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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/02/13 in tutte le aree
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Ogni tanto, come ad esempio nella discussione dedicata al didramma etrusco di Prestino, si parla del famoso “denario di Monte Adranone” quale uno dei maggiori esempi di rinvenimento di un denario romano anonimo in un contesto risalente alla metà del III secolo a.C. e quindi in epoca precedente alla “Middle theory”. Mi sono quindi deciso a raccogliere la bibliografia sugli scavi archeologici condotti specialmente da Graziella Fiorentini sul Monte Adranone, anche per meglio capire il contesto nel quale è stato poi rinvenuto il denario romano e la situazione dei rinvenimenti numismatici in quel sito. Ho reperito su internet anche alcune foto e immagini per meglio capire il sito. A rigore questa discussione dovrebbe stare nella sezione romano-repubblicana, ma essa appare molto “trafficata” e mi sembra più giusto inserirla in questa sezione, in compagnia alla discussione sul didramma etrusco di Prestino. Storia e topografia di Monte Adranone Il centro antico di Monte Adranone sorgeva a oltre 900 m. sul l.m., a circa 7 km settentrione del moderno abitato di Sambuca di Sicilia, nella Valle del Belice, al confine tra il territorio provinciale di Trapani e di Palermo. 1 2 Insediamento indigeno occupato dai Greci nel VI sec. a.C., fu indubbiamente colonia selinuntina: la sua storia si svolse nel particolare contesto derivante dal contatto tra l'area sicana ellenizzata e l'area elimo-punica, con una decisa preminenza della componente punica (riconoscibile soprattutto nelle aree sacre e nel rinnovato impianto urbano e delle opere di difesa) a partire dagli inizi del IV sec., a seguito del consolidarsi del predominio cartaginese nella Sicilia occidentale dalla caduta di Selinunte alla morte di Dionisio I. Circa l'identificazione del sito, si è fondatamente propensi a riconoscervi l'Adranon citata da Diodoro (XXIII.4.2.) in relazione a vicende della prima guerra punica. Se il citato passo di Diodoro, riferito al 262 a.C., fa cenno a un infruttuoso assedio da parte dei Romani dei due centri di Adranon e di Makella, sappiamo d'altra parte che, dopo l'occupazione romana di Segesta spontaneamente arresasi, quasi tutte le città della Sicilia centro-occidentale furono sottomesse e nel 260 anche la dura resistenza di Makella venne battuta (Pol., 1, 39). È assai probabile che nello stesso anno anche Adranon venisse presa e distrutta. In ogni caso è da ritenere che la città non abbia potuto sostenere la resistenza dopo la caduta di Selinunte, nella cui sfera territoriale ebbe tradizionalmente a gravitare e a seguirne le sorti. Tale identificazione sembra oggi prendere sostegno dai dati archeologici emersi dagli scavi sistematici. Le ricerche, infatti, hanno sinora univocamente dimostrato una generale e violenta distruzione della città intorno al 250 a.C., pur con sporadiche presenze - forse guarnigioni romane di controllo - anche nel corso della 2a guerra punica. I primi scavi regolari risalgono al 1968 e da allora annuali campagne sistematicamente hanno portato alla luce la necropoli, la poderosa cinta muraria e vasti settori della città e dell'area suburbana, anche se gran parte di essa resta ancora inesplorata. La città sorgeva su un terrazzo ondulato dalla configurazione grossolanamente triangolare culminante a NE con l'area sacra dell'acropoli, protetta alle spalle dal ripido costone roccioso, e digradava a terrazzi verso SO in direzione della profonda insellatura che distingue le due colline su cui si sviluppa l'intero abitato e che forse coincideva con un asse stradale fondamentale della città stessa. Il perimetro della città, di circa 5 km, è, per un tratto del lato orientale, definito dallo strapiombo roccioso, mentre per il resto è costituito da un'imponente cinta muraria costruita in blocchi di pietra marnosa locale e conservata in alcuni tratti per 6 m di altezza. L'impianto originario delle fortificazioni si pone verso la fine del VI sec. a.C., con l'aggiunta di torrioni e contrafforti in relazione alla ricostruzione punica della città nel IV sec. a.C. Agli inizî del III sec. è da riportare invece un ulteriore rafforzamento del sistema difensivo con la costruzione di un propugnacolo avanzato a protezione dell'ingresso meridionale della città, che dovette servire all'estrema difesa della città stessa nel corso della prima guerra punica. Un altro accesso è stato individuato sul lato N. 3 Segue ora una succinta descrizione delle principali strutture rinvenute. La necropoli sud La necropoli della città si estendeva in un'area, relativamente limitata, a S e a SO della città, con uno sviluppo che si è rivelato più che in estensione, in stratificazioni sovrapposte con frequente riuso e riadattamento delle tombe più antiche. Di tale necropoli, nei due ampî settori messi in luce, gli scavi hanno rilevato l'esistenza di tombe tipologicamente e cronologicamente distinguibili in tombe a camera ipogea (per la maggior parte riferibile al VI-V sec. a.C.), tombe a cassa con pareti costruite in blocchetti di marna, e infine semplici sepolture terragne, spesso stratigraficamente sovrapposte alle tombe più antiche (databili nel IV e nella prima metà del III sec. a.C.). Tra le tombe a camera si distingue la tomba monumentale - già nota alla fine del secolo scorso e localmente detta Tomba della Regina - risalente al VI-V sec. a.C.: di grande rilievo dal punto di vista struttivo, essa è certamente tra le più interessanti tombe a camera della Sicilia. 4 È costruita in conci squadrati di tufo che definiscono una camera ipogea (2,20 x 1,50 m) con copertura a falsa volta e apertura preceduta da un breve dròmos con accesso a pozzetto. Di particolare rilievo è anche la grande tomba ipogea (T3), a pianta rettangolare (3 x 2,30 m; alt. 1,50 m) con pareti in conci di tufo intonacati, doppia camera sepolcrale, ciascuna con ingresso a S: anche questa tomba era preceduta da un breve dròmos con accesso a pozzetto. All'interno si rinvennero due vasi cinerari, uno dei quali è la splendida hydrìa attica a figure rosse, con scena nuziale di significato funerario, esposta al Museo Archeologico di Agrigento insieme al resto del corredo, in cui fanno spicco la padella bronzea con manico configurato a kouros e la brocchetta in bronzo di produzione etrusca. Le campagne di scavo del 1985-1988 hanno ulteriormente arricchito le conoscenze sulla necropoli di M. A. rivelando un'articolata sequenza di sepolture, sia a cameretta ipogea che a cassa in pietrame con e senza sarcofagi litici o fittili e, soprattutto, una particolare ricchezza di corredi costituiti da significativi esemplari di ceramica attica, da vasi di produzione indigena e da suppellettili di bronzo. (Continua)5 punti
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Sono davvero felice e orgoglioso di poter condividere con voi il più bell'acquisto di sempre :) Si tratta di un raro Follis coniato da Costantino I a Lugdunum (Lione) per un brevissimo periodo di tempo (estate del 308). D//: IMP C CONSTANTINVS PF AVG, Costantino I laureato, drappeggiato, visto da dietro. R//: SECVRIT PE-RPET DD NN, Securitas stante a sinistra, mano destra sollevata, mano sinistra reggente uno scettro poggiato su una colonna. E//: PLC RIC VI Lugdunum 278, Bastien 492 (17 esemplari censiti). Provenienza: ex Gert Boersema (Vcoins), ex Roma Numismatics Auction IV. http://www.acsearch.info/record.html?id=600627&tab=14 punti
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Per esaurire la panoramica dei ritrovamenti monetari su Monte Adranone, esiste anche una comunicazione ancora di Fiorentini su Kokalos, vol. XXVIII-XXIX, 1982-1983, p. 183-184. Conclusioni Appare evidente l’importanza degli scavi archeologici di Monte Adranone anche dal punto di vista numismatico. Sono pochissimi i siti archeologici che possono essere datati con una certa precisione, come data di chiusura, entro la metà del III secolo a.C., senza successiva vera ricostruzione, e quindi prima dell’avvento del denario secondo la “Middle theory”, che fa risalire la creazione del denario al 215 a.C., durante la seconda guerra punica. Appare evidente e anche pacifico che il sito di Monte Adranone sia stato distrutto al più tardi intorno al 250 a.C., nell’ambito della prima guerra punica, che fu duramente combattuta in quelle terre. Bisogna però fare alcune distinzioni. Le monete che sono state trovate durante le prime campagne di scavi e concentrate soprattutto nell’area del Santuario punico del Terrazzo II, appaiono conformi al circolante monetario durante la prima metà del III secolo e costituiscono probabilmente un ripostiglio votivo, compatibile a un’area di culto. I due quadrigati appena accennati nella comunicazione del 1997, in attesa di maggiori dettagli, risultano essere stati trovati SOPRA gli strati di distruzione e quindi nulla impedisce di pensare che siano perduti in epoca posteriore alla distruzione. La stessa Fiorentini ha sempre ammesso che il sito appare essere stato frequentato, sporadicamente, da guarnigioni romane anche durante la seconda guerra punica. Non so da dove trae questa asserzione, che comunque non appare inverosimile se si osserva la notevole importanza strategica della montagna, nella valle del Belice e fondamentale snodo sulla strada verso Agrigento, che fu una delle ultime città siceliote ad essere stata conquistata dai Romani, nel 210, oltre un anno dopo l’espugnazione di Siracusa. Sicuramente più intrigante è il denario trovato nella discarica del vano 3A dell’edificio Blocco I. Purtroppo mancano dettagli per capire gli strati sopra questa discarica e se è possibile stabilire il rischio di una intrusione. So che è il solito discorso, ma non posso dimenticare che si era negli anni ’70, quando gli scavi ancora non erano probabilmente condotti con i più rigorosi criteri attuali. Inoltre pare sia un ritrovamento isolato e quindi non so quanto sia contestualizzato. Mi ha colpito un dettaglio. A pochi passi c’è il vano 6A, che ospita una cisterna, in buon stato e ancora adesso bene visibile e attualmente messa in sicurezza con un recinto metallico. Tornando alla possibilità che Monte Adranone, specie sulla parte più elevata, sull’acropoli e suoi dintorni, possa avere ospitato guarnigioni romane a presidio appunto di alture di importanza strategica, mi sembra logico che abbiano ricavato provvisori alloggi vicino a sorgenti oppure a cisterne d’acqua. Sicuramente l’edificio Blocco I era stato distrutto (circa una cinquantina di anni prima), senza essere ricostruito, ma probabilmente alcuni vani potevano ospitare soldati romani, col solo riparo di tende. La cosa importante era la vicinanza all’acqua….. Bisogna quindi vedere se esiste la possibilità che a uno di questi soldati sia scivolato un denario che si sia poi depositato sullo strato di discariche del vano (le rovine, dopo soli 50 anni, non erano forse ancora del tutto compattate e sedimentate a formare uno strato impermeabile). Se è così viene depotenziata l’importanza dei dati forniti dal sito di Monte Adranone per la datazione del denario romano. In ogni caso è del tutto auspicabile che venga finalmente pubblicato un dettagliato catalogo di TUTTE le monete trovate nel sito, con i rispettivi contesti. Bibliografia: E. De Miro, Monte Adranone, antico centro di età greca, in Kokalos, XIII, 1967, p. 180 ss.; E. De Miro, Scavi e scoperte Monte Adranone, in SE, XLII, 1974, p. 544; E. De Miro, Nuovi dati del problema relativo all’ellenizzazione dei centri indigeni nella Sicilia centro-occidentale, in BA, 3-4, 1975, p. 123-128; E. De Miro, G. Fiorentini, Monte Adranone, Kokalos., XVIII-XIX, 1972-1973, pp. 241-244; E. De Miro, G. Fiorentini, Relazione sull'attività della Soprintendenza alle antichità di Agrigento (1972-1976), Kokalos, XXII-XXIII, 1976-1977, p. 451 ss.; J. A. De Waele, Monte Adranone ende datum van oerste denarii, in Hermeneus, LI, 1979, p. 201-206; C. A. Di Noto, Monte Adranone, in BTCGI, X, 1992, p. 257-265; G. Fiorentini, Sacelli greci di Gela e Monte Adranone, in Cronache. Atti della I riunione di studio della Scuola Archeologica di Catania, Siracusa 1976, p. 105 ss.; G. Fiorentini, Santuari punici a Monte Adranone di Sambuca di Sicilia, in Φίλιας χάριν. Miscellanea di studi classici in onore di E. Manni, Roma 1980, p. 907 ss.; G. Fiorentini, Ricerche archeologiche nella Sicilia centro-meridionale, in Kokalos, XXVI-XXVII, 1980-1981, pp. 581-582; G. Fiorentini, Monte Adranone nell'età tra i due Dionisi, in Kokalos, XXVIII-XXIX, 1982-1983, p. 180 ss; G. Fiorentini, Attività della Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali per la Sicilia Centro Meridionale (Agrigento, Caltanisetta, Enna) (1984-1988), in Kokalos, XXXIV-XXXV, 1988-1989, p. 498-499; G. Fiorentini, Monte Adranone (Sambuca di Sicilia) Scavi 1988-1989, in BCA, Sicilia, IX-X, 1988-1989, p. 18-19; G. Fiorentini, Aspetti di urbanistica e di architettura pubblica nel centro greco-punico di Monte Adranone, in Studi di archeologia classica dedicati a Giorgio Gullini per i quarant’anni di insegnamento (a cura di M. Barra Bagnasco e M. Clara Conti), Alessandria, 1999, p. 67-78; P. Orlandini, s.v. Monte Adranone, in PECS, p. 590; F. Panvini Rosati, Denario romano repubblicano scoperto ad Adrano, in RIN, LXXXI, 1979, p. 221-2223 punti
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Ma la faccia di Giacobbo? "Il 21 dicembre è passato ma noi siamo ancora qui..." e vai con la prossima serie di Kazzegger. Con quel sorrisetto alla "quanto-mi-diverto-a-prendervi-per-il-c...-e-mi-danno-pure-un-sacco-di-soldi" Questo qui è vicedirettore di Rai2. Da fucilazione sommaria, lui e chi ce l'ha messo.3 punti
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Questo piccolissimo nummo di Giustiniano coniato a Roma è molto raro e in ottima conservazione relativamente al tipo. E' in bronzo e ha un diam. di circa 10 mm. per un peso di gr. 0,84. So che posto monete un pò di nicchia ma mi sono sempre piaciute le cose strane, un pò fuori dal comune. Maurizio2 punti
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propongo quello che mi sembra di leggere.... scusandomi se non è "un'opera d'arte...." ( invidio tanto Dizzeta, con le sue elaborazioni magistrali ... :8):2 punti
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Aggiunta: premetto che non ho mai scritto articoli a tema numismatico, anche se per altri "generi", diciamo più specificatamente inerenti quello che era il mio lavoro, ho fatto diverse pubblicazioni e lavori simili; prendi quello che segue solo come il punto di vista di uno inesperto per il genere. L'idea è interessante, anche perchè su queste monete, ma in generale sulla monetazione minore di Ferdinando II e del Regno d'Etruria, c'è veramente poco. Tuttavia per fare un qualcosa di abbastanza "solido" a me personalmente mancano ancora parecchie informazioni. Dunque, vediamo come imposterei un lavoretto su questa monetazione: 1) Introduzione storica ai singoli granduchi ed agli avvenimenti principali del periodo per la Toscana. Fin qui grossi problemi non ne vedo, materiale a cui attingere mi sembra ce ne sia abbastanza. 2) Breve rassegna delle monetazioni del periodo, anche per inquadrare i rapporti fra le monete, con dati di titolo e peso teorico e realmente osservato (raramente coincisdono, anzi quasi mai...). Qualche dato sui prezzi al tempo considerato magari cosi come se possibile alle monete effettivamente ancora in circolazione risalenti ai tempi precedenti, anche per comprendere meglio perchè si coniassero molto certi tipi e poco altri (qui però i dati cominciano a scarseggiare). 3) Descrizione dei coni per le minori prese in considerazione; qui dipende se i soli 10 Quattrini di Ferdinando III (1800 e 1801) oppure anche Soldo e quattrini, come pure se estendere la ricerca alle minori del Regno d'Etruria. Su qualcuna ritengo di avere abbastanza materiale ma su altre mi sembra un pò poco. Purtroppo per queste monete, seppure teoricamente coniate in buone quantità, esistono relativamente poche immagini chiare disponibili; inoltre quando ne appare qualcuna "nuova" non è difficile che si possano notare differenze rispetto ai coni già censiti. Ad esempio, per il 10 quattrini, azzardando una stima del numero di coni usati per il 1800, per circa 110m pezzi, direi da 5 a 10 coni; per il 1801 circa il doppio; per il quattrino le cose sarebbero ancor più complicate(ne furono coniati assai di più). Naturalmente mi aspetto che appena fatto l'articoletto, magari pubblicandolo anche qui sul forum, qualcuno salti fuori mostrando un qualche esemplare ancora diverso (pure fra gli utenti che magari ci leggono in questa discussione :girl_devil: ). Ci sarebbe poi la questione dei diritti di immagine sulle figure da inserire, anche se penso che si possa risolvere senza troppe difficoltà, almeno nella maggior parte dei casi di monete passate in asta. 4) Riferimenti alle modalità di coniazione ed alle autorizzazioni: anche qui la cosa non è semplice. Nel 1800 e 1801 Ferdinando III non c'era già più e furono coniate in un periodo di occupazione, seppure sempre a suo nome. Inoltre una cosa che mi sono sempre chiesto ed alla quale non ho trovato risposte è se queste monete, ma anche altre, furono coniate anche nel periodo del Regno D'Etruria e magari oltre o meno e sarebbe un aspetto molto interessante da chiarire. 5) Tecniche di coniazione: macchinari e procedimenti. Non penso sia facile poter stabilire con quali tipi di macchine furono coniate (a Firenze praticamente disponevano di tutti i generi normalente usati, dai sistemi a rullo a vari tipi di presse, e in qualche caso in anni precedenti almeno ho l'impressione che per uno stesso tipo e data siano stati usati anche macchine diverse) ma qui bisognerebbe che mi riguardassi almeno quanto già pubblicato, forse qualcosa potrei trovare. Inoltre sulle tecniche di lavorazione ed in particolare sul procedimento di imbianchimento, se usato come ho l'impressione che lo sia stato, andrebbe trovato qualcosa. 6) Avendo una buona/ottima raccolta dei coni effettivamente usati e magari incrociando gli ibridi se disponibili si potrebbe tentare una proposta di successione dei coni; anche qui ammettendo che un conio sia stato usato fino a quando possibile prima di essere definitivamente sostituito da un altro, cioè ci sia stato un uso in successione dei coni e non un uso "promiscuo" di vari coni disponibili contemporaneamente. Allo stato attuale dei coni che conosco la cosa mi sembra piuttosto difficile, anche se magari si potrebbero selezionare "gruppi" con caratteristiche diverse e proporne una cronologia (es. uso del U o V, caratteri e/o cifre più o meno grandi, ecc...). Come vedi un pochino ci ho pensato ma mi sembra, almeno per le mie conoscenze ed i dati che ho, allo stato attuale un pò prematuro da fare (diciamo che al momento non me la sento, ritengo che il lavoro presenterebbe troppe lacune). Ovviamente se vuoi provare a farlo ed hai bisogno di dati od altro che posso fornirti mandami pure un MP. :good:2 punti
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Salve a tutti; torno sul forum dopo una settimana di completo distaccamento dal mondo (cause problemi con la linea telefonica). Vi mando la foto di quello che credo sia il mio piú nell'acquisto 2012: questo grosso aretino in conservazione, secondo me, molto buona per il tipo di moneta. Saluti e buon anno nuovo, Magdi2 punti
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Erano proprio bravi ! Ma come cavolo facevano a lavorare sul così piccolo? Questo è un oboletto di Egina (Ag, 510-490 a.C.) acquistato nel 2012 Aegina è un'isoletta del Golfo di Saronico. Prima si chiamava Enone e poi prese il nome di Egina (era la figlia di certo Asopo, che Giove rapì e portò in quest'isola dove partorì Eaco che ...e via dicendo ...) roth372 punti
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Salve a tutti, voglio aprire questa nuova discussione per presentarvi quella che a mio modesto parere è la più bella medaglia napoletana coniata per Pio IX. Lascio a voi tutti commentare le immagini, ho cercato di caricare un'immagine a 1200 dpi per farvi notare tutti i particolari, spero che ci sia riuscito. In caso contrario vi posto un'immagine compressa e qualche ingrandimento nei prossimi topics. Ecco la didascalia. Medaglia 1849. diam. Ø 67 mm. Coniata a Napoli. Per l’ospitalità del Papa Pio IX a Napoli (opus: Andrea Cariello e Luigi Arnaud). al dr. / PIO IX P.O.M.FERD.II.REX APUD.SE HOSPITANTI Pio IX seduto sul trono benedice la città; sullo sfondo, Palazzo Reale e la Basilica di San Francesco di Paola. In basso, T.ARNAUD INV. A.CARIELLO FECIT / D.CICCARELLI M.P. Al rov./ L'Arcangelo Gabriele stante di fronte regge nella mano destra la Croce e nella sinistra un ramoscello d'ulivo mentre schiaccia con i piedi l'Idra della rivoluzione. Ai lati, due steli con gli emblemi del Papa e del Re inscritte sulla base rispettivamente, T.ARNAUD INV. e L.ARNAUD F. Sullo sfondo, veduta del golfo di Napoli con il Vesuvio in eruzione e all'esergo, PACE RESTITVTA / PATRIS CHRISTIANORVM ADVENTV / FELIX NEAPOLIS / MDCCCXLIX (Per la pace raggiunta del Padre dei Cristiani Napoli felice per il ritorno). Sotto, D.CICCARELLI M.P. (rif. Ricciardi 194. Bart. III - 11. D’Auria 222) http://yfrog.com/5tospitalitdelpapapioixanj http://img209.imageshack.us/img209/8673/ospitalitdelpapapioixan.jpg http://yfrog.com/elospitalitdelpapapioixanj http://img525.imageshack.us/img525/8673/ospitalitdelpapapioixan.jpg1 punto
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C'è poco della Campania ... perciò ... :hi: Questo Tarì di Carlo II con Globo terrestre, come moneta, non è un granché, ma lo posto lo stesso perché l'ultimo, piccolo acquisto nella speranza di riuscire a trovare nel 2013 qualcosa di meglio.1 punto
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Ricollegandomi quindi all'altra discussione sul restyling del sesterzio di Macrino questa dovrebbe farci riflettere sulla necessità del collezionista di imparare ad osservare ogni minimo dettaglio. Ciao, ho ricevuto un MP inviatomi da un utente di cui ho molta stima e che mi ha proposto la creazione di una cartella, tra le "discussioni in evidenza", per raccogliere quelle sui falsi. Devo sentire gli altri Curatori della Sezione ma personalmente ritengo sia un'ottima proposta. In alternativa si potrebbe creare una galleria fotografica dei vari falsi emersi, sul tipo di quella di Dr. Ilya Prokopov's Fake Ancient Coin Reportsdel Forum Ancient Coins. Attendo anche Vs. gradite opinioni... Ciao Illyricum :)1 punto
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Mi sbaglio o non vedo €? Ci penso io con due argenti comprati a Verona nel mese di maggio 10 Euro 2003 Consiglio UE - Presidenza Italiana http://catalogo-euro.lamoneta.it/moneta/E-ITLA03/4 5 Euro 2006 60° Ann. Nascita Rep. Italiana http://catalogo-euro.lamoneta.it/moneta/E-ITLA06/11 punto
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E questo è il migliore acquisto per quanto riguarda le classiche! Stefano1 punto
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Ed ecco Anche il mio migliore acquisto del 2012. Spero di non essere in ritardo!!1 punto
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Buon anno grazie per aver "scovato" questa discussione ed averla fatta riaffiorare dall'obblio....... Grande petronius :good: ed anche Lepanto 2007 (che però vedo non collegarsi al sito da anni)..... Approfitto per postare nuovamente (già la mostrai anni fa) una delle monete che circolavano insieme ai biglietti. Purtroppo è un esemplare malamente rimaneggiato dopo aver subito una "spillatura"....forse qualche patriota che se l'era in quell'epoca spillata al bavero della giacca? segue altro lato.....1 punto
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Ottimo lavoro del buon Acraf, che ha dato vita in maniera puntuale a questa fondamentale discussione. Attendiamo e auspichiamo tutti che Cutroni Tusa pubblichi al più presto! Scritto ciò vorrei semplicemente sottolineare un dato, che previene ogni discussione: I riferimenti ai denari e ai quadrigati, con le loro ricostruzioni cronologiche, rinvenuti a Monte Adranone sono stati pubblicati(in parte ed anche) all'interno degli Annali dell'Istituto Italiano di Numismatica. Questa rivista attualmente ricopre a livello scientifico, secondo una giuria internazionale, la classe B tra le riviste "Impact Factor" di numismatica; quando vennero pubblicati i dati di cui sopra era in classe A, insieme al R.I.N., unica rivista attualmente italiana di numismatica che detiene ancora tale classificazione e privilegio. Ciò significa che ignorare volutamente quanto pubblicato a riguardo di Monte Adranone, costituisce una grave mancanza di metodo nell'indagine storiografica, nonchè necessita di molto più che la semplice volontà di negazione e la messa in dubbio per "presunte incapacità o carenze metodologiche da parte degli archeologi italiani". Ricordo, inoltre, che Morgantina è uno scavo della metà degli anni '50, quando realmente delle attuali tecniche archeologiche non si sentiva neanche l'odore. Non mi sembra, tuttavia, che per quel rinvenimento si sia fatta una simile politica denigratoria. O meglio i Mattinglyani provarono(e ci provano ancora) a fare ciò, avendo come risposta: "voi inglesi non oserete mettere in dubbio le capacità dei vostri colleghi della Scuola Archeologica Americana". Sapete tutti che il dato venne accettato. Oggi succede esattamente che i "middleniani"(allora vincitori) sfidano le capacità e i metodi dei loro colleghi italiani. Ma le similitudini non si estinguono qui. Ed infatti una delle maggiori accuse rivolte agli "scopritori di Morgantina" è che non avessero pubblicato immediatamente la nuova scoperta. Esattamente quello che accade oggi verso Monte Adranone da parte dei "medesimi scopritori di Morgantina". Concludo. La teoria di Mattingly aveva un grandissimo pregio. Quella di essere stata costruita con una rara finezza intellettiva. Tuttavia, fu sufficiente Morgantina a decretare tutte quelle supposizioni come "mere postulate", ricordando le parole del "middleniano" Thomsen. Esattamente quello che potrebbe accadere oggi con le argomentazioni ex silentio da parte dei "middleniani". Adranone renderà "mere postulate" gli infiniti fiumi di inchiostro versati da parte di quest'ultimi? A voi, posteri, la sentenza!1 punto
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E questo è il mio 50 lire, di diverso tipo, datato 1796. Non in ottima conservazione, ma come dici tu, le banconote nuove "non profumano di storia"...1 punto
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Ormai siamo sopraffatti da questi assurdi bizantinismi di stampo tipicamente italiota, che servono solo alle burocrazie statali, bancarie e compagnie brutte. Chiedete ad un inglese o ad un tedesco se hanno il "tesserino" del codice fiscale e se per cambiare un assegno o aprire un conto nelle loro banche lo devono esiibire al cassiere. Oggi, trovandomi fuori sede, ho inaugurato il 2013 recandomi in una Agenzia di Poste italiane, diversa da quella dove ho aperto un conto corrente, per versare su di esso un assegno bancario. Dopo aver presentato l'assegno, la tessera sanitaria ed un documento di riconoscimento, l'operatrice mi dice che deve farmi "l'antiriciclaggio" in quanto l'importo dell'assegno (che, ripeto, dovevo solo versare sul conto e non cambiare) superava i 5 mila euro. Ho obbiettato che, essendo un correntsta di Poste Italiane, l'ente era già in possesso di tutti i miei dati e che, trattandosi di un versamento sul c/c, non capivo il senso di acquisire nuovamente i dati per l'antiriciclaggio. L'operatrice ha convenuto con me, ma allo stesso tempo mi ha detto che il sistema informatico non consentiva il completamento dell'operazione senza l'acquisizione dell'antiriciclaggio. Quindi mi venivano poste le seguenti, fondamentali ed insidiosissime, domade: "Lei si chiama Michele Cappellari?" Risposta: "Ebbene si". "Lei abita a .....nella Via....nr.....?" Risposta: "Già" "Lei fa ancora l'avvocato?" Risposta "Si....anche se sto pensando di cambiare lavoro e di fare l'astronauta per la NASA..." Sorrisino dell'impiegata. "OK. E' tutto a posto........metta due firme su questo modulo....qui e qui." Bene. L'operazione è conclusa. Nel frattempo il mio documento è stato preso e ripreso, annotato e riannotato dall'operatrice almeno tre volte e la tessera sanitaria passata altrettante volte nel lettore magnetico. Documento e tessera ovviamente già registrati da tempo nel data base di Poste italiane (sono sempre quelli!!!). . Faccio io: "ma scusi...una copia dei moduli che le ho firmato non me la da?" Risposta dell'operatrice. "No. Non le serve a nulla la copia dei moduli. La teniamo solo noi in archivio." Dopo 45 minuti di fila e 15 minuti per lo svolgimento dell'operazione di versamento di nr. 1 assegno, ero troppo stremato per una qualunque reazione.....dietro di me c'erano poi una marea di altri " sventurati" che attendevano rassegnati il loro turno. Non era proprio il caso di aggravare la loro rassegnazione oltre il lecito, occupando lo sportello per protestare e farsi dare le copie dei moduli firmati. Poi però ci sono anche quelli che dicono che le cose in Italia stanno lentamente migliorando........ Ma mi facciano il piacere........... Ho una nipote che sta facendo l'Erasmus in una Università inglese. Con l'attestazione di iscrizione all'Ateneo ed il passaporto, ha potuto aprire in pochi minuti un C/C presso una Banca inglese, ricevendo subito una carta ed i codicei per operare sul conto online. Costi del conto: Costo Apertura conto;: zero: Costo versamenti sul conto/prelevamenti: zero Gestione del conto (movimenti illimitati): zero. Bonifici on line: zero. Commissioni per utilizzo della carta in UK; zero Costo della carta: zero. Tempo per perfezionare il contratto, ritirare la carta ed i codici: 10 minuti. Ah....dimenticavo.......Li non sanno neanche cosa sia il "codice fiscale".... BUON 2013 a TUTTI GLI ITALO-BIZANTINI!!!!! . Michele1 punto
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il guaio di questo acquisto è che se il venditore non indica l'importo a volte la dogana blocca la lettera ed avvia una procedura di accertamento avente spese di circa 12 €, io personalmente non l'avrei presa, ormai acquistare in paesi non U.E. vale la pena solo per monete particolarmente pregiate e rare, non di certo per monete di questo livello1 punto
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Grazie al forum che ci permette di mostrare con orgoglio le nostre amiche che tanto ci appassionano. Ho sempre pensato che tenerle in un cassetto per godimento personale sia mooolto riduttivo e frustrante. Vuoi mettere poterle condividere con altri quanta più soddisfazione da? Un grazie a Cliff per la bella idea, un grazie a Fabione per il mazzo che si sta facendo e un grazie a te per lo sprone che dai alla discussione Maurizio1 punto
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Santuario delle divinità ctonie Salendo da Sud, dopo le necropoli, c’è un’area che fu occupata da capanne a pianta curvilinea, di cui restano avanzi affioranti nei livelli più tardi, e dove sorse già nel V sec. a.C. un quartiere extraurbano di abitazioni orientate E-O, quartiere che agli inizî del IV sec. si accrebbe e si potenziò con la costruzione di un sacello e di un complesso di ambienti di servizio a esso pertinenti. Intorno alla metà del IV sec. la zona subì una radicale trasformazione con la costruzione di un imponente edificio relativo a un complesso artigianale a pianta rettangolare, con grande cortile al centro, che si sovrappone alle abitazioni del V-IV sec., rispettando tuttavia l'area del santuario. Quest'ultimo è delimitato da un témenos di forma trapezoidale che circoscrive l'area di pertinenza di un sacello rettangolare bipartito con ingresso sul lato lungo. 5a Sia all'interno del sacello che tra l'acciottolato del témenos si sono rinvenute numerose deposizioni votive e alcune favisse. Tra le ultime deposizioni collocate sulla panchina interna, è una notevole testa di Demetra con pòlos, in pietra tenera, opera locale che ibridamente interpreta modelli greci e punico-ellenistici. 5b Da una favissa terragna nell'area del témenos provengono invece numerose terrecotte votive, tra cui busti di divinità dal volto giovanile attribuiti a Persefone. Si è pertanto riconosciuto in questo sacello extraurbano un santuario dedicato al duplice culto di Demetra e di Persefone, con le relative implicazioni connesse alla fecondità (della terra e della famiglia) da un lato e all'oltretomba e al culto dei morti dall'altro: culti cui ben rispondeva, del resto, la stessa ubicazione del santuario extraurbano, in area prospiciente la piana a fondo valle ma anche nelle immediate vicinanze della necropoli. La "fattoria" A sud del summenzionato Santuario, quasi attaccata si estende la c.d. fattoria (metà del IV sec. a.C.), che è un grandioso edificio a pianta rettangolare (m 57,50 NE-SW x 38,50 NW-SE), con un vasto cortile al centro, intorno al quale si dispone regolarmente, sulle quattro ali dell'edificio, la serie di circa trenta ambienti principali, molti dei quali con ripartizioni interne. Il cortile era originariamente pavimentato con lastre di pietra locale (alcune ancora in situ), sotto il cui livello affiorano in vari punti i resti delle strutture precedenti, e alcuni ambienti di case del V sec. a.C., nel tratto centrale e NE del medesimo. 6 7 A sud si nota un vano (XXII) adibito a frantoio, essendo presente una macina con il torchio fornito di colatoio a beccuccio da cui il liquido spremuto si versava in un pithos interrato, tuttora in posto. 8 Alcune caratteristiche struttive degli ambienti della "fattoria" e la natura dei reperti rinvenuti sui livelli di uso, hanno portato ad interpretare questo interessante edificio come un complesso organico destinato ad attività agricolo-artigianali, che tuttavia comprende anche un settore riservato a pratiche cultuali di quotidiana religiosità privata (ala NE, vani con altari e louteria). Il santuario punico (Terrazzo II) Salendo verso l’acropoli, a nord, si incontra un primo terrazzamento (terrazzo II) con un complesso monumentale, caratterizzato dalla presenza di un santuario punico, riconoscibile nel grande edificio a pianta rettangolare (21 x 8 m), orientato con gli angoli da NE a SO e impostato su un taglio seminterrato nel banco marnoso. Si compone di due vani: un ambiente coperto a NE, caratterizzato da vaschette rituali intercomunicanti e un ampio recinto ipetrale a SO con due betili accostati alla parete lunga di fronte agli ingressi. Nel vano 2 (quello più grande e a sinistra, indicato dalla mia freccia rossa), tutto il piano del pavimento appariva, al momento dello scavo, coperto da uno stesso strato di uso con bruciato e ossi animali. In questo strato si sono raccolte circa duecento monete, in massima parte di tipo siculo-punico (vedasi più avanti) 9 Alle spalle dell'edificio, scavata nella marna, si trova una grandiosa cisterna rettangolare, con fila di pilastri lungo l'asse maggiore (14,6 x 6,50 m); essa doveva servire contemporaneamente alle esigenze rituali del santuario e come riserva idrica dell'abitato. 10 (Continua)1 punto
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Secondo una fonte non molto sicura...(ma ve lo dico uguale :P) nei prossimi Gigante le monete Euro saranno valutate anche per conservazione, esattamente come accade nel Catalogo sulla monetazione italiana.1 punto
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conio stanco e notevole usura potrebbe portare a questo. marcantonio.1 punto
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Vorrei festeggiare i miei 1000 ( finalmente ) post aggiungendo due e nuovi grafici ( che potete raggiungere cliccando in basso ). il primo e un grafico che presenta le regioni di cui fanno parte le monete postate. Con rammarico vedo che alcune regioni, come la sicilia, non presente in questo grafico. La seconda collegata a quella superiore ma possiamo vedere le zone mondiali.. Ciao e buon divertimento. P.s: Siciliani svegliatevi veramente non volete far parte di questo concorso?1 punto
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Biagiorosso e giammy98 non pensate a quanto vale, pensate anche se la moneta e autentica. prima di tutti postare la propria foto, non altre foto che si trovano nel web. per una corretta identificazione.1 punto
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salve direi moneta delle marche meridionali di ascoli DE ASCVLO Porta della città di Ascoli a 2 archi con 2 torri SAN EMINDIUS Croce gigliata DA LAMONETAPEDIA un picciolo. Il Muntoni per lo stile dell’incisione della croce e per l’epigrafia, esclude che questo tipo di moneta possa attribuirsi a Martino V. Crede piuttosto che sia da assegnare alla metà del XV secolo, sia per le analogie con i piccioli di Pio II, sia soprattutto per il segno di zecca di Emiliano Orfini (che appare in una variante della moneta), che operò sotto Pio II e Paolo II. (MUN – IV – pag. 161). http://www.lamonetapedia.it/index.php/Ascoli1 punto
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Viene da vendita online, è attualmente in vendita in Francia; quindi non si tratta di una casa d'aste ne di un'offerta privata. Vi ho sottoposto la foto perchè, se le mie impressioni fossero fondate, questo potrebbe essere un esempio di quanto possono essere insidiosi i falsi moderni, patine incluse. Ricollegandomi quindi all'altra discussione sul restyling del sesterzio di Macrino questa dovrebbe farci riflettere sulla necessità del collezionista di imparare ad osservare ogni minimo dettaglio.1 punto
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Bellissimo l'obolo di Valenza Ambidestro, moneta rara e da studio sicuramente, per le classiche Maurizio, non giriamoci intorno è così, però chi ha comprato lecitamente, come ritengo tutti, non deve avere timori, collezionare le classiche in modo lecito si può. Certamente un pò diciamo di timore aleggia, ma bisogna anche superarlo, e questo può essere l'ambito giusto. Io spero e ritengo che il 2013 possa essere l'anno del dialogo e della collaborazione tra pubblico-privato su vari temi, questo è uno dei più urgenti sicuramente, speriamo.......1 punto
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Premesso che stiamo osservando solo una foto e quindi potrei tranquillamente sbagliare, l'impressione generale che ho è che ci troviamo di fronte ad un caso di patina artificiosa debitamente ricreata con numerose concrezioni terrose. Ci sono alcuni particolari che sottolineano in me il dubbio appena esposto tra cui: 1) l'apparente totale assenza di inclusioni sabbiose sul bordo dove invece, mi aspetterei di vedere diversi sedimenti (non ha molto senso rimuovere tutti i sedimenti sui bordi e lasciarne buona parte sui campi). 2) In genere le concrezioni sabbiose sono più estese e compatte; i granuli quasi si saldano tra loro facendo corpo unico e creando una sorta di crosta sulla patina. Una volta separati tra loro (ad esempio facendo pressione sulla crosta sopra citata) i granuli tendono a staccarsi tra loro e sono facilmente rimovibili dalla superficie patinata. In sostanza la forza di adesione alla patina è molto più piccola rispetto alla forza di adesione tra i granuli sabbiosi. In questo caso quindi mi pare strano che siano sopravvissuti pochi granuli sparsi.... 3) su una moneta in bronzo, non pulita, non mi aspetterei di vedere così bene e "puliti" i dettagli dei capelli della PAX...1 punto
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Ciao Nikita e buon anno. Qui puoi trovare parecchie informazioni sui tuoi nuovi acquisti:http://www.lamoneta.it/topic/27985-guerrilla/ Dopo aver letto quella discussione, ed essendo appassionato dei territori occupati nella 1^ e 2^ Guerra Mondiale, ne ho acquistate parecchie anch'io1 punto
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@@dawmallo http://www.lamoneta.it/topic/97849-2-euro-commemorativi-2013-specchio-riassuntivo/ Ciao ti metto il link allo specchio riassuntivo creato da mirko Si trova nell'indice delle discussioni delle monete da circolazione in evidenza in alto come importante. Ciao Diego1 punto
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Salve rispolvero questa bellissima discussione che non merita affatto di andare nel dimenticatoio per postare foto e storia del Castello angioino di Civitacampomarano(CB) La storia e tratta dal sito dell'arch.Franco Valente www.francovalente.it L'origine del nome di questo antico centro molisano non è ben attribuibile: autori come il Galanti vedono in "marano" l'antica "Maronea" dei Sanniti, anche se studi successivi hanno dimostrato le difficoltà nel collocare storicamente tale insediamento sannita in quel preciso territorio. Altri storici, come il Masciotta, ritengono che il nome "marano" derivi semplicemente dall'aggettivo dialettale "ombroso", o poco battuto dal sole. Si ritrova infatti nell'anno 999 in alcuni documenti di Ottone il nome di "Campimarani". "Civitas", molto probabilmente, fu aggiunto successivamente e conseguentemente all'afflusso ed all'incremento demografico posteriore . In origine il castello di Civitacampomarano aveva forma quadrangolare, con quattro torri difensive ai rispettivi angoli. Successivamente, questo, grazie a diversi ampliamenti e rifacimenti di chiaro stampo aragonese, si è contraddistinto per la sua funzione cosiddetta di castello di transizione. Nei primi del XIII secolo furono aggiunte, su due diversi piani, due gallerie per la sistemazione delle armi da fuoco, così come le due torri che furono risistemate proprio per tale scopo. Le stesse torri hanno conservato la volta a cupola ed una botola che comunicava con i sotterranei grazie a delle scale allungabili. In epoca rinascimentale, proprio in tali gallerie, è stata costruita la bella loggia con sei arcate. Sul prospetto principale lo scudo sostenuto dal grifo con i gigli capovolti, è il ricordo perenne del tradimento che Paolo Di Sangro, uno dei famosi signori di Civita, fece a danno degli Angioini nella battaglia di Sessano del 28 giugno 1442, e che gli fruttò Civita e il castello stesso donatogli da Alfonso I d'Aragona, in cambio dell'aiuto offerto. "I segni architettonici molto spesso vengono relegati nell’ambito della storia dell’architettura solo per le valutazioni di carattere stilistico senza considerare che a volte possono contenere anche elementi ideologici più o meno evidenti."(arch.Valente) I caratteri particolari del portale principale e dello stemma che lo sormonta, sono aragonesi, come anche quelli che si ritrovarno all’interno sebbene affidati a particolari quasi irrilevanti. L’arco ribassato di stile aragonese si ritrova anche nelle porte di collegamento delle stanze del piano nobile ove è situato il salone. Ma a parte gli elementi architettonici, la presenza aragonese aleggia anche nel ricordo di un particolare avvenimento che aiuta a comprendere il contesto politico in cui si collocava la vicenda umana di Paolo di Sangro. Egli sposò Abenante di Attendolo, degli Sforza conti di Cotignola che gli portò in dote il feudo di Gioia in Puglia. Bosio Attendolo, nonno di Abenante che morì nel 1411, era fratello di Muzio Attendolo (che aveva preso il soprannome di Sforza per la sua prestanza fisica) uno dei più celebri capitani di ventura sceso da Ravenna nel regno di Napoli al servizio degli Angioini. Padre di Abenante era Domenico, uno dei figlio di Bosio. Il 4 gennaio 1424 Muzio Attendolo Sforza era morto affogato mentre attraversava un fiumicello a Pescara e suo figlio Francesco, prese immediatamente il controllo del suo esercito, diresse le truppe verso Benevento per incontrarsi ad Aversa con Giovanna II che, per ottenere il suo aiuto, gli confermò tutti i territori e le concessioni che erano stati di suo padre. Francesco, sposando Bianca Maria Visconti, poi diventerà duca di Milano dando origine al ramo milanese della famiglia. Non sappiamo come sia nato il matrimonio tra Paolo ed Abenante, ma certamente la loro unione fu fortemente influenzataata dai rapporti che Paolo ebbe con Muzio Attendolo e, soprattutto, con Francesco Attendolo e che furono determinanti anche per le vicende che condizionarono la vita di Cola di Monforte suo genero. Il periodo è quello di estrema variabilità dei rapporti tra i capitani di ventura ed il potere regio. Paolo di Sangro aveva tradito la causa angioina alla vigilia della storica battaglia di Sessano mentre Giovanni Sforza, suo cognato, rimasto con appena 15 cavalieri, abbandonava il campo di battaglia per fuggire verso la Marca dove si trovava suo fratello Francesco. Dunque i rapporti tra Paolo di Sangro e la famiglia Attendolo-Sforza erano particolarmente stretti anche se non sempre riconducibili allo stesso regnante. Prima di prendere strade diverse in occasione della battaglia di Sessano, Paolo di Sangro capitano primo d’autorità, e Giovanni Sforza con una propria cavalleria erano intervenuti per sostenere l’esercito di Antonio Caldora. Non sappiamo se i rapporti tra Paolo di Sangro e gli Sforza siano rimasti amichevoli, ma alcuni fatti successivi fanno pensare che tra i due, nonostante le diverse appartenenze di campo, le relazioni siano state buone,almeno fino a quando le cose probabilmente non degenerarono per la morte di Altabella che Tristano Caracciolo attribuì, come vedremo più avanti, alla mano di suo marito Cola di Monforte. Proprio il matrimonio tra Altabella, figlia di Paolo di Sangro, e Cola di Monforte forse ci aiuta a capire come fossero complicate le attività e la vita dei capitani di ventura. Dell’unione tra Altabella e Cola di Monforte abbiamo conoscenza dal contratto di matrimonio concordato nel 1447 e sottoscritto con i relativi capitoli proprio nel castello di Civitacampomarano il 21 novembre 1450. Per capire chi fosse Cola di Monforte bisogna tornare indietro di qualche anno non solo per ricostruire le vicende genealogiche della famiglia, ma anche per capire il clima politico, le alleanze strategiche e le motivazioni politiche che determinarono la situazione generale nella quale si colloca la vicenda personale di Cola di Monforte. Riccardo di Gambatesa, secondo lo storico Benedetto Croce, avrebbe avuto due figlie femmine. Margherita, la prima, come abbiamo visto avrebbe sposato Riccardo Caracciolo. La seconda, Sibilia, sarebbe andata in matrimonio a Giovanni Monforte dal quale avrebbe avuto come primogenito Riccardello cui, su richiesta del nonno Riccardo prima che morisse, sarebbe stato aggiunto il nome dei Gambatesa. Il Croce riporta nei suoi scritti che Riccardello morì nel 1338 e che a lui sarebbe succeduto Carlo di Gambatesa. Per il Croce Carlo di Monforte, conte di Morcone, secondo Giovanni Boccaccio, che li conobbe di persona, apparteneva al circolo dei confidenti della giovinetta regina Giovanna, a quel circolo nel quale, consapevole o inconsapevole che ella ne fosse, si tramò l’uccisione del suo non amato sposo, Andrea d’Ungheria.Il processo che ne seguì finì tragicamente per Sancia, moglie di Carlo, che, considerata tra i responsabili del regicidio e imprigionata mentre era incinta, fu successivamente giustiziata sul rogo. Carlo invece, per la protezione della madre, contessa di Loreto, sarebbe riuscito a farsi liberare e nulla si conosce della sua fine. L’Angelo di Gambatesa, che per primo assume il titolo di conte di Campobasso e di cui si hanno notizie nel 1382 e nel 1384, potrebbe essere il primo figlio di Sancia. Dovrebbe essere lui quel conte di Campobasso che a Gaeta, insieme al duca di Sessa, al conte di Loreto ed altri baroni, accompagnava il re Ladislao che in barca andava ad incontrare la sua futura sposa Costanza di Chiaromonte che giungeva dalla Sicilia per mare. Successore di Angelo fu il fratello Guglielmo che nel 1410 era Giustiziere nella Terra di Bari e, insieme a suo figlio Nicola, tra i capitani al servizio di Ladislao nell’esercito che si mosse contro Luigi d’Angiò nella battaglia di Roccasecca. Durante lo scontro Muzio Attendolo Sforza con un gran colpo abbatté e fece prigioniero Niccolò conte di Campobasso, il quale, risplendendo per le armi dorate, faceva molto il bravo. Guglielmo fu tra i baroni che nel 1419 erano presenti a Napoli all’incoronazione di Giovanna II la quale proprio in quell’anno concedeva una nuova fiera a Campobasso per ringraziare la famiglia Gambatesa-Monforte per i servigi resi a suo padre Carlo di Durazzo e a suo fratello Ladislao. Ciò non fu sufficiente ad impedire che Guglielmo si ponesse contro la regina per qualche anno e comunque fino al 1422 quando, insieme ai figli Nicola e Riccardo, dovettero chiedere un indulto per tornare a servirla. Sia Nicola che Riccardo fecero parte della grande organizzazione militare messa in piedi da Jacopo Caldora. Fu costui che ordinò a Nicola di assaltare Ferrazzano che fu ridotta talmente male che nel 1424 Giovanna fu costretta ad esentarla per cinque anni dalle tassazioni. Intorno al 1430 al padre Nicola successe Angelo che Tristano Caracciolo (De varietate fortunae) descrisse come virum frugi et elegantem, adeo comem et affabilem, ut nemo eum nosset quin diligeret. Anche suo fratello Carlo ebbe fama, forse più di Angelo, di abile uomo di armi, come ricordò Leandro Alberti. Angelo, prima fedele di Giovanna, nel 1432 passò a servire Alfonso d’Aragona per il quale militò nell’assedio di Gaeta e nel 1435 nella battaglia navale di Ponza quando insieme al re fu preso prigioniero. Dopo la loro liberazione continuò a servire Alfonso che lo incaricò di una missione a Pescara a cercare di convincere Jacopo Caldora a passare dalla parte dell’Aragonese offrendogli oltre i feudi di cui era in possesso, anche la condotta di ottocento cavalli e mille fanti. Fu incaricato anche di altre prestigiose missioni, come quella presso il papa per chiedere una indennità per aver il cardinale Vitelleschi mancato ai patti nell’assalire il campo aragonese di Giugliano in Campania. Sul fronte opposto militava suo fratello Carlo che era rimasto fedele a Jacopo Caldora e che, dopo la morte di costui nel 1440, divenne luogotenente di Raimondo Caldora che era succeduto a suo fratello Jacopo nel comando delle truppe angioine. Un servizio che durò poco perché il 23 agosto di quell’anno Carlo riceveva da Alfonso, con un diploma rilasciato a Capua, una serie di esenzioni fiscali e una condotta di duecento cavalieri e cento fanti. Una dichiarazione di fedeltà che non fu mai ritenuta completa perché ripetutamente sospettato di segrete alleanze con Francesco Sforza che aveva incontrato anche personalmente nel 1442 a Fermo, come poi rivelò Antonio Caldora dopo la capitolazione di Sessano. Molti spunti di carattere storico ed architettonico sono presenti in questo mio post che si prestano ad altre discussioni più tecniche e più dettagliate --Salutoni -odjob1 punto
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Buonasera a tutti, posto una moneta "anomala" si tratta di un sycee ingots della cina dinastica detto anche lingotto a sella di cavallo, in argento e del peso di 156 grammi ( dovrebbe essere un 5 tael ) http://imageshack.us'>ImageShack.us1 punto
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Questa invece la posto da sola: Taglio: 1 euro Nazione: Lussemburgo Anno: 2009 Tiratura: 240.000 Condizioni: SPL Città: Agordo (BL)1 punto
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Mi sorprende che Moruzzi abbia classificato l'esemplare FDC. Probabilmente non ha mai circolato, ma parlare di FDC assoluto mi pare azzardato. Lui stesso mi ha sempre detto di non aver mai visto nella sua carriera un 5 lire 1956 FDC. Anche questo sembra presentare delle piccolissime tracce, ma giustamente, dalla foto è difficile esprimere pareri.1 punto
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Secondo me accendere la TV non è proprio un buon metodo per avere un quadro vero di cosa succede, semplicemente perchè come ben sappiamo la TV tende (ovunque) a dire quel che fa comodo a chi riesce ad influenzarla, che sia lo stato, il privato o la fazione politica di turno. Viene usata troppo spesso per scontri fra gruppi di potere e un metodo comune è proprio quello di creare allarmismo martellando ogni giorno con le sciagure di turno. Invece hai ragione a sottolineare il danno psicologico che creano eventi come quelli capitati a Mirko: è davvero molto fastidioso che estranei riescano a violare casa nostra, cioè quello che è il nostro spazio privato fondamentale.1 punto
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Penso che la vecchina o chi per lei ha tutto il diritto di farne quello che vuole... Se si continuerà così credo che le persone ricominceranno ad usare il...mattone al posto delle Banche oppure il classico materasso... Non poter usare i propri soldi come si vuole mi sembra assurdo ed anche incostituzionale, la libertà individuale ne viene lesa e sinceramente io me ne sento anche offesa se le motivazioni di tale decisione sono evitare il riciclaggio...ma che siamo tutti delinquenti? <_< :angry: Ciao, Giò1 punto
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Caro amg74, dovi iniziare a collezionare le medaglie che ti piacciono di più e del periodo storico al quale sei più interessato, altrimenti dopo pochi mesi smetti subito di collezionarle perchè non ti affascianano o non ti interessano. Sarebbe inutile che ti dicessi, colleziona le medaglie Brasiliane o quelle di Guglielmo di Prussia o quelle della 2° republbica romana. Per quanto riguarda il valore stoico penso che ogni medaglia in quanto tale ne abbia tantissimo. penso invece che ti riferissi al valore commerciale e quello lo imparerai con gli anni. Comunque l'unico catalogo con rarità e quotazioni sulle medaglie militari che ti può aiutare è quello che ho pubblicato io qualche anno fa 'Le medaglie ufficiali militari e civili del regno d'Italia'. Anche a riconoscere i falsi non si impara in pochi mesi. Ti consiglio per iniziare di acquistare da persone esperte e fidate che anche dopo mesi rispondono dei loro acquisti. Spesso le fregature si prendono proprio nei mercatini da coloro che vendono ciò che non conoscono. Buon anno e buon inizio collezione.1 punto
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Sebbene malmessa, potrebbe essere buona. Errori nella legenda come questo capitavano. Guarda questo esemplare per un confronto http://www.mcsearch.info/ext_image.html?id=8348831 punto
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Ma come spesso dici anche tu....cercare è anche un piacere, è un modo per sconfinare in territori non abituali ed è il modo per imparare...e poi non potevo andare a letto con questo tarlo.... A presto Mario1 punto
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Scusatemi se non ho risposto prima. A mio giudizio si tratta di un denario autentico, solo che è un pò consunto e leggermente poroso a seguito di ossidazione e la foto non è delle migliori. Non vedo nessuna R e quella zona presenta una leggera lucidatura che si ritrova anche in altre aree del rovescio (probabilmente la moneta è stata pulita per togliere tracce di ossidazione e la particolare illuminazione nella foto ha un poco enfatizzato sia le lucidature sia l'aspetto poroso). In ogni caso non sembra affatto un prodotto delle merendine....1 punto
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Riprendo, dopo qualche giorno in cui non ho avuto molto tempo da dedicare al forum, con le emissioni della provincia di Mountain. Le armate giapponesi occuparono il golfo di Lingayen il 22 dicembre 1941. Il generale Mac Arthur ordinò alle truppe americane di dirigere verso Bataan, ma la rapida avanzata dei giapponesi tagliò la via di fuga a molti reparti, che si trovarono così intrappolati sulle montagne della Cordillera dove decisero di rimanere per organizzare la resistenza. L'avanzata giapponese aveva altresì isolato il governo provinciale a Bontoc; quest'ultimo, su autorizzazione di Quezon inviata il 24 gennaio 1942, emise 300.000 pesos in Emergency Notes nei tagli da 5, 10, 20, 50 centavos e 1,2, 5 (in allegato) e 10 pesos. L'emissione fu completata, dopo la riconquista americana della provincia (16 marzo 1945), dal Philippine Commonwealth con tagli da 1, 2, 5 e 10 pesos redimibili in valuta corrente dopo la guerra. petronius B)1 punto
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