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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/04/13 in tutte le aree
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Lo staff sta cercando un modo non effimero per onorare la memoria di Sergio. Per il momento abbiamo pensato che fosse un atto sentito e doveroso nominare Agrippa Utente Oro: In effetti, ripensandoci a posteriori, credo che nessuno meritasse questo riconoscimento quanto lui, vista anche la traccia importante di affetto e considerazione che ha lasciato qui sul forum. Forse l'unico vero motivo per cui non è stato fatto prima è che questo riconoscimento è stato creato quando purtroppo la sua presenza su Lamoneta si era già molto rarefatta. Abbiamo in mente anche della altre iniziative più a lungo termine, di cui vi daremo ovviamente notizia non appena avremo in mano qualcosa di più concreto.4 punti
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Piccolo excursus extranumismatico su una notizia che ho appena letto (decisamente non recente ma non mi sembra sia mai passata nel forum). In alcune monete della serie Judaea Capta appare una palma: Fonte Acsearch Che sia una palma da datteri penso sia abbastanza pacifico dai frutti. E in effetti la palma da datteri era una risorsa alimentare abbastanza importante del deserto della giudea dove formava un striscia larga una decina di chilometri attorno alle rive del giordano con piante alte anche oltre i 20 metri. Non è quindi inconsueto la scelta di raffigurarla su una moneta. Sebbene le palme da dattero siano tuttora diffusissime (anche in Italia meridionale per altro), questa specifica varietà (la palma della Giudea) era del tutto estinta. Infatti con i vari sconvolgimenti socio politici della zona della palma della giudea si perdono le tracce nei primi secoli dopo Cristo. Ho usato l'imperfetto in quanto è temporaneamente risorta grazie all'..... archeologia! Infatti in uno scavo presso Masada hanno recuperato un recipiente pieno di semi di palma essiccati di circa 2000 anni di età. Nel 2005 (dopo circa 40 anni dal ritrovamento) hanno provato a farne germogliare tre dopo un trattamento a basi di ormoni e fertilizzanti. Con uno di questi l'impresa è riuscita e il risultato è questo: Test genetici hanno in effetti dimostrato che è una variante sconosciuta e geneticamente differente dalle cultivar moderne.3 punti
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Da ignorante: ho sempre visto la monetazione magno greca come una sorta di mini-quadri iper realistici. Ve lo dico sinceramente, né una stella marina, né un polipo né una pianta. La sola resa stilistica del muso del delfino non mi vuole far credere che al centro vi sia un essere vivente. Per me è una stella di quelle che son sempre esistite sulle monete...avvicinata ad un essere marino a causa dei delfini. Per assurdo la vedrei più papabile come "stella polare". Ripeto, non sono né zoologo né cultore delle magno greche...2 punti
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Che bella moneta! Anche se tosata trasmette tutto il fascino dell'epoca. Purtroppo la ribattitura rende difficoltosa la lettura dello stemma, ma credo anch'io che si tratta dello stemma Orsini-Annibaldi come indicato da fra crasellame. Tra l'altro mi pare di vedere anche una rosetta al R/, sopra la palma, che la porterebbe ad essere classificata come Muntoni 43. Visto che dal catalogo non si vede bene, provo ad inserire l'immagine proveniente dal listino n°2 di Numismatica Picena proprio riferito al Muntoni n°43.2 punti
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io, come i miei compagni e amici Piemontesi veniamo a Verona per gli amici, per incontrarvi, scambiare pareri e passare una giornata in allegria. non possiamo rinunciare anche a questo.2 punti
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Ebbene sì, anche gli imperatori invecchiavano. Noi li vediamo sempre lì, impressi in quelle monete, immobili da 2000 anni, eppure, anche loro, così come la Monna Lisa o la Dama con l'Ermellino, invecchiavano. Si potrebbe quasi dire, però, che la tendenza in auge fosse quella della giovinezza eterna, un ritratto che ti portava nell'aldilà nel migliore dei modi, così come per gli egizi, anche per i romani, prima che subentrasse il realismo esasperato nella statuaria, la tendenza era quella di rimanere giovani per sempre. Facciamo qualche piccolo esempio: Augusto Questa è una persona di 90 anni? :) Oh poffarbacco come li portava bene... :D Il suo ritratto è rimasto sostanzialmente invariato nei 41 anni di regno. Claudio Dite che lui possa dimostrare 51 anni? E ho preso uno dei ritratti migliori. Così fu sostanzialmente per tutto l'Alto Impero...ma c'è stata una pecora nera, una di quelle personalità che si è voluta distinguere a tutti i costi, una persona per molto tempo tacciata (dannata), sì, un po' pazzoide, ma chi non lo è? Questa persona è Nerone e riguardo ai suoi 14 anni di Regno possiamo vantare di una discreta gamma di "cambiamenti" fisici, comprensivi anche della maturazione e dell'adolescenza; non dimentichiamo che è morto a soli 31 anni... Ma divertiamoci un po' in questa scorribanda di ritratti. Immortalato per la prima volta sotto Claudio, si può supporre che egli avesse dai 13 ai 16 anni (53 d.C.) La successiva "fotografia", invece, avvenne non appena salì al potere a 17 anni (54 d.C.). Eccolo nei suoi splendidi 18 anni, pronto a prendere la patente!! :good: Intanto le guanciotte si facevano sempre più rotonde... (55 d.C.). L'anno dopo decise di mettersi a dieta e questo portò nel suo aspetto uno sguardo più maturo, sotto quel toro sopra orbitale si nascondono gli occhi che saranno caratteristici del ritratto più conosciuto di Nerone (56 d.C.) I 22-23 anni li passa abbastanza bene. I tratti si aggravano e si nota una maturità nel suo aspetto...sta diventando uomo (59-60 d.C.) Dai 24 ai 25 lo diventa a tutti gli effetti. Naso ben formato, tratti mascellari definiti (61-62 d.C.).1 punto
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Nel frattempo, dal 63 al 64 deve essere andata di moda una nuova pettinatura...e lui, in qualità di imperatore, non si trattenne dal proporla al popolo...la porterà fino alla morte...aveva ora 26-27 anni. ...ed eccolo qua...alla soglia dei 30...è lui, il Nerone che tutti conosciamo, quello che rimarrà nell'immaginario collettivo...colui che consacrò la sua immagine in eterno...(65-66 d.C.) ed infine, in un momento che non doveva essere per niente tranquillo, mentre probabilmente sapeva che di li a poco sarebbe morto, il suo viso si incupì, divenne cattivo, la rabbia di aver fatto finire la dinastia Giulio Claudia...la rabbia di non poter essere morto di vecchiaia come ogni uomo vorrebbe per se (67-68 d.C.). Finisce così la vita di un Imperatore e proprio come negli epiloghi dei film, come nel Titanic, quando si vede la vita di Rose trascorrere fino alla vecchiaia, o come in Armageddon, quando Henri vede la vita di sua figlia prima di far esplodere l'asteroide, anche a noi è stato concesso di veder il passare del tempo dei brevi 14 anni dell'impero di Nerone. Per questo amo le fotografie...i ritratti nello specifico...e dedico questo piccolo excursus a chi si è visto togliere la vita prima del dovuto e a chi come il nostro caro Agrippa ha riempito la sua lunga, ma mai troppo, di bontà e generosità verso il prossimo. Spero vi sia piaciuto questo excursus, vi lascio con una visione completa del tutto. Mirko :) p.s. no, non mi sono dimenticato di Marco Aurelio e dei suoi due o tre ritratti e nemmeno di Caracalla...ma emozionanti come quelli di Nerone, credo che non ce ne siano altri...1 punto
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Ancora qualche luigino, un 1659, data interessante, non contemplata nel CNI e non solo, con un FERDINANDVS II in leggenda e V rovesciata sotto il busto,1 punto
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Prima di pensare di usare il liquido per la pulizia dell' argento bisognerebbe contare fino a 100 e poi ricontare ancora fino a 10, se poi si è collezionisti alle prime armi meglio contare di nuovo un'altra volta... :P A parte scherzi è una pratica da sconsigliare se non si sa cosa si fa e soprattutto su cosa lo si fa: si possono infatti fare gran danni a bellissimi esemplari in cui la patina formata in decenni di tesaurizzazione può essere spazzata via in qualche decina di secondi venendo bollata come semplicemente "sporco"... Saluti Simone1 punto
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ho fatto una piccola ricerca anche io, ma non ne ho trovati dell'anno 1736 per Rennes confermi che dovrebbe trattarsi di questo tipo ?? LOUIS XV "THE WELL-BELOVED" (01/09/1715-10/05/1774) Dixième d'écu dit "aux branches d'olivier" Titolatura diritto : LUD. XV. D. G. FR. ET NAV. REX.. Descrittivo diritto : Buste de Louis XV à gauche, la tête nue, portant un veste brodée avec la croix de l'ordre du Saint-Esprit ; au-dessous (Mm). Traduzione diritto : (Louis XV, par la grâce de Dieu, roi de France et de Navarre). Titolatura rovescio : SIT NOMEN DOMINI - 9 - [bEN]EDICTUM . Descrittivo rovescio : Écu de France ovale couronné, entre deux branches d'olivier ; au-dessous lettre d'atelier. Traduzione rovescio : (Béni soit le nom du Seigneur).1 punto
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ma il ritratto sembra di Vero, ma la legenda non torna troppo lunga, quella di Severo, non mi pare anch'essa troppo corta; il finale CEBCE, è un indizio dell'egitto, anche se non l'ho trovata nel dattari e come legenda non esiste, a me intriga il AVR, che mi farebbe propendere per Marco aurelio se a sx ci fosse antoninoc ce. Se sei daccordo posso postarla sul FAC e vediamo che ne viene fuori, ormai è una questione d'onore, l'unico sarebbe Luigi ( Tacrolimus ), grandissimo esperto, ma purtroppo è molto che non lo vedo nel sito. Roberto1 punto
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Ogni mattina un furbo e un fesso si svegliano.. Se s'incontrano l'affare è fatto :rofl: :rofl: Senza offesa per nessuno, è un detto che ho letto e mi è sembrato pertinente..1 punto
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Credo non sia necessario chiarire che le leggi economiche impongono che in mercato libero vi sia una determinazione del prezzo dettata da chi acquista e chi vende. L'asta è l'unione ideale di questa legge. Ricordo che la stessa placchetta, credo in asta Nomisma, di qualche anno prima, abbia segnato un prezzo superiore a quello di INASTA.1 punto
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ciao Giov, permettimi alcune considerazioni. Non credo che questa discussione sia stata un "dire e non dire". Al primo posto deve esserci l'informazione e il forum è strumento fantastico per questo. Premetto che non ho nessuno interesse nel segnalare le monete "sospette", ma vista la quantità di pezzi che circolano, mi sembra corretto porsi degli interrogativi e cercare di dare delle risposte, soprattutto per chi la materia non la mastica al 100% (e allo stesso tempo sono anche io qua per imparare e approfondire argomenti). Non deve esserci una paranoica paura, ma sai, quando in certe vendite spuntano esemplari chiaramente falsi/sospetti, credo sia obbligo per chi sta in una comunità come la nostra segnalarli. Poi chi vuole tiri le dovute conclusioni. Che Nac, possa avere ritirato la moneta, credo sia la dimostrazione e la serietà della casa d'aste, che tiene a tutelare i propri clienti. Spero vivamente che anche Romanumismatics e Lanz facciano lo stesso per gli altri esemplari posti in vendita e segnalati nelle altre discussioni. L'ho sempre sostenuto e lo sosterrò sempre, che chi ama collezionare la monetazione antica, deve essere preparato. un caro saluto skuby1 punto
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Aggiungiamo: nei cataloghi delle repubblicane c'è. Hanno sbagliato tutti? Imperatoria(o imperatoriale) significa solo emanata in forza dell' imperium posseduto da un comandante militare. È quindi un concetto molto diverso da "imperiale". Erano imperatorie anche le emissioni di Silla, seppur sia stato un restauratore persino reazionario della legalità repubblicana. A rigore giuridico, erano imperatorie anche monete precedenti. Non c'è quindi relazione, storica o numismatica, tra emissioni fondate sull' imperium ed emissioni dell' Impero. É vero che all' epoca di Antonio si erano ormai infranti due tabù della numismatica repubblicana classica: la coniazione dell' oro e, soprattutto, la raffigurazione di persone vive. Ma anche queste modificazioni risalgono a Silla (che emise aurei e, anche se non impresse il proprio ritratto sulle monete, raffigurò se stesso a cavallo). Se queste modificazioni fossero scelte, al posto della riforma augustea, come spartiacque tra monetazione repubblicana e monetazione imperiale, dovremmo anticipare l' Impero, sul piano numismatico, di troppi anni, rispetto al piano giuridico / politico. Che poi le une siamo l'origine storica storica delle altre é vero... Ma allora perché non trattiamo le emissioni di Aliatte nella Sezione degli euro?1 punto
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quelli che possedeno un bolone sotto....di certo,son piu recenti.....per via che la pressionne aumentava con canalizazione moderne..... ....ma quelli altri,senza quel attrezzo di bulonatura....eranno piu anziani,e antici.......il bronzo fuzionato li an datto lettera di nobilezza......... :lol:1 punto
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Buongiorno al forum volevo postare questa medaglia del 50 °anniversario delle x giornate diam.52.20mm. cosa ne pensate?1 punto
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Maroco 5 mazunas 1321 Algeria 5 centimes http://monetemondo.altervista.org/Global%20Coin/africa/algeria-/standard-5-centimes-/algeria-5-centimes-1974.jpg.html Maroco 20 santimat 1987 moneta chinese 1 pound Egitto 1479 1 Shilling 1948 Est Africa ù moneta Chinese le ultime due Egitto con queste foto fai topa confusione meti 2-3 alla volta1 punto
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Beh, ci sono due possibilità. 1. Hai in mano una moneta con ERRORE dell'incisore, che di fatto si è dimenticato una stanghetta (ma in questo caso dovrebbero essercene di più coniate con questo errore. 2. E' una moneta di fantasia, un falso (che sia storico o moderno sarebbe poi da valutare). 3. E' una moneta tutt'ora non conosciuta. Ora che ci penso, una possibilità c'è: Il consolato veniva ricoperto dal 1° Gennaio, quindi, il primo Gennaio del 60, Nerone, in teoria, aveva ancora la TR P VI, visto che la Tribunicia aumentava dal 13 Ottobre. Solo dal 13 Ottobre poteva, quindi, effigiare TRP VI con COS IIII. Nella lista degli Aurei conosciuti solo una moneta ha l'accoppiata TRP VI e COS IIII: http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-NERAUR/10 Quindi, periziala e facci sapere ;) è molto interessante.1 punto
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Guarda che sono belle e interessanti anche così :) è un bell'oggetto. A Trieste "pila" è sinonimo di soldi, "gaver pila" = essere ricchi1 punto
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@@vwgolf pure io stò invecchiando, ma il Metal lo sò ancora usare, ti vengo a trovare molto volentieri. :ph34r: :rofl:1 punto
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18/02/10, INASTA 33, lotto 4738 prezzo base 80 euro realizzo 104 euro (compresi diritti d'asta) Ciao M.1 punto
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Ciao Sanni, complimenti per il Grano, mi sembra superiore alla media. Per il grado di conservazione non saprei perchè per le mie monete pre-700 non li uso e quindi non mi sono mai applicato più di tanto. I gradi convenzionali secondo me sono inutili per queste monetine, io mi limito al superiore-inferiore alla media o nella media.. Gaetano1 punto
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@@gennydbmoney Troppa grazia !! :D A parte gli scherzi, ti ringraziamo per il materiale che hai postato. Io sarò assente per qualche giorno e potrò fare qualche considerazione solamente in seguito. Tengo a precisare, comunque, che personalmente non conosco così a fondo l'argomento e che "in giro" ci sono esperti ben più preparati di quanto lo sia io. Questo per la precisione. Ti anticipo che nelle immagini sono presenti due esemplari molto interessanti e che in base alle loro caratteristiche secondarie sono riconducibili ad un lasso di tempo molto breve, senza ombra di dubbio alcuno. Come ti ha anticipato l'ottimo @@fedafa ci sono anche esemplari francesi. Spero nell'intervento di qualche amico utente e nel frattempo vi saluto A presto1 punto
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Complimenti @@gennydbmoney per la serie dei provisini. In attesa del co-curatore (dovrai pazientare un paio di giorni), posso anticiparti che non sono tutti romani, ma tra essi c'è qualcuno di conio francese, ma attendiamo @@adolfos per conferme o smentite in merito. Sicuramente monete interessanti ed affascinanti, troppo spesso poco considerate.1 punto
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rileggendo la discussione sui grossi ad integrazione rubo a magdi la segnalazione della letteratura su Chiusi ques Grosso Agontano (Repubblica) 1337 g 1.14/1.34 R, Junior Day William L'agontano di Chiusi L'AGONTANO, una moneta d'argento per l'Italia Medievale (atti del convegno del11-12 Ottobre 2001) Centro Stampa regione Umbria Perugia 2003 Betti - Montagano - Sozzi - Villoresi Grossi da 6 e da 20 Denari di Arezzo, Firenze, Massa Marittima, Siena e Volterra in un documento orvietano del 1318 RIN CV SNI Como 20041 punto
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ciao a tutti,questo 3 cavalli di Ferdinando IV° presenta al dritto la ribattitura della parola REX...1 punto
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@ Rex Siciliae: a me non sembra uno Spahr 62 (Travaini 193), ma proprio un Travaini 248, per intenderci, il tipo con la "Vergine orante" e scritta cufica a forma di croce, come indicato nella didascalia della foto. La Travaini attribuisce questo follaro a Messina, mentre Ruotolo lo assegna a Bari, insieme al tipo con San Nicola ed ai tre tipi con San Demetrio. Basandomi sul numero di apparizioni nelle aste degli ultimi anni direi che il follaro "Vergine orante" è più comune del tipo con busto di Cristo e data in cifre, sebbene sembra che la letteratura dia il primo come Molto Raro e il secondo al massimo come Non Comune. Sono comunque monete difficili da trovare in alta conservazione, e secondo me hanno il loro fascino anche se consunte. Un saluto! Paolo1 punto
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Ciao...non sono un'appassionato di questa monetazione, però cercando informazioni per darti un'aiuto ho trovato uno studio su questa moneta..........spero possa interessarti. http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1932d.pdf Un saluto Pietro1 punto
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comunque, leggendo le varie risposte, devo dire che, gli utenti del forum, hanno davvero una pazienza biblica con chi gli fa domande cretine.........1 punto
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Tutti i miei preziosi comprese le monete romane, li ho ingoiati avvolti in ovuli di cellophane.........devo ammettere che ho trovato difficolta` con il rolex......................1 punto
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BB+ - qSPL :rofl: :bash: :bash: :bash: Ma dai...... forse siete troppo giovani, ma monete così uscivano dai rotolini, certo è che dalla zecca non uscivano FDC, ma dire BB+ il D/ di questa moneta........ riporto solo per dovere di cronaca la definizione di BB riportata dal Gigante: La circolazione ha attenuato i rilievi maggiori ma la moneta, salvo per qualche particolare minore, è perfettamente leggibile, ed intera. Può avere colpi sul bordo non deturpanti" saluti TIBERIVS1 punto
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Sarò ubriaco di Ypocras... ma mi sembra di vedere nell'armetta in basso a sinistra una rosetta ed il tutto mi sembra assomigliare al grosso dei senatori Orsini-N-Annibaldi. A giudicare dalla foto del catalogo la tosatura mi sembra "affare corrente". Queste monete mi piacciono da matti... prima o poi... Fonte Cataloghi Online http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-SENRMH/11 punto
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Lo Spahr inizia cosi':::: BARI e CAPUA emisero una moneta di rame sotto Ruggero Re. Non ti sarai confuso nel titolo d'intestazione di zecca!!!????? :mellow: :mellow: Resetta tutto......! :) Dalle foto in basso a sinistra e'citata Messina.....! ;) ............ecc.ecc.......Travaini 248........RR.....(e cosi'descritto) :) :) Da fonte Spahr"le monete Siciliane dai Bizantini a CArlo d'Angio' " :(invece!!!!) :D Ruggero II gia' (sottolineato)Re di Sicilia nel 1130 fino al 1154....... 3.Emissioni col titolo reale,anteriori al 1140...al numero 62 a pagina 152 tav.XIX cosi descritta': FRAZIONE DI FOLLARO(battuta a Messina nel 1138) D:/ Quattro righe di leggenda cufica entro un cerchio perlinato: Per ordine/di Re Ruggero il magnifico / forte dell'aiuto di Dio / 533 (in cifre arabe) R:/Busto del Redentore entro le sigle IC - XC (ambi due con stanghette sopra " -" ) Spinelli V/28;lagumina 31;Sambon"Normanni",20;Rep.887. Moneta comune Ae d.13/15 mm -----gr.0,80-1,42 Ed infine: "Di tutta la monetazione araba e' l'unica moneta che porta la data in cifre arabe"(sottolineato tre volte) :D ;) Spero di aver fatto cosa gradita e di non aver dimenticato nulla :D !!!!! :D Qualunque commento e'gradito!! ;) .......ci sono persone che conoscono queste monete.......... Dopo qualche altra conferma...un curatore si occupera'del titolo di emissione sbagliato! :D Ringrazio! Saluti1 punto
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Ciao è una Pubblica da 3 Tornesi di Carlo di Borbone per il Regno di Napoli.. L'anno della tua dovrebbe essere o 1756 o 1757, riesci a capirlo tu con la moneta in mano? Se dovesse essere del '56 è rara mentre se si trattasse di un '57 sarebbe un R3 purtroppo però la conservazione è molto bassa.. Ti posto il link del catalogo on-line a questa moneta http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CB/5 Spero di esserti stato utile :) Gaetano1 punto
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Il segno di valore XVI compare qui per la prima volta. Plinio (XXXIII, 45) mette in relazione la ritariffazione a 16 assi alla riduzione onciale, specificando che non si applicò ai soldati (nel senso, probabilmente, che lo stipendium rimase invariato) e la data alla dittatura di Q. Fabio Massimo. La datazione è ritenuta erronea e viene attribuita (grazie a un frammento mutilo di Festo) al fatto che fu disposta con una Lex Flaminia minus solvendi, che Plinio potrebbe aver ricondotto al console caduto sul Trasimeno. I numismatici concordano sul ritenere che la ritariffazione sia avvenuta nel II secolo: Grueber tra il 150 e il 140, Campana nel 147 (quando Roma combatteva contemporaneamente su tre fronti, in Africa contro Cartagine, in Hispania contro i Celtiberi e i Lusitani e in Macedonia contro Andrisco), Thomsen nel 145, Crawford nel 141, Buttrey nel intorno al 130. La ritariffazione non portò immediatamente alla scomparsa del segno di valore X; la sigla XVI apparve in sole cinque emissioni (RRC 224, 225, 226, 227 e 228) e, quindi, ebbe probabilmente scarso successo. In seguito fu riproposto il segno X, in alternanza con * e solo alla fine del II secolo il segno di valore tese a sparire, fino alla sua totale scomparsa nei primi anni del I secolo.1 punto
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Un altro aspetto interessante di queste monete è che sono tutte "controfirmate" da un funzionario, nella sua veste di monetario. E' una finzione: Bruto e Cassio tenevano a comunicare un'apparenza di normalità, a far apparire il loro regime come un normale esercizio di vita politica repubblicana, anziché una situazione di emergenza militare. Gli aurei sono controfirmati da un legato, Marco Aquino; il denario invece, così come altre monete che seguono, da un personaggio più interessante, Lentulo "Spinther". Spinther era stato il nome di un attore di teatro particolarmente apprezzato a Roma; era poi divenuto il soprannome (agnomen) di un importante uomo politico, per il solo fatto che assomigliava all'attore. Il primo Spinther fu Publio Cornelio Lentulo, figlio di Publio e nipote di Lucio, questore nel 74, edile nel 63, pretore nel 60 e proconsole in Spagna. È ripetutamente citato nel De Bello Civili come aderente al partito di Pompeo; dopo la disfatta di Farsalo scappò a Rodi, ove fu catturato e giustiziato su odine di Cesare. Correva l’anno 48. Fu autore di un denario che copiava l'iconografia in uso in Spagna ( http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G214/1 ). Uno Spinther fu console nel 57. E uno Spinther fu augure, nominato probabilmente con le elezioni del 57. L’augure era presente in Asia e coniò le monete di Cassio; per questo rappresentano i simboli dell’augurato. Secondo Sear il pretore del 60, il console del 57 e l’augure/monetario sono tutti la stessa persona, Publio. Per accettare questa teoria, tuttavia, dovremmo ammettere che le fonti errano, là dove affermano che egli fu ucciso subito dopo la disfatta di Farsalo. Secondo Riccio, Belloni, Crawford e Alteri, il console del 57 fu anche l’augure e - quindi - il monetario di Cassio, ma non si trattava di Publio, bensì di suo figlio Lucio. Questa interpretazione si basa su un passo del De Bello Civili: " ... questa medesima cosa era accaduta a Rodi a L. Lentulo, che l'anno precedente era stato console, all'ex console P. Lentulo e ad alcuni altri ... "; quindi c’erano stati due Lentuli consoli, un Lucio e un Publio. Anche Lucio combattè contro cesare durante nel bellum civile, in cui perdette il padre; riparò ad Alessandria e fu perdonato da Cesare ma, morto lui, seguì i congiurati; dopo Filippi fu fatto uccidere dai cesariani. Infine, secondo Babelon e Grueber il console del 57 sarebbe stato Publio pretore del 60, mentre l’augure - nonchè monetario di Cassio - sarebbe stato un altro suo figlio, pure lui di nome Publio. Sarebbe nato nel 74 e nel 57, appena presa la toga virilis, durante il consolato di suo padre, sarebbe stato eletto nel collegio degli auguri. Gli si attribuisce una biografia analoga a quella di Lucio; sembra che sia sopravvissuto alla battaglia di Filippi, ma in seguito non se ne hanno altre notizie1 punto
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Gentile mfalier, ti posto anche un immagine dimensioni: 8,17 mm. peso: 0,17. Preferirei che la moneta fosse visionata dal vivo. :) Grazie.1 punto
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SIcuramente è stata una scelta difficile, perche da collezionista e appassionato posso dire di essere legato a tutte le monete che possiedo, anche quelle che non hanno valore commerciale o doppioni e quindi posso capire che cedere certe monete sia davvero difficile. Non parliamo poi del fatto che tali monete anno anche un valore storico legato alla mia terra e quindi sicuramente io avrei avuto molta difficoltà a separarmi da tali monete, ma comunque la moneta che hai ricevuto in cambio è davvero uno splendido esemplare che rappresenta di per se la splendida storia della Sardegna, non conoscita da molti ma sicuramente affascinante.1 punto
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succede... anche con gli umani... vabbe, se ti viene la malinconia puoi sempre consolarti quardando le foto. hai fatto le foto vero, prima di cederle?1 punto
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Be'..., un ottimo sondaggio per capire quali sono i posti più probabili dove la gente tiene la roba... Nel caso si decidesse di cambiare mestiere! :rofl:1 punto
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10) Spink 28-03-12, Magnus collection n.78 D3 - R3 (in questo esemplare oltre ad avere un diverso conio di D/, sembrerebbe che siano intervenuti nuovamente sul conio di R/, mantenendo lo stile generale, con i soliti musi dei delfini decisamente poco naturali, ma andando ad allungare le pinne dorsali e le pinne codali). Concludendo, appare chiaro che il problema relativo alle falsificazioni riguarda anche monete da poche centinaia di euro, serve molta attenzione!!! ciao skuby1 punto
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Ipotesi di destinazione Secondo Plinio (N. H., 33, 46) il vittoriato sarebbe stato introdotto come mercis loco, ossia argento a peso, nell'Illirico. La teoria estrapolata dagli scritti di Plinio attualmente tende ad essere screditata; si ritiene infatti che l'associazione con i territori dell'Illirico sia scaturita da un'analogia ponderale con i nominali circolanti in quelle aree, come accade colla comparazione alle dracme padane. Plinio però scrisse la sua opera due secoli dopo l'entrata in circolazione del vittoriato e la sua associazione non appare molto credibile o comunque non verificabile. Patrick Marchetti, studioso belga, ritiene che il vittoriato sia un nominale destinato ad un differente canale di emissione. I Romani lo avrebbero utilizzato, almeno nel corso della guerra annibalica, per pagare gli auxilia. Le truppe straniere infatti ricevevano una paga inferiore rispetto a quella dei legionari e sempre secondo lo studioso belga ad un ausiliario spettava la paga di un vittoriato per 4 giorni di servizio, mentre ad un legionario un denario per il medesimo periodo. Il vittoriato rappresenterebbe dunque "una frode" perpetrata dallo Stato nei confronti degli ausiliari, ma si trattava di una truffa poco evidente in quanto apparentemente questi soldati percepivano lo stesso numero di monete di un legionario. Questa particolare ipotesi risulta incerta principalmente perché si ritiene che gli auxilia, in quel periodo, percepissero la paga direttamente dai governi di origine ma, al tempo stesso, fornisce una verosimile spiegazione sul perché questo nominale fu coniato. Sempre a sostegno di questa ipotesi vi è la corrispondenza tra le aree di circolazione del vittoriato e quelle costituenti il teatro bellico frequentato da queste truppe ed i territori di reclutamento. Un peso e una riduzione ponderale analoghi a quelli del vittoriato si rinvenirebbero nelle dracme dell'Illiria: inizialmente pari a 3 scrupoli sia ad Apollonia che a Dyrrachio, si sarebbero inoltre svalutate, nella prima città, a 2,92 grammi. Su questa base, Thomsen ha ipotizzato che il vittoriato fosse stato dapprima coniato nelle zecche del centro-sud Italia approssimativamente in contemporanea all'introduzione del denario, al fine di disporre di una moneta che, in vista della campagna illirica contro il regno macedone (alleato di Cartagine), rispondesse a una metrica ponderale compatibile con quella dei Paesi in cui si sarebbero svolte le operazioni belliche. Sulla base dei dati di circolazione, F. Barello (Archeologia della moneta. Produzione e utilizzo nell'antichità, Roma 2006, pp. 197-198) propende per l'ipotesi che il vittoriato fosse destinato a fare da aggancio con il sistema monetale dei Celti stanziati nella pianura padana, che utilizzavano, nella seconda metà del III secolo, una dracma al di sotto dei 3 grammi di peso. In questo senso è estremamente significativo il contenuto dell'arbitrato romano (117) tra gli abitanti di Genova (Genuates) e i Viturii Ligurenses (tribù ligure dell'interno), che impose a questi ultimi un tributo annuo di 400 nummi vittoriati, conservato sulla tavola bronzea detta "di Polcevera" (CIL I, 199)[1]. Considerato il basso contenuto d'argento del vittoriato, l'imposizione riportata sulla tavoletta di Polcevera potrebbe essere vista come un tentativo di risparmio di risorse: imponendo il pagamento in nummi vittoriati veniva utilizzata una moneta probabilmente più familiare ai diretti interessati ed al tempo stesso le risorse di argento dell'area di influsso romano venivano in certa misura preservate; quel nominale "povero" avrebbe poi circolato in quelle zone a tutto vantaggio del politicamente sempre più pesante denario di Roma. Per Coarelli (Argentum signatum, 2013) il vittoriato deve essere leggermente precedente al denario (come Thomsen ha dimostrato) e deve quindi incastrarsi fra la fine dell’emissione del quadrigato e la riforma denariale, quindi nell’anno dal 261 al 215. Riduzioni ponderali Mommsen, per primo, evidenziò l'esistenza di due differenti standard di peso per il vittoriato: 3 scrupoli (circa 3,41 g), il primo; 2 e 4/7 di scrupolo (circa 2,92 g), il secondo, con ogni evidenza più recente. Dalle fonti tradizionali sappiamo che nel 217, dopo l'inizio della Seconda Guerra Punica, la lex Flaminia ridusse il peso del denario da 4 a 3 e 3/7 scrupoli (portandolo a g 3,9); si ritiene che la prima riduzione del vittoriato, pari appunto a 1/7 di peso, sia contemporanea, per mantenere invariato il rapporto di 3/4 tra le due monete. Una successiva riduzione subì verso il 104 in seguito alla lex Clodia che ne fissava il peso a g 1,95 rendendolo quindi pari a mezzo denario e portandolo, di fatto, a ricostituire il quinario romano che aveva cessato di esistere colla riforma monetaria del 217. Vittoriati e dracme padane Mommsen (Histoire de la monnaie romaine, Tomo II, Parigi 1870, pag. 99) per primo ha supposto un'influenza ponderale del vittoriato sulla dracma padana. Osserva Pautasso (La monetazione preromana dell'Italia settentrionale, 1966) che la dracma padana, nata sotto l'influenza commerciale di Massalia, perde ben presto ogni relazione con la di originaria ispirazione; può quindi porsi il quesito se il diverso andamento ponderale della monetazione cisalpina possa essere stato determinato dall'influenza del vittoriato, coniato sul piede della dracma focese e destinato al commercio con le regioni adriatiche e ioniche, l'Italia meridionale, la Spagna, la Liguria e la stessa Massalia. I ripostigli forniscono indicazioni contrastanti. Sono pochi i casi di ritrovamenti congiunti di dracme padane e vittoriati e questo farebbe dubitare di un rapporto di coesistenza fra le due monetazioni e di una equivalenza ponderale, finalizzata a semplificare gli scambi. Tuttavia sono ancor più rari, forse inesistenti, i ritrovamenti delle dracme padane con quelle di Massalia, onde si può escludere che fosse Massilia il riferimento ponderale per i popoli padani. Su queste basi, alcuni studiosi escludono una connessione ponderale fra le due monetazioni: i ripostigli attesterebbero un afflusso graduale dele monete romane nelle regioni cisalpine, parallalelo alla crescente influenza commerciale di Roma, per cui la scarsità dei vittoriati (e, soprattutto, dei ritrovamenti congiunti con le dracme padane) dimostrerebbero una loro scarsa penetrazione, imputabile ala fatto che sarebbero arrivati solamente con la fondazione delle colonie, quando ormai erano una moneta in declino. Inoltre, le dracme padane non presenterebbero alcuna riduzione ponderale parallela a quella subita dal vittoriato con la lex Clodia (g 1,95), in un’epoca in cui ormai erano più intensi gli scambi col mondo romano, e ciò attesterbbe una totale mancanza di collegamento ponderale. G. Gorini, invece, ritiene che le monete celtiche del Nord Italia si siano sempre progressivamente adattate al peso del vittoriato e alle sue riduzioni (da 3,41 a 2,92 g e infine a 1,95 g). Infatti, dacendo riferimento alla classificazione del Pautasso, si osserva che i tipi da 1 a 3 (localizzati in area ligure-pedemontana) hanno peso medio di poco superiore a 3 g e possono quindi essere associati ai primi vittoriati (fine III secolo a.C.); presentano inoltre un’escursione ponderale da 3,5 a 2,7 g che potrebbe essere letta in chiave diacronica e giustificarsi con un progressivo adattamento alla prima riduzione ponderale dei vittoriati. I tipi successivi attestano una progressiva diminuzione di peso, anche in questo caso interpretabile come adattamento alla seconda riduzione ponderale del vittoriato: 2,8-2,7 g per il n. 4 (nord-est della Liguria); 2,6 g per il n. 5 (associato ai Salluvi, localizzati nel Ticinese oppure nel sud della Francia); 2,3 g per il n. 6 (Cenomani, tra Brescia e Verona) e il n. 7 (Insubri); 2,25-2,2 g per i n. 9 e 10 (con alfabeto leponzio o nord etrusco). Per il tipo n. 12 (con alfabeto leponzio) è stato ipotizzato uno standard ponderale di 2 g ma, in realtà, queste monete hanno quasi sempre peso inferiore e potrebbero quindi essere allineate ai vittoriati di 1,95 g, di cui peraltro condividono la datazione alla fine del II secolo a.C. Infine, i tipi da 13 a 30 sono quelli presenti nel tesoretto di Serra Riccò, spesso intepretati come mezze dracme od oboli; presentano tuttavia peso da 1,75 a 0,6 g e potrebbero quindi attestare un adattamento agli ultimi vittoriati e ai quinari del I secolo a.C. Zecche militari I vittoriati con simboli e lettere sembrerebbero emessi nell’Italia meridionale: alcuni simboli sembrano infatti adeguarsi a simboli già utilizzati su monete greche (ad esempio, il pentagrammacompare su bronzi di Teanum e su monete puniche del Bruttium) e se ne registra una maggior presenza nei ripostigli[2], rispetto ai vittoriati senza simboli. Il fenomeno potrebbe spiegarsi con la presenza di zecche ausiliarie, forse anche itineranti con l’esercito, operanti in loco per evitare il pericolo di spostamenti di denaro in un territorio altamente insicuro: infatti i vittoriati con simboli, mediamente più leggeri dei vittoriati senza simboli e quindi attribuibili ad anni successivi al 217, sarebbero stati emessi in concomitanza con l’occupazione cartaginese. Anche l’iconografia ne confermerebbe la natura di monetazione militare di guerra, assolvendo a una funzione di messaggio ideologico grazie all’associazione tra la protezione del dio supremo e la vittoria militare. Per altro verso, si registrano rinvenimenti di vittoriati con simboli in Hispania, lungo la direttrice della campagna di conquista finalizzata a tagliare i rifornimenti ad Annibale (in questa regione sarebbe stato emesso il vittoriato con legenda Roma in incuso, considerato tuittavia il più antico e quindi anteriore alla campagna degli Scipioni, e l’unico doppio vittoriato conosciuto). Campana propone di attribuire a zecca ispanica le coniazioni con pentagramma e con bastone (Cr. 105/1 e 106/1). [1] Lastra bronzea su cui è incisa un'iscrizione in lingua latina, che riporta una sentenza emessa dal Senato romano nel 117 in merito ad una vertenza di confini tra i Genuates e i Veiturii-Langenses, due tribù liguri. Fu rinvenuta nel 1506 nel greto del torrente Pernecco a Pedemonte di Serra Riccò da un contadino del luogo, Agostino Pedemonte, mentre era intento a dissodare un pezzo di terreno. La tavola arrivò quindi nelle mani del governo della Repubblica di Genova che ne permise lo studio e la traduzione. Attualmente è custodita nel Museo di archeologia ligure presso la villa Pallavicini di Genova Pegli. La vertenza tra i Genuates e i Veiturii-Langenses riguardava i confini tra alcuni terreni pubblici e terreni privati ed aveva raggiunto momenti di elevata tensione. Essendo il territorio oggetto del dissidio particolarmente delicato perché attraversato dalla via Postumia, i consoli e il Senato, decisero di intervenire direttamente inviando in loco i due magistrati citati nel testo, Quinto e Marco Minucio Rufo, i quali, dopo un'adeguata ispezione del territorio tornarono a Roma ed emisero la sentenza che fu resa esecutiva dal Senato il 13 dicembre dell'anno 637 di Roma (117). Detta sentenza venne incisa su alcune lastre di bronzo, di cui una sola venne ritrovata. [2] Sono però assenti dai ripostigli dell’Italia meridionale (compreso quello di Caltrano, ove sono presenti quasi tutti i tipi di vittoriati con simboli) il vittoriato con crescente (Cr. 57/1) e quello con pentagramma (Cr. 105/1, presente invece nei ripostigli di Pisa e di Fano).1 punto
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