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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/29/12 in tutte le aree
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Credo che della peste nel periodo medievale non se ne sia mai parlato qui o forse poco, eppure sia quella di metà 1300 che altre successive hanno avuto ripercussioni notevoli sia nella società, nella popolazione,nell'economia ma anche nel circolante monetario del periodo. Per capire la portata del triste accadimento pensiamo che all'inizio del trecento vivevano in Europa circa settanta milioni di persone, cinquanta anni dopo, dopo la peste nera ne erano rimaste circa cinquanta milioni, un secolo dopo appena trentacinque. In questi tre numeri possiamo trovare delle risposte o farci delle domande sulla crisi del periodo e sulle trasformazioni in atto verso la fine del Medioevo. Molti l'hanno chiamata la crisi del 300, le cause furono molteciplici, la peste sicuramente, ma anche la fame, la mancanza di cibo, e poi le guerre che dilaniarono l'Europa di quel periodo. Come arriva la peste in Europa ? Nel 1347 i mongoli che assediavano Caffa, colonia genovese,buttarono al suo interno i corpi di molti appestati, così le navi che partivano dalla città si trovarono la peste a bordo e in ogni porto portavano il contagio. La peste arrivò così anche in Europa, Messina, Marsiglia, Genova, Pisa, Venezia, Ragusa, nel 1348, metà Italia era soggetta ; In Italia si ebbe una mortalità altissima, anche in Francia sulla costa, furono risparmiate alcune zone per esempio Milano perchè isolata in quanto in guerra contro i Gonzaga. La peste si propagò molto nelle zone più popolate, in pianura più che in montagna, nelle città più che nelle campagne, nei quartieri poveri più che in quelli ricchi. Il primo effetto fu ovviamente la diminuzione della popolazione, ma causò molti movimenti delle persone che per trovare riparo si muovevano, magari sbagliando, spesso si concentravano in centri più consistenti. E tutto questo provocò cambiamenti sociali, lotte politiche, cambiamenti e crisi economiche ,incertezza e paura. Ma veniamo agli aspetti monetari, che influenza ebbe tutto questo sugli stessi ? Importanti, pensiamo ai flussi circolatori sicuramente rilevanti, a chi magari nascondeva gruzzoli togliendoli dal mercato e poi magari una volta morto non venivano più ritrovati, il valore delle monete diventava meno certo, ci furono come dice Bloch anche cambiamenti nelle monete, tanti aspetti da esaminare. E l'economia ? Molti economisti e anche storici parlano di grande crisi del commercio, il fallimento di grandi banche, il calo della popolazione che aveva ridotto il volume degli affari. Ma alcune città dalla grande crisi ne rimasero meno colpite, anzi trovarono nelle difficoltà le risorse per emergere, per resistere e innovare. Alcuni puntarono sulla qualità e non sulla quantità in particolare nel tessile, altri migliorarono la produttività, curarono di più i bilanci e gli strumenti per il credito, prima poco utilizzati. Certamente gli storici su questo periodo hanno scritto di tutto e di più, le teorie sono svariate e a volte contrastanti ; l'idea che mi sono fatto, però è un puro parere personale, che certamente fu un periodo di crisi, di decadenza, di difficoltà, ma dalle difficoltà spesso poi può nascere qualcosa anche di positivo, non tutto è da buttare. In realtà penso che si buttino i semi per uno nuovo sviluppo che arriverà e che porterà nuove risorse, energie, nuovi mestieri e professsionalità, si incomincia a intravedere qualcosa che porterà al cambiamento della società, del sistema economico feudale, qualcuno spingendosi oltre nel ragionamento inizierà a vedere i germogli del capitalismo nascente. Il quadro è indubbiamente complesso, è ed è stato dibattuto e tuttora le opinioni sono varie, di certo si può parlare e molto su questo nefando periodo che parte dalla tragedia della peste per arrivare a parlare della società, della politica, economia, anche degli aspetti monetari e di tanto altro ancora, chi vuole ampliare o fare delle riflessioni ?4 punti
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a parte il fatto che una con i rilievi FDC ma senza doratura penso sia più difficile da trovare che una FDC con doratura originale integra in quanto se la doratura scompare è perchè ha in qualche modo circolato...poi ridare la doratura in un bagno d'oro personalmente non ha proprio senso e sempre personalmente a quel punto preferirei non mettere il gettone in collezione...poi per carità...i gusti sono gusti3 punti
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Sono passati ormai tre anni da quando mi sono iscritto al forum : è stata una presenza attiva, costante, anche appassionata, certamente " La Piazzetta " è stato uno degli ambiti in cui mi sono trovato più a mio agio . Tanti post, tante riflessioni, storie, racconti, ho pensato che fosse arrivato il momento giusto per fare un compendio di quanto fatto, ogni tanto bisogna anche fermarsi e fare un consuntivo , ed ecco allora " Onde Numismatiche ". Ho inserito solo alcuni post, quelli che mi sono sembrati più rappresentativi, certamente qui ci sono tanti aspetti, la divulgazione numismatica, il ruolo sociale ed etico del collezionista di oggi, il futuro, i giovani, il numismatico nel suo essere e non dal punto di vista tecnico, c'è una umanità numismatica, certamente c'è molto del forum di Lamoneta degli ultimi tre anni. Non tutti li avranno letti, alcuni sono magari da poco sul forum, altri magari avranno piacere a distanza di rileggerli, se sarà un momento di riflessione, ma anche di evasione, ne sarò ovviamente lieto, buona lettura, Mario Limido onde numismatiche.pdf2 punti
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Ho finalmente trovato un po' di tempo per leggere gli scritti di dabbene. In realtà si è trattato di una rilettura, visto che non mi erano sfuggiti quando erano stati postati sul forum nel tempo. Ma recuperarli e raggrupparli insieme in una fonte unica è stato utile perché ha salvato queste sue esternazioni dalla dispersione. Lui dice che se anche un solo utente, leggendo i suoi scritti, proverà una qualche emozione ne sarà lieto e il "collage" non sarà stato vano. Penso che saranno molti più di uno, ma forse il pregio di questa antologia va anche oltre. A me piace soprattutto il coraggio con il quale lui si è, in un certo senso, messo a nudo di fronte a noi tutti nel suo modo di vivere la numismatica. Qualcuno potrà anche storcere il naso, vedere in questa raccolta una qualche forma di narcisismo... Io invece ho provato il piacere di leggere i sentimenti di una persona, messi a disposizione di tutti attraverso una selezione di pensieri, sensazioni, sentimenti che mi danno la possibilità anche di fare confronti con me stesso e trovare affinità, somiglianze, divergenze. E' come se con un motore di ricerca lui avesse tirato fuori una sorta di directory dell'anima usando come parametri di ricerca le parole collezionismo, divulgazione, conoscenza, sensibilità e così via. Non tutti potranno essere interessati agli specifici contenuti, certo. Ma chi ha un minimo di sensibilità numismatica potrà leggerli come fa chi, pur non collezionando ad esempio una certa monetazione, legge almeno con curiosità uno scritto che ne parla. Uscendo da questa lettura non annoiato, ma arricchito.2 punti
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Buongiorno a voi. Ottimo Fedafa, la moneta è quella! Potremmo discutere se si tratti effettivamente di un quattrino o di qualche altro nominale, ma una cosa è certa: si tratta di un pezzo raro e bello. Ricordo che l'esemplare presente nell'asta 54 della Ditta Varesi (coll. Este Milani, lotto n. 559), di conservazione più o meno analoga, è stato venduto per 800 euro, diritti esclusi. Credo che convenga spostare il post nella sezione adeguata dal momento che diversi utenti sono interessati a questa tipologia monetaria e apprezzeranno senz'altro - commentandolo a loro volta - l'esemplare di Ambidestro. Cordiali saluti, Teofrasto2 punti
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Visto che cerchi la perfezione in questa tipologia , avrei rinunciato a comprare questo esemplare .2 punti
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“Nella mia stirpe vi è la maestà dei re […] e la sacralità degli dei”. Appaiono profetiche queste parole pronunciate da Cesare ancora adolescente e quasi un progetto che non avrebbe coinvolto solo lui e la sua famiglia, ma tutta Roma e così il mondo allora conosciuto. In questa frase si rintraccia l’idea del “sacrum imperium”, del “regnum” che si giustifica come un’istituzione non soltanto temporale, ma anche sostenuta dal divino e fu Cesare colui che per primo a Roma diede alla figura del “princeps” la caratteristica fondamentale di massima autorità sia politica che religiosa. Essere capo non solo del potere materiale, ma anche di quello della religione capitolina (Pontifex Maximus) rimase un tratto distintivo degli imperatori fino a Graziano. La forma di un “regnum” a Roma non era nuova in quanto si era già espressa in alcuni aspetti del periodo dei re e fu sugli archetipi arcaici di Romolo e di Servio Tullio che Cesare modellò il suo potere. L’intento di sacralizzare la propria persona al fine di essere riconosciuto eletto dagli dei, in virtù della sua onnipotenza, e superiore ad ogni altro romano rispondeva indubbiamente al suo progetto di spostare le sue azioni belliche verso l’Oriente dove i monarchi erano considerati divini dai loro sudditi e predisporsi così ad esercitare con pari prerogative la sua influenza su quei potenziali sudditi, ma le forme religiose che Cesare considerava proprie erano quelle della tradizione romana. Nonostante egli fosse religiosamente incredulo assolse con zelo ai suoi compiti di Pontifex Maximus, accordò la sua preferenza agli auguri piuttosto che agli aruspici, valorizzò ed utilizzò le antiche cerimonie come quelle dei Lupercali e dimostrò sempre interesse per la più antica e genuina religione latina. Aspetto, questo, che motivò Varrone a dedicargli la sua opera “Antiquitates Divinae”. La fusione che Cesare creò in una sola persona dell’autorità profana e di quella religiosa non fu l’unico segnale del suo intento di procurare un potere perfetto per sé stesso, ma aveva predisposto le sue azioni al fine di giungere alla configurazione di una monarchia aderente allo schema gentilizio della successione per legami di sangue e questo avvenne con l’adozione di Ottaviano. La sua stessa divinità non veniva così proposta dal dittatore perpetuo con le forme della celeste regalità degli orientali, ma lo fece come se stesse predisponendo l’esito della propria vita mortale nell’apoteosi che ogni grande romano si attendeva a maggior gloria della propria gens, come se realizzasse lui stesso quanto riportato nel “Somnium Scipionis” che rappresentava la descrizione del Romano perfetto operata da Cicerone. Cesare piegava, quindi, la religione e la religiosità con una perfetta autoreferenzialità e più volte nei suoi scritti e negli aneddoti che le fonti ci tramandano si nota che egli considerava la Fortuna come unica attrice delle vicende umane e soprattutto nelle cose di guerra. Come era stato per il più remoto Silla, anche Cesare guardava alla Fortuna come all’unica forza da cui tutto dipende, ma per lui essa non è la dea bendata del Pantheon romano; caratteristica di tale sua entità è il piacere per i mutamenti improvvisi delle situazioni. Cesare nutre una rivoluzionaria indifferenza per gli auguri ed i sacrifici anche se li utilizza per indirizzare le scelte dei Romani; egli afferma la sua personalità direttamente e la traduce in termini di azioni concrete ed incisive. Ad un fatalismo di carattere esteriore e trascendente oppone un fatalismo di carattere superiore ed immanente come per dire: cogliere l’occasione propizia e sfruttarla. Questo era l’unico credo di Cesare tanto che sarà Plutarco ad affermare che “i romani si sono inchinati di fronte alla Fortuna di Cesare”.2 punti
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Gli autori antichi ci descrivono Cesare con modalità che, trascendendo anche le diverse fazioni, lasciano trasparire il suo relativismo religioso ed il cinismo con cui ha utilizzato la fede dei romani per proseguire nel suo progetto di affermazione della propria autorità. Se fin da giovane egli era asceso ai più alti vertici della vita politica romana, saranno le vittorie sui campi di battaglia che gli offriranno la possibilità di risultare onnipotente e se Silla già prima di lui aveva potuto aggiungere la divinità all’onnipotenza, con non poco cinismo, ora Cesare arriverà a far scaturire la divinità dal suo potere. Per gli antichi non era difficile accedere a quello che per noi oggi risulterebbe un concetto poco condivisibile e che potremmo definire la “teologia della vittoria”. Per la società pagana non era difficile intravedere il favore degli dei verso coloro che guidano gli uomini e riportano grandi ed onorevoli vittorie. Cesare utilizzò con grande consapevolezza proprio questa antica sensibilità. Nel 68 a. C. aveva ostentato la propria discendenza da Venere, nel 63 si era impadronito del pontificato massimo ed aveva diffuso leggende sulla propretura di Spagna nel 60. Per le numerose vittorie riportate in Gallia aveva fatto tributare agli dei del popolo romano interminabili “supplicationes” che si celebrarono nel 57, nel 55 e nel 52 a. C. Passò poi il Rubicone affermando di ubbidire ad un richiamo celeste e fece ritardare volutamente la notizia di Munda affinchè giungesse a Roma alla vigilia delle “Palilia”. Cesare curava così la propria apoteosi e lo faceva aderendo pienamente alle forme ed alle sensibilità della religione tradizionale, ma dietro a tutto ciò vi era una strategia, la previsione quindi di quello che era il risultato da ottenere. L’indole che Cesare aveva in queste cose la possiamo trovare descritta da Plutarco (Plut., Caes. 21) che ci riporta un episodio della guerra contro i Germani di Ariovisto. I Germani, narra Plutarco, prima di intraprendere delle battaglie, chiedevano gli auspici delle sacerdotesse che intendevano i segni comunicati dalla natura delle acque e dei boschi traendo i segni del da farsi dai gorgoglì delle correnti. Tali segni avevano espresso la necessità di attendere la luna nuova e così i Germani si disposero all’attesa, ma Cesare approfittò dell’occasione per colpirli di sorpresa ed agì in un modo che non solo non rispettava la religione dei barbari, ma che in ciascun altro avrebbe suscitato il timore dell’ira divina. Cesare non rispettò i segni celesti e vinse. Nel tempo, poi, si gabberà spesso di diversi altri vaticini come fece con quelli che caratterizzarono l’alba del 15 marzo del 44 a. C. Se questo era il suo atteggiamento interiore, i suoi comportamenti esteriori aderivano alla Pietas e nell’epico trionfo del 46 a. C. mostrò un raccoglimento ed una gravità degni di una religiosità antica e fortemente sentita al punto che salì i gradini del Campidoglio in ginocchio. Sul frontone del tempio il suo nome risplendeva sotto quello della Triade e nella cella, di fronte alle divinità poliadi, erano stati posti il suo carro ed una statua di bronzo che lo raffigurava in piedi sul globo del mondo. Sullo zoccolo era incisa la dedica del senato: “ a Cesare il semidio”. Queste erano le forme esterne che Roma gli tributava, ma insieme a queste c’erano gli atteggiamenti dei Romani come quelli di Cicerone che gli rivolse delle lodi (in: Pro Marcello) e finì per definirlo “deo simillimum”. Dopo Munda la realtà arriverà per Cesare all’altezza delle iperboli ed egli cominciò a collezionare gli attributi di un dio: i giochi celebrarono le sue vittorie, il suo compleanno venne festeggiato durante i giochi di Apollo, il mese in cui era nato da “Quintilis” venne rinominato “Iulius”. Ottenne poi un carro processionale, un “ferculum” che era una tavola per le offerte, un “pulvinar” che era il letto sacro, un frontone sulla propria casa, un flamine personale e due statue cultuali. Una di queste statue venne posta nel tempio di Quirino e l’altra in quello della Clemenza. Ottenuto tutto ciò, Cesare era in possesso di tutti gli attributi di un dio e ne assunse così anche il nome; il Senato, infatti, glielo impose ufficialmente agli inizi del 44 a. C. ed egli non lo rifiutò. E’ in tale contesto che si colloca la comparsa, finora inedita nella storia di Roma, del ritratto di un uomo ancora vivo sul dritto delle monete. Fino a quel momento si erano rintracciate divinità, eroi ed illustri personaggi ricordati dopo la loro morte. Possiamo osservare il ritratto nel denario (Craw. 480/8, B. 35). Al dritto è inciso il busto di Cesare coronato e rivolto a destra, la legenda: CAESAR DICTPERPETUS. Al rovescio Venere rivolta a sinistra con la Vittoria in mano e lo scettro, la legenda: L.BUCA. Diventato “divus”, Cesare aveva ottenuto anche la possibilità di consolidare il suo potere materiale su Roma e poteva attuare nel miglior modo possibile i passaggi dalla dittatura prolungata ma temporanea, alla monarchia pura della dittatura a vita. Nel 46 a. C. era stato autorizzato ad indossare in qualsiasi momento la porpora ed il lauro del trionfatore, gli attributi dell’imperatore inteso ancora come titolo onorifico concesso ai generali vittoriosi. A differenza degli imperatori precedenti, però, che avevano avuto la possibilità di vestire le insegne di tale titolo solo durante le feste, Cesare poteva farlo quando voleva, quasi fosse un “imperatore a vita” e tale era cominciato a somigliare. “Imperator” per definizione, Cesare avrebbe acquisito di diritto i massimi auspici e la sovrana autorità dello stato fino a somigliare ad un dittatore a vita e tale divenne esplicitamente in virtù del senatoconsulto, la cui copia gli venne consegnata con grande solennità il 14 febbraio del 44 a. C. Cesare diventava così “dictator perpetuus”.2 punti
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...vi rendo partecipi del fatto che da qualche giorno ho concluso il mio percorso di studi universitari e mi sono laureato. Perciò un giro per tuttti! :drinks:1 punto
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ho comperato questa monetina,mi sembra in argento,pesa gr.0,93 e un diam. mm.17,mi piacerebbe avere qualche notizia,ringrazio gli esperti del forum1 punto
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Risultano numerose le occasioni durante le quali abbiamo scritto del significato che assume la presenza di Venere sulle monete fatte coniare da Giulio Cesare. Con delle modalità che si potrebbero definire tradizionali per la Roma repubblicana, le famiglie influenti utilizzavano le monete per glorificare la propria “gens” e Cesare stesso celebra la gens Iulia facendo incidere quanto di mitologico si voleva collegato a tale nome. La gens Iulia infatti, faceva risalire le sue origini a Iulo che era il figlio del troiano Enea che a sua volta era stato generato dall’unione di Anchise con la dea Venere. Possiamo notare la chiara allusione a queste origini mitologiche nel denario che riporta al dritto il ritratto di Venere rivolto a destra, mentre al rovescio si trova inciso Enea che reca sulle sue spalle il padre Anchise ed in mano il palladio (Cr. 458/1; B. 10). Quanto si trova celebrato sul precedente denario si collocava a pieno titolo nel solco della consuetudine repubblicana e lo stesso Cesare, nel corso della sua vita, avrà modo di dimostrarsi devoto alla dea al punto che fece edificare il tempio di Venere Genitrice; esso venne consacrato a Roma nel 46 a. C. La Pietas, per i romani, era una virtù fondamentale e la si esercitava dedicando agli dei la devozione del culto e della fede. Lo stesso Enea, mitologico capostipite della gens di Cesare, era la perfetta rappresentazione della pietas, ma qual era in realtà la devozione di Cesare? Le fonti e gli accadimenti storici ci propongono delle considerazioni molto interessanti. Svetonio (Suet., Caes. 6) scrive che Cesare, all’epoca ancora adolescente, pronunciò un discorso in occasione delle esequie di una zia che era moglie di Caio Mario e disse: “nella mia stirpe vi è la maestà dei re che eccellono per potenza fra gli uomini, e la sacralità degli dei che hanno la potenza dei re nelle loro mani”. Quanto leggiamo potrebbe apparire un esempio di retorica funebre che tendeva a soffermarsi sull’immortalità di una discendente dei Giulii o un’interpretazione di Svetonio che è vissuto in un’epoca molto differente da quella dei contemporanei di Cesare, ma vedremo che il tutto appare il frutto di quelli che erano i progetti ed i più personali slanci di un uomo che si vedeva motivato e proiettato in grandi imprese per sé stesso e per la sua famiglia. Imprese, queste, che segneranno la storia di Roma e porranno conclusione alla repubblica. Le monete fatte coniare da Cesare ci danno prova del fatto che egli seguì scrupolosamente tutto il percorso riservato ai giovani patrizi che intendevano accedere ai più elevati ranghi della vita pubblica. Questo non risultava possibile se non si accedeva anche alle più prestigiose cariche religiose ed a 17 anni divenne Flamine, ossia sacerdote di Giove (Suet., Caes. 1). Episodio, questo, che troviamo rimarcato nel denario coniato nel 49-48 a. C. Qui Cesare viene indicato con gli attributi tipici dei Flamini e ciò indica che egli si colloca, formalmente, all’interno della religione tradizionale. Al dritto si osserva un elefante rivolto a destra, mentre in esergo vi è CAESAR. L’elefante, da quanto riporta il Babelon, alluderebbe al nome di “Caesar” che in lingua punica sta ad indicare lo stesso animale che si vede raffigurato. Il rovescio è anepigrafo e porta raffigurati gli strumenti sacrificali: culullum, aspersorio, ascia e copricapo dei Flamini (Craw. 443/1, B. 9). Nel 63 a. C. poi, mentre la sua carriera politica era già ben intrapresa, riuscì ad ottenere la carica di Pontifex Maximus che lo rendeva capo della religione romana. A tal proposito, sia Tacito che Svetonio concordano nell’affermare che Cesare era sì nella condizione di poter concorrere all’ottenimento di tale carica, ma non era nella posizione migliore per assumersi tale responsabilità. A detta delle fonti, Cesare pagò profumatamente la sua elezione (Suet., Caes. 13) ed alla vigilia dell’esito della candidatura avrebbe detto a sua madre: “voi oggi vedrete vostro figlio o Pontifex Maximus o cacciato da Roma” (Plut., Caes. 7). Il denario che segue (Craw. 467/1b, B. 16) riporta al dritto il ritratto di Cerere rivolto a destra e coronato di spighe di grano. La legenda è: COS.TERT – DICT.ITER Al rovescio: AVGVR PONT MAX con simpulum, aspersorio, vaso sacrificale, e bastone degli auguri. Nel campo M (munus). Le fonti, nel narrarci dell’elezione di Cesare alla carica di Pontifex Maximus, non celano dei giudizi e dei rimproveri che sono diretti al di lui arrivismo, al suo relativismo religioso ed al fatto che abbia comprato quanto a Roma vi era di più sacro.1 punto
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Grazie :) La mia però come ti ho scritto pesa 11,75 grammi e non 6,50 grammi, come mai? Riguardando bene le foto noto infatti che è un 20 para (KM#244) - peso tra i 12,10 e i 12,70 http://worldcoingall...77)&query=Egypt1 punto
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@@renato dopo aver letto chiudi gli occhi,immaginati, seduto nel suo nuovo studio, avvolto nel fumo di un buon toscano :hi: , tirar fuori la moneta e chiedergli, cosa debbo fare??? Sergio1 punto
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Come fai ad asserire questo, .......se queste monete - con maestro di zecca Michele Cavo, sono state emesse nel 1622 - 1623 ..........1 punto
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Non posso aiutarti per il valore, ma posso darti un'aiuto a identificare le prime tre. Dalla prima in alto a sinistra: tailandia - 150 bath commemorativo del matrimonio del principe Vajiralongkorn e della principessa Soamsawaii, codice Kraus Y 118, si tratta di un pezzo emesso per i collezionisti, non particolarmente raro. egitto - 1 pound commemorativo produzione cemento, sempre un pezzo non di circolazione, KM 480, comune. egitto (repubblica araba unita) - 1 pound stazione elettrica diga di aswan, KM 415, comune.1 punto
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Un piccolo contributo.. Frinco. Ercole e Claudio Mazzetti (1581-1584). Liard. D Monogramma MH coronato, sotto piccola vacca1 punto
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Ciao,credo siano monete Egiziane(o almeno in parte).a quest'ora la mia attenzione e la vista sono fiacche ;-) Se nn mi sbaglio la terza è 1 pound del 1968 in argento .720 ,la quinta dovrebbero essere ?? para. Scusami ma meglio non posso.spero di esserti stato utile. http://en.numista.com/catalogue/egypte-1.html1 punto
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Ciao. "....mi prospettavo qualche giorno fa l'ipotesi in cui la cessione riguardi monete che sono state oggetto di sequestro e poi, successivamente, regolarmente dissequestrate. In questo caso ipotizzo che, unitamente alla dichiarazione tra privati di cui sopra ed eventuali fatture e pezze d'acquisto, debba essere rilasciata anche copia del provvedimento di dissequestro. Pensiero corretto?" Direi correttissimo. Anzi, aggiungerei che le monete provenienti da....dissequestro, accompagnate dal loro verbale, dovrebbero collocarsi al "top" per quanto riguarda la dimostrazione del legittimo possesso, della proveniena e della originalità, visto che hanno superato indenni il vaglio di un completo check-up giudiziario. Se poi dovessero anche possedere la sontuosa patina cosiddetta da "Ufficio Corpi di reato", allora stiamo veramente parlando del non plus ultra...... :rofl: . Tutto ciò può sembrare ironico........ma, Vi assicuro....non lo è..... :pleasantry: Saluti. :hi: Michele1 punto
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b'è l'esemplare è notevole davvero ma io il verde non lo vedo proprio...dov'è? :(1 punto
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Ciao, dirai: finalmente una risposta! direi qFDC se non FDC. Complimenti moneta molto bella, Ciao, Dario :good:1 punto
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Buongiorno a tutti volevo mostrarvi questa monetina molto comune ma bellina ben centrata, era da tempo che volevo comprarne una, voi che ne dite ho fatto bene? Ogni parere è ben accetto. Federico II Imperatore e re di Sicilia, 1197-1250 Denaro Mi 0,84 gr. Spahr 135 D/1 punto
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@@PierluigiRoma ho trovato questa: http://www.vaticancoins.com/media/images/products/photos/1939sedecoinsetcase1.jpg1 punto
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:wub: :wub: :wub: ecco una conservazione di un 2 denari che messo in collezione non è più da sostituire.... ^_^ comunque a parte alcune date più comuni o le più recenti trovarli in buona per non dire ottima conservazione è una impresa ardua!! nella mia collezione tematica dei 2 denarini ne ho veramente molti in pessima conservazione, e anche a volerli sostituire è difficile trovarne di migliori ... specialmente alcune date che non sono per nulla facili da trovare... alcune poi ho persino il dubbio che ci siano, mentre altre nuove ogni tanto si vedono e saltano fuori! ... la tua è proprio bellina!... proprio stasera li porto a spasso sino al circolo che mi fanno vedere una sessantina di fratellini per vedere se riesco a migliorare qualcosa... :blush: :blush: :blush:1 punto
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bella moneta del popolo ti farà i complimenti savoiardo lui le adora :rofl:1 punto
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Bellissimo studio. Vorrei solo fare due piccole aggiunte. In primo luogo, mi sembra che lo sfruttamento della "carriera" religiosa per trarne profitto politico, seppur perseguito da Cesare con l'acuta lungimiranza che lo caratterizzava, non sia comunque stato una sua invenzione. Ce lo dimostra, fra i tanti, Silla che - quando il Senato lo priva della carica di proconsul - batte una moneta (a mio giudizio splendida) in cui vanta i propri meriti militari (imper iterum) e il diritto all'augurato, come ha brillantemente spiegato acraf (http://numis.me/arch...0 Oro Silla.pdf). Del resto, il dualismo politico-religioso è profondamente radicato nella mentalità romana, anche la più arcaica. Romolo, il rex che aveva "creato" l'Urbs, era anche e prima di tutto l'àugure che aveva inaugurato il Palatino. Anche durante la Repubblica, malgrado la "differenziazione" fra i vertici politico-religiosi (consoli, rex sacrorum, pontifex maximus), per secoli il motivo più fondato per rifiutare il consolato ai plebei fu la loro limitata capacità religiosa. In secondo luogo, discorso analogo vale per l'instaurazione di un principio dinastico, attuato con l'adozione e, ancor più, con l'istituzione a erede di Ottaviano. Qui, anzi, mi sembra che Cesare abbia preso due istituti insiti nella tradizione romana, "nepotismo" e adozione, e li abbia fusi innovandoli. Quello che oggi additeremmo come nepotismo rispondeva, durante la Repubblica, a una sensibilità connessa con lo spirito fortemente aristocratico della classe al potere: se era normale che alcune gentes fossero nobili e altre no, era altrettanto normale che un filius aspirasse fondatamente a ripercorrere il medesimo cursus honorum del padre. Per quanto attiene all'adozione, essa era finalizzata, nella tradizione romana, a consentire la perpetuazione di un nomen, ed era infatti prevalentemente adozione di maggiorenni. Ebbene, Cesare fonde queste due categorie del pensiero romano e, come lui solo sapeva fare, le modella al fine di risolvere quello che, finita la "dinastia", giulio-claudia, sarà il maggior fattore di debolezza istituzionale dell'impero: la mancanza di un meccanismo di selezione del monarca, universalmente accettao (sul piano morale prima ancora che giuridico) e capace quindi di prevenire le guerre civili. Cesare, per primo, ricorse all'adozione/istituzione ereditaria che, coniugata con la naturale accettazione del "nepotismo", era di fatto una designazione del proprio successore. Questa pratica fu seguita, com'è noto, da Augusto (persi i nipoti) e dai suoi più immediati successori. Nel mio piccolo, resto convinto anch'io, come altri, che Cesare sapesse di non poter partire per la campagna partica, a causa della sua malattia (quale che fosse). Ha preparato la successione ed è corso incontro a una morte che l'avrebbe consegnato fama imperitura, avviando così (per reazione proprio alla sua uccisione) un processo di generalizzata accettazione del principio monarchico.1 punto
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@@MASSIMALE @@profausto contributi preziosi e senz'altro graditi ;) @@teofrasto il piacere è tutto mio. A molto presto..... @@gaff977 Non avevamo dubbi in un tuo repentino intervento riguardo un argomento che sappiamo ti stà a cuore e che stai approfondendo :). Da come ho capito reputi trattarsi di un quattrino, dunque. Ne prendo atto, sicuramente. Chissà cosa ne pensano anche gli altri esperti del settore. Speriamo qualcuno intervenga con sue argomentazioni. Un'altra curiosità (che ce posso fà......), solitamente (o genericamente, forse meglio dire) i quattrini sono in rame, per ragioni che tutti conosciamo. A quale scopo sottoporre a bianchitura (o altra tecnica) questa tipologia? Vedo comunque che c'è ancora molto da studiare. Meglio così, altrimenti che gusto ci sarebbe :D Saluti a tutti1 punto
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Sì, può essere, ma il fatto è che ad oggi non conosciamo che per Agostino ci fosse uno zecchiere che si siglava solo I , dai documenti si ha notizia che IC, o solo I, ha iniziato nel 1507, in questi casi sarebbe necessario trovare degli altri minuti con la sigla ben visibile e certa in modo da esserne sicuri.1 punto
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Ciao Palla, se posso dare il mio parere, ritengo che la moneta sia un 10 tornesi del 2° tipo (gigante 195). Per quanto riguarda la conservazione, un B glielo darei tranquillamente...1 punto
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Probabilmente sarà Constantino, pero' non è quella "linkata" in quanto mi pare che la legenda continui sopra la porta. Probabilmenter non è PROVIDENTIAE AUGG (o CAESS o AVGG NN ecc,.) ma forse DN CONSTANTINI MAX AVG - ecco perchè servono immagini piu' chiare ( o forse vista migliore :nea: )1 punto
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sono contento dell'ottimo acquisto che ho fatto al mercatino dell'antiquariato,ringrazierò ancora il venditore con un buon caffè (battuta spiritosa) non volevo "fregarlo" ma quando nella ciotola ho visto delle monetine medioevali li ho prese,tra cui anche un sesino di Passerano,una di Genova,un peso monetale del '700 di Milano,e altre varie,mi sembra di rileggere nel forum l'articolo sul "pentimento del collezionista con il rivenditore" quì il prezzo lo ha fatto lui,io subito non ho identificato le zecche anche perchè il tempo era piovigginoso e non avevo la lente per vedere meglio,ma ne ho approfittato visto il basso costo chiestomi.Ora posto le foto con più definizione sperando vadino bene1 punto
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Troppo lungo sarebbe il discorso su tutte le contraffazioni eseguite nella zecca di Frinco, ed esso ci porterebbe anche a discostarci un pò dall'argomento proposto,cioè di ricordare una località che ebbe,in campo numismatico,una certa qual nomea,legata al desiderio di lucro dei suo signori,che spingevano i maestri della zecca avente sede nel castello di loro proprietà a contraffare monete di altri luoghi. La numismatica ha anche il pregio di permettere divagazioni,una moneta non è solo interessante per se stessa,per il suo valore intrinseco,per la sua rarità,o quale espressione d'arte,ma è anche un documento di Storia che spinge a rievocare personaggi,avvenimenti,condizioni economiche,società ,costumi, e serve egregiamente quale punto di partenza per indagini profonde,o anche per semplici divagazioni. E, una divagazione senza pretese, è la presente Grazie Sergio1 punto
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Beh, oddio... eccellente mica tanto... Io ci aggiungerei: - Antiestetica schiacciatura sulla perlinatura circolare del R/, dalle h.11 alle h. 16 circa - Insidioso segnetto (o colpetto) al R/ ad h. 13 sopra la N di beNito - leggera macchia di ossidazione tra la N e la O di goverNO al R/... la bustina della perizia ha fatto il suo odioso dovere... - segnetti da contatto sempre al R/ sopra la E sempre di bEnito (nella prima foto, sottoesposta, si notano un po troppo distintamente) - segnetto (o difetto di conio?) sulla testa al D/... in ogni caso è di colore diverso (doratura intaccata, come anche leggermente sull'arco sopraccigliare e la guancia)... direi non proprio il massimo per un esemplare eccellente - in alcuni punti del bordo, la doratura è intaccata... - Dulcis in fundo, l'ossidazione all'altezza della mano è proprio bruttarella. Sembra che il littore al cavallo stia caricando per fare il lancio del disco Appunto... la ricambierai di nuovo. Non era meglio aspettare e strapagare un esemplare davvero eccellente?1 punto
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Ciao Gianfranco. Sei sicuro? A me non risulta. La differenza che vedo io è che qui il titolo è quello di HΓEMONEYONTOΣ (un legato di rango pretoriano), mentre successivamente il governatore apparteneva al rango consolare ed il titolo utilizzato sulle monete è YΠATEYONTOΣ, (governatore consolare), in forma abbreviata YΠ. Ricordo infine che non si trattava di un semplice magistrato, ma di un legato imperiale con il grado di console (Legatus Augusti proconsulis). https://sites.google.com/site/lbcoins/home/it/argomenti/legati Luigi1 punto
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D/ HIE PRIO AVE M G PLE - La beata vergine seduta tiene il bambino che benedice il Doge inginocchiato che tiene il vessillo - Lungo l'asta DVX R/ S. MARCS VENETVS - Leone in soldo1 punto
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DE GREGE EPICURI Tutto questo naturalmente e' di estremo interesse, e visitero' la mostra quanto prima (anzi, due volte: con "Quelli del Cordusio" e col gruppo di docenti/studenti del Corso di Storia del Cristianesimo Antico della Statale). Devo dire pero' che i titoli del libro citati da Dabbene trasudano santita' in modo un po' eccessivo; come anche gli articoli usciti recentemente su l'Osservatore Romano e l'Avvenire (li potete trovare linkati in una discussione di Monete Romane Imperiali). E Crispo? e Fausta? e la politica accorta e spregiudicata di Costantino, che seppe utilizzare i Cristiani e la chiesa per la propria maggior gloria, per tutta la vita? E il Concilio di Arelate, che scomunicava i soldati cristiani disertori, a dispetto dei precedenti orientamenti pacifisti prevalenti nel cristianesimo? Insomma, l'argomento e' interessante, ma molto complesso e piuttosto controverso. Come introduzione minima, sia storica che numismatica, consiglierei la lettura dell'ultima discussione di Illyricum e dei links relativi.1 punto
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http://www.lamoneta.it/topic/19046-scudo-pio-ix-senza-nome-incisore/ eccoti un link dove è spiegato il motivo dell'anonimato dello zecchiere. saluti, antoR1 punto
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E se qualcuno (non è sicuramente il caso di questa discussione) si volesse divertire a inventare qualche bella storiella per mettere in cattiva luce un concorrente, o semplicemente qualcuno che gli sta antipatico? Vi stupireste se succedesse? E non potrebbe essere già successo anche su questo forum? Non pensate che il solo fatto di essere su un forum Internet pubblico e sostanzialmente anonimo richiede attenzione e cautela superiori alla media?1 punto
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Quando Cesare toccò il potere massimo a Roma, la repubblica cessò di esistere e di fatto egli assumeva progressivamente il potere monarchico in quanto la dittatura si trasformava sempre più in sovranità. Di Cesare era il diritto, regale e divino per eccellenza, di coniare monete con la propria immagine ed una sua statua venne collocata sul Campidoglio accanto a quelle degli antichi re ed in particolare a quella di Romolo. Poco dopo ottenne dal Senato il titolo di Padre della Patria che era stato tributato solo allo stesso Romolo, a Silla, Mario e Camillo. Quando il 26 gennaio del 44 a. C. si sentì acclamare “rex” protestò decisamente esclamando: “non mi chiamo rex, ma Caesar”. Non molti giorni dopo, il 15 febbraio dello stesso anno, il console Antonio lo incoronò pubblicamente mentre Cesare assisteva ai Lupercali e ciò avvenne, nella stessa sede, per tre volte di seguito in mezzo ad una folla divisa: le prime file lo salutavano già re, mentre le file ultime esultavano quando egli si toglieva il diadema che destinò così al capo della statua di Giove. Questo diadema, poi, in realtà venne deposto sul capo della statua di Cesare che era vicina ai rostri. I Romani non erano del tutto pronti all’incoronazione di un re, ma era parere di Cesare che l’interesse superiore di Roma esigesse che il dittatore dei Romani fosse esplicitamente designato re dai propri sudditi. Per rispettare le forme, consultò i Libri Sibillini riguardo alla guerra che aveva in programma: compiacente verso i suoi progetti, l’oracolo profetizzò che i Parti sarebbero stati vinti soltanto da un re. Questa profezia implicava che la formula fosse legalizzata da un senatoconsulto prima della partenza della spedizione contro i Parti fissata per il 18 marzo. I Patres, convocati appositamente da Cesare per il 15 marzo, l’avrebbero votata quel giorno stesso, ma prima dell’inizio di quella seduta decisiva, Cesare venne assassinato. Il dittatore aveva nutrito troppa fiducia nel proprio ascendente, nella generosità e nella viltà degli uomini. Non aveva valutato a fondo i sentimenti di timore e di avversione suscitati dall’attuazione rivoluzionaria dei suoi progetti. In vita era giunto ad essere onorato come una divinità e ciò lo faceva apparire grande al di là di ogni misura umana; nella sua autorità sovrastava l’intera nobiltà romana, ma confidava troppo della sua potenza e gloria. “Potentia” che non a caso Augusto, non molto dopo ed in modo decisamente più cauto, considererà “potestas”. Nonostante Cesare sia stato ucciso dopo essere diventato un dio, sarà con la morte che perfezionerà ciò a cui aveva sempre anelato: la gloria imperitura. L’astro di Venere, quella stella che aveva guidato Enea nel suo fuggire per mare da Troia fino ad approdare in Italia dando vita a Roma ed alla gens Iulia, per uno strano scherzo del destino diventerà quell’infausta cometa che illuminerà i cieli notturni dell’Urbe nel marzo del 44 a. C. e si trasformerà poi nel Caesaris Astrum che simboleggerà la perfetta divinità del grande condottiero. Stella, questa, che ha brillato anche per Augusto che di Cesare ha interpretato a suo modo la politica. La stella di Venere, quella che condusse Enea sulle coste dell'Italia, brilla ancora oggi qui da noi ed è l'emblema della Repubblica italiana. Enrico :) ** Le immagini delle fotografie provengono da Coinarchives.1 punto
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E' le cose potrebbero peggiorare a breve (vedere anche l'annuncio presente in questi giorni sulle pagine di wikipedia): http://www.senato.it...38848_testi.htm1 punto
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Se posso darti un suggerimento, io sono partito dalla collezione delle monete della Repubblica per la circolazione, ti posso garantire che non è una collezione noiosa come tanti la definiscono e sopratutto è alla portata di tutte le tasche, ottimo per iniziare ad addentrarsi in questo spettacolare mondo che è la numismatica. Questo però deve essere solo il primo passo verso una maggiore conoscienza e ampliamento della propia collezione. Io ho iniziato da babino e collezionavo le monete che trovavo nel portafoglio di mia mamma, tutte quelle splendide monetine che hanno accompaganato gli italiani per tanti anni, certo che esistono tante altre splendide collezioni potrebbero soddisfare di più ma come hai ben detto siamo in periodo di crisi e noi piccoli collezionisti molte monete ci dobbiamo accontentare di vederle nei cataloghi o se più fortunati nei musei sparsi per il nostro paese. Comunque la decisione della collezione è solo soggettiva e tu soltanto puoi decidere come impostarla e su che tema formarla, vedi il bello del collezionismo numismatico e che ogni collezionista dal più piccolo al più grande e ricco puo farla come meglio crede senza che nessuno lo obblighi a tenere regole fisse, l'unico consiglio valido è OCCHIO ALLE TRUFFE, gli imbroglioni sono sempre in circolazione e questo forum puo darti un valido aiuto su dubbi e perplessita al riguardo magari con consigli utili per i tuoi futuri acquisti.1 punto
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Proprio mentre rispondevi al mio messaggio stavo correggendo il mio: come puoi vedere avevo aggiunto: Sarà stato solo un fraintendimento...... :) Dato che non era mia assoluta intenzione creare polemiche Ma se mi sento dire direttamente: Se leggi con più attenzione il mio intervento... Poi se non si vuol capire... pazienza. ed ora Non c'è peggior sordo di quello che non vuol sentire..... pazienza Mi sento come minimo in dovere di rispondere ed esprimere la mia opinione; e non è che tu non te lo puoi aspettare... Anche per me l'argomento è chiuso non risponderò più su questo tema Chiedo scusa agli altri utenti, a loro, che non avevano bisogno di sordi che non vogliono sentire.... Un caro saluto M.1 punto
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Visto il fine del forum forse bisogna limitarsi a parlare solo di medaglie, distintivi o di collezionismo in generale evitando di entrare in discorsi politici, che in questa sede possono essere, come lo sono stati quelli già inseriti, molto superficiali e estremamente incompleti.Un accenno storico del periodo certamente ci vuole anzi è auspicabile per meglio capire il perchè certe medaglie o altro veniva fabbricato, ma i commenti legati a questi e gli approfondimenti parziali sono fuori luogo e penso che non rientrino nella filosofia del forum.Se è vero che:La numismatica è lo studio scientifico della moneta e della medaglia e della loro storia, in tutte le sue varie forme, dal punto di vista storico, artistico ed economico.Non ci trovo niente di politico negli interventi di apollonia ma al limite di approfondimento storico, se poi a te appaiono "parziali" puoi approfittare per completarli con le tue conoscenze.Il testo da me citato(post #13) per approfondimenti su persone e periodo storico è di Arrigo Petacco (scrittore, giornalista e storico italiano)Io non ci vedo nulla di politico in tutto questoUn caro salutoM.Se leggi con più attenzione il mio intervento auspico come necessario un inquadramento storico, ma senza commenti di parte, sia in positivo che in negativo mi pare abbastanza chiaro.Poi se non si vuol capire... pazienza.Io non ho poi accusato nessuno di scorrettezza specialmente Apollonia di cui sono da sempre un ammiratore per i suoi interventi sempre garbati e culturalmente validi ma ho solo avvisato di non cadere nel trabocchetto della faziosità, tutto lì. Se leggo con più attenzione il tuo intervento c'è scritto: ........ evitando di entrare in discorsi politici, che in questa sede possono essere, come lo sono stati quelli già inseriti, molto superficiali e estremamente incompleti. Sarò io che non riesco a capire o quanto sopra non è stato espresso al meglio da parte tua o c'è stato un semplice fraintendimento. Grazie di aver ricordato che le regole del forum vietano i discorsi politici. Se leggi con più attenzione il mio intervento sostengo solo che non sono stati inseriti discorsi politi ma solo interventi con riferimenti storici. Tutto lì Sarà stato solo un fraintendimento...... :) Un caro saluto M.1 punto
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Visto il fine del forum forse bisogna limitarsi a parlare solo di medaglie, distintivi o di collezionismo in generale evitando di entrare in discorsi politici, che in questa sede possono essere, come lo sono stati quelli già inseriti, molto superficiali e estremamente incompleti. Un accenno storico del periodo certamente ci vuole anzi è auspicabile per meglio capire il perchè certe medaglie o altro veniva fabbricato, ma i commenti legati a questi e gli approfondimenti parziali sono fuori luogo e penso che non rientrino nella filosofia del forum. Se è vero che: La numismatica è lo studio scientifico della moneta e della medaglia e della loro storia, in tutte le sue varie forme, dal punto di vista storico, artistico ed economico. Non ci trovo niente di politico negli interventi di apollonia ma al limite di approfondimento storico, se poi a te appaiono "parziali" puoi approfittare per completarli con le tue conoscenze. Il testo da me citato(post #13) per approfondimenti su persone e periodo storico è di Arrigo Petacco (scrittore, giornalista e storico italiano) Io non ci vedo nulla di politico in tutto questo Un caro saluto M.1 punto
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Sembra quasi uno slogan, in realtà è l'evoluzione di un processo economico in atto nell'età comunale, è una discussione che riguarderà diverse città, ma Genova sicuramente in Italia sarà almeno inizialmente protagonista. L'argomento è trattato da diversi, è caro a Spufford, Menant, non è prerogativa di qualcuno in particolare, ma iniziamo .... Nel 1150 viene concesso il monopolio " dei banchi del comune di Genova " per 29 anni a un consorzio di ricchi cittadini che si impegnano a tenerlo per almeno otto ; si tratta di banchi di cambiatori, ma il registro di Giovanni Scriba dice che le operazioni comprendevano già dei prestiti e forse anche dei depositi. Tranne in qualche registro di notai genovesi il vuoto come documentazione è enorme, in particolare per il periodo tra il 1150 e il 1250. Il primo libro di conti è di un fiorentino,un banchiere attivo nel 1211, del 1260 di un banchiere di Imola,poi quelli della compagnia fiorentina dei Borghesi e il libro delle fiere della Champagne degli Ugolini. Il cambio manuale è l'attività originaria, viene praticato nelle strade commerciali e sulle piazze principali, lì i cambiatori tengono le loro tavole o banchi : a Venezia a Rialto e a San Marco, a Firenze al Mercato Vecchio, a Bologna al mercato di Porta Ravegnana, a Pistoia nella piazza principale. Dal termine di " banco " avrà origine quello di banca , mentre " tavola "designerà le più importanti compagnie tipo "la Tavola dei Bonsignori " di Siena. I cambiatori esercitano un ruolo pubblico, non cambiano soltanto, controllano la qualità delle monete, ecco uno dei motivi del monopolio di Genova. In età comunale molti cittadini in possesso di ricchezza monetaria diventano prestatori, il denaro diventa mestiere ; la banca nasce nell'Italia di quel tempo ed è alla metà del XII secolo a Genova che si hanno le prime notizie di banche e banchieri. Dall'unione delle due attività, il deposito e il prestito,nasce la forma iniziale di deposito bancario. La formalizzazione del contratto di cambio alla metà del XII secolo diventa il passo fondamentale dell'evoluzione della tecnica bancaria. Una somma versata a Genova per esempio in moneta genovese può essere rimborsata nella Champagne in moneta locale, denari provisini,entro un termine stabilito e un tasso pattuito. E' sempre Genova che ci fornisce informazioni : i banchi vengono affittati spesso " a Stranieri "e questi stranieri sono gli astigiani e i piacentini. L'attività bancaria si sviluppa inizialmente nel nord ovest, parte da Genova con protagonisti prima gli astigiani poi i piacentini ,ma poi la storia cambierà e nella prima metà del XIII secolo i protagonisti del campo bancario saranno altri, dovremo guardare in Toscana, a Firenze ovviamente ,ma non solo, anche Lucca, Siena e altre città saranno artefici dello sviluppo bancario. Ma di Firenze, della Champagne, ma anche di Venezia parlerò in un prossimo post.....1 punto
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è il segno dei tempi! una volta c'erano i cartellini, ora i certificati di lecita provenienza (e sana e robusta costituzione!)1 punto
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