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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/24/12 in tutte le aree
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Dopo la morte di Piero, al facolare, i familiari raccontano i suoi aneddoti … lui ch’era tanto buono, …lui ch’era tanto bravo …. La figlia raccontò (eh sì, aveva anche una figlia): Un giorno Piero si recò in viaggio d’affari a Cipro e si fermò in una piccola cittadina, pioveva e le strade erano deserte. I tempi erano grami, tutti avevano debiti e vivevano spartanamente. Si fermò in un piccolo alberghetto. Disse al proprietario che forse si sarebbe fermato per il pernottamento ma avrebbe voluto prima visionare alcune camere per vedere se fossero state di suo gradimento. Mise sul bancone della reception 1 Ducato come cauzione e il proprietario gli consegnò alcune chiavi. Quando Piero salì le scale, l'albergatore prese il ducato e corse dal suo vicino, il macellaio, per saldare i suoi debiti… Il macellaio prese il ducato e corse dall'allevatore per pagare il suo debito… L'allevatore prese lo stesso ducato e corse a pagare il suo conto presso la fattoria agricola… Anche il contadino prese il ducato e corse all’osteria e pagò quello che aveva in sospeso. L'oste consegnò il ducato ad una prostituta seduta al bancone del bar e saldò così il suo debito per le prestazioni ricevute a credito… La prostituta corse col ducato all'albergo e saldò il conto per l'affitto della camera per lavorare… L'albergatore rimise il ducato sul bancone della reception. In quel momento Piero scese le scale, restituì le chiavi, riprese i suo ducato di cauzione e se ne andò dicendo che non gli piacevano le camere e lasciò la città. Nessuno produsse nulla! Nessuno guadagnò nulla! Tutti però liquidarono i propri debiti e guardarono al futuro con maggiore ottimismo, grazie a Piero. MORALE: Ecco, ora sapete come funziona il pacchetto di salvataggio UE!3 punti
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Io penso che ilnumismatico sia una persona fortunata, se gli vien da piangere per così poco...... Crisi economica, terremoti e mille altre disgrazie giustificherebbero ben più di qualche lacrimuccia spesa invece per cosa ? Per constatare che Montenegro non cita il libro da lui edito e che, sul mio sito, manca quello sulle leggi del Regno d'Italia uscito pochi giorni fa (rimando alla mia risposta, da quel che vedo andata "a vuoto" ) "A proposito, come si deve fare per avere il nome della casa editrice sul libro delle leggi? E' regolare averlo così in forma anonima?" Purtroppo, a causa di un errore, il nome dell'editore é venuto a mancare: ho fatto preparare degli adesivi che verranno applicati sulle opere vendute prossimamente ed inviati a quanti hanno acquistato il libro (ma non ho fatture intestate a qualcuno di Ponsacco....) "Scusate la domanda forse cretina, ma così sembra una pubblicazione dei carbonari "" Trovo quest'ultima frase irriguardosa ed ingiusta nei confronti degli autori, che devono veder valutata o criticata la loro opera per quello che vale, ovvero per i contenuti, e non certo per la presenza o meno del nome dell'editore che, tra l'altro, potrebbe anche non esserci (nessuno vieta ad un autore di stamparsi il libro in forma autonoma)3 punti
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Mentre aspetto che mi rispondiate alla discussione: http://www.lamoneta....6/page__st__150 vi regalo un'altra storiella .....educativa: C’era una volta un contadino, in uno dei 10 fuochi che abitavano a Monte Zignano, coltivava un orto alle rive del Bisagno, era povero ma saggio, lavorava duramente la terra con suo figlio e aveva un cavallo di cui si serviva per trasportare le merci in città. Un giorno il figlio gli disse: “Padre, che sfortuna! Il nostro unico cavallo è scappato!” “Perchè la chiami sfortuna – rispose il padre – vediamo quello che ci porta il domani.” Dopo pochi giorni il cavallo ritornò accompagnato da una bellissima giumenta selvaggia: “Padre, che fortuna! – esclamò il ragazzo – Il nostro cavallo ne ha portato un altro!” “Perchè la chiami fortuna – rispose il padre – vediamo quello che ci porta il domani” Qualche giorno dopo, il ragazzo volle montare il nuovo cavallo e questo, non abituato ad un cavaliere, si impennò e lo scaraventò al suolo. Il ragazzo si ruppe una gamba! “Padre, che disgrazia! Mi sono rotto una gamba!” Il padre ricorrendo alla sua esperienza e saggezza disse: “Perché dici disgrazia? Vediamo quello che ci porta il domani!” Il ragazzo non era convinto della filosofia del padre e piagnucolava nel suo letto. Pochi giorni dopo, passarono per il villaggio gli incaricati del Doge cercando giovani per mandarli alla guerra contro Venezia. Nella casa dell’anziano, videro solo un giovane con la gamba rotta e steccata e lo lasciarono lì, allontanandosi. Guarito che fu, zappando e togliendosi la blusa gli cadde un soldo dal borsellino che rotolò in una fossa che stava scavando: “Padre che sfiga! Ho perso una palànca!” “Perchè dici sfiga – rispose il padre – vediamo quello che ci porta il domani” Scavando ancora un po’ per recuperare la monetina scoprì il tesoro di Alarico e capì perché nessuno lo aveva ancora trovato scavando nel fiume Busento. “Padre che cu…….” Ma si interruppe improvvisamente, il giovane comprese allora che non si devono dare come assolute né la disgrazia né la fortuna, ma bisogna sempre dare tempo al tempo, per vedere se una cosa è buona o cattiva … MORALE: …che palle, ….pensate tutti i giorni, ad ogni domanda, quello rispondeva così, …è più vivace la “Costituzione Europea”!2 punti
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Tanto per aumentare il rumore di fondo, ecco un esemplare passato da Lanz un paio di anni orsono del quale avevo salvato foto e descrizione ma che non avevo guardato con attenzione. Il peso dichiarato e' di 1.0g. Cosa leggete? Vi ricorda niente? ;)2 punti
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Amici de la moneta, vi presento il mio ultimo acquisto :) il 3 Reichsmark “Graf Zeppelin”. Ha esercitato una grande attrattiva su di me dal primo momento in cui l'ho vista, per la bellezza di questa moneta in tutto il suo insieme; per la storia che la circonda; per il fascino del volo e del mondo dell'aviazione alla quale è collegata. Coniata in Germania durante la Repubblica di Weimar, emessa nel 1930 commemora il giro del mondo compiuto dal dirigibile Graf Zeppelin nel 1929. Spessore: 2.1 millimetri Diametro: 30 millimetri Peso: 15 grammi Obverse: DEUTSCHES REICH 1930 3 REICHSMARK Reverse: GRAF ZEPPELIN WELTFLUG 1929 Bordo: EINGKEIT UND RECHT UND FREIHEIT Zecca: A (Berlino) Non sono riuscito a trovare da nessuna parte quale zecca era contrassegnata dalla lettera E, qualcuno può aiutarmi? Incisore: F. Krischker Materiale: Argento 500 ‰1 punto
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Mi dispiace un pò interrompere la bella serie dei Piero di Dizzeta, questa è sempre una storia, una storia vera, che è capitata, che capiterà ancora. Qui c'è tutto, c'è il collezionista, la passione,l'amore per le monete, l'anziano, il giovane,la vita, la morte, una fine, un inizio, è la nostra vita, la vita di alcuni di noi, anche nella numismatica abbiamo tutto questo. Era tutto deciso da tempo, queste sono decisioni meditate, pensate, sofferte ; l'uomo lo sapeva ma non poteva fare altro che quello che stava facendo ; buon collezionista, anziano, senza figli, non voleva lasciare l'incombenza complicata alla moglie di vendere una collezione importante. Da mesi si preparava a questa giornata, rivedeva tutte le monete una per una come per salutarle per l'ultima volta, se qualcuna non era catalogata bene provvedeva con cura e precisione, doveva essere pronto, tutto doveva essere perfetto. Ogni moneta che prendeva in mano gli ricordava un qualcosa, dove e quando l'aveva comprata, le aste avvincenti e combattute, le persone che gliele avevano vendute, la fatica e la dedizione per arrivare ad averle. Preso da tutti questi pensieri, con i vassoi pronti sul tavolo aspettava il titolare dell'asta per la consegna , il commerciante capisce, è un momento che ha già vissuto, vedrà che bel catalogo d'asta farò, sarà per lei uno splendido ricordo. L'uomo aveva ben altro per la testa, aveva vissuto una vita per questa collezione e ora non l'avrebbe più rivista ; il commerciante prende i vassoi e fa per andare, un momento dice l'uomo, questo testone di Galeazzo Maria Sforza lo tengo io, mi resta ancora una cosa da fare per completare l'opera. Uscirono insieme, l'uomo si diresse col testone in tasca verso il centro, entra in un bar, un ragazzo gli si avvicina, si salutano cordialmente, parlottano, si sono conosciuti al Circolo, il ragazzo ha iniziato a collezionare monete di Milano, ovviamente le più comuni, però è preparato, studia, legge, vuole apprendere. Alla fine nel salutarsi l'uomo mette nelle mani del ragazzo il testone, il ragazzo non vuole, lui insiste, prendilo, per me è importantissimo tutto questo. Gli spiega la mia collezione ormai non c'è più, però formerà altre nuove collezioni, nasceranno nuovi collezionisti, anche la numismatica è come la vita, c'è un inizio e una fine, ma come ricordava il bravo Terzani, la fine è il mio inizio e questo testone che ti regalo è il testimone, il testimone della vita che ora continua in te. I due si abbracciarono, un lungo abbraccio, mai un abbraccio fu così intenso e ricco di significati.1 punto
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Tra i grossi medievali, l'agontano rappresenta di sicuro una delle tipologie che preferisco, sia per le rappresentazioni, sia per il fatto che circolò abbondantemente, come testimoniato dalle fonti, nei luoghi dove vivo. Molte delle zecche che emisero questa interessantissima moneta sono abbastanza vicine a me, perciò la sento particolarmente "mia". Di agontani in collezione ne ho pertanto parecchi. Se, da una parte, i vuoti da colmare sono ancora parecchi, dall'altra guardo con soddisfazione quelli che sono finora riuscito a reperire. Come sappiamo, il grosso agontano o anconetano fu emesso per primo dalla zecca di Ancona probabilmente poco prima del 1290. La novità ed il successo che la moneta ebbe presto sui mercati fece si che molte zecche imitarono il grosso della Città di Ancona e lo fecero in qualche modo proprio. Non sto qui a ricordare tutte le zecche che emisero il loro agontano, poiché esistono nel Forum già parecchie discussioni ed articoli che trattano ampiamente ed in maniera esaustiva la materia. Desidero invece brevemente presentare oggi un pezzo che, credo, rappresenti un "esordio" su Lamoneta.it. Mi riferisco al grosso agontano di Bologna. Abbiamo qui già trattato del pepolese, "l'imitazione" dell'agontano o grosso da due, che valeva 24 bolognini piccoli, fatto coniare a Bologna intorno al 1338 da Taddeo Pepoli ed io stesso ho pubblicato il pur modesto esemplare in mio possesso nella discussione dedicata ai grossi. Come Perugia, di cui abbiamo recentemente letto il piacevole articolo dell'amico Roberto Ganganelli su Il Giornale della Numismatica dedicato all'agontano, Bologna arriva molto tardi e oserei dire fuori tempo massimo ad emettere l'agontano vero e proprio. Io ritengo che questa particolare emissione abbia una forte implicazione politica, più che economica. Intanto l'agontano nei quasi 100 anni trascorsi dall'emissione si era ridotto dai circa 2,40 g a circa 1,80 ed era inoltre in atto nei comuni centro-settentrionali la "moda" del bolognino che stava soppiantando progressivamente il grosso propriamente detto. Eppure Bologna, fra il 1376 ed il 1401, ritengo per un periodo molto limitato, visto il numero non elevato di monete giunte fino a noi, la città emette il grosso agontano, che pesava, informazione desunta dal Biaggi, ben g. 2,58. Peraltro, l'unico pezzo visto recentemente in asta pubblica (e combattuto), Negrini n. 25 del novembre 2007, Collezione Luciano Rambaldi (a sua volta proveniente da un'Asta Leu del 1996), pur mancando di una piccola frazione, pesava ben g. 2,46. Non mi calo, riservandomi di approfondire semmai la materia successivamente, nella questione metrologica. Osservo però che la moneta, essendosi nel frattempo ridotto considerevolmente il peso dell'agontano, poteva apparentemente risultare fuori mercato e questa potrebbe essere una delle cause principali che ne dovettero decretare l'insuccesso. Altrimenti sarebbe stato certamente battuto più a lungo e ne conosceremmo oggi un numero maggiore di esemplari. Altro motivo che potrebbe aver determinato la sospensione dell'emissione sarebbe altrimenti l'avvento dei Bentivoglio del 1401, con tutti i rivolgimenti e le riforme che caratterizzarono da quel momento la monetazione bolognese. Questo però farebbe slittare l'emissione fra gli utimissimi anni del XIV° secolo e il 1401. Dicevo prima che a mio modo di vedere l'emissione si giustifica principalmente per motivazioni politiche. Il 20 marzo 1376 la città felsinea si ribella all'autorità pontificia e nasce da questo momento la Repubblica. Fino ad allora la monetazione bolognese era dedicata a San Pietro, che però incarnava palesemente il potere pontificio. A partire dalla rivolta San Petronio, nuovo protettore della città, assume un ruolo predominante nella vita cittadina e diviene il simbolo della ritrovata liberta di Bologna, tant'è che i cittadini decisero nel 1388 di dedicargli una nuova basilica in Piazza Maggiore. L'agontano bolognese, nel suo piccolo, presentando per la prima volta nella monetazione della città l'immagine di San Petronio benedicente (d'ora in poi il Santo sarà presente nelle emissioni bolognesi per secoli) rappresenta un documento parlante e una sorta di biglietto da visita della nuova Repubblica. Tornando alla mia moneta, comperata qualche anno fa per una cifra non irrilevante, e proveniente da una prestigiosa raccolta privata bolognese, a sua volta acquistata da un vecchio listino a prezzi fissi della ditta Baranowski (non ho trovato il riferimento preciso), come potete vedere non è certo di grande qualità. E' molto circolata e presenta anche tracce di tosatura; il peso, solo g. 1,44, testimonia che ha svolto a lungo il suo compito. Comunque, in attesa di una sostituta di qualità migliore, me la tengo stretta. Questa è la descrizione: Bologna, Repubblica (1379/1401), grosso agontano, Ar gr. 1,44 Dr. +: DE : BO : NO : NIA : Croce patente. Rv. ° S' PETRONIVS : ° Il Santo nimbato, mitrato e barbuto, in piedi di fronte, benedice con la dx. e tiene il pastorale con la sx. rif. CNI 28 (nel CNI la leggenda del dritto è trascritta erronemamente). Spero che queste poche righe destino un minimo di interesse e in qualche modo compensino la mia scarsa presenza dell'ultimo periodo nel Forum. ;)1 punto
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Bella veramente Non ti dico bravo perche non si sa mai cosa scriverai DOMANI :rofl: Sergio1 punto
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non credo sia una rarità, pero so che non è più in corso Ho solo detto che era interessante, non di certo rara.1 punto
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Si si lo so, parlavi in generale..volevo solo ribadire il mio concetto. E ci mancherebbe che me la metti tra le più belle!..Scherzo ovviamente :)1 punto
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Mi unisco al consiglio di Profausto e cerco di darti un'identificazione più approfondita e completamente gratuita... :blum: Direi che si tratta di un denaro tornese per la Greca Franca, zecca di Chiarenza per Florente de Hainaut (1289 - 1297). Dritto: + FLORENS . P . ACh; nel campo croce patente Verso: DE CLARENCIA; castello tornese Nel tuo esemplare ritengo che si leggano abbastanza chiaramente (tra parentesi le lettere non leggibili): dritto: croce F(loren)S.P.ACh verso: (decla)RE(ncia) Digitando "denier tournois florente de hainaut" potrai trovare diverse vendite on-line con esemplari per confronto. Puoi trovare una buona descrizione anche a pag36 del bel trattato "Il denaro tornese della Grecia Franca" di Roberto Cecchinato, gratuitamente a disposizione fra le opere pubblicate on-line dal forum. ciao Mario1 punto
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Bho, i 5 erano molto arrotondati, la prima impressione per me è stata 5 , poi tutto può essere ...1 punto
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5c 2003 : 3 1c 2003 : 33 1€ 2004 : 31 50c 2004 : 10 20c 2004 : 28 10c 2004 : 26 1€ e 50c 2005 : 36 20c 2005 : 43 50c 2006 : 22 50c 2007 : 3 20c 2007 : 16 2€ 2007 : 10 2€ 2008 : 8 Per gli amanti dei numeri Ciccio 861 punto
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October 2004, Vienna Philarmoniker auctioned 15 monster coins. All of them sold within 24 hours at $500.000 a piece. giusto per rendersi conto di che cosa si ha fra le mani piu che una moneta la considero un lingotto artistico ''Big Phil'' http://www.superhome....com/Coins.html http://superhomethea...ommunism/about/ poi il Canada batte tutti con 100 kg http://lunaticg.blog...ml#.UA6-ZHVtCSo1 punto
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essendo in oro è sempre convertibile. certo non si può andare con 31 chili d'oro in giro, ci vuole un blindato. in teoria si mette in banca come garanzia di un prestito, ma non mi pare quello lo scopo. Lo scopo è lusingare qualcuno a possedere una "moneta" che pochissimi possono permettersi. ipotizzando il prezzo dell'oro nel 2004 sui 20 euro al grammo, abbiamo 622.000 euro. Non credo proprio che il prezzo di uscita fosse solo 100.000 euro, quindi il facciale è molto al di sotto. Chi la userebbe per pagare un conto da 100.000, con un pezzo ora che vale 10 volte?1 punto
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ciao, diametro eccessivo per un denaro, anche se preso a martellate. Cerchi interrotti, per rottura del conio? o ribattitura? La E mi convince proprio poco, anche la N mi pare alquanto "moderna"...1 punto
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Comunque puoi classificarla come SISCIA RIC VII 86 (Var)- vedi sopra quella che ti avevo postato.... quella di Constantino 1°-- vedi post 121 punto
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Alberto...é solo un povero troll nato oltretutto in cattività...abbi pazienza. :) Basta vedere i suoi interventi da quando é comparso...so ragazzi, lasciali divertire. Davide1 punto
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quanto detto negli ultimi 2 interventi di Veridio e Lindap e' giusto, io ad esempio quando collezionavo il periodo riguardante il 30 bai. in questione avrei pagato x avere un R2 un po' bruttino tranquillamente 60-70€, ora la prenderei solo ad 1 prezzo vantaggioso x scambiarla o cederla a qualche amico o conoscente considerando principalmente il prezzo che mi si chiede e la conservazione e tralasciando la rarita'. naturalmente e' una mia opinione personale e relativa a questo tipo di moneta, saluti.1 punto
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Forse, a questo punto, la discussione diventa ancora più interessante ed intrigante :) A mio parere la moneta è autentica ed escluderei, sempre a mio personale avviso, anche la possibilità del falso d'epoca, in parte per i motivi da te accennati sopra. Francamente a me, se consideriamo la corona esterna il grado di tosatura o limatura mi sembra notevole. Inoltre se è vero che il dato ponderale è importante, quello intrinseco lo è ancora di più; una eventuale analisi composizionale del metallo potrebbe fare chiarezza anche se credo che se distruttiva non convenga farla :D Non dimentichiamo che proprio con l'adozione del bolognino il fenomeno relativo alla tosatura dei grossi diviene sempre più frequente. Finetti lo chiama riallineamento "spontaneo". Attendiamo altre considerazioni1 punto
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in realtà il titolo è corretto visto che i celti del I secolo son diversi dagli angli e dai sassoni del quinto gli angli e i sassoni han iniziato a popolare la britannia gia dal IV secolo (verso la fine) ed erano usati come manodopera a basso costo dai romani dopo il 410 mi pare ci fu un influsso di queste popolazioni invitate dai locali per difendere il territorio dagli altri barbari comunque ci dimentichiamo che anche dopo la partenza dei romani in britannia ci furon tentativi di mantenimento della circolazione monetaria, sopratutto delle silique di argento una delle ipotesi che vengon fatte e che le silique venivan tosate e l argento ottenuto riciclato per produrre altre silique irregolari secondo me son state prodotte anche parecchie imitative tipo questa della mia collezione che è stata trovata in UK http://www.lamoneta.it/topic/92211-una-delle-prime-monete-anglo-sassoni/page__hl__+moneta%20+anglo#entry1021343 e che rappresenta una victoria avgg di arcadio battuta tra il 388 e il 395 quindi la mia è di sicuro successiva al 388 , forse anche al 400 quando poi la carenza monetaria si accentuò. il periodo tra il 400 l 800 è ancora piuttosto buoi vista la mancanza di fonti scritte se vi interessa però vi consiglio di andare al museum of london a moorgate dove si vedon abitazioni di vari secoli. tra queste le capanne dei celti , le abitazioni romane (che tra l altro non son molto dissimili dalle nostre odierne) il salto indietro delle abitazioni anglo sassoni che tornarono a vivere nelle capanne di paglia1 punto
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quell' FDC eccezionale non sta ne' in cielo, ne' in terra. I graffi, peraltro abbastanza marcati, sono un difetto di conio e come tali vanno presi in considerazione in maniera oggettiva e non soggettiva ai fini della valutazione della conservazione. Il giudizio deve essere il piu' oggettivo possibile, altrimenti ognuno e' libero di scrivere quello che vuole... qui si parla di FDC eccezionale, cioe' di una moneta perfetta che in realta' non lo e'.1 punto
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In effetti, come si può consultare i vari esempi di catalogazione postati da Taras, la forma dell'etnico di Irnthi è piuttosto variabile, con almeno 5 o 6 varianti, soprattutto per spostamenti di almeno una lettera (in genere la TH) rivelando anche una scarsa dimestichezza dell'incisore con la lingua scritta.1 punto
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I tuoi post sono come sempre chiarificatori acraf! In effetti la frase "Alcuni studiosi la ritengono osca, però il segno non compare nell'alfabeto osco" I'ho tratta dall'articolo di Stazio, senza verificare. Grazie della precisazione, e dei testi che mi hai consigliato per l'alfabeto osco e messapico. ;)1 punto
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Direi che la tua prima citazione (dal sito dell'Ashmolean Museum?) è quella che riflette meglio lo stato attuale delle conoscenze, come confermato anche dal MEC I. Il Crondall Hoard è in effetti attualmente datato a poco prima del 650 e le monete che contiene non dovrebbero risalire a prima del 630/640, il che esclude l'attribuzione al vescovo Mellito (morto nel 624) di cui nel MEC I non si fa alcuna menzione. A proposito, il nome thrymsa (dal latino tremissis) è una invenzione erudita del XVII/XVIII secolo, basata sulla riscoperta di documenti anglosassoni dove il termine è usato, ma probabilmente significava semplicemente "moneta" (così come sceat era pure usato, ma si riferiva probabilmente, se non ricordo male, a una misura di peso). Questa moneta con ogni probabilità "dal vivo" era chiamata scillinc. Dispiace se sposto tra le monete barbariche? Una bella discussione in quella sezione fa sempre piacere :)1 punto
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nonostante sia interessato ad altri tipi di monete e periodi non posso nascondere il fascino che provo rigurado i ritratti di Carlo V sulle monete. complimenti sinceri x il tuo pezzo proveniente da Crippa, il ritratto di questo imperatore e' piacevole su molti tipi monetali ad esempio pure sui pezzi emessi nel regno di Napoli. un tondello ricco di storia, testimone di un periodo storico turbolento e di un uomo " padrone di 2 mondi ".1 punto
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Certo Adolfos, la lettera e' proprio quella, fra l'altro ricordiamo che abbiamo gia' visto almeno un paio di esempi nei quali sembra esserci una lettera in piu', la prima: L'esemplare di Valerio e' molto diverso stilisticamente da questi ultimi 2, la lettera che si riesce la leggere e' una F o una P. La moneta di Profausto e quest' ultimo esemplare sono invece abbastanza simili (non mi azzardo a classificarli!), la foma dell'intrusa sembra diversa, squadrata nel primo caso, tondeggiante nel secondo, e non saprei dire a cosa corrisponde... ... ma se fosse ancora una "P"... e non lo fosse a caso? Buttato il sasso, mi affretto a nascondere la mano :D1 punto
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C.21 (10f) - RIC.17 - E.638 - Cunetio2509 (38 ex.) - AGK.7 b https://dl.dropbox.com/u/11761319/Mario.jpg1 punto
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Sono un po tirato con le conservazioni, nel senso che le monete valgono per ciò che Lei vede, nel senso: se una moneta Le piace il grado di conservazione è "secondario" soprattutto in un ambiente ove è assolutamente soggettivo. La moneta da Lei acquistata e venduta per SPL+ / FDC, in tutta franchezza denota due elementi; il venditore non conosce la numismatica, e se fosse un commerciante è inqualificabile oltre che inaccettabile, oppure ha deliberatamente migliorato la conservazione della moneta per poter richiedere una cifra maggiore. Terza ipotesi, sia in assoluta buona fede ed io non capisco nulla di grading, ipotesi tutt'altro che remota. Non avrei classificato questa moneta con qualità superiore allo splendido. Ha consunzione dei capelli, segni di usura sulle guance, il metallo non mi pare lucente (potrebbe anche essere dovuto alla fotografia) quindi ha circolato e non poco. Come Le ho detto sono abbastanza tirato sulle conservazioni, però (c'è sempre un però) se lei l'avesse pagata il prezzo dello splendido tutto tornerebbe, ed il tipo con legenda in incuso per il 1808 è più rara del tipo con stellette in rilievo su filetti circolari.1 punto
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Salve Trishekel, innanzi tutto voglio esprimere i miei complimenti per l'iniziativa numismatica che ha avuto, purtroppo io non abito più in Sardegna per motivi lavorativi e tornero giu solo nel mese di Agosto, purtroppo la mostra avra termine a fine Luglio e non potrò visitarla, di questo sono veramente dispiaciuto perche sarebbe stato interessantissimo poter vedere tutti gli esemplari che sono stati emessi nella zacca di Cagliari, potendo ripercorrere la storia della nostra terra tramite la numismatica. Se dovesse uscire un catalogo sarei veramente lieto di poterlo acquistare, le chiedo gentilmente se in un futuro prossimo magari volesse contattarmi per poterlo avere la ringrazio fin da ora. Purtroppo mi dovro accontentare di un eventuale catalogo e le dico che sono veramente dispiaciuto di non poter essere la ad apprezzare tali meraviglie numismatiche. Un augurio sincero per questa mostra e per altri eventuali lavori che magari potranno arricchire il settore numismatico della Sardegna.1 punto
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Finalmente a casa, ho dato un'occhiata ai miei appunti e posso fare un discorso un po' più preciso sulla Mutta. La moneta pesava gr. 5,46 di argento 289: in pratica il suo intrinseco era di gr. 1,58 d'argento e quindi, in lire italiane (o franchi) il suo valore era appena superiore a 35 centesimi, a fronte di un nominale, lo ricordo, di una lira. Già nel 1799, quando Carlo Emanuele dovette rifugiarsi in Sardegna, ne portò il nominale a 6 soldi (=30 centesimi). Si pensava che il nominale, pur inferiore all'intrinseco, non generasse fenomeni di accaparramento, in quanto c'era da mettere in conto le spese di affinazione di un titolo tanto basso, ma evidentemente i progressi tecnologici (e la «fame» di monete in alcuni stati - segnatamente il Ducato di Modena -) resero comunque conveniente farne incetta, finchè nel 1832 Carlo Alberto ne elevò il nominale a 8 soldi (=40 centesimi) stroncando la speculazione, o forse, sarebbe meglio dire, legalizzandola. Ma se nel Regno di Sardegna esse praticamente scomparvero, pur restando in corso a 8 soldi fino al 1862, le troviamo nei Ducati di Parma e Modena ad una tariffa ufficiale di 40 centesimi, ma alla tariffa abusiva di 44, pur trattandosi molto spesso di pezzi assai consunti e di peso calante, che a suo tempo avevano fatto la fortuna di chi le aveva acquistate a 30 centesimi prima del 1832.1 punto
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Non credo. Essendo (come le Euro Probe) emissioni poco apprezzate (giustamente) da chi colleziona monete e non questi pezzi di metallo da bancarella di ultima categoria , ci sono pochi riscontri. Sono comunque sicuro che qualcuno le ha comprate o le colleziona ma si vergogna a dirlo. 7,50 € per una moneta colorata perchè dovrei spenderli?1 punto
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Ciao , sono monete che " sono alla frutta" quindi c`è poco a fare, è da vedere... tienile come valore storico: per il resto zero. :pardon:1 punto
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Già, purtroppo nessuno se ne frega, poca gente dalle mie parti sa della sua esistenza. Però è un tempio davvero interessante, la sua esistenza per molti anni è rimasta solo un'ipotesi, e poi la sua posizione è veramente suggestiva.. Gaetano1 punto
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Vorrei aggiungere alcune considerazioni generali al problema delle prime emissioni coloniali romane. Cosa fu una colonia di diritto latino fondata nel 273 a.C. Diversamente dalle colonie di diritto romano, per cui i cittadini erano a tutti gli effetti cittadini romani e soggetti alle leggi romane, gli abitanti delle colonie latine non erano Cives Romani Optimo Jure, ossia non avevano piena cittadinanza romana (che era una prerogativa molto ristretta e ambita e che due secoli dopo determinerà una grave crisi sociale fino a sfociare nella famosa Guerra Sociale, che finirà con la concessione molto più ampia della cittadinanza romana). Tuttavia i coloni latini avevano non pochi diritti e privilegi, fra cui lo ius connubi, ossia libertà di matrimonio tra diverse classi sociali e lo ius commercii, cioè potevano ricorrere al magistrato per la tutela dei propri atti negoziali. Appare evidente che i coloni che erano andati a popolare la nuova città Cosa, presso l’attuale Ansedonia, a spese dei territori già etruschi di Vulci e Volsinii, non dovevano subire una degradazione, ossia essere romani diventati solo latini (salvo forse rari casi di cittadini romani degradati a causa ad esempio di forti debiti non onorati). Non dimentichiamo che Roma aveva già ampliato le sue conquiste, grazie anche al fondamentale aiuto di alleati, per lo più Latini e altre popolazioni vicine. Molti di questi però erano poveri contadini o braccianti e artigiani senza negozi. Ad essi si devono aggiungere anche vecchi soldati che avevano combattuto a fianco dei Romani e andavano in qualche modo compensati, dopo anni di sacrifici. Quindi erano specie di emigranti che erano disponibili ad essere inviati verso nuove terre fertili e di interesse strategico e commerciale, mantenendo o acquisendo i diritti latini, ovviamente a scapito di indigeni che non avevano voluto seguire una politica filoromana. Avendo tutto l’interesse a rendere produttiva una nuova colonia latina filoromana, gli stessi Romani hanno probabilmente aiutato questi nuovi coloni a dotarsi di alcuni mezzi, come strumenti agricoli e i primi capi di bestiame da allevare poi. E’ anche possibile che abbiano concesso a loro un certo quantitativo di metallo (bronzo) per essere coniato al nome della nuova colonia, seguendo chiaramente alcune caratteristiche generali che dovevano ricondursi a un orientamento comunque filoromano. E’ evidente che la coniazione dei bronzi di Cosa con Protome equina non può essere avvenuta contestualmente alla sua fondazione, col rito del pomerio. Bisognava prima costruire almeno le prime infrastutture come case e strade e poi in fondo bastava poco per avviare una propria zecca. Bastava una piccola fonderia, per fondere il bronzo per ricavare tondelli e allestire i conii e i punzoni per stampare i tondelli, utilizzando il conio fisso di incudine (diritto, che ospita generalmente la testa della divinità) e il conio mobile di martello (rovescio, con la rappresentazione di significato politico). Ovviamente servivano operai e artisti specializzati, ma la squadra era composta da poche persone (forse non più di 3 – 4 persone per una piccola zecca) che magari hanno fornito i loro servizi in più colonie, sotto il controllo romano. Quindi mi sembra logico che i primi bronzi di Cosa non siano stati battuti prima di pochi anni dopo la fondazione, a partire dal 270 a.C. circa. Manca ancora un vero ed esaustivo Corpus dei bronzi di Cosa, ma resta fondamentale lo studio di T. Buttrey “The Cosa. The Coins”, MAAR 34, 1980, p. 11-153, che ha analizzato anche le numerose monete varie trovate durante gli scavi archeologici di Cosa, che hanno appunto evidenziato una certa durata dell’emissione, anche se non in grande quantità, andando a finire in piena prima guerra punica (e non dimentichiamo che gli alleati latini, avevano tra i loro obblighi, anche quello di fornire aiuti militari ai legionari romani). Non ho da aggiungere a quanto puntualmente esposto dal bravo Rapax, che ha evidenziato un notevole parallelismo tra le serie cosane e quelle romane con gli stessi tipi (appare evidente che i bronzi con ROMANO erano destinati originariamente ai cittadini romani, che hanno poi liberamente scambiato e alla pari con simili bronzi a nome delle colonie, rispettando la libertà di commercio che esisteva appunto tra i Romani e i Latini). La testa di Minerva si ritrova in maniera molto simile anche sui bronzi con il Gallo e astro, che formano chiaramente una monetazione federale. Tuttavia ci sono alcuni dubbi che pure essi debbano risalire fino alla guerra pirrica. Quello che emerge chiaramente è che i bronzi con Minerva-Atena/Gallo e astro hanno circolato contemporaneamente con i bronzi di tipo neapolitano con Apollo/Toro androprosopo e Nike della III fase (270-250 a.C.). Allego una cartina che mostra chiaramente come nella Campania e nel Sannio nella prima metà del III secolo a.C. ambedue i tipi di bronzo abbiano circolato insieme e quindi sono stati trovati insieme nei ripostigli dell’epoca (la cartina è tratta dalla pagina 155 del bel volume di R. Cantilena, “Monete della Campania antica”, Banco di Napoli 1988, quindi un volume fuori commercio e non di facile reperimento): Già la Taliercio, nella sua ampia trattazione sul bronzo di Neapolis (Atti dei Convegni del Centro Internazionale di Studi Numismatici, VII, 1980, Napoli 1986), a pagine 242-243 accenna che i comuni bronzi con Toro androprosopo a nome di Cales, Suessa e Teanum sono stati utilizzati come tondelli per la riconiatura di bronzi di Neapolis con gli stessi tipi, della III fase ma anche di bronzi romani con Protome di cavallo e ROMANO (Cr. 17/1, come ad esempio sul Garrucci p. 60, tav. LXXVII, n. 22). Al British Museum esiste un esemplare di Aquinum con Minerva-Atena/Gallo e astro che è risultato essere riconiato sopra un bronzo di Neapolis con Apollo/Toro androprosopo e Nike della terza fase….. Per tutte queste ragioni e grazie anche al grande ripostiglio di Pietrabbondante 1900, sepolto intorno al 260 e conservato al Museo Archeologico di Napoli, resta assai probabile una datazione ai primi anni della prima guerra punica, che ha visto anche una forte mobilitazione di forze militari ed economiche degli alleati a fianco di Roma. Appare evidente che la sovrapposizione di due tipi di monete, con Minerva-Atena/Gallo e astro e con Apollo/Toro androprosopo e Nike della III fase, non ha senso se parliamo di un unico vero centro produttore di monete, come Neapolis. I bronzi con Toro androprosopo erano di competenza neapolitana, fedele alleata di Roma e con importante porto, mentre invece i coevi bronzi con il Gallo (prevalentemente verso la Campania) e con la Protome equina (verso l’Etruria) erano emissioni di coloni latini e quindi con diversa autonomia e comunque sempre in senso filo-romano. Non ha alcuna ragione di ritenere le emissioni col Gallo e astro come una monetazione federata in funzione antiromana (forse comprensibile solo retrocedendo di almeno mezzo secolo, una ipotesi che appare difficile da sostenere alla luce dei ripostig1 punto
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Ma è prevista anche la stampa di un catalogo, anche per conservare la memoria della mostra?1 punto
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Costo di emissione piu' ovviamente un pranzo futuro pagato all' amico per la sua cortesia....1 punto
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Anche se molto rara non la comprerei tanto volentieri ... :rofl: !! Dario :good:1 punto
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Monete che si prestano a questo discorso sono sicuramente i 100 lire di carlo alberto, gli 80 lire di carlo felice. Ultimamente stò aggiungendo i 5 sterline, alcune sono sotto le due/tre mila coniate e hai un mercato che valica i confini nazionali nel caso in cui vuoi rivenderle.1 punto
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