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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/21/13 in tutte le aree

  1. Facciamo l'esempio delle Mute, monete da nominali 20 soldi (= 1 lira) emesse dal Regno di Sardegna alla fine del '700. Dopo il 1815 in Piemonte erano tariffate a 8 soldi (=40 cent.), che corrispondeva al valore di fino contenuto, ma intorno al 1840 i pezzi che circolavano (dopo 45 anni) erano talmente consunti che vennero quasi per intero ritirati, anche perché ormai la gente li rifiutava. Ci furono quindi incettatori che li pagavano, a peso, sui 35-36 cent.: portarono le Mute a Reggio e Modena e furono tariffate agli originari 40 centesimi, con guadagni milionari. E qua circolarono ancora una ventina d'anni, in che condizioni è facile immaginare. Altra «invasione» nel 1858: lo Stato Pontificio ridusse il titolo dei 5-10-20 baiocchi da 900 a 800, aumentandone però il peso, ma non in misura proporzionale, bensì riducendo il fino di circa il 7%. Per alcuni mesi venne invece fatto credere (al popolo minuto) che i nuovi baiocchi valevano come i vecchi, e la tariffa ufficiale si adeguò dopo un certo lasso di tempo. Anche in questo periodo alcuni speculatori guadagnarono milioni. Inspiegabilmente Francesco IV (†1846) non ebbe nemmeno in progetto di coniare moneta. Suo figlio Francesco V invece si rese conto di questa necessità sempre più impellente di coniare moneta buona che, come scopa salutare, spazzasse via la pietosa circolazione monetaria del periodo. Un primo progetto risale al 1848, ma i noti avvenimenti lo fecero scendere dalla scala delle priorità. Verso il 1855 si decise di fare seriamente, ma ci si rese conto che i macchinari della zecca di Modena avevano - i più recenti - oltre 70 anni e andavano interamente sostituiti con spesa non indifferente, oltre all'assunzione del personale di Zecca. Si prese contatto allora con la zecca di Milano, ma questa era impegnata a preparare coni e macchinari per la nuova riforma monetaria decisa dall'Austria; ci si rivolse allora a Bologna, allo Stato Pontificio, e il Voigt (incisore per Pio IX) preparò i coni. Si scelse un sistema analogo all'austriaco, sia per affinità politica che per motivi economici, essendo il Lombardo-Veneto la piazza con la quale gli scambi erano maggiori. Quindi monometallismo argenteo, monete da 5, 2, 1 lira da 25, 10 e 5 grammi di argento 900, monete da 50, 20, 10 cent. in mistura e monete da 5, 2, 1 cent. in rame. Era prevista la coniazione di due monete d'oro da 8 e 4 grammi (Ducato e Doppio Ducato), ma senza indicazione di valore e che avrebbero corso al prezzo corrente dell'oro. Finalmente tutto era pronto e il 19 febbraio 1859 il Duca firmò il decreto che autorizzava la coniazione e stabiliva le caratteristiche. Un mese dopo cominciavano però i preparativi per quella che sarebbe stata la II Guerra d'Indipendenza, e ancora una volta le priorità furono altre. L'11 giugno il Duca abbandonava il Ducato.
    4 punti
  2. Si applico' nel Ducato una curiosa variante della legge di Gresham: in linea di massima la moneta cattiva scacciò la buona, quindi scomparirono in breve le monete d'argento di Napoleone dalle 2 lire in giu' (rimasero scudi e marenghi, ma che non erano utilizzati per pagamenti minuti), ma nemmeno ebbero successo le monete di puro rame, coniate da Stati limitrofi (Milano e Bologna/Roma): ci fu un'indigestione delle monete di biglione, delle quali era assai difficile dare una valutazione precisa, specie da logore, e che si prestavano quindi ad "invasioni" ad opera di speculatori che le incettavano negli Stati di origine, dove erano ormai neglette, e le portavano nella piazza di Modena e Reggio dove c'era "fame" di circolante in quanto la zecca era ferma dai tempi di Ercole III. Non si poteva invece speculare sul rame, in quanto la circolazione era fiduciaria, e nessuno - per tali monete - avrebbe pagato più del nominale. Circolavano anche monete d'argento, ma non piu' spendibili negli Stati di origine perche' consunte oltre la tolleranza, forate o tosate, anche qua tendendo ad avvicinarsi ad una valore nominale che non possedevano più. Gia' a partire dal 1840 si cominciò a parlare di "lira abusiva", che valeva il 12% in meno della "Lira italiana", detta "tariffale", ed era in sostanza il disaggio di cambio per il fatto che le monete in cui si esprimeva erano monete "sottopeso". Si innescarono contenziosi a non finire perché chi si era indebitato in tariffale voleva pagare in abusivo, e questa confusione nocque soprattutto ai commercianti che ricevevano pagamenti in abusivo (con monete logore e dal titolo basso) e dovevano invece pagare i grossisti in tariffale e con monete buone. La cosa si trascino' anche dopo l'Unita' d'Italia, fino al 1862.
    3 punti
  3. ciao a tutti.... sono stato un po' assente dal forum per problemi vari... ora voglio rimediare... e come posso fare se non GASARMI un pochino con questi 2 ritrovamenti nell'ultimo periodo? Per quanto riguarda il 10 cent ringrazio molto mia sorella che ha brillantemente controllato... GRAZIE E GRANDE.... Taglio: 1 € Nazione: MONACO Anno: 2001 Tiratura: 971.100 Condizione: BB Città: Pinasca (TO) Taglio: 10 cent Nazione: MONACO Anno: 2003 Tiratura: 100.800 Condizione: BB Città: Pinasca (TO)
    3 punti
  4. 32° Raduno Numismatico di Torino + Mostra sui Falsi Come ogni anno anche per il 2013 è previsto il consueto raduno numismatico a Torino. Quest'anno, oltre all'area destinata alla parte commerciale, ci sarà una sezione dedicata all'aspetto culturale dove verrà allestita una piccola esposizione. L'argomento sarà: "la falsificazione delle monete dall'antichità ai tempi moderni: gli aspetti economici e tecnologici, l'inganno delle patine, gli strumenti per contrastare il fenomeno." Tra sabato 23 e domenica 24 marzo saranno presentati alcuni di esemplari che testimoniano la falsificazione dai tempi antichi ai tempi moderni mentre, durante la mattina del Sabato 23, sarà proposto un interessante ciclo di conferenze sull'argomento. ________________________________________________________________________________ Ciclo Conferenze - Di seguito riporto i temi trattati ed i nomi dei relatori (Sala Marconi): "Archime-De: esempi di applicazione per identificare suberati ed analizzare la svalutazione del denario nell'era repubblicana" – Ing. Pierluigi De Bernardi Archime-De e' un dispositivo di semplice e veloce utilizzo per misurare il peso specifico delle monete. Tramite il peso specifico si puo' ricavare la purezza delle leghe in metallo prezioso (oro, argento, elettro). Si mostrera' il dispositivo ed il principio di funzionamento. Quinti si analizzera' in particolare la sua applicazione alla monetazione argentea romana repubblicana, per lo studio della svalutazione durante gli anni della guerra sociale e per identificare i denari suberati. “Lo studio e l'analisi visiva delle monete per individuare, anche attraverso le immagini, i possibili falsi.” – LaMoneta.it e Ass. Culturale Phalantos Grazie alle nuove tecnologie la produzione dei falsi ha raggiunto dei livelli molto allarmanti mettendo molto spesso in seria difficoltà anche i massimi esperti del settore. Contemporaneamente però anche le contromisure si sono evolute e, ancora una volta grazie ad internet, è possibile oggi smascherare molti tra i falsi più insidiosi. “Il delitto della falsa moneta nel mondo antico, medievale e moderno: delle pene e dei castighi” – prof. Fiorenzo Catalli La falsificazione nasce contemporaneamente con la moneta; nei secoli gli uomini hanno tentato di difendersi dal fenomeno così come i falsificatori hanno sempre cercato di migliorare la tecnica della falsificazione per poter continuare ad ingannare i primi. In tutto questo, come hanno agito i governi e come si sono difesi? Il Professore F. Catalli, attuale direttore della Sezione Numismatica del Museo Archeologico di Firenze, passerà in rassegna le principali contromisure repressive della frode monetaria dall’età romana repubblica a tutta la fase medievale e parzialmente moderna. I falsi, tra letteratura e realtà – dott. Filippo Fornari Filippo Fornari è collezionista e autore del recente thriller a sfondo numismatico ”La Signora degli Inferi”, incentrato sulle indagini, condotte dai carabinieri del Reparto TPC, su una serie di omicidi legati a un presunto traffico di false monete greche. Nel suo intervento racconta come la realtà, in tema di contraffazioni e di mercato numismatico, gareggi con la fantasia nel dare luogo a vicende che nulla hanno da invidiare alla trama di un libro giallo "La crisi economica e i beni rifugio" - prof. Roberto Panizza. Ieri come oggi, l’argomento sulla bocca di tutti è certamente quello della crisi che colpisce le economie in ogni parte del mondo. Questo cambiamento improvviso viene visto generalmente come una situazione di emergenza ed è proprio in questo contesto che si inserisce il “bene di rifugio”. Panizza è docente di Economia Internazionale presso l’Università di Torino. Filippo Fornari e De Bernardi siederanno poi all'esterno al banco LaMoneta dove potranno incontrare i lettori (il primo) e collezionisti/curiosi/studiosi il secondo. _______________________________________________________________________________ Iniziativa "Ricordati di ME": Durante i due giorni di convegno sarà inoltre proposta una nuova iniziativa che speriamo possa sensibilizzare e in qualche modo contribuire a migliorare il problema della documentazione valida per il "lecito acquisto delle monete". L'iniziativa si chiamerà "Ricordati di ME", ed è concepita per andare ad arricchire la documentazione che il commerciante fornisce insieme alla moneta per attestarne la lecita provenienza/autenticità, fornendo per ciascuna moneta acquistata in quella sede un promemoria di acquisto. Tale iniziativa dovrebbe favorire la vendita (ma anche lo scambio tra privati) trasparente delle monete durante il convegno; l'acquirente dovrebbe avere una tutela maggiore ritrovandosi per le mani un documento di tracciabilità dell'acquisto mentre il commerciante dovrebbe in questo modo attrarre a se un maggior numero di acquirenti. L'iniziativa e la fornitura del "promemoria" su carta è gratuita. Per avere maggiori dettagli sull'iniziativa inserisco di seguito un modulo di esempio e la spiegazione dell'iniziativa in dettaglio: Presentazione Ricordati di ME.pdf CA0001es.pdf Tutti i commercianti che parteciperanno al convegno e intendono aderire possono contattarmi via MP Sono graditi pareri e consigli sull'iniziativa naturalmente!! ______________________________________________________________________________ Altre iniziative: Durante il Sabato 23 Marzo sarà presente come ospite il famoso disegnatore Francesco Corni (www.francescocorni.com) che presenterà il suo ultimo capolavoro "ATLANTE CISALPINO LE CITTA’ ROMANE DEL NORD ITALIA" interamente disegnato ed illustrato dall'autore. (per gli utenti di LaMoneta è previsto uno sconto sul prezzo di copertina). _______________________________________________________________________________ INFO: Sabato 23 marzo: apertura del convegno alle ore 9.00 per il pubblico, orario continuato fino alle ore 18.00; Domenica 24 marzo: apertura del convegno alle ore 9.00, chiusura alle ore 14.00. Organizzazione Sezione Commerciale: Associazione numismatica taurinense, C.so V.Emanuele II, 65 (TO) tel. 011.5621930 fax 011.544856 Organizzazione Sezione Culturale: Ass. Culturale Phalantos e LaMoneta.it (contattare centurioneamico) DOVE SI TROVA: -‎Indirizzo: Jolly Hotel Ambasciatori Corso Vittorio Emanuele II, 104 10121 Torino (TO) - Per ulteriori informazioni sull'Hotel visita il sito: www.jollyhotels.it
    2 punti
  5. Salve a tutti! Ho una richiesta particolare. Sto allestendo il mio studio e vorrei porre sulle pareti 5 gigantografie di 5 giganti della numismatica. Theodor Mommsen; Ernst Justus Haeberlin; Lorenzina Cesano; Laura Breglia; Attilio Stazio, uno dei miei Maestri. Purtroppo sono riuscito, stranamente, a trovare immagini solo del primo e dell'ultimo. Degli altri niente. Qualcuno ha qualche suggerimento di come e dove reperirle? Vi ringrazio. Vincenzo.
    2 punti
  6. buongiorno a tutti... :) ..un altra medaglia di 90mm........buon bronzo....!! :)
    2 punti
  7. .... :blush: :blush: .... non penso che tra i doveri vi sia quello di incensare anche i carciofini!!! :rofl: :rofl: :rofl: :rofl:
    2 punti
  8. Stavo quasi per darti un punto Daniele, a questo punto però mi tiro indietro :blum: ,però proseguo e butto li' il prossimo punto che tratterà della risposta dei pisani che ovviamente non avevano digerito quanto successo e questo sarà.... FIRENZE ( RIFREDI ), 1363 Lasciamo parlare subito una cronaca senese che poi citerò : "feciero loro sforzo quanto poterono e chavalchorono in sultereno dè Fiorentini, sempre ardendo e bruciando in fine alle porti di Fiorenza. E quando furo gionti è Pisani chò la giente presso a Florenza a mezo miglio, è Pisani s'achanporo, e ine stetteno tre dì. E mentre ch'è Pisani vi steteno a chanpo, vi fecero chorire tre pali presso alle porti di Fiorenza. E' l primo palio fu quello a chavallo : e'l sichondo fu quello a piedi e 'l terzo quello che chorseno le putane e meritrici. E chorsi che furo si baterono la moneta in sulle porti, choniata d'un Aquila cho 'l Leone ( simbolo i marcoro le porti chò la dei Guelfi ) sotto a' piedi e furo fiorini e grossi chò l'Aquila cho 'l Leone sotto i piedi. Poi fatto questo fecero enchontra alle porti di Fiorenza un paio di forche e si v'inpicharo suso tre asini per magio dispetto. E ancho inazi che si partisero, molti Pisani feciero la loro arte presso la porta di Fiorenza. E poi inazi che si partisero si marcoro le porti chò la 'npronta, che avevano batuta la moneta, ch'era un'aquila chor uno leone sotto è piedi. E poi quando ebeno fatti molti marchi nella detta porta si partirono è Pisani chò loro esrcito e tornoro a Pisa ". Il luogo esatto dell'evento è identificato dal Villani a Rifredi, siamo nel 1363, a nord-ovest di Firenze e il Villani aggiunge scherzosamente e per maggior oltraggio che i tre somari ricevettero il nome di tre cittadini fiorentini. Giuseppe Ruggero nel 1907 pubblica un tipo appartenente al Re d'Italia, ora a Roma al Museo Nazionale, sostiene che l'aquila ha sotto di sè un animale, che però non sembra in realtà essere un leone. L'emissione di Rifredi dovrebbe essere la moneta pisana con l'aquila coronata con un leone sotto, nei dubbi di tale coniazione aggiungiamo però che il Grierson sostiene comunque : " sembra più probabile che tali monete siano state effettivamente battute, ma non siano state ancora ritrovate ". Ci ritornero' anche dicendo quello che è scritto sul CNI, lasciandovi a questi dubbi passo alla Bibliografia. BIBLIOGRAFIA : Cronaca Senese, ed. A.Lisini e F. Iacometti, nella nuova edizione di Muratori, Rer. Ital. Script., XVI, VI, Bologna, 1931-33,158 Croniche, XI, 63, ed. Trieste, II, 392 G. Ruggero, Monete battute in campo dai Fiorentini e dai Pisani, in RIN XX, 1907,403-406 CNI XI, 345, n.1, tav. XXII,5
    2 punti
  9. E' meglio che la tieni nel caso dovessi andare in Thailandia, oppure usala per il carrello del supermercato, rifilarla a qualcuno per un 2 euro non è la cosa più corretta............ Con me ci provano almeno 50 volte ogni estate a rifilarmi delle patacche così, mi accorgo pure di quando uno lo vuol fare apposta, non sono belle figure, sono cose che ti dicono quanto valga una persona.......2 euro
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  10. Conoscendo Vincenzo direi proprio di no :D
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  11. Mi fa piacere che si sia ripresa questa interessante discussione. Queste coniazioni per dispetto sono molto interessanti perchè dimostrano il "potere della moneta" e quale onta doveva essere all'epoca subire una coniazione del genere nel proprio territorio. Vorrei aggiungere due righe su Riglione ed il grosso con la volpe tratte dall'articolo a firma di Tino Marra (che se non erro era lo pseudonimo del compianto MarioTraina) e pubblicato su Cronaca Filatelica n°78 (settembre 1983) "Una volpe rovesciata ma dal pelo prezioso", poi ripubblicato in "Dieci anni di Monete" del Traina. Oltre ad analizzare alcuni passaggi (e ottimi realizzi) del grosso in questione, il Marra/Traina analizza la volpe, particolare che contraddistingue questa coniazione. Cito testualmente: "Perchè la volpe rovesciata? A sciogliere il mistero, dopo tante chiacchiere e supposizioni, anche le più stravaganti, fu nientedimeno che padre Dante, il grande Alighieri. Il quale nel canto XIV del Purgatorio canta o, meglio, fa cantare a Guido del Duca, descrivendo il corso dell'Arno:< Le volpi sì piene di frode / che non temono ingegno che le occùpi>. Dove il riferimento ai pisani appare scontato. Infatti proprio la volpe era il simbolo di Pisa così come l'aquila era il simbolo dell'Impero. Proprio come la volpe i pisani erano noti ed arcinoti per la loro astuzia e la loro sveltezza". L'articolo segue poi con la vendetta dei pisani e la coniazione a Rifredi del fiorino pisano... ma qui mi fermo non anticipando nulla, in attesa che si parli anche di quest'altra zecca. Aggiungo l'ingrandimento del particolare del grosso da cui spero si possa vedere la volpe che si trova tra le gambe del santo (l'immagine è tratta dall'articolo sopra citato).
    2 punti
  12. ... mi sembra strano che la paga fosse di 4 reali al giorno.... mi risulta che in quel periodo prendessero di meno, almeno nei conti in lire piemontesi... scrivo ciò che srive Romeo in "Vive le Roy de Sardaigne, regiment d'ordonnance national piemont 1793/1800" , una pubblicazione che parla appunto del Reggimento Piemonte.... "... Il soldato riceveva 18 soldi giornalieri, pagati in contanti, in tre rate (decadi): esattamente il primo, l'undicesimo ed il ventunesimo giorno del mese. Con questa cifra il soldato doveva provvedere al vitto ed a eventuali extra come tabacco,vino ed altri beni superflui. Lo statocontribuiva corrispondendo a sua volta : letto,legna per riscaldarsi ed una razione di pane pari a circa 700/800 gr giornalieri...." sempre da quella fonte trascrivo il prezzo di alcuni oggetti di uso comune... pane soldi 3 denari 4 per libbra (3etti e 1/2 circa) vino soldi 8 per pinta (1,36 litri circa) uova soldi 1 denari 2 cadauno lardo soldi 8 la libbra sale soldi 4 la libbra farina frumento soldi 2 denari 6 la libbra farina di meliga soldi 1 la libbra Olio soldi 7 denari 6 per oncia (circa 30 gr) ... questo è un esempio di cosa costavano le cose allora....
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  13. Concordo con Francesco... E la prova del nove la faccio io con un altro riferimento di passaggio d'asta dal noto sito, sempre in merito ad un 50 cent. "leoni" 1925 liscio, slabbato MS66, che mi aggiudicai per 125€... Ognuno ha un proprio metro di giudizio (e di spesa), che possa essere giusto o sbagliato, poi è un altro paio di maniche, ma metteteci i fattori emozionali a cui faceva riferimenti il buon @@vwgolf, e di probabile (in)esperienza. Un saluto a tutti
    2 punti
  14. inizio a postare le monete di side in un thread unico 1) AE13 3secolo BC athena e melograno ? 2) AE18 Nerone , athena che avanza a sinistra 3) Ae20 Adrianao , athena che avanza a sinistra 4) Ae33 Philipp II , athena con albero d olivo come al solito considerazioni storiche valutazioni valore dell epoca son benvenute dopo posto il resto
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  15. Salve a tutti, volevo mostrarvi l' ultima arrivata in collezione ; i fondi sono lucidi, quasi come se fossero a specchio, le foto la penalizzano. Che ne pensate? :)
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  16. Giorni fà sono venuto in possesso di questa bellissima medaglia coniata a Milano dalla Johnson, essa misura mm. 34,5 x 28,5 (suddette dimensioni riguardano il solo tondello, escluso l'appiccagnolo), da alcune ricerche risulta che Francesco Saverio Maria Bianchi era nominato l'Apostolo di Napoli, vissuto a cavallo tra il '700 e l'800, insegnò all'università di Napoli dal 1778, fu anche confessore del re Carlo Emanuele IV di Savoia e della moglie Maria Clotilde. Personaggio dal grande carisma e rispettabilissimo, venne beatificato da leone XIII nel 1893, volevo chiedere a voi esperti se la medaglia potrebbe essere stata coniata nel 1893 per suddetto avvenimento, confermate? Volevo inoltre chiedervi se avete un riferimento all'opera di Rodolfo Martini e se una simile era presente nella collezione Tam, sapete dirmi anche se rara? Grazie mille ed anticipatamente a chiunque vorrà rispondermi. Ultimamente mi sto dedicando alle medaglie devozionali dell'Italia Meridionale, questa in allegato venne coniata a Milano negli stabilimenti Johnson ma il santo effigiato è napoletanissimo, quindi la tengo ....... :angel: . Di seguito la biografia tratta da Wikipedia. "Francesco Saverio Maria Bianchi, detto l'Apostolo di Napoli (Arpino, 2 dicembre 1743 – Napoli, 31 gennaio 1815), è stato un sacerdote italiano dell'ordine dei Chierici Regolari di San Paolo, direttore spirituale di numerosi illustri personaggi del suo tempo: papa Pio XII lo ha proclamato santo nel 1951. BiografiaNato ad Arpino nel 1743, venne educato nel locale "Collegio dei Santi Carlo e Filippo" dei padri Barnabiti. Intraprese gli studi giuridici a Napoli ma, vinta la resistenza dei genitori, volle farsi sacerdote e nel 1762 entrò nell’Ordine dei Barnabiti. Fece il suo Noviziato a Zagarolo, nel Collegio annesso alla Chiesa della SS.ma Annunziata, professando i voti il 27 dicembre 1763. Proseguì gli studia a Macerata, poi a Roma e infine a Napoli, dove fu ordinato sacerdote nel 1767. Insegnò nel Collegio di Arpino per circa due anni e fu poi inviato al "Collegio San Carlo" di Napoli, dove insegnò filosofia e matematica. La sua vasta cultura gli permise di ricoprire incarichi via via più importanti. Dal 1778 venne chiamato ad insegnare nell'Università di Napoli e l'anno seguente divenne socio della Reale Accademia di Scienze e Lettere. L'intensa attività nell'ambito culturale non gli impedì però di vivere in sintonia con la sua vocazione religiosa. Continuò sempre a svolgere importanti incarichi nella sua Congregazione e a farsi promotore di opere di carità, tanto da essere molto stimato nella capitale partenopea. Con il trascorrere degli anni la sua vocazione si orientò verso il misticismo. I suoi biografi fanno iniziare questo periodo a partire dalla Pentecoste del 1800, quando si trovò in estasi davanti al Santissimo Sacramento. La sua fama di santità crebbe anche per la coraggiosa sopportazione di un male misterioso alle gambe che lo costrinse su una poltrona negli ultimi tredici anni di vita. Fu confessore di Carlo Emanuele IV di Savoia, di sua moglie Maria Clotilde e di numerosi cardinali e vescovi. Da lui traggono consigli spirituali santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe e tanti altri. La sua fama lo portò ad essere chiamato "santo" e "Apostolo di Napoli" mentre era ancora in vita e si disse che un suo gesto di benedizione avesse fermato la lava del Vesuvio durante le eruzioni di 1804 e 1805. Negli ultimi tre anni il suo male si aggravò, le sue gambe si riempirono di piaghe fino ad impedirgli ogni movimento. Morì il 31 gennaio 1815. Papa Leone XIII lo beatificò il 22 gennaio 1893 e papa Pio XII lo canonizzò il 21 ottobre 1951. Le sue spoglie sono conservate nella chiesa di Santa Maria di Caravaggio a Napoli. Memoria liturgica il 31 gennaio.""
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  17. l etiopia e` l unico paese della regione che e` cattolico da sempre in realta` anche in egitto ci sono i copti ma sono la minoranza per me son pendenti , forse 1800-1900
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  18. Non ho detto di no ; se il regolamento prevederà che i finalisti potranno postare altre immagini, non mancherò :)
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  19. Si Beppe, week-end decisamente numismatico da segnarsi sul calendario. Era giusto festeggiare in un qualche modo, cultura, numismatica ma anche momento conviviale. Abbiamo cercato di unire più ingredienti che possano interessare, due mostre importanti a Milano in contemporanea entrambe a Palazzo Reale, Il Vero e il Falso, nella versione allestita per Milano e Costantino 313 d.c. che ha una grossa valenza storica, ma anche numismatica per i pezzi prestigiosi esposti, ben 252. Ci accompagneranno nella visita degli utenti del forum e del Cordusio che cercheranno di spiegarci gli aspetti rilevanti e i pezzi esposti. Quindi numismatica e monete esposte finalmente anche a Milano, ma non solo, sarà l'occassione per chi conosce il Cordusio di ritornarci e rivedere il mercato e le sue monete e per chi non lo conosce finalmente di poterlo vedere per la prima volta. Pensavamo per chi lo volesse, di fare uno spuntino veloce insieme, magari vedremo anche al momento, comunque nei paraggi di Palazzo Reale. Abbiamo pensato poi a chi interverrà di dare dei ricordi utili e simpatici a tutti per memoria dell'evento. Un momento di condivisione, di conoscenza, con il mercato del Cordusio sempre in primo piano e la fortuna di due eventi significativi e importanti in contemporanea a Milano, vi aspettiamo allora Cordusiani e in particolare non Cordusiani, è una giornata aperta a tutti, anche a nostri amici, conoscenti, familiari, una giornata di festa per tutti, Mario
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  20. 1 punto
  21. credo anch'io che interrompere la frequentazione del forum da un giorno all'altro sia una faccenda seria, per te che ci sei dall'inizio ma anche per me che (purtroppo) ho iniziato da poco sarebbe dura, è un' abitudine ormai, credo che sia come provare a smettere di fumare............ prima o poi ci ricaschi, credo e spero che per Alessandro sia la stessa cosa, per quanto gravi possano essere i motivi che lo hanno portato a questa decisione sono convinto che lo rivedremo ancora, anzi, un motivo in più per distrarsi dalle preoccupazioni che mi auguro per lui non siano così gravi. Scommetto che tra qualche settimana lo rivedremo........ con tutte le monete arretrate da postare........ probabile lavoraccio per chi deve aggiornare il file........ ciao
    1 punto
  22. Prendila con le molle... Sembrerebbe un 3 cagliaresi per Filippo III coniato a Cagliari, ma non trovo corrispondenza con la legenda (o con quello che si vede della legenda). Non vorrei si trattasse di uno dei falsi d'epoca di questa moneta...
    1 punto
  23. La metto io, così facciamo prima, credo le carichi dal cellulare, il formato è strano. Ciao, Giò
    1 punto
  24. Posto gli ultimi ritrovamenti.... Taglio: 2€ Nazione: Spagna Anno: 2005 Tiratura: 3.947.077 Condizioni: BB Città: Conegliano (TV) Taglio: 2€ Nazione: Austria Anno: 2004 Tiratura: 2.500.000 Condizioni: BB Città: Conegliano (TV) Taglio: 2€ cc Nazione: Slovenia Anno: 2011 Tiratura: 971.000 Condizioni: BB Città: Conegliano (TV) Taglio: 50 cent Nazione: Vaticano Anno: 2010 Tiratura: 2.190.704 Condizioni: SPL Città: Conegliano (TV) Taglio: 50 cent Nazione: Vaticano Anno: 2012 Tiratura: 1.604.690 Condizioni: qFDC Città: Conegliano (TV) Taglio: 50 cent Nazione: Irlanda Anno: 2008 Tiratura: 1.122.371 Condizioni: SPL Città: Conegliano (TV) Taglio: 10 cent Nazione: Lussemburgo Anno: 2007 Tiratura: 5.000.000 Condizioni: SPL Città: Conegliano (TV) Taglio: 5 cent Nazione: Grecia - F Anno: 2002 Tiratura: 90.000.000 Condizioni: BB Città: Conegliano (TV)
    1 punto
  25. Mi dispiace moltissimo, sei un punto di riferimento qui sul forum e soprattutto il cercatore di euro per eccellenza. Spero che potrai tornare ogni tanto a trovarci.
    1 punto
  26. poi se devi sempre rispondere così in modo polemico a chi ti da una mano (anche magari in tono scherzoso) poi a lungo andare troverai poche persone disposte ad aiutarti
    1 punto
  27. In appendice al summenzionato articolo vi è un'appendice (senza firma ma del Traina) che riguarda il simbolo di zecca (catene) presente su questo grosso. A voi i commenti.
    1 punto
  28. @@tartachiara Ciao anche secondo me è una slittata di conio @@BiondoFlavio82 Riguardo agli errori/varianti ognuno è libero di NON dargli importanza ma è un dato OGGETTIVO(scusate il maiuscolo, non riesco a metterlo in grassetto) che negli ultimi 5 anni queste Varianti un plusvalore l'hanno eccome, e guardacaso nelle ultime aste pubbliche vi è sempre qualche esemplare, e spesso proveniente da VECCHIE aste, aste nelle quali, sicuramente non era stato acquisito per piu del valore del fino..... Fate Vobis A proposito, l'esemplare 1882 su precedente 1881, lotto 1230 asta negrini 37, è andato invenduto o ha trovato una nuova collezione?? grazie Sergio
    1 punto
  29. ci sono degli autobus che si fermano vicino all'ente fiera, li è zona industrale e la fermata c'è, lavoravo a pochi metri dalle fiere http://www.tempi.piacenza.it/trasporto_pubblico/orari/invernale/OnginaInvernale2012_2013.pdf questa è la linea che si ferma come scritta sull'autobus devi cercare quello che indica Casteldardo o busseto linea E56 dalla stazione per andare all'ente fiera pag 65 http://www.tempi.piacenza.it/trasporto_pubblico/orari/invernale/guidaseta2012-2013.pdf
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  30. A mio avviso si tratta di un campione di una medaglia e il numero di serie al retro lo conferma. Negli ultimi dieci anni sono apparsi sul mercato molti magazzini e rimanenze di storiche fabbriche di medaglie. Ho visto lotti di lamierini, prove di conio, medaglie da patinare, solo dritti o solo rovesci. Se prende ad esempio l'opuscolo del cmapionario della Nelli di firenze che ha coniato fino alla seconda guerra mondiale troverà diverse medaglie come la sua, generiche con in alto nella pagina la dicitura 'medaglie premio'. saluti
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  31. Salve, è possibile creare un catalogo online di banconote italiane come esiste gia per le monete? Maurizio.
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  32. Da quanto posso vedere dalle immagini la classificazione non è corretta; si tratta infatti di un Muntoni 62 e non Muntoni 66.- La differenza essenziale è nel segno di zecca. La tua moneta riporta, come giustamente segnalato, il segno di Antonio Migliori e quindi è un Muntoni 62, mentre la versione molto più rara è il Muntoni 66 che riporta il segno di zecca di Paolo Sinibaldi. Puoi vedere la schede della moneta qui. Per me è una piccola variante del CNI 10.
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  33. Penso che sia giusto - Side - Pamphilia Gordiano- / Athena con ulivo
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  34. interessante notizia: "Operazione trasparenza, i risultati saranno pubblicati online" http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/01/19/Getty-verifica-collezioni-antichita-_8103776.html ciao skuby
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  35. Premesso che andrebbe visto dal vivo, dritto compreso, sebbene era conosciuta la tecnica della fusione multipla, non credo sia questo il caso. Per preparare una doppia matrice (una per il dritto e una per il rovescio) dovevano essere impiegate n monete differenti. Questo perché per poter creare 2 matrici esattamente sovrapponibili occorreva preparare contemporaneamente tutte le impronte. Sul trittico in questione limpronta è la medesima e non si vede traccia di sovrapposizione delle matrici. È insolito ma sembrerebbero coniate... Non escluderei che si possa trattare di una tecnica adottata da una zecca militare itinerante per una mera questione di praticità come avveniva durante l'impero per i sesterzi di barra. É possibile che il trasporto di barre pronte per essere coniate risultasse in qualche modo più comodo o più sicuro rispetto al trasporto di un forziere contenente tondelli già coniati, o semplicemente l'uso della barra rendeva più rapido il processo di coniazione. L'asse della discussione é autentico, come già scritto da molti, le linee di congiunzione delle matrici usate per preparare il tondello sono piuttosto comuni sugli assi repubblicani.
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  36. Salve Non ho trovato il topo in questo 'serraglio' e così provvedo con una mia mia dramma di Alessandro Magno.. Macedonian Kingdom, Alexander III AR Drachm (4,31 g). Lampsakos mint, struck 310-301 BC. Head of Herakles right, wearing lion's skin headdress / ALEXANDROU, Zeus seated left, holding eagle and sceptre; mouse in left field. Price 1427 - Müller 654. apollonia
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  37. Pensala come vuoi, ma , visto che il tuo punto di vista l'hai già espresso in più interventi , sinceramente io preferirei che non continui a ripetere i tuoi ragionamenti . io rimango esterrefatto di quello che scrivi ma io preferisco scrivere e leggere argomenti inerenti alla numismatica.
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  38. Credo che questa sia la piú interessante tra le coniazioni per dispetto toscane: abbiamo cronache affidabili, documenti d'epoca, conosciamo bene la storia e, soprattutto, ci é pervenuta la moneta! Come Mario ha giustamente scritto, non si é certi se la volpe rovesciata rappresenti la sconfitta dei Pisani, oppure rappresenti Farnese; potrebbe anche darsi che la volpe rovesciata sia diventata simbolo di Farnese a partire dalla vittoria con i pisani, e quindi che stesse a rappresentare la morte delle "volpi pisane" e, al contempo, il condottiero Pietro Farnese che le aveva sconfitte. Mi risulta che questa moneta sia passata in asta piú volte nell'ultimo secolo, ma non ricordo in quale. Trovo molto interessante il fatto che esistano documenti sull'ordinazione di conî; se qualcuno ha il Bernocchi (@@ghezzi60 dovrebbe averlo) , potrebbe copiarci la citazione che si trova nel vol. I , tratta direttamente dal fiorinaio. Ciao, Magdi
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  39. Buona domenca. Grazie allo staff nella persona di @@incuso questo é il link alla calcolatrice, quando finirá il concorso migliorerò l'aspetto grafico nel frattempo se volete che io inserisca nuove voci, sarò lieto di farlo.
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  40. Di quale file stiamo parlando di preciso?
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  41. Ciao Marco proverò a risponderti, ma per sicurezza chiamo il causa il Maestro (alias @@francesco77) nel caso dicessi castronerie. Di certo i rilievi più alti sono quelli a partire prima, e quelli da te elencati sono tra i punti più critici (in particolare ci metterei la freschezza dei gigli ed i bordi dello stemma principale prima ancora dei petali della corona). Però farei una premessa, un po larga... se non hai/avete voglia di leggere è meglio che terminate qua per evitare di annoiarvi :D Partiamo dalla tipologia, che come ben sappiamo presenta diverse problematiche da conio, che rendono ciascuna moneta differente d'altra... Tanto per fare un esempio, potremmo trovare schiacciature di conio su una moneta non circolata (esempio lampante che mi viene in mente, è il classico boccolo della parrucca di Ferdinando IV sulle piastre pre-800... dove a momenti è più facile azzeccare un terno che trovare intatto questo benedetto boccolo... Quindi, si deve valutare la moneta nel suo complesso, ed in modo differente dalle decimali del regno. Sicuramente, qualità come brillantezza del metallo, stato dei fondi, "freschezza" dei rilievi sono le prime che possono dare una idea abbastanza precisa dello stato conservativo. Considera poi, che per queste monetine davvero piccole, i problemi di conio si enfatizzano ancora di più in paragone con quelle di diametro maggiore. Tenendo in mente tutta questa sbrodolata di parole, e sempre valutando la foto, nel tuo esemplare io noto: - bella brillantezza del metallo, in particolare i fondi hanno una spiccata lucentezza, gradevole lustro sul ritratto, che da proprio l'impressione di una satinatura molto bella su tutta l'effige. Si nota una perdita di satinatura nella zona dello zigomo/guancia, e del taglio del collo, ma come detto prima, potrebbe essere dovuto a problemi di conio. Solo con una visione diretta, con una buona luce, ed una buona lente si può capire effettivamente la natura di questi particolari, valutare meglio anche il colore ed in particolare se questo sia uniforme sui rilievi oppure tenda a scurirsi nelle zone incriminate. - al R/ si nota un'altrettanta lucentezza dei fondi, con una davvero bella satinatura dei rilievi (che mi danno l'impressione dei cosiddetti "fondi speculari"). Molto bella la satinatura del bordo dello stemma, con i tre gigli. Anche se il giglio a destra sembra un po malconcio, valutando però sia il giglio a sinistra che conserva, dalla foto, una discreta freschezza di metallo, che la corona (in particolare la base di questa), la sensazione che si ha è che la moneta sia in una notevole conservazione. Dall'esame di questi dettagli, a mio parere la moneta è in alta conservazione (infatti per me il giudizio era stato dallo SPL/qFDC in su) con tipici difetti di coniazione (decentratura, schiacciature strappi...). Sperando di aver fatto cosa utile, ti mando un caro saluto, F.
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  42. Certo è che se nelle prossime aste verranno proposti pezzi come questo battuto nella Stack’s Bowers and Ponterio di gennaio a 1.200 USD, il prezzo della stima quando quello di base era 720 USD, sarà dura aggiudicarsi qualcosa alla base o giù di lì. MACEDONIA. Kingdom of Macedon. Alexander III The Great (336-323 B.C). AR Tetradrachm (17.17 gms), Rhodes Mint, ca. 201-190 B.C. Price-2509. Head of Herakles wearing lion's scalp right; Reverse: Zeus seated left holding scepter and extending eagle, rose on "PO" to left, monogram below throne. Well centered on broad planchet. Lustrous. NEARLY MINT STATE. apollonia
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  43. non si vede lo scettro.... :pardon:
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  44. Passando all’ambito numismatico il discorso si fa, come al solito, molto complesso, con ipotesi divergenti non solo sulla cronologia ma anche sulla pertinenza e significato etnico-politico delle due differenti monetazioni, fusa e coniata. La logica suggerisce che la serie monetale fusa nacque per diretto impulso di Roma (secondo un’opinione che oggi è comunque condivisa dalla critica specialistica, specialmente ad opera di Ercolani Cocchi), ma al contempo deve essere ricondotta al novero delle varie iniziative civili promosse dalla comunità latino-italica stanziata sul posto prima della fondazione della colonia. Abbiamo già visto come nel quindicennio che precedette l’ufficiale deduzione di Ariminum il centro si era già dotato di stabili abitazioni e forse anche di officine ceramiche e quindi poteva dotarsi anche delle attrezzature per l’emissione di aes grave: monete fuse ancora anonime ma chiaramente connotate nella loro appartenenza geopolitica, grazie all’effige del Gallo apposta sul diritto e ai simboli marinari dei rovesci, tali da assecondare gli interessi economici dei Romani in questo settore litoraneo dell’ager Gallicus ormai sottomesso. Una riserva che fu avanzata era di tipo cronologico, ipotizzando, come fa il Gorini (e anche il Braccesi), che la serie fusa doveva essere per forza posteriore al 264 a.C., dopo la deduzione della colonia. La loro opinione era che le deboli testimonianze archeologiche connesse alla fase precoloniale facevano pensare che mancasse un vero centro abitato organizzato e quindi ancora privo di un’autorità politica e di una dimensione statale tali da consentire di produrre moneta. In realtà il Gorini stranamente non considera i dati offerti dagli scavi a palazzo Massani, che hanno evidenziato una chiara stratigrafia. I depositi terrosi che si riferiscono al periodo 268-265 a.C. hanno restituito due litre romano-campane (emesse prima del 269-268 a.C.), due bronzetti di Neapolis databili dal 270 a.C. e un teruncius ariminese fuso di 115 g (è interessante osservare che nel vicino Museo di Ravenna sono conservati molti esemplari di bronzo provenienti dalla Campania, soprattutto Neapolis, rivelando frequenti flussi provenienti dall’Italia meridionale ancora in una fase precedente il diretto interessamento romano). Solo strati superiori, che vanno dalla seconda metà del III secolo alla metà del II secolo a.C., senza ulteriore possibilità di ulteriore definizione, hanno restituito monete romane. Le più antiche monete fuse romane trovate a Rimini sono desumibile solo da dati bibliografici sembrano essere della serie pesante di Apollo/Apollo, mentre è attestato il rinvenimento negli scavi sotto le cantine del palazzo Pugliesi di un quadrante della serie Roma/Roma (Cr. 21/4, 269-266 a.C.) abbinato intenzionalmente a un biunx di Ariminum: il contesto, seppure da scavi vecchi (di fine ottocento), è stato inquadrato all’inizio della colonia latina. Il piede ponderale di Ariminum è di circa 380 g e appare in linea con quella di Hatria (fondata nel 289 a.C. !!!) e dei Vestini. Di contro Firmum (colonia fondata nel 264 a.C.) appare seguire un piede diverso, apparentemente la libbra di 272 g e quindi una libbra già più “romana” e forse anche una suddivisione di tipo duodecimale (anche se sono pochi pezzi noti per poter ricostruire con più sicurezza il relativo piede monetale). L’utilizzazione di un simile piede ponderale, a circolazione locale, indica che i Romani si adeguarono alla particolare realtà del territorio, secondo un processo comunque già attestato anche per i fenomeni monetali dell’Italia meridionale. “Si trattava di una moneta ad uso limitato, locale, con prevalente carattere di riserva di valore, strumento di grossi pagamenti, possibilmente in connessione a pagamenti alla truppa, spartizioni di bottino, assegnazioni di capitali, mentre solo i nominali minori rivestirono probabilmente una effettiva funzione di scambio, che ne consentì una più lunga sopravvivenza” (Ercolani Cocchi, 2004). Che significato dare alla testa di Gallo sulle monete fuse? Se ipotizziamo una emissione fatta localmente da genti prevalentemente latine e umbre, su input romano, circa 15 anni prima della deduzione coloniale, vediamo che si era all’indomani della storica battaglia del Sentino e rapida colonizzazione di Hatria (che usò però l’etnico HAT) e tale avamposto, che già iniziava a dotarsi di stabili infrastrutture e abitazioni, utilizzò l’effige del Gallo per “scegliere un emblema in grado di sintetizzare un avvenimento di forte impatto psicologico, sottolineando la forza bellicosa e la pericolosità del nemico sconfitto, suggerendo contemporaneamente l’opportunità, derivante dal perdurare della minaccia, di proseguire l’espansione nell’Italia Settentrionale. Lo stesso genere di messaggio che, sottolineando gli aspetti di ferocia e aggressività del nemico sconfitto, esalta la capacità del vincitore, verrà affidato ai tipi delle emissioni di denari prodotte fra il 48 e il 46 a.C. per ricordare le vittorie di Cesare in Gallia. I tipi del rovescio dei nominali minori, con la loro tematica marittima: delfino, conchiglia, prua di nave, rientrano invece in una tipologia ricorrente anche per i nominali minori di altre serie di aes grave, che doveva ampliarne l’accettabilità, anche in vista della maggiore possibilità di effettiva circolazione, la tematica marittima si rivelava inoltre perfettamente aderente all’area dell’emissione” (Ercolani Cocchi, 2004). L’assenza dell’etnico sulle fuse di Ariminum depone ulteriormente a favore dell’ipotesi che siano un’emissione anteriore alla deduzione della colonia. L’origine del peso di ca. 380 g, come già scritto in precedenti posts, risale forse al V secolo a.C. per la presenza di pesi ponderali in pietra a Marzabotto, ma che appartiene probabilmente a substrati della fase villanoviana, come dimostra la stessa diffusione adriatica. Appare evidente che le unità ponderali, legate allo scambio metallico a peso, tendono a sopravvivere a lungo, anche per questi esemplari che sono fusi sulla base del pieno peso e quindi senza un plus valore. Per rispondere a Vincenzo, appare chiaro che siamo ancora in una fase in cui la moneta romana ancora non si era diffusa ed era ancora allo stadio di “romano-campane” per la parte coniata e di assi librali che, guarda caso arrivavano anche a quasi 400 grammi, anche se la media ponderale appare più bassa, come nel caso della serie Apollo/Apollo (Cr. 18, correttamente attribuita dal Crawford al 275-270 a.C., anno più anno meno…..). Domani affronterò il problema della serie coniata, per certi versi più complesso… (continua)
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  45. Cari membri e amici lamonetiani, passo sulla discussione grazie alla segnalazione di Mirco. Devo farvi i miei complimenti e le mie scuse - innanzitutto per non esserci stata nei momenti più importanti di questo circolo, poi per aver abbandonato questo forum. Sperò però capiate la mia assenza -- sono in un momento pessimo della mia vita, in cui l'essere praticamente stata cacciata dalla mia coinquilina e aver lasciato la casa di Torino in cui stavo per studio è solo l'ultima di una serie di guai lunga più di tre anni e ininterrotta. Non ho più voglia di fare nulla se non occuparmi dei miei familiari e uscire salva da un divorzio potenzialmente molto rischioso.. Spero di vedervi presto, finalmente collezionista, studentessa di Beni culturali a tempo pieno, e soprattutto in pace.
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  46. esatto c e` il diritto di prelazione e lo stato o un ente di diritto pubblico ha la facolta di comprare il pezzo o il ripostiglio al prezzo di mercato cosa che facilita` l emersione dei ritrovamenti questo e` il 7 ritrovamento importante del 2012 che e` avvenuto nell archeologicamente povera inghilterra quanta roba e` stata trovata ed e` emersa in italia ? meditate gente meditate
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  47. Salve a tutti. L'obiettivo di questo post consiste principalmente nell'analizzare, attraverso una emissione repubblicana di particolare rilievo storico, quella venatura di religiosità di stampo arcaico che coinvolse, in modo più o meno omogeneo, tutto il periodo della Repubblica. Si cercherà di attuare quest'analisi attraverso la disamina di alcune fonti, grazie, cioè, ai maggiori Cataloghi di monete repubblicane degli ultimi due secoli e supportati da recenti articoli giornalistici provenienti dal mondo accademico. I denari in questione (FIGG. 1. e 2.) furono coniati da un certo Publius Accoleius Lariscolus, ignoto alle fonti se non fosse, appunto, per queste monete che ne riportano il nome. FIG. 1. Denario di P. Accoleius Lariscolus, prima variante con copricapo. D/ P. ACCOLEIVS LARISCOLVS. Busto drappeggiato di Diana Nemorensis (?) volto a destra, con capo coperto. R/ Anepigrafo. Triplice statua di culto della dea Diana. Dietro, un boschetto di cipressi (?). Riferimenti bibliografici: Babelon Accoleia 1; Sydenham 1148; Crawford 486/1. Datazione: 43 a.C. Zecca: Roma. Nominale: Denario in AR. FIG. 2. Denario di P. Accoleius Lariscolus, seconda variante senza copricapo. D/ P. ACCOLEIVS LARISCOLVS. Busto drappeggiato di Diana Nemorensis (?) volto a destra con capelli raccolti. R/ Anepigrafo. Triplice statua di culto della dea Diana. Dietro, un boschetto di cipressi (?). Riferimenti bibliografici: Babelon Accoleia 1; Sydenham 1148; Crawford 486/1. Datazione: 43 a.C. Zecca: Roma. Nominale: Denario in AR. 1. Un magistrato poco conosciuto. Come prima cosa, cercheremo di fare un po' di luce su questo personaggio e sul suo operato, passando in rassegna alcuni dei più importanti testi. Partendo dal più antico, veniamo a conoscenza che la gens "Accoleja" risulta "nota dalle sole monete". Infatti, la "storia non enuncia questa famiglia, che sarebbe ignorata senza tale monumento, perchè non menzionata nè da scrittori, nè da' marmi." Grazie, poi, ad un paio di ritrovamenti, uno "del ripostino di Puglia, acquistato dal Fontana, e che vuolsi nascosto nel 711, di Roma" e l'altro "di San Bartolomeo descritto dal Cavedoni", sappiamo che le monete che li componevano "non possono essere state impresse da Accolejo Lariscolo, nel proprio triumvirato monetorio, oltre detto anno 711; ma giammai elevarsi fino al 737 (...)". 1 Quindi, stando a quanto riportato dalla prima fonte, la carriera di Lariscolo come magistrato monetario, e la datazione stessa della moneta in questione, sarebbe da circoscrivere in un lasso di tempo compreso tra il 69 a.C. e il 43 a.C. Difatti, analizzando la seconda fonte, veniamo a conoscenza che questo personaggio "fut monètaire suos Jules Cèsar" e che questa tipologia fu datata dal già ricordato Cavedoni "ver l'an 711 (43 avant J. C.)". 2 Per le nostre fonti, fin qui riportate, non si conosce nessun altro documento che riporti anche solo il nome gentilizio di tale famiglia. Dovremo aspettare la terza fonte di riferimento, risalente alla seconda metà del XIX secolo, per poter avere maggiori informazioni riguardo il monetiere Lariscolo: viene ipotizzato, infatti, che tale "P. Accoleius Lariscolus était avec Petillius Capitolinus, un questeur militaire de l'armèe du Sènat, fonction en vertu de laquelle il put faire frapper monnaie." E nella stessa epoca vengono rinvenuti nuovi riscontri che testimoniano l'attività di tale famiglia Accoleia: "Un texte èpigraphique mentionne un certain L. Acculeius Abascantus; un autre texte du temps d'Hadrien, trouvè à Rome, cite un personnage du nom de P. Acculeius Euhemerus." 3 Da queste seppur scarse e frammentarie notizie siamo in grado di cogliere alcuni elementi utili per la definizione del Nostro. La famiglia a cui apparteneva non doveva essere molto grande. Era quasi sicuramente di origine plebea, forse originaria dell'odierna città laziale di Ariccia e, rispetto alle scoperte di fine Ottocento, non sono noti altri personaggi appartenenti a questa gens. I praenomina maggiormente utilizzati, quindi, furono Publius, riportato per ben due volte, e Lucius, meno usato. I cognomina, invece, sono più peculiari: Lariscolus, Abascantus ed Euhemerus furono, forse, cognomi personali che servivano a denotare una particolarità della singola persona a cui appartenevano, dato che non se ne sono riscontrati simili per via ereditaria. Più in particolare, possiamo dire che il Nostro costituisce un caso più unico che raro nell'ambito della gens Accoleia. Infatti, di Publius Accoleius Lariscolus possediamo più notizie rispetto agli altri due. Sappiamo che fu magistrato monetario in epoca cesariana, più precisamente tra il 69 e il 43 a.C., periodo in cui ricoprì anche un incarico militare che gli consentì di battere moneta, come ci suggerisce il Babelon, la nostra terza fonte. In detto periodo è piuttosto normale che un militare di Cesare coni moneta: si veda, ad esempio, il caso di Lucio Roscio Fabato4, molto simile a quello di Lariscolo. Il ruolo ricoperto dal magistrato per conto della Repubblica e del Senato implicava, quindi, quasi obbligatoriamente, una ripresa, tramite la moneta, delle radici più antiche della religiosità romana, in generale, usata anche da Lariscolo per elevare e celebrare se stesso e la propria famiglia di rango plebeo. Passiamo, quindi, a vedere quali sono questi schemi iconografici che la caratterizzano. 2. Il volto dalla misteriosa bellezza al D/. Al D/, come si evince dalle figure sopra riportate, si scorge un profilo femminile su cui molto si è discusso e sulla cui indentificazione gli studiosi non sono ancora concordi. Andiamo per gradi. Il Riccio, la nostra prima fonte, ci informa che "Gli antichi scrittori di numismatica riferivano la testa di essa a Climene madre di Fetonte" 5, la stessa interpretazione è confermata sia dal Cohen6 che dal Babelon7, ma sembra ormai del tutto superata. Già nel corso della prima metà del XIX secolo, infatti, si era arrivati a congetturare "che la testa femminile sia quella di Acca Larenzia, allusiva al nome Accolejo". L'ipotesi, formulata dal Cavedoni e riferita dapprima dal Riccio, verrebbe confermata sia da Grueber8 che dalla ripresa più moderna della Ceci9. "The cognomen Lariscolus seems to have the same origin as Lariscus, and to be associated with the worship of the Lares (...)". Quindi, "The bust on the obverse has been identified as that of Acca Larentia or Laurentia (...)"10 In effetti, il viso che appare al D/ ci sembra quasi mascolino dietro la sua rigida ieraticità. Ma proprio questa immobilità conferisce alla figura un senso di vivo arcaismo e un cenno quasi esplicito del suo ruolo sacro. La sua femminilità viene comunque espressa dall'acconciatura, che nella tipologia di FIG. 2 è mostrata in tutto il suo preciso ordine, evidente, soprattutto, nella formazione del piccolo "diadema" di capelli riccioluti che viene ad affacciarsi sulla fronte. Nel caso del capo coperto, in FIG. 1, il cappello, o la fascia, può essere un ulteriore indice dell'estrazione sociale della donna raffigurata: assieme al vestito che indossa, Acca/Diana tiene raccolti i capelli come una donna dell'antica nobiltà filo-ellenistica o comunque caratterizzata da un'innegabile raffinatezza di costumi e di maniere. Anche il drappeggio che chiude il busto femminile non è un semplice panneggio: le fibulae tonde sulla spalla e le pieghe fitte consentono la sicura attribuzione dell'indumento ad un chitone per donna di stampo greco (FIG. 3.). Il chitone era l'abito standard nella Grecia antica, una tunica di stoffa leggera in unico pezzo. Per le donne riusciva a raggiungere anche una lunghezza di due metri e copriva tutto il corpo, fino alle caviglie. FIG. 3. Particolare di un vaso greco a figure rosse con la raffigurazione di Europa con Zeus sotto le sembianze di un toro. Notare il chitone che indossa la donna sotto l'himation (il mantello) e il particolare allaccio a fibulae sopra le maniche che partono dalle spalle. Lo stesso tipo d'abito è portato dalla nostra Acca/Diana sulla moneta in questione. Tale leggerezza della stoffa del chitone è resa sulla moneta con la magistrale messa in evidenza dei seni della divinità. Questo particolare, ravvisabile in tutti gli esemplari di P. Accoleius Lariscolus, non si concilia con la rappresentazione iconica di Diana, dea vergine per eccellenza, che, di solito, appare con un seno più giovanile e meno evidente di quanto lo sia quello del busto esaminato. Inoltre, mancano del tutto altri attributi esclusivi della dea cacciatrice. La soluzione più ovvia, a questo punto, consiste nell'accostare il busto che si trova al D/ di questo denario alla figura di Acca Larenzia, passaggio già effettuato a partire dal Cavedoni11 e riportato da tutti gli altri studiosi nelle loro opere. Acca Larenzia, nota anche coi nomi di Larunda e Mater Larum, ha insita nel proprio nome la terminologia di "madre" (acca, nel linguaggio indoeuropeo, ha principalmente accezione di madre). Ci sono varie versioni del mito che ha come protagonista tale donna: una di queste vuole che Acca sia stata un'etera di grande fascino. Ebbe come amanti uno dei più famosi semidei dell'antichità, Ercole, e poi il ricchissimo e anziano Etrusco Taruzio che le avrebbe lasciato tutti i suoi averi dopo la sua morte. A questo punto, Acca Larenzia li distribuì al popolo romano, diventandone subito una delle beniamine candidate alla divinizzazione.12 Tralasciamo la leggenda, più famosa, che vuole la donna come la "Lupa" che allattò i Gemelli fondatori di Roma e chiamata così per il suo stile di vita licenzioso.13 Il nome di Accoleius, poi, si presta ad eventuali, e forse forzosi, accostamenti etimologici con il nome stesso di Acca e il cognomen Lariscolus si avvicina ai Lari, cioè ai figli di Acca divinizzati. Inoltre, abbiamo ora notato che tale cognomen può essere sciolto in Laris + colo, due parole latine di grande significato e attinenti tra loro. Infatti, Laris è genitivo di Lar-Laris, cioè "i Lari", e colo è la voce del verbo colo-is-colui-cultum-ere di terza coniugazione che si può rendere con l'italiano "onorare". Quindi, Lariscolus è colui che onora, nell'accezione di "venerare", i Lari (FIG. 4.), cioè i figli della divina Acca Larenzia. In questo modo si spiegano due cose: l'abitudine di autocelebrazione dei magistrati monetali romani di epoca repubblicana, a cui abbiamo già fatto riferimento sopra, e l'attribuzione del brusto al D/ del denario ad Acca Larenzia piuttosto che a Diana Nemorensis. FIG. 4. Affresco pompeiano proveniente da un "lararium" della città. Ai due lati opposti si notano i Lari (dipinti di dimensioni maggiori rispetto agli altri personaggi) nell'atto di versare del vino dai loro peculiari corni. Al centro, una scena di sacrificio con musico e "victimarii". Nella zona inferiore, due serpenti agatodemoni (genii benigni e propiziatorii) affrontati davanti ad un altare. 3. Fiera staticità al R/. Il R/, forse, è di più facile lettura rispetto al D/. Infatti, la maggior parte degli studiosi è evidentemente più concorde sulla sua attribuzione. Il legame tra uomo e natura è stato sempre intenso nell'antichità e particolarmente sentito per la prima romanità. A figure imponenti e resistenti, quali gli alberi, venivano attribuiti gli spiriti delle divinità più arcaiche e misteriose. E la religione romana non fa certo eccezione. Nei dintorni dell'antica città di Roma, tra l'Oppio e il Celio, si trovava un bosco di querce che confinava proprio con le mura cittadine, costruite, secondo la tradizione, sotto il regno di Servio Tullio. "Non sarà fuor di luogo ricordare che quel monte nell'antichità era chiamato Quercetulano (Querquetulanum, nel testo latino), perchè era ricco e fertile di querce (...)".14 Così lo storico romano Publio Cornelio Tacito descrive il luogo e ce lo tramanda tra i suoi scritti, una delle poche testimonianze a noi giunta della denominazione e dell'apparenza del colle Celio. Tra questo colle e l'Esquilino si trovava un tempietto delle Virae Querquetulanae, cioè dedicato alle Ninfe che, secondo la più antica credenza romana, abitavano il bosco di querce del Celio. Queste tradizioni religiose, quasi spiritiche, appartenevano alla più remota credenza romana, quando le divinità erano semplici entità e non avevano neanche un volto, una consistenza.15 Quale attinenza, dunque, tra il bosco di querce, le Virae appena nominate e il denario di P. Accoleius Lariscolus? Afferma molto sinteticamente il Riccio: "Il dottissimo conte Borghesi vi ravvisò (al R/ di questo denario n.d.t.) le Ninfe querquetulane presidi del luco de' Lari, allusivi al proprio cognome Lariscolo." L'opinione del Borghesi è riconosciuta anche dal Cohen16che riporta, senza aggiungere nulla di particolare, ciò che già enunciò Riccio nel suo catalogo: "L'egualmente dotto professor Cavedoni vi ravvisò pel contrario tre ninfe poste a guisa di cariatidi per sostenere quella traversa ornata da arboscelli." Per il Babelon, invece, l'interpretazione del R/ è una via mezzana delle prime due ipotesi: le tre figure rappresentate sono, sì, le Ninfe Querquetulane del Borghesi, ma colte nel momento in cui reggono una trave su cui sono poggiati cinque alberelli di cipresso, come vorrebbe il Cavedoni. Le varie ipotesi degli antichi studiosi non sono di molta utilità, così dobbiamo procedere attingendo con cautela agli elementi che ci sembrano più veritieri. La composizione del R/ di questo denario, ieratica come il D/ nella sua rigida e statica frontalità, è sicuramente legata in modo inscindibile dal D/ di cui abbiamo appena disquisito. Chi riconosce al D/ il busto di Diana Nemorensis, al R/ riconoscerà giocoforza l'assimilazione della dea sotto le tre forme di Diana, Ecate e Selene. La ripartizione tricorpe di Diana così effettuata era venerata a Nemi nel santuario appositamente costruito. Chi crede a questa ricostruzione vede nella mano destra della figura di sinistra un arco, simbolo esplicitamente riferito a Diana. Ma se, in realtà, siamo di fronte ad una rielaborazione delle statue delle antiche Virae Querquetulanae collegate direttamente al culto dei Lari? Anche in questo caso, come abbiamo visto prima, avremmo un coerente aggancio con il busto di D/ raffigurante Acca Larenzia. Il tutto rimanda al nome del magistrato Accoleius Lariscolus e alla sua famiglia. Sembra, infatti, poco probabile che una raffigurazione di una dea, triplice nella sua forma tricorpe, ma unica in generale, possa essere costituita da tre soli singoli personaggi per di più statici. Dato che nella tradizione antica il numero delle Ninfe non è specificato, chi disegnò tale motivo ne scelse tre per il semplice fatto che questo numero aveva una valenza magico-religiosa che ben si confaceva alla tematica della più remota religiosità romana, quella di Acca Larenzia e dei Lari con le loro Ninfe. Lo stesso significato che poi passò nel mondo cristiano. La trave sulle spalle delle tre statue e la base su cui esse poggiano i piedi potrebbero far pensare che realmente le Ninfe qui riportate fossero delle colonne/cariatidi intagliate nel legno di quercia e poste come colonne del tempio delle Virae che presiedevano al culto dei Lari, figli di Acca Larenzia. Quindi, la rappresentazione del R/ di questo denario non sarebbe altro che la stilizzazione del fronte di un antico tempio romano. Notiamo, poi, che le tre figure portano abiti differenti: la prima, quella a sinistra, ha un drappo che dalla spalla sinistra scende trasversalmente fino al lato destro del fianco; le altre due portano abiti uguali e rigidi, con una ripresa della stoffa sotto il petto per creare delle pieghe decorative che scendono dritte verso il basso. Quindi, in base a questo particolare da noi notato, forse per la prima volta, possiamo affermare con una certa sicurezza che le tre figure non costituiscono la Diana tricorpe di Nemi, bensì tre divinità nettamente distinte le une dall'altra, che, insieme non formano un unico corpo come dovrebbero fare nel caso di Diana Nemorensis. In quest'ultimo caso, le tre figure dovrebbero essere tutte uguali. Ultimo particolare che condurrebbe all'identificazione delle tre figure con le suddette Ninfe: i fiori che reggono le statue/colonne alle due estremità non sarebbero altro che il risultato di un'usanza romana secondo cui, due volte all'anno, si provvedeva ad ornare con fiori di vario genere i templi dei Lari e delle loro custodi, le Virae. Tale tradizione, andata perduta gradualmente con l'avvento di nuovi culti, ritornò in auge sotto Augusto. Credo che, almeno per ora, la nostra analisi riguardo questa particolare moneta sia ormai giunta al termine. Prima di concludere, però, vorrei lasciarvi due curiosità sempre restando in tema: FIG. 5. Denario ibrido: Obverse type of Man. Acilius Glabrio, reverse type of P. Accoleius Lariscolus. Denarius, 3.28g. (h). After 43 BC. Obv: Head of Salus right, SΛLVT behind. Rx: Three statues of nymphs standing facing. Cf. Crawford 442/1b (obverse) and 486/1 (reverse). Ex Phillip Davis Collection . Notare che, nonostante lo stile più approssimativo, al R/ sono visibili dei tronchi veri e propri tra gli intercolumni formatisi tra le cariatidi delle Ninfe. Ciò potrebbe avvalorare l'ipotesi che collegherebbe le tre figure al bosco sacro dei Lari sul Celio. Tale particolare, però, è completamente assente nei conii di P. Accoleius Lariscolus: siamo davvero di fronte ad un ibrido? FIG. 6. Particolare del D/ di un denario della tipologia di cui abbiamo finora parlato. Si noti la particolarità nella legenda di LARISCOLVI. ____________________________ 1 Gennaro Riccio, Le monete delle antiche famiglie di Roma fino allo Imperadore Augusto inclusivamente co' suoi zecchieri dette comunemente monete consolari etc. etc. seconda edizione, Napoli 1843. 2 Henry Cohen, Description gènèrale des monnaies de la Rèpublique Romaine communèment appelèes mèdailles consulaires. Paris-Londres, 1857. 3 Ernest Babelon, Description historique et chronologique des monnaies de la Rèpublique Romaine vulgairement appelèes monnaies consulaires. Tome premier. Paris-Londres, 1885. 4 Morto proprio nel 43 a.C., durante la battaglia di Modena, in cui combattè nelle file dell'esercito senatorio contro Marco Antonio, come ipotizzato dal Babelon per il nostro Accoleio Lariscolo, fu questore o legato di Cesare durante la conquista della Gallia e dal 54 a.C. magistrato monetale. Roscio Fabato, quindi, trova moltissimi punti in comune con Accoleius Lariscolus e la sua vicenda potrebbe non essere molto dissimile. 5 G. Riccio, Op. cit., p. 3. 6 H. Cohen, Op. cit., p. 4. 7 E. Babelon, Op. cit., p. 99. 8 H. A. Grueber, Coins of the Roman Republic in the British Museum. Volume I, London 1910. In particolare, vedi la nota numero 1 alla pagina 569. Le varianti di tale denario sono descritte ai numeri compresi tra il 4211 e il 4214 alle pagine 569-570. 9 Francesca Ceci è archeologa presso la Direzione dei Musei Capitolini di Roma e si è occupata spesso di numismatica antica, in particolare romana, e dei risvolti storico-ideologici delle iconografie ivi riportate. In merito al denario che stiamo analizzando, la studiosa si sbilancia a favore della tesi del Grueber, di cui ne ricalca fedelmente i punti principali senza aggiungere nulla di nuovo. Ceci, come il Grueber, crede che il busto appartenga ad Acca Larenzia piuttosto che a Climene o Diana Nemorensis. 10 H. A. Grueber, Op. cit., p. 569, nota. 11 G. Riccio, Op. cit., p. 3. 12 Macrobio, Saturnalia, I, 10, 12-15; Plutarco, Vita di Romolo, 5, 1-3. 13 Livio, Ab Urbe condita, I, 4; Lattanzio, Divinae institutiones I, 1, 20. 14 Tacito, Annales, IV, 65. 15 L'abitudine di raffigurare le divinità con fattezze umane fu importata a Roma dalla Grecia che l'aveva trasmessa anche alla vicina Etruria. 16 Borghesi "croit que les trois figures du revers sont trois nymphes qui prèsidaient au bois sacrè des Lares."
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  48. Secondo me l'errore di base è proprio nella tua premesa... Provo a riscrivere quello che , secondo me, senza pregiudiziali, dovrebbe /potrebbe succedere a rigor di logica comune e non poliziesca. il socio del circolo...caspita, si tratta di un supersolido di Marcello I imperatore, conosciuto in tre esemplari nel mondo.... Meno male che è venuto nel posto giusto per farsela classificare da gente del ramo...Mi pare che non ci sia nulla di strano, anzi, è una scelta logica da parte del detentore della moneta.. il compro oro.....caspita, pesa 170 grammi..... Cavoli, chissà se vale di più l'oro o ha valore numismatico..aspetta che chaimo il mio amico Tizio che ha un negozio di numismatica, stai a vedere che faccio l'affare della vita e compro a peso una moneta che cosrta un sacco di soldi..sarà un coglione che l'ha ereditata e neanche sa cosa ha tra le mani... il titolare del negozio di numismatica......mamma mia che vedo... Porca miseria , e ora chissà quanto mi chiederà...chissà se riesco a comprargliela ad una cifra conveniente..magari l'ha ereditata e ci sta che sul cartellino ci sia un prezzo vecchio o magari, se proprio ho fortuna, chi l'ha lasciata è uno di quelli che scriveva una cifra inferiore per non far incazzare la moglie..speriamo.. il distinto signore per strada....che bell'oggetto Si, mo' stai a vedere che questo quì mi ha preso per scemo e mi vuol fare il giochetto del pacco con l'oro di Napoli,,ma vattene..che pensi che abbia la sveglia al collo? un curatore di un sito numismatico, magari archeologo...accidenti che esemplare.... Porca vacca..! Ma questa quì dovrebbe essere in un museo, altro che in mani private..sempre questi collezionisti che disperdono il patrimonio pubblico...eh, averci i soldi per farla acquisire al museo sarebbebello..quasi quasi gli faccio fare un controllo sulla provenienza, che se salta fuori qualcosa di irregolare la confiscano e la mettono in un monetiere... Come vedi la questione è molto articolata e a parte il signore per la strada, nessuno degli altri attori vedrebbe nulla di strano nell'essere interpellato essendo tutti abbondantemente qualificati, agli occhi del proponenete, come ottimi giudici del valore del pezzo.. La seconda fase, chiaramente, sarebbe chiedere come l'ha avuta, per ovvie ragioni e di etica e di strategia commerciale, perché se la risposta è " l'ho ereditata" allora per il numismatico, per il compro oro e per il socio del circolo, si aprono possibilità di acquistarla ad un prezzo conveniente...se invece la risposta è " l'ho acquistata in asta" allora addio occasione perchè chi l'ha sa benissimo cosa è e quanto vale....non solo: entrambe queste risposte, intrinsecamente, escludono la provenienza dolosa, quindi , una volta che il proponenete firma i necessari documenti, perché dovrebbero ipotiozzare qualcios'altro che non sia quello di cui hanno le evidenze documentali? Quindi, il solo a cui si dovrebbero rizzare le orecchie è ancora una volta il distinto signore fermato per strada in quanto avulso dal contesto numismatico o antiquariale a cui il pezzo compete. Per ultimo il curatore che si farebbe spiegare per filo e per segno la provenienza, ma per ripiccca cerchereebbe lo stesso di trovare qualcosa a cui attaccarsi per farla sequestrare... Quindi, se a te invece pare di riscontrare qualcosa di sospetto in una persona che porta un qualsiasi pezzo in suo possesso a far stimare nei luoghi e dalle organizzazioni preposte, senza che tui abbia niente che possa farti valutare il pezzo stesso, per i suoi intrinseci aspetti, di provenienza illegale, e di questo vuoi anche convincerci che sia il pensare corretto e comune a tutti i PG, allora ho paura che tu abbia una ben strana visione dei collezionisti e appassionati di antichità varie e non mi pare proprio un'approccio scevro da forti pregiudizi nei confronti della categoria..e credo anche che questa visione non sia così diffusa tra i tuoi colleghi.. Se invece parliamo del contatto tra possessore e distinto signore al di fuori di un ragionevole e congruo contesto, allora è giusto che ti scatti la molla, ma solo ed escusivamente in questo caso. Negli altri devi sempre partire da in dubito prio reo..fno a prova contraria il supersoido di MArcello I può anche essere mio legalmente e tu non puoi partire dal presupposto che non lo sia perché a te sembra impossibile,,prima ti informi e poi si discute..sennò si fanno i rocessi sommari..
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  49. E' stato richiesto un parere personale, eccomi qui, premetto che trovo ottima la relazione di Michele, la sottoscriverei, non ci sono dubbi, però è un inizio, un tentativo di unire anime varie associative, unire è sempre positivo, poi il difficile, ma credo lo sappiate benissimo, sarà il secondo passaggio quando si arriverà a parlare di ricette, perchè qui divergeranno. Divergeranno perchè le anime sono tante nella numismatica,ognuna ha un suo osservatorio,ognuna ha interessi diversi,il collezionista è una cosa, l'addetto ai lavori un'altra, il commerciante ancora altro ( e poi quale commerciante le case d'aste importanti o anche i piccoli commercianti, a meno di restringere il commercio solo a qualche nome importante) e poi la parte ministeriale che è altro ancora. Io credo che tutto questo sia fatto,venga fatto per difendere, aiutare la parte debole, la più indifesa della numismatica che è il collezionista, è da lui che dobbiamo partire, anche se i commercianti sono ovviamente collegati . E allora leggo uno splendido documento ma con pochi nomi di collezionisti o meglio anche collezionisti studiosi, non li vedo rappresentati adeguatamente, vedo il tuo nome, quello di un caro amico e poi......,certo ci sono nomi illustri, importanti, rappresentativi, ma non credo rappresentino totalmente il collezionista oggi.(anche se poi qualche moneta poi magari ce l'hanno tutti). Elledi dice i collezionisti non parlano, sono silenti, non si fanno vedere, io sono qui, eventualmente parlo troppo, Giovanna si è espressa, i collezionisti del forum che hanno postato 230 monete in questi giorni ci sono, sono vivi, sono lì e sono nick rappresentativi,non c'è che coinvolgerli. Il collezionismo c'è, sul forum è predominante, è forte oramai anche la figura del collezionista-studioso, in SNI ce ne sono tanti, importanti, dal presidente, ai consiglieri fino ai soci, importante sarà l'incontro con la SNI. Io se proprio avessi dovuto aggiungere qualcosa alla ottima tua relazione avrei aggiunto qualcosa in più sulla figura del collezionista di oggi del tipo : " Il ruolo civico-sociale-scientifico che ha oggi il collezionista italiano non è indifferente, è un ruolo di una persona che preserva, cura, studia, cataloga, offre le monete per mostre ed eventi, permette ed offre agli addetti ai lavori per pubblicazioni le proprie monete ; i libri sono pieni di monete di collezionisti virtuosi, lui stesso pubblica articoli, libri, contributi, a volte in modo volontario cataloga per Musei, Enti, in pratica è un volto diverso, moderno del collezionista, che va oltre alle donazioni importanti del passato, ma anche attuali. Nel contempo, come dice giustamente Arslan, senza la numismatica non ci sarebbe il collezionismo, ma altrattanto senza il collezionismo non ci sarebbe la numismatica o quantomeno sarebbe sicuramente altro. Oggi l'Italia può riscoprire come volano il BRAND-CULTURA, questo può nascere solo da una collaborazione pubblico-privato, anche la numismatica può contribuire a tutto questo." Complimenti comunque di nuovo per la relazione,però visto che è il collezionista e le sue problematiche sono gli attori principali di tutto questo tavolo, darei più importanza e rilievo a queste voci che ci sono, ci sono, è giusto che loro esprimano le loro problematiche e i loro punti di vista. Certamente questi sono argomenti che a voce, personalmente si comunicano meglio, se ci sarà l'occasione avrò modo di esprimerti questi punti di vista in modo più esaustivo e preciso, fermo restando che il dialogo, l'unione, se possibile, è primaria ed importante, per il momento auguri e complimenti ancora, Mario
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  50. Ottima disamina Caio Ottavio, l'iconografia di questo denario in effetti è parecchio dibattuta. Come hai già detto, esistono principalmente due teorie interpretative: 1) Al dritto Acca Larentia ed al rovescio le Ninfe Querquetulane 2) Al dritto Diana Nemorensis ed al rovescio la triade Diana Selene ed Ecate La raffigurazione del dritto è purtroppo totalmente priva di quegli attributi utili a darci una qualche certezza ed è quindi molto importante concentrarci sulla più ricca rappresentazione del rovescio. Secondo il mio parere, l'attenzione va posta sulle due figure laterali, quella di destra regge un fiore e su questo non ci sono dubbi, mentre l'oggetto tenuto da quella di sinistra è stato visto anch'esso come un fiore oppure come un arco. Da questo piccolo ma sufficientemente rappresentativo confronto l'impressione che si ha è che non sempre pare possibile riconoscere un fiore mentre, di contro, in tutti i casi credo proprio sia possibile vedere le linee essenziali di un arco. I dubbi interpretativi nascono evidentemente da quelle tipologie di conio ove sono presenti delle decorazioni ai puntali dei flettenti, simili a quelle che appaiono anche in altre tipologie monetali . Sono piuttosto convinto che l'attributo della figura di sinistra sia un arco e non un fiore, ma questo elemento, seppur importante, non è il solo che deve essere tenuto in considerazione. Il fiore tenuto dalla figura di destra è infatti altrettanto importante e trova una spiegazione non solo se visto come un emblematico attributo di una ninfa, ma anche se associato alle peculiarità di Ecate. Indubbiamente quest'ultima divinità ctonia e psicopompa è maggiormente attestata con una fiaccola, una chiave, un serpente o un cane, ma nella sua sfera di influenza e tra i suoi attributi rientrano anche quei fiori veleniferi in grado di procurare la morte (l'aconito su tutti). Altro elemento a sostegno della tesi che vede nell'iconografia un richiamo al culto Diana Nemorensis è costituito dal rinvenimento, citato dall'Alföldi, ripreso dallo Zehnacker (p.520) e ribadito dalla Ghini e dalla Diosono (Il santurario di Diana a Nemi: recenti acquisizioni dai nuovi scavi - Rivista di antichità, volume speciale 2012) di una base circolare recante l'iscrizione M.IVLIVS.M-F.M.ACCOLEIVS.M.F.AED.D.S.S , attestante le presunte origini aricine della gens Accoleia. Ecco esposti gli elementi sui quali si basa l'altra ipotesi che, unitamente all'intervento di Caio Ottavio, ci consentono di avere un quadro più completo della situazione. Naturalmente ci sono ancora alcuni punti, anche piuttosto impegnativi, degni di ulteriori approfondimenti ;).
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