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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/05/13 in tutte le aree

  1. Il piu bell' acquisto per me sono momenti passati fra amici in'ell orto di babu.....et po anche questa per 2012.........sempre per amore della monetazione Genovese :pleasantry: peso 0.7 diam 16
    5 punti
  2. Torno anch'io a mostrarvi una terza moneta, dopo il 5 Franchi della zecca di Roano e l'8 Reali Messicano postati all'inizio della discussione, vi allego un'altro 5 Franchi ma questa volta della zecca di Parigi, che dopo 200 anni dalla coniazione, circa 2 mesi fa, è entrata a far parte della mia collezione :) 5 Franchi 1812 A zecca di Parigi - Impero Francese incisori: Pierre-Joseph TIOLIER (1763-1819) e Nicoloas-Guy-Antonie BRENT (1770-1846) Argento 900 ‰ - gr. 25,00 - ø 37,03 mm. D/ NAPOLEON / EMPEREUR, testa laureata a destra di Napoleone, nel taglio del collo BRENET, sotto Tr in monogramma corsivo. R/ EMPIRE FRANCAIS. , nel campo valore in corona di lauro, all’esergo © 1812. A T/ « DIEU PROTEGE LA FRANCE in incuso. Decreto del 22 Ottobre 1808 Ritiro: Legge del 25 giugno 1928
    3 punti
  3. Ciao, i cloni sono inseriti nella Galleria di Dr. Ilya Prokopov's Fake Ancient Coin Reports. http://www.forumancientcoins.com/fakes/displayimage.php?album=lastup&cat=0&pos=0 La discussione ha ottenuto per ora una discreta visibilità (quasi 250 visioni, in pratica in 24 h sono raddoppiate) e si sono complimentati perchè, come già a nostro avviso, prese singolarmente sembrano tutte monete autentiche mentre analizzate nell'insieme e focalizzando l'attenzione su quei particolari ripetuti si evidenzia il fatto che sono dei cloni. http://www.forumancientcoins.com/board/index.php?topic=85294.0 Ho approfittato per rimarcare la buona fattura di questi falsi e per affermare che Really the level of these fakes is very high and alarming! And probably only alerting the other possible customers, exchanging information and warnings, we can "sterilize" these scaring fakes! This is the reason 'cause I (agree with other users of Lamoneta.it) have post this discussion and now I'm going to post these dangerous coins on the Fake Reports! We must keep calm and watch over! Only combining our efforts we can defeat ourself from ... this "sea of fakes"!!! (Realmente il livello di questi falsi è molto alto ed allarmante! E probabilmente solo allertando i possibili acquirenti, scambiando informazioni e avvisi, possiamo "sterilizzare" questi spaventosi falsi! Questa è la ragione per cui io (d'accordo con altri utenti di Lamoneta.it) ho postato questa discussione e ora sto per postare queste pericolose monete nel Fake Reports! Dobbiamo stare attenti e vigilare! Solo unendo i nostri sforzi possiamo difenderci da... questo "mare di falsi"!!!) Mi pare che nell'insieme abbiamo fatto un buon lavoro, anche a livello di diffusione di quanto scoperto. E fatto non secondario... abbiamo fatto fare al ns. Forum una discreta figura. ;) Ciao Illyricum :)
    3 punti
  4. Caspita che monete ragazzi!!! Complimenti a tutti, io sono a corto di "mi piace" qualcuno me ne vende una manciata? :D Visto che tifo Napoli, facciamo un po di gap... Questo è un bel Coronato di Ferdinando I d'Aragona, (MIR 69/2 e P.R 17b). E' stata la mia prima moneta tardo medievale... Proviene dall'asta varesi 61 (foto di Varesi Numismatica) Questa mi piace particolarmente, ha u ritratto praticamente perfetto, boccolo della parrucca non solo intatto ma con tutti i suoi rilievi ben impressi. Fondi brillanti e rilievi bianco latte mi fanno sorvolare sui difetti tipici di conio al R/. Proviene da due aste kuencher, Heritage e New York Sale... s'è girata un po il mondo prima di ritornare a casa :D (Fotografia di Kuencher) Quest'altra è la variante con SICILAR al D/, peccato per il difetto marginale di conio, ma in mano rende decisamente meglio che in foto, fondi lucenti e rilievi praticamente intatti (Fotografia di ACR asta 5) Forza Napolisti!! :)
    3 punti
  5. buona serra a tutti.......e buon auguri...!!!....... :) .....oggi..da un alto punto di vista,dove ci era una torricella,chi ho fatto qualche fotografie.......... posto dove piu nessuno non chi va,perche passaggi non chi ne e piu,posto ora diventato territorio del bestiame selvatico....limite della maccia eternella il piu vicino possibile del paradiso......posto di riposo e tranquillita............!!! oggi da sopra le nuvole,ero scaldato da il sole luminoso.....giu,era buio,e umidita.........!!!! :lol: .......strano capriccio di mama natura,per noi ,poveri mortali....!! :D
    2 punti
  6. Complimenti vivissimi per l'interessante discussione. Mi permetto di aggiungere solo l'immagine della rarissima variante del denario con Diana o Acca Larentia con il codino. La moneta era in asta NAC 63, Coll.ne RBW: http://www.acsearch.info/record.html?id=573805.
    2 punti
  7. Caro Adolfo, Sono anch'io convinto che i denari cortonesi di cui trattano abbondantemente le fonti siano una moneta di conto e si riferiscano, probabilmente, ai denari di Arezzo (in particolare, quello con le "lunette"). Le emissioni di Cortona, ad oggi, risulterebbero altrimenti troppo esigue, se pensiamo ai pochissimi esemplari giunti fino a noi. Sono comunque convinto che, sia pure coniato per un brevissimo periodo e, forse, in quantità esigue, il denaro cortonese sia esistito realmente e, devo dire, non sono invece convinto dell'ipotesi di coniazione da parte di eruditi locali in pieno rinascimento come ipotizzato dal Montagano. Ho troppa poca esperienza e competenza in materia, pertanto le mie sono soltanto convinzioni personali non suffragate, mi rendo conto, da argomenti probanti. Conosco la persona che acquistò a suo tempo il denaro di Cortona in vendita sulla baia. E' un collezionista "vecchio stampo" che conosce bene la materia e che mi ha parlato di qualche altro sporadico esemplare comparso sul mercato antiquario nel corso degli anni (il signore in questione colleziona da 50 anni e passa...). Un altro grande medievalista che conosco possiede anch'egli il denaro cortonese e anche lui è del parere che i cortonesi citati negli atti notarili e nei documenti siano in realtà i denari aretini emessi anche a Cortona, pur essendo certo dell'esistenza dei cortonesi veri e propri.
    2 punti
  8. Ecco qui un denario non certo splendido ma, per gli estimatori degli anonimi, piuttosto interessante. Si tratta di un esemplare tipo RRC 167/1, di stile tuttavia essenziale e scarsamente raffinato. La particolarità principale la si può osservare al rovescio ed è data dalla resa dei copricapi dei dioscuri. Caratteristiche di questa tipologia sono le numerosissime piccole varianti stilistiche, che la rendono piuttosto difficile da identificare ed inquadrare correttamente. Roma Denario anonimo (RRC 167/1) Argento, 3.5 g 179-170 a.C. Provenienza: Hatria Numismatica - Asta n.2
    2 punti
  9. e l'altro.....!! :lol: ........piu che l'oro...........!!! :)
    2 punti
  10. buongiorno a tutti....!!.una per ogni ginoccio........!!!.....emozione a allegria......!!!! :lol:
    2 punti
  11. Contribuisco ulteriormente alla "contesa" con questa bella moneta acquistata durante un viaggio in Francia. La bella conservazione, la pregevole patina e la combinazione dei due busti la rendono una delle mie monete preferite :) Si tratta di un Follis di Costantino I coniato a Treviri tra il 310 e il 313: D//: IMP CONSTANTINVS AVG, busto di Costantino I corazzato e laureato rivolto verso destra. R//: MARTI CONSERVATORI, busto di Marte corazzato ed elmato rivolto verso destra. RIC VI Treveri 881. Provenienza: Troyes Numismatique.
    2 punti
  12. Tetradramma di Damasco dall’asta Varesi 60 di Pavia, maggio 2012 Tetradramma (17,13 g, diametro 25 mm, BB), zecca di Damasco, ca 330-320 a. C. D/ Testa di Eracle a d. con copricapo in pelle di leone annodato sul collo R/ ΑΛΕΞΑΝΔΡΟΥ Zeus a torso nudo, seduto sul trono a s., con scettro nella mano sinistra e un’aquila sulla mano destra; nel campo a s. la parte anteriore di un ariete; sotto il trono un globetto sopra ciascun supporto, un globetto e la scritta ΔΑ sotto il supporto inferiore. La moneta è la # 3208 del Price e rappresenta una delle rare varianti tra quelle riportate (# 3202 con la sola scritta ΔΑ sotto il trono, # 3205 con un globetto sopra ogni supporto sotto il trono e la scritta ΔΑ sotto, # 3209 con due globetti sopra il supporto sotto il trono e la scritta ΔΑ e due globetti sotto, # 3209 var. con due globetti sopra il supporto sotto il trono e la scritta ΔΑ e un globetto sotto, # 3211 con cinque globetti (in forma di lambda maiuscolo) sopra il supporto e la scritta ΔΑ sotto). apollonia
    2 punti
  13. Salute come per la discussione da me aperta "Regno di Napoli:::le monete"apro questa con lo stesso intendo che è quello di inserirvi notizie storiche e numismatiche con il fine di portare sempre più collezionisti ad appassionarsi a queste tipologie monetali. Le monete degli Aragonesi in Sicilia vanno da Pietro a Ferdinando il Cattolico ed è questa la tipologia monetale che si andrà ad illustrare in questa discussione.L'arco di tempo è compreso fra il 1282 ed il 1516 Vedremo che in meno di 200 anni ,in Sicilia,si ebbero profondi cambiamenti di carattere storico e culturale. Come per la discussione sulla monetazione napoletana invito tutto il forum a contribuire in questa discussione postando monete e notizie attinenti al periodo storico indicato ed alla monetazione degli Aragonesi in Sicilia. La prima moneta che posto è:::::: Pierreale:PIETRO E COSTANZA D'ARAGONA(1282-1285)Zecca di Messina Argento D/+P.DEI.GRA.ARAGON.SICIL.REX.Stemma aragonese in cornice di archetti,con o senza corona,anche affiancato da rosette R/+COSTA.DEI GRAT.ARAG.SICIL.REGIA Aquila ad ali spiegate volta a destra in cornice di archetti Riferimenti:MAUGERI 2;SPAHR 20;MIR 173 La moneta è presente in una collezione privata Le varianti conosciute per i Pierreali di Pietro e Costanza sono circa 20 COSTANZA di Svevia, regina d'Aragona e di Sicilia. - Nacque nel 1249 a Catania , da Manfredi, figlio naturale di Federico II e da Beatrice di Savoia, che il giovane principe aveva sposato tra la fine del 1248 e l'inizio del 1249. Le fu imposto un nome carico di significato: quello della bisnonna normanna, figlia di Ruggero II e moglie dell'imperatore Enrico VI tramite la quale il Regno di Sicilia era passato alla dinastia sveva. E come la bisnonna aveva costituito l'anello dinastico che aveva reso possibile l'acquisto della Sicilia da parte degli Svevi, così Costanza avrebbe permesso agli Aragonesi di assumere l'eredità sveva nell'Italia meridionale. Come nutrice di Costanza fu scelta una giovane nobildonna siciliana, Bella d'Amico, moglie di un piccolo feudatario calabrese, che insieme a Costanza allattava il proprio figlio Ruggiero di Lauria, più tardi uno dei più famosi ammiragli del tempo. Bella rimase a fianco di Costanza finché visse e le fece da madre a confidente dopo la morte di Beatrice di Savoia, avvenuta verso il 1258. Manfredi era stato designato nel testamento imperiale reggente del Regno di Sicilia per il legittimo erede Corrado IV, suo fratellastro, ancora in Germania; ma dopo la sua morte il 21 maggio 1254 a Lavello, il principe di Taranto (era questo il titolo assegnato a Manfredi nel testamento paterno) ambiva egli stesso alla corona, probabilmente nella consapevolezza che solo così il Regno potesse restare agli Svevi. Costanza venne fatta oggetto di trattative matrimoniali. In cambio del proprio appoggio Bertoldo di Hohenburg, il potente feudatario tedesco trapiantato nel Regno già al tempo di Federico II e nominato da Corrado IV reggente in Sicilia per il figlio Corradino, chiese la sua mano per il nipote Ganarro. Tuttavia, il rapido consolidarsi della propria posizione permise a Manfredi di rifiutare la proposta e di sbarazzarsi di lì a poco di un avversario pericoloso. Con la sua incoronazione a re di Sicilia nell'agosto del 1258 si aprirono a Costanza ben altre prospettive matrimoniali. Essa rimasta figlia unica,dopo la morte di sua madre,avvenuta immediatamente dopo l'avvento al trono di Manfredi. Poteva essere quindi considerata, con buone ragioni, l'erede del Regno, se si passava sopra i diritti del piccolo figlio di Corrado IV, che veniva allevato nella lontana Germania. Per Manfredi Costanza costituiva dunque un pegno importante per conquistarsi degli alleati e per ottenere un riconoscimento internazionale del suo Regno, sul quale continuava a gravare l'ombra della usurpazione, tanto più che il Papato gli negava la sua sanzione e lo avversava furiosamente; si trattava di trovare un marito che offrisse garanzie di questo tipo. La scelta cadde sul re d'Aragona al quale Manfredi offrì la mano di Costanza al primogenito ed crede al trono Pietro. Interessi comuni facilitarono l'accordo: proprio allora il conte di Provenza Carlo d'Angiò, antagonista degli Aragonesi nella Francia meridionale, al quale il papa già nel 1252 aveva offerto la corona siciliana, fece le sue prime conquiste nell'Italia settentrionale. Inoltre Alfonso X di Castiglia, l'aspirante alla corona imperiale, preoccupava sia l'Aragonese sia Manfredi. Non si conoscono le fasi delle trattative che il 28 luglio 1260 portarono alla firma degli accordi matrimoniali da parte degli ambasciatori di Manfredi a Barcellona, Giraldo de Porta, Maior de Iovenacio, lacopo Mustacci, socii del re, e del magister Stefano da Monopoli, giudice della Magna Curia. Manfredi si impegnava di dare alla figlia una dote di 50.000 once d'oro, pagabili in oro, argento e pietre preziose; le nozze si dovevano celebrare prima del 10 maggio 1261 a Montpellier. Da parte sua l'infante Pietro promise di trattare C. come una regina, e di restituire a Manfredi la dote se C. fosse morta senza figli. Come dotario sarebbero stati assegnati a C. la città di Girona e il castello di Cottliure. Nel caso che Pietro le fosse premorto, C. avrebbe esercitato la reggenza fino al ventesimo anno dei figli. Difficoltà di vario genere ritardarono tuttavia la celebrazione delle nozze. Un ostacolo non trascurabile era costituito dalla dote: per Manfredi non era tanto facile mettere insieme entro breve tempo una somma così cospicua. Le tasse gravose imposte a tale scopo provocarono l'aperto malumore della popolazione. Ramon Gaucelm, signore di Lunel, che nel settembre 1260 fu mandato alla corte siciliana, tornò a mani vuote. Può darsi che anche il nuovo matrimonio di Manfredi con Elena di Epiro, che poteva ledere i diritti di Costanza se ne fosse nato un erede di sesso maschile, suscitasse qualche perplessità negli Aragonesi. Nell'aprile del 1261 si trasferì a Napoli, dove fu accolto con tutti gli onori, il figlio naturale di Giacomo I, Ferran Xancis, con l'incarico di condurre Costanza in Spagna. Ma il principe dovette aspettare parecchio tempo prima che gli fosse consegnata la sposa. Nel frattempo la notizia del matrimonio tra la figlia dello scomunicato re di Sicilia e l'crede al trono aragonese aveva provocato reazioni violente anche sul piano internazionale. Alfonso X di Castiglia, che Giacomo I aveva informato personalmente, espresse il suo aperto dissenso. Né era possibile ottenere il consenso della Curia romana, benché Giacomo a tale proposito vi avesse mandato ben due ambascerie: nel 1261 il vescovo di Girona e nel 1262 il maestro dei templari, Guglielmo de Pontons. Il 26 apr. 1262 Urbano IV lo invitò a desistere dal progetto per non disonorare la sua casa. Altre difficoltà venivano dalla Francia, e per non fare fallire il matrimonio concordato di sua figlia Isabella con l'erede francese, Giacomo dovette promettere a Luigi IX di non aiutare Manfredi nella lotta contro il Papato e di non sostenere il nobile provenzale ribelle Bonifacio di Castellane contro Carlo d'Angiò (6 luglio 1262). Ma Giacomo non desistette dai suoi piani. Il 13 giugno 1262 furono celebrate a Montpellier, nella chiesa di S.te Marie des Tables, le nozze tra Costanza e Pietro d'Aragona, di una diecina d'anni più vecchio della giovanissima principessa. Avevano accompagnato Costanza nella Francia meridionale il conte Bonifacio d'Anglano, zio del padre, Riccardo Filangieri e Roberto de Morra, nonché la nutrice Bella e alcuni giovani nobili coetanei di C. come Ruggiero e Margherita di Lauria, figli di Bella, Corrado e Manfredi Lancia, lontani cugini della principessa, che sarebbero rimasti con lei in Aragona ed educati a corte. Il giorno del matrimonio Pietro concesse a Costanza, come aveva promesso, Girona e Cottliure come dotario, mentre Bonifacio d'Anglano consegnò la metà della dote pattuita. Non dovette essere facile per Costanza, cresciuta nel noto sfarzo dei palazzi e dei castelli paterni, adattarsi al clima austero della corte aragonese. Il dislivello era evidente. Assai indicativo, a questo proposito, il racconto secondo il quale Elena di Epiro, la giovane matrigna di Costanza visti gli ambasciatori aragonesi venuti a Napoli così male in arnese, si era opposta alle nozze della figliastra. Ma sembra che Manfredi avesse posto precise condizioni per assicurare alla figlia uno stile di vita conforme alle sue abitudini, garantendo in cambio i suoi diritti alla successione in Sicilia. Dai libri di conti della corte degli infanti risulta infatti che il re e l'infante fecero tutto il possibile per soddisfare le esigenze di Costanza. Sono registrate molte spese per prodotti voluttuari e per oggetti di lusso (frutta, stoffe preziose, perle, penne, legna per riscaldare stanze ed acqua ecc.). Ben presto le entrate del dotario non bastarono più a fronteggiare tutte queste spese. Già nel 1263, al posto di Girona e di Cottliure, fu assegnata a Costanza una pensione annua di 30.000 soldi di reali di Valencia, che anch'essi si rivelarono insufficienti. Costanza non solo fu trattata come una regina, ma ebbe anche il titolo di regina che non le spettava di sicuro. Ma, se da un lato l'attribuzione del titolo regale esprimeva i riguardi particolari che gli Aragonesi si erano impegnati ad usare nei confronti di Costanza, lo stesso titolo poteva anche servire a sottolineare i diritti di Costanza alla successione in Sicilia, soprattutto quando la loro realizzazione sembrava sempre più lontana. Ma se Costanza riuscì ad introdurre nella corte uno stile di vita più raffinato, non poté invece introdurvi la lingua materna e la cultura letteraria e filosofica che aveva contraddistinto le corti del nonno e del padre. In verità nulla sappiamo dell'istruzione ricevuta da C. in patria. È noto invece che il suo seguito di giovani nobili italiani, e verosimilmente anche Costanza stessa, venivano scrupolosamente istruiti nella lingua catalana. Ruggiero di Lauria, fratello di latte di Costanza, si sentiva ed era considerato, non a torto, un cavaliere catalano. Dopo la morte di Manfredi nella battaglia di Benevento del 26 febbraio 1266 in cui combatterono anche alcuni contingenti catalani,per la conquista del Regno di Sicilia da parte di Carlo d'Angiò, la corte di Costanza e di Pietro diventò un centro di raccolta per gli esuli ghibellini italiani. Vi trovarono rifugio altri lontani parenti di Costanza fra i quali Bertrando, Guglielmo e Alberto da Canelli, piemontesi, e anche sua zia Costanza, ex imperatrice di Bisanzio che era sfuggita alla cattura angioina; infine, tra il 1274 e il 1275, Giovanni da Procida, medico di Federico II e abile politico, che avrebbe avuto una parte importante nella politica siciliana di Pietro d'Aragona. Tutti guardavano a Costanza come all'erede legittima degli Svevi nel Mezzogiorno d'Italia; gli esuli del Regno la consideravano addirittura la loro "naturalis domina", cioè la loro signora feudale. Costanza si vide quindi sempre più circondata da italiani. La morte di Corradino sul patibolo a Napoli nel 1268 aveva ulteriormente rafforzato i suoi diritti. Non pare infatti che dal secondo matrimonio di Manfredi fosse nato un erede maschio. I tre figli maschi di cui si ha notizia erano con tutta probabilità bastardi. Rimaneva solo la figlia Beatrice, tenuta prigioniera da Carlo d'Angiò. Costanza esercitò pressioni sul marito per indurlo a vendicare la morte del padre. La realizzazione dei suoi diritti, affermati anche pubblicamente, continuava comunque ad essere uno degli obiettivi perseguiti con maggiore tenacia dalla politica aragonese. I vent'anni passati da Costanza in Aragona, come infante prima, e dopo l'avvento al trono di Pietro nel 1276, come regina, furono certamente i più sereni della sua vita. Con il marito Costanza era legata da un rapporto di profondo affetto Il primogenito di Costanzae Pietro, si chiamò Alfonso, nacque il 4 novembre 1265 a Valencia, il secondogenito Giacomo il 10 agosto 1267, nella stessa città. Nacquero inoltre due altri figli maschi, Federico e Pietro, e due femmine, Isabella e Violante. La prima nel 1281 sposò il re di Portogallo Dionigi e venne proclamata santa, dopo una vita matrimoniale infelice e piena di umiliazioni; Violante nel 1297 andò sposa a Roberto d'Angiò duca di Calabria, com'era stato stabilito nella pace di Anagni che riconsegnava la Sicilia agli Angioini, ma morì già nel 1300. Solo nel 1282, con la rivolta dei Siciliani contro il dominio angioino, la possibilità di accedere all'eredità diventò per Costanza una realtà concreta. Alla partenza per Collo nell'Africa settentrionale, da dove sarebbe passato in Sicilia, Pietro nominò Costanza, insieme al primogenito Alfonso, reggente del regno d'Aragona, per il tempo della sua assenza. Ma presto, appena preso possesso dell'isola, chiamò presso di sé la moglie e tre dei suoi figli, Giacomo, Federico e Violante. Il 28 ottobre 1282 mandò in Catalogna una nave per condurli in Sicilia. Quando nella primavera del 1283 Costanza sbarcò a Trapani, fu accolta calorosamente dalla popolazione Il 16 aprile, a Messina, poté riabbracciare il marito, di ritorno dalla vittoriosa campagna in Calabria. Il loro incontro durò poco - appena tre giorni - e fu anche l'ultimo. Pietro sarebbe morto l'11 novembre 1285 in Catalogna, senza aver rivisto Costanza e il regno appena conquistato. Nel Parlamento celebrato il 19 aprile a Messina, il re, in partenza per Bordeaux, dove avrebbe dovuto misurarsi nel duello con Carlo d'Angiò, affidò a Costanza ed al figlio Giacomo la reggenza, affiancando loro nel governo Giovanni da Procida come cancelliere e Alaimo da Lentini come maestro giustiziere, mentre Ruggiero di Lauria fu nominato ammiraglio di Sicilia e d'Aragona. Il compito di Costanza non fu facile. Gli isolani avevano chiamato Pietro d'Aragona perché marito della legittima erede del Regno. Ma è anche vero che la rivolta del Vespro aveva svegliato forti tendenze autonomistiche sia nelle città sia nella nobiltà. Gli uomini che avevano combattuto gli Angioini e costituito la "comunitas iculorum" non erano tanto disposti a sottomettersi di nuovo al potere monarchico e già nel 1283 scoppiò la prima rivolta antiaragonese capeggiata da Guaitieri da Caltagirone. Pietro dal canto suo aveva subito agito con energia: l'amministrazione dei castelli era in mano di catalani e aragonesi ed anche i due vicari generali del Regno "citra et ultra flumen Salsum", Guglielmo Calcerando de Cartellà e Pietro Queralt, nominati prima della partenza del re, erano venuti dalla Spagna. Nel governo centrale l'elemento siciliano era rappresentato solo da Alaimo da Lentini, antico fautore degli Angioini e capitano di Messina al tempo della comunitas, il più autorevole esponente delle aspirazioni particolaristiche siciliane. Pietro pensò bene quindi di raccomandare proprio a lui Costanza e i figli.Per Costanza si trattò quindi soprattutto di attenuare le gravi tensioni che la convivenza tra isolani, aragonesi e fuorusciti ghibellini creava necessariamente. Proprio in questi primissimi anni della dominazione aragonese in Sicilia la presenza di Costanza fu un importante fattore di equilibrio, grazie soprattutto al suo carattere amabile e sereno su cui concordano tutti i cronisti. Oltre alle difficoltà interne Costanza dovette affrontare la guerra contro gli Angioini, mentre, ad aggravare ulteriormente la situazione, s'aggiungeva l'interdetto lanciato contro la Sicilia da Martino IV che doveva risultare particolarmente gravoso per Costanza, donna profondamente religiosa. Pare che Costanza si sia interessata personalmente agli armamenti. Ma quando nel 1284 Ruggiero di Lauria riuscì a catturare l'erede al trono angioino, Carlo principe di Salerno, e a portarlo a Messina, fu proprio Costanza a sottrarlo al linciaggio della folla. Il suo gesto fu tanto più apprezzato in quanto dimostrava la generosità della regina che non aveva voluto ripagare la morte del padre con un'altra morte. Nella fortunata spedizione nel golfo di Napoli il Lauria aveva anche potuto liberare la sorellastra di Costanza, Beatrice, figlia di Manfredi e di Elena di Epiro. Costanza si preoccupò con grande sollecitudine della sua sorte e combinò il suo matrimonio con Manfredi di Saluzzo, celebrato nell'ottobre dei 1286 a Messina. Ma al momento delle nozze Beatrice, cui Costanza aveva dato una dote di 8.000 once d'oro, rinunciò ufficialmente a tutti i suoi eventuali diritti sul Regno di Sicilia. Dopo la morte nel 1285 del marito, che aveva continuato dalla Spagna a dirigere gli affari siciliani, come dimostra la fitta corrispondenza con la moglie, Costanza affiancò nel governo il figlio Giacomo, diciottenne, incoronato re di Sicilia nel febbraio del 1286, dato che gli accordi matrimoniali del lontano 1260 le avevano assegnato la reggenza fino al compimento del ventesimo anno di età dei figli. Ma pare che ben presto si sia ritirata dalla vita pubblica. Nel 1290 mandò truppe a San Giovanni d'Acri per la difesa della città "pro anima vivi sui et pro subsidio Terre Sancte", che tuttavia furono rimandati indietro perché i Siciliani erano scomunicati e sottoposti all'interdetto. La morte nel 1291 del primogenito Alfonso, che era successo al padre sul trono d'Aragona e che Costanza non aveva più rivisto da quando aveva lasciato la Catalogna, la indusse a ritirarsi definitivamente e ad entrare nel monastero delle clarisse da lei fondato a Messina. Prendeva così in Costanza il sopravvento un tratto della sua personalità che si era maturato nel clima della corte aragonese permeato da un profondo senso religioso. Le idee di S. Francesco vi avevano trovato un terreno fertile, come dimostra la presenza a corte di Ramon Lull e di Arnaldo di Villanova. Pietro stesso, in punto di morte, aveva chiamato un frate minore per confessarsi. Costanza, dal canto suo, già verso il 1265 aveva fondato e dotato nella piccola città di Huesca, regalata da Giacomo I al figlio al momento delle sue nozze con C., un monastero di clarisse, che sottopose alla sua speciale protezione. Altre manifestazioni della sua religiosità sono le visite ai santuari famosi in occasioni particolarmente importanti della sua vita, come nel 1267 dopo la nascita di Giacomo, nel 1283 prima della partenza per la Sicilia. Frequenti anche le elargizioni a favore di religiosi e di monasteri. Tutto ciò contribuiva a rendere il suo ritiro - una scelta quasi obbligata per una vedova, madre di figli ormai maggiorenni - particolarmente drastico. Costanza rimase sempre devota all'autorità pontificia. Questa sua sostanziale sottomissione ai dettami della Chiesa dovette causarle non pochi scrupoli di coscienza se si considera che il Papato aveva sempre denunciato come usurpato il dominio aragonese in Sicilia e in conseguenza inflitto la scomunica ai regnanti. Il permesso di potersi scegliere un confessore che la assolvesse quotidianamente dai suoi peccati nonostante l'interdetto che gravava sull'isola, ottenuto nel 1292 dal cardinale vescovo di Porto Matteo, dovette quindi rivestire per lei particolare importanza. Quando poi nel 1295 Giacomo II venne ad un accordo con Bonifacio VIII, il cui prezzo era la cessione della Sicilia agli Angioini, Costanza non se la sentì di rimanere a fianco del figlio Federico, il quale, in dispregio dei patti, decise di difendere l'eredità materna, e si fece incoronare re di Sicilia nel marzo del 1296. Sottoposta a precise pressioni da parte degli emissari pontifici, il vescovo di Urgel e Bonifacio da Calamandrana, che le ricordavano che non poteva restare in Sicilia "sine peccato", accettò di abbandonare per sempre il suo regno. Accompagnata da Giovanni da Procida e da Ruggiero di Lauria, i due uomini che le erano stati particolarmente vicini durante il suo governo in Sicilia, nel febbraio del 1297 si trasferì a Roma, dove furono celebrate le nozze della figlia più giovane Violante con Roberto d'Angiò. Nonostante papa Bonifacio VIII si fosse impegnato di provvedere al suo sostentamento a Roma, Costanza ben presto fu costretta a lamentarsi con il figlio Giacomo delle difficoltà economiche in cui si trovava. Nel 1299 tornò in Catalogna. Morì a Barcellona l'8 aprile 1300 e fu sepolta nella chiesa del locale convento dei francescani, da dove solo nel 1852 le sue spoglie furono traslate in una cappella del chiostro della cattedrale. La Chiesa la proclamò beata. Nel testamento, dettato il 1º febbraio 1299, aveva istituito tra l'altro due ospedali per i poveri, a Barcellona e a Valencia. Aveva però sottoposto il piccolo legato a favore del figlio Federico al vincolo che egli vi potesse accedere solo dopo aver fatto la pace con la Chiesa, rispettando così una clausola del trattato di Anagni del 1295 tra Giacomo II d'Aragona e Carlo II d'Angiò. Il suo sigillo la rappresenta all'impiedi, in mezzo a un tempietto gotico, vestita con tunica e manto e con la corona in testa. Nella mano destra tiene lo scettro sormontato dal giglio, nella sinistra il pomo sormontato dalla croce. Dante ricorda Costanza nel terzo canto del Purgatorio, in occasione del suo incontro con Manfredi, il quale prega il poeta di portare la notizia della sua salvezza alla sua "bella" e "buona" figlia, "genitrice dell'onor di Cicilia e d'Aragona" (vv. 127-129, 143). Pietro III d'Aragona figlio di Giacomo il Conquistatore,re d'Aragona,Valencia e Maiorca,conte di Barcellona,Gerona ,Osona,Besalù,Cerdanya e di Rossiglione,Signore di Montpellier e Carlades;e di Violante o Iolanda d'Ungheria,figlia di Andrea II Re d'Ungheria e della principessa di Costantinopoli Iolanda De Courtenay.Egli nacque a Valencia nel 1239 ed era figlio primogenito e nel 1262 ereditò molte signorie e contee,ma anche il Regno d'Aragona.Nel 1262 a Montpellier sposò Costanza,figlia di Manfredi di Svevia,Re di Sicilia, e di Beatrice di Savoia. Nel 1282, durante i Vespri Siciliani, dopo che i siciliani avevano inutilmente offerto al Papa la loro confederazione repubblicana di liberi comuni in feudo , inviarono una delegazione in Nordafrica che offrì a Pietro l'ambita corona del Regno di Sicilia, in quanto marito di Costanza, legittima erede del regno normanno; Pietro accettò ed il 31 agosto sbarcò a Trapani, con 600 armigeri, tra loro anche le fedeli famiglie dei Cossines e 8.000 almugaveri che era una fanteria da guerriglia che sarebbe divenuta famosa per coraggio e crudeltà. Carlo I d'Angiò, che il 25 luglio aveva messo l'assedio alla città di Messina, dopo lo sbarco aragonese tentò un ultimo vano assalto a Messina e poi si ritirò.Il 2 agosto 1282 Pietro entrò trionfalmente a Messina ;la città fu considerata dagli Aragonesi "fedelissima"ottenendo ricompense politiche ed economiche.Di lì a poco il nuovo Re aragonese occupò tutto il resto dell'isola ed il 26 settembre sbarcò in Calabria, dove gli almugaveri ed anche siciliani, fecero solo azioni di guerriglia senza reali conquiste territoriali. Alla fine dell'anno si era determinato uno spaccamento del Regno di Sicilia in due parti, l'isola di Sicilia in mano agli aragonesi ed il resto del regno,la parte continentale agli Angioini. Nel novembre dello stesso anno, fu scomunicato dal papa Martino IV, che non lo riconobbe re di Sicilia, anzi lo dichiarò decaduto anche dal regno d' Aragona ed offrì il tutto a Carlo terzogenito (secondogenito vivente) del re di Francia, Filippo l'Ardito e futuro conte di Valois. Nel 1284, papa Martino IV, diede una consistente somma di denaro a Carlo I d'Angiò che preparò una flotta in Provenza che avrebbe dovuto unirsi a parte della flotta che l'attendeva nel porto di Napoli e poi incontrarsi ad Ustica con il resto della flotta composto da trenta galere con l'armata italo-angioina, proveniente da Brindisi. Ma il 5 giugno la flotta siciliano-aragonese, sotto il comando del Lauria si presentò dinanzi al porto di Napoli e il principe di Salerno, il figlio di Carlo I, Carlo lo Zoppo, disobbedendo all'ordine del padre di non muoversi, prima del suo arrivo dalla Provenza, uscì dal porto con la sua flotta napoletana, per combattere il Lauria che lo sconfisse e fece prigioniero lui e parecchi nobili napoletani. Quando Carlo I arrivò a Gaeta e seppe della sconfitta maledì il figlio, ma dovette rinunciare all'invasione della Sicilia, assediò invano Reggio e poi, per riorganizzarsi, si ritirò in Puglia dove, a Foggia, il 7 gennaio 1285, morì. Pietro III morì a Vilafranca del Penedès, l'11 novembre 1285,lo stesso anno del suo avversario Carlo I d'Angiò Uploaded with ImageShack.us --Vi esorto a postare le vostre monete aragonesi di Sicilia e vi ringrazio anticipatamente del vostro contributo per far diventare "grande" e seguita anche questa discussione --odjob
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  14. Nel 1700 Parigi aveva degli addetti nominati dal re o dall’amministrazione della città per trasportare nelle case dei cittadini generi di prima utilità come sale, granaglie e farine, carbone. Il gettone serviva per pagare la merce ricevuta, in questo caso ‘brace’ come si legge sul rovescio. D/ Stemma di Parigi in un cartiglio ornato R/ OFFICIERS PORTEURS DE CHARBON * ; nel campo su quattro righe BRAISE / * PORT * / PAYE’ / 1760. Ottone: 5,083 g ; 24 mm. apollonia
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  15. Non volevo però far terminare la discussione senza aver inserito questo piccolo tondello... si tratta di un carlino (o 10 grana) del 1621 emesso sotto il regno di Filippo IV di Spagna per la zecca di Napoli, questo, ricollegandomi al discorso che ho fatto in un posto precedente, è un esempio di ritratto barocco. PR 38 MIR 249
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  16. Ognuno sceglie il suo modo di collezionare. C'è chi vuole l'assoluto fdc e chi invece cerca le monete circolate perchè sono monete che hanno svolto il loro compito. La collezione è un piacere personale,intimo, solitario che appaga il collezionista ogni volta che guarda la sua collezione in qualsiasi stato essa sia. E' una colleziona scelta, consapevole quindi gratifica chi la fà. La collezione nasce un pò alla volta, e permettemi l'esempio, è come un figlio che si alleva, si cura, si ama. Si cercano continue informazioni, libri, ci si confronta con gli altri, si catalogano, si cerca il pezzo mancante e quando lo si trova si prova una felicità che è difficile da descrivere. Solo chi è collezionista riesce a capire cosa si prova a trovare dopo anni di ricerca il pezzo mancante. Mi sono lasciato un pò andare, scusate.
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  17. ..il fatto è che, con internet, le notizie non volano... di più ! Un fatto come quello che era accaduto nel tg regionale del Piemonte prima di Juve-Napoli (giornalista che faceva battute di pessimo gusto sui partenopei) fino ad una ventina di anni fa non avrebbe varcato i confini del Piemonte e lo "scandalo" sarebbe stato sicuramente di dimensioni minori. Quelli che sono "piccoli casi" locali possono essere conosciuti da tutti se c'è il "tam tam". Gli episodi da reprimere sono tanti... da qualche parte bisogna incominciare !! ;) Non devi scusarti di nulla: "sfogo" civile e motivato !!
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  18. :nono: Cosa c'è di più bello che una collezione? Una cosa tua, personale, che ti soddisfa quando la guardi e riguardi, poi la lasci nel cassetto per un anno e ti soddisfa di nuovo quando la ritiri fuori? Nulla! Dunque, piano a giudicare gli altri. Ognuno fa ciò che vuole e per quanto possa sembrare "semplice e superfluo" questo consiglio è quello che riassume al massimo lo spirito del collezionista, quello vero. Nessuno sbaglia e tutti hanno ragione di credere che la loro collezione sia la più bella in assoluto ;).
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  19. ciao gio....ti ringrazio di aver postato le mie foto........grande aiuto per me...!!! :) ........ ecco una fine di giornata del inizio del 2013........dolce e calma........spinserata e fuori del comune delle cose della vita.......!!!..... :) ......come mi piacceno,e come auguro a tutti...!!!! :)
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  20. Nel 1961 si tenne a Torino una grande Expo, denominata appunto "Italia 61" il cui logo è riportato al verso della medaglia in questione. Nell'ambito dell'Expo vennero organizzate alcune grandi mostre tematiche : una era dedicata al Lavoro, un'altra al Centesimo Anniversario della Unità d'Italia, e venne realizzata ad opera del Comitato Cittadino di Forlì - come ha ricordato Profausto - la coniazione della medaglia-ricordo dedicata ad Aurelio Saffi che un secolo prima era stato eletto alla Camera da cui si dimise l'anno successivo, dopo la sconfitta di Garibaldi in Aspromonte.
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  21. Capanno Garibaldi di Ravenna SCHEDA OGGETTO Codice 141 Anno 1961 Ente - Ricorrenza 100 unità d'Italia Dedica Aurelio Saffi Autore Costantino Affer (Italia) Descrizione Medaglia ad Aurelio Saffi, fatta coniare dal Comitato Cittadino di Forlì Diritto In campo il busto frontale di Aurelio Saffi Rovescio In circolo Onoranze ad Aurelio Saffi Forlì al centro il simbolo della bandiera e Italia 61 Materiale Bronzo Dimensioni Incisoria - Tipo Medaglia
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  22. Sei tu che sbagli a parlare così.. Ognuno è libero di collezionare ciò che lo aggrada.. Un carissimo amico del Forum ha una passione anche per le monete con errori di conio o bubboni .. Chi può dirgli che sbaglia ? Non io, non tu, non il più grande raccoglitore di monete,perchè lui è soddisfatto così.. Io adoro capire da dove vengono le monete e i flussi monetali che han portato la moneta nel mio portafoglio, tant'è vero che ho fogli pieni di statistiche, ma colleziono anche in FdC. Cosa sto sbagliando se mi piace ? Ci impongono tutto dalla vita alla morte, ma farci imporre anche una passione no.. Ciccio 86
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  23. Accidenti, tu e tua moglie avete un castello, con tutto quello che state postando ne avete rovistati parecchi di cassetti... ;)
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  24. Non c'è problema, anzi, è dal dialogo ed il confronto che escono sempre cose nuove. Quindi parlate di cosa credete più interessante... io leggo tutto!!! :)
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  25. ...beh...limitiamoci al 1918, visto che linda ha proposto questo millesimo all'attenzione... :blum: ...che poi chi lo trova eccezionale, se lo piglia e finisce la storia...beh...magari la storia la può far continuare anche qui, così partecipiamo pure noi.... :blum:
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  26. Effettivamente la quotazione della rarità di d'Auria mi pare molto ottimistica....la medaglia in questione è veramente molto rara, se non rarissima.
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  27. Grazie dabbene volevo ancora dire che il catalogo in pds cioè quello che potrete scaricare sarà impaginato non in base al periodo storico ma in base alle monete postate mi spiego: In alto ci sarà lei la regina la più belle che avrà tutti i gli onori che le si devono con cenni storici e delucidazioni del dritto e del rovescio. poi verrà la zona mondiale maggiormente portata ( sicuramente italia) Poi verrà il periodo storico seguirà la regione ed infine il materiale quindi sarete voi a decidere come dovrà essere redatto il catalogo quindi sta adesso a voi povero io :o
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  28. A mio avviso le Rationes fanno riferimento ai cortonesi "delle lunette". Verso la fine degli anni 1260 ed inizi anni 70 si intensificano i documenti che testimoniano la circolazione dei denari cortonesi in linea dunque con il periodo preso in esame. Per quanto riguarda l'immagine che ha postato fedafa "ANATEMA" :D un saluto a tutti
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  29. Vi racconto una storiella del mio passato, visto che siete una "famiglia" multimediale.. Queste proposte mi riportano al 2006, quando proposi già queste idee ad annovi frizio ( qualcuna poi relalizzata ) . Ebbene in quel periodo non avevo superato il fatto che fosse finita la scuola , quindi cominciai ad isolarmi sempre di più, non frequentare più amici, non uscire e diventare ancora più ipocondriaco del solito.. Arrivai anche ad un passo dalla depressione.. Dopo questo lungo preludio , mi collego all'argomento, proprio perchè all'epoca le monete erano la mia unica fonte di svago, mi facevano sentire collegato col mondo, e chiudendo gli occhi immaginavo le mie belle monetine con le regioni che circolavano di mano in mano, d negozio in negozio, e per questo quest'idea mi è rimasta sempre così legata a doppia mandata.. Ciccio 86
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  30. un'altro acquisto del 2012 che mi ha dato tante soddisfazioni soprattutto per la conservazione che è a mio avviso la migliore che potesse essere coniata per il tipo di monetazione con i fondi che sono speculari (dalle foto purtroppo non rende al meglio) è questo paolo del 1783 di Pietro Leopoldo...di questa moneta esiste un'altro conio con al R/ lo stemma più piccolo Granducato Di Toscana Zecca Firenze Pietro Leopoldo Paolo Argento 1783
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  31. Buongiorno ...anche questa manqua peso ed diam .......propongo valeriano un' antoniniano consecratio ...
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  32. Per provare un'identificazione servirebbero peso e dimensioni. Comunque, da quel che vedo, è certamente romana. Il volto è molto rovinato, ma potrebbe essereuna donna, vista l'acconciatura. Dalla forma del tondello potrebbe essere un sesterzio "di barra", che possiamo quindi collocare alla fine del II sec inizi del III sec. Ci provo, Faustina I?
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  33. Ciao di nuovo a tutti, Abbiamo trovato una piccola differenza tra l'obolo "di Francia" e la moneta "d'Italia", ci pare addesso evidente che la lettura: D/ + DNI' ODONIS R/ + CAST MLLA NI sia quella delle moneta "d'Italia", e D/ + DNI' ODONIS R/ + CAST MELLA NI sia quelle della moneta "di Francia" Siamo quasi sicuri che ci sia una "E" attacata alla "M" Quindi, stessa moneta (se quella d'Italia è anche un obolo) ma piccola differenza, d'infatti, MELLANI va molto bene per Châteaumeillant ! Auguri, Gabriel
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  34. Ho Daniele no dimenticare che sei un' Zaccaria :good: ...che averebbe piagiuto questa poesia di Perceval Doria .."amo la guerra che toglie ogni fortuna ai vigliacchi, ed egli mi piace di vedere l'oro ed il denaro gettati come fanga ai piedi dei valorosi "
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  35. Ciao Salinus, nemmeno a farlo di proposito hai postato l'immagine di una moneta sulla quale stavo scrivendo uno studio, guarda che il bordo della tua piastra è inusuale per una piastra di Francesco I, eccoti l'immagine di una con decoro tradizionale. :good:
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  36. Grazie Sulinus, alla fine sei riuscito complimenti anche a te,grazie anche a Corsodinazione, infatti mi chiedevo ma i miei amici corsi non partecipano ? Ma sei arrivato tu e magari non avete ancora finito :blum: , Mario
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  37. Per me non va oltre al qBB al R/ e BB il D/ sul R/ molti particolari sono poco leggibili ( la firma Calandra, il seno,teste cavali....) il D/ va un po' meglio ma non supera il BB TIBERIVS
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  38. UNIVERSITA' COMMERCIALE LUIGI BOCCONI Nel 1902 Ferdinando Bocconi fonda l'Università in memoria del figlio Luigi caduto nella battaglia di Adua. Grossa medaglia in bronzo dorato, mm. 89 - Autore S. GAZZANIGA - Stab. BERTONI MILANO
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  39. Bisognerebbe sapere anche dove e' stata conservata.
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  40. Su fatto che sia una riproduzione non ho nessun dubbio neppure io. Trovavo però interessante come stia cominciando a patinarsi da sola.
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  41. Nel mentre vi mostro le epigrafi presenti nei Database con gli Accolei 1. Ritrovata a Lanuvio EphEp, 09, 00599 (1) Bellonae ḍ[eae? - - -] L(ucius) Sextius Eros C[- - -] permissu C(ai) Sex[(ti) - - -] et P(ubli) Accolei Larisc[oli - - -] 1 d.C. / 200 d.C. (palaeographia) 2. Ritrovata a Nemi, Nemus Dianae CIL 14, 04196 M(arcus) Iulius M(arci) f(ilius) M(arcus) Accoleius M(arci) f(ilius) aed(iles) d(e) s(enatus) s(ententia) Datazione non presente La seconda epigrafe, che sorregge l'ipotesi di Rapax, è una tipica lastra nella quale vengono citati i due magistrati del posto, in questo caso due Edili, un certo Marco Iulio figlio di Marco e Marco Accoleio figlio di Marco. Ora, questo confermerebbe l'associazione della gens Accoleia a Diana, però, c'è da dire che l'unica epigrafe con anche il cognomen, Lariscoli, porta con se il prenomen Publio. Questo vuol dire poco, è vero, però è giusto, a questo punto, mettere tutte le carte in tavola che abbiamo a disposizione. Il prenome fa poco fede, però, intanto, possiamo notare come ce ne siano differenti di questi personaggi (ATTENZIONE, sto parlando senza conoscere la datazione di tutte queste epigrafi). 3. Ritrovata ad Ariccia, Aricia CIL 14, 02185 Clodia |(mulieris) l(iberta) [3] / Q(uinto) Accoleio Q(uinti) l(iberto) A[3] / viro suo [3] / et Felici lib(erto?) [ Questo addirittura è un liberto di un Accoleio di nome Quinto. 4. Ritrovata a Roma CIL 06, 10481 (p 3506) L(uci) Accolei M(arci) f(ilii) [3] Qua, infine, abbiamo un Lucio figlio di Marco. Ripeto, siamo in presenza di alcune epigrafi che attestano i personaggi, quasi sicuramente, di una sola famiglia, ma al momento, con i dati che abbiamo a disposizione, possiamo solo fare congetture, visto che non sappiamo il contesto di ritrovamento e la loro datazione (dati presenti nelle pubblicazioni, se già effettuate). Un dato spaziale, però, possiamo ricavarlo, si nota che tutte le epigrafi ritrovabili nei Database rimandano a Roma e alla sua parte meridionale, intorno all'attuale Albano Laziale, vicino proprio a quel santuario di Diana a Nemi. Mirko
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  42. Relativamente al "cuore" della questione mi ritrovo in sintonia con la stragrande maggioranza di quanto scritto nei post precedenti. Certamente é inaccettabile la messa in discussione dei risultati "positivi" acquisiti nel momento in cui non si disponga di elementi concreti e specifici per poter affermare che tali risultati non sono validi. Banalizzando, non é accettabile la messa in discussione di un ritrovamento sulla base del fatto che i dati che ne emergono appaiono in contraddizione con altri dati, che nulla hanno a che vedere col ritrovamento stesso: lo si puo' eventualmente fare nel momento in cui si disponga di elementi fattuali che mettano in dubbio la qualità del procedimento di scavo, di documentazione e di analisi dei materiali. Ma c'é un elemento che mi ha sempre colpito per l'importanza che tende ad assumere nelle ricostruzioni tipiche di alcune scuole, soprattutto di matrice culturale anglosassone: la quasi equiparazione in termini di rilevanza del dato relativo all'"assenza" con quello relativo alla "presenza" di un determinato materiale in un determinato contesto. Un certo tipo monetale in un certo contesto di rinvenimento é assente, ERGO é successivo alla chiusura di tale contesto. Con lo stesso determinismo che si applicherebbe all'inverso nel caso in cui il tipo monetale in questione fosse stato presente, senza la tenere in considerazione gli elementi probabilistici che possono determinare un'assenza, ma trattando la questione in termini binari. L'assenza assume il rango di "prova", alla stessa stregua della presenza. E' questo a mio avviso l'aspetto metodologicamente piu' criticabile e più pernicioso, soprattutto nel momento in cui si associ a prese di posizioni "forti". E qui mi associo ad Acraf circa la necessità di tenere la mente aperta e ricettiva, senza rinchiudersi in visioni preconcette, ma valutando il più pienamente possibile le scarse evidenze che sono giunte fino a noi. Una battuta prima di passare alla vexata questio (OT, ma non di molto) del rating delle riviste: che il Buttrey sia un "duro", beh, direi che non c'é ombra di dubbio... ma rispetto al Thomsen... mi vengono in mente alcuni scambi col Marchetti che non lo caratterizzano certo come un "mite"... :D Ringrazio Numa e Vincenzo per le chiare descrizioni. Cerco quindi di riassumere (in termini che mi sono più congeniali, e me ne scuso ;) gli elementi che concorrono a definire la fascia di qualità di una rivista: 1. Cio' che é sottomesso a certificazione non é la qualità del "prodotto" (ossia in questo caso il contenuto della rivista) ma bensi' la qualità del "processo" produttivo (in questo caso redazionale). 2. Nell'ambito del processo produttivo, qui come in altri settori, cio' che fa premio é la messa in atto di passi di revisione (nel caso specifico oltre all'analisi e giudizio dal parte del comitato di redazione si aggiungono delle "revisioni dei pari" attuate in questo caso attraverso una consulenza esterna, anonimizzata). 3. Oltre al processo di produzione anche la distribuzione (se non il processo quanto meno la capacità) rientra nel computo, in quanto elemento in grado di generare "ritorni" (ovviamente ex post) sulla qualità del prodotto. Qualche considerazione, molto rapida, dato che siamo OT. Mi sembra si siano mutuate (parzialmente) alcune delle pratiche diffuse in ambito industriale (in senso lato) finalizzate non tanto a garantire la qualità intrinseca del prodotto finito quanto la riproducibilità del processo produttivo e l'aderenza a determinati standard, in presenza di quadri di riferimento chiaramente definiti e pubblicati in termini di finalità, quadri metodologici, regole. In ambito industriale questo funziona, per esempio attraverso l'utilizzo delle revisioni dei pari, nella misura in cui gli stessi sono portatori dei quadri di riferimento citati, definiti a livello normativo aziendale. Una revisione dei pari effettuata da professionisti esterni alla linea editoriale della rivista ed in assenza di un quadro di riferimento condiviso, ma anzi in presenza di visioni talvolta molto distanti, mi lascia piuttosto perplesso. Nel migliore dei casi non mi sembra possa aggiungere nulla ad un buon comitato di redazione che svolga compiutamente il proprio lavoro. Sulle politiche editoriali del Bel Paese in ambito scientifico ci sarebbe molto da dire, al di là del tema della "classe" delle riviste. Ma prendere la capacità di distribuzione come elemento di qualità intrinseca del prodotto mi sembra possa portare ad esiti aberranti: come dire che un'utilitaria é di maggior qualità di un'auto di altissima gamma solo perché raggiunge un settore di mercato più ampio...
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  43. Uhm nessuna nota vale oltre al facciale,nel frattempo ho trovato una 200 R\Y sicuro di trovarne più per il resto della vita.
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  44. Salve a tutti; torno sul forum dopo una settimana di completo distaccamento dal mondo (cause problemi con la linea telefonica). Vi mando la foto di quello che credo sia il mio piú nell'acquisto 2012: questo grosso aretino in conservazione, secondo me, molto buona per il tipo di moneta. Saluti e buon anno nuovo, Magdi
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  45. Dovrebbero mettere nelle perizie anche la data in cui è stata fatta. Sicuramente la possiamo trovare nel registro che Moruzzi tiene (vedete quel codice alfa numerico?), ma sarebbe opportuno individuare anche sulle perizie questa data, per avere una ulteriore idea. Sono convinto però che l'esemplare, se esaminato da altri due periti, darebbe opinioni leggermente diverse.
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  46. Buon giorno. Niente male come come "botto di fine anno" è stato sicuramente un lavoro di team cliff che ha aperto la discussione, io che in mezzo a tutto questo splendore mi sono chiesto ma quale sará la più bella, Dabbene che ha dato voce e corpo (grazie alla sua donazione Mostra "Costantino 313 d.c.") e giovanna che mi sta aiutando alla creazione di un catalogo dove sono contenute tutte queste meraviglie ed in fine un grazie di cuore allo staff per aver reso possibile questo progetto. Il catalogo che stiamo realizzando avrà la funzione di agevolare gli utenti nella scelta dalla più bella. Ma per vederlo dovrete ancora aspettare la chiusura di questo post .Esso sarà fruibile sia on_line per una visualizzazione veloce, che in formato pdf da scaricare e tenere per se. Per il momento "accontentatevi" della copertina spero che vi piaccia. P.s. Siamo a 71 monete le contemporanee sono in testa seguono le moderne le medievali le stanno raggiungendo mentre le antiche sono ferme (tabella)
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  47. Buongiorno a voi, moneta molto interessante, che andrebbe spostata nella sezione "monete medievali di zecche italiane" per darle più visibilità, anche se forse l'atelier di provenienza potrebbe essere straniero (francese?). L'ipotesi di Augustus è eccellente, ma al momento non si conoscono monete della zecca di Chateaumeillant di questa tipologia (cfr. Duplessy, I, pp. 180-183). Alcuni anni fa ebbi occasione di vedere un altro esemplare della stessa tipologia, del quale il proprietario mi fornì le immagini che vi allego. Purtroppo non mi disse peso e diametro, che pertanto non conosco. A naso, le dimensioni non mi pare fossero quelle di un obolo ma, dal momento che è passato parecchio tempo, potrei sbagliarmi. Ricordo che la scritta attorno alla croce, che dovrebbe verosimilmente indicare l'autorità emittente, nel pezzo da me visto era di difficile lettura perché non si riusciva a capire dove iniziasse la legenda. Sinceramente devo dire che già allora la moneta mi sembrò problematica, ma dal momento che non avevo tempo di occuparmene non ci pensai più. Oggi vedo che è tornata "d'attualità"... :rolleyes: Ecco le foto. Cordialmente, Teofrasto
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  48. personalmente non capisco tutte queste critiche verso l'aumento delle commemorative... stiamo parlando di monete emesse da un intero continente... è normale che siano tante, ed è anche normale che il loro numero aumenti con l'aumentare dei paesi che vogliono l'euro senza contare che la collezione dei 2€ commemorativi per quante monete vengano emesse è tra le più "democratiche" del mondo. la storia che non si riesce a stare dietro alle nuove emissioni è vera, le emissioni sono praticamente continue e si susseguono a breve distanza, ma onestamente credo che sarebbe una bella rottura di ... .... se tutti i paesi emettessero le commemorative il solito giorno, una collezione si costruisce con pazienza e anche con studio, non solo di quello che si acquista ma anche di quando va acquistato, a questo aggiungiamo un po di memoria per gli errori passati e di programmazione del futuro(una collezione la richiede) e anche l'aumento delle emissioni non sarà un problema.
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