu avviato agli studi prima da Giuseppe Maddaloni “un prete molto istruito nelle lettere umane”, poi da un vecchio amico di famiglia, Marco Mondo, di Capodrise, latinista, epigrafista e giureconsulto (formatosi alla scuola napoletana del celeberrimo giurista Domenico Auliso), che indusse il padre a mandarlo a Napoli per frequentare le scuole superiori. Qui studiò filosofia, oratoria, giurisprudenza (fu allievo di G.Pasquale Cirillo e G.Aurelio Di Gennaro) e frequentò i dotti del tempo, come Antonio Genovesi, Matteo Egizio, Antonio Fabroni, Gerolamo Tiraboschi, A.Simmaco Mazzocchi. Nel 1762, dopo un viaggio culturale in Calabria, nominato socio dell’Accademia Cosentina, volendo rendere omaggio al principale fondatore del glorioso sodalizio, a Napoli curò l’edizione delle opere di Antonio Telesio (“A.Thylesii consentini opera”) letterato ed umanista insigne, zio del filosofo Bernardino. Incoraggiato dagli intellettuali compiaciuti per l’accurato lavoro, si dedicò all’edizione delle opere del suo primo maestro (“Opuscoli di M.Mondo”, Napoli 1763). Continuando gli studi filologici, ammiratore di Giambattista Vico sin da quando seguiva le lezioni di retorica nell’Università, raccolse e pubblicò sette orazioni del grande filosofo storicista (J.B.Vici latinae orationes, Neapoli 1764 e 1766). La prima impressione è di una raccolta messa insieme senza altro criterio ordinatore che quello cronologico né mancarono le critiche, come quelle del letterato e medico riminese Giovanni Bianchi, nel giudizio negativo associando Daniele e Vico, episodio significativo della contrastata fortuna del filosofo napoletano, evidenziato da Fausto Nicolini nella premessa alla “Bibliografia vichiana” (1953). Eppure, il merito di Daniele fu di raccogliere e pubblicare alcuni discorsi di Vico che si sarebbero con probabilità perduti. Conseguita, nel frattempo, la laurea in giurisprudenza (1765), intraprese la carriera forense, nella quale si distinse per perizia e dedizione ma, per la morte del padre, dovette far ritorno a S.Clemente. Secondo Aldo Tirelli, “la biografia intellettuale del Daniele di quegli anni non è lineare né omogenea; ma essa è tenuta insieme dal leitmotiv che attraverserà la sua vicenda culturale: quell’originaria attitudine a promuovere e a curare la stampa di opere di altrui, con tanta malignità irrisa da Pietro Napoli Signorelli negli eruditi del tempo”. In quel periodo, studiò i classici, la storia, le iscrizioni, preludio per un’opera antiquaria ed erudita sull’ubicazione delle Forche Caudine, per la quale si preoccupò di fare ricognizioni accurate e frequenti, accompagnato da geografi e strateghi. Nel corso del forzato soggiorno nel villaggio natio, per ingannare il tempo, ideò e scrisse opere di minor valore, quando il marchese Domenico Caracciolo, il potente ministro di Ferdinando IV, lo chiamò a Napoli, nominandolo ufficiale della regia segreteria dello stato. Ideò così, disponendo di una mole ingente di materiale documentario, un’organica raccolta delle leggi federiciane, che nel 1778 gli valse la nomina a “regio istorico”, succedendo in tale carica a G.B.Vico ed al mons. Giuseppe Assemani ed uno stipendio di cinquanta ducati mensili. Così, pubblicò “Le forche caudine” (Napoli 1778), un’opera di stampo classico e condotta con metodologia innovativa, che riscosse il plauso dei dotti dell’epoca e procurò a Daniele altre cariche onorifiche: entrò in varie Accademie (della Crusca, Reale di Londra e di Pietroburgo) ed Emanuele Campolongo, accademico ercolanese, nel 1781 definì Daniele “miraculum eruditionis”. Poco dopo, in occasione di alcuni ritrovamenti occasionali nel duomo di Palermo, pubblicò un’opera dedicata a Federico II (“I regali sepolcri del duomo di Palermo”, Napoli 1784); quindi, curò l’edizione de “Gli amori di Dafni e Cloe di Longo Sofista tradotti da A.Caro” (Parma 1786). Negli anni successivi, dopo la morte del p. Paolo M.Paciaudi, ottenne la nomina di storiografo dell’Ordine Gerosolimitano e, presentato da Nicolò Ignarra al ministro di giustizia march. Carlo De Marco con un rapporto riservato (“persona molto conosciuta a Napoli e fuori, così per le lettere come per la probità e diligenza”), fu cooptato come socio ordinario dell’Accademia Ercolanese e si accingeva a comporre una silloge di antichità di Ercolano e Pompei, quando la Rivoluzione del 1799, alla quale non aderì né dimostrò simpatia, ma nel clima di denunce e sospetti, essendo associato, per motivi di studio e di amicizia, a quegli intellettuali che avevano abbracciato la causa rivoluzionaria. Egli, così, cadde in disgrazia, perdendo cariche, sussidi e favore della corte borbonica, che così volle punire, sia pur senza colpirlo con provvedimenti giudiziari, ma con una relegazione bianca durata sei anni. Senza scomodare l’accesa antinomia romantica tra eruditi ed illuministi, né la sterile polemica idealistica, che li accomunò nell’incapacità di capire la realtà, né la forte rivalutazione della cultura antiquaria, Daniele si accostò al passato con serenità, rigore, diligenza; eppure, nel suo mondo erudito s’infiltrarono tensioni illuministiche. Dall’appello di Antonio Genovesi, rivolto al ceto intellettuale del tempo “per un uso positivo del sapere” al monito di Francesco De Sanctis, affinché “il ritorno al passato non tragga seco l’abdicazione del presente”, egli, con linearità morale, corposità dottrinaria ed intelligenza “vichiana”, occupa una posizione mediana, cronologica ed intellettuale, di una lunga parabola culturale e storica.1 punto
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Eh si, è proprio un graffietto purtroppo.. Ti dico la verità, mi sono ricapitate in mano ora dopo un pò di anni che è scomparso, e siccome ne ho viste alcune doppie ho pensato di venderne qualcuna per farci su qualcosa.. Poi sentendo che forse solo una vale qualche decina d'euro (non doppia tra l'altro) ho pensato che non ne vale assolutamente la pena di venderle, piuttosto le ordino e catalogo bene e poi si vedrà. Anche se non avrò una vera e propria passione posso conservarle e lasciarle ai miei figli, e poi chissà... :)1 punto
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come la vedo io.. Premetto che non voglio discutere ne contestare nulla di quanto dice "mazzarello". Vero è che la moneta dovrebbe essere vista ed analizzata nei particolari alla mano con una buona lente, per analizzare meglio le problematiche risultanti nella coniazione, della produzione fusione del tondello, del tempo e altre che sarebbe lungo dire. Il diritto delle monete la centratura della prima moneta al diritto è quasi identica alla seconda la prima moneta è più nitida, la seconda lo è meno, ma.... non di molto. Il rovescio delle monete Il danno/la mancanza di metallo alla prima moneta non è poca cosa, i rilievi paiono migliori rispetto alla seconda, forse perchè risaltano meglio, non per il rilievo in se, ma forse per minor riflesso; è pur vero che è meglio centrata della seconda. Insieme delle monete La seconda moneta è meno fresca della prima da ambo le parti ; ha i difetti raccontati da "mazzarello" che penso non siano cosi pesanti da togliergli più di un grado di conservazione, rispetto alla prima.. Sottolineo: l'entita dei difetti andrebbe valutata dopo la vista alla lente per giudicare meglio la consistenza . Chiudo; per come la penso io o la prima è stata pagata troppo o la seconda è stata pagata poco; non vedo tutta la differenza di prezzo tra le due risultata dall'asta. Concludo: alla risultante/comparazione dei prezzi avrei comperato la seconda. Pietro1 punto
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Sarà davvero felice il tuo conferente ... e di grazie questo "signore" che mi è ben noto non ha licenza di vendita, ed imperversa da quando portavo i pantaloncini corti. Io dico che sono quesle le persone che inquinano l'ambiente, che gonfiano i prezzi, tanto poi non ritirano. Non è ammissibile !. Questo signore mi ha battuto contro una moneta nella tua asta Lombardo Veneto che ho strapagato, però la sua offerta contro la mia, giustamente, è stata considerata valida (ancora non sapevi che avrebbe paccato ... anche il signore in questione non è nuovo a questi funambolismi), e non ho alcuna reticenza a farne il nome all'occasione opportuna. Se non avessi ritarato la moneta sarei stato messo al pubblico ludibrio, al bando da sixbids e bidinside, mentre invece "illo" avrà ancora modo di comprare in asta, mi auguro solo, non più da te. Se così non fosse, avvisami per tempo che eviterò accuratamente di fare offerte in futuro da Varesi di Pavia. Ah dimenticavo ... "illo" rientrerebbe nello status di "collezionista" ....1 punto
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Non credo si solleverà nessun vespaio se non da parte di chi questi giochetti li fà (e chissà perchè ho l'impressione che nel forum almeno qualcuno ci sia ... ); anche a me è capitato di acquistare almeno una moneta già passata in asta ad un prezzo inferiore di quanto era stata aggiudicata in precedenza, naturalmente documentabile (e lo sapevo prima di acquistarla). Credo poi che le conclusioni è meglio che tu le tiri da solo ....1 punto
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e penso che tutti noi siamo d'accordo nel dire che e' 1 ottimo prezzo.1 punto
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