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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/23/12 in tutte le aree
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Mi dispiace un pò interrompere la bella serie dei Piero di Dizzeta, questa è sempre una storia, una storia vera, che è capitata, che capiterà ancora. Qui c'è tutto, c'è il collezionista, la passione,l'amore per le monete, l'anziano, il giovane,la vita, la morte, una fine, un inizio, è la nostra vita, la vita di alcuni di noi, anche nella numismatica abbiamo tutto questo. Era tutto deciso da tempo, queste sono decisioni meditate, pensate, sofferte ; l'uomo lo sapeva ma non poteva fare altro che quello che stava facendo ; buon collezionista, anziano, senza figli, non voleva lasciare l'incombenza complicata alla moglie di vendere una collezione importante. Da mesi si preparava a questa giornata, rivedeva tutte le monete una per una come per salutarle per l'ultima volta, se qualcuna non era catalogata bene provvedeva con cura e precisione, doveva essere pronto, tutto doveva essere perfetto. Ogni moneta che prendeva in mano gli ricordava un qualcosa, dove e quando l'aveva comprata, le aste avvincenti e combattute, le persone che gliele avevano vendute, la fatica e la dedizione per arrivare ad averle. Preso da tutti questi pensieri, con i vassoi pronti sul tavolo aspettava il titolare dell'asta per la consegna , il commerciante capisce, è un momento che ha già vissuto, vedrà che bel catalogo d'asta farò, sarà per lei uno splendido ricordo. L'uomo aveva ben altro per la testa, aveva vissuto una vita per questa collezione e ora non l'avrebbe più rivista ; il commerciante prende i vassoi e fa per andare, un momento dice l'uomo, questo testone di Galeazzo Maria Sforza lo tengo io, mi resta ancora una cosa da fare per completare l'opera. Uscirono insieme, l'uomo si diresse col testone in tasca verso il centro, entra in un bar, un ragazzo gli si avvicina, si salutano cordialmente, parlottano, si sono conosciuti al Circolo, il ragazzo ha iniziato a collezionare monete di Milano, ovviamente le più comuni, però è preparato, studia, legge, vuole apprendere. Alla fine nel salutarsi l'uomo mette nelle mani del ragazzo il testone, il ragazzo non vuole, lui insiste, prendilo, per me è importantissimo tutto questo. Gli spiega la mia collezione ormai non c'è più, però formerà altre nuove collezioni, nasceranno nuovi collezionisti, anche la numismatica è come la vita, c'è un inizio e una fine, ma come ricordava il bravo Terzani, la fine è il mio inizio e questo testone che ti regalo è il testimone, il testimone della vita che ora continua in te. I due si abbracciarono, un lungo abbraccio, mai un abbraccio fu così intenso e ricco di significati.15 punti
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Tra i grossi medievali, l'agontano rappresenta di sicuro una delle tipologie che preferisco, sia per le rappresentazioni, sia per il fatto che circolò abbondantemente, come testimoniato dalle fonti, nei luoghi dove vivo. Molte delle zecche che emisero questa interessantissima moneta sono abbastanza vicine a me, perciò la sento particolarmente "mia". Di agontani in collezione ne ho pertanto parecchi. Se, da una parte, i vuoti da colmare sono ancora parecchi, dall'altra guardo con soddisfazione quelli che sono finora riuscito a reperire. Come sappiamo, il grosso agontano o anconetano fu emesso per primo dalla zecca di Ancona probabilmente poco prima del 1290. La novità ed il successo che la moneta ebbe presto sui mercati fece si che molte zecche imitarono il grosso della Città di Ancona e lo fecero in qualche modo proprio. Non sto qui a ricordare tutte le zecche che emisero il loro agontano, poiché esistono nel Forum già parecchie discussioni ed articoli che trattano ampiamente ed in maniera esaustiva la materia. Desidero invece brevemente presentare oggi un pezzo che, credo, rappresenti un "esordio" su Lamoneta.it. Mi riferisco al grosso agontano di Bologna. Abbiamo qui già trattato del pepolese, "l'imitazione" dell'agontano o grosso da due, che valeva 24 bolognini piccoli, fatto coniare a Bologna intorno al 1338 da Taddeo Pepoli ed io stesso ho pubblicato il pur modesto esemplare in mio possesso nella discussione dedicata ai grossi. Come Perugia, di cui abbiamo recentemente letto il piacevole articolo dell'amico Roberto Ganganelli su Il Giornale della Numismatica dedicato all'agontano, Bologna arriva molto tardi e oserei dire fuori tempo massimo ad emettere l'agontano vero e proprio. Io ritengo che questa particolare emissione abbia una forte implicazione politica, più che economica. Intanto l'agontano nei quasi 100 anni trascorsi dall'emissione si era ridotto dai circa 2,40 g a circa 1,80 ed era inoltre in atto nei comuni centro-settentrionali la "moda" del bolognino che stava soppiantando progressivamente il grosso propriamente detto. Eppure Bologna, fra il 1376 ed il 1401, ritengo per un periodo molto limitato, visto il numero non elevato di monete giunte fino a noi, la città emette il grosso agontano, che pesava, informazione desunta dal Biaggi, ben g. 2,58. Peraltro, l'unico pezzo visto recentemente in asta pubblica (e combattuto), Negrini n. 25 del novembre 2007, Collezione Luciano Rambaldi (a sua volta proveniente da un'Asta Leu del 1996), pur mancando di una piccola frazione, pesava ben g. 2,46. Non mi calo, riservandomi di approfondire semmai la materia successivamente, nella questione metrologica. Osservo però che la moneta, essendosi nel frattempo ridotto considerevolmente il peso dell'agontano, poteva apparentemente risultare fuori mercato e questa potrebbe essere una delle cause principali che ne dovettero decretare l'insuccesso. Altrimenti sarebbe stato certamente battuto più a lungo e ne conosceremmo oggi un numero maggiore di esemplari. Altro motivo che potrebbe aver determinato la sospensione dell'emissione sarebbe altrimenti l'avvento dei Bentivoglio del 1401, con tutti i rivolgimenti e le riforme che caratterizzarono da quel momento la monetazione bolognese. Questo però farebbe slittare l'emissione fra gli utimissimi anni del XIV° secolo e il 1401. Dicevo prima che a mio modo di vedere l'emissione si giustifica principalmente per motivazioni politiche. Il 20 marzo 1376 la città felsinea si ribella all'autorità pontificia e nasce da questo momento la Repubblica. Fino ad allora la monetazione bolognese era dedicata a San Pietro, che però incarnava palesemente il potere pontificio. A partire dalla rivolta San Petronio, nuovo protettore della città, assume un ruolo predominante nella vita cittadina e diviene il simbolo della ritrovata liberta di Bologna, tant'è che i cittadini decisero nel 1388 di dedicargli una nuova basilica in Piazza Maggiore. L'agontano bolognese, nel suo piccolo, presentando per la prima volta nella monetazione della città l'immagine di San Petronio benedicente (d'ora in poi il Santo sarà presente nelle emissioni bolognesi per secoli) rappresenta un documento parlante e una sorta di biglietto da visita della nuova Repubblica. Tornando alla mia moneta, comperata qualche anno fa per una cifra non irrilevante, e proveniente da una prestigiosa raccolta privata bolognese, a sua volta acquistata da un vecchio listino a prezzi fissi della ditta Baranowski (non ho trovato il riferimento preciso), come potete vedere non è certo di grande qualità. E' molto circolata e presenta anche tracce di tosatura; il peso, solo g. 1,44, testimonia che ha svolto a lungo il suo compito. Comunque, in attesa di una sostituta di qualità migliore, me la tengo stretta. Questa è la descrizione: Bologna, Repubblica (1379/1401), grosso agontano, Ar gr. 1,44 Dr. +: DE : BO : NO : NIA : Croce patente. Rv. ° S' PETRONIVS : ° Il Santo nimbato, mitrato e barbuto, in piedi di fronte, benedice con la dx. e tiene il pastorale con la sx. rif. CNI 28 (nel CNI la leggenda del dritto è trascritta erronemamente). Spero che queste poche righe destino un minimo di interesse e in qualche modo compensino la mia scarsa presenza dell'ultimo periodo nel Forum. ;)4 punti
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Il povero Piero sta abbattendo un albero a Bogliasco, in un terreno a picco sul mare, quando gli cade l'ascia che finisce in acqua. Si mette a piangere disperato e gli appare Nettuno che gli chiede: “Perché piangi?” Il Povero Piero gli spiega che la sua ascia è caduta in mare e che non potrà più lavorare e mantenere la sua famiglia. Allora Nettuno si tuffa e riappare dopo un po' con un'ascia d'oro. “ E' questa?” - chiede. “ No.” risponde il povero Piero. Allora Nettuno si tuffa di nuovo nel mare e riappare dopo un po' con un'ascia d'argento. “ E' questa?” chiede. “ No.” risponde ancora povero Piero. Infine Nettuno si rituffa e riemerge con un'ascia di ferro. “E' questa?” chiede. “Sì.” Nettuno lo ammira per la sua onestà e gli dona tutte e tre le asce. L'uomo torna a casa tutto felice. Giorni dopo, il povero Piero riponendo le sue cose sempre nel suo terreno, gli fuoriesce dal sacchetto un quartaro (di quelli col grifo) e rotola in mare. Si mette a piangere disperato e gli appare Nettuno che gli chiede: “Perché piangi?” Il povero Piero gli spiega che la sua monetina è caduta in mare e che non potrà più comprare un tozzo di pane da portare a casa per cena. Allora Nettuno si tuffa e riappare dopo un po' con genovino d'oro. “ E' questa?” chiede. “ No.” risponde il povero Piero. Allora Nettuno si tuffa di nuovo nel mare e riappare dopo un po' con un grosso d'argento. “ E' questa?” chiede. “ No.” risponde ancora il povero Piero. Infine Nettuno si rituffa e riemerge con un quartaro col grifo. “ E' questa?” chiede. - Sì. Nettuno lo ammira per la sua onestà e gli dona tutte e tre le monete. L'uomo torna a casa tutto felice. Giorni dopo, il povero Piero sta passeggiando nel suo terreno con la moglie. La donna all'improvviso cade nel mare. L'uomo si mette a piangere disperato e gli appare Nettuno che gli chiede: “Perché piangi?” Il povero Piero gli spiega che sua moglie è caduta nel mare, allora Nettuno si tuffa e riappare dopo un po' con Monica Bellucci. “ E' questa tua moglie?” - chiede Nettuno. “ Sì!!!” risponde prontamente il povero Piero. Nettuno ribatte: “ Sei un falso impostore!!!” “ No, no cerca di capire, se io avessi detto di no, tu saresti ancora sceso negli abissi e saresti tornato con Kate Middleton, se avessi detto no anche a lei, ti saresti tuffato nuovamente e saresti tornato con mia moglie, io ti avrei detto che era lei e tu mi avresti dato tutte e tre le donne. Però io sono un pover’uomo e non posso prendermi cura e rendere felici tre donne in una volta!” Morale: ogni volta che un uomo dice una bugia è per una ragione nobile, onorevole .2 punti
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Dovrebbe essere un OBOLE de BILLON de la Maison de Chatelet ( Branche puinèe de la Maison de Lorraine) NICOLAS CHATELET - VAUVILLARS - Obole de Billon D/ NICOLAVS DV CHASTE -------Chateau Fort R/ SIT LAVS DEO ET G. - data 1555 etc - CROIX Feuilleue Purtroppo non ho molte possibilità di fare ulteriori ricerche, in quanto sono in montagna e non ho mezzi adeguati Spero in altri aiuti Ciao2 punti
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Avete mai visto un falso di 8 tornesi 1816 di Ferdinando IV in metallo bianco? Forse piombo o antimonio o peltro.2 punti
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Stai toccando un argomento molto delicato e cruciale per la comprensione di alcune emissioni romane, italiche e magnogreche e sono d'accordo che i dati dei ripostigli indicano soprattutto un terminus ante quem e non risolvono compiutamente i problemi cronologici. Il vero problema è la comprensione degli eventi monetari che si sono succeduti in un determinato arco temporale compreso tra la vittoria di Beneventum del 275 a.C. (che segnò il ritiro di Pirro dalla campagna d'Italia) e soprattutto, dal punto di vista economico ancora più rilevante, la caduta di Tarentum nel 272 a.C. (che segnò appunto la fine della forte influenza tarentina nella Magnagrecia) fino allo scoppio della prima guerra punica, nel 264 a.C. (e durò fino alla vittoria definitiva per i Romani alle isole Egadi, nel 242 a.C.). Provo a ricostruire, anche sulla scorta delle interessanti intuizioni di Roberto Russo in un suo articolo apparso in un fascicoletto "Numismatica sottovoce", con poche correzioni di data. Praticamente fino al 275-272 a.C. molte città magnogreche battevano la propria moneta e quindi affermavano in maniera tangibile la propria esistenza come Stato indipendente. Dopo la vittoria di Beneventum e il duro assedio a Tarentum sorsero per Roma seri problemi di carattere politico-economico. Innanzi tutto Roma, ormai divenuta padrona di tutta la Magnagrecia, non poteva più permettere alle non poche città greche sconfitte (Taranto, Metaponto, Eraclea, Velia, Locri, ecc.) di poter continuare a coniare monete con il loro nome. Si trovò costretta a rivedere la produzione monetaria in Magna Grecia, senza però stravolgere troppo le abitudini delle popolazioni del sud Italia. Roma aveva di fronte due possibilità: o imporre in brevi tempi nuove monete a nome di Roma o, più semplicemente, imporre la moneta di Neapolis (sua fedele alleata), peraltro molto conosciuta e bene accettata da queste popolazioni. Ben presto Roma scelse una soluzione assai pragmatica. Diede ampio spazio alle monete napoletane e nel contempo avviò nuove emissioni con leggenda ROMANO assieme a monete di alcune città, prevalentemente campane, che non erano compromesse con la guerra di Pirro. E' per questo motivo che alcune città campane iniziarono a coniare monete sia in argento sia in bronzo (Cales, Suessa, Teanum, Nuceria) alle quali si devono aggiungere alcune zecche non campane (in Apulia come Arpi, Tiati e nel Latium come Cora). Altre città invece coniarono monete esclusivamente in bronzo (appunto Aquinum, Cosa, Compulteria, Beneventum, ecc.). E' intuibile, osservando la struttura e composizione di tali emissioni, che l'asse portante della produzione monetaria fu sempre la monetazione di Neapolis, a cui si aggiunsero due nuove monete d'argento di Roma con leggenda ROMANO (Cr. 15/1 e 20/1 e resta da stabilire se effettivamente Cr. 15/1 possa essere stata coniata già durante la guerra di Pirro e quindi prima della battaglia di Beneventum), affiancate da tre monete in bronzo (Cr. 23/1, 16/1 e 17/1), rispettivamente doppia unità (con aquila), unità (con leone) e mezza unità (con cavallo), coniate molto probabilmente nella stessa zecca di Neapolis. E' interessante osservare che moneta di doppia unità (Cr. 23/1) non ha diretta corrispondenza con la moneta neapoletana e, per questa ragione, coniata in un numero molto limitato di esemplari. Non credo proprio che sia coniata a Messana, bensì sempre a Neapolis. Ovviamente questa sorta di riforma monetaria richiese alcuni anni e non risolse una sorta di dicotomia tra un sistema ancora bimetallico (argento e bronzo) in vigore specialmente nella Magnagrecia e un sistema monometallico basato sul valore intrinseco del bronzo, in vigore a Roma e nelle zone interne dell'Italia. Non posso escludere che proprio in tale periodo siano stati emessi i quadrilateri, che, come i futuri aes grave, avevano valore per il peso e circolavano anche frammentati e sicuramente la loro emissione avvenne in un arco temporale piuttosto ristretto. Tra il 275 e il 264 a.C. i due sistemi continuarono a rimanere separati senza alcuna moneta in comune. A mio giudizio, dopo la vittoria del 272 a.C. con la capitolazione di Tarentum e sua immediata entrata nell'influenza romana, Roma aveva bisogno, per ovvii motivi logistici, di produrre monete nel sud Italia e aveva bisogno di affiancare a Neapolis una seconda zecca che doveva avere già buona esperienza monetaria. Con molta lungimiranza, Roma riaprì subito la zecca di Taranto per produrre monete che però non portavano il nome della città emittente, per ovvie ragioni politiche e propagandistiche (la guerra di Pirro era ancora troppo vicina e Roma non poteva concedere a Taranto la dignità di oniare monete col proprio nome e senza evidenti tipi che avevano caratterizzato questa zecca). In questa maniera furono prodotti i didrammi cosiddetti "campano-tarentine", che altrimenti non trovano una chiara giustificazione per la loro emissione. La serie campano-tarentina dovette durare ininterrottamente almeno fino al 264 a.C. (sarebbe utile ricostruire in un Corpus tutta questa serie per meglio comprendere la sua sequenza e se può essere durata in un decennio circa). Forse prima dello scoppio della guerra punica nel 264, poco dopo la serie dei quadrilateri, Roma iniziò per la sua storica area di influenza geografica le prime serie fuse con l'asse e suoi sottomultipli (Cr. 14/1-6, 18/1-6, 19/1-2, 21/1-6). Per la prima volta Roma diede a questi fusi un loro valore ben determinato, dall'asse all'uncia, anche se il valore rimase strettamente legato a quello del metallo contenuto. Era sempre e ancora un sistema monometallico e basato sul peso, anche se fu introdotta l'innovazione di indicare il valore, senza quindi più bisogno di spezzare nè di pesare. Lo scoppio della prima guerra punica causò in breve tempo la cessazione della produzione delle monete neapoletane e campano-tarentine e soprattutto un cambiamento ponderale del didramma, che scese da 7,3 a 6,6 grammi. Tale svalutazione rese necessaria una massiccia produzione di numerario per sostituire le vecchie monete e non poche zecche magnogreche, che prima, al tempo di Pirro, erano state avversarie di Roma e avevano subito l'ostracismo, ora ripresero a produrre monete. Anche Taranto, che ora aiutava Roma ad allestire la sua flotta, riprese a coniare col nuovo peso gli stateri con cavaliere/Phalantos su delfino (es. SNG ANS 1081-1262). Ora, per la prima volta, la stessa zecca di Roma iniziò a produrre "in casa" nuovi stateri con questo peso ridotto (forse Cr. 22/1 era ancora coniata a Neapolis, ma già con 25/1 in poi le monete erano battute a Roma). Continuarono nuove monete fuse, assieme a monete coniate, destinate ad aree di circolazione diverse. Ma ora stiamo uscendo dai limiti di questa discussione e torniamo alla protome equina di Cosa e di Roma. Sono solo queste due zecche ad avere la combinazione testa di Minerva e protome equina, anche se quest'ultima può ritrovarsi da sola e con alcune variazioni in altre zecche, come Tiati (H.N. 699), senza avere lo stesso significato politico. Per Venafrum rimando alla mia vecchia monografia, disponibile su: numis.me/archivio/Venafrum.pdf L'obolo di Venafrum con toro androprosopo è noto in unico esemplare su Garrucci tav. LXXXVIII, n. 17, ma non è stato poi rintracciato. Quindi persistono ancora dubbi sull'effettiva esistenza di questa emissione (bisogna vedere come Garrucci abbia letto l'etnico e magari con un pò di fantasia....). Per Nola, allego un esemplare apparso su NAC: Per Cora, rimando a un'altra mia monografia: numis.me/archivio/Cora.pdf Noterai che in effetti persistono oscillazioni tra prima e dopo l'inizio della prima guerra punica, che sicuramente costituì un importante "spartiacque" tra le varie emissioni monetarie. Ho fatto sopra il mio ragionamento, sulla falsariga del compianto Russo, per evidenziare che in effetti non appare sbagliato attribuire le monete con protome equina (Cosa) e con gallo (Aquinum, ecc.) ad anni precedenti di poco la prima guerra punica, grosso modo tra il 272 e 264 a.C. Data la vicinanza cronologica, mi sembra in effetti ovvio che soprattutto i ripostigli risalenti al tempo della prima guerra punica possano contenere tali monete che però possono essere un poco anteriori. Inoltre non dimentichiamo che le occasioni per la sepoltura di ripostigli aumentano molto in tempi di mobilitazione e di guerra e quindi soprattutto durante la prima guerra punica.2 punti
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questa bellissima storia ricorda la mia. nasco filatelista perchè un giorno un conoscente di mio padre vedendo che guardavo con interesse un francobollo su una malmessa busta decise di regalarmi un centinaio di francobolli di tutto il mondo. conservo ancora oggi il raccoglitore cartonato con dentro gran parte dei qui bolli, ma sopratutto conservo ancora il ricordo ( purtroppo non c'è più) di quel gentile collezionista capace di accendere la scintilla nel cuore altrui. e che mi ha insegnato una grande cosa: in tutto ciò che si fa bisogna metterci il cuore, perchè solo così si superano ostacoli, difficoltà, malintesi.......e che donare sia una moneta, sia un consiglio oppure conoscenza a volte rende più ricchi che non avere. ed in fondo, permettimi il tu credo sia il vero motivo per cui sei qui sul forum come me e tutti gli altri. sarei felice ed onorato un giorno di riuscire a conoscerti. fabry 612 punti
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Rieccomi qua, mi sono accorto troppo tardi che ieri sera evidentemente il neurone era sotto formaldeide, e il titolo è sbagliato... si tratta ovviamente di 1867 M e non riesco ad editarlo... son pivello ! Vorrei specificare che sono ben consapevole di non avere per le mani una moneta della quale menar vanto, ma quando parlo di meraviglia esprimo davvero quello che provo di fronte ad una moneta pur comune come questa.... la finezza del conio che seppur consumata e colpita la moneta ancora esprime.... ma son sicuro che capite di cosa parlo :) L'ho acquistata su Ebay, pagandola 7,75 Euro compresa la spedizione, immagino senza farmi infinocchiare più di tanto. Proviene dalla Francia, Alta Normandia, dove è arrivata non so come ma anche questo contribuisce a dar valore affettivo al pezzo, che dopo aver pagato lavoro e pane ha preso strade straniere.... Insomma la storia e l'arte che contiene sono inestimabili per me. L'ho considerata qBB o forse BB, ma non so ancora quanto possano incidere nella valutazione i colpi e i difetti, ancora sono tanto inesperto nella valutazione "dal vivo" di una moneta. Mi siete utilissimi !2 punti
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un neofita dovrebbe iniziare a comprare monete comuni che costano poco per non smenarci un sacco di soldi per niente..2 punti
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Guarda alano-83, alias ***** alias altri nickname che al momento mi sfuggono, l'unico acquisto sensato che hai fatto e' il 5 cent. 1896 che l'hai pagato il giusto. il resto hai preso solo chiodi e li hai strapagati, tra conservazioni gonfiate e monete false ci hai smenato un bel po' di denari. ma io mi chiedo, invece di improvvisarsi, se spendevi sto millino con gentili signorine non era meglio? :) ;)2 punti
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Ciao sei un lauereando e stai facendo una ricerca ? ecco qualche elemento che puo esserti utile Ambedue le monete sono descritte in RUTTER, Historia Numorum, vol. I Italy , 2001, London, testo veramente utile e fondamentale per la monetazione antica dell-Italia continentale, aspetto come manna il volume sulla Sicilia, ma credo dovro aspettare ancora un po':) prima moneta zecca di IRNTHII periodo 250-225 bC due denominazioni conosciute la prima con pesi tra 2.9-4.1 tipo con il toro androprospo al rovescio la seconda con pesi tra 1.7-2.5 tipo con la conchiglia e tre delfini attorno l-emissione si trova regolarmente nella Campania merdiionale (cfr. Crawford Coin Hoards vol. IX) i tipi sono derivati da quelli campani per Napoli per l-emissione che ti interessa vedi anche SNF+G ANS 274-75 seconda moneta zecca di VOLCEI (Buccino) questa monetazione apparirebbe essere una delle emissioni fatte durante la rivolta contro Roma ai tempi della seconda guerra punica. periodo 216-209 BC esistono diverse denominazioni e tipologia : fuse : triens, sextans, uncia coniate : sextans, uncia tutte le fuse con il tipo del sole frontale al diritto e la testa di cavallo a sin al rovescio nelle coniate appare anche l-elefante al rovescio (sextans) per le referenze vedi anche : SNG ANS 1442 Johannowsky 'nuove scoperte a Volcei e nel suo territorio'in Rassegna Storica Salernitana n. 3 1986 pp 237-243 Sambon , Le monete dei Mel.. e dei Velecani nel III sec aC, in Bollettino del circolo numismatico napoletano 1921 pp 3-11 Un ultima annotazione : metti sempre i pesi di riferimento per la monete che ricerchi , facilita i riscontri. Buon lavoro!2 punti
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Ciao rockjaw, ho poco tempo e ti rispondo in fretta, sperando di poter approfondire la questione nei prossimi giorni. come testo in inglese ti consiglio: Rutter, N. K.: Campanian coinages 475-380 B.C., Edinburgh University Press (1979) In Italiano: Stazio A.: "Monete a leggenda Irnthi" (1990); in: Scritti di Numismatica, Claudio Grenzi Editore 2011 La raccolta dei testi di Stazio curata da Aldo Siciliano secondo me è un libro stupendo, che consiglio caldamente ad ogni appassionato di numismatica antica.2 punti
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Chi mi sa dire qualcosa di preciso e darmi qualche nozione e qualche testo (magari specifico, se ne esistono) di riferimento su queste due zecche alquanto misteriose? Ho aperto la discussione in questa sezione in quanto sono generalmente considerate zecche magnogreche (rispettivamente campana e lucana), ma in realtà sarebbe più corretto considerarle pre-romane e italiche, considerando l'origine dei due insediamenti di riferimento. Ecco che, però, parlando delle città alle quali sono state ascritte le monete in questione, sorgono numerosi interrogativi e si apre la reale questione della corretta attribuzione. Al momento ci si muove nel terreno delle congetture, basate più che altro su alcune legende. Ma i ritrovamenti in loco supportano queste attribuzioni o rivelano nuovi interessanti scenari? Per quanto riguarda la prima zecca, parliamo delle monete con dicitura IDNO, dove la D potrebbe essere in realtà una RO greca corrotta o una lettera di un locale alfabeto italico, probabilmente comunque corrispondente alla nostra "R". Queste monete, per l'assonanza con il fiume Irno che scorre a Salerno e nelle sue vicinanze, sono state attribuite all'insediamento etrusco-sannitico (quindi italico) della frazione salernitana di Fratte, identificato con la città di Irna proprio in virtù delle iscrizioni monetali. Altre monete attribuite a questo insediamento commerciale recano la dicitura in genitivo IRNTHI. Siamo, dunque, sicuri che sia le monete con dicitura IDNO che le monete con dicitura IRNTHI siano ascrivibili alla stessa zecca di produzione? (a prescindere dall'identificazione con la Fratte di Salerno). Di seguito allego una foto dell'unica moneta che sono riuscito a trovare sul canale acsearch. Dimenticavo che di questa località si conoscono solo monete bronzee. Al D/ Apollo con corona d'alloro e al R/ toro androprosopo con etnico1 punto
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Me chiamo Piera e anca se abito in paese a rente la provincia de Venesia, son modernissima e anca romantica. O conossiuto il povero Piero che iera in prixione a Palasso Ducale, me ricordo anca el giorno: iera el 22 de giugno 1380 tra i prixionieri de la guera de Chioggia, elo era tra i naveganti genovesi. El me ga dito che la prexion era trista e scura, nel piano tera ghe iera 18 celle che se ciamava “i pozzi”, elo era in un posto che se ciamava “i piombi” perché ghe iera delle lastre de piombo che bruxava d’estate e gelava into l’enverno ma, almeno, iera con compagni altolocatti che spussava de meno. Quando el xe uscìo, dopo un ano, l’ho conossiuo, elo era un omo molto ricco coi sghei del so pare, li o detto ca ero onoratta dela sua conossensa e o acettatto di vedere la sua colessione di monete nela sua vila a Genova. Durante el viagio mi a recitatto un saco di poesie belissime e o pianto come una fontana per l'emossione. Mi a domandatto se conosso Dante Alicchieri, Petrarca, e Anonnimo Genovese e io li o deto che dove abitavo no conossevo nissuni de queli lì. Nela sua vila me gha fato veder le sue monete, tutte d’oro, una meraveggia! E el me ga dito che iera uno secchiere e che le fazeva lù. Alora a voluto che io fazessi la modela per una medaggia, lù iera un artista di valore internassionale. Mi sono spolliata tuta nudda e el me ga dito che paro la Venere de Milo ma go dito che no ierimo parenti, poi me ga preso tutte le misure. Ben, per farla breve, io no capisso un casso de arte, ma ala fine go visto sulla medaggia solo la testa e non me pareva manco me someggiasse. Morale: Ecco a cosa serve avere una bella collezione.1 punto
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Confermo l'identificazione di Profausto (bravissimo) ed allego estratto dal Traité des monnoies des barons di T. Duby; la moneta di Corso (solo disegnata) è la n°3 Ciao Mario .....Impeccabile!......sapevo che avresti preso "la moneta" al balzo!!! :pardon:1 punto
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Finalmente a casa, ho dato un'occhiata ai miei appunti e posso fare un discorso un po' più preciso sulla Mutta. La moneta pesava gr. 5,46 di argento 289: in pratica il suo intrinseco era di gr. 1,58 d'argento e quindi, in lire italiane (o franchi) il suo valore era appena superiore a 35 centesimi, a fronte di un nominale, lo ricordo, di una lira. Già nel 1799, quando Carlo Emanuele dovette rifugiarsi in Sardegna, ne portò il nominale a 6 soldi (=30 centesimi). Si pensava che il nominale, pur inferiore all'intrinseco, non generasse fenomeni di accaparramento, in quanto c'era da mettere in conto le spese di affinazione di un titolo tanto basso, ma evidentemente i progressi tecnologici (e la «fame» di monete in alcuni stati - segnatamente il Ducato di Modena -) resero comunque conveniente farne incetta, finchè nel 1832 Carlo Alberto ne elevò il nominale a 8 soldi (=40 centesimi) stroncando la speculazione, o forse, sarebbe meglio dire, legalizzandola. Ma se nel Regno di Sardegna esse praticamente scomparvero, pur restando in corso a 8 soldi fino al 1862, le troviamo nei Ducati di Parma e Modena ad una tariffa ufficiale di 40 centesimi, ma alla tariffa abusiva di 44, pur trattandosi molto spesso di pezzi assai consunti e di peso calante, che a suo tempo avevano fatto la fortuna di chi le aveva acquistate a 30 centesimi prima del 1832.1 punto
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Confermo l'identificazione di Profausto (bravissimo) ed allego estratto dal Traité des monnoies des barons di T. Duby; la moneta di Corso (solo disegnata) è la n°3 Ciao Mario1 punto
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pulire no perchè le rovini , son già pulite periziare men che meno perchè son messe male tienile e basta1 punto
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hehehe te l'avevo detto! io ne ho trovati 6 in questi ultimi giorni, appena ho un attimo metto il ritrovamento1 punto
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Qui bisogna stare un pò attenti a fare confusione tra Hyria, Irnum e Irnthi. La comunità che ha firmato didrammi del tardo V secolo a.C. col nome di Hyrietes (in greco) e Hyria o Hyrina (in osco) è sconosciuta alle fonti storiche e non si sa nemmeno se sia effettivamente esistita una città osca col nome di HYRIA. Molti studiosi avevano ritenuto che Hyria fosse il nome precedente (quindi la paleopoli) di Nola (la cui etimologia significa "città nuova"). Tuttavia lo studio di Rutter su "Campanian Coinage" ha dimostrato che non solo il nome Nola era epigraficamente nota già nel 520-500 a.C., ma le sue monete furono emesse e circolarono contemporaneamente con quelle di Hyria. Il quesito dell'identificazione di Hyria resta al momento insoluto. Irnthi è il nome che si legge sui bronzi, già illustrati in messaggi precedenti. La scritta è in osco, per cui la R è scritta come una D e la TH è rappresentata da un cerchio con X all'interno. Esistono rare varianti con piccoli spostamenti delle lettere, ma il nome resta IRNTHI. Anche questo nome è sconosciuto alle fonti letterarie, mentre era noto il simile nome IRNUM, nome di un piccolo fiume http://it.wikipedia.org/wiki/Irno (nel medioevo apparentemente chiamato col nome Lirinum) dove potrebbe affacciarsi un omonimo centro sannitico, nel golfo di Salerno, forse ubicato a Fratte di Salerno. Non esiste però accordo tra gli archeologi a una stretta identificazione Irnthi = Irnum. Ad esempio c'è chi ha creduto di identificare Fratte di Salerno con Marcina, una fondazione degli Etruschi poi abitata dai Sanniti e citata da Strabone come lontana da Pompei, passando per Nocera, 120 stadi (circa 22 km). Altri ancora invece hanno identificato Marcina con l'attuale Vietri di Salerno. In ogni caso attualmente prevale, seppure dubitativamente, l'identificazione di Irnthi (Irnum) con Fratte di Salerno, anche se si sta facendo strada l'identificazione con Sorrento (in greco Syraion o Syrton), che potrebbe avere modificato il toponimo dopo l'occupazione sannitica. In ogni caso stiamo parlando della Campania meridionale (e non settentrionale). Grazie a un appunto inviatomi da Crawford, credo di poter redigere una lista più aggiornata dei ritrovamenti dei bronzi di Irnthum: Pontecagnano: ? esemplari (da L. Correra, Sumbulae... Il de Petra, Napoli 1911, p. 201-215. Montecorvino Rovella : 1 es. (da A. Stazio, n. 23) Punta della Campanella: 13 es. (da A. Stazio e P. Zancani Montuoro, in: Punta della Campanella, Monumenti Antichi, 52, 5, 1990, p. 267-274) Sorrento: 1 es. (da A. Stazio, n. 24) Stabia: 1 es. in una tomba (da A. Stazio, n. 19) Nocera Superiore: 1 es. (da F. Ribezzo, Riv. Indo-gr it., 21, 1937, p. 55, n. 1) Pompei: 2 es. in tombe del 250 a.C. circa (da Mem. Acc. Napoli 2, 1913, 1, p. 210) + altri 2 es. in tombe della villa delle colonne a mosaico di circa 300 a.C. (Mem. Acc. Napoli, 1913, 1, p. 220 e 226) + ancora 2 es, in tombe non specificate (NSc 1916, p. 295 e 307) Ponticelli: 1 es in una tomba del 340-320 a.C. (NSc 1922, p. 262) Caivano: 1 es in una tomba del 330-320 a.C. (NSc 1931, p. 611) Quindi appare evidente che il maggiore numero dei pezzi rinvenuti in contesti archeologici è a Punta della Campanella (vedi la cartina postata da Medusa), all'estremità della penisola sorrentina, dove sorgeva uno dei più importanti santuari del Tirreno. In conclusione, per Irnthi esiste una sorta di ballottaggio tra Fratte di Salerno (ipotesi per ora prevalente) e Sorrento.1 punto
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Non mi ricordavo che l'emissione del pepolese fosse così tarda. In effetti una moneta con quelle caratteristiche, emessa in quel momento storico, praticamente aveva appiccicato un biglietto di sola andata per il crogiolo. La tua moneta però, anche considerando l'usura e una possibile tosatura (comunque secondo me non così evidente) sembrerebbe di peso ridotto rispetto allo standard dell'agontano "di prima emissione" ma allo stesso tempo più pesante (oltre che con iconografia differente) rispetto al cosiddetto "agontano con le stelle" (tipo Arezzo, per capirsi) a cui dovrebbe essere più vicino cronologicamente (con buona pace della datazione degli "agontani" di Arezzo alla metà del XIII secolo propugnata dalla Vanni). Secondo me, peraltro, l'agontano con le stelle ha con il "vero" agontano (e quindi con il pepolese) solo una qualche somiglianza iconografica, il rapporto è molto meno stretto di quanto l'utilizzo (improprio) dello stesso nome farebbe pensare. Ho la sensazione che, nonostante gli eccellenti contributi raccolti nel bel volume1 curato da Lucia Travaini e pubblicato in memoria di Angelo Finetti (al quale l'agontano di Perugia sarebbe sicuramente piaciuto molto), di queste monete non si sia ancora sviscerato ogni aspetto. Hai letto gli articoli di Andrea Saccocci2 dove si propone che l'agontano sia stato coniato per "resuscitare" il bisante di conto, e che sia quindi, di fatto, una moneta a metrologia bizantina? 1 L'Agontano. Una moneta d'argento per l'Italia medievale, a cura di L. Travaini. Atti del Convegno in ricordo di Angelo Finetti, Trevi, 11-12 ottobre 2001. Centro Stampa della Regione Umbria, 2003. 2 A. Saccocci, Alcune ipotesi sulla nascita e sul successo dell’agontano, in "L’Agontano" cit. pp. 19-30; id., La circolazione monetale nel medioevo marchigiano alla luce dei rinvenimenti e delle fonti scritte (secc. X-XIII), in "Monetazione e circolazione monetale nelle Marche: aspetti, confronti con l’esterno, proposte". Atti della 1a Giornata di Studi Numismatici Marchigiani, Ancona, 10 maggio 1997. Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche, 102, 1997 (pubbl. 2001), pp. 79-111, riproposto in sintesi e con aggiornamenti in A. Saccocci, Contributi di storia monetaria delle regioni adriatiche settentrionali (secoli X-XV), Padova 2004 (Numismatica Patavina, 3), pp. 169-196. P.S. Complimenti per l'esemplare!1 punto
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Grande, aemilianus!! Splendida presentazione per una moneta interessantissima ed estremamente rara. E ancora da studiare in ogni suo risvolto. Per la tua scarsa presenza nel forum, ultimamente, sei perdonato :D . GRAZIE per averci dato la possibilità di ammirare il tuo esemplare. Spero che qualche amico appassionato intervenga perchè un'occasione simile non capita certo tutti i giorni. Vi leggerò con la massima attenzione. Carissimi saluti1 punto
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Eccezionale Fabry, complimenti, è così, proprio come dici tu,dovrebbe essere così ; intanto vi ringrazio tutti, questo post è da tempo che è nella mia testa,la differenza è che questa volta non potevo sbagliare, ho centellinato parola per parola,l'ho letto e riletto,più lo rileggevo più aumentava dentro di me l'emozione, alla fine ho sentito un brivido nella schiena, il brivido del "l'incontro " e del " Collezionista solitario ",ma questa volta l'emozione finale è stata più forte. Adesso però dalle parole che comunque contano e sono significative bisogna passare ai fatti, ai gesti concreti, reali, in autunno lo faremo, è giusto. Per il momento mi tengo via questo post che rappresenta tutti noi,dove c'è veramente tutto, devo essere sincero, se uno mi dicesse ora, di tutti i post fatti finora ne puoi tenere uno solo risponderei tengo questo, tutta la vita, questo .1 punto
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Diciamo che rispecchia il viso di chi se la ritrova ad osservarla .....terrorizzato.1 punto
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Concordo! Una vera miniera di informazioni e spunti di ricerca sia per l’area dell'Italia antica che per la Sicilia stessa! La veste grafica poi è davvero eccellente. Mi permetto di riportare alcuni stralci dal pregevole articolo di Attilio Stazio "Monete a leggenda Irnthi" (1990), citato sopra da Taras. Qui la cartina a pag 396, con la provenienza delle emissioni a leggenda IRNTHII. Qui l'introduzione dove A. Stazio presenta le emissioni a leggenda IRNTHI rinvenute a Punta Campanella e la serie anepigrafe che richiama sul R/ i mitili di Cuma. Valeria continua....1 punto
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ciao, le foto sono troppo piccole, per valutarla meglio occorrerebbero foto migliori, cmq è giusta l'osservazione sui segni, in particolare 1 sulle tempie e 1 sul collo abbastanza marcati. Se non leggo male sulla perizia c'è scritto FDc eccezionale, io scenderei un po con la conservazione1 punto
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- senza dubbio si tratta di SISCIA, ma le varianti nelle Officine, sono molte,.! - se non si leggono completamente, non ci sarà una perfetta identificazione. Per es. la seconda moneta dovrebbe essere LICINIO I° per Siscia pero' mi pare di scorgere prima del SIS un DOT e prima ancora un'altra lettera. ed in campo non si scorge chiaramente se vi sono segni i lettere. per es ti posto una moneta di Licinio zecca SISCIA in esergo : Dot Epsilon SIS Dot:1 punto
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e per finire...guardati questo bordo........!!....grossolanno per una bella moneta del genere........!! :lol:1 punto
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cosa ne pensate???...queste marche sembreno fatte volonteramente.......!!!.....una manera di ributare il re!!!!1 punto
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Hai ragione anche tu Adolfo, di Roma quando ci sono gli aspetti economici si parla sempre troppo poco, ma sarebbe giustamente bello che chi conosce la propria realtà possa integrare e ampliare ; Marco Vendittelli è in effetti la voce più attendibile e probabilmente informata della situazione romana. Cerco di aggiungere qualche cosa anch'io, per quello che ho letto: di Roma si può parlare dei mercatores e dei baroni, questi sono i due aspetti predominanti in età comunale. Roma comunque dipende molto dalle dinamiche delle grandi famiglie a favore del Papa e della curia cardinalizia. E non è poco, seguire solo questo,poteva ed era anche sufficiente, non per nulla, come abbiamo visto, altri cercano di inserirsi a curare i profitti del Papato. Nel XII secolo il Comune è retto da diverse famiglie aristocratiche che occupano il senato, per esempio i Frangipane,Pierleoni, Boveschi,Papareschi. Poi ci sono i mercatores, descritti bene dal Vendittelli che hai citato giustamente sopra, è un nucleo di mercanti, banchieri che iniziano l'attività nella metà del XII secolo e si affermano completamente nel XIII secolo. La sponda privilegiata è comunque da quello che mi risulta il finanziamento a favore dei Papa, e successivamente i toscani si inseriranno alla grande in tutto questo. Ci sono per esempio i Manetti, chiamati banchieri del Papa,che sostengono il Papato,i Vescovi, ma anche dei Comuni vicini quali Orvieto e Perugia. I Manetti sono presenti anch'essi nella Champagne e frequentano il consiglio senatorio. Alla fine del XII secolo si affermano sulle altre alcune grandi famiglie dell'aristocrazia, si sviluppa il cosiddetto nepotismo pontificio ; in poche parole nascono e si affermano dei baroni ,tipo i Colonna o i Normanni,o anche i Conti. Qualcuno diventa anche cardinale in famiglia, il che aiuta,la loro potenza economica si accresce enormemente, grazie ai possidimenti avuti, e alle risorse che arrivano dalla Curia. Nel XIV secolo sarà il momento degli Orsini e dei Colonna che diventeranno egemoni nel gruppo ristretto dei baroni . Il baronaggio e questa scrematura delle grandi famiglie porta a una concentrazione di ricchezze e potere in mano a poche grandi famiglie.1 punto
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Non so quanto si vedano bene le immagini, perché ho fatto una scansione della moneta. che ne dici?1 punto
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Si, forse nell'ultima risposta mi sono fatto trascinare dall'onda emotiva dei sequestri e non sono stato molto obiettivo, poiche mi trovo daccordissimo con quanto scritto da paolobs. Comunque sono stato a Paestum il 10 e 11 Luglio con la mia famiglia e devo dire che fortunatamente non ho trovato la situazione sopra descritta ad eccezione di qualche bottiglietta d'acqua di plastica gettata qua e la da turisti poco disciplinati. Comunque il sito e' stupendo, vale la pena visitarlo e quello che ci ha stupito di piu' è il museo che e' uno dei piu' belli e moderni che io abbia mai visto. Un saluto a tutti.1 punto
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Signore e signori, vorrei comunicare che domani sarò presente alla mostra dalle 17:00 circa.....se qualcuno riuscisse a venire a visitarla sarei ben felice di fare da cicerone. Grazie a tutti! ;)1 punto
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Cipa dammi del tu, se ritieni ovviamente, cerco di esprimere sempre le emozioni che colgo nella vita della numismatica, a volte riesco, a volte non riesco, a volte pensi di avere capito tutto delle dinamiche del forum ,invece non hai capito nulla, devi sempre imparare,tutto è difficile . Pensi di fare una cosa per il bene del forum e poi magari sbagli, risolvi un problema, ma a catena se ne innescano altri, non li controlli,non riesci a gestire tutto. E dal bene arriva poi il male , magari per altri utenti, per dei moderatori,mi dispiace, a volte tutto non riesce come vorresti che finisca. Di solito riesco a esprimermi con facilità, disinvoltura, per la prima volta forse, anzi credo di essere in difficoltà ad esprimermi. Dizzeta che ammiro e apprezzo dice vorrei essere amico di tutto il mondo, almeno di tutti nel forum,lo penso allo stesso modo,purtroppo a volte la situazioni sfuggono, pensi di agire per il bene e invece crei il risultato opposto, alcuni vengono coinvolti, si offendono e vengono colpiti, mi dispiace, onestamente è quello che non vorrei generare. Non credo di essermi spiegato,sul forum vi assicuro che è difficile, a voce di persona tutto è più facile, ma il forum è così, capisco bene chi deve moderare e gestire non è facile per nulla, non è da tutti, grazie comunque a tutti, Mario1 punto
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Et cussi' chiamati nui altri di collegio, el principe parloe di la bona volonta' havia questi Garzoni di pagar ogni uno, et da puo' pasqua piacendo a Dio voriano dar principio, et havenao molti debitori a scuoter; confortandoli a taser, et che voleano tutto il suo ubligarlo ai creditori, et li danari scuoderano ponerli a li camerlengi nostri con una chiave lhoro et un'altra li cai etc..... La Serenissima decide di farsi parte garante nei confronti dei creditori incaricando alcuni nobili che gestiscano le entrate che i Garzoni riceveranno dai propri debitori, a favore dei creditori e si arriva all'epilogo.. Febbraio 1500 A di tre, fo San Biaxio. Da matina per il collegio nostro, fono mandati alcuni deputati, qualli insieme con sier Andrea di Garzoni, fioli et nepoti, fono a una solennissima messa in San Zuam di Rialto (San Giovanni Elemosinario). In questo mezo, sopra el suo banco, era assaissimi ducati d'oro, molti sacheti di moneda, et in monte mocenigi (lire mocenighe) di zecha; fo judichato da 60 a 70 milia ducati, et il zornal preparato. Il banco è salvo, il denaro si è trovato, ma non solo, i Garzoni hanno dato al governo una fidejussione di ulteriori 50.000 ducati e la Serenissima, a sua volta, garantisce ulteriori 20.000 ducati per tacitare tutti. A questo punto c'è un colpo di scena. Tranquillizzati i creditori e visto l'impegno del governo a garanzia del banco, si fanno nuovamente vedere gli investitori e i depositanti: ….un tal Zuam da Tolentino, luchese, li portò in oro ducati....milia, et fo la prima partida; poi Mario Cini, fiorentin, ducati...milia; poi domenego Cavalin, per nome de sier Antonio Grimani, procurator, ducati 2.500 et molti alti infiniti: etiam portoe Focher (Fugger), todesco, ducati X milia ongari......; in tanto che have forssi ducati 50.000 milia in questo zorno. Morale: in questo caso, nel giro di un anno, la situazione debitoria del banco ha avuto un epilogo positivo; non lo fu in altre occasioni per altre banche, dove queste fallirono, trascinando con se tutti coloro che avevano denari depositati; la banca Garzoni riusci' a risalire la china grazie anche al governo e grazie al fatto che, comunque, c'erano debitori che dovevano rimettere importi tali da poter tacitare i creditori; diciamo che quella del Garzoni era, in fondo, una banca virtuosa. Se è vero che le banche erano vulnerabili in caso di congiunture come era avvenuto in questa occasione per i Garzoni, la buona norma imponeva che la banca non si esponesse oltre quello che era l'entita' dei suoi depositi; spesso non era così. Le banche che ricevevano denaro per renderlo disponibile su un'altra piazza, lo utilizzavano nel frattempo per speculazioni, prestiti, anticipi dati a commercianti, ecc. ecc. e quando questi impieghi andavano troppo oltre il proprio giro d'affari, un intoppo causato da una guerra, una epidemia ed altri gravi accidenti, rendevano inesigibili i crediti oppure i capitali restavano bloccati per mesi in una piazza isolata per via dei blocchi navali creati dai nemici; questo causava una crisi di liquidità che poteva impedire alla banca di far fronte ai propri impegni arrecando danni ai clienti, al suo buon nome ed allo stato. Spero di non avervi tediato più di tanto Saluti Luciano1 punto
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http://www.ebay.it/itm/SLOWENIEN-EURO-KMS-2011-PP-PROOF-INKL-3-EURO-/350473094308?pt=M%C3%BCnzen_Medaillen&hash=item5199d304a4 http://www.ebay.it/itm/SLOWENIEN-2011-KMS-PP-PROOF-100-ORIGINAL-UND-BEREITS-SEHR-SELTEN-/280867631423?pt=M%C3%BCnzen_Medaillen&hash=item416503f13f http://www.ebay.it/itm/KMS-Kursmunzensatz-Slowenien-2011-PP-proof-polierte-Platte-mit-3-Euro-/300742672352?pt=M%C3%BCnzen_Medaillen&hash=item4605a8ffe0 http://www.ebay.it/itm/Slowenien-Slovenia-Kursmunzsatz-KMS-Coin-set-2011-PP-Proof-/330760921511?pt=M%C3%BCnzen_Medaillen&hash=item4d02e321a7 io a quei prezzi non ne vedo....1 punto
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Vorrei aggiungere alcune considerazioni generali al problema delle prime emissioni coloniali romane. Cosa fu una colonia di diritto latino fondata nel 273 a.C. Diversamente dalle colonie di diritto romano, per cui i cittadini erano a tutti gli effetti cittadini romani e soggetti alle leggi romane, gli abitanti delle colonie latine non erano Cives Romani Optimo Jure, ossia non avevano piena cittadinanza romana (che era una prerogativa molto ristretta e ambita e che due secoli dopo determinerà una grave crisi sociale fino a sfociare nella famosa Guerra Sociale, che finirà con la concessione molto più ampia della cittadinanza romana). Tuttavia i coloni latini avevano non pochi diritti e privilegi, fra cui lo ius connubi, ossia libertà di matrimonio tra diverse classi sociali e lo ius commercii, cioè potevano ricorrere al magistrato per la tutela dei propri atti negoziali. Appare evidente che i coloni che erano andati a popolare la nuova città Cosa, presso l’attuale Ansedonia, a spese dei territori già etruschi di Vulci e Volsinii, non dovevano subire una degradazione, ossia essere romani diventati solo latini (salvo forse rari casi di cittadini romani degradati a causa ad esempio di forti debiti non onorati). Non dimentichiamo che Roma aveva già ampliato le sue conquiste, grazie anche al fondamentale aiuto di alleati, per lo più Latini e altre popolazioni vicine. Molti di questi però erano poveri contadini o braccianti e artigiani senza negozi. Ad essi si devono aggiungere anche vecchi soldati che avevano combattuto a fianco dei Romani e andavano in qualche modo compensati, dopo anni di sacrifici. Quindi erano specie di emigranti che erano disponibili ad essere inviati verso nuove terre fertili e di interesse strategico e commerciale, mantenendo o acquisendo i diritti latini, ovviamente a scapito di indigeni che non avevano voluto seguire una politica filoromana. Avendo tutto l’interesse a rendere produttiva una nuova colonia latina filoromana, gli stessi Romani hanno probabilmente aiutato questi nuovi coloni a dotarsi di alcuni mezzi, come strumenti agricoli e i primi capi di bestiame da allevare poi. E’ anche possibile che abbiano concesso a loro un certo quantitativo di metallo (bronzo) per essere coniato al nome della nuova colonia, seguendo chiaramente alcune caratteristiche generali che dovevano ricondursi a un orientamento comunque filoromano. E’ evidente che la coniazione dei bronzi di Cosa con Protome equina non può essere avvenuta contestualmente alla sua fondazione, col rito del pomerio. Bisognava prima costruire almeno le prime infrastutture come case e strade e poi in fondo bastava poco per avviare una propria zecca. Bastava una piccola fonderia, per fondere il bronzo per ricavare tondelli e allestire i conii e i punzoni per stampare i tondelli, utilizzando il conio fisso di incudine (diritto, che ospita generalmente la testa della divinità) e il conio mobile di martello (rovescio, con la rappresentazione di significato politico). Ovviamente servivano operai e artisti specializzati, ma la squadra era composta da poche persone (forse non più di 3 – 4 persone per una piccola zecca) che magari hanno fornito i loro servizi in più colonie, sotto il controllo romano. Quindi mi sembra logico che i primi bronzi di Cosa non siano stati battuti prima di pochi anni dopo la fondazione, a partire dal 270 a.C. circa. Manca ancora un vero ed esaustivo Corpus dei bronzi di Cosa, ma resta fondamentale lo studio di T. Buttrey “The Cosa. The Coins”, MAAR 34, 1980, p. 11-153, che ha analizzato anche le numerose monete varie trovate durante gli scavi archeologici di Cosa, che hanno appunto evidenziato una certa durata dell’emissione, anche se non in grande quantità, andando a finire in piena prima guerra punica (e non dimentichiamo che gli alleati latini, avevano tra i loro obblighi, anche quello di fornire aiuti militari ai legionari romani). Non ho da aggiungere a quanto puntualmente esposto dal bravo Rapax, che ha evidenziato un notevole parallelismo tra le serie cosane e quelle romane con gli stessi tipi (appare evidente che i bronzi con ROMANO erano destinati originariamente ai cittadini romani, che hanno poi liberamente scambiato e alla pari con simili bronzi a nome delle colonie, rispettando la libertà di commercio che esisteva appunto tra i Romani e i Latini). La testa di Minerva si ritrova in maniera molto simile anche sui bronzi con il Gallo e astro, che formano chiaramente una monetazione federale. Tuttavia ci sono alcuni dubbi che pure essi debbano risalire fino alla guerra pirrica. Quello che emerge chiaramente è che i bronzi con Minerva-Atena/Gallo e astro hanno circolato contemporaneamente con i bronzi di tipo neapolitano con Apollo/Toro androprosopo e Nike della III fase (270-250 a.C.). Allego una cartina che mostra chiaramente come nella Campania e nel Sannio nella prima metà del III secolo a.C. ambedue i tipi di bronzo abbiano circolato insieme e quindi sono stati trovati insieme nei ripostigli dell’epoca (la cartina è tratta dalla pagina 155 del bel volume di R. Cantilena, “Monete della Campania antica”, Banco di Napoli 1988, quindi un volume fuori commercio e non di facile reperimento): Già la Taliercio, nella sua ampia trattazione sul bronzo di Neapolis (Atti dei Convegni del Centro Internazionale di Studi Numismatici, VII, 1980, Napoli 1986), a pagine 242-243 accenna che i comuni bronzi con Toro androprosopo a nome di Cales, Suessa e Teanum sono stati utilizzati come tondelli per la riconiatura di bronzi di Neapolis con gli stessi tipi, della III fase ma anche di bronzi romani con Protome di cavallo e ROMANO (Cr. 17/1, come ad esempio sul Garrucci p. 60, tav. LXXVII, n. 22). Al British Museum esiste un esemplare di Aquinum con Minerva-Atena/Gallo e astro che è risultato essere riconiato sopra un bronzo di Neapolis con Apollo/Toro androprosopo e Nike della terza fase….. Per tutte queste ragioni e grazie anche al grande ripostiglio di Pietrabbondante 1900, sepolto intorno al 260 e conservato al Museo Archeologico di Napoli, resta assai probabile una datazione ai primi anni della prima guerra punica, che ha visto anche una forte mobilitazione di forze militari ed economiche degli alleati a fianco di Roma. Appare evidente che la sovrapposizione di due tipi di monete, con Minerva-Atena/Gallo e astro e con Apollo/Toro androprosopo e Nike della III fase, non ha senso se parliamo di un unico vero centro produttore di monete, come Neapolis. I bronzi con Toro androprosopo erano di competenza neapolitana, fedele alleata di Roma e con importante porto, mentre invece i coevi bronzi con il Gallo (prevalentemente verso la Campania) e con la Protome equina (verso l’Etruria) erano emissioni di coloni latini e quindi con diversa autonomia e comunque sempre in senso filo-romano. Non ha alcuna ragione di ritenere le emissioni col Gallo e astro come una monetazione federata in funzione antiromana (forse comprensibile solo retrocedendo di almeno mezzo secolo, una ipotesi che appare difficile da sostenere alla luce dei ripostig1 punto
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Non può essere un denario della gens Cipia in quanto ha al rovescio una biga. Direi invece un denario della Manlia, con la quadriga trionfale al passo: http://numismatica-c...moneta/R-G256/61 punto
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Buona sera .....aggiungo un'altro ultimo acquisto ........ anche questo ben pagato e con le solite ormai tracce .......1 punto
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Ho seguito il consiglio di eracle, anche perchè comprarle "vissute" costa molto meno (è solo un fattore di soldi) ma mi accontento lo stesso, poi riesco sempre a spuntare un prezzo conveniente. Questa (1798) mi sembra abbia subito la "pulizia" :bash: e ha due punti dopo la G1 punto
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<ol> <li>Io mi sono tenuto dentro questa storia da oramai oltre un anno e mezzo data del sequestro della mia collezione ma adesso nn ce la faccio piu e nn mi arrendero.O comprato 3 anni fa circa sul noto sito alcune monetine da studio.In particolare una monetina Antoniniano tra laltro secondo me e una riproduzione dal mega valore di 14 euro.A conclusione delle indagini preliminari INDAGATO DEL DELITTO di cui art 81 cpv 648( ricettazione) con azioni esecutive del medesimo disegno criminoso,per fini di personale ingiusto profitto ecc..... Valutate voi se una persona onesta di 57 anni padre di famiglia che a sempre lavorato e pagato le tasse incensurato merita di essere trattato cosi praticamente da criminale.Grazie bel paese e anche con i soldi delle mie tasse che avete studiato.</li> </ol>1 punto
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