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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/30/12 in tutte le aree

  1. E per ultima, ma NON certo per importanza o suggestione, presento l’esposizione di medaglie papali curata da Adalberto Merola del Circolo Numismatico Patavino: 80 medaglie dei Pontefici. Periodo 1700 - 1870 e 1929. Caduta dello Stato più antico della Cristianità: lo Stato della Chiesa - Nascita dello Stato Città del Vaticano. Due assaggi: le medaglie di Clemente XIV e Pio VI, Pio VII .... e qui Pio IX "Il Circolo Numismatico Patavino ha presentato una scelta di medaglie papali a testimonianza di un periodo di estremo interesse storico, politico ed economico, com’è quello che ha visto l’inizio del crollo dello Stato della Chiesa sino alla sua fine. I reperti esposti coprono un periodo di tempo che parte dal Secolo dei Lumi sino al 1870, presa di Roma, per avere poi un’appendice con la fondazione del nuovo Stato: Città del Vaticano (1929). Il trionfo della ragione in contrapposizione all’ortodossia della Chiesa si pone come uno dei primi elementi che hanno minato l’incolumità dello Stato della Chiesa. Un secondo elemento lo possiamo individuare nella creazione degli Stati assolutisti ove si ha la netta separazione tra Stato e Chiesa. Un terzo elemento lo si individua nella contestazione ai privilegi medioevali vigenti a alla conseguente nuova visione dei diritti sociali, politici, giuridici, fiscali che ebbero spesso come conseguenza forti contrapposizioni da cui, ad esempio, derivò la confisca dei beni della Chiesa risultanti spesso improduttivi e parassitari. Nell’arco di tempo interessato maturarono nuovi interessi economici, che esigevano nuove strutture sociali e finanziarie che, a loro volta, richiedevano investimenti più rispondenti alle necessità della popolazione; si formarono nuovi ceti sociali e nuovi movimenti politici finanziari, nacquero le logge massonico-liberali. La Rivoluzione Francese poi fece crollare tutte o quasi le prerogative secolari e medioevali della Chiesa. Basti pensare all’uguaglianza di tutte le religioni. Neppure la Restaurazione riuscì a far modificare le strutture socio-politiche dello Stato della Chiesa che a tutti parve sempre più sull’orlo del precipizio. In particolare vennero evidenziate la mancanza di investimenti anche nella cultura, la mancanza di innovazioni, la carenza di libertà individuali e sociali, la contrapposizione rigorosa e ottusa al modernismo e alle nuove idee sociali; questi fattori, aggiunti ad altri, determinarono il crollo dello Stato. Lo Stato della Chiesa seppe solo contrapporre la sua visione ortodossa e un immobilismo pressochè totale, non riuscendo a rispondere alle nuove esigenze con le necessarie riforme o ammodernamento nelle strutture di base; si chiuse nella totale ortodossia non sapendo cogliere nel cristianesimo quella forza sociale che l’animava. Di questa situazione irreversibile, l’unico Pontefice che seppe cogliere l’inevitabilità del crollo dello Stato della Chiesa fu Pio IX che, con lungimiranti riforme sia di natura religiosa che politica, seppe dare ai suoi successori tutti gli strumenti per la creazione di un nuovo Stato, quello della Città del Vaticano, più piccolo territorialmente ma più influente e potente. Di tutta questa situazione se ne giovarono le nuove forze politiche ed economiche della nuova Nazione nascente, unitamente a quelle internazionali, che consentirono di iniziare a formare l’Unità d’Italia." - Quaderni di Vicenza Numismatica n.4.
    3 punti
  2. ciao diz.....mi so sbagliato lo Z al roverscio.......per S(sigille) (di) ZA.DA....... :blush: ........a pena piu grande di una moneta di 2 euro..........una testa di chiodo antico..........e l'ultima forza de gli miei occhi.......... :lol: .....ti posso dire,che i gravori deveve essere giovanni,con buon occhi,e ditiabili......... :lol:
    3 punti
  3. In questa sessione parlerò di una delle città a me rimasta nel cuore: Città del Messico. Analizzerò alcuni splendidi luoghi archeologici che hanno segnato la storia di questa maestosa e misteriosa città del centro America. Tlatelolco La storia narra che il 13 Agosto 1521 gli spagnoli, guidati da Alvarado, massacrarono più di 40.000 aztechi. Ben 400 anni dopo, con esattezza il 2 ottobre 1968, avvenne un secondo terribile massacro dove persero la vita, per mano dell'esercito, centinaia di studenti che manifestavano contro il governo. Effettivamente l'impressione che si ha una volta giunti sul sito, è di un luogo pieno di dolore. La gente del luogo ancora oggi si ferma a raccontare ai pochi turisti che si avventurano tra le rovine, come ci sia quasi una sorta di maledizione che avvolge questo sito. La cittadina sorge sulla "Plaza de las Tres Culturas", una delle piazze più importanti di Città del Messico. Il nome "Tres Culturas" sta ad indicare come in questo luogo si fondano tre momenti storici differenti che vanno dal preispanico al coloniale fino all'età contemporanea. Essendo io amante dell'antichità, ho seguito con più ammirazione la parte preispanica: secondo la leggenda il dio Huitzilopochtli elegì gli Aztechi affinchè governassero questa terra. Nel sito archeologico è possibile ammirare più di sessanta strutture che comprendono altari, piattaforme e templi. A seguire ne analizzerò le principali compiendo insieme a voi un piccolo viaggio virtuale attraverso le rovine della città. Fonte principale: Mexico Tlatelolco, Salvador Guilliem Arroyo, INAH, México, 2009 Ixchel
    2 punti
  4. si,ma certe monete è sempre meglio acquistarle da professionisti del settore, non da un baobao micio micio qualunque... si paga quel che c'è da pagare,ma sei sicuro di avere in mano una moneta originale
    2 punti
  5. chiedo scusa sono andato nella pagina SBagliata ,quella dedicata al gossip volevo la pagina dei 2cc scusatemi ancora
    2 punti
  6. Al mattino e fino al primo pomeriggio buona affluenza di persone. Senza voler innescare polemiche, che non fanno onore a nessuno, devo pero' sottolineare il danno di eventi concomitanti.....davvero non si sarebbe potuta evitare questa eventualita' ? Io, a messerano, ci sarei andato volentieri.;)
    2 punti
  7. Mentre cercavo in rete notizie sulle monete fatte con la pietra, con somma sorpresa ho trovato questo bell'articolo che vi propongo: http://www.viagginel...oni/1937yap.htm Sono tutt'ora monete in "corso legale" e rappresentano una particolarità senz'altro unica al mondo ...e per un numismatico di sicuro interesse, quantomeno come curiosità. Circa il materiale "pietra", reperibile a costo zero (e quest'ultimo fatto è piuttosto rilevante per un buon genovese), ho pensato che fosse possibile lavorarla facilmente per ottenere le "monete" che mi mancano, del periodo medioevale, che per la loro estrema rarità sono inaccessibili, e così coprire i buchi della mia collezione. Ho fatto una prova con l'ardesia (giusto per restare in Liguria) e, mi sembra, sia venuta fuori una "cosina" simpatica. Ve la presento insieme ad una "mano" famosa, che vi sarà facile riconoscere ...così, quantomeno, sarà visivamente gradevole ammirare ...la mano. Saluti DZ PS: Dante aveva le sue "donne petrose" ...e io le "monete petrose" ....che ce posso fa': ....per che ne li occhi sì bella mi luce quando la miro, ch’io la veggio in petra, e po’ in ogni altro ov’io volga mia luce.
    1 punto
  8. Per non intasare le discussioni ,che vengono aperte mensilmente sulle riviste di numismatica pubblicate,con lamentele sui ritardi per la ricezione delle medesime che riscontrano gli abbonati,al fine di far progredire ogni discussione sulle riviste parlando e discutendo esclusivamente di Numismatica,ho ritenuto opportuno aprire questa discussione. La discussione è dedicata alle lamentele dovute ai ritardi di ricezione delle riviste di Numismatica da parte degli abbonati ed anche ,per coloro che volessero reperire le riviste e non sanno come fare. --Da ottobre 2012 le lamentele sui ritardi di ricezione riportate nelle discussioni aperte riguardanti i commenti sugli articoli letti nelle riviste di Numismatica verranno riportate in questa discussione Si ritiene giusto lamentarsi sui ritardi o sui mancati recapiti delle riviste e per questo si è aperta questa apposita discussione,ma altresì non si ritiene giusto intasare discussioni che si aprono per commentare ed approfondire argomenti ,che ,sia pure in ritardo,vengono letti. --Grazie -odjob
    1 punto
  9. Il castello è un pò uno dei simboli del Medioevo, simbolo misteroso, affascinante, da scoprire anche ; potremmo definirlo un villaggio fortificato da mura con all'interno degli abitanti ,spesso si pensa invece a una entità isolata lontano dal mondo con un Signore proprietario e abitante che si difende chiudendosi in questi habitat. Con incastellamento ci potremmo riferire alla costruzione di nuovi castelli con all'interno dei villaggi abitati . Dall'epoca carlolingia abbiamo un fiorire di fotificazioni, torri,rocche a volte collegati tra loro che servivano da baluardo verso gli attacchi esterni . A volte questi castelli erano dei veri centri del potere, anche amministrativi ed economici ; di solito era una prerogativa del re che però poteva delegare altri, ma la casistica in tal senso è ampia, abbiamo castelli costruiti senza autorizzazzione, altri con l'autorizzzazione e costruiti dal re ma gestiti da Signori come fossero totalmente loro,altri furono gestiti da Vescovi che lo fecero come dei veri Signori . Che l'operazione fosse più o meno legale non era fondamentale chi aveva potere e mezzi lo costruiva e cingeva di mura il villagggio. Il castello diventa di fatto e in pratica un centro del potere, un potere che poi veniva esercitato sulla popolazione nei fatti. Nel Medioevo sono tanti gli esempi dell'incastellamento,gli scavi archeologici ci hanno fornito dei dati importanti recentemente, ne cito alcuni molto indicativi tipo quello di Scarlino, quello di Montarrenti, quello di Rocca San Silvestro. il modello di solito era una struttura fortificata che concentrava al suo interno gli abitanti con all'esterno le coltivazioni agricole ; il Signore offrì così ai suoi contadini un luogo per ricoverarsi e difendersi dagli attacchi esterni fornendo a loro protezione, ma nel contempo legittimando verso gli stessi il suo potere. A Montarrenti abbiamo una struttura degli spazi per gerarchia, col Signore e i suoi in alto, e il villaggio disposto in basso ; a Rocca San Silvestro abbiamo una parte alta con la torre e l'abitazione del Signore, sotto la parte dei nobili e poi il borgo , in questo caso all'interno abbiamo una vera e propria struttura lavorativa che consisteva nello sfruttamento minerario e con l'attività metallurgica fuori del castello nei dintorni. Spesso questi castelli anche per risparmiare erano costruiti sulle mura e sui resti di età precedenti tipo del periodo tardo romano. Quando la popolazione però aumentò sorsero all'esterno casali,case sparse, piccoli insediamenti, che però in caso di pericolo importante si riversavano alla meglio all'interno delle fortificazioni. Tutto questo fenomeno Medievale dell'incastellamento come si inserisce in un ambito economico e monetario ? Certamente ci furono come risulta anche dai ritrovamenti , dei depositi all'interno degli stessi questo per ovvii motivi di sicurezza e protezione,ma il circolante fu probabilmente in entrata e in uscita , per risparmiare all'interno,ma poi all'esterno per spendere, quindi sicuramente il fenomeno interessò anche il circolante monetario delle varie epoche e anche i ritrovamenti degli stessi depositi. Argomento ampio che si presta a tante riflessioni sia sul fenomeno incastellamento medievale, che sul circolante, che sui depositi e ripostigli.
    1 punto
  10. Ciao ragazzi, Uploaded with ImageShack.us Uploaded with ImageShack.us Posto il mio ultimo acquisto che ne pensate ? Un saluto e grazie, Gabriele
    1 punto
  11. Salve a tutti/e, personalmente ritengo questa moneta di Francesco II di Borbone "buona" anche se un po' malconcia.. Sapreste illuminarmi? Grazie. Posto le foto del dritto: http://imageshack.us/a/img411/2285/120grana1859d.jpg e del rovescio: http://imageshack.us/a/img43/8093/120grana1859.jpg
    1 punto
  12. Una retifica, i testi rimasti sulla monetazione Cinese sono sei, consegnati a un'altra coppia di giovani fratelli appassionati di numismatica, insieme ai genitori entusiasti dell'iniziativa. Anche oggi non sono mancati i collezionisti non più in erba, che mi hanno quasi insultato per non avergli venduto il volume sulla monetazione Cinese... :nono: Eros
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  13. Salve. E' di sicuro un asse della Roma Repubblicana: al D/ vi è la testa di Giano Bifronte (foto di destra) e al R/ la prua di una nave con sopra un simbolo e in esergo la legenda ROMA. Ecco la scheda, tratta dai nostri Cataloghi, della tua moneta: http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-B55/1 Qui potrai trovare tutte le informazioni relative al tuo tondello.
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  14. Ciao a tutti...riesco solo ora , a collegarmi col forum: causa di un impegno improrogabile... spero di essere ancora in tempo per i ringraziamenti, in particolare al sig. Franco, Andrea , è gli altri organizzatori del bellissimo evento culturale/numismatico, ho avuto un`occasione unica, in cui ho conosciuto di persona moltissimi Lamonetiani, in particolare i "piemontesi" Daniele.Silvio. Pier , il sig. Ingrao : i "Milanesi " Dabbene, Rongom, Sonia 417, poi ho saputo dopo che c`erano tanti altri: ma non ho avuto modo di conoscerli; la Giovanna, che tutti conoscono.... è mi sento in dovere di ringraziarvi tutti per la disponibilità è per le foto postate che fanno rivivere la bellissima giornata trascorsa insieme. cordialmente Gianni
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  15. Ti ringrazio. Eccoci con la prima tappa: Templo di Ehécatl - Quetzalcòatl Si tratta di una struttura a pianta mista dove il corpo principale è di forma circolare e la facciata rettangolare. Due rampe laterali infine, supportano la scalinata di accesso, orientata verso est. Durante la campagna di scavi del 1964 -1968, diretta dall'archeologo Eduardo Contreras, furono ritrovati più di duecento corpi di soggetti sacrificati: evidenze di mutilazioni, decapitazioni o cremazioni in onore del dio del vento Ehécatl-Quetzalcoatl ("vento/ehécatl, serpente/coatl, uccello/quetzal": "dio del vento dalle sembianze di serpente piumato") con lo scopo di contenere gli eventi catasrofici. Tra il 1987 ed il 1989 fu condotto un altro scavo che coinvolse la zona di fronte alla piattaforma principale del tempio. Lo scavo portò alla luce dei vasi contenenti degli infanti con a seguito un piccolo corredo che presentava vari oggetti tra cui delle statuette di ceramica, di pietra o di legno.
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  16. la gatta è sicuramente più di splendido...direi spl/fdc. ;) la moneta è davvero bella...come al solito l'acmonital sembra sempre bello..la differenza la fa la completezza del lustro su di essa,e da queste foto sinceramente io non capisco quanto è presente...moneta da vedere in mano probabilmente. marco
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  17. Non è ...per caso ...che è un Carlo VII? http://numismatica-i...oneta/W-GEV24/3 Mi rispondo da solo per farti vedere quello che credo di vedere ....e ....se è vero ....è una novità ... Intanto nei minuti di Carlo VII possono esserci anche i punti semplici, o anche senza punti... ma è il castello che è diverso dai soliti suoi, di solito il castello taglia in basso ed ha come due fogliette dove passa il cerchio perlinato ma in questo no!!! Sembrerebbe tutto dentro al cerchio!!! Forse è il caso di verificare dal vivo se quello che ho visto è vero oppure è una mia visione! Ma se è vero..... ci stà un altro "trallallero" ....
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  18. Grazie per le risposte, la mia cmq non voleva essere una domanda sul valore di questa moneta perchè lo so da me che è una moneta con valore quasi zero. Provo a spiegarmi meglio, come ho detto nel post di presentazione, dopo più di 25 anni ho tirato fuori dagli scatoloni le monete che da piccolo collezionavo con mia nonna e il ritoccare queste monete di valore insignificante non potete immaginare la sensazione che da alle mie mani e tutti i ricordi che tornano alla mente. Quindi ogni moneta che guardo, che tocco mi fa brillare gli occhi e mi piacerebbe condividere questa sensazione con qualcuno e in questo caso con gli utenti di questo sito. Però mi rendo condo che se le monente non hanno un certo interesse storico, un certo valore numismatico, se non sono d'oro o d'argento le risposte si riducono solo al quanto vale la moneta. Sono consapevole che rispetto alle collezioni di molti di voi queste sono monete che non vengono nemmeno prese in considerazione per la " bellezza", se così la volgiamo chiamare, che non hanno, ma che vi devo dire a me il toccare e il guardare queste semplici monete mi fa un effetto strano.. come ho gia detto. Cmq è giusto limitarsi a postare solo monete di un certo interesse sia comune che personale e quindi spero che prima o poi potrò postare anche io quelche bella moneta FDC o qualche esemplare interessante. Grazie e scusate il post lungo. Luca.
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  19. [.....] sì, ma la 796 da come è descritta è sicuramente tosata e quindi potrebbe come non potrebbe essere simile alla tua. Comunque sia da che non ne sapevi quasi nulla accontentati, ci sei ormai vicinissimo, l'abbiamo addirittura pescata dal Corpus. Pietro
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  20. Complimenti a Sacchi, Jagd, Odjob per i loro interventi proficui e importanti ; sulle varie teorie dell'incastellamento sia io che Adolfo un pò abbiamo detto,ovviamente ogni contributo in merito è il benvenuto. L'argomento è saliente nel medievale e potrebbe portare a tante riflessioni, basterebbero anche dei contributi per la zona dove vivete o che conoscete meglio, quindi si presta ad essere arriccchita ulteriormente. Vorrei tornare un pò su Rocca S. Silvestro, che è uno degli esempi che è stato più studiato ed è direi abbastanza emblematico e significativo. Monica Baldassarri ne parla diffusamente nel suo " Zecca e monete del Comune di Pisa " , vediamo se leggendolo riusciamo ad avere qualche ulteriore informazione. Rocca S.Silvestro è un vero centro di produzione mineraria e metallurgica molto attivo ,si lavorava un pò di tutto dal ferro al rame,forse anche zinco ,piombo,galena argentifera. La lavorazione era all'interno del castello, quindi in questo caso diventa diciamo " impresa " e gli interessi sui metalli e sulla monetazione all'epoca sappiamo quanto fossero fondamentali. All'esterno sembrano concentrate in insediamenti sparsi lavorazioni metallurgiche decentrate, quindi sembra che ci sia una struttura lavorativa delle risorse metallifere ben organizzata e distribuita anche nel territorio. I Signori Della Rocca rappresentano una Signoria influente, sicuri sono i rapporti con la città di Pisa, Pisa aveva un controllo del territorio,gli intrecci diventano in questo casi importanti, miniere, profitti, politica,interessi e relazioni influenti,anche con l'arcivescovado tra l'altro. Rocca San Slvestro diventa esempio di profitto e impresa dell'epoca,è un caso di incastellamento che supera i concetti del difensivo e della protezione,ma diventa sistema nuovo di distribuzione degli spazi con connessioni economiche importanti. Dalla piantina che è sul libro si vede anche come era composto il castello, abbiamo una parte alta con torre e abitazione del Signore,più in basso le case per i nobili, la Chiesa, il cimitero,il cassero,poi una parte con l'area industriale, i vari forni,e a scendere altre case dei nobili e poi il vero borgo, il tutto racchiuso entro mura. Penso che questo sia uno degli esempi più significativi, esemplificativi, ma anche studiati dal punto di vista archeologico dell'incastellamento.
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  21. Bella la moneta,complimenti...ma anche la gatta!!Anch' io avevo una gatta numismatica,come tiravo fuori i vassoi con le monete saliva sul tavolo a controllare la situazione...e poi era una tragedia togliere tutti i peli che mi lasciava su di essi!Me lo hai fatto tornare in mente!!! ^_^
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  22. ...posta le foto del dritto e del rovescio singolarmente...altrimenti così risultano troppo piccole....e sfuggono i dettagli che permettono una valutazione...
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  23. Non facciamo scherzi .... ...io voglio solo "ambriacarmi" e cantare un po' ...... :guitarist: ......per festeggiare l'inedito sigillo di jagd: E 'nto desténde i dràppi ......................................(nello stendere i panni) bèlla Marinìn ve chéito a cànna......(alla bella Marietta vi è caduta la canna) e-o l'é o fornà ch'o-a ciàmma ...........................(è il fornaio che la chiama) bèlla Marinìn vegnî a fâ o pàn! .........................(bella Mairetta venite a fare il pane!) E dâi, e dâi, e dâi ......................................................(E dai, e dai, e dai,) dinæ no ghe n'è mâi......................................(denari non ce ne sono mai.) Ma se....ma se iniziamo la "guerra" a tirarci le monete ....con le mie "di ardesia" .... vinco io!!! ....la più leggera pesa 80 grammi! PS: è davvero molto importante e molto bello vedere le vostre fotografie...ho imparato più da quelle che da trent'anni di letture sulle monete genovesi, per questo vi sono grato e debitore per sempre! merci dz......e anche importante per noi,saper la storia di questa monetazione.......che certi considerano come vulgari tondini neri......... monete artistice che danno l'intono a tutti i paesi del bordo del mediterranneo, con la moda del epoqua,croce e christianismo.....secoli dei comerci e guerre infinite.........
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  24. Ciao Davide, avevo considerato che potesse essere un 3 e non un 7 (anche se quel numero pare più un 7 ) però avevo scartato l'idea per via della data sotto il busto, infatti il ns. catalogo non ne fa menzione, o mi sbaglio..... Al catalogo la moneta c'è. E' la W-FIV/11-10. Concordo che sui cataloghi ci sarebbe da rimettere mano, ma io sto lavorando ad altro e per un bel po di tempo credo di non poter intervenire. Purtroppo nessuno si fa avanti per portarli avanti mentre più di qualcuno li usa per lanciare frecciatine ;). Rinnovo l'invito a chi se la sente di contattare incuso per farsi autorizzare ed abilitare (o lo faccio io per lui), altrimenti bisogna attendere che io mi liberi, ma sarebbe un vero peccato.
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  25. buonadomenica..a tutti..! :) ...una moneta di cativa mistura.......!! :mellow: .....di 20mm di diametro,per 0.58grs.......
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  26. Scusa ma che discorso è ? Se vuoi fallo ma non vantarti di fare una cosa illegale ( non stai ammazzando nessuno per carità ) .. Ma da qui a sentirsi i padroni con una certa arroganza di aggirare la legge o gli aiuti verso le leggi.. Da qui si capisce perchè siamo nella Repubblica delle banane, scusate non alimento mai polemiche ma la spocchia con cui ci si vanta di fare qualcosa che non si deve non mi piace.. PS : Se è per questo lìho fatto anche io, ma nel 2004, perchè non lo sapevo neanche, da 18enne e neofita..
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  27. in FdC vale anche meno di 1€... mi mancano i disegni che aveva san marino ai tempi delle lire :cray: Buona Domenica se vuoi e se non e' gia' stato ceduto, tra i libri che regaliamo nell'ambito della nostra iniziativa, c'e' :Monete e Medaglie della Repubblica di San Marino - U.Zanotti C.Buscarini..... saluti luciano
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  28. eccone un'altro ....0.65 g sono rari questi piccioli :good:
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  29. Vengo qui per distrarmi......ma non sempre lo si può fare. Sembra di stare in un campo minato.
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  30. @@Meluch l'unica commemorativa italiana che puoi postare in quest'osservatorio è la 2 € cc 2009 Braille ciao ;)
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  31. unico Rammarico ho spronato Piergi00 a venire ma ragazzi è proprio molto ammalato un mea culpa ed un augurio di pronta guarigione :help: sono rimasto sorpreso dal bel contesto del paesaggio anche con pioggia ne valeva la pena. Complimenti a Franco e Andrea per tutto la logistica l'impegno etc.. ma la sorpresa è stata la relazione del Sig. Luca Gianazza adesso è il caso di chiamarlo "professore" e non più Ingegnere :hi: complimenti a me è piaciuto il suo sapere e la sua umiltà proprio preparato. Il ritrovarsi e conoscerne di nuovi del forum mi ha fatto moltoo piacere un saluto a WWgolf e Ambidestro in particolare che ho conosciuto per la prima volta poi la stratosferica Giovanna che ho visto in formissima Il Mario Dabbene il Matteo il Numa Numa i Piemontesi valdostani dux sab, Niko il giancarlone ciao a Savoiardo e Cembruno ormai facciamo comitiva un saluto a tutti voi anche chi ho perso come Nickname da parte del nostro presidente Circolo di Beinasco Biagio Ingrao la quale è rimasto molto contento della giornata :good:
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  32. Si tratta di un GLORIA EXERCITVS di Costante DNCONSTA-NSPFAVG, zecca di Cyzicus terza officina.
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  33. Si tratta di un antoniniano in mistura di Probo RIC Vb zecca di Siscia 706, 276-282 d.C. D: IMP C PROBVS PF AVG, busto radiato e corazzato rivolto a destra V: PAX AVG, Pax stante a sx con ramo d'ulivo e scettro, P in campo destro Esergo: XXI
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  34. mi ritengo soddisfatto infatti e poi a mio avviso resta comunque una bella moneta anche per quanto riguarda le date piu'comuni.
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  35. Della moneta dell'isola di Yap (negli attuali Stati federati di Micronesia) se n'è parlato in diverse discussioni, a partire da quelle sull'origine della moneta e sull'alternatività della nascita delle coniazioni, in culture e situazioni differenti. Contrariamente a quanto avvenuto nell'area mediterranea, la "portabilità" non è stato un elemento determinante, quanto, piuttosto, la necessità di determinare un'unità di valore.
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  36. La moneta è all'asta su ebay ,purtroppo ha ricevuto offerte per 103 euro a 3 gg dalla scadenza. Volete ridere ? questo scrive che è possibile farla periziare da un numismatico di Roma . See,l'ortolano di Trastevere. Grazie ragazzi , so di poter contare sempre su di voi.
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  37. Invito tutti gli utenti a lasciare da parte le diatribe personali e riprendere il tema della discussione. grazie per la collaborazione . Diabolik73
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  38. questa è un ottima moneta non deve rendere conto a nessuno la patina la dice lunga :hi:
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  39. Non so se può essere utile ma in questo elenco mi sembra riportato un antoniniano di Gallieno zecca di milano con s a sinistra pag 664 http://paduaresearch.cab.unipd.it/473/5/4._Appendice.pdf
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  40. Sono tornato a casa e mantengo la promessa di consultare il volume del Martini (Monetazione provinciale romana. I. Sicilia, Milano 1991), a pagine 91-93 e tavole XX-XXII. Si tratta di un asse coniato a Lilybaeum nel periodo 2 a.C. - 7 d.C., in occasione del passaggio della città dal rango di civitas stipendiaria a quello di municipium, con ritratto augusteo, a cura del proconsole Q. Terentius Culleo. Non abbiamo notizie storiche di questo proconsole: probabilmente era un discendente dell'omonimo Q. Terentius Culleus che fu pretore nel 187 a.C.. Interessante è la formula epigrafica utilizzata nell'emissione: l'ablativo assoluto per il nome del magistrato (TERENTIO CVLLEONE) dovrebbe indicare il permesso di coniare concesso da questo magistrato ai cittadini (LILYBaetanorum) sulle monete, in forza del suo imperium proconsolare. Il Martini elenca complessivamente 26 esemplari illustrati su 30 noti (nel 1991) per un totale di 9 conii del diritto e 10 conii del rovescio. I pesi vanno da 5,05 a 11,35 grammi, con una media di 9,57 grammi. Quindi, come già accennato in mio precedente post, non è una moneta molto rara, ma nemmeno comune.
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  41. Non c'è niente da fare, il denaro è una moneta simbolo, anche per me è "la favorita" e quando ne vedo una mi si apre il cuore, inoltre continua a essere avvolta da un sacco di misteri. Il tuo denaro ha un bel peso, un punto solo sul R e ottimi rilievi, quindi....è' quasi bello come il mio.... che non volevo farvelo vedere perchè poi sembra che io voglia "esibire" i miei "pezzi unici" ...ma ....non ce la faccio e ve lo faccio vedere lo stesso ...perchè ...siamo tra noi e ...non ci vede nessuno. Un carissimo saluto cumpà. P.S: ... Veramente il mio non è un denaro, è il "grosso multiplo" ...che è un sogno inarrivbile ....ma comunque sempre della stessa famiglia
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  42. salve spero di non annoiarvi con questi miei post Secolo X e XI La valle del Cesano è un'area di antico insediamento. All'aprirsi del medioevo essa aveva già alle spalle una lunga vicenda di stanziamenti di gruppi umani e di colonizzazione del suolo; anche l'insediamento fortificato vantava una sua tradizione. Malgrado ciò, la transizione dall'antichità al medioevo (secoli IV-VII) fu un'epoca di profonde trasformazioni delle strutture insediative. In questo periodo divenne acuta la crisi dell'urbanesimo antico, un fenomeno iniziato alcuni secoli prima nel mondo greco-romano. Nel medio Cesano scomparve la città di Suasa: il fatto, unito all'assenza di un approdo marittimo allo sbocco vallivo, ebbe notevoli ripercussioni sui futuri assetti dell'insediamento nella vallata. In genere si assiste ora all'abbandono dei siti di fondovalle, non adeguatamente difesi e investiti con facilità dagli eserciti invasori e da bande di razziatori che percorrevano le principali arterie di collegamento. Per far fronte a tali minacce l'Impero romano aveva predisposto dei sistemi di difesa territoriale, di cui si intravedono delle tracce nelle Marche settentrionali, in particolare lungo una strada intervalliva tra il Cesano e il Foglia. Anche Mondolfo sarebbe un esempio di castello tardoantico e altomedievale: ciò sulla base di indizi di carattere archeologico e strutturale ossia dell'urbanistica estremamente regolare del nucleo originario. I due assi ortogonali che si incrociano al centro del recinto, il loro orientamento e le dimensioni complessive di 120x90 m., con gli isolati lungo il cardo misuranti 200 piedi romani, fanno risalire l'impianto ad una fase anteriore al periodo dell'incastellamento. Un particolare ambito strategico fu la Bulgaria del basso Cesano, riconducibile all'età longobarda, anche se le prime attestazioni sono del sec. XI. Il nome è di etimologia controversa: secondo alcuni da burgus "castello", più probabilmente dall'etnico bulgaro. I primi castelli cesanensi sono comunque messi in relazione proprio con questa Bulgaria. Nel 1001 l'imperatore Ottone III vieta che tre castelli dell'abbazia di S. Lorenzo in Campo vengano concessi a laici con contratti scritti: il primo di questi castelli è associato alla cella (piccolo monastero) di S. Pietro in Bulgaria; gli altri due sono quelli di Cavallara e di Gaio (valle del Metauro). Si tratta sicuramente di possessi di origine pubblicistica situati in zone strategiche, perciò assoggettati a uno speciale vincolo da parte del sovrano. Con l'ingresso, alla fine del VI secolo, dei Longobardi spoletini nella valle del Cesano, seguiti dai loro alleati Protobulgari (da cui il nome Bulgaria) e Sclaveni, le trasformazioni dell'assetto insediativo e fondiario subirono una forte accelerazione, finendo per assumere i caratteri tipici della Langobardia (Italia longobarda), con la presenza di centri rurali ed organizzativi come villaggi, castelli e centri curtensi; ciò in netto contrasto con la Romània (Italia bizantina), dove prevaleva l'insediamento sparso nelle campagne, mentre la città rimaneva l'unico centro organizzatore del territorio. Tutto questo si riflette nelle Marche settentrionali nella contrapposizione tra un'area monastica, dove forte era l'influenza di monasteri proprietari di estesi complessi fondiari, e un'area arcivescovile ravennate, caratterizzata invece dalla presenza dei beni dell'arcivescovo di Ravenna derivanti da donazioni degli imperatori d'Oriente e dell'aristocrazia militare bizantina. La presenza monastica nella prima di queste aree limitava assai la capacità di controllo dei vescovi sulle varie chiese e sull'organizzazione della cura d'anime, rendendo effimera e tardiva la diffusione delle pievi (chiese battesimali con cura d'anime). Monasteri come S. Lorenzo in Campo e S. Gervasio di Bulgaria, oltre ad esercitare un ruolo nel processo di incastellamento, con la loro sola presenza attrassero la popolazione rurale, qualificandosi come poli religiosi, economici, politici e culturali. L'analisi della viabilità altomedievale conferma la rilevanza strategica della valle del Cesano e della sua Bulgaria. Mentre la strada di Suasa, alla destra del fiume, cade sempre più in abbandono, il diverticolo della Flaminia che scende da Cagli lungo la riva sinistra sembra ad un certo punto aver sostituito addirittura il ramo principale dell'arteria consolare, ossia quello della valle del Metauro e del Furlo, quale via di collegamento tra l'Umbria e Fano. Non è un caso che proprio nel tratto Cagli-Pergola si localizzino quasi tutti i successivi castelli del Cagliese. Che cos’è l'incastellamento? Il verbo medievale incastellare significa "andare ad abitare nel castello", "entrare nel castello con le proprie cose". Oggi esso viene usato in sede storiografica per indicare il complesso delle operazioni atte ad organizzare un centro abitato che, oltre ad essere fortificato, assuma compiti economico-agricoli e quindi politico-amministrativi. L'incastellamento è perciò una fase distinta e più tarda (secoli X-XIII) rispetto ai processi fortificatori della tarda antichità e del primo medioevo. Il contesto storico nel quale comincia a prendere corpo l'incastellamento è quello dell'Europa postcarolingia, nella quale alla disgregazione dei quadri amministrativi dell'impero carolingio e alla debolezza, o assenza, del potere centrale, fanno riscontro le incursioni portate dall'esterno da popolazioni "pagane" come i Saraceni e gli Ungari e la costruzione di fortezze da parte dei grandi proprietari ecclesiastici e laici. Quest'ultimo fatto avvenne senza che vi soprintendesse una strategia militare complessiva, anche perché sembra dettato dall'esigenza di sicurezza delle popolazioni locali e dall'interesse dei grandi proprietari di avviare forme di controllo sulla vita associata in genere, preludendo perciò al processo di formazione della signoria territoriale. L'incastellamento nell'Italia centromeridionale studiato da Del Treppo e dal Toubert determina una radicale e definitiva trasformazione dell'habitat, il che significa passaggio dall'insediamento sparso a quello accentrato, dissodamento di nuove terre, riorganizzazione fondiaria, creazione di nuovi villaggi ed espansione economica e demografica. Questo incastellamento ha perciò un significato economico e strutturale, ma con ripercussioni su tutti gli aspetti della società rurale. Gli altri moventi (militare, bisogno di sicurezza) vengono smontati e considerati tutt'al più dei pretesti che favorirono l'avvio delle trasformazioni. Invece in Toscana e nell'Italia settentrionale l'incastellamento non aggiunse nulla di sostanzialmente nuovo all'habitat. Nel Nord esso ebbe spesso un movente militare e congiunturale, non pervenendo perciò a un risultato definitivo per quanto riguarda l'accentramento della popolazione. Vi è poi il modello marchigiano. L'incastellamento marchigiano non sembra rappresentare una rottura con il passato e quindi anche con la precedente tradizione dell'insediamento fortificato. Ma, rispetto al Nord, vi sono diversità ambientali: assenza di pianure, molte colline, breve distanza fra costa e dorsale appenninica, paesaggio frammentato in piccole vallate fluviali, assenza di grandi centri urbani. Fu proprio il fattore geografico-ambientale a orientare verso l'incastellamento. Rispetto al Sud, nelle Marche continuarono comunque a funzionare piccole città quali centri coordinatori del proprio territorio. Si incastellarono quindi piccoli nuclei già esistenti (centri curtensi, villaggi, chiese, vecchi castelli strategici), senza che ciò si traducesse automaticamente nell'accentramento della popolazione. I proprietari privati dei castelli non ebbero sufficiente potere coattivo per imporre la concentrazione della popolazione in un nuovo sito; potevano farlo con i loro dipendenti, ma non con i liberi proprietari. La presenza di piccoli proprietari, spesso associati in comunità di liberi, è un fatto rilevante per i futuri sviluppi dell'incastellamento marchigiano, nel cui ambito essi rappresentano una forza emergente. In definitiva nei secoli X e XI, invece che una proliferazione di centri fortificati nati ex novo per iniziativa signorile, si verifica un'affermazione del concetto di castello in presenza di nuclei già esistenti. Anche nella valle del Cesano il modello prevalente di castello è quello del villaggio fortificato d'altura. L'incastellamento è più intenso e precoce nella bassa Marca (Fermano e Ascolano), ma al Nord il Senigalliese costituisce un'eccezione. La stessa cosa può dirsi per i territori fanese e cagliese, quantunque qui l'incastellamento risulti meno incisivo. Per quanto riguarda la cronologia del fenomeno, viene individuata una fase "curtense" (da curtis, azienda agricola divisa nei due settori della riserva padronale o dominicum e dei poderi affidati ai coloni o massaricium). Durante questa prima fase (900-1050) il castello svolge funzioni limitate all'aspetto economico-fondiario: a volte esso si innesta direttamente su una azienda curtense (potrebbe essere il caso di Orciano) oppure crea una propria azienda (Castel Girardo, Casteldimare, Frattola). Dal sec. XII il termine curtis passerà poi ad indicare il distretto castellano. Ma prima le pertinenze di questo castello-azienda erano piuttosto modeste: proprio come nelle aziende curtensi esse sono costituite da un nucleo centrale e da poderi o altri aggregati di terre sparsi all'intorno; il tutto territorialmente non compatto, bensì frazionato. Dal punto di vista materiale il castello curtense si presenta come un villaggio, fortificato ancora in modo rudimentale. L'elemento universalmente presente è il fossato, dietro il quale si innalzava uno spalto di terra battuta detto ripa o carbonaria; solo in rarissimi casi si parla di recinto in muratura; negli altri casi è probabile che esso fosse costituito da una palizzata o steccato di legno. Anche la menzione di una torre è molto rara: si trattava comunque di una torre di avvistamento, situata al centro o nel punto più alto dell'area interna. L'unico edificio in muratura, oltre alla torre e ad una eventuale residenza dei proprietari, era la chiesa, priva di cura d'anime, spesso privata, o dipendente da un monastero. Le capanne dei contadini erano normalmente di legno. Esistevano inoltre dei magazzini per i prodotti agricoli e le fosse per i cereali. Fuori del recinto si estendeva una prima fascia di orti, seguita dai vigneti e quindi dai seminativi. Più lontano, quasi sempre ai margini delle pertinenze del castello, si trovavano le selve, i pascoli e gli incolti, nei quali gli abitanti del castello esercitavano spesso diritti collettivi. Attorno al 1050 si iniziano le trasformazioni che porteranno quasi ovunque al superamento del castello-azienda. Questo organismo comincia ad ampliare le sue funzioni alla sfera politico-amministrativa, potenziando nel contempo anche il suo ruolo economico e attirando nuova popolazione non più dipendente economicamente dai titolari del castello-azienda. Emerge così un castello principale, poiché non tutti i nuclei sono in grado di superare la fase curtense. Il castello principale finisce per assorbire i vicini più deboli, mentre la concentrazione della popolazione, non avvenuta prima in maniera coatta, si svolge ora spontaneamente. I piccoli proprietari, gli artigiani e in genere gli uomini liberi esercitano un ruolo fondamentale nel determinare l'affermazione del castello principale e l'insuccesso di altri nuclei. Comincia intanto a formarsi un vero territorio di castello con l'annessione delle pertinenze dei castelli abbandonati o decaduti e di complessi fondiari distinti dal castello-azienda. Il decastellamento è il contrario dell'incastellamento. Decastellare significa infatti "uscire dal castello, abbandonarlo". Questo fenomeno si era manifestato già prima della metà del sec. XI, ma è durante la fase di transizione 1050-1100 che raggiunge il suo punto cruciale: dopo questo picco gli abbandoni diminuiscono gradualmente di intensità. Incastellamento e decastellamento sono due aspetti complementari della medesima vicenda, che consiste in un lento processo di formazione e stabilizzazione di una rete di insediamenti rurali su scala regionale, un processo che fece segnare parecchi insuccessi e ritorni all'indietro. Di norma più l'incastellamento è stato intenso più numerosi sono gli abbandoni. Nella valle del Cesano, sul totale dei castelli attestati nei secoli XI e XII ben il 74% risulterà abbandonato. La causa principale del decastellamento è che ad un certo punto i castelli erano troppi e troppo vicini fra loro. Si trattava in molti casi di centri sorti in maniera troppo affrettata, con una cattiva scelta del sito, privi della necessaria base territoriale e di una organica aggregazione di quartieri agricoli, troppo vicini al castello emergente (o alla città) e perciò destinati ad essere da questo assorbiti. E', pertanto, una specie di "selezione naturale della specie". Ma a volte l'abbandono è più apparente che reale, poiché vi è un continuo ricambio di centri, per cui uno viene rimpiazzato a poca distanza da un altro. Nel complesso l'incastellamento ebbe successo e si rafforzò anche grazie al decastellamento che, comunque, superata la fase critica, si attenuò fino a scomparire nel tardo medioevo. Secoli XII E XIII Col passaggio alla seconda fase, ossia al castello evolutosi verso forme vicine a quelle della città, le fonti aprono maggiori spiragli sugli uomini e sulle comunità castellane, sulle loro condizioni sociali e sulle attività economiche. Alla base dell'incastellamento vi è sicuramente il grande possesso fondiario: per organizzare un castello occorreva un sufficiente spazio coltivato, un'organica aggregazione di quartieri agricoli includente anche l'incolto; ciò comportava grossi investimenti da parte dei promotori dell'iniziativa, i grandi proprietari fondiari. Ma questo non poteva bastare, se al castello non si aggiungeva l'elemento umano, ossia una popolazione che lo abita e che vi lavora. Perciò il signore laico o ecclesiastico cerca di attirarvi la popolazione circostante offrendo protezione e vantaggi materiali, un terreno all'interno della cinta su cui costruire l'abitazione, un pezzo di orto o un campo all'esterno, eventualmente anche il diritto di utilizzare alcune selve per la caccia, il pascolo, la raccolta dei frutti selvatici e del legname. In cambio gli abitanti, detti "castellani", si impegnano a svolgere dei servizi di comune utilità, come la manutenzione delle fortificazioni e i servizi di guardia alle mura e di perlustrazione nel territorio. Questi obblighi venivano fissati oralmente o mediante patti scritti, individuali o collettivi. In alcuni casi esistevano fin dall'inizio dell'incastellamento o in epoca anteriore comunità di contadini liberi e di piccoli proprietari, uniti da comuni interessi e da antiche usanze riguardanti gli incolti. Qui la signoria rurale interviene successivamente, usurpando le terre comuni o limitandone i diritti collettivi, ma mai eliminandoli completamente. Sembra essere questo il caso di Mondolfo, castello che del resto non fu mai di un unico proprietario, né di un'unica famiglia di proprietari. Comunque sia, l'incastellamento ottiene come risultato quello di rafforzare il senso comunitario di uomini che vivono in uno spazio ristretto esercitando gli stessi diritti e svolgendo gli stessi servizi, nonostante le differenti condizioni socio-giuridiche e le differenti attività dei singoli. Nel frattempo la signoria, che nelle Marche era fondata su una ristretta base economica a confronto con la signoria dell'Italia centromeridionale, entra in crisi. Anzi, è la grande proprietà, insieme con la struttura curtense, ad andare in crisi. Nonostante certi meccanismi sociali e familiari (chiesa di famiglia, legami con i monasteri, fraterne, consorzi gentilizi, indivisibilità della terra), i loro beni - e quindi i loro poteri - si spezzettavano tra nuclei familiari discendenti dal medesimo ceppo, finendo per indebolire l'intero gruppo parentale. Anche i castelli appaiono in età comunale frazionati in quote parti. D'altronde anche i monasteri, con i quali queste famiglie avevano stretto un rapporto privilegiato, decadono, perdendo parte del loro patrimonio fondiario a vantaggio di piccoli proprietari laici. Per far fronte ad una società in rapida trasformazione occorreva pertanto un radicale cambiamento di strategia signorile. La risposta dell'aristocrazia, che aveva sostenuto il peso principale del processo di incastellamento, fu il comune. In altre parole le trasformazioni economiche e sociali, nonché il sorgere dei primi comuni cittadini, indussero molti signori marchigiani a compiere questa scelta, ossia ad agire all'interno dei comuni di città e dei comuni di castello, cercando di controllare i primi e organizzando in qualche caso i secondi. Si sviluppa così il castrum comunale, soprattutto nel Fermano e, al Nord, nel Senigalliese. Anche dal punto di vista materiale questo castello assume delle forme proprie, assai simili a quelle della città. Si tratta del castello policentrico a struttura complessa, composto cioè da più nuclei (di norma due) che si riuniscono organicamente. Di solito a un nucleo originario tondeggiante, come a Mondolfo, si aggiunge un borgo esterno, il quale viene poi racchiuso entro una nuova cerchia. La porta principale a sud, sud-est e lo sviluppo del borgo nella stessa direzione sono dei casi "classici" nelle Marche. Dalla fine del sec. XII si cominciano a trovare nei documenti menzioni di domus, ossia di vere e proprie abitazioni in muratura, all'interno dei castelli. L'urbanistica del borgo di Mondolfo, a confronto con quella del castello, potrebbe sembrare più spontanea. In realtà anch'essa è pianificata secondo esigenze militari: le file di case a schiera, che rinserrano il nucleo più antico seguendo le curve di livello, costituivano con il loro fronte posteriore una linea di difesa prima della costruzione della seconda cerchia. Entrambi i nuclei hanno la loro piazza, la loro chiesa e il loro palazzo: "segni" di due poteri almeno formalmente distinti: da un lato la signoria, dall'altro il comune. La nuova fase dei castelli evoluti porta alla stabilizzazione della carta del popolamento, anche se si riscontrano nuove fondazioni, spesso votate al fallimento, e casi di abbandono. I centri attualmente esistenti nella valle del Cesano corrispondono ai castelli principali emersi dopo la metà del sec. XI. Nel Duecento, poi, invece che nuove fondazioni o abbandoni "secchi" si avranno solo piccoli aggiustamenti, ossia spostamenti di sito, unioni di nuclei vicini, ampliamenti dell'area castrense e trasferimenti al suo interno di pievi e chiese. E' così che Piagge subentra a Lubacaria e Cerasa a Querciafissa. Un caso ben documentato è quello di Frattola-Monterado: qui il travaso di popolazione avviene nel 1267 per iniziativa di 23 capifamiglia e col consenso di s. Albertino priore di Fonte Avellana. Frattola cede a Monterado anche la funzione di sede periferica dell'amministrazione dei beni avellaniti. L'incastellamento determina pure dei cambiamenti profondi nell'organizzazione ecclesiastica. Alla pieve isolata in campagna subentra la pieve di castello oppure una chiesa detta "parrocchia", originariamente dipendente dalla pieve, e in seguito ad essa equiparata, perciò dotata di cura d'anime ed esercitante gli stessi diritti della vecchia chiesa matrice (amministrazione dei sacramenti, sepoltura dei morti ecc.). Per quanto riguarda i dati di demografia storica, questi sono piuttosto tardi e riguardano solo pochi centri cesanensi. Dal confronto col resto della regione si ricava che i castelli avevano alla fine del sec. XII una popolazione di poche centinaia di abitanti (100-500). Per il 1279, anno che cade nella fase di massimo incremento demografico dell'Occidente medievale, si calcola un numero di 160 fuochi (nuclei familiari) per Mondolfo, 106 per Pergola, 106 per Montesecco e 480 per Corinaldo. Si andava da un minimo di 400 abitanti (Pergola e Montesecco) a un massimo di 2.000 (Corinaldo). La densità abitativa dello spazio intramurano non doveva superare le 200 unità per ettaro. La presenza a Orciano di un notaio (Petrus tabellio) verso la metà del sec. XII dà un’idea della non uniforme natura della popolazione castellana, a volte distinta in maiores e minores, ossia signori e piccoli proprietari, ai quali si aggiungevano fino allo scorcio del Duecento individui non liberi sottoposti alla signoria dei maiores e delle chiese. I castellani dei comuni di castello sono ormai di fatto equiparabili ai cives dei comuni cittadini. David Guanciarossa (curatore della scheda)
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  43. 1920 Altro gettone STABILIMENTO S. JOHNSON Alluminio, mm. 30
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  44. dipende il rischio e` anche quello di avere una raccolta vasta di un unico imperatore senza poi capire il contesto storico o le relazioni che poi ci son state tra le varie monetazioni. per esempio non ha molto senso studiare la monetazione di postumo senza includere gallieno mario claudio II tetrico etc allo stesso modo ha piu` senso fare una raccolta di monete post riforma del 378 che include graziano , valentiniano ii teodosio arcadio e onorio piuttosto che una che si limita solo a graziano e che copre i 2 periodo pre e post riforma. poi e` chiaro che c e` sempre la voglia di collezionare figurine quindi per me un approccio giusto e` quello di far la collezione di figurine e poi approfondire un periodo , sia questo il periodo di constantino , quello di gallieno , quello di marco aurelio o quello post 378
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  45. Certamente il pericolo di invasioni è la prima molla e il conseguente modo di prepararsi attivamente militarmente, ma non solo, molti Signori volevano offrire ai contadini un luogo di ricovero protetto per loro, ma anche per i loro prodotti agricoli, tipo il grano,ed evitare che in caso di pericolo questi si dessero alla fuga. Protezione, sicurezza e potere direi riassumendo. La società medievale era parsimoniosa nelle spese, nell'uso dei materiali da costruzione e se c'era qualche luogo già predisposto lo utilizzavano, gli stessi longobardi erano abituati al riutilizzo di strutture precedenti e sono un esempio che difficilmente si lasciavano decadere strutture più antiche, anche parziali, ancora esistenti.
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  46. Ehi Layer.........sei come San Tommaso eh ? :angry: e fai bene !! Eccoti l'articolo.
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  47. Fra le tante.....mi è rimasto anche questo. Cosa ne pensate ?
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  48. Buon giorno a tutti, un mio carissimo amico sapendo che son un frequentatore di questo Forum, non conoscitore però di monete di questa sezione, mi ha chiesto se potevo far identificare questa sua moneta da persone esperte di questa Monetazione. La sua perplessità sta nel fatto che la moneta in suo possesso “Muraiola” da Quattro Bolognini (Mistura, di 23 millimetri e di un peso di grammi 3,3) con la data 1792 non è presente a catalogo. Si è chiesto il “come mai?” è sfuggita alla catalogazione oppure è un tipo inedito ? La prima cosa che io ho notato sfogliando il catalogo è che la moneta presenta anche la data al dritto, a differenza degli altri anni. Potreste cortesemente darmi una mano ? Grazie
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  49. se ti interessano le monete in argento ti consiglio il testo di Alberto Varesi... "le monete in argento della repubblica Romana", ciao
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