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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/13/13 in tutte le aree
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Più volte su questo forum, in particolare in Piazzetta dove ci troviamo ora, in diverse discussioni sono state esaminate le varie sfaccettature della personalità del numismatico. In particolare @@dabbene ha svolto il ruolo di promotore di discussioni a riguardo. Non mi pare però che fino ad ora si sia parlato di un lato del carattere che, a mio giudizio, non è raro scoprire nel numismatico: la suscettibilità. Ne abbiamo diversi esempi sul forum :pardon: Certo "numismatico" è un po' generico come termine. La sua definizione, spesso qui trattata, può comprendere l'appassionato, il collezionista, lo studioso dilettante e quello professionale (il docente o ricercatore, per intenderci), il professionista commerciale, il perito... e magari un "numismatico" può incarnare contemporaneamente più d'una di queste tipologie. Potrei anche dire che è più facile incontrare il suscettibile in alcune categorie, piuttosto che in altre, ma non lo dico.... non vorrei urtare la suscettibilità di qualcuno... :rofl: Invece vorrei proporvi un estratto dalla RIN del 1948 (Vol V Serie Quarta L), pp. 102-103 che mi pare risponda in pieno al titolo e allo scopo della discussione che sto aprendo. Nelle due pagine che allego l'ormai affermato Antonio Pagani risponde in modo tutto sommato civile ma alquanto... piccato ad una recensione di un suo scritto operata poco tempo prima sulla rivista «Numismatica» da quello che Pagani stesso cita come il "novizio" Franco Panvini Rosati. Sappiamo tutti il prestigio e i meriti accademici acquisiti poi negli anni dal chiarissimo prof. Panvini Rosati, quindi stupisce un po' il trattamento riservatogli sulla RIN dal Pagani. :blink: Ve lo propongo come gustosa lettura, auspicando la nascita di un dibattito civile e pacato sul forum sulla suscettibilità più o meno marcata come tratto distintivo del numismatico. Se poi qualche esperto di monetazione classica volesse entrare anche nel merito della diatriba tra Pagani e Panvini Rosati magari ci aiuterebbe pure a capire chi aveva ragione. Buona lettura suscettibilità_numismatica.pdf4 punti
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Vi sottopongo questo massimale in argento per un vostro parere 3 Lire 1717 Vittorio Amedeo II - Re di Sicilia D/ VIC AM D G SIC IER ET CYP REX -Busto del re corazzato a destra R/ DVX SAB ET MON TISF PRIN PED &c 1717 -Scudo completo coronato; nell'esergo in cartella il valore S.60 Argento , d. 39 mm. , gr. 18,30 , zecca di Torino Mir Savoia 881a , Biaggi 752b Nel 1717 e nel 1718 vennero battuti in totale 300.000 pezzi rarita' : R4 I coni vennero incisi da Federico Vidman. L' emissione avvenne a tenore dell' ordinanza del 4 gennaio 1717 , con la quale venne prescritto all' economo maestro Bartolomeo Boiero di coniarne nella zecca di Torino un quantitativo di 209.661 pezzi. Quel quantitativo , il 20 novembre 1717 venne aumentato a 300.000 pezzi. (da E.Biaggi Otto Secoli di Storia delle Monete Sabaude Vol.III 1998 Editrice il Centauro)3 punti
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in questa sede sono stati presentati forse centinaia di denari di Lucca, ma mi pare che i casi di scritte retrograde siano limitati a qualche lettera isolata. Sempre se non ricordo male (confido nei partecipanti storici a questa discussione). Argomento intrigante, qui si è parlato più volte di errori di incisione, imitazioni ufficiali o meno e quant'altro. Dacci qualche dettaglio in più ... P.S. Mi pare di capire che nel tuo caso le monete toscane siano un vizio di famiglia ;)2 punti
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Se ti riferisci a questa http://www.ebay.it/itm/500-LIRE-CARAVELLE-2001-FDC-PROOF-ECZ-Patina-REPUBBLICA-ITALIANA-GARANTITA-/120917462196?pt=Monete_Italiane_in_Lire&hash=item1c273e0cb4 è da settembre dell'anno scorso che cerca di venderla senza riuscirci. http://cgi.ebay.it/ws/eBayISAPI.dll?ViewItemRevisionDetails&_trksid=p2047675.l2569&rt=nc&item=120917462196 Basare le valutazioni sugli oggetti in vendita serve a poco, come ben dice @@lopezcoins, bisogna vedere il prezzo di quelli effettivamente venduti ;) petronius :)2 punti
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Salve a tutti gli amici del forum. Volevo mostrarvi la mia ultima "fatica": Un monetiere in legno con 6 cassetti... Puo contenere 150 monete... Ogni parere è benaccetto1 punto
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Buona sera al Forum; certo è che nel campo delle scoperte scientifiche si fanno passi veramente da gigante, sembra ieri quando si disquisiva sulla presenza o meno di acqua sul pianeta rosso ed oggi è comune la battuta: “ …ha scoperto l’acqua su Marte” una volta si diceva” …ha inventato l’acqua calda” così oggi ho scoperto che tra il 10 Settembre ed il 13 Settembre non passano tre giorni, come si potrebbe pensare; ma quattro. Mi spiego meglio, la settimana scorsa ho acquistato da una società di Milano, materiale numismatico ( vassoi floccati) per un valore complessivo di 60 € + 8,5 € di spedizione. Martedì 10 Settembre il trasportatore che doveva consegnare il plico, complice forse anche l’ora…un po’ passata, erano le 12 e 50, spinto forse dai morsi della fame, non ha suonato al campanello preferendo lasciare un “Avviso” con il quale si concedevano tre giorni per il ritiro della merce, prima che scattasse l’onere aggiuntivo per la giacenza del materiale. Solitamente ditte, degne di una qualche serietà, adibite a questo servizio, in caso di assenza; ma eravamo ben presenti ed a pranzo, ripassano il giorno successivo per cui visto il blasone del trasportatore ho atteso fiducioso; ma il nostro no, non è ripassato. Giovedì 12 avevo un impegno di lavoro e non ho potuto recuperare il materiale; venerdì 13 oggi alle 8 e trenta, orario di apertura dell’ufficio, dopo essermi sorbito una cinquantina di kilometri, speso circa 5€ di autostrada e perso poi una mezza mattinata… è nulla mi dicevo; ma considerando che già avevo pagato il servizio la cosa non è che mi sia piaciuta poi molto, figuriamoci poi quando mi sono sentito richiedere 15 € per la giacenza di un pacchetto di ca. tre Kili “ Vede c’è anche scritto qui: tre giorni compreso quello del rilascio dell’avviso” Più chiara di così (la malafede) ?10, 11, 12 …poi basta: alle ore 8 e trenta del tredici mattina sono trascorsi quattro giorni e si paga la giacenza. Li per lì, a botta calda avevo pensato di segnalare la cosa a Carabinieri e/o Guardia di Finanza dato che ho recepito l’invito a pagare come una richiesta truffaldina; ma poi considerando l’impegno di questi angeli custodi del nostro vivere civile…hanno ben altro da fare che stare dietro ai miei 15 € ed è giusto che si occupino di cose ben più importanti, mi sono detto ed ho soprasseduto. Tuttavia non si può sempre sottostare alle pensate furbe di questi Trasportatori Non inTegerrimi e subire passivamente le loro assurde richieste…avvertiamo almeno gli amici e colleghi di “la Moneta” allertiamo chi ha acquistato ed è in attesa di ricevere materiale che provveda subito al ritiro per non incorrere nei rigori di questi signori ed anche chi vende perché non sottovaluti l’aspetto del fatto che pagare 30 € su un acquisto di 60 € è tale da far rivolgere l’acquirente alla “Botteghina sotto casa” e con questi chiari di luna!! Lo so, sono un po’ tutti eguali ed anche le gloriose Poste Italiane per disservizio non sono seconde a nessuno, tuttavia se c’è rimasto qualcuno che fa bene il suo mestiere, con professionalità e con passione…cerchiamolo, troviamolo e facciamolo lavorare lasciando al loro destino i blasonati trasportatori che nel giro di poche ore dicono di trasportare le tue merci in capo al mondo. Per i moderatori: la delusione stamane è stata cocente e se sono andato oltre i limiti consentiti perdonatemi e Vi sarò grato se vorrete bannare questa segnalazione. Grazie a tutti e buona serata da nonno Cesare1 punto
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.........a seguire, perché si fece strada in Zecca, in quegli anni, parliamo di Scipione, figlio di Vincenzo Catenacci, forse e sicuramente, oltre che per le sue doti, per la presenza del padre, che come detto divenne il Direttore Generale (come si dice da padre a figlio); trovò un po' la strada sbarrata per i grandi "mostri" che aveva davanti, il D'Andrea, l'Arnaud (Achille) e il già predetto Cariello.........ma era giovanissimo, per anni fu "aiutante incisore" (carica da non denigrare, a volte e spesso l'aiutante, come nel caso di Scipione per la continua assenza del D'Andrea e dell'Arnaud suppliva egregiamente gli stessi), e quindi poteva aspettare almeno fino a quando non usci di scena Francesco D'Andrea, siamo intorno al 1844, quando divenne Secondo Incisore, infatti la sua prima uscita Ufficiale fu la medaglia per l'esilio di Pio IX a Gaeta nel 1848........nei primi anni però, forse, come detto prima aiutato dalla presenza del padre riuscì a farsi valere con un suo primo lavoretto, non da poco, direi e cioè la medaglia coniata per il Premio per le Allieve dei Reali Educandanti di Napoli nel 1832..........e alla faccia del "ragazzino"....osservate che ritratti !! Le foto sono tratte da: Asta Nac 47 del 3 giungo 2008 lotto 497 – Ricciardi 243 - D’Auria 177 Asta Nac 47 del 3 giungo 2008 lotto 524 – Ricciardi 190 - D’Auria 2171 punto
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Ciao Cecilia, benvenuta nella sezione, felice di vederti quí :) ... Sui denari enriciani non sono, purtroppo, gran che preparato, peró mi é capitato di vederne con alcune lettere della leggenda al contrario; credo mai tutta la leggenda. Potrebbe essere qualcosa di interessante, magari una falsificazione o imitazione, perché l'errore sarebbe abbastanza grossolano.1 punto
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Rischierò di sembrare arrogante a molti, ma voglio dirla fuori dai denti... Non ho acquistato l'opera di Hoover sulla monetazione siceliota, pur ritenendomi un appassionato bibliofilo e provando un immenso piacere ogni volta che aggiungo un nuovo volume nei miei scaffali. Il motivo: mi è bastato partecipare ad un paio di discussioni sul fac con utenti statunitensi i quali di fronte a monete siceliote, usando solo Hoover come riferimento, andavano in confusione a causa della sciatteria con cui l'autore ha compilato il catalogo. Primo esempio: http://www.forumancientcoins.com/board/index.php?topic=88911.0 Sintetizzo in Italiano per chi non frequentasse il fac. La moneta catalogata da Hoover al numero 324: La foto presente nel volume: Si tratta di una litra di Erice (Campana 47). Hoover descrive il dritto come "male head facing left" (testa maschile a sinistra), e il rovescio come "man faced bull" (toro androprosopo). Mi chiedo che tipo di maschi frequenti hoover, e che razza di tori pascolino nel posto in cui vive. O forse la spiegazione più semplice è che lo "studioso" non abbia nemmeno guardato, non dico la moneta, ma almeno la foto della moneta che ha pubblicato sul suo libro e poi descritto in quel modo. Secondo esempio: http://www.forumancientcoins.com/board/index.php?topic=89821.0 Un utente del fac posta questa foto dalla sua collezione, chiedendo aiuto per l'identificazione dei tipi, incerto tra Atena e Ares per il dritto, e un ariete o un toro sacrificato dalla Nike sul rovescio: Si tratta di un bronzetto siracusano di cui Calciati riporta 10 esemplari nel suo Corpus (Calciati II.233) Un secondo utente, Hoover alla mano, risponde prontamente: "HGC2 #1475 says: Ares in Attic helmet, bull." Per Hoover l'elmo corinzio di Ares diventa magicamente attico, e l'ariete al rovescio diventa un toro. Di fronte a questi esempi preferisco usare i miei soldi per l'acquisto di altre pubblicazioni, senza finanziare operazioni molto commerciali e poco culturali come queste. Ma dico io... coi Campana e Calciati che abbiamo, c'è davvero bisogno di "studiosi" come Hoover? Personalmente continuerò ad usare CNAI e Calciati quando avrò bisogno di studiare monete siceliote. Saluti :) Nico1 punto
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BMC 168 Mytilene, Lesbos, AE 12mm, 0.8 gr, time of the Antonines. NAV-CIKAA, diademed bust of Nausikaa right / MY-TI, lyre. BMC 168. Text Mitilene, Lesbo, 12mm, 0,8 gr, il tempo degli Antonini. Dritto: NAV-CIKAA, busto diademato di Nausicaa diritto Rev: MY-TI, lira. BMC 168.1 punto
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Un'ulteriore rendicontazione dell'evento, accompagnata da fotografie, è leggibile qui: http://www.lamoneta.it/topic/111712-convegno-di-civita-castellana-7-settembre-2013/#entry1266516 :good:1 punto
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Incredibile... Io non riuscirei a costruire nemmeno il cassetto. Sei stato bravissimo, ti invidio :good:1 punto
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In attesa di sviluppi, una piccola "chicca" scovata su youtube relativa alla splendida moneta di cui stiamo trattando: http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=zZJQDzj2p5Q1 punto
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Forse sono io che mi confondo con qualche altro amico campano, ma se hai notizie sul convegno di castellammare fammelo sapere perchè vengo quasi tutti gli anni insieme alcune volte agli amici del gruppo. Comunque possiamo continuare a parlare del nostro gruppo anche in privato se ti va, così ti spiego di cosa si tratta. A presto Gustavo1 punto
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http://numismatica-italiana.lamoneta.it/passaggi/W-U1/1-1 Questi sono i passaggi in asta riportati sul nostro catalogo e sono prezzi di mercato...come vedete un mb ha raggiunto sempre quotazioni dai 70 ai 90 per cui io reputo quel valore veritiero...se poi un collezionista X non ci spenderebbe neanche 10 euro non vuol dire che non ci sia un collezionista Y che invece ne spenderebbe 100...la cosa è soggettiva ed i passaggi indicano che quella moneta può raggiungere tali cifre per cui il suo valore di mercato è quello...punto ;)1 punto
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Non bisogna guardare alle monete offerte, ma a quelle effettivamente vendute. Asta N° 2909497521151 punto
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Questo esemplare che ho appena inserito in collezione , presenta invece il bordo largo sia al D/ che al R/1 punto
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A parte l' aspetto stilistico della moneta iniziamo a vedere anche qualche aspetto tecnico. Come si è potuto vedere le parpagliole di Filippo II sono state coniate su tondelli dalla forma regolare, questo di conseguenza porta ad avere il peso delle monete molto vicino a quello teorico di emissione. Dal volume Mouvements Monétaires dans l' Etat de Milan scritto da Carlo M. Cipolla, riporto i dati della tabella con i pesi per le parpagliole nei suoi anni di battitura: 1581 gr. 2,55 1582 gr. 2,56 1583 al 1596 gr. 2,53 1597 gr. 2,52 1598 gr. 2,53 1599 gr. 2,52 * coniazione postuma, Filippo II era già morto. Nelle monete postate fino ad ora, più quelle che ho potuto vedere ( anche dal volume delle Civiche Raccolte Numismatiche " La monetazione di Filippo II " e dallo studio di Dalle Vegre/ Vajna ) la percentuale maggiore ha il peso molto vicino a quello di riferimento.1 punto
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Salve Gianfranco! Come accennato da Theodor Mommsen il radiato ricorda l'antoniniano mentre il piccolo bronzo laureato il denario ormai svilito della frazione in argento. In realtà un simile rapporto risale alla riforma Diocletianea del 295 in cui furono coniate 2 frazioni di Follis, un bronzo imbiancato dalla testa radiata tipo (CONCORDIA MILITVM) 1/84 di libra ed un bronzo con piccolissima % in Ag dalla testa laureata di 1/252 di libra tipo (VTILITAS PVBLICA). Se non erro il Centennionale/nummo coniato a Londra dovrebbe avere un peso teorico di 3,41 g. (peso di una certa variabilità) Dal 320 al 324 Licinio coniava tale moneta nello stesso peso ma senza l'imbiancatura in Ag forse la testa radiata voleva proprio significare che la moneta coniata da Costantino (radiata) aveva un maggior valore rispetto a quella di Licinio.1 punto
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Non so se sia per l'ora, ma il tema dei "tesori tumulati" in banche nazionali (e non solo) mi ha fatto tornare alla mente questo video, soprattutto per il discorso sulla tesaurizzazione dell'oro. Non c'entra niente la politica... è solo per farvi due risate (ma in fondo in fondo non tutto quello che dice è solo per ridere...)1 punto
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http://www.terrapontina.it/abitanti/briganti/ballata.htm In questo link troverete narrate - sotto forma di ballata popolare - le gesta del brigante Giuseppe Mastrilli: personaggio ambiguo, ai limiti fra il brigante gentiluomo ed il malfattore comune, di cui ancora oggi a Terracina - sua città natale - si raccontano le vicende. Era quella dell'Agro Pontino una zona di confine fra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio, dove - prima, dopo e durante i moti che portarono all'unità (forzata) d'Italia - si potevano incontrare, oltre alle zanzare malariche, briganti fedeli al Re di Napoli, barbacani di Sua Santità o semplici sbandati ricercati dai Francesi e dai Piemontesi.1 punto
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@@TARAS A volte una moneta antica, puo' venir e alla luce legata con cloruri d'argento che si formano negli anni , in un contesto da ripostiglio interrato in un contenitore solitamente di coccio ,moltissime monete non riescono ad essere ricoperte da ossidi ,tranne quelle che stanno in contatto con il coccio ,le altre ,che formano il nucleo ,raramente si ossidano e rimangono con un sottile strato di folfuri d'argento . Una moneta che viene rinvenuta sporadicamente è piu' soggetta ad ossidarsi. Ipotizziamo che il nomos oggetto della discussione abbia avuto ossidi che non l'anno coperta totalmente. E qui che il pulitore ,se è bravo , riesce a ripulirla senza danni alla moneta. Sé non è bravo ,la pulisce non conoscendo il modo , al momento di distaccare gli ossidi , si porta con se parte della superficie . E qui che avviene la stuccatura di quella parte di superficie mancante. Vari modi esistono per stuccare, c'è chi lo sa far bene senza lasciare tracce e chi lascia tracce. Le monete si potrebberp paragonare a delle belle donne "VIP" quando appaiono alla TV truccate (bellissime) la mattina quando si alzano dal letto .....Spesso vediamo delle foto.1 punto
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Segnalo a tutti la conferenza conclusiva della mostra Formiae, una città all'inizio dell'Impero che si terrà sabato 14 Settembre, alle ore 17:30, presso il Museo Archeologico di Formia. Sarà un evento molto interessante ed ho già disdetto i miei impegni per assistervi; spero che anche qualche Lamonetiano voglia partecipare.1 punto
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Salve Mi intrometto per dire la mia, io credo che una moneta abbia un proprio fascino, una moneta che ad esempio hai sempre studiato e ammirato tramite dell inchiostro su della carta, credo che averne una fra le mani indipendentemente dal valore economico credo sia una grande soddisfazione Saluti Stefano1 punto
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Ringrazio Saturno e Ricca77 per gli ottimi scambi eseguiti. @@Ricca770- ti darò domani il punto, ho finito i "Mi Piace". Ciao e grazie a tutti e due, Giò1 punto
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Entrambi ottimi. Sulla baia forse riusciresti a prendere a 1/2 euro meno il 2 euro di monaco, ma poi di "mangeresti" il risparmio in spedizione :)1 punto
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Che devo dire ? Fantastico, grande pagina di divulgazione da parte di entrambi, poi il nick di uno di voi la dice lunga sulla conoscenza di questa moneta, sempre nel caso qualcuno non lo avesse ben capito. Non c'è molto da aggiungere, certamente passando da Filippo IV a II, andando a ritroso qualche differenza, anche solo visiva, c'è. Una maggiore cura nella coniazione, il tondello che tende al rotondeggiante, la figura della Provvidenza circoscritta nel campo e che non trasborda sulla leggenda, una colonna più piccola, l'asta che continua oltre la mano, le ali chiuse dell'aquila. La moneta dicevamo ha successo, ha tante, tante coniazioni, viene imitata, contraffatta, falsificata, nel tempo è anche evidente una minor cura nella coniazione come abbiamo già visto con Filippo IV. Per il momento, in attesa di qualche osservazione o monete, rinnovo i miei complimenti e mi auguro che qualcuno vedendo e leggendo si possa appassionare e studiare questa monetazione, che è poi il motivo per cui siamo sul forum, divulgare.....divulgare.1 punto
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Per la prima, Pfalz-Veldenz, le zecche sono quelle di Pfalzburg o di Weinburg. Gli altri, come dice il nome, fanno riferimento rispettivamente alle zecche di Bayreuth (Baviera); di Eisenach (Turingia) ma anche Weimar e Saalfeld,1 punto
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@@francesco77 grazie per le scansioni, dal telefono le leggo male (non vedo nulla) quando ho il pc le guardo!1 punto
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Leggendo un paio di giorni fa questa discussione volevo fare un commento, ma ora non ricordo bene a quale intervento. Comunque il commento è questo: il documento del 1114 è del tutto inattendibile. Infatti tutte le citazioni di denari 'ravennati e anconetani' precedenti al 1200, nei regesti di Senigallia, vengono da un unica fonte, che è un registro del XV secolo dove sono stati regestati documenti precedenti. Evidentemente l'autore di questo registro, trovando una valuta cui non sapeva che valore assegnare (penso si tratti di denari non meglio specificati, ma non lo potremo mai sapere)li abbia qualificati con la formula sicuramente più comune nei documenti successivi al 1200. Senza un qualche conferma cronologica da parte di un documento originale quella fonte non può avere alcun attendibilità. A questo punto la prima citazione di moneta anconetana è quella del 1170 citata dal Castellani, in un documento trascritto in un opera del tardo '700, per questo molto più attendibile. Però non è indicato se il documento utilizzato era in copia oppure in originale. Sicurissima, invece, la citazione di denari ravennati del 1179, da un documento originale dell'abbazia di Chiaravalle del Fiastra, citato dal Rossi e ripreso anche da me (la citazione è variata nella seconda edizione delle carte dell'abbazia di Chiaravalle di Fiastra, da parte del CISAM di Spoleto, ed ora è ancora più interessante) Saluti, Andreas1 punto
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a trovarli!! Io ne ho uno in buona conservazione... Ma devo ringraziare un amico del forum che me lo ha ceduto....1 punto
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In Banca d' Italia non credo ci sarebbero stati grossi problemi, in una banca qualsiasi invece la vedo dura e comunque ad un eventuale rifiuto uno avrebbe sempre potuto esclamare: "SOSSOLDI!" e dovendo insistere "SOCCOMUNQUESOLDI!" :D :D :D http://www.youtube.com/watch?v=Vbm3c7GAGks Saluti Simone1 punto
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Gentilissimi Colleghi Numismatici partecipanti al Forum, volevo segnalare alla vostra attenzione un particolare riguardante l' affascinante moneta emessa da Marco Antonio in commemorazione della morte di Giulio Cesare (monetario Sepullius Macer). Nella moneta in mio possesso, ma anche in altre comparse su numerosi cataloghi d' asta (allego l' immagine di CNG 79), compare la scritta SEPVLLVS invece di SEPVLLIVS. Questa variante, che non sembra particolarmente rara, non è tuttavia segnalata nelle opere maggiori (Crawford etc) e neppure nel nostro catalogo di "La Moneta". Volevo sentire qualche commento in merito da chi ne sa più di me. Cordiali saluti.1 punto
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se è per questo, la prima che evade e non versa IVA è proprio eBay. Dato che è una società con sede in Lussemburgo, ma i sui interessi li fa in Italia.1 punto
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Noto con molto piacere che questa discussione ha avuto molte visite e molte preferenze da parte di molti lamonetiani e questo mi gratifica. La moneta di oggi è: NAPOLI CARLO DI BORBONE(1734-1759) 5 Grana o Mezzo Carlino 1756 AG D/Busto del Re a destra;attorno CAR D G VTR SIC REX,sotto I A R/L'Abbondanza che sparge monete;ai lati M M Il contorno reca trecce in rilievo PANNUTI E RICCIO 46 CNI 133 Questa piccola moneta è trascurata dai collezionisti di monete napoletane ed oggi voglio renderle l'onore che merita,postandola in questa discussione. La foto è stata presa dall'asta n°92 della casa d'aste belga JEAN ELSEN & SES FILS SA ,il lotto era il 1196 Carlo di Borbone (Madrid, 20 gennaio 1716 - Madrid, 14 dicembre 1788), figlio di Filippo V di Spagna ed Elisabetta Farnese duchessa di Parma e Piacenza. Fu duca di Parma dal 26 febbraio 1731 al 1735 con il nome di Carlo I di Parma, Re di Napoli e Sicilia dal 1735 al 1759 con il semplice nome di Carlo (era Carlo VII secondo l'investitura papale, ma volle, in opposizione a questa, proclamarsi Re "senza numerazione specifica" per marcare una discontinuità sia con il regno angioino che con il precedente Vicereame spagnolo), fu infine Re di Spagna dal 1759 al 1788 con il nome di Carlo III di Spagna. Viene talvolta anche designato erroneamente come Carlo III di Napoli, sebbene questo titolo spetti in realtà al molto precedente Carlo d'Angiò-Durazzo, Re d'Ungheria col nome di Carlo II e Re di Napoli dal 1382 al 1386 col titolo, appunto, di Carlo III di Napoli. È ricordato principalmente per il suo periodo come Re di Napoli, in quanto fondatore della dinastia borbonica a Napoli e Sicilia e in quanto riuscì a "donare" al regno l'indipendenza dopo oltre due secoli di dominazione straniera, prima spagnola e poi austriaca. Carlo di Borbone, già con la nascita risultò essere pretendente da parte di madre (Elisabetta Farnese era nipote di una Medici) ad uno stato italiano che comprendesse il Ducato di Parma e Piacenza ed eventualmente anche i domini dei Medici, in caso di estinzione del ramo diretto. Elisabetta riuscì a garantire al figlio il Ducato di Parma nel 1732, sotto la tutela della nonna; nel frattempo l'anno precedente Carlo si era dichiarato "gran Principe ereditario" del Granducato di Toscana, essendo ormai certa l'estinzione di Casa Medici, e Gian Gastone de' Medici, ultimo Granduca ancora vivente, ne fu nominato co-tutore. La sua storia cambiò a causa dell'inizio della Guerra di successione polacca: infatti Elisabetta mise il figlio a capo di un esercito in Italia e lo inviò alla conquista del Regno di Napoli, dal 1707 in mano agli Asburgo. Il 20 gennaio 1734 Carlo si dichiarò "maggiorenne" (cioè fuori tutela) iniziando così la sua marcia verso Napoli. Da Monterotondo lanciò un proclama di Filippo V ai napoletani e il 10 maggio fece il suo ingresso in città. Alcuni giorni dopo giunse da Madrid l'atto con cui Filippo V cedeva al figlio tutti i diritti regali sul Regno conquistato. Napoli ebbe così di fatto, dopo oltre due secoli di dominazione straniera, nuovamente un "proprio" Re. Successivamente, il 25 maggio 1734, Carlo sconfisse definitivamente gli austriaci a Bitonto, conquistò poi la Sicilia e il 2 gennaio 1735 assunse il titolo di Re di Napoli "senza numerazione specifica"; in luglio venne incoronato a Palermo anche Re di Sicilia. Nel frattempo, con decreto dell'8 giugno 1735, provvide ad istituire un nuovo organo con funzioni consultive e giurisdizionali: la Real Camera di Santa Chiara. La fine della Guerra di successione polacca nel 1738, se da un lato "formalizzò" la conquista dei regni di Napoli e Sicilia, d'altro canto comportò la conquista del Ducato di Parma e della Toscana da parte asburgica (la Toscana passò definitivamente agli Asburgo-Lorena, mentre il Ducato sarebbe stato affidato, con la Pace di Aquisgrana del 1748 (che pose fine alla Guerra di successione austriaca), al fratello minore di Carlo, Filippo, che dava così inizio alla casata dei "Borbone di Parma"). Nel frattempo, a Napoli, Carlo governava mediante un Consiglio di Stato composto da ministri voluti dai genitori, e quindi influenzati da Madrid (tra questi il Conte di Santisteban, il Marchese di Montealegre, Bernardo Tanucci, il Brancaccio). Durante la Guerra di successione austriaca, Carlo mandò nel 1742 un esercito in Lombardia in aiuto dei franco-spagnoli (dove regnavano gli altri "rami" della famiglia Borbone), ma quando una flotta inglese apparve nel golfo di Napoli minacciando di bombardare la città decise di ritirare il corpo, suscitando le ire di Parigi e Madrid. Poté riscattarsi nel 1744, quando sconfisse un esercito austriaco a Velletri, ponendo fine per sempre alle pretese austriache su Napoli. Con la fine di questa guerra il Regno iniziò realmente ad essere indipendente a tutti gli effetti. Ciò divenne ancor più chiaro nel 1746, con la morte di Filippo V di Spagna e con la messa in disparte dei ministri maggiormente legati a Madrid. A questo punto le uniche minacce al Regno erano di carattere "dinastico". Infatti Carlo era destinato a succedere al fratellastro Ferdinando VI sul trono di Spagna, in quanto questi era senza eredi maschi e le grandi potenze, con la Lega di Aranjuez e il Trattato di Vienna, avevano stabilito che il Regno di Napoli passasse al Duca di Parma e Piacenza Filippo di Borbone, e i due Ducati venissero divisi rispettivamente tra l'Austria e i Savoia. In pratica, Carlo rischiava, per salire al trono di Madrid, di perdere il regno appena conquistato. Carlo lavorò perché ciò non accadesse: e in effetti vi riuscì, favorito da situazioni internazionali. Dopo cinque figlie femmine, la moglie Maria Amalia di Sassonia gli diede il primo maschio, purtroppo incapace mentale; ma poi vennero altri quattro maschi (Carlo Antonio, Ferdinando, Gabriele e Francesco Saverio), e in tal maniera la successione fu assicurata. Quando nel 1759 morì Ferdinando VI di Spagna, Carlo gli successe sul trono di Madrid con il nome di Carlo III e, rinunciando alle corone di Napoli e Sicilia, le assegnò al terzogenito maschio Ferdinando, di soli otto anni (il secondogenito Carlo Antonio lo seguì infatti in Spagna come erede al trono). Ciò era già previsto dalle norme ereditarie borboniche; Carlo avvalorò tale divisione promulgando la prammatica sanzione del 6 ottobre 1759 con la quale egli, divenuto Re di Spagna, sanciva definitivamente la divisione delle due case reali. La reggenza venne affidata a otto ministri, fra cui il Tanucci, primo ministro e ministro degli esteri, ma sempre sotto il controllo di Carlo dalla Spagna. Gli ultimi anni della sua vita saranno amareggiati dalla discordia con il figlio a Napoli, ed in particolare con la nuora, Maria Carolina, figlia dell'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo, decisa a limitare l'influenza spagnola (e quindi di Carlo di Borbone) nella corte di Napoli. Fra le iniziative commerciali, per sollevare il Regno dalle difficili condizioni economiche, Carlo istituì la Giunta di Commercio, intavolò trattative con turchi, svedesi, francesi e olandesi, istituì una compagnia di assicurazioni e prese provvedimenti per la difesa del patrimonio forestale, cercò di cominciare a sfruttare le risorse minerarie, istituì consolati e monti frumentari. Oggi sono per noi visibili soprattutto molte delle sue realizzazioni nel campo dell'edilizia pubblica, in particolare a Napoli, che tendevano a fare di questa città una capitale ai livelli europei. Tra queste sicuramente vanno annoverate il restauro del Palazzo Reale di Napoli e la costruzione della splendida Reggia di Caserta, la Reggia di Portici, il Teatro San Carlo (realizzato in 270 giorni), il Palazzo Reale e il bosco di Capodimonte, il restauro di numerosi porti. Sono da ricordare inoltre il Real Albergo dei Poveri a Napoli, con cui si voleva dare un tetto ed un'occupazione a tutti i poveri del Regno, la creazione della fabbrica di porcellane di Capodimonte, il forte militare del Granatello, la creazione, praticamente da zero, dell'esercito nazionale e della flotta. --Salutoni -odjob1 punto
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