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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/16/13 in tutte le aree
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Volevo ricordare, per chi non lo avesse ancora saputo, che è stato pubblicato sul Portale di Numismatica dello Stato la prima parte delle monete catalogate a cura di Luca Gianazza della zecca di Milano, età carolingia e precisamente da Carlomagno a Lotario I ( 773 - 855 ) facenti parte della Collezione Reale. L'iniziativa è il primo risultato della collaborazione in opera attualmente tra il Museo Nazionale Romano e la Società Numismatica Italiana. E' un primo passo ma successivamente verranno catalogate le monete dei periodi successivi della zecca di Milano. E' giusto rimarcare e ricordare questo importante successo a favore della divulgazione della numismatica e in un ambito di collaborazioni reciproche virtuose per un miglior utilizzo della numismatica per tutti. E' un primo tassello, spero ne seguano altri anche in altre direzioni, ma è giusto rimarcare quanto di buono e innovativo viene fatto. Le schede di Luca Gianazza sono precise e accurate, le immagini molto nitide e chiare, può essere un ottimo supporto sia per lo studioso, che per il collezionista. Bene, speriamo ora che in futuro arrivi qualche altro piccolo tassellino e qualche altra buona notizia.... Mario http://www.bdnonline.numismaticadellostato.it/materiali/pdf/BdNonline_Materiali_7_2013.pdf7 punti
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Sono clamorosamente di parte, ma se parliamo di monete con ritratti di principi fanciulli non credo ci possa esimere dal citare una delle più belle monete rinascimentali, ossia il testone di Mantova emesso da Francesco III Gonzaga, con al rovescio la delicata simbologia di Tobia accompagnato dall'arcangelo Raffaele: Così come, parlando di doppi ritratti, non può non essere citato quello presente sulla serie emessa sotto la reggenza di Maria Gonzaga per il figlio Carlo II:2 punti
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Buongiorno a tutti, era già da parecchio tempo che avevo in mente di comperare (o costruire....) un monetiere per le mie monetine. Dopo aver visto i prezzi medi che girano su Internet, eh, ammetto che mi ero un po' arreso (sarà stato il sito di Zecchi...... !!). Ultimamente mi è capitato di leggere diverse discussioni qui sul forum circa vassoi autocostruiti. Ad essere sincero questi ultimi preferisco comperarli...... andando a contatto con le monete vorrei evitare cattive sorprese!! Pertanto, mi son chiesto, come evitare di tenere quei pochi (per adesso, si spera!) vassoi impilati uno sopra l'altro? Le valigette non m'ispirano..... costano una cifra e i vassoi appoggiano uno sopra l'altro, motivo per cui, a mio avviso, c'è il rischio di rovinare le monete riposte inferiormente. Ecco dunque che qualche giorno fa, come mi son svegliato, ho buttato giù un progettino veloce veloce..... ed ecco cosa ne è saltato fuori. Sono presenti 15 ripiani costruiti su misura per contenere i vassoi formato standard (per comodità sono di poco più larghi, circa 4 mm); fra di essi ho lasciato appositamente 10-11 mm di spazio, almeno le monete possono "respirare" un po' (in caso contrario vi metto sopra una lastra trasparente di plastica). Il progetto mi ha portato via un bel po' di ore.... è il primo lavoro che eseguo col legno, e purtroppo gli strumenti a mia disposizione sono molto ridotti (non vi dico che due p...e a tagliare tutti i listelli a 45° per i cassettini!!). Spero vi piaccia!! Cordiali saluti P.S. Perdonatemi le pessime foto, ma le ho scattate al volo....1 punto
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A seguito della sollecitazione di un amico socio del Circolo Filatelico e Numismatico Massese invio queste sue brevi note su Riccardo Rossi, le stesse sono visibili sul sito del sodalizio massese unitamente ad una selezione di medaglie dello stesso artista. Allego qui di seguito il testo ed alcune immagini, mi scuserete se non potrò dare nessuna ulteriore informazione (almeno direttamente) ma si tratta di un ambito a me ignoto. RICCARDO ROSSI (Massa 23 gennaio 1911 - 17 marzo 1983) Riccardo Rossi è stato un grande artista, scultore e medaglista, insegnante di dispcipline artistiche in diversi istituti d'arte. Conosciutissimo da studiosi e collezionisti, purtroppo quasi dimenticato o poco ricordato dalle nostre amministrazioni; eppure le sue opere parlano nella nostra città. Passeggiando per Massa, possiamo creare un itinerario e scoprire alcune delle tante sculture: davanti alle poste in viale Democrazia, si possono ammirare l'Agnellino e la statua di S.Francesco; nel cortile della scuola S.Filippo Neri (dai gnorantelli) la statua di Pinocchio (sempre in bronzo) e il ritratto di S.G.Battista De La Salle. Continuando; in S.Pio X sculture in marmo, nella chiesa di S.Lucia il volto della Santa ecc... e così a Casette, Casania, Forno, chiesa degli Oliveti e in tanti comuni della provincia. Il Circolo Filatelico e Numismatico Massese nel 30° anniversario della morte, lo ricorda presentando una selezione di medaglie. Medaglia ricordo del conferimento della medaglia d'oro alla provincia di Apuania. Medaglia per il 30° Anniversario della Repubblica Italiana. L'artista fu molto attento alla sua città,ai suoi luoghi ed agli eventi locali. Medaglia gemellaggio Bad Kissingen. Medaglia della Duchessa Maria Teresa, Deputazione di Storia Patria delle Antiche Provincie Modenesi. Medaglia Pieve di san Vitale a Mirteto, Massa. Non mancano poi temi che escono dall'amibito provinciale. Medaglia per la ricostruzione del Friuli Venezia Giulia.1 punto
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Credo sia giusto ringraziare anche e soprattutto la direzione ed il personale del Museo Nazionale Romano e del Bollettino di Numismatica, che stanno mettendo a disposizione di tutti questo materiale, fornendo totale appoggio tecnico ed economico. Mi permetto di farlo io perché come membro del direttivo della SNI non corro certo il rischio di essere accusato di voler sminuire l'apporto da parte della nostra Società. Come ha giustamente ricordato Fedafa, sono già stati editi 7 di questi volumetti, e la nostra collaborazione come SNI riguarda solo il n. 7 (in realtà è frutto di questa collaborazione anche il n. 6 riguardo a Padova, ma siccome è uscito prima di Milano solo per alcuni problemi di natura tecnica, mentre la collaborazione inizialmente riguardava solo la zecca lombarda, questa sua origine è stata giustamente sottaciuta). Se vogliamo veramente che la collaborazione pubblico -privato possa dare i suoi frutti, che nel nostro settore sono certamente notevoli, temo che il ripetersi di commenti che nel loro entusiasmo possano incosciamente apparire interessati soltanto ad una della parti in commedia potrebbero anche creare qualche ostacolo. Forse in questo caso appare opportuno ricordare quanto è stato detto a Milano su questa iniziativa. Il progetto di messa in rete di tali materiali è assolutamente un progetto soltanto Ministeriale, partito già da qualche anno e finanziato con fondi pubblici. La SNI, grazie alla felice intuizione ed al grande attivismo di un membro del nostro direttivo, Fabrizio Rossini, si è proposta di collaborare a tale progetto individuando e proponendo gli schedatori per alcune zecche e garantendo sia i tempi (fatto questo essenziale, vista la quantità dei materiali) sia la qualità scientifica delle schede. E tale proposta è stata accettata. Ci è stato quindi assegnato un ruolo di grande responsabilità, del quale possiamo essere orgogliosi, almeno a giudicare dalla qualità delle prime schede pubblicate dal Gianazza (e, en passant, dal Passera). Vi assicuro che posso dirlo a ragion veduta. AS1 punto
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Ciao non è certo una medaglia ufficiale, pare più un gettone, non è stato conservato bene, penso che il valore ammesso che si possa parlare di valore, non ne abbia. saluti TIBERIVS1 punto
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Sembrerebbe un grosso Aquilino di Padova. qui la scheda de "la Moneta" : http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-UPD/11 punto
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@Vincenzo I critici moderni accusano il Mommsen di essere un "antiquario", dal momento che non si limitò a coltivare un solo campo di ricerca (come impone l'iperspecialismo dei nostri tempi), ma spaziò dalla filologia al diritto, dalla storia delle religioni alla numismatica. Proprio questo, lungi dall'essere un difetto, fu il suo più grande merito: studiare l'antichità nel suo insieme, indagandone li molteplici aspetti e le più profonde connessioni che ad essi sottendono.1 punto
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I don't think it is a matter of what the law says. There is no law in Italy saying it is illegal to own and trade ancient coins, provided they have not been dug out of the Italian ground after 1909. In fact, there are several Italian traders buying and selling ancient coins in the open air (Moruzzi, Varesi, Negrini, ...). I suppose these traders are quite confident about the legal provenance of the coins they are selling. It is rather a matter of law enforcement: is it reasonable to request a proof that any coin on the market has been available before 1909? Obviously not. But instead of finding a decent solution out of the deadlock to save both the right to private ownership and the protection of cultural heritage, law enforcement officers assume any coin in private hands to have been dug after 1909, except those few cases where the opposite can be proven. So the net effect is that private property of ancient coins is often negated even if no law ever said it to be illegal. Incidentally, this also the reason why many judges (not ALL of them) drop all charges and return coins to the private owner: thay basically do not accept that the burden of proof is reversed so easily.1 punto
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Non ho nulla da aggiungere in questa discussione, ma sono semplicemente ammirato che qualcuno faccia riferimento ancora all'Immane Maestro ed addirittura utilizzi come nick il suo cognome! Impegnativa come scelta! Per un fanatico mommseniano come il sottoscritto, è un onore leggere quel nome ovunque e sempre! Saluti!1 punto
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Questa Lira al D conio I e al R conio IV. Da notare, al dritto, l' escrescenza di metallo sotto la H di THERE e sempre escrescenza di metallo nella seconda asta della lettera H di R.H.B., perfettamente identiche alla moneta del dritto conio I.1 punto
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buongiorno a tutti! saro' presente al Convegno di Riccione con il mio Stand (accanto al dott. Montenegro) Arrivero' a Riccione il 27 agosto per i consueti mercatini al parco. Vi aspetto tutti! Massimo Filisina1 punto
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bizerba, I respect these two points. There are clearly very large problems for coin collectors and for coin sellers within Italy. I agree. As a result of these difficulties, the vast majority of good-quality coins have been exported (over the last 500 years) and are being freely bought and sold outside Italy, and are possessed by foreigners rather than by Italians. I do not think that the exporters care very much about the details of Italian law. This is what I meant when I said "the details of the law are unimportant". They only know that there is no free market in coins in Italy, so they export them. This is not a good thing. If there was a free-market in Italy, then when I sell my coins, I am sure that many coins would return to Italy. I would be happy to donate some of my coins to Italian museums, if I thought they would be safe and if scholars would have easy access to them. But my coins will probably stay outside Italy, because Italians will not be allowed to buy them. This is not good. In the end it is impossible to fight against the market. What do the people and government of Italy want? I don't know. If you think it is better that all coins are held by museums, and that Italians should not privately own coins, then your current laws are already very successful, although a side-effect of the current laws is that almost all the nice coins are exported (in silence) and are owned by foreigners. On the other hand, if you would like as many Italians as possible to touch Roman coins, then it is better to have a free market and free import and export, free ownership and free trading. In the end, the Italian people decide on the Italian law. The market then takes the law, and turns it into practice. Here are some nice coins in my collection: I would be very happy if Italian collectors could own and trade these freely:1 punto
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http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-VFM/1 C'è la foto anche nel catalogo. Non so, però, da dove hanno preso le varianti.1 punto
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Il Tutore è una figura che ritorna e ricorre nella monetazione, a Milano abbiamo un altro esempio importante e prestigioso con la figura del nipote Giovanni Galeazzo Maria Sforza e quella dello zio e Tutore Ludovico Maria Sforza. Siamo nel periodo dal 1481 al 1494 la moneta, il testone, riporta al diritto il busto del nipote e al rovescio quella dello zio Ludovico. Sono monete che vanno oltre il valore puramente numismatico, entrano altri aspetti e fattori. Viene lasciata l'immagine del nipote formalmente, ma di fatto al rovescio compare l'immagine volitiva e fiera di Ludovico, il messaggio pare essere proprio, ci sei ancora, ma di fatto sono qui io a gestire, e il futuro è mio. Sarà in effetti poi così. Le componenti politiche, diplomatiche, di potere e di trasmissione del messaggio sono evidenti. Da Art Coins 7, 2013, lotto 996.1 punto
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be io lunedi manderò una lettera abbastanza pesante perchè non è possibile aspettare 4 mesi x delle divisionali1 punto
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Posso solo dire che la maggioranza delle mie monete romane poi regolarmente esportate furono acquistate prima del 2004. Debbo dire che avevo sempre tenuto la documentazione sulla loro provenienza e forse sono stato fortunato ad avere sempre acquistato da listini e da cataloghi di asta e quindi facilmente dimostrabile anche attraverso foto. Posso capire che magari negli anni '80-90 uno poteva avere acquistato direttamente da un commerciante senza un listino (e poi magari nel frattempo deceduto, come ad esempio un Santamaria) e come unica traccia c'era solo una fatturina e in questo caso il discorso è un pò più complicato, ma fortunatamente non è stato il mio caso. Debbo dire che quando c'è la possibilità di capire da dove viene una specifica moneta e in particolare dal cosiddetto mondo commerciale professionale (anche all'estero) non ci sono problemi e una moneta non viene mai "sequestrata" al legittimo proprietario, anche se non si può escludere in linea di principio che magari è stata trovata negli anni '60-70 (e quindi ben dopo il 1909), ma ormai immessa nel circuito commerciale professionale. Il circuito ebay è ben diverso, ma anche qui bisogna distinguere: ci sono commercianti professionisti che ricorrono a tale circuito, ma possono rilasciare una regolare fattura (e magari anche un certificato di autenticità). L'unico vero problema è che se un determinato esemplare provenga da un furto documentato e poi circolato presso commercianti professionisti, ma è lo Stato che deve dimostrarlo e in ogni caso se l'acquirente l'ha preso da un commerciante professionista con regolare fattura può dimostrare la sua buona fede. Pertanto un giovane che voglia iniziare una sua collezione in Italia deve per forza rivolgersi a un commerciante professionista, che se italiano deve seguire tutti gli adempimenti. Se è straniero, è sufficiente richiedere un certificato di autenticità (i commercianti seri non rifiutano questo adempimento, anche se in alcuni casi può comportare un sovrapprezzo) e conservare, oltre alla fattura, la documentazione che attesti dove la moneta è stata acquistata (basta la specifica del catalogo se da un'asta oppure stampare la schermata con l'immagine della moneta e il nome del venditore, se acquistata via internet). Con queste premesse non ci sono problemi a conservare qui in Italia una collezione numismatica. Alcuni problemi riguardano invece le monete greche emesse in Italia e Sicilia, come anche le romane repubblicane (e in misura minore le imperiali) se uno vuole venderle all'estero. Al momento esiste una forte attenzione da parte delle autorità italiane verso queste categorie di monete, non solo per i noti scavi clandestini in Italia che hanno riguardato queste monete, ma anche perché facilmente scatta il meccanismo dell'"interesse culturale", specialmente se una moneta greca è importante o molto rara (anche se con regolare provenienza, ossia con un pedigree). Se questa moneta è stata regolarmente acquistata non subentra alcuna confisca o denuncia, ma facilmente può subire il diniego di esportazione e successiva notifica....... Credo che quest'ultimo aspetto debba essere ancora bene chiarito, ma esiste il solito problema che è più difficile dimostrare che quella determinata moneta greca esiste in una collezione pubblica. Se poi è una moneta greca siceliota ci sarebbero i musei siciliani dei quali però mancano in genere adeguati cataloghi. E qui torniamo al solito discorso dell'emersione del nostro patrimonio nazionale come una priorità.1 punto
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Sono monete che si trovano abbastanza facilmente fino al qFDC, per questo non c'è grossa differenza tra bassa e alta conservazione. Sul nostro catalogo sono citati 6 passaggi in asta (dal 2008 al 2013) di esemplari tra il qFDC e il FDC, venduti tra gli 800 e i 900 Euro diritti compresi. Peraltro i 550 spesi dall'anonimo collezionista che ha comprato l'ultima moneta proposta sono abbastanza esagerati, visto che a mio avviso la moneta non supera il BB, e in questa conservazione la moneta è reperibile senza grosse difficoltà ad almeno 100 Euro in meno.1 punto
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Io ne ho una vecchia edizione in volumetti verdi dell'editore Corbaccio. Me l'autograferesti Theodore? ;)1 punto
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Sicuramente si tratta di un aspetto che va chiarito a fondo, anche in funzione del luogo e periodo storico. Ad esempio molto spesso si usava il sistema cosiddetto "acrofonico", che significa che i simboli per indicare le cifre provengono dalla prima lettera del nome del numero, così che il simbolo è nato da un'abbreviazione della parola che viene utilizzata per quel numero. Questo sistema nacque grosso modo già intorno al primo millennio a.C. Sotto riporto un esempio per i numeri 5, 10, 100, 1000, 10000: Naturalmente c'era il problema di come rappresentare numeri alti e relative combinazioni. Normalmente si ricorreva ai cosiddetti simboli compositi, spesso fatti partire da 5. Ecco un esempio: A complicare il quadro c'è da considerare che non esisteva una uniformità fra i vari Stati greci per indicare uno stesso numero superiore alla decina. Così per il numero 50 potevano esistere queste combinazioni: Per i Greci il sistema numerico non era formato da numeri astratti come intendiamo oggi. Oggi il numero 2 viene applicato a tutte le raccolte di due oggetti e 2 è pensato come una proprietà astratta che hanno in comune tutte le siffatte raccolte di due oggetti. Invece i Greci avevano un concetto un pò diverso in quanto i numeri venivano usati in forme leggermente diverse a seconda di cosa a cui si riferiva il numero. Nel nostro caso dobbiamo immaginare a come pensavano i Greci per quanto riguarda le somme di denaro. L'unità di base del denaro era la dracma, con i suoi vari multipli e frazioni. Posso sbagliarmi, ma questo sistema di valuta monetaria non era basato sul sistema decimale, anche se in genere il sistema numerico aveva 10 come base e 5 come base secondaria. Per rimanere nel sistema acrofonico la somma di denaro veniva formata in maniera additiva, come si può evincere dal seguente esempio, per indicare la cifra di 5.678 dracme (considerando la seconda tabella sopra riportata): dove l'ultimo particolare simbolo delle unità indicherebbe le dracme (come ho notato in un bronzo siceliota con un particolare graffito, che ho già pubblicato in un numero della rivista "Monete Antiche"). Però esisteva anche un altro sistema di numeri greci, il cosiddetto sistema "alfabetico" o "colto", dove i numeri sono determinati dando valori alle lettere dell'alfabeto, mutuando dall'uso che ne facevano i Fenici. Nell'alfabeto greco classico ci sono 24 lettere, a cui vanno aggiunte altre tre lettere più antiche, che sono poi cadute in disuso (digamma, koppa e san). In questa maniera la prima lettera, alfa, indicava il numero 1 e così via. Ecco la tabella per indicare i primi 9 numeri (segnalando che qui il numero 6 è indicato dalla lettera digamma, poi obsoleta): Per indicare le decine: e le centinaia (dove 900 è indicato da una lettera obsoleta, san). Un semplice esempio per vedere come i Greci scrivevano con questo sistema il numero 269 alfabetico (che era sempre additivo, ossia 200 + 60 + 9): Il problema era che con un siffatto sistema così compatto e senza modifiche i Greci non avevano la possibilità di esprimere numeri maggiori di 999. Per superare questo problema i Greci hanno appunto inventato i simboli compositi. Ad esempio per indicare le migliaia, bastava aggiungere un "iota" pedice o apice per i simboli da 1 a 9, come in questa maniera: E come hanno fatto ad esprimere numeri maggiori di 9.999? In genere ricorrevano al simbolo M sormontato da piccole cifre, che venivano moltiplicate per 10.000. Così ad esempio per scrivere il numero 20.000: e il numero 1.230.000: Questa breve disamina mostra chiaramente la complessità su come deve essere letto correttamente un numero greco. Non si può escludere a priori che nel caso specifico di una moneta, e quindi in uno spazio molto ristretto, l'incisore abbia dovuto usare lettere e anche simboli compositi (spesso confusi con monogrammi) in maniera "implicita", ossia omettendo proprio il moltiplicatore in decine, centinaia, migliaia, ecc. Il pensiero greco era molto più "implicito" del nostro e questo spiega anche il fiorire di tanti simbolismi, alcuni magari intuitivi ma che comunque sono spesso difficlmente compresi dal nostro attuale pensiero "razionalista". Sicuramente il sistema numerico adottato dall'incisore su mandato del responsabile della zecca doveva essere comprensibile ai suoi tempi e sta a noi dover riuscire a decifrarlo in un adeguato contesto. Spero quindi che al momento opportuno e alla conclusione di approfonditi studi si riesca a fornire una giusta chiave di lettura, anche considerando che comunque esiste una certa diversità di approccio nei vari Stati e periodi greci..... In bocca al lupo, De Luca.1 punto
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Più che "scoperto" in questo caso sarebbe forse più corretto scrivere "ipotizzato" :)1 punto
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Complimenti vivissimi a Luca Gianazza per questo primo interessantissimo volume sulla zecca di Milano in età carolingia. Il Portale Numismatico dello Stato sta diventando un sito di eccezionale importanza! http://www.numismaticadellostato.it/pns-pdf/materiali/flip/BdNonline_Materiali_7_2013/index.html1 punto
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