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Salve a tutti. L'obiettivo di questo post consiste principalmente nell'analizzare, attraverso una emissione repubblicana di particolare rilievo storico, quella venatura di religiosità di stampo arcaico che coinvolse, in modo più o meno omogeneo, tutto il periodo della Repubblica. Si cercherà di attuare quest'analisi attraverso la disamina di alcune fonti, grazie, cioè, ai maggiori Cataloghi di monete repubblicane degli ultimi due secoli e supportati da recenti articoli giornalistici provenienti dal mondo accademico. I denari in questione (FIGG. 1. e 2.) furono coniati da un certo Publius Accoleius Lariscolus, ignoto alle fonti se non fosse, appunto, per queste monete che ne riportano il nome. FIG. 1. Denario di P. Accoleius Lariscolus, prima variante con copricapo. D/ P. ACCOLEIVS LARISCOLVS. Busto drappeggiato di Diana Nemorensis (?) volto a destra, con capo coperto. R/ Anepigrafo. Triplice statua di culto della dea Diana. Dietro, un boschetto di cipressi (?). Riferimenti bibliografici: Babelon Accoleia 1; Sydenham 1148; Crawford 486/1. Datazione: 43 a.C. Zecca: Roma. Nominale: Denario in AR. FIG. 2. Denario di P. Accoleius Lariscolus, seconda variante senza copricapo. D/ P. ACCOLEIVS LARISCOLVS. Busto drappeggiato di Diana Nemorensis (?) volto a destra con capelli raccolti. R/ Anepigrafo. Triplice statua di culto della dea Diana. Dietro, un boschetto di cipressi (?). Riferimenti bibliografici: Babelon Accoleia 1; Sydenham 1148; Crawford 486/1. Datazione: 43 a.C. Zecca: Roma. Nominale: Denario in AR. 1. Un magistrato poco conosciuto. Come prima cosa, cercheremo di fare un po' di luce su questo personaggio e sul suo operato, passando in rassegna alcuni dei più importanti testi. Partendo dal più antico, veniamo a conoscenza che la gens "Accoleja" risulta "nota dalle sole monete". Infatti, la "storia non enuncia questa famiglia, che sarebbe ignorata senza tale monumento, perchè non menzionata nè da scrittori, nè da' marmi." Grazie, poi, ad un paio di ritrovamenti, uno "del ripostino di Puglia, acquistato dal Fontana, e che vuolsi nascosto nel 711, di Roma" e l'altro "di San Bartolomeo descritto dal Cavedoni", sappiamo che le monete che li componevano "non possono essere state impresse da Accolejo Lariscolo, nel proprio triumvirato monetorio, oltre detto anno 711; ma giammai elevarsi fino al 737 (...)". 1 Quindi, stando a quanto riportato dalla prima fonte, la carriera di Lariscolo come magistrato monetario, e la datazione stessa della moneta in questione, sarebbe da circoscrivere in un lasso di tempo compreso tra il 69 a.C. e il 43 a.C. Difatti, analizzando la seconda fonte, veniamo a conoscenza che questo personaggio "fut monètaire suos Jules Cèsar" e che questa tipologia fu datata dal già ricordato Cavedoni "ver l'an 711 (43 avant J. C.)". 2 Per le nostre fonti, fin qui riportate, non si conosce nessun altro documento che riporti anche solo il nome gentilizio di tale famiglia. Dovremo aspettare la terza fonte di riferimento, risalente alla seconda metà del XIX secolo, per poter avere maggiori informazioni riguardo il monetiere Lariscolo: viene ipotizzato, infatti, che tale "P. Accoleius Lariscolus était avec Petillius Capitolinus, un questeur militaire de l'armèe du Sènat, fonction en vertu de laquelle il put faire frapper monnaie." E nella stessa epoca vengono rinvenuti nuovi riscontri che testimoniano l'attività di tale famiglia Accoleia: "Un texte èpigraphique mentionne un certain L. Acculeius Abascantus; un autre texte du temps d'Hadrien, trouvè à Rome, cite un personnage du nom de P. Acculeius Euhemerus." 3 Da queste seppur scarse e frammentarie notizie siamo in grado di cogliere alcuni elementi utili per la definizione del Nostro. La famiglia a cui apparteneva non doveva essere molto grande. Era quasi sicuramente di origine plebea, forse originaria dell'odierna città laziale di Ariccia e, rispetto alle scoperte di fine Ottocento, non sono noti altri personaggi appartenenti a questa gens. I praenomina maggiormente utilizzati, quindi, furono Publius, riportato per ben due volte, e Lucius, meno usato. I cognomina, invece, sono più peculiari: Lariscolus, Abascantus ed Euhemerus furono, forse, cognomi personali che servivano a denotare una particolarità della singola persona a cui appartenevano, dato che non se ne sono riscontrati simili per via ereditaria. Più in particolare, possiamo dire che il Nostro costituisce un caso più unico che raro nell'ambito della gens Accoleia. Infatti, di Publius Accoleius Lariscolus possediamo più notizie rispetto agli altri due. Sappiamo che fu magistrato monetario in epoca cesariana, più precisamente tra il 69 e il 43 a.C., periodo in cui ricoprì anche un incarico militare che gli consentì di battere moneta, come ci suggerisce il Babelon, la nostra terza fonte. In detto periodo è piuttosto normale che un militare di Cesare coni moneta: si veda, ad esempio, il caso di Lucio Roscio Fabato4, molto simile a quello di Lariscolo. Il ruolo ricoperto dal magistrato per conto della Repubblica e del Senato implicava, quindi, quasi obbligatoriamente, una ripresa, tramite la moneta, delle radici più antiche della religiosità romana, in generale, usata anche da Lariscolo per elevare e celebrare se stesso e la propria famiglia di rango plebeo. Passiamo, quindi, a vedere quali sono questi schemi iconografici che la caratterizzano. 2. Il volto dalla misteriosa bellezza al D/. Al D/, come si evince dalle figure sopra riportate, si scorge un profilo femminile su cui molto si è discusso e sulla cui indentificazione gli studiosi non sono ancora concordi. Andiamo per gradi. Il Riccio, la nostra prima fonte, ci informa che "Gli antichi scrittori di numismatica riferivano la testa di essa a Climene madre di Fetonte" 5, la stessa interpretazione è confermata sia dal Cohen6 che dal Babelon7, ma sembra ormai del tutto superata. Già nel corso della prima metà del XIX secolo, infatti, si era arrivati a congetturare "che la testa femminile sia quella di Acca Larenzia, allusiva al nome Accolejo". L'ipotesi, formulata dal Cavedoni e riferita dapprima dal Riccio, verrebbe confermata sia da Grueber8 che dalla ripresa più moderna della Ceci9. "The cognomen Lariscolus seems to have the same origin as Lariscus, and to be associated with the worship of the Lares (...)". Quindi, "The bust on the obverse has been identified as that of Acca Larentia or Laurentia (...)"10 In effetti, il viso che appare al D/ ci sembra quasi mascolino dietro la sua rigida ieraticità. Ma proprio questa immobilità conferisce alla figura un senso di vivo arcaismo e un cenno quasi esplicito del suo ruolo sacro. La sua femminilità viene comunque espressa dall'acconciatura, che nella tipologia di FIG. 2 è mostrata in tutto il suo preciso ordine, evidente, soprattutto, nella formazione del piccolo "diadema" di capelli riccioluti che viene ad affacciarsi sulla fronte. Nel caso del capo coperto, in FIG. 1, il cappello, o la fascia, può essere un ulteriore indice dell'estrazione sociale della donna raffigurata: assieme al vestito che indossa, Acca/Diana tiene raccolti i capelli come una donna dell'antica nobiltà filo-ellenistica o comunque caratterizzata da un'innegabile raffinatezza di costumi e di maniere. Anche il drappeggio che chiude il busto femminile non è un semplice panneggio: le fibulae tonde sulla spalla e le pieghe fitte consentono la sicura attribuzione dell'indumento ad un chitone per donna di stampo greco (FIG. 3.). Il chitone era l'abito standard nella Grecia antica, una tunica di stoffa leggera in unico pezzo. Per le donne riusciva a raggiungere anche una lunghezza di due metri e copriva tutto il corpo, fino alle caviglie. FIG. 3. Particolare di un vaso greco a figure rosse con la raffigurazione di Europa con Zeus sotto le sembianze di un toro. Notare il chitone che indossa la donna sotto l'himation (il mantello) e il particolare allaccio a fibulae sopra le maniche che partono dalle spalle. Lo stesso tipo d'abito è portato dalla nostra Acca/Diana sulla moneta in questione. Tale leggerezza della stoffa del chitone è resa sulla moneta con la magistrale messa in evidenza dei seni della divinità. Questo particolare, ravvisabile in tutti gli esemplari di P. Accoleius Lariscolus, non si concilia con la rappresentazione iconica di Diana, dea vergine per eccellenza, che, di solito, appare con un seno più giovanile e meno evidente di quanto lo sia quello del busto esaminato. Inoltre, mancano del tutto altri attributi esclusivi della dea cacciatrice. La soluzione più ovvia, a questo punto, consiste nell'accostare il busto che si trova al D/ di questo denario alla figura di Acca Larenzia, passaggio già effettuato a partire dal Cavedoni11 e riportato da tutti gli altri studiosi nelle loro opere. Acca Larenzia, nota anche coi nomi di Larunda e Mater Larum, ha insita nel proprio nome la terminologia di "madre" (acca, nel linguaggio indoeuropeo, ha principalmente accezione di madre). Ci sono varie versioni del mito che ha come protagonista tale donna: una di queste vuole che Acca sia stata un'etera di grande fascino. Ebbe come amanti uno dei più famosi semidei dell'antichità, Ercole, e poi il ricchissimo e anziano Etrusco Taruzio che le avrebbe lasciato tutti i suoi averi dopo la sua morte. A questo punto, Acca Larenzia li distribuì al popolo romano, diventandone subito una delle beniamine candidate alla divinizzazione.12 Tralasciamo la leggenda, più famosa, che vuole la donna come la "Lupa" che allattò i Gemelli fondatori di Roma e chiamata così per il suo stile di vita licenzioso.13 Il nome di Accoleius, poi, si presta ad eventuali, e forse forzosi, accostamenti etimologici con il nome stesso di Acca e il cognomen Lariscolus si avvicina ai Lari, cioè ai figli di Acca divinizzati. Inoltre, abbiamo ora notato che tale cognomen può essere sciolto in Laris + colo, due parole latine di grande significato e attinenti tra loro. Infatti, Laris è genitivo di Lar-Laris, cioè "i Lari", e colo è la voce del verbo colo-is-colui-cultum-ere di terza coniugazione che si può rendere con l'italiano "onorare". Quindi, Lariscolus è colui che onora, nell'accezione di "venerare", i Lari (FIG. 4.), cioè i figli della divina Acca Larenzia. In questo modo si spiegano due cose: l'abitudine di autocelebrazione dei magistrati monetali romani di epoca repubblicana, a cui abbiamo già fatto riferimento sopra, e l'attribuzione del brusto al D/ del denario ad Acca Larenzia piuttosto che a Diana Nemorensis. FIG. 4. Affresco pompeiano proveniente da un "lararium" della città. Ai due lati opposti si notano i Lari (dipinti di dimensioni maggiori rispetto agli altri personaggi) nell'atto di versare del vino dai loro peculiari corni. Al centro, una scena di sacrificio con musico e "victimarii". Nella zona inferiore, due serpenti agatodemoni (genii benigni e propiziatorii) affrontati davanti ad un altare. 3. Fiera staticità al R/. Il R/, forse, è di più facile lettura rispetto al D/. Infatti, la maggior parte degli studiosi è evidentemente più concorde sulla sua attribuzione. Il legame tra uomo e natura è stato sempre intenso nell'antichità e particolarmente sentito per la prima romanità. A figure imponenti e resistenti, quali gli alberi, venivano attribuiti gli spiriti delle divinità più arcaiche e misteriose. E la religione romana non fa certo eccezione. Nei dintorni dell'antica città di Roma, tra l'Oppio e il Celio, si trovava un bosco di querce che confinava proprio con le mura cittadine, costruite, secondo la tradizione, sotto il regno di Servio Tullio. "Non sarà fuor di luogo ricordare che quel monte nell'antichità era chiamato Quercetulano (Querquetulanum, nel testo latino), perchè era ricco e fertile di querce (...)".14 Così lo storico romano Publio Cornelio Tacito descrive il luogo e ce lo tramanda tra i suoi scritti, una delle poche testimonianze a noi giunta della denominazione e dell'apparenza del colle Celio. Tra questo colle e l'Esquilino si trovava un tempietto delle Virae Querquetulanae, cioè dedicato alle Ninfe che, secondo la più antica credenza romana, abitavano il bosco di querce del Celio. Queste tradizioni religiose, quasi spiritiche, appartenevano alla più remota credenza romana, quando le divinità erano semplici entità e non avevano neanche un volto, una consistenza.15 Quale attinenza, dunque, tra il bosco di querce, le Virae appena nominate e il denario di P. Accoleius Lariscolus? Afferma molto sinteticamente il Riccio: "Il dottissimo conte Borghesi vi ravvisò (al R/ di questo denario n.d.t.) le Ninfe querquetulane presidi del luco de' Lari, allusivi al proprio cognome Lariscolo." L'opinione del Borghesi è riconosciuta anche dal Cohen16che riporta, senza aggiungere nulla di particolare, ciò che già enunciò Riccio nel suo catalogo: "L'egualmente dotto professor Cavedoni vi ravvisò pel contrario tre ninfe poste a guisa di cariatidi per sostenere quella traversa ornata da arboscelli." Per il Babelon, invece, l'interpretazione del R/ è una via mezzana delle prime due ipotesi: le tre figure rappresentate sono, sì, le Ninfe Querquetulane del Borghesi, ma colte nel momento in cui reggono una trave su cui sono poggiati cinque alberelli di cipresso, come vorrebbe il Cavedoni. Le varie ipotesi degli antichi studiosi non sono di molta utilità, così dobbiamo procedere attingendo con cautela agli elementi che ci sembrano più veritieri. La composizione del R/ di questo denario, ieratica come il D/ nella sua rigida e statica frontalità, è sicuramente legata in modo inscindibile dal D/ di cui abbiamo appena disquisito. Chi riconosce al D/ il busto di Diana Nemorensis, al R/ riconoscerà giocoforza l'assimilazione della dea sotto le tre forme di Diana, Ecate e Selene. La ripartizione tricorpe di Diana così effettuata era venerata a Nemi nel santuario appositamente costruito. Chi crede a questa ricostruzione vede nella mano destra della figura di sinistra un arco, simbolo esplicitamente riferito a Diana. Ma se, in realtà, siamo di fronte ad una rielaborazione delle statue delle antiche Virae Querquetulanae collegate direttamente al culto dei Lari? Anche in questo caso, come abbiamo visto prima, avremmo un coerente aggancio con il busto di D/ raffigurante Acca Larenzia. Il tutto rimanda al nome del magistrato Accoleius Lariscolus e alla sua famiglia. Sembra, infatti, poco probabile che una raffigurazione di una dea, triplice nella sua forma tricorpe, ma unica in generale, possa essere costituita da tre soli singoli personaggi per di più statici. Dato che nella tradizione antica il numero delle Ninfe non è specificato, chi disegnò tale motivo ne scelse tre per il semplice fatto che questo numero aveva una valenza magico-religiosa che ben si confaceva alla tematica della più remota religiosità romana, quella di Acca Larenzia e dei Lari con le loro Ninfe. Lo stesso significato che poi passò nel mondo cristiano. La trave sulle spalle delle tre statue e la base su cui esse poggiano i piedi potrebbero far pensare che realmente le Ninfe qui riportate fossero delle colonne/cariatidi intagliate nel legno di quercia e poste come colonne del tempio delle Virae che presiedevano al culto dei Lari, figli di Acca Larenzia. Quindi, la rappresentazione del R/ di questo denario non sarebbe altro che la stilizzazione del fronte di un antico tempio romano. Notiamo, poi, che le tre figure portano abiti differenti: la prima, quella a sinistra, ha un drappo che dalla spalla sinistra scende trasversalmente fino al lato destro del fianco; le altre due portano abiti uguali e rigidi, con una ripresa della stoffa sotto il petto per creare delle pieghe decorative che scendono dritte verso il basso. Quindi, in base a questo particolare da noi notato, forse per la prima volta, possiamo affermare con una certa sicurezza che le tre figure non costituiscono la Diana tricorpe di Nemi, bensì tre divinità nettamente distinte le une dall'altra, che, insieme non formano un unico corpo come dovrebbero fare nel caso di Diana Nemorensis. In quest'ultimo caso, le tre figure dovrebbero essere tutte uguali. Ultimo particolare che condurrebbe all'identificazione delle tre figure con le suddette Ninfe: i fiori che reggono le statue/colonne alle due estremità non sarebbero altro che il risultato di un'usanza romana secondo cui, due volte all'anno, si provvedeva ad ornare con fiori di vario genere i templi dei Lari e delle loro custodi, le Virae. Tale tradizione, andata perduta gradualmente con l'avvento di nuovi culti, ritornò in auge sotto Augusto. Credo che, almeno per ora, la nostra analisi riguardo questa particolare moneta sia ormai giunta al termine. Prima di concludere, però, vorrei lasciarvi due curiosità sempre restando in tema: FIG. 5. Denario ibrido: Obverse type of Man. Acilius Glabrio, reverse type of P. Accoleius Lariscolus. Denarius, 3.28g. (h). After 43 BC. Obv: Head of Salus right, SΛLVT behind. Rx: Three statues of nymphs standing facing. Cf. Crawford 442/1b (obverse) and 486/1 (reverse). Ex Phillip Davis Collection . Notare che, nonostante lo stile più approssimativo, al R/ sono visibili dei tronchi veri e propri tra gli intercolumni formatisi tra le cariatidi delle Ninfe. Ciò potrebbe avvalorare l'ipotesi che collegherebbe le tre figure al bosco sacro dei Lari sul Celio. Tale particolare, però, è completamente assente nei conii di P. Accoleius Lariscolus: siamo davvero di fronte ad un ibrido? FIG. 6. Particolare del D/ di un denario della tipologia di cui abbiamo finora parlato. Si noti la particolarità nella legenda di LARISCOLVI. ____________________________ 1 Gennaro Riccio, Le monete delle antiche famiglie di Roma fino allo Imperadore Augusto inclusivamente co' suoi zecchieri dette comunemente monete consolari etc. etc. seconda edizione, Napoli 1843. 2 Henry Cohen, Description gènèrale des monnaies de la Rèpublique Romaine communèment appelèes mèdailles consulaires. Paris-Londres, 1857. 3 Ernest Babelon, Description historique et chronologique des monnaies de la Rèpublique Romaine vulgairement appelèes monnaies consulaires. Tome premier. Paris-Londres, 1885. 4 Morto proprio nel 43 a.C., durante la battaglia di Modena, in cui combattè nelle file dell'esercito senatorio contro Marco Antonio, come ipotizzato dal Babelon per il nostro Accoleio Lariscolo, fu questore o legato di Cesare durante la conquista della Gallia e dal 54 a.C. magistrato monetale. Roscio Fabato, quindi, trova moltissimi punti in comune con Accoleius Lariscolus e la sua vicenda potrebbe non essere molto dissimile. 5 G. Riccio, Op. cit., p. 3. 6 H. Cohen, Op. cit., p. 4. 7 E. Babelon, Op. cit., p. 99. 8 H. A. Grueber, Coins of the Roman Republic in the British Museum. Volume I, London 1910. In particolare, vedi la nota numero 1 alla pagina 569. Le varianti di tale denario sono descritte ai numeri compresi tra il 4211 e il 4214 alle pagine 569-570. 9 Francesca Ceci è archeologa presso la Direzione dei Musei Capitolini di Roma e si è occupata spesso di numismatica antica, in particolare romana, e dei risvolti storico-ideologici delle iconografie ivi riportate. In merito al denario che stiamo analizzando, la studiosa si sbilancia a favore della tesi del Grueber, di cui ne ricalca fedelmente i punti principali senza aggiungere nulla di nuovo. Ceci, come il Grueber, crede che il busto appartenga ad Acca Larenzia piuttosto che a Climene o Diana Nemorensis. 10 H. A. Grueber, Op. cit., p. 569, nota. 11 G. Riccio, Op. cit., p. 3. 12 Macrobio, Saturnalia, I, 10, 12-15; Plutarco, Vita di Romolo, 5, 1-3. 13 Livio, Ab Urbe condita, I, 4; Lattanzio, Divinae institutiones I, 1, 20. 14 Tacito, Annales, IV, 65. 15 L'abitudine di raffigurare le divinità con fattezze umane fu importata a Roma dalla Grecia che l'aveva trasmessa anche alla vicina Etruria. 16 Borghesi "croit que les trois figures du revers sont trois nymphes qui prèsidaient au bois sacrè des Lares."4 punti
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Caspita che monete ragazzi!!! Complimenti a tutti, io sono a corto di "mi piace" qualcuno me ne vende una manciata? :D Visto che tifo Napoli, facciamo un po di gap... Questo è un bel Coronato di Ferdinando I d'Aragona, (MIR 69/2 e P.R 17b). E' stata la mia prima moneta tardo medievale... Proviene dall'asta varesi 61 (foto di Varesi Numismatica) Questa mi piace particolarmente, ha u ritratto praticamente perfetto, boccolo della parrucca non solo intatto ma con tutti i suoi rilievi ben impressi. Fondi brillanti e rilievi bianco latte mi fanno sorvolare sui difetti tipici di conio al R/. Proviene da due aste kuencher, Heritage e New York Sale... s'è girata un po il mondo prima di ritornare a casa :D (Fotografia di Kuencher) Quest'altra è la variante con SICILAR al D/, peccato per il difetto marginale di conio, ma in mano rende decisamente meglio che in foto, fondi lucenti e rilievi praticamente intatti (Fotografia di ACR asta 5) Forza Napolisti!! :)4 punti
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La moneta più rara che si può avere in collezione è quella che ti regala un amico. E'difficile trovare un amico ed è più difficile trovare un amico che ,non essendo appassionato di Numismatica,comprenda la tua passione e ti regali una moneta ed è molto ,molto difficile trovare un amico non numismatico che ti regali una moneta che a te manca in collezione. --Salutoni -odjob4 punti
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Contribuisco ulteriormente alla "contesa" con questa bella moneta acquistata durante un viaggio in Francia. La bella conservazione, la pregevole patina e la combinazione dei due busti la rendono una delle mie monete preferite :) Si tratta di un Follis di Costantino I coniato a Treviri tra il 310 e il 313: D//: IMP CONSTANTINVS AVG, busto di Costantino I corazzato e laureato rivolto verso destra. R//: MARTI CONSERVATORI, busto di Marte corazzato ed elmato rivolto verso destra. RIC VI Treveri 881. Provenienza: Troyes Numismatique.3 punti
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Approfittando della pausa natalizia ho completato Roma con le emissioni in rame ed anche le altre zecche di Clemente XII (Bologna, Gubbio, Ravenna): http://numismatica-italiana.lamoneta.it/cat/W-CXII Il Corpus è pronto... ;) Ciao, RCAMIL.3 punti
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Ecco la mia..............quando notai le sigle B e C disposte su di una sola riga con la data del 1623 mi brillarono gli occhi.3 punti
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http://imageshack.us/photo/my-images/39/img6191v.jpg/'> http://imageshack.us/photo/my-images/208/img6194f.jpg/'> MEZZO REALE D. Testa del Re a destra, con sotto la data R. Scudo sardo rotondo coronato, con Savoia in cuore e Collare attorno Mir 1007 moneta dal contorno liscio in mistura cosa ne pensate? è la prima monetina per la sardegna.....che metto in colelzione! :blum:2 punti
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:nea: :nea: :nea: non ci posso credere....non fare così :acute: questo è un forum, non un'ateneo e se anche diciamo o leggiamo qualche castronata, nessuno perde il posto, d'altra parte è nelle regole del gioco accettare anche le eventuali bacchettate che ci vengono date....soprattutto se arrivano da docenti e da chi ne sa più di noi (se poi arrivano commenti che non stanno ne in cielo ne in terra....ci si fa una risata). Se per paura di dire cose inesatte stessimo tutti zitti, questo forum sarebbe un mortorio e poi non ci sarebbe nessuno ad insegnarci. Ritira il fioretto del 2013, che è meglio :pleasantry: saluti luciano2 punti
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Gettone dalla CNG 281 di Lancaster/London del giugno 2012 FRANCE, Troisième République. 1870-1940. Æ Souvenir Token (36mm, 17.12 g, 12h). The Paris Exposition of 1889. For M. Jesurum, Venetian lace and embroidery manufacturer. M. JESURUM & C.IE VENISE, lion of St. Mark facing, holding Gospel; SOUVENIR in exergue / SOUVENIR DE’EXPOSITION DE PARIS 1889 around; in center, MANUFACTURES DE DENTELLES ET BRODERIES M. JESERUM & C.IE VENISE. Good VF. La Jesurum è una rinomata ditta di pizzi e merletti che vanta una storia tra arte e successo a partire dal 1870, quando ottenne rapidamente il riconoscimento internazionale. Le sue collezioni si attestarono ai massimi livelli di mercato e i suoi merletti e ricami impreziosirono il corredo delle dame dell'aristocrazia europea, senza dimenticare che la Jesurum divenne il fornitore ufficiale della Casa reale italiana. Famosa la tovaglia tutta in punto Venezia commissionatale dalla Regina Margherita che richiese ben dieci anni di lavoro. Il gettone, più che un souvenir, è un ‘Porte bonnheur’ e di estrema efficacia perché la ditta Jesurum era considerata porta fortuna a prescindere, come la fontana di Trevi a Roma. apollonia2 punti
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Tappo sigillo della teriaca dalla CNG Auction 90, maggio 2012 Italia, Venezia, 17° sec. Tappo sigillo in piombo (26,78 g, 42 mm) della teriaca prodotta dalla spezieria ‘Dalla Madonna’ in Campo San Bartolomeo, Venezia. D/ • ALLA SPETIARIA • DALLA • MADON[N]A • IN • V Busto a metà della Madonna nimbata a destra, con in braccio il Bambin Gesù raggiato; sotto le iniziali S M (San Marco) ai lati di un piccolo Leone di S. Marco a sinistra. Il tutto in ghirlanda con ornamento floreale a ciascun punto cardinale. R/ Liscio La teriàca, nota anche come triàca di Venezia, è un antico polifarmaco che trae origine dal mitridato, l’antidoto contro le morsicature di animali velenosi messo a punto ai tempi di Mitridate VI re del Ponto, con l’aggiunta di carne di vipera da parte di Andromaco il Vecchio, il medico di corte di Nerone. Nel Medioevo la teriàca fu considerata una panacea contro tutti i mali. Venezia cominciò la produzione e il commercio della teriàca dal 1258 e del 15° sec. controllò la sua esportazione in tutta Europa. La cosiddetta ‘triàca’ veneziana era molto pregiata in tutto il mondo e la sua produzione, che avveniva pubblicamente e sotto il controllo delle autorità, era affidata a spezierie ufficiali che dispensavano il farmaco in particolari contenitori sigillati con una capsula che riproduceva l’insegna caratteristica della spezieria. La nostra appartiene alla spezieria ‘Dalla Madonna’ in Campo San Bartolomeo nel Sestiere di S. Marco e associa alla rarità la peculiare caratteristica che l’antica sede della spezieria è ancora oggi occupata da una farmacia, la farmacia Morelli. apollonia2 punti
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Tetradramma di Damasco dall’asta Varesi 60 di Pavia, maggio 2012 Tetradramma (17,13 g, diametro 25 mm, BB), zecca di Damasco, ca 330-320 a. C. D/ Testa di Eracle a d. con copricapo in pelle di leone annodato sul collo R/ ΑΛΕΞΑΝΔΡΟΥ Zeus a torso nudo, seduto sul trono a s., con scettro nella mano sinistra e un’aquila sulla mano destra; nel campo a s. la parte anteriore di un ariete; sotto il trono un globetto sopra ciascun supporto, un globetto e la scritta ΔΑ sotto il supporto inferiore. La moneta è la # 3208 del Price e rappresenta una delle rare varianti tra quelle riportate (# 3202 con la sola scritta ΔΑ sotto il trono, # 3205 con un globetto sopra ogni supporto sotto il trono e la scritta ΔΑ sotto, # 3209 con due globetti sopra il supporto sotto il trono e la scritta ΔΑ e due globetti sotto, # 3209 var. con due globetti sopra il supporto sotto il trono e la scritta ΔΑ e un globetto sotto, # 3211 con cinque globetti (in forma di lambda maiuscolo) sopra il supporto e la scritta ΔΑ sotto). apollonia2 punti
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Nel mentre vi mostro le epigrafi presenti nei Database con gli Accolei 1. Ritrovata a Lanuvio EphEp, 09, 00599 (1) Bellonae ḍ[eae? - - -] L(ucius) Sextius Eros C[- - -] permissu C(ai) Sex[(ti) - - -] et P(ubli) Accolei Larisc[oli - - -] 1 d.C. / 200 d.C. (palaeographia) 2. Ritrovata a Nemi, Nemus Dianae CIL 14, 04196 M(arcus) Iulius M(arci) f(ilius) M(arcus) Accoleius M(arci) f(ilius) aed(iles) d(e) s(enatus) s(ententia) Datazione non presente La seconda epigrafe, che sorregge l'ipotesi di Rapax, è una tipica lastra nella quale vengono citati i due magistrati del posto, in questo caso due Edili, un certo Marco Iulio figlio di Marco e Marco Accoleio figlio di Marco. Ora, questo confermerebbe l'associazione della gens Accoleia a Diana, però, c'è da dire che l'unica epigrafe con anche il cognomen, Lariscoli, porta con se il prenomen Publio. Questo vuol dire poco, è vero, però è giusto, a questo punto, mettere tutte le carte in tavola che abbiamo a disposizione. Il prenome fa poco fede, però, intanto, possiamo notare come ce ne siano differenti di questi personaggi (ATTENZIONE, sto parlando senza conoscere la datazione di tutte queste epigrafi). 3. Ritrovata ad Ariccia, Aricia CIL 14, 02185 Clodia |(mulieris) l(iberta) [3] / Q(uinto) Accoleio Q(uinti) l(iberto) A[3] / viro suo [3] / et Felici lib(erto?) [ Questo addirittura è un liberto di un Accoleio di nome Quinto. 4. Ritrovata a Roma CIL 06, 10481 (p 3506) L(uci) Accolei M(arci) f(ilii) [3] Qua, infine, abbiamo un Lucio figlio di Marco. Ripeto, siamo in presenza di alcune epigrafi che attestano i personaggi, quasi sicuramente, di una sola famiglia, ma al momento, con i dati che abbiamo a disposizione, possiamo solo fare congetture, visto che non sappiamo il contesto di ritrovamento e la loro datazione (dati presenti nelle pubblicazioni, se già effettuate). Un dato spaziale, però, possiamo ricavarlo, si nota che tutte le epigrafi ritrovabili nei Database rimandano a Roma e alla sua parte meridionale, intorno all'attuale Albano Laziale, vicino proprio a quel santuario di Diana a Nemi. Mirko2 punti
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Ottima disamina Caio Ottavio, l'iconografia di questo denario in effetti è parecchio dibattuta. Come hai già detto, esistono principalmente due teorie interpretative: 1) Al dritto Acca Larentia ed al rovescio le Ninfe Querquetulane 2) Al dritto Diana Nemorensis ed al rovescio la triade Diana Selene ed Ecate La raffigurazione del dritto è purtroppo totalmente priva di quegli attributi utili a darci una qualche certezza ed è quindi molto importante concentrarci sulla più ricca rappresentazione del rovescio. Secondo il mio parere, l'attenzione va posta sulle due figure laterali, quella di destra regge un fiore e su questo non ci sono dubbi, mentre l'oggetto tenuto da quella di sinistra è stato visto anch'esso come un fiore oppure come un arco. Da questo piccolo ma sufficientemente rappresentativo confronto l'impressione che si ha è che non sempre pare possibile riconoscere un fiore mentre, di contro, in tutti i casi credo proprio sia possibile vedere le linee essenziali di un arco. I dubbi interpretativi nascono evidentemente da quelle tipologie di conio ove sono presenti delle decorazioni ai puntali dei flettenti, simili a quelle che appaiono anche in altre tipologie monetali . Sono piuttosto convinto che l'attributo della figura di sinistra sia un arco e non un fiore, ma questo elemento, seppur importante, non è il solo che deve essere tenuto in considerazione. Il fiore tenuto dalla figura di destra è infatti altrettanto importante e trova una spiegazione non solo se visto come un emblematico attributo di una ninfa, ma anche se associato alle peculiarità di Ecate. Indubbiamente quest'ultima divinità ctonia e psicopompa è maggiormente attestata con una fiaccola, una chiave, un serpente o un cane, ma nella sua sfera di influenza e tra i suoi attributi rientrano anche quei fiori veleniferi in grado di procurare la morte (l'aconito su tutti). Altro elemento a sostegno della tesi che vede nell'iconografia un richiamo al culto Diana Nemorensis è costituito dal rinvenimento, citato dall'Alföldi, ripreso dallo Zehnacker (p.520) e ribadito dalla Ghini e dalla Diosono (Il santurario di Diana a Nemi: recenti acquisizioni dai nuovi scavi - Rivista di antichità, volume speciale 2012) di una base circolare recante l'iscrizione M.IVLIVS.M-F.M.ACCOLEIVS.M.F.AED.D.S.S , attestante le presunte origini aricine della gens Accoleia. Ecco esposti gli elementi sui quali si basa l'altra ipotesi che, unitamente all'intervento di Caio Ottavio, ci consentono di avere un quadro più completo della situazione. Naturalmente ci sono ancora alcuni punti, anche piuttosto impegnativi, degni di ulteriori approfondimenti ;).2 punti
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Sicuramente questo esemplare risultando fino ad oggi l' unico esistente ! Testone Inedito 1560 A - Emanuele Filiberto D/ E PHILIBERT DUX SABAVDIE Busto corazzato del Duca rivolto a destra R/AUXILIUM MEUM A DOMINO Scudo Sabaudo inquartato con Savoia al centro sormontato da corona a 5 fioroni in esergo ..1560 A. Zecca Aosta o Asti Peso 8,92 grammi , diametro 30 mm. Qui trovate la discussione dove viene illustrata questa nuova tipologia : http://www.lamoneta.it/topic/89973-testone-1560-a-inedito-emanuele-filiberto/?hl=testone2 punti
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Bene, sarebbe bello che tutti i nostri sforzi per difenderci dai falsari non andassero dimenticati e che uno potesse a colpo d'occhio supervisionare le principali discussioni nelle quali si sono smascherati dei cloni o delle monete sicuramente false (non i falsi pacchiani o quelli delle merendine però). Oppure organizzare addirittura una sezione (nei manuali ad esempio) in cui mettere direttamente le foto delle monete false come fanno sul FAC.2 punti
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Buonasera a tutti ! vi propongo un immagine di una moneta per iniziare il nostro quiz di sezione estere, il primo che indovinerà lo stato di provenienza di questa moneta avrà un "mi piace" :blum: che il quiz abbia inizio.... :pleasantry: http://imageshack.us'>ImageShack.us1 punto
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L'anno non e' ancora finito ma e' gia' tempo di bilanci, anche dal punto di vista numismatico. Volevo quindi lanciare questo topic "coraggioso", sulla spinta di quanto avviene spesso nei forum stranieri, in cui ciascuno fa mente locale e fa vedere, se gli va, la piu' bella moneta (a suo giudizio) che e' riuscito a mettere in collezione nel 2012. Le motivazioni della scelta sono assolutamente personali e, si sa, spesso l'ultima arrivata e' quella a cui siamo in quel momento piu' legati. Facciamo vedere un po' di monete! Non facciamo i "collezionisti solitari" come direbbe @@dabbene e per una volta lasciamo perdere paure e polemiche varie. Siamo collezionisti o no in ultima analisi? Comincio io, sperando di non rimanere l'unico e di vedere tante belle immagini. E' un bel sesterzio di Adriano, la foto non gli rende merito fino in fondo, per una volta intonso e con una bella patina azzurro chiaro, preso all'asta monegasca di inizio dicembre:1 punto
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Volevo mostrarvi questa moneta da 100 lire con la confezione. cosa ne pensate? più che per la moneta, vorrei avere il vostro parere sulla confezione :) grazie1 punto
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E' probabilmente una medaglia di fantasia, di produzione moderna, che immagino voglia richiamare un epoca classica (greco romana). Però sembrerebbe fatta di bronzo o oricalco, tant'è che sta cominciando a patinarsi naturalmente, non direi infatti che il verde sia una patina artificiale.1 punto
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D'accordissimo con i pareri espressi da @@rickkk ed @@elmetto2007. PS: Francesco ricordavo i tuoi post ma non ero sicuro che quell'esagono ribattuto su 1895 fosse tuo. Complimenti per la tua collezione, io non avrei la stessa tenacia e pazienza... finirei... :crazy: Un caro saluto! F.1 punto
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non ho mai pensato minimamente di disprezzare una moneta in base al suo valore economico... le monete che possiedo e che sto inizando a scoprire appartenevano a mio nonno, e gia questo le da un valore immenso... aggiungo inoltre che nessuna di quelle che ho ha un valore economico considerevole, ma che comunque ne sono affascinato, bene o male conservate che siano..1 punto
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Davvero bella sia la moneta che il cofanetto.....sulla Baia un noto perito ha in vendita anche il 50 Lire ;).1 punto
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Medaglia dall’asta Varesi ‘Vicenza Numismatica’ del settembre 2012 D/ B. V. SINE. PEC. ORIGIN. CON. R/ CARITAS REGIAE . SOCIETIS. IMMTA CONCEPTIS. B. V. PAPIAE – EX LEGATO. D. CAN.CI NABONAE - Ss.30 Al diritto, attorno alla figura della Madonna in piedi su una specie di conca, legenda in circolo BEATA VERGINE CONCEPITA SENZA PECCATO ORIGINALE con dei fregi. Sul rovescio, in sette righe, CARITAS - REGIAE . SOCIETIS. - IMMTA CONCEPTIS. B. V. -PAPIAE – EX LEGATO. D. CAN.CI - NABONAE - Ss. 30. Quindi una grossa medaglia (diametro 52 mm, peso ˃ 60 g) in bronzo fuso della Regia Società Caritativa della Beata Vergine della Concezione di Pavia. Negli archivi si cita il "Legato Nabona Nicolò - Messa quotidiana nell'oratorio dei derelitti" (1695 novembre 16 - 1841 settembre 13) in un elenco di messe fatte celebrare in suffragio di Nicolò Nabona da Giacomo Nabona fu Nicolò di Pavia. Il valore ’30 soldi’ sull’ultima riga del rovescio potrebbe riferirsi al controvalore pecuniario della medaglia, anche perché ha l’asse alla francese tipico delle monete (coin rotation). apollonia1 punto
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Ciao, ricevo in data odierna una risposta da Joe Sermarini (FAC) che mi invita ad inviare i dati per inserire la monenta nel Prokopov's Fake Ancient Coin Reports. Tra l'altro la discussione è stata vista da un centinaio abbondante di utenti. Provvederò a fornirgli gli stessi per la schedatura. Insomma, qualcosa abbiamo raggiunto, ovvero gli abbiamo dato visibilità su un link di respiro mondiale. Dopo questo sito potremmo girarli anche a http://www.forgerynetwork.com che ritengo i due siti più completi sul tema "fakes". Ciao Illyricum :)1 punto
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Sulle emissioni comuni io rimango dell'opinione che il disegno debba essere uguale. Alla fine varietà già ce n'è in abbondanza, basta vedere un qualsiasi cofanetto con tutti i 2€cc che ti brillano gli occhi e sinceramente, anche quelle 20 monete tutte uguali, in un altro vassoio, non mi dispiacciono...1 punto
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Fino ad un certo punto. Qui si apre la solita diatriba su cosa sia moneta ma, in questo caso, la cosa è ancor più complicata. Le monete di Redonda e Cabinda sono monete di fantasia a tutti gli effetti. Quelle della Arktikugol (quelle vecchie) hanno circolato assolvendo alla loro funzione di strumento di pagamento, quindi da considerarsi come moneta a tutti gli effetti, anche se la compagnia mineraria non è uno stato. Si può considerare moneta legale? Non credo, quindi, per chi considera valida l'equazione moneta= moneta legale, nessuna di queste emissioni è moneta. Per me (per i soliti motivi ripetuti mille volte) e per chi le usava, direi proprio che sono monete. Quelle emesse a soli fini commerciali sono monete? Se non lo sono, non lo sono neppure le commemorative in Euro ed in lire, inclusi alcuni pezzi, che sono considerati quasi una religione, per i collezionisti. Ancora più particolare la situazione di Tristan da Cunha, per la quale il governatore ha commissionato l'emissione di monete, a fini commerciali. Altro caso ibrido è quello, per il quale alcuni governi (riconosciuti o meno) hanno emesso monete come affermazione di sovranità (Timor Est e Isole vergini Britanniche, se non erro).1 punto
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Caro Alano, il tuo è un bel 6 ducati in conservazione ottimale, il punto di riferimento per giudicare lo stato di conservazione è quello che coincide con la ciocca di capelli sulla fronte del re. Dall'usura di quest'ultima e dallo stato dei fondi e dello stemma la considero q.SPL/SPL. I graffi, chi più, chi meno, sono nella norma, in genere un 6 ducati vale oltre i 1000 euro qualora, in FDC, non riporta difetti e graffi di conio. Hai fatto benissimo ad acquistare questa moneta è un nominale che non dovrebbe mancare al collezionista di monete italiane. Il millesimo 1765 con sigle dell'incisore De G (Giovanni Casimiro De Gennaro, figlio del grande Antonio Maria morto nel 1744) non è comune, rispetto ai millesimi 1763, 1766 e 1767 è quindi più raro. Se desideri approfondire la storia e la ricrca d'archivio della tua new entry ti consiglio di leggere attentamente questo studio del 1966 a firma Michele Pannuti, considera che le tirature pubblicate per la prima volta sul Gigante negli anni '90 vennero prese proprio dai suoi intramontabili studi http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1966.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bollettini.htm . A presto. :hi:1 punto
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Ringrazio di cuore per la competenza e per l'opportunità di approfondire la monetazione in questione. Adesso sono in collegamento sulla strada (sono su un pendolino), sula via di ritorno a casa. Non mancherò di studiare a fondo l'argomento, che necessita di un adeguato approfondimento dopo il mio modesto contributo del 1998, che deve costituire solo un semplice punto di partenza (l'avevo segnalato NON come punto fermo e definitivo, ma per partire da lì un discorso più esaustivo). Concordo che in pratica seguivo la vecchia ipotesi del Marchetti e soprattutto mancava del contributo offerto dai ripostigli, per poter ampliare meglio l'orizzonte. Il bello della numismatica, specialmente quella classica, è di poter continuamente aggiornarsi alla luce di nuovi dati archeologici o di nuovi esemplari...... Ci risentiremo presto Alberto1 punto
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Danielucci, quella moneta é FDC. Non c'é usura alcuna. Sono le foto di Linda che fanno letteralmente "sparire" pezzi di moneta. Nota la bava sui bordi.1 punto
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1969 Nigeria DIGA DI CAINJI La diga di tipo misto, ha una parte centrale di 546 metri in calcestruzzo e due ali in terra laterali, per una lunghezza totale di 4200 metri. Nel 1963 fu indetta la gara di appalto che fu vinta dal gruppo Impresit-Girola-Lodigiani (IMPREGILO) di Milano. Bronzo dorato, mm. 60 - Autore EMILIO MONTI - Rif. Rivista MEDAGLIA EDIZIONI S. JOHNSON Milano n. 8 pag.57.1 punto
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Potete seguire intanto l'andamento del concorso anche sotto i miei post, ripeto sono curioso di vedere come sceglieranno gli utenti di Lamoneta, sarà molto interessante vedere come si esprimeranno. Si me l'avevano detto che oltre ai paesi anglosassoni, anche in Spagna avevano fatto qualcosa di simile, mi sembra però che la risposta da noi sia stata nettamente più forte, e questo è un buon segnale per il forum, ma anche per la numismatica italiana. Anche la divisione per sezioni può essere interessante e da valutare, magari per l'anno prossimo per il 2013, ma qui è bello tutto sommato essendo stato tutto live, io direi quasi in diretta, essere globali,uniti, compatti,oggi dobbiamo dare all'esterno un massaggio di compattezza, ecco perchè più partecipiamo e più forte sarà il messaggio che verrà trasmesso, l'occasione c'è, ora, poi ne riparliamo tra un anno.... Mario P.S. Le letture di questa discussione sono impressionanti e questa la dice lunga...., ovviamente non sono solo utenti del forum che leggono.....,qui certamente stiamo andando oltre il forum,come lo fu anche per i primi grossi italiani.1 punto
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Ciao :) Sull'intero ciclo storico, a livello di saggi, credo sia disponibile ben poco (esistono viceversa volumi per singolo periodo). Bel volume storico (certo però un bel tomo enciclopedico), per il periodo spagnolo e sino alla fine, il volume XI della "Storia d'Italia" UTET - "il Ducato di Milano dal 1535 al 1796"; edizione dell'anno (ormai sempre più lontano) 1984. Volume ancora reperibile sul mercato dell'usato, anche singolarmente e senza dover acquistare l'intera collana, direi senza particolari difficoltà ed intorno alla cinquantina di euro. Il periodo precedente, dal 1395 sino al periodo spagnolo, sempre nella medesima serie enciclopedica, dovrebbe essere parte del volume VI. Per altro il medesimo tomo XI della "Storia d'Italia" è anche il volume II della "grande storia di Milano", sempre UTET, ma di edizione più recente (ed ovviamente il volume I, in due tomi, comprenderà, penso, anche il periodo precedente). Tuttavia, ripeto, non sono propriamente "saggi".1 punto
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Fai tu la scelta che più ti interessa, inizia comunque con qualche lettura che magari riesca a coinvolgerti e ad interessarti particolarmente. Come hai potuto leggere ogni utente è in grado di darti dei suggerimenti in merito, ora la scelta è solo tua se concentranti su un particolare argomento, che riguarda un certo periodo storico o se puntare più su una tipoòlogia di monete che metta in evidenza un regno/repubblica sorte in Italia nella sua lunga storia o se magari concentrarti sul periodo romano o quello della magnagrecia, con la splendida monetazione Siciliana. Importante è partire poi vedrai che col tempo troverai una scelta che prediligerai e sicuramente poi una volta trovata la tua strada coltiverai la tua passione. Buona lettura numismatica.1 punto
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Ho degli amici cinesi, chiedo se riescono a recuperarmi alcune banconote e le rivendo a metà di quel prezzo :P1 punto
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Ciao Alain Per quanto mi riguarda non ho trovato Douzain aux croissants contraffatti da zecche note ( Per note intendo Messerano- Radicati - Delfino Tizzone - Mazzetti - Crevalcuore ) so che ci sono contraffazioni per il Douzain au Douphine' ) che comunque in quei casi c'era una evidenza della signoria emittente nella legenda. Qui a parte l'errore nel nome di HENR (I)CUS e nell'altra legenda SIT NOME (N) D. BENEDICTUM che si riscontrano non di rado anche nelle emissioni ufficiali, non c'è nulla che possa far pensare ad una zecca Italiana. Piuttosto (è una mia impressione) la moneta mi sembra un falso d'epoca. E molto "impastato" non centrato la corona sopra lo scudo mi sembra piuttosto "artigianale" le mezze lune e le corone ai lati sono inguardabili..... eccc.. Attendiamo comunque altre impressioni, nel frattempo cerco ancora qualche cosa di utile. Ciao Profausto1 punto
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Se non mi provoca più nessuno ... giuro che questa è l'ultima! :hi:1 punto
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Questo è il disegno preparatorio delle 25 monete, come furono rappresentate sulla Quarantana: che si tratti dei 10 soldi del 1614 non credo possano esserci dubbi...1 punto
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se il buongiorno si vede dal mattino... mia prima moneta ritrovata nel 2013: Taglio: 2 euro Nazione: Monaco Anno: 2001 Tiratura: 899.800 Condizioni: BB+ Città: Milano1 punto
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N + O + P = ... non ci ho capito più nulla ma va lo stesso! di seguito i miei vecchiumi di Norvegia Ohio e Palestina1 punto
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Teoricamente secondo me possono esistere, nei centesimini, queste curiosità, io ho 2 centesimi di VEIII, mi scuso ma non colleziono Umberto I, senza punto e con una parte molto piccola della S. Si vede chiaramente la frattura di conio nella zona interessata. Saluti Marfir1 punto
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Premesso che non ho niente contro le emissioni comuni, dico che sarebbe meglio limitarle nel caso di 2 commemorative all'anno per fare, per gli stati che lo fanno due monete con temi diversi tra loro così ci sarebbe più varietà e non emissioni di monete uguali tra loro dove quello che cambia è solo il nome dello stato Saluti Diego1 punto
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Cari Vincenzo e numa numa, NAC compare ed è tra le riviste scientifiche B. I criteri e le valutazioni di cui parla Vincenzo sono stati adottati quest'anno per la prima volta anche per i nostri settori, i cosiddetti "non bibliometrici" ai fini dell'abilitazione scientifica nazionale (ASN) dei docenti di prima e seconda fascia (alla quale dunque abbiamo preso ahimè parte noi tutti, a parte i docenti che sono già ordinari), e peraltro con molti problemi e critiche. Se volete ridere, o a seconda dei casi stare un pochino male per la nostra Università ed in merito a come sono state selezionate e dato il ranking alle riviste "scientifiche", leggetevi un poco di post qui, da pagina 2 andando indietro: http://www.roars.it/online/category/anvur/page/2/ , e soprattutto questo post: http://www.roars.it/online/le-riviste-scientifiche-dellanvur-dal-sacro-al-profano-e-dalle-stelle-alle-stalle/. Tornando al topic principale mi accodo ai complimenti per acraf che ha illustrato i dati in modo esaustivo e a mio parere ha già sottolineato gli eventuali problemi intepretativi legati a questi ritrovamenti. Le frequentazioni temporanee su siti in buon parte già abbandonati spesso lasciano tracce labili e solo lo scavo attento, e soprattutto stratigrafico dalla rimozione dell'humus in giù, piccoli livelli sopra i crolli etc...compresi, riesce a documentarle efficacemente. Un saluto MB P.S. Vi lascio immaginare i danni in casi come questi dell'uso anche solo "superficiale" del metal detector senza controllo archeologico ...1 punto
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In effetti...... sto granduca sta sempre in mezzo ai c.........i ( cocomeri, volevo dire cocomeri) :D :D :lol: :lol:1 punto
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2013 BUON ANNO A TUTTI !!!!!! 1966 LA DIGA DI ROSEIRES IN SUDAN ...da rivista MEDAGLIA EDIZIONI S. JOHNON MILANO n.7 pag.85 Il Governo Sudanese, dopo un accordo con quello Egiziano ed un opportuno finanziamento estero, decise di realizzare lo sbarramento di Roseires. Progetto e Direzione Lavori vennero affidati allo stesso gruppo anglo-francese di Kariba. Questa diga veniva predisposta per un successivo innalzamento di 10 metri, così alla fine Sennar e Roseires permettessero l'irrigazione di un milione e quattrocentomila ettari. Nel luglio del 1961 il lavoro veniva affidato alla Impresit Girola Lodigiani (Impregilo) S.p.A. di Milano. Lo sbarramento del tipo misto con una parte centrale in calcestruzzo a speroni comprendente opere di deviazione e scarico delle acque, la centralina di servizio nonché prese e fondazioni di una futura centrale idroelettrica. Questa parte è lunga 1100 metri ed alta da 30 a 68 metri ....... Numerose erano le difficoltà, i materiali dovevano affluire da Port Sudan collegato al cantiere con una ferrovia di 1000 Km., gli uomini per mancanza di piste adeguate potevano raggiungere il cantiere soltanto in aereo da Khartoum. Durante la stagione delle piogge il fiume allagava tutto il proprio letto interssando la zona della diga, per cui il lavoro doveva venire sospeso da fine luglio a fine settembre. Bronzo, mm. 60 - Autore EMILIO MONTI - Stab. S. JOHNSON1 punto
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ritornando al prezzo, e' una bella cifra,pero'..... ancora per non so quanto tempo tanti hanno 195euro,.....in pochi si ritrovano una bellezza cosi'. marcantonio1 punto
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behh,a me è andata peggio,acquistai nell'ultima asta sintoni un bel grosso innocenzo xi,tutto originale intendiamoci,quando è passato il postino nn ero in casa e quindi mi lascia l'avviso,il gg dopo vado a ritirarlo,do la ricevuta e la postina dietro al vetro prende il plico,fa tutte le sue pratiche e in men che nn si dica piglia un timbrone grosso come un martello e sbammm..proprio in centro....morale grosso innocenzo xi con tondello ondulato(quasi piegato),se dovessi venderlo sarà questa la dicitura..1 punto
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