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  1. Alberto Varesi

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/16/12 in tutte le aree

  1. Mi sa che state confondendo Lettonia e Lituania. La Lettonia entrerà nel 2014 come previsto e la Lituania nel 2015-16.
    2 punti
  2. Inizio questa discussione a Tema, postando medaglie seguendo possibilmente una cadenza storica e utilizzando come timone i volumi IL REGNO LOMBARDO-VENETO ATTRAVERSO LE MEDAGLIE di Arnaldo Turricchia. Medaglia del GIURAMENTO DELLE PROVINCE LOMBARDE all'IMPERATORE FRANCESCO I. D/ Testa laureata di Francesco I. R/ Stemmi di Milano e Venezia sormontati dalla Corona Ferrea e dalla Corona Imperiale Austriaca. L'imperatore Francesco I istituisce con Sovrana Patente il REGNO LOMBARDO-VENETO il 7 aprile 1815. Il 7 maggio a Venezia l'Imperatore riceve nella Chiesa di S. Marco, l'omaggio e il giuramento di sudditanza delle Province Venete, rappresentato dal Legato Imperiale l'Arciduca Giovanni Battista, dopo una settimana il 15 maggio a Milano giurano le Province Lombarde. Argento, mm.43 - Autore Gerolamo Vassallo, zecca di Milano - Rif. TURRICCHIA n.4
    1 punto
  3. Cari amici del Forum, provo a sfruttare lo spazio gentilmente messo a mia disposizione dallo staff... Quanto segue vuole essere, senza pretese di verità, una mia libera interpretazione, un'ipotesi su cosa poteva essere il concetto di Genio nella mentalità degli abitanti di Roma Imperiale, e di quanto questa idea, sotto vari aspetti, sia ancora presente in noi "Romani moderni". Il tutto accompagnato da qualche bella moneta, non necessariamente in ordine cronologico. Troverete qualche discordanza con quanto si legge sui libri, ma si tratta di un argomento intricato e controverso, evolutosi di generazione in generazione, dunque basato su interpretazioni di interpretazioni precedenti, questa è la mia :) Quindi, se avrete la pazienza di leggere, e qualcosa non vi convince (e ci sarà sicuramente) vi prego di farmelo notare, spero di aver modo di discuterne con voi e colmare le mie lacune, il motivo principale che mi ha fatto avvicinare a questo Forum. Exergus Il Genio Romano Nel politeismo degli antichi romani, una figura molto importante era il Genio, una divinità protettrice, discreta ma onnipresente, che faceva da tramite con gli Dei; presente in ogni individuo, e successivamente in ogni animale, cosa o luogo; e così, città, cittadini, strade, incroci, porte, animali, piante, oggetti, e qualsiasi cosa vi venga in mente aveva il proprio Genio, divinità comprese. La nascita dell'idea che tutto abbia uno spirito è una concezione le cui radici si perdono nella preistoria. L'etimologia del nome Genius è da ricondurre a 'gen-' generare, ma non è ben chiaro se sia da intendere in senso attivo o passivo; qualcuno propone che possa derivare dalle religioni pre-islamiche, dove sono presenti i Jinn, nome con forte assonanza fonetica, ma questi, benché somiglianti ai benevoli Genii nella funzione di intermediari tra l'uomo e le divinità, sono invece entità maligne nate all'inizio dei tempi; è più probabile che il concetto romano di Genio, o parte di esso, sia stato ereditato dagli Etruschi; anche nella cultura Greca sono presenti spiriti simili, i Dàimon (demoni), che, per quanto foneticamente distanti, hanno diverse funzioni e poteri in comune. Non è possibile attribuire questa "invenzione" a nessuna civiltà in particolare, e vista la nota capacità dei romani di assimilare e sviluppare le usanze e la tecnologia dagli altri popoli, suppongo che la loro concezione del Genio e dei suoi poteri, fosse un calderone dove si mescolavano le tradizioni delle loro origini ed elementi di tutte le culture animiste con le quali sono entrati in contatto. Nel corso dei secoli i Genii romani sono andati confondendosi con i Mani, i Lari ed i Penati, condividendo alcune caratteristiche, prima fra tutte quella di proteggere i mortali, anche se in realtà c'è una differenza fondamentale, questi ultimi esistono già da lungo tempo, ed entrano in gioco dopo la nascita dell'individuo, mentre il Genio presiede alla nascita dell'uomo, anche se in modo piuttosto misterioso, o alla costruzione di un edificio, e nasce contemporaneamente ad esso. Si trattava di uno spirito guardiano che seguiva l'individuo senza allontanarsi mai, con la funzione essenziale di mantenerne l'esistenza, consigliando l'uomo nelle decisioni difficili, e se non era propizio si limitava a guardare da un'altra parte, infatti il Genio non era un'entità molto propositiva, quindi sarebbe meglio dire "sconsigliando". Per fare un esempio numismatico: quando vediamo una moneta che ci piace ma "una vocina", senza dirci il motivo preciso, ci sconsiglia di acquistarla, ecco, questa è una manifestazione del Genio, chi di noi non si è mai detto: "avrei dovuto ascoltare la vocina...".Ma per ascoltare la voce del Genio abbiamo bisogno di tranquillità interiore, dobbiamo estraniarci dalle ansie che distolgono la nostra mente, in modo da percepire con chiarezza la "voce della saggezza". Chiaramente il 'Genio Numismatico' al pari degli altri, diventa più potente con l'esperienza personale, o forse, diventa più esperto chi nasce sotto la protezione di un Genio più potente, in ogni caso, potere dell'individuo e potere del Genio, come sono nati così crescono: assieme. Nei millenni il concetto di Genio non è andato perduto e sopravvive a tutt'oggi, alcuni sono diventati i nostri Angeli Custodi e i Santi Patroni, anche in Oriente l'idea degli spiriti presenti in ogni cosa è ben vivo e si integra nella religione ufficiale, ad esempio in Thailandia, benché la religione di stato sia il Buddhismo, esistono spiriti per ogni cosa e vivono in luoghi specifici, o nel caso degli spiriti erranti, nelle piccole "case degli spiriti" delle vere e proprie case in miniatura che i Thailandesi collocano davanti alle loro abitazioni, facendo offerte quotidiane di cibo, bevande, fiori e incenso; cito un esempio su tutti, lo spirito della soglia, si trova proprio sul pavimento in corrispondenza della porta d'ingresso, è considerato di cattivo auspicio calpestare la soglia, bisogna scavalcarla per rispetto dello spirito che lì vive… vi ricorda qualcosa? Una tradizione simile l'abbiamo anche noi, magari per altri motivi: portare in braccio la sposa attraverso la porta, una tradizione ereditata dai Romani. Non esiste una raffigurazione specifica del Genio, le più frequenti sono esseri alati e/o giovanetti (maschi) spesso rappresentati con cornucopia e a capo coperto, in alternativa potevano avere forma di animali, il più diffuso dei quali era il serpente, un animale legato alla cultura mistica di tutto il mondo, antico e moderno. Un Genio su un vaso del 320 a.C proveniente dal sud Italia, un Genio alato con cornucopia, ed un altro molto simile ad un amorino moderno Il Genius Loci Il serpente è la tipica rappresentazione del Genius Loci, il Genio del luogo, raffigurato spesso sopra un altare, mentre si nutre di frutta, a simboleggiare il rinnovamento della vita, oltre ad essere il protettore del luogo vigila anche su chi vi abita o vi transita, in suo onore venivano eretti degli altari in luoghi particolari, le offerte erano fiori, frutta e incenso (…piuttosto simile alle case degli spiriti Thailandesi…). Possiamo renderci conto della presenza del Genius Loci quando ci troviamo in un posto particolare, dove si avverte quel "non so che" nell'atmosfera del luogo, "l'essenza divina" qualcosa di unico che altri posti non hanno, più l'atmosfera è intensa, più è potente il Genius Loci; ad esempio edifici antichi ricchi di storia, come il Pantheon, o manifestazioni naturali come un luogo con un bel panorama, una cascata imponente, un fiume, una montagna, un vulcano e così via; nello stesso luogo possono coesistere altri Genii minori in una sorta di gerarchia, quindi il Genius Loci della cascata sarà subordinato al più potente Genius Loci della montagna. Bacco e il Genius Loci del Vesuvio La benevolenza del Genio dipende dal rispetto che il suo protetto (o chi transita) gli riserva, se non si rispetta il proprio Genio, o qualsivoglia Genius Loci non rispettandone il luogo, tutto si ritorcerà contro. Un concetto che dovremmo tener presente anche noi moderni nei riguardi del nostro pianeta. Il Genius Loci non ha sesso, quando si invocava bisognava precisare 'sive mas sive foemina', che sia maschio o che sia femmina, altra caratteristica degli Angeli moderni. Il Genio è una presenza frequente sulle monete romane, iniziata già in epoca repubblicana, quella che segue è la prima rappresentazione certa (senz'altro una delle prime) del Genio del popolo romano(GPR) a prova di quanto il culto fosse diffuso e riconosciuto dallo stato. Il Genio del popolo romano, su un denario della Gens Cornelia Cn.Lentulus, denario, 76-75 a.C. Crawford 393/1a. Sydenham 752. RSC Cornelia 54. Dritto: busto del Genio del Popolo Romano rivolta destra, GPR sopra Verso: EX-SC, CN.LEN.Q sotto scettro, globo e timone E' comunque ancora riferita ad un'entità associabile all'operato umano, all'identità del popolo di Roma. La fase successiva è quella dell'associazione con i Lari, che ha portato ad attribuire un Genio anche alle cose inanimate ed ai luoghi. Sull'esempio che sto per fare qualcuno griderà al sacrilegio (su questa moneta dedicata ai Ludi Apollinari) perché tradizioni antiche legano Apollo a Pitone (o Delfine), un serpente (o drago) che nella pianura di Crisia si abbandonava ad ogni tipo di saccheggio, intorbidando le acque dei ruscelli, portando via mandrie e contadini, devastando i campi e spaventando le Ninfe, e che Apollo uccise a Delfi con arco e frecce, ma il serpente avvolto su un tripode, qui rappresentato, non mi sembra qualcosa di minaccioso o di negativo, e mi ricorda decisamente l'immagine di un Genius Loci del periodo imperiale. Gens Volteia M. Volteius M.f , denario, Roma 75 a.C. Al drittola testa laureata di Apollo, al verso un serpente avvolto su tripode. Crawford 385/5. Sydenham 778 (R8). RSC Volteia 5. Il ruolo del Genio/serpente non è necessariamente da protagonista, come ad esempio su questo aureo dove viene nutrito dalla Salus (legata al serpente tramite Asclepio, l'eroe/dio della medicina, che alla sua morte venne trasformato nella costellazione del Serpentario), in questo caso si potrebbe (liberamente) interpretare come la Salus che nutre il Genius Loci del territorio di Roma, il quale protegge e mantiene in salute anche chi vi abita. Adriano e la Salus RIC II (1926) 46c, aureo, zecca di Roma, 118 d.C Dritto: IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG Verso: PM TRP COS I I I, Salus seduta che nutre un serpente (Genius Loci) avvolto su un altare. Esergo: SALVS AVG In età Augustea ogni uomo aveva il suo Genio, mentre le donne avevano la Iuno, che si occupava di questioni prettamente femminili, abbiamo la Iuno Virginalis, della verginità, la Iuno Iugalis, "del matrimonio", la Iuno Pronuba, "della sposa" e la Iuno Matronalis", della donna sposata. Il letto matrimoniale è consacrato al Genio, e vista la sua interazione con la nascita, veniva definito Lectus Genialis, la sua logica conseguenza era il Genius Natalis, il Genio del giorno della nascita o Genio personale, festeggiato soprattutto nel giorno del compleanno con libagioni (che comprendevano anche una torta), incenso, ghirlande, fiori e vino; la locuzione latina "indulgere Genio" significa lasciarsi andare a soddisfazioni personali e per estensione, al bere. Il Genio non chiede rinunce, anzi invita a godere dei piaceri della vita, ma secondo il principio di saggezza dei romani, senza cadere negli eccessi. Sul Genio Natalis venivano inoltre pronunciati i giuramenti. Secondo credenze popolari, anche le divinità avevano il loro Genio, generalmente raffigurato in forma di animale, e ciò non mi stupisce, visto che persino Giove, il padre degli dei, appena nato, ha rischiato di essere divorato da suo padre, ed è stato salvato da Amaltea, secondo alcune tradizioni una ninfa secondo altre una capra, che lo appese ad un albero in modo che Crono non potesse trovarlo "né nel cielo, né sulla terra né per mare" in seguito Amaltea si prese cura di lui allattandolo; la cornucopia (il corno di Amaltea, che Giove bambino spezzò giocando) è uno degli "attrezzi" tipici del Genio. Tra i Genii/avatar più conosciuti abbiamo l'aquila di Giove, il pavone di Giunone, la civetta di Minerva e il cervo di Diana, tutti presenti su monete imperiali. Benché questi animali siano considerati da tradizioni più antiche come estensioni delle divinità che accompagnano, fanno anche da intermediari con gli esseri umani, una funzione propria del Genio. Giove e l'aquila di Costantino Magno RIC VII 5, follis, zecca di Heraclea quinta officina, 313 – 314 d.C. Dritto: IMPCFLVALCONSTANTINVSPFAVG Verso: IOVICONSER – VATORIAVGG, Genio con scettro, regge Vittoria su globo, ai suoi piedi un'aquila con una ghirlanda nel becco. Esergo: SMHT, epsilon in campo destro Giunone e il pavone su un sesterzio Faustina minore RIC III (Marco Aurelio) 1651, zecca di Roma, 154 – 157 d.C. Dritto: FAVSTINA AVGVSTA Verso: IVNONI REGINAE, Giunone in piedi con scettro e patera, pavone ai suoi piedi In campo: S C Domiziano con Minerva e la sua civetta (la moneta è di Crivoz) RIC II (ed.1926) 132 (657 nuova edizione), denario, 88-89 d.C. Dritto:IMP CAES DOMIT AVG GERM PM TRP VIII, Verso:IMP XVII COS XIIII CENS PPP, Minerva con lancia e scudo su prora, civetta ai suoi piedi. Diana e il suo cervo su un antoniniano di Postumo RIC Vb 300, antoniniano, zecca di Colonia, 260 – 269 d.C. Dritto: IMPCPOSTVMVSPFAVG Verso: DIANAEREDVCI, Diana con arco conduce un cervo. Una categoria curiosa ed interessante sono i Genii lavoratori, o inventori, che vegliano sulle varie arti e mestieri, tra questi abbiamo i Genii che battono moneta, i Genii orefici, musicisti, pittori, scultori, come esistono per i falegnami, i fabbri, i mercanti e comunque per ogni categoria, corporazione o società, e per qualsiasi attività ed evento rilevante, anche in campo militare e amministrativo, cito ad esempio il Genio dell'esercito, predominante su tutti gli altri Genii militari, come quello della legione, della coorte, dello stendardo, della spada e delle calighe, abbiamo il Genio del Senato, o quello della Giustizia, divinità legata a Nemesi "la vendetta divina" l'inesorabilità della giustizia, e che viene spesso raffigurata nell'atto di reggere un serpente; su questo aureo di Adriano, si nota la presenza di un serpente, seminascosto, quasi confuso con la sedia, tanto da non essere nemmeno citato dal RIC, ma presente e vigile, svolgendo le funzioni di Genius Loci del tribunale. Aureo di Adriano con la Giustizia RIC II 252a, aureo, zecca di Roma, 134-138 d.C. Dritto: HADRIANVS AVG COS I I I PP Verso: IVSTITIA AVG, Giustizia seduta a sinistra con patera (io ci aggiungo anche un Genius Loci) Il serpente è sulla sedia, sopra la spalla destra della Giustizia, all'altezza del volto Il Genio del Senato di Antonino Pio RIC III 69, denario, zecca di Roma, 140 – 143 Dritto: ANTONINVS AVG PIVS PP TRP COS III Verso: GENIO SENATVS, Genio in piedi a sinistra con ramo e scettro. Aureo di Adriano con Roma e il suo Genius Loci RIC II (1926) 77c, aureo, zecca di Roma, 119 – 122 d.C. Dritto: IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG Verso: PM TRP COS III, Roma seduta con lancia e Vittoria, dietro la sedia uno scudo (…e Genius Loci). Anche qui, il Genius Loci non è assolutamente il personaggio principale, ma svolge con una presenza discreta, una funzione di controllo guardando le spalle a Roma, la sua protetta. Nemmeno per questa moneta il serpente è citato dalla descrizione del RIC, è piccolo e dietro la sedia, sopra un piccolo altare. Il Genius Loci del Circo su un aureo di Adriano RIC II (1926) 144, zecca di Roma, 121 d.C. (A.V.C. 874) Dritto: IMP CAES HADRIANVS AVG COS III Verso: ANN DCCCLXXIIII NAT VRB P CIR CON, giovane figura maschile (Genius Loci) con ruota. Il Genio Augusti Il Genio dell'imperatore era il più potente e il più temibile dei Genii individuali, come l'imperatore era superiore agli altri esseri umani, così era per il suo Genio, e veniva considerato il Genius Loci di tutto l'impero romano, e numerosi templi dedicati al Genio Augusti sorsero in varie parti dell'impero. Dato che l'imperatore era il Pater Patrie, il suo Genio lo consigliava nelle decisioni da prendere per il bene dell'impero e dei sui cittadini. Quando Ottaviano rientrò a Roma dopo la battaglia di Azio, apparve chiaro al senato che si trattava di un uomo di grande potere e successo, un chiaro marchio divino, così fu decretato che tutti i banchetti comprendessero una libagione offerta al suo Genio. Questo diede inizio alla tradizione degli imperatori "divini", ad ogni modo la "divinità" era legata alla carica e non all'uomo, infatti gli imperatori romani hanno dato ampia prova di non essere né divini né immortali. La rappresentazione del Genio su monete in età imperiale ha avuto inizio con Nerone, ed è stata ripresa, più o meno spesso da molti imperatori successivi. Un dupondio di Nerone, primo imperatore a rappresentare il Genio su monete. RIC I 215, zecca di Roma, 63 d.C. Dritto: NEROCLAVDCAESARAVGGERMPMTRPIMPPP Verso: GENIO AVGVSTI, Genio con cornucopia e patera su altare Esergo: T, in campo SC Un Genio Imperatoris di Galerio RIC VI 101a, follis, zecca di Alessandria prima officina, 308-310 d.C. Dritto: IMPCGALVALMAXIMIANVSPFAVG Verso: GENIOIMP – ERATORIS, Genio con patera e cornucopia, in testa un modius Esergo: ALE, in campo K, A su P Genio Caesaris di Massimino Daia RIC VI 36, Heraclea quarta officina, dicembre 308 – maggio 310 d.C. Dritto: GALVALMAXIMINVSNOBCAES Verso: GENIOCA – ESARIS, Genio con patera e cornucopia. Esergo: dot HT delta dot Propiziarsi il favore del Genio Imperatoris, o del Genio Augusti, faceva sì che ciò avesse effetto anche sui Genii delle truppe sotto il suo comando. Le truppe provinciali ampliarono l'idea del Genio di Stato, nella Britannia romana sono stati rinvenuti altari dedicati ai Genii di Roma ed a tutti i Genii delle legioni, delle coorti, delle alae e delle centurie presenti in Britannia, come ai Genii del pretorio, dei castra e persino dei vessilli. Traiano Decio e il Genio dell'esercito Illirico RIC IVc 105b (variante nella legenda al dritto), sesterzio, zecca di Roma, 249? d.C. Dritto: IMPCAESCMESSTRAIQDECIOAVG – Busto laureato con drappeggio e corazza. Verso: GENIVSEXERCITVSILLVRICIANI – Genio in piedi a sinistra con patera e cornucopia, stendardo militare sulla destra. Le iscrizioni su altari e lapidi non erano confinate al mondo militare, nel territorio dell'Impero ci sono numerosi esempi di dediche ai Genii di persone autorevoli e rispettate, ed anche ai Genii dei loro parenti ed amici, come esistono iscrizioni sepolcrali, in alcuni casi la dedica al Genio è combinata con "Genio ed onore" o nel caso di coppie con "Genio e Iuno"; spesso si trova in forma abbreviata come ad esempio GPR "Genio Populi Romani" al Genio del popolo romano, GHL "Genio Huius Loci" al Genio di questo luogo o GDN "Genio Domini Nostri" al Genio del nostro signore (o padrone). Il fatto che siano sopravvissuti fino ad oggi centinaia di esempi di queste dedicazioni, è una testimonianza di come questa credenza fosse un culto ufficiale diffuso in tutto l'Impero. Una vasta emissione di rappresentazioni del Genio si ebbe durante la tetrarchia, sia gli Augusti in carica che i loro Cesari, coniarono monete dedicate al Genio del popolo Romano (anche con legenda abbreviata GENIO POP ROM), quindi questa iconografia la troviamo per Diocleziano, Massimiano, Costanzo I, Galerio, Massimino II, Severo II, fino a Licinio e Costantino I. Diocleziano e il Genio del popolo Romano RIC VI 17a, zecca di Heraclea terza officina, 296 – 297 d.C. Dritto: IMPCCVALDIOCLETIANVSPFAVG Verso: GENIOPOPV – L – IROMANI, Genio con Patera e scettro Esergo: HT gamma Un follis di Costantino I, ultimo imperatore a rappresentare il Genio su monete imperiali. RIC VI 74c, Nicomedia quinta officina, 312 d.C. Dritto: IMPCFLVALCONSTANTINVSPFAVG Verso: GENIO AVGVSTI, Genio con cornucopia e patera su altare Esergo: SMN, in campo a destra stella sopra epsilon Con Costantino I, dopo circa quattro secoli, il Genio scompare dalle monete romane, ed il culto "ufficiale" dei Genii, dei Lari e dei Penati, viene definitivamente soppresso nel 392 d.C. per volere di Teodosio I, decretando così la vittoria finale della Cristianità. Tuttavia, il concetto non è morto affatto, e continua ad essere rappresentato in altre forme e con altri nomi, avete bambini? Oppure la saga di Harry Potter piace anche a voi? Beh, anche il maghetto di Hogwarts ha il suo Genio personale, solo che lui, essendo appunto, un mago, ha il potere di evocarlo a piacimento tramite l'incanto Patronus (Expecto Patronum "conto su un guardiano") uno spirito che, guarda caso, ha la forma di un animale, un cervo. La presenza del Genio continua a vegliare su di noi, che ci crediate o no. Le immagini delle monete sono tratte da: wildwinds.com dirtyoldcoins.com acsearch.info , a parte la moneta inconsapevolmente concessa da Crivoz :) p.s. Un ringraziamento particolare a Rapax per la consulenza riguardo il periodo repubblicano.
    1 punto
  4. Ecco una bella soddisfazione, ogni tanto ci vuole. Non posso che sperare che le perdite dei fondi speculativi dell'egregio Mr. Paulson e tutti quelli che gli hanno dato consapevolmente retta siano più alte possibile. Che ci abbia investito così tanto da finire sul lastrico mi sembra improbabile, ma pazienza, perchè comunque il gran guru mago della speculazione si è rivelato un ciucciarello azzardato che non è stato in grado di capire un paio di cose molto semplici: 1) La crisi (sia in senso generale di crisi mondiale che di difficoltà interne europee) non è cominciata certo quest'anno: in tutto questo tempo l'euro non ha mai sofferto perdendo in modo anomalo, nel senso di eccessivo e/o troppo rapido, valore contro dollaro. E' uno dei segni che suggeriva cautela a scommetterci contro, perchè questo non è il comportamento tipico di una valuta in procinto di finire a gambe all'aria. 2) D'accordo che in questo campo nulla si può dare per scontato, ma in ogni caso, per quante difficoltà possano esserci in Europa, era difficile credere che si sarebbe lasciato crollare come niente il sistema unione monetaria con le conseguenze catastrofiche che questo avrebbe avuto per tutti. Ora che a un crollo dell'euro non crede praticamente più nessuno (ammesso che qualcuno ci abbia mai creduto sul serio) il nostro John "the goof" Paulson avrà un bel da fare a giustificarsi coi suoi clienti. Bye bye, John, buon lavoro! http://www.wallstree...tro-l-euro.aspx John Paulson perde la scommessa contro l'euro Il gestore aveva illustrato ad aprile la sua strategia, affermando di scommettere contro i bond dei debiti sovrani europei, acquistando credit default swap per tutelarsi dal rischio di default. Gli è andata male. John Paulson, numero uno del fondo Paulson's Advantage Plus, che ha scommesso sulla rottura dell'euro e ha fatto -17% in primi 10 mesi 2012. John Paulson, il noto gestore di hedge fund per un valore di $20 miliardi, ammette di aver perso (per ora) la propria scommessa contro l'euro. Le forti perdite sofferte dai suoi fondi sono state provocate, infatti, proprio dalla sua decisione di scommettere su una rottura inevitabile dell'Eurozona. Il suo "mea culpa" non è certo ufficiale, ma viene riportato da fonti sentite da Bloomberg dopo un incontro che il gestore ha tenuto in via privata con i suoi clienti, in occasione del meeting annuale che si è svolto a New York. I numeri parlano chiaro: il suo fondo Advantage Plus ha perso -17% nei primi dieci mesi del 2012, segnando un calo -3% soltanto nel mese di ottobre. Nel 2011, il gestore aveva assistito a un crollo di circa -51% nel suo fondo, dopo aver scommesso sulla ripresa dell'economia. Si può ben dire che quello che fino a poco tempo fa veniva considerato alla stregua di un guru degli investimenti, non ne sta azzeccando una. Agli inizi di aprile, Paulson aveva illustrato la sua strategia ai clienti, affermando di scommettere contro i bond dei debiti sovrani europei, acquistando credit default swap per tutelarsi dal rischio di default.
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  5. Sono contento di questi due ultimi interventi, personalmente quando l'ho ricevuto alla Conferenza di Campana, e non ne sapevo nulla, sono rimasto veramente sorpreso, non me l'aspettavo proprio , l'emozione è stata lo ammetto veramente forte per me e pensavo a quelli del gruppo Quelli delCordusio e chi aveva partecipato. Altrettanto è capitato la mattina successiva nella sede della Società Numismatica Italiana, il segretario, il Bibliotecario e successivamente il Presidente erano veramente al settimo cielo, non sapevano più come ringraziare, il riscontro in SNI per questo premio, come testimone sul posto, è stato veramente grande. Verrà messo In " Comunicazioni " dalla SNI nel prossimo numero e credo che ormai questi ragazzi anche in SNI abbiano strappato il cuore a molti.
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  6. Ciao, non credeteci... Il calendario Maya è simile ad una sorta di ingranaggio fatto da varie ruote che girano e a loro volta muovono una enorme. I Maya dicevano che quando quest'ultima ha compiuto il suo giro completamente allora TERMINA un ciclo (= un giro completo) e RIPARTE un altro. In genere anzi, quest'ultimo è foriero di un buon periodo. 1000 e non più mille... Millennium Bug... tutto già visto. Non ci sono scadenze programmate. Viceversa non ci accorgiamo dei danni che creiamo ogni giorno... ;) Vi accludo il link di un filmino satirico sul tema girato con alcuni amici (boh, tanto male non è, si è beccato una coppetta in un circolo di cinefili...): Ciao Illyricum :)
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  7. Se quello che vedo è un punto, dovrebbe corrispondere al Krause 2-1.2, il verso naturalmente va capovolto :) Ciao, Exergus
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  8. Cerco di riassumere brevemente quello che ho capito sui Siries... è una faccenda un pò intrigata, anche perchè spesso vengono scambiati l'uno per l'altro. Cominciamo dall'inizio: 1) Louis Siries (Francia 1678-Firenze 1765 ?): direttore della galleria delle pietre dure a Firenze fin dai tempi dei Medici talvolta veniva chiamato all'incisione di monete o medaglie. Portò con se il fratello Cosimo a Firenze (sembra facesse anche questo lavori del genere del fratello). 2) Luigi Siries (1743-1811): figlio di Cosimo Siries e nipote di Louis, autore della maggior parte dei coni di Leopoldo I, del primo periodo di Ferdinando III e del periodo borbonico; incisore anche di medaglie, incise dei coni anche a Modena attorno al 1782. 3) Carlo Siries (1778-1854): figlio di Luigi, operò alla zecca di Firenze prima assieme al padre e poi come primo incisore. Incirsore anche per le pietre dure e forse altro. Nota che la sua sigla è S e non il monogramma [LS]. I mezzi francesconi del periodo 1820-23 direi siano di Carlo Siries.
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  9. Davvero molto bello, complimenti e grazie per averlo condiviso con il forum! Dario :good:
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  10. BB+ al dritto per via di quel colpo notevole e qSPL al rovescio.Nel complesso la moneta ha dei bei rilievi ma presenta una lucidatura pesante; Forse si e' intervenuto in maniera piu' vigorosa rispetto ad un semplice bagnetto! Purtroppo le monete prima di finire nelle giuste mani...(quelle di un collezionista premuroso) passano per mille mani e finiscono spesso ad essere lucidate come comuni pezzi d' argenteria con agenti molto aggressivi!
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  11. Nella monetazione papale, ma penso che valga anche per il resto l'appiccagnolo è un "gancio" saldato ad una moneta per poterne permettere l'aggancio ad una catena o ad altro. vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Appiccagnolo quando tu dici: Quando si smontano da montatura non è detto che abbiano per forza.... questa non è una moneta appiccagnolata, ma bensì una moneta con una montatura circolare con graffe che "pinzano" la moneta stessa per tenerla fissata e poi anch'essa appesa, ma sono due cose diverse, e diversi sono i segni che lasciano sulla moneta. L'appiccagnolo, in genere ha segni della saldatura ad ore 12. La montatura, in corrispondenza delle quattro ( in genere) graffe, segni di usura molto accentuata sul bordo della moneta. La moneta su considerata, non ha segni di appicagnolatura, e non viene da montatura, in quanto non presenta segni d'usura specifici ( da montatura) anzi un'eventuale montatura circolare avrebbe riparato il bordo stesso dai pesanti colpi che la moneta presenta. saluti TIBERIVS
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  12. @@dmitriy ciao, questo potrebbe esserti utile........... http://numismatica-italiana.lamoneta.it/docs/201212/EUROCOLLEZIONE.pdf
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  13. Per ridurla ti consiglio di leggere questa guida: http://www.lamoneta.it/tutorials/article/77-guida-inserire-immagini-sul-forum-rispettando-i-65kb/
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  14. Può bastare la foto postata: bordo e fondo (tra ore 3 e 7), rilievi e lettere larghe della legenda (per citare le 4 cose saltano subito all'occhio) rendono palese che si tratta di un falso del 5 lire per Bologna.
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  15. buongiorno a tutti vengo in aiuto a Luciano, penso che il soggetto fosse questa immagine.
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  16. Un commento sulle due belle monete di magellano ed italpen: mi ero annotato qualcosa su queste monete (non le vostre, in generale...) e mi sembra che i D/ siano leggermente diversi (vedere dove è posizionata la I di GPI, il punto dopo ETR, ecc...); per quanto ho potuto verificare su queste (1/2 francescone 1820) esiste anche almeno un R/ leggermente diverso in ibrido con uno dei coni precedenti. Poi magari i coni sono pure molti dipiù... era giusto per "comunicare" un'impressione che peraltro non mi risulta notata in nessuna opera consultata.
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  17. ...purtroppo io sto facendo lo stesso con i pezzi da due lire aquila sabauda 1901, 1903 e 1904....devo scendere ad un compromesso..averli in collezione in qualità minore o non averli.... renato
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  18. Non appena avevo visto i risultati di Varesi avevo pensato anchio di prenderla. Poi visto che Magellano l'aveva gia accaparrata in un batter d'occhio, ho indirizzato i miei sforzi su questa da Bolaffi. Pagata molto di piu e non ancora arrivata. L'ho presa alla base. Troppo cara anche cosi? Comunque aspetto di vederla dal vivo.. Italo
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  19. ... nel senso che ti arrendi al parere dell'esperto (... ubi maior ...) o che lo prendi a sberle perchè non condividi? :D P.S. attenzione ai conflitti di interesse: mai chiedere all'oste se il suo vino è buono! Dunque mai accettare il parere di chichessia senza verificarlo.
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  20. Non troviamo la scusa dei tagli, cortesemente. 30 anni fa era la stessa ed identica cosa. Lo dovreste spiegare bene questo concetto a chi pensa che gli uomini in divisia siano tali per "proteggere il cittadino" al parco. L'ordine pubblico é altra cosa e difende ALTRO. E Mirko ha tutto il sacrosanto diritto di essere deluso/arrabbiato, oltre che affranto. Visto quello che ti "insegnano" riguardo alle forze di polizia.
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  21. Approfitto di questa discussione per fare notare che i 10 quattrini del 1826 e 1827 , si differenziano da quelli degli anni successivi, 1853 e 1854, per il fatto che il la cifra 10 é scritta in corsivo. E´forse una piccola cosa ma nei cataloghi non é riportata.
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  22. Hai tutta la mia solidarietà. Purtroppo hai detto una cosa giusta... sei stato uno dei tanti... e mi permetterei di aggiungere uno dei tantissimi. Ormai i furti in abitazione sono all'ordine del giorno e in tanti nemmeno presentano più la denuncia alle forze dell'ordine. Non colpevolizzare i carabinieri che non sono intervenuti. Può sembrare strano, ma probabilmente avevano altro (di più importante spero) da fare. Comunque anche nell'eventualità fossero intervenuti avrebbero potuto fare ben poco. Si sarebbero limitati a chiederti se eri assicurato contro i furti, se avevi sospetti su qualcuno e a consigliarti di fare una lista di quanto eventualmente asportato invitandoti poi in caserma a sporgere regolare denuncia contro ignoti. Rilievi della Scientifica a cerca di impronte lasciamoli alla tv... qui siamo in Italia e a meno che il furto non sia di elevata entità dibito che venga fatto questo tipo di accertamento per un furto di questo genere. In questi casi forse è meglio cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno. Sei stato tra i fortunati a cui non hanno rubato nulla (anche se solo il pensiero ti siano entrati in casa ovviamente ti manda in bestia) e che non li hai colti sul fatto. Quest'ultima ipotesi è sempre preferibile non si verifichi. Non si sa mai come possono reagire i ladri o come potresti reagire tu... e in questo caso ci vuole poco a passare da vittima a "carnefice". Per non causarti altro sconforto non ti faccio le ipotesi su cosa sarebbe accaduto se invece questi ladri fossero stati arrestati...
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  23. Non ci credo :blum: . Conosci troppo bene il FDC per non sapere quanto si paga. Nella prossima Negrini al lotto 1150 viene presentato un 5 Lire 1878 R che viene definito eccezionale. Le foto ad alta risoluzione forse lo penalizzano rispetto a quello di qs discussione, in quanto evidenziano imperfezioni a livello di campi e stemma. Parte da una base di € 1500! Una follia? Staremo a vedere!
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  24. Scusate l'intromissione, ho solo letto quà e là qualcosa sugli etruschi ed anche ovviamente sulle loro monete, tutto sommato era una delle popolazioni della mia terra. Mi sembra di ricordare che il massimo splendore della civiltà etrusca fosse stato attorno al VI-V sec. a.C., od almeno cosi sembrerebbe per l'accuratezza e la ricchezza dei corredi funebri e degli oggetti ritrovati; Roma allora era una piccola città in mano etrusca, importante logisticamente per il controllo del Tevere ma di poco conto per il resto. Gli etruschi, le cui origini mi sembra siano ancora in discussione pur prevalendo l'opinione che venissero da zone dell'attuale Turchia (quando ?, e la loro lingua viene da li ?), erano un popolo che aveva conoscenze di architettura, misurazioni del terreno, medicina, oreficeria, ecc... assai superiori a tutte le contemporanee popolazioni dell'Italia del periodo; solo per alcune zone, in particolare quelle confinanti con le colonie greche in Italia, si avevano conoscenze paragonabili (ovviamente le colonie greche facevano "parte a se' "). Le conoscenze in molti campi (misurazioni del terreno, metallurgia ovviamente, tecniche architettoniche, ecc...) cosi come alcuni costumi (fascio ad esempio) dei romani sembrano spesso derivare più dagli etruschi che da altre popolazioni, Inoltre gli etruschi svolgevano un forte commercio non solo con le colonie greche, ma anche con la Grecia stessa, i fenici, tutto il Mediterraneo insomma (qualcuno dice che fossero pure notevoli pirati...). Le rotte mercantili inoltre erano pure sviluppate per via terrestre fin a contatti con i Galli e probabilmente oltre per un verso (ambra dal Baltico ?) e per l'altro verso l'Adriatico (Spina). Molti dei vasi creduti "etruschi" dai primi studiosi di quel popolo si sono rivelati ad uno studio piu' attento come vasi greci, cosi come molti altri oggetti sono chiaramente di importazione; d'altra parte gli etruschi erano al tempo la "miniera" di ferro, ma non solo, per tutti i popoli con cui commerciavano per cui disponevano di "merce di scambio" adeguata. Le vicissitudini e gli scontri con le colonie greche, nonostante l'alleanza dei fenici, li hanno poi visti perdenti fino allo scontro "finale" (Cuma, se non ricordo male) in cui persero la possibilità di confrontarsi con gli altri sul mare... e da qui il progressivo declino; ma Roma fin allora era nella pratica "inesistente". Veniamo a cosa ho capito sulla monetazione: conosco l'ipotesi del Vecchi ed anche quella del Catalli (che mi sembra che sia quella più "gettonata" in Italia, ma non all'estero). Innanzi tutto da notare che i fenici, per essendo fra i popoli che più commerciavano nell'antichita', svilupparono tardi un sistema di monetazione rispetto alla Grecia e forse nemmeno proprio "spontaneamente"; la moneta quindi sembrava non essere "essenziale" per il commercio, si andava a peso (e forse anche le monete di altre popolazioni erano accettate solo a peso... ). Che gli etruschi possano non aver sviluppato una monetazione copiosa e tantomeno costante, nonostante la fiorente attività commerciale, non sembra quindi sorprendente. D'altra parte la vicinanza con le colonie greche, del sud dell'Italia ma anche Marsiglia per esempio, nonchè la presenza di immigrati greci in Etruria, non può non aver fatto nascere l'idea di coniare monete; su che piede... mah, a quel punto quello delle colonie greche mi sembrerebbe il più probabile. Sembrerebbe che le prime emissioni abbiano comunque avuto poco successo.... si rivedrà poi qualcosa diverso tempo dopo, nel periodo della 2° guerra punica, ma in un contesto assai diverso, in cui il commercio e la potenza etrusche di un tempo erano solo un ricordo ed ormai le città etrusche erano sotto il dominio romano pur con un minimo do autonomia. Da notare inoltre che allora, ma diciamo pure ancora oggi..., c'era una certa rivalità fra le città etrusche per cui sembrerebbe che dal punto di vista economico, politico e militare ognuno "andasse per conto suo"; anche qui niente di strano se ognuno avesse fatto come meglio credeva anche per le monetazioni ed il loro valore infischiandosene delle altre città e quindi con basi metrologiche pure diverse, anche alla fine della nazione etrusca. Abbiate pazienza, gradirei magari un parere ed eventualmente le correzioni del caso a questo piccolo riassuntino dei miei ricordi; grazie.
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  25. Interessantissima discussione, in cui c'è poco da aggiungere, al momento, considerati gli esaustivi e puntuali interventi di ausilio e acraf. Non entro nelle questioni cronologiche, di per sè problematiche e spesso irrisolvibili, ma vorrei rimarcare alcune note di metodo. Gli studiosi classicisti italiani, sin dal 1800, si sono basati su un visione assolutamente "romanocentrica", teorizzando che nessuna civiltà italica potesse precedere in qualsivoglia invenzione quella romana. Essi furono trasportati da un errore di fondo, ancora in parte diffuso, che li portò a determinare "la superiorità" di una civiltà antica, in base a quello che ci ha lasciato in eredità(monumenti, poemi, epigrafi) e non in base alla situazione contingente che la produsse. Per tale ragione anche la numismatica ha seguito questo percorso. Tale fu il pensiero dei Padri Marchi e Tessieri(fra i primi a dichiarare esplicitamente la "superiorità" di Roma), a cui fecero seguito gli scritti di Avellino, Fiorelli, Minervini. Gli immani studiosi che si sono susseguiti, sempre nella Scuola Italiana, fra i quali Breglia, Cesano, Panvini Rosati, Stazio non sono riusciti a distaccarsi da questa visione, credendo di fatto in uno iato incomprensibile fra la Roma dei primi secoli e le altre città italiche, fra cui quelle etrusche. Stranamente anche gli studiosi stranieri, spesso in contrasto con quelli italiani, fra i quali Mommsen, Babelon, Grueber, Thomsen, Crawford, Marchetti, Buttrey, Rutter non hanno saputo esimersi da questa visione. In realtà, la storia si presenta in maniera differente. Roma nel VI secolo a.C., era una città etrusca a tutti gli effetti. Alla fine del medesimo secolo, dominava a Roma la famiglia etrusca dei Tarquinii. Nel IV secolo a.C., i Sanniti popolazione italica, avevano magistrature simili a quelle di Roma e come dimostrato da Salmon, non vi fu un "trasferimento" di cariche da Roma al Sannio, ma uno scambio simbiotico fra le due civiltà. Per fare solo due esempi. Numismaticamente parlando non è affatto escludibile che Roma abbia appreso dagli Etruschi il significato e il senso dell'utilizzo della moneta, non è escluso che ne sia stata influenzata dalle popoloziani italiche circostanti. E' necessario, quindi, un capovolgimento della prospettiva per il progresso degli studi. Analizzare le monetazioni italiche(fra le quali quella etrusca), per fornire luce a quella di Roma, non essendo quest'ultima monetazione in grado di rispondere per se stessa ad alcuni quesiti, fra i quali quello dell'emissione del denario. E' una strada sicuramente più complessa, ma che va tentata e si sta tentando. Due incisi, per concludere. Il volume di Vecchi aldilà delle conclusioni cronologiche che apporterà, condivisibili o meno, se rispetterà il suo titolo, cioè quello di Corpus(con le caratteristiche precise che tale termine intende), sarà uno strumento molto utile per ulteriori indagini. Questo tipo di opere va favorito e auspicato, in quanto un Corpus non è solo un'elencazione di dati numerici(pesi e diametri), ma può offrire un quadro della complessità della situazione e può essere un ottimo punto di partenza. Infine, una "parola di conforto" ad ausilio sulla datazione alta del denario :) . Certo siamo minoranza(anche se non solo italiani), certo gli studiosi "middle" hanno più risonanza(e spesso rindondanza), ma mi permetto di sottolineare che, dal punto di vista metologico,(ciò che distingue il corretto dallo scorretto nelle scienze "morbide", non essendovi risultato esatto e matematico) l'Ortodossia sia dalla parte dei tradizionalisti. "Non si può accettare la definitiva affermazione di una nuova teoria, fino a quando quest'ultima non è in grado di confutare scientificamente tutti i principi di quella precedente.". Ciò non è ancora avvenuto, attendiamo impazienti! Saluti. Vincenzo.
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  26. L'errore principale, secondo me, sta nel considerare il busto "eyes to heaven" una prova a favore della tanto dibattuta cristianità di Costantino. Questo tipo di ritratto si ispira chiaramente a quello dei re dell'antica Grecia e il fatto che caratterizzi monete battute in zecche orientali va a favore di questa tesi; l’influenza della cultura greca nei territori dell’est era ancora molto forte. Del resto anche il viraggio dalla corono di alloro al semplice diadema, che si osserva proprio nel 327, lo considero un segno di ellenizzazione piuttosto che di cristianità.
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  27. Tecnicamente ce ne sarebbero state di cose che avrebbero potuito fare.... Certo che a forza di tagli qui e là poi materialmente non ne hanno le possibilità.
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  28. Speriamo che le idee ti si siano chiarite, Magdi, e non confuse :) . Certo avrai capito che si tratta di un tema complesso in cui c'e ancora molto da fare. Proprio per questo é cosi' stimolante. Rispetto al nuovo lavoro del Vecchi, attendiamo e vediamo. Personalmente devo confessare di non avere grandi aspettative: il ritrovamento di Prestino (Como) della gorgone di Populonia in strato datato al V sec. era noto al Vecchi nel momento della stesura della sua serie di articoli sulla SNR. Tant'é che in quella sede, molto correttamente, lo cita, in quanto elemento problematico. Nello stesso tempo pero' né lo contesta né ne tiene conto (e questo oggettivamente é un po bizzarro) e mantiene la datazione agli ultimi decenni del III sec. ... Il tema della datazione del denario al 211 o poco prima (la cosiddetta datazione "middle" citata da Acraf, proposta a suo tempo da Thomsen e ora quasi universalmente accettata, con qualche sacca di resistenza in una parte degli studiosi italiani -e qui non valgono le regole democratiche: la maggioranza potrebbe aver torto :) ) nella diatriba delle emissioni etrusche argentee con segno di valore c'entra in maniera secondaria. Cerco di spiegarmi meglio: il problema sussisterebbe in pieno anche se la datazione alta, "tradizionale", del denario fosse universalmente riconosciuta e accettata. Il problema non é tanto la datazione del denario, quanto la relazione col denario delle emissioni etrusche con segno di valore. I fautori della datazione bassa di queste emissioni basano la loro proposta sull'ipotesi che gli etruschi responsabili di queste emissioni abbiano mutuato il sistema di suddivisione decimale e l'apposizione dei segni di valore dalle emissioni romane contemporanee, e quindi dal denario. Ergo, se il denario si situa al 211 (o 214-213), necessariamente si trascina dietro la datazione delle emissioni etrusche. I fautori della datazione alta (sarebbe meglio dire delle datazioni alte) delle emissioni argentee etrusche con segno di valore al contrario negano la dipendenza di queste emissioni da quella del denario Romano. Gli etruschi hanno trasmesso ai romani un sacco di cose. Tra queste anche i numerali. Non si capisce perché avrebbero dovuto aspettare che i romani emettessero monete con segno di valore X per farlo anche loro... Quanto alla suddivisione decimale il riferimento puo' essere trovato facilmente in Sicilia, in epoca ben anteriore, con la suddivisione della didramma in 10 litre. Oltre a cio' tutta una serie di altri elementi suggeriscono una relazione piuttosto stretta (non solo di incontro, ma anche di... scontro) con l'area siceliota e Siracusa in particolare. Da cio', e da altri elementi, una datazione al V sec. delle emissioni. Datazione che il ritrovamento di Prestino tenderebbe a confermare. Nel tentativo di riassumere ho banalizzato notevolmente i termini della questione. Me ne rendo conto e me ne scuso. Altri li ho completamente tralasciati (unità microasiatica, ecc.). Quello che mi premeva sottolineare é che se anche i fautori della datazione "bassa" delle emissioni argentee etrusche aderissero alle teorie tradizionali di datazione "alta" del denario, i termini della questione non cambierebbero, ci sarebbe giusto qualche decennio di "décalage", niente di piu'. Dato che nessuno si sogna di datare il denario al V sec. Vorrei segnalare come in questa questione, al di la' dell'aspetto cronologico che puo' essere di importanza realativa, si racchiuda in realtà un problema molto più ampio, che investe la prospettiva storica e l'"essere" della civiltà etrusca, nelle sue relazioni con il contesto mediterraneo e con Roma. Cio' che appare come una diatriba cronologica nasconde in realtà una divergenza sostanziale nell'interpretazione della civiltà etrusca...
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  29. Si, sono io. Mi sono iscritto per chiedere alcune informazioni su delle monete usa che ho e ho notato la discussione sulle 500 lire. Comunque non è un forum che frequento abitualmente. In Italia la storia delle 500 lire con bandiere sbagliate è relativamente nota, ma per il resto non c'è molta cultura numismatica e la maggior parte dei giovani non ha idea di che tipo di monete circolassero 50, 70 o 100 anni fa. Appena uno trova una moneta straniera si iscrive al forum per chiedere quanto vale e resta deluso di scoprire che non vale nulla. E se è precedente alla seconda guerra mondiale pensa sia un reperto antico di inestimabile valore.
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  30. Buonasera a tutti, il problema in discussione in questo post me lo sono posto anch'io, ma alla fine ho concluso che la presenza di falsi sul mercato renda ancora piu' affascinante il tutto... maturare nel tempo la capacità di ''giudicare'' la moneta è una conquista grande a cui il collezionista mira con forza ed è un stimolo in piu' per studiare e documentarsi. Il forum della moneta in questo senso è un aiuto impagabile ed io stesso sono spesso attivo nella sezione falsi per confrontarmi ed imparare dai piu' esperti. Purtroppo esistono sia i falsi moderni che si concentrano su monete con un po' piu' di valore o di mercato, e i falsi d'epoca che magari riguardano monete ad oggi di poco valore (anche se questi di solito si identificano facilmente). Prezioso il consiglio dato dall'amico di prima di acquistare tutte le patacche che passano a tiro per studiarle e confrontarle. Se poi un falso è da tutti considerato vero a quel punto ha anche lui la sua dignità ed il suo ruolo nella storia della moneta. Ciao!
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  31. La Numismatica è una scienza e non si può capire ed imparare in un giorno! Inoltre qualsiasi Hobby collezionistico anche il più assurdo o il più modesto ha i suoi parametri che solo chi lo segue da molto tempo riesce a capire. Altro punto "brutto" è quando si discute di qualcosa che ci hanno lasciato dei nostri cari,per la maggioranza è incocepibile che potessero sbagliare,prendere un "sola" è come se si rimanessero bambini e il nonno o il babbo di turno restono quei giganti che vedevamo da piccoli come degli Dei che sapevano e potevano tutto,mentre erano delle semplici persone come tutti ma accettarlo ,sempre per molti , è un grande turbamento emozionale.
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  32. La data dovrebbe essere sotto il collo di Menelik II. Se vuoi provare ad interpretarla, tieni presente che la datazione è dell'era Etiopica, quindi una volta risolto l'enigma devi aggiungere 8 anni (in realtà 7 anni e 8 mesi) per avere la corrispondenza all'era Cristiana, le date possibili dovrebbero essere 1889 o 1891 EE oppure 1895 EE che è stata coniata dal 1903 al 1928 d.C. La numerazione etiopica non segue esattamente i nostri criteri, quindi va interpretata. Buon divertimento, Exergus :)
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  33. Carnevale di New Orleans 1968 Legno, diametro 38 mm. apollonia
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  34. Carnevale di New Orleans 1949 Alluminio anodizzato, diametro 38 mm. apollonia
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  35. Carnevale di New Orleans 1872 Alluminio anodizzato, diametro 38 mm. apollonia
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  36. Che conversazioni di livello....
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  37. Caro Magdi, ho ricevuto anche i tuo messaggio MP sullo stesso argomento. In effetti la metrologia etrusca nell'insieme è molto complessa e dipende dalle zecche e dai periodi, nonchè se è monetazione in argento o in bronzo, a sua volta distintra tra bronzo coniato e bronzo fuso. Penso che non pochi chiarimenti si avranno con la prossima uscita del Corpus di Vecchi proprio sulle monete etrusche. A MIlano ho visto Rodolfo Martini, il quale mi ha assicurato che è praticamente in corso di stampa e le prime copie dovrebbero apparire a febbraio. Oltre all'ottimo Catalli, per una visione ancora più rapida e concisa (forse anche troppo) consiglio l'opera di Rutter, Historia Numorum, che fornisce appunto una succinta panoramica sulle varie zecche antiche dell'Italia e perciò utile per chi vuole accostarsi a tale periodo. So che sei di Volterra e quindi particolarmente interessato alla monetazione di quella città, evidentemente anche nel periodo antico. Rapax ha già fornito una prima traccia. Per Velathri o Volaterrae esistono alcuni studi più specifici, citati a pagina 30 del Rutter. Un buon catalogo è quello del Catalli apparso nel 1971-1972 au AIIN. Su richiesta posso scansionarlo. Se ha potuto individuare le tre serie con pesi leggermente diversi, egli non approfondisce la questione del confronto metrologico (invero assai complesso). Aggiunge poco nell'aggiornamento del 1976. Nell'insieme la media generale per le tre serie riporta a un asse di quasi 145 g, non lontano al peso teorico di 151,60 g, che già Haeberlin aveva teorizzato essere pari a 1/5 della mina pesante fenicia di 750 grammi (con talento di 37900 grammi), che sembra caratteristico dell'Etruria orientale, ritrovandosi anche nelle serie fuse Ruota/Anfora, Ruota/Ancora, Ruota arcaica/Ruota arcaica, Ruota arcaica/Tre crescenti, Serie ovale umbra. Comunque è meglio attendere l'opera generale del Vecchi per approfondire meglio.
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  38. Grazie Rapax per l'intervento. L'argomento é di quelli "pesanti" -in senso buono- e merita un certo impegno nell'affrontarlo compiutamente. Per dare un'idea di quella che é la differenza tra quella che potrebbe essere percepita come un'unitarietà della civiltà etrusca e di quella che é la reale situazione in termini numismatici, riporto qui una citazione di Panvini Rosati che a mio avviso rende l'idea in maniera eccellente. "La monetazione etrusca o, come sarebbe meglio dire, le monetazioni etrusche [...] è varia, non omogenea, presenta serie diverse sostanzialmente una dall'altra per metallo, tecnica, sistema monetario, tipologia, zecca etc. Proprio per questi suoi caratteri divergenti non può essere considerata in blocco: la soluzione proposta per una serie non può essere valida per le altre serie. Molti gruppi di emissioni (per es. quelli con leggenda THEZI, le emissioni in oro con testa leonina, le emissioni con il polipo che fuoriesce dal vaso o quelle con il cinghiale) sono indipendenti l'una dall'altra. Nel bronzo le emissioni incuse con il segno del valore sono del tutto anomale per tecnica, sistema monetale e tipi dalle altre serie coniate del bronzo, con le quali non hanno in comune una continuità: l'esempio più notevole per largento è quello delle serie di Populonia con il Gorgoneion, per il bronzo le serie di Vetulonia. In alcune serie si notano invece sospensioni nelle emissioni: la serie di Thezi dopo le prime emissioni con Gorgone in corsa/ruota (alcune delle quali anepigrafi) si interrompe e riappare dopo molto tempo con tipi diversi. Altre serie hanno breve durata e dopo poche emissioni scompaiono. Così il problema cronologico si spezza in mille parti e ogni serie presenta un suo problema particolare. A questa frammentarietà originaria della monetazione etrusca si aggiungono le note difficoltà, alle quali però non mi sembra sia dato il dovuto rilievo, costituite dalla totale assenza di fonti letterarie, che ci priva di ogni base storica di discussione, e dalla mancanza di dati di scavo circa ritrovamenti monetari, tali da poterci fornire precisi riferimenti cronologici. A ciò si accompagna la scarsa documentazione circa i ritrovamenti in se stessi, di cui per lo più si ha notizia da vecchi autori, benemeriti per i nostri studi ma spesso imprecisi nei loro riferimenti. Si può cosi avere un quadro delle condizioni in cui il numismatico è costretto a lavorare quando si avvicina alla monetazione etrusca." In questo quadro é evidente che l'interpretazione dei dati possa dar luogo ad ipotesi totalmente divergenti, sia in merito alle attribuzioni, che ai sistemi ponderali, ma soprattutto a livello cronologico-culturale. Emissioni che per alcuni sono di 5° sec., con agganci magnogreci, per altri si situano durante la seconda guerra punica e sono legate al denario romano... La differenza non é esattamente una sfumatura. Questa in breve la situazione. Magari ci torniamo su.
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  39. Per quanto riguarda la zecca di Velathri, attiva nel III secolo, il Rutter identifica tre serie, fuse con nominali appartenenti al sistema duodecimale (dal dupondio all'oncia). Al dritto il tipo con la testa di Culsans è fisso. Serie del valore (HN Italy 108), basata su un asse di peso teorico pari a 144 grammi. Serie della clava (HN Italy 109), basata su un asse di peso teorico pari a 158 grammi. Serie del delfino (HN Italy 110), basata su un asse di peso teorico pari a 132 grammi. I link rimandano al portale del Monetiere di Firenze, ove sono caricate le schede di tutti gli esemplari presenti.
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  40. Ciao, che i cavalli di San Marco fossero romani è noto. I quattro cavalli ricorrono nella quadriga che di solito è rappresentata nei Trionfi Imperiali e nelle raffigurazioni del Dio Helios o Apollo o Sol... Anche su Wiky se ne trova accenno: La realizzazione di questa scultura unica pervenutaci dall'epoca antica, potrebbe risalire all'epoca romana (alcuni la datano dalla metà del II secolo al III secolo d.C.) o più probabilmente a quella ellenistica (comunque non prima del II secolo a.C. secondo l'analisi al carbonio), sebbene alcuni autori moderni la datino al IV secolo a.C., attribuendola allo scultore greco Lisippo. L'analisi dell'opera suggerisce che fu realizzata con almeno il 96,67% di rame, non quindi di bronzo. L'alto contenuto di stagno avrebbe incrementato la temperatura di fusione fino a 1200-1300 °C. La grande purezza del rame fu scelta per dare una maggior e sufficiente doratura al mercurio. Questo metodo produttivo suggerisce che la produzione dell'opera sia avvenuta in epoca romana, piuttosto che in quella ellenistica. I quattro cavalli hanno un'altezza massima di 238 cm (131 cm è quella al garrese), lunghi 252 cm e pesano tra gli 8,5 e i 9 quintali ciascuno. È certo che i cavalli, insieme con la quadriga, erano stati posti nel grande ippodromo di Costantinopoli, probabilmente sopra i carceres (da dove partivano le bighe per le corse nel circo), e che giunsero forse dall'isola di Chios sotto Teodosio II (408-450), come ci raccontano le fonti dell'VIII secoloParastaseis syntomoi chronikai.Essi furono trasportati a Venezia nel 1204, quando furono sottratti a Costantinopoli dalla Repubblica di Venezia, in seguito al saccheggio durante la IV crociata. Poco dopo la fine della crociata, il doge di Venezia, Enrico Dandolo inviò i cavalli nella Serenissima, dove furono installati sulla terrazza della facciata della Basilica di San Marco nel 1254. Petrarca li poté ammirare quando fece visita alla città nel 1364. Che poi siano attribuibili ad uno o all'altro Imperatore sulla base delle raffigurazioni monetali mi pare alquanto improbo, considerando che la rappresentazione di solito è abbastanza standardizzata. Ciao Illyricum :)
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  41. Caro Favaldar... Viviamo in un Paese dove il venditore porta a porta ti arriva in casa, e se ti permetti di dirgli "non voglio venditori" alla porta ti rispondo anche male dicendoti che non sono "venditori" ma "incaricati ENEL" ... Viviamo in un paese dove se rispondi male alla 7ma telefonata che ricevi a casa, mentre magari sei concentrato su altro, dell'ennesima compagnia telefonica che vuole proporti l'ultima arzigogolata offerta, ti risponde "CHE STA LAVORANDO" (peccato che di mestiere fa il rompi balle). Legalmente non se ne esce. L'unica possibilità di difendersi é cambiare il modo di pensare: qualsiasi cosa buona non viene a bussarti a casa, a casa a romperti le scatole arrivano solo le cose peggiori. Vedrai che così pensando ed agendo, le fregature saranno meno. ;)
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  42. Recentemente al museo numismatico di Atene ho acquistato un interessante volumetto intitolato "How much does it cost our daily bread from ancient to modern times" dove si danno i riferimenti al potere d'acquisto delle varie monetazioni nelle varie epoche storiche dall'antica Grecia ai giorni nostri. Il capitolo sull'antica Roma (che tratta anche le abitudini alimentari e dà alcune ricette originali romane) è curato da Eva Apostolou, curatrice della sezione romana del museo numismatico di Atene. Vedo se riesco a postare una scansione della pagina con i valori di riferimento per la monetazione romana.
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  43. a mio modestissimo parere la moneta è in conservazione SPL, in questa conservazione si acquistano. Vi posto una delle mie, del 24, in FDC tanto per fare allenamento:
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  44. Sono difetti di conio ed il loro valore dipende dal collezionista. Numismaticamente nessuno ma se trovi chi colleziona questi difetti qualche euro in più può pagartela.
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  45. Una chicca: Ceres e Proserpina assieme: Antoninus Pius augustus, 138 – 161 Aureus 150-151, 7.32 g. ANTONINVS – AVG PIVS P P TR P XIIII Laureate head r., with drapery on l. shoulder. Rev. LAETI – TIA Ceres standing r., holding corn-ears and beside her, Proserpina standing facing, head l., holding pomegranate; in exergue, COS IIII. C 478 var. (no drapery). BMC 724 note. RIC 199a var. (no drapery). Mazzini 478 (this coin). Calicó 1559 (this coin). Biaggi 733 (this coin). Il melograno è simbolo sell’amore e della fedeltà coniugale; nel mito Plutone ne fa mangiare alcuni chicchi a Proserpina per assicurarsene la fedeltà. IULIA DOMNA, † 217 Denarius, 3,31 g. Roma, 200. Obverse: IVLIA AVGVSTA; Bust of Julia r. Reverse: CERERI – FRVGIF; Ceres, corn-ears, sceptre. Hill 424. RIC 546. BMC 10. Spero di non avervi annoiato con la presente lettura e soprattutto... Buona Estate! Ciao Illyricum :)
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