Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/21/12 in tutte le aree
-
... Sono 498 monete d'oro coniate sotto l'imperatore Leone I, al potere tra il 457 e il 474 dopo Cristo, seguite da quelle coniate sotto l'imperatore Antemio che regnò tra il 467 e il 472 (sempre dopo Cristo). Esso è di ... il Link: http://www.corriere.it/cultura/12_luglio_21/tesoro-conte-montecristo-museo_5927cf5e-d2ff-11e1-acdf-447716ba2f20.shtml Buona Lettura ... Ernesto2 punti
-
Mentre aspetto che mi rispondiate alla discussione: http://www.lamoneta....6/page__st__150 vi regalo un'altra storiella .....educativa: C’era una volta un contadino, in uno dei 10 fuochi che abitavano a Monte Zignano, coltivava un orto alle rive del Bisagno, era povero ma saggio, lavorava duramente la terra con suo figlio e aveva un cavallo di cui si serviva per trasportare le merci in città. Un giorno il figlio gli disse: “Padre, che sfortuna! Il nostro unico cavallo è scappato!” “Perchè la chiami sfortuna – rispose il padre – vediamo quello che ci porta il domani.” Dopo pochi giorni il cavallo ritornò accompagnato da una bellissima giumenta selvaggia: “Padre, che fortuna! – esclamò il ragazzo – Il nostro cavallo ne ha portato un altro!” “Perchè la chiami fortuna – rispose il padre – vediamo quello che ci porta il domani” Qualche giorno dopo, il ragazzo volle montare il nuovo cavallo e questo, non abituato ad un cavaliere, si impennò e lo scaraventò al suolo. Il ragazzo si ruppe una gamba! “Padre, che disgrazia! Mi sono rotto una gamba!” Il padre ricorrendo alla sua esperienza e saggezza disse: “Perché dici disgrazia? Vediamo quello che ci porta il domani!” Il ragazzo non era convinto della filosofia del padre e piagnucolava nel suo letto. Pochi giorni dopo, passarono per il villaggio gli incaricati del Doge cercando giovani per mandarli alla guerra contro Venezia. Nella casa dell’anziano, videro solo un giovane con la gamba rotta e steccata e lo lasciarono lì, allontanandosi. Guarito che fu, zappando e togliendosi la blusa gli cadde un soldo dal borsellino che rotolò in una fossa che stava scavando: “Padre che sfiga! Ho perso una palànca!” “Perchè dici sfiga – rispose il padre – vediamo quello che ci porta il domani” Scavando ancora un po’ per recuperare la monetina scoprì il tesoro di Alarico e capì perché nessuno lo aveva ancora trovato scavando nel fiume Busento. “Padre che cu…….” Ma si interruppe improvvisamente, il giovane comprese allora che non si devono dare come assolute né la disgrazia né la fortuna, ma bisogna sempre dare tempo al tempo, per vedere se una cosa è buona o cattiva … MORALE: …che palle, ….pensate tutti i giorni, ad ogni domanda, quello rispondeva così, …è più vivace la “Costituzione Europea”!2 punti
-
Sembra quasi uno slogan, in realtà è l'evoluzione di un processo economico in atto nell'età comunale, è una discussione che riguarderà diverse città, ma Genova sicuramente in Italia sarà almeno inizialmente protagonista. L'argomento è trattato da diversi, è caro a Spufford, Menant, non è prerogativa di qualcuno in particolare, ma iniziamo .... Nel 1150 viene concesso il monopolio " dei banchi del comune di Genova " per 29 anni a un consorzio di ricchi cittadini che si impegnano a tenerlo per almeno otto ; si tratta di banchi di cambiatori, ma il registro di Giovanni Scriba dice che le operazioni comprendevano già dei prestiti e forse anche dei depositi. Tranne in qualche registro di notai genovesi il vuoto come documentazione è enorme, in particolare per il periodo tra il 1150 e il 1250. Il primo libro di conti è di un fiorentino,un banchiere attivo nel 1211, del 1260 di un banchiere di Imola,poi quelli della compagnia fiorentina dei Borghesi e il libro delle fiere della Champagne degli Ugolini. Il cambio manuale è l'attività originaria, viene praticato nelle strade commerciali e sulle piazze principali, lì i cambiatori tengono le loro tavole o banchi : a Venezia a Rialto e a San Marco, a Firenze al Mercato Vecchio, a Bologna al mercato di Porta Ravegnana, a Pistoia nella piazza principale. Dal termine di " banco " avrà origine quello di banca , mentre " tavola "designerà le più importanti compagnie tipo "la Tavola dei Bonsignori " di Siena. I cambiatori esercitano un ruolo pubblico, non cambiano soltanto, controllano la qualità delle monete, ecco uno dei motivi del monopolio di Genova. In età comunale molti cittadini in possesso di ricchezza monetaria diventano prestatori, il denaro diventa mestiere ; la banca nasce nell'Italia di quel tempo ed è alla metà del XII secolo a Genova che si hanno le prime notizie di banche e banchieri. Dall'unione delle due attività, il deposito e il prestito,nasce la forma iniziale di deposito bancario. La formalizzazione del contratto di cambio alla metà del XII secolo diventa il passo fondamentale dell'evoluzione della tecnica bancaria. Una somma versata a Genova per esempio in moneta genovese può essere rimborsata nella Champagne in moneta locale, denari provisini,entro un termine stabilito e un tasso pattuito. E' sempre Genova che ci fornisce informazioni : i banchi vengono affittati spesso " a Stranieri "e questi stranieri sono gli astigiani e i piacentini. L'attività bancaria si sviluppa inizialmente nel nord ovest, parte da Genova con protagonisti prima gli astigiani poi i piacentini ,ma poi la storia cambierà e nella prima metà del XIII secolo i protagonisti del campo bancario saranno altri, dovremo guardare in Toscana, a Firenze ovviamente ,ma non solo, anche Lucca, Siena e altre città saranno artefici dello sviluppo bancario. Ma di Firenze, della Champagne, ma anche di Venezia parlerò in un prossimo post.....2 punti
-
Salve a tutt* confermo con Magdi la piacevolezza della serata di ieri ed anche l'interesse della pubblicazione, che affronta il tema dei paesaggi antropizzati e delle vie di terra e di acqua in questa zona della Toscana nel Medioevo, contestualizzando al meglio e contribuendo così alla spiegazione del ritrovamento del ripostiglio, egregiamente studiato da Andrea Saccocci. Solo alcune doverose precisazioni a quanto detto da chi mi ha preceduto: - non vi è riportata alcuna immagine presa da questo sito, ma c'è un denaro inedito in letteratura a stampa che è simile ad uno che era già apparso sul sito, ...tutto qui. - i denari di Lucca e di Pisa con anelletto e anelletto radiato non sono tanto rari da trovare come reperto singolo (almeno in Toscana), ma questo è l'unico ripostiglio di denari di Pisa e di Lucca tardo-duecentesco che io conosca. Infatti quello di Rocca San Silvestro, che ne contiene un buon numero, si ritiene costituito e deposto tra il 1318 ed il 1330 circa (per l'assenza dei piccioli pisani con P ornata ed aquila, emessi a partire da un'ordinanza del 1318 e per la datazione delle monete fiorentine più recenti). Gli altri ripostigli con denari di Lucca e/o di Pisa invece si chiudono al più tardi alla fine del XII secolo... - il fatto che vi siano denari di Lucca e di Pisa solo con l'anelletto e derivati non è dovuto al numero, ma piuttosto al tipo di accumulazione che lo ha generato, che - se non erro - gli autori suppongono possa corrispondere ad una giornata corrisposta per il passaggio di barca di greggi e/o beni sul lago di Sesto, quindi concentrata nel tempo. Il numero di pezzi, più contenuto rispetto al probabile ripostiglio di Rocca S. Silvestro, e corrispondente alle cifre menzionate nei documenti che parlano dei passaggi sul lago, sembrerebbe essere una conferma di ciò. - oltre ai denari di Lucca e di Pisa il ripostiglio conteneva anche un fiorino piccolo di Firenze, che, per quanto frammentario, è utile per la datazione post quem della costituzione/deposizione dell'insieme. Altre precisazioni e/o approfondimenti potranno venire dallo stesso Andrea, o da chi altri poi leggerà il volume. Invece io appena troverò un poco di tempo mi dedicherò a quel denaro di augustus...per il quale francamente non ho visto o trovato ancora una lettura del tutto convincente. un caro saluto e buon w-e! MB2 punti
-
Si confermo l'identificazione, si tratta di un quinario di Augusto: Octavian AR Quinarius. 29-27 BC. CAESAR IMP VII, bare head right / ASIA RECEPTA, Victory standing left on cista mystica between two serpents erect. BMCRE 647, RSC 14,RIC 276. Qui vedi alcuni esempi: http://www.wildwinds...8.html#RIC_0276 Per 10 sterline secondo me puoi procedere all'acquisto. Saluti Enrico1 punto
-
A quanto ne so io, la Mutta era il pezzo da 20 centesimi coniato da Vittorio Amedeo nel 1794-96 e la Mezza Mutta il pezzo da 10. Era a circolazione fiduciaria, essendo coniato in mistura con un intrinseco molto inferiore al nominale. Si diceva Mutta (cioè «muta») perchè, al di là dell'aspetto che pareva di buon argento, non tintinnava a causa dell'elevata percentuale di rame.1 punto
-
confermo...... Gallienus, Silvered Antoninianus, 257-258, Joint Reign, Asia (RIC) Antioch (Göbl) IMP GALLIENVS AVG Radiate, cuirassed bust right VICTORIA GE_RMAN Victory standing right, palm in left hand over shoulder, presenting wreath in right hand to Gallienus standing facing, head left, globe in right hand, vertical spear in left 21mm x 23mm, 3.39g RIC V, Part I, 452; Göbl 1603b Ex Dan Hoffman Gallienus Collection1 punto
-
Secondo me sarà proprio una MODA. Forse in questo momento una piccola parte tra tutti i collezionisti li acquista. Ma non avendo seguito e non essendo ufficiali sarà un periodo. Finirà.1 punto
-
Vorrei aggiungere alcune considerazioni generali al problema delle prime emissioni coloniali romane. Cosa fu una colonia di diritto latino fondata nel 273 a.C. Diversamente dalle colonie di diritto romano, per cui i cittadini erano a tutti gli effetti cittadini romani e soggetti alle leggi romane, gli abitanti delle colonie latine non erano Cives Romani Optimo Jure, ossia non avevano piena cittadinanza romana (che era una prerogativa molto ristretta e ambita e che due secoli dopo determinerà una grave crisi sociale fino a sfociare nella famosa Guerra Sociale, che finirà con la concessione molto più ampia della cittadinanza romana). Tuttavia i coloni latini avevano non pochi diritti e privilegi, fra cui lo ius connubi, ossia libertà di matrimonio tra diverse classi sociali e lo ius commercii, cioè potevano ricorrere al magistrato per la tutela dei propri atti negoziali. Appare evidente che i coloni che erano andati a popolare la nuova città Cosa, presso l’attuale Ansedonia, a spese dei territori già etruschi di Vulci e Volsinii, non dovevano subire una degradazione, ossia essere romani diventati solo latini (salvo forse rari casi di cittadini romani degradati a causa ad esempio di forti debiti non onorati). Non dimentichiamo che Roma aveva già ampliato le sue conquiste, grazie anche al fondamentale aiuto di alleati, per lo più Latini e altre popolazioni vicine. Molti di questi però erano poveri contadini o braccianti e artigiani senza negozi. Ad essi si devono aggiungere anche vecchi soldati che avevano combattuto a fianco dei Romani e andavano in qualche modo compensati, dopo anni di sacrifici. Quindi erano specie di emigranti che erano disponibili ad essere inviati verso nuove terre fertili e di interesse strategico e commerciale, mantenendo o acquisendo i diritti latini, ovviamente a scapito di indigeni che non avevano voluto seguire una politica filoromana. Avendo tutto l’interesse a rendere produttiva una nuova colonia latina filoromana, gli stessi Romani hanno probabilmente aiutato questi nuovi coloni a dotarsi di alcuni mezzi, come strumenti agricoli e i primi capi di bestiame da allevare poi. E’ anche possibile che abbiano concesso a loro un certo quantitativo di metallo (bronzo) per essere coniato al nome della nuova colonia, seguendo chiaramente alcune caratteristiche generali che dovevano ricondursi a un orientamento comunque filoromano. E’ evidente che la coniazione dei bronzi di Cosa con Protome equina non può essere avvenuta contestualmente alla sua fondazione, col rito del pomerio. Bisognava prima costruire almeno le prime infrastutture come case e strade e poi in fondo bastava poco per avviare una propria zecca. Bastava una piccola fonderia, per fondere il bronzo per ricavare tondelli e allestire i conii e i punzoni per stampare i tondelli, utilizzando il conio fisso di incudine (diritto, che ospita generalmente la testa della divinità) e il conio mobile di martello (rovescio, con la rappresentazione di significato politico). Ovviamente servivano operai e artisti specializzati, ma la squadra era composta da poche persone (forse non più di 3 – 4 persone per una piccola zecca) che magari hanno fornito i loro servizi in più colonie, sotto il controllo romano. Quindi mi sembra logico che i primi bronzi di Cosa non siano stati battuti prima di pochi anni dopo la fondazione, a partire dal 270 a.C. circa. Manca ancora un vero ed esaustivo Corpus dei bronzi di Cosa, ma resta fondamentale lo studio di T. Buttrey “The Cosa. The Coins”, MAAR 34, 1980, p. 11-153, che ha analizzato anche le numerose monete varie trovate durante gli scavi archeologici di Cosa, che hanno appunto evidenziato una certa durata dell’emissione, anche se non in grande quantità, andando a finire in piena prima guerra punica (e non dimentichiamo che gli alleati latini, avevano tra i loro obblighi, anche quello di fornire aiuti militari ai legionari romani). Non ho da aggiungere a quanto puntualmente esposto dal bravo Rapax, che ha evidenziato un notevole parallelismo tra le serie cosane e quelle romane con gli stessi tipi (appare evidente che i bronzi con ROMANO erano destinati originariamente ai cittadini romani, che hanno poi liberamente scambiato e alla pari con simili bronzi a nome delle colonie, rispettando la libertà di commercio che esisteva appunto tra i Romani e i Latini). La testa di Minerva si ritrova in maniera molto simile anche sui bronzi con il Gallo e astro, che formano chiaramente una monetazione federale. Tuttavia ci sono alcuni dubbi che pure essi debbano risalire fino alla guerra pirrica. Quello che emerge chiaramente è che i bronzi con Minerva-Atena/Gallo e astro hanno circolato contemporaneamente con i bronzi di tipo neapolitano con Apollo/Toro androprosopo e Nike della III fase (270-250 a.C.). Allego una cartina che mostra chiaramente come nella Campania e nel Sannio nella prima metà del III secolo a.C. ambedue i tipi di bronzo abbiano circolato insieme e quindi sono stati trovati insieme nei ripostigli dell’epoca (la cartina è tratta dalla pagina 155 del bel volume di R. Cantilena, “Monete della Campania antica”, Banco di Napoli 1988, quindi un volume fuori commercio e non di facile reperimento): Già la Taliercio, nella sua ampia trattazione sul bronzo di Neapolis (Atti dei Convegni del Centro Internazionale di Studi Numismatici, VII, 1980, Napoli 1986), a pagine 242-243 accenna che i comuni bronzi con Toro androprosopo a nome di Cales, Suessa e Teanum sono stati utilizzati come tondelli per la riconiatura di bronzi di Neapolis con gli stessi tipi, della III fase ma anche di bronzi romani con Protome di cavallo e ROMANO (Cr. 17/1, come ad esempio sul Garrucci p. 60, tav. LXXVII, n. 22). Al British Museum esiste un esemplare di Aquinum con Minerva-Atena/Gallo e astro che è risultato essere riconiato sopra un bronzo di Neapolis con Apollo/Toro androprosopo e Nike della terza fase….. Per tutte queste ragioni e grazie anche al grande ripostiglio di Pietrabbondante 1900, sepolto intorno al 260 e conservato al Museo Archeologico di Napoli, resta assai probabile una datazione ai primi anni della prima guerra punica, che ha visto anche una forte mobilitazione di forze militari ed economiche degli alleati a fianco di Roma. Appare evidente che la sovrapposizione di due tipi di monete, con Minerva-Atena/Gallo e astro e con Apollo/Toro androprosopo e Nike della III fase, non ha senso se parliamo di un unico vero centro produttore di monete, come Neapolis. I bronzi con Toro androprosopo erano di competenza neapolitana, fedele alleata di Roma e con importante porto, mentre invece i coevi bronzi con il Gallo (prevalentemente verso la Campania) e con la Protome equina (verso l’Etruria) erano emissioni di coloni latini e quindi con diversa autonomia e comunque sempre in senso filo-romano. Non ha alcuna ragione di ritenere le emissioni col Gallo e astro come una monetazione federata in funzione antiromana (forse comprensibile solo retrocedendo di almeno mezzo secolo, una ipotesi che appare difficile da sostenere alla luce dei ripostig1 punto
-
i rilievi non sono malvagi...però il bordo non è messo molto bene...però ho visto delle monete da 1 lira aquila col bordo martoriato per via delle incisioni dei fert....1 punto
-
Ribadisco che quanto fin qui emerso mi pare decisamente sensato ed è proprio per questo che vale la pena muovere delle costruttive osservazioni ;). Non conoscendo bene l'argomento specifico, premetto che potrei tranquillamente sbagliarmi, ma dubito che il meccanismo fosse proprio questo, o meglio, nutro dei dubbi soprattutto sullo status delle figure coinvolte. Un abitante di Roma non era necessariamente un cittadino romano ed essere cittadino romano rappresentava un privilegio di non poco conto. Penso sia plausibile ipotizzare che la rinuncia a tale privilegio, nella mente di un cittadino nel senso pieno del termine, rappresentasse l'extrema ratio. Rinuncia imposta? Ho dei dubbi anche su questo in quanto, essendo in gioco la fedeltà della colonia, penso sia più logico pensare ad un approccio atto a fornire ai coloni una prospettiva migliorativa della propria condizione sociale, non peggiorativa. Ma questo è un dettaglio che possiamo anche far cadere, almeno per il momento, in secondo piano. A mio avviso è ora fondamentale partire con un'analisi dettagliata dei tipi fino ad ora citati e, a tal fine, partirei con il bronzo romano-campano Testa di Minerva / Protome equina a legenda ROMANO (RRC 17). Lo studio più esaustivo che ho fino ad oggi trovato è quello di Marina Taliercio Mensitieri, contenuto negli Atti del X convegno del Centro Internazionale di Studi Numismatici (Napoli, 18-19 giugno 1993). La serie RRC 17, per posizione dei tipi, è suddivisibile in 4 gruppi: A) Dritto a sinistra; Rovescio a destra - Peso medio 5,42 g, calcolato su 1216 esemplari dei 1231 noti B) Dritto a destra; Rovescio a sinistra - Peso medio 5,48 g, calcolato su 187 esemplari dei 193 noti C) Dritto a sinistra; Rovescio a sinistra - Peso medio 5,01 g, calcolato su 52 esemplari dei 54 noti D) Dritto a destra; Rovescio a destra - Peso medio 4,98 g, calcolato su 82 esemplari Dal grafico 2 di pagina 129: Tra le emissioni del gruppo A, ben 936 esemplari (circa il 77%), presentano un peso compreso tra i 6,00 ed i 4,50 g, 81 (circa il 6,5%) si attestano sui 6,50 g e 112 (circa il 9%) sui 4,00 g. Tra le emissioni del gruppo B, 97 (circa il 52%) presentano un peso compreso tra 5,5 e 5,00 g, 23 (circa il 12%) si attestano sui 6 g e 25 (circa il 13%) sui 4,5 g. Tra le emissioni del gruppo C, l'esigua campionatura evidenzia, per 38 esemplari (circa il 73%), una pressoché omogenea distribuzione compresa tra i 5,50 ed i 3,50 g. Tra le emissioni del gruppo D, 25 esemplari si attestano a 4,50 g (circa il 30,5%), 25 hanno un peso compreso tra 5,5 e 5,00 g (circa il 30,5%) e 10 si attestano a 4,00 g (circa il 12%). Le emissioni dei gruppi A e B paiono quindi caratterizzate da un livello ponderale assai simile, quelle dei gruppi C e D invece presentano un peso medio lievemente inferiore rispetto ai due gruppi precedenti. Per il tipo Testa di Minerva / Protome equina a legenda ROMANO le cronologie proposte sono suddivisibili in due gruppi, una che la lega al didrammo con medesimo rovescio, l'altra che svincola il bronzo dall'argento con medesimo tipo al rovescio. Grueber, Breglia e Mitchell, prediligendo il legame con il didrammo, propongono una datazione alta entro la fine del IV secolo, mentre una cronologia bassa al 269-243 è proposta da Mattingly-Sydenham. Sempre rapportando bronzo ed argento, Thomsen data le emissioni al 280, specificando "che il bronzo deriverebbe dalla riconiazione su un bronzo di Siracusa con Zeus Hellanios riferibile al regno di Iceta e si accorderebbe con l'imitazione tipologica di Cosa, colonia latina del 273. Medesima interpretazione per il Pedroni, che inquadra sia l'argento che il bronzo romano nel 275. Sganciando il bronzo dall'argento il Crawford, nel 1974, sostiene il Thomsen per quanto riguarda la datazione del didrammo al 280, ma sposta il bronzo romano collocandolo dopo la fondazione di Cosa ma prima del 269, rilevando delle differenze rispetto al didrammo con la lupa. Il Burnett rileva anch'egli analogie con la serie cosana, proponendo per le due serie enee medesima zecca e periodo, ribassando però la datazione al 260 e mettendola in relazione alla Prima Guerra Punica. Quest'ultimo inquadramento è quello che riscuote, attualmente, i maggiori consensi (fu poi condiviso dal Crawford nel 1985) ma, spingendosi oltre, il Mattingly, correlando il bronzo con protome equina a quello con l'aquila, lo aggancia al didrammo con Vittoria, proponendo un ulteriore ribassamento al 250-240. Rispetto alla teoria del Thomsen non riesco sinceramente a trovare un legame, ponderale soprattutto, tra il tipo RRC 17 ed il bronzo siracusano ma, sorvolando su tale questione, il legame con la serie di Cosa pare unanimemente riconosciuto. Sempre dallo studio della Taliercio Mensitieri, tale legame trova ulteriori conferme in quanto la seconda serie cosana presenterebbe, oltre alle analogie iconografiche, anche la medesima suddivisione nei 4 tipi, pur riscontrando differenze nelle sequenze degli orientamenti. Sia nella serie RRC 17 che nelle emissioni di Cosa sono poi presenti varianti ove compare il simbolo stella, se pur con variazioni nella posizione dei tipi. L'elemento più importante emerge però dalle caratteristiche ponderali: la prima serie di Cosa, con al dritto la testa di Marte, presenta il medesimo livello ponderale dei gruppi A e B del tipo RRC 17, mentre la seconda serie, con testa di Cosa, parrebbe presentare un peso medio lievemente inferiore, come per gli esemplari dei gruppi C e D dell'emissione con testa di Minerva. Pare che due gruppi ponderali siano rintracciabili anche nelle serie gallo ed astro di Suessa. Sembra tuttavia esserci un peso superiore per il primo gruppo (che, sommariamente, parrebbe accomunare le emissioni con il gallo coniate dalle citate colonie), mentre i livelli parrebbero riequilibrarsi negli addensamenti più leggeri (da quanto ho letto, caratteristici di Suessa ed Aquinum). Potrebbero essere semplici coincidenze... e non si tratta certo di una conclusione ma, potenzialmente, di un inizio...1 punto
-
!1)Rutter 1975 Bruttium, The Brettii. Circa 214-211 BC. AE Reduced Sextans. Helmeted head of Ares left; griffin on helmet, grain ear below / Nike standing left, erecting trophy; cornucopiae between, hammer right. Scheu 16; SNG ANS 30ff; Rutter, HN 1975. Potrebbe essere anche :2) SNGANS 29 Bruttium, The Brettii. Circa 214-211 BC. AE doppio. Testa barbuta di Ares a sinistra, in elmo corinzio decorato con grifone; due palline alle spalle, l'orecchio di grano sotto la testa / Nike in piedi a sinistra, trofeo incoronazione con la corona e la palma, tra cornucopie, BPETTI W N dietro. Le tue immagini sono troppo poco definite e la moneta troppo consumata per essere certi della classificazione. Clicca qui: https://dl.dropbox.com/u/11761319/Brettii.jpg1 punto
-
L'ultima medaglia anche se riporta il nome del pontefice Pio IX venne coniata a Napoli nelle officine di De Gregorio, oramai noto sul nostro forum grazie ai tanti bottoni antichi postati nell'apposita discussione. E' una medaglia riportata nell'opera di Franco Bartolotti - Medaglie e decorazioni di Pio IX. Venne coniata per l'incoronazione della Madonna di Pugliano decretata dal capitolo vaticano il 13 agosto 1875 da Pio IX. La medaglia ha un grande valore storico per i cittadini del comune vesuviano, venne coniata in due versioni: questa di De Gregorio ed una coniata dalle officine Wirz. Ecco le immagini ed alcuni siti internet che parlano di questo storico santuario. http://www.smapugliano.it/basilica/Visita%20alla%20basilica.htm http://www.flickr.com/photos/10083926@N04/2808718205/ " ............. La prima testimonianza che parla della chiesa di Pugliano è del 15 novembre 1076 (documento proveniente dal monastero di S. Sebastiano in Napoli, retto dai monaci Basiliani). Una nobile napoletana di nome Maria faceva il suo testamento. Dopo di aver lasciato in eredità varie somme a molte chiese napoletane dice: “At S. Maria at Pugnanum tari otto”. Il Capasso dice: “Mi pare che S. Maria at Pugnanum sia la stessa che S. Maria a Pugliano celebre Santuario”. Fin dai tempi più antichi la Madre del Signore è stata celebrata nel Santuario di Pugliano in una delle feste liturgiche più antiche, cioè il giorno dell’Assunta, (15 agosto) memoria antichissime e primaria della Vergine (cfr. il Galante – Memoria del Santuario di Pugliano anno 1875)........" " ........... Usciti dalla sagrestia, notiamo sulla parete destra, una grande lapide, che ricorda l'incoronazione della Madonna di Pugliano, decretata dal Capitolo Vaticano, ed avvenuta il 13 agosto 1875. ....."1 punto
-
Si concordo con quanto detto da flavius si tratta di: Provinciali Romane. Herennia Etruscilla. 249-251 d.C. D/ HER ETRVSCILLA AVG Busto di Etruscilla verso destra. R/ PMS COL VIM AN XII la Moesia tra un toro e un leone.. zecca di VIMINACIVM in Moesia, Moushmov 48. Peso 14,65 gr. Diametro 26 mm.conservazione BB. borgia.1 punto
-
Questo 2€ non è raro come le altre monete, e se non sbaglio nel 2012 ne arriveranno altri. si penso ne arrivi un altro miglioncino circa.... però fa sempre piacere trovarlo... :D1 punto
-
Herennia Etruscilla, moglie di Traiano Decio. Sembra un bronzo coloniale, della zecca di Viminacium nella Mesia Superiore. Un esemplare simile è descritto su Sear - Greek Imperial Coins al n. 4220.1 punto
-
Uno dei responsabili della Zecca per la coniazione delle monete, molto osteggiato dai "Lazzari" (fedeli al Re) fu Vincenzo Spinelli, IX Duca di Laurino, che in seguito alla caduta della Repubblica fu esule a Parigi. Rif. (G.C ONFORTI-A. GRISI-M. MARESCA, la Rivoluzione del 1799 – Alburni e Principato Citra, Arci Edizioni Postiglione (SA), 1999, pp.339-341) Ma chi fu/furono il/i maestro/i di zecca? ... Io non lo so! Sanni.... non mi dire che adesso ti vuoi interessare anche di questi personaggi ? sarebbe un'ottimo passo avanti, sai oltre alle monete e la storia che esse ci possono rivelare, a molte persone, come me in particolare, mi hanno sempre incuriosito, oltre ai vari simboli, disegni e particolari vari impressi su di esse, le sigle (letterine x intenderci) che troviamo su di esse......credo che questo studio non sia di poco conto per la storia della Monetazione Napoletana. Venedo a queste monete, anche se non ve ne sono impresse (tranne la Z - N) il Maestro di Zecca all'epoca era il Cav. Antonio Planelli (dal 1790 al 1803 seganto con le sigle A/P), il Maestro di Prova fu Raffaele Mannara (dal 1790 al 1802 segnato con la sigla M ) e l'incisore Domenico Perger (segnato con le sigle P e D P). I motivi per cui su queste monete non vi furono apposte le sigle sono +/- quelli segnalati da te e Galenus Per quanto riguarda le lettere Z e N il Prota si corregge da un suo stesso lavoro (Maestri ed Incisori della Zecca Napoletana - 1914) nel quale aveva scritto semplicemnete che tali sigle significavano "Zecca Napoletana" attribuendole in uno successivo del 1921 sullo studio della Monetazione di Napoli negli anni 1791/1799 alla "Zecca Nazionale" Ciao Modifico il messaggio aggiungendo e rispondendo qui sotto a Galenus (che vedo piano piano si avvicina sempre di più allo studio e approfondimento delle sigle con i relativi nominativi).......... L'allontanamento purtroppo non è un dato certo..... comunque sia, dato in breve periodo, non credo che ci sia posto il problema della loro sostituzione, anzi furono loro stessi ad non far imprimere le sigle che tanto necessitano per la loro "autenticità". In uno studio di Giovanni Magli sulla legislazione monetale della Repubblica Napoletana del 1799 ritrovo riportato: [....] ed è bene mettere in rilievo come il nuovo Regime Repubblicano mentre apportò profondi mutamenti nell'organizzazione dello Stato e quindi degli Uffici e nella designazione delle persone, specie negli organi direttivi, non adottò mutamenti nel personale della Zecca, costringendo anzi molti degli Ufficiali a rimanere al loro posto con riferimento al BCNN 1921 fasc. III di C.Prota sulla monetazione di Napoli degli anni 1791 e 1799 (qualcuno che c'è l'ha potrebbe verificare ? grazie)1 punto
-
Mah ... identificare la figura in quella dell'arcadico dio Pan mi sembra azzardato, visto che è piuttosto distante dalle consuete rappresentazioni, ... non suona la siringa, il suo stumento consueto, da lui ideato, ... è all'ombra di un albero che sembrerebbe un alloro ma sicuramente non un pino, il "suo" albero, e comunque il volto "da fantaccione" non è quello con cui normalmente veniva raffigurato. Credo si tratti dell'immagine bucolica di un fauno (non l'italico dio Fauno) o di un satiro, ingentilito nell'aspetto secondo una consuetudine di fine 800, inizi 900. Una bella immagine bucolica ..... Certo che l'artista non sapeva proprio come si suona un flauto .......1 punto
-
C'è molta "carne al fuoco" e io recentemente non ho avuto tempo per scrivere, quindi dirò la mia in modo relativamente sintetico. Mi dispiace molto che superbubu abbia cambiato idea ma del resto ognuno è libero di pensarla come vuole, inoltre lui ha argomentato in modo dettagliato la sua decisione. La rispetto, ma quello che non condivido proprio è la proposta di tornare a una "comunità europea" dove non solo ci siano ancora valute diverse ma venga nientemeno che annullato il mercato unico, con tanto di ritorno ai dazi doganali, e anche i controlli alla circolazione delle persone. In sostanza, si propone de facto la fine del processo d'integrazione e della comunità europea stessa. E qui veniamo a un punto importante. Qui non è questione di "essere degli attori protagonisti sulla scena mondiale", è questione di "campare". Mi spiegherò meglio in seguito. (Dobbiamo anche ammettere che ci siamo dati parecchio da fare per provocarlo questo razzismo, eh? :rolleyes: ) Non ci sarebbe nessun vantaggio puramente economico a far fuori il mercato unico: i dazi sono grossi ostacoli al commercio oltre che fonte di tensioni economiche, e gli stati europei commerciano fra loro per quote che vanno dal 50 al 70% del totale dei loro scambi. Sarebbe una specie di suicidio che porterebbe a un impoverimento di tutti, con tanto d'inevitabili guerre commerciali, e peso pressochè nullo di tutti verso l'esterno (ce la vedete davvero l'Italia a combattere da sola contro Cina, India, USA, Russia? Non scherziamo, via). Ma non è questo il punto principale: qui si ignora o sottovaluta un concetto fondamentale, che prescinde anche dai nostri personali sentimenti circa l'essere o meno europei: il processo d'integrazione europea non è uno sport, un gioco, un "optional": deriva dalla costatazione (più di una volta, e anche in modo tragico) che divisi non ci possiamo stare senza finire prima o poi per cadere in tensioni, litigi e quando va male anche in guerre. Tensioni e litigi che oggi per fortuna si discutono in vertici e consigli permanenti e in parlamenti. Prima non c'erano neanche quelli e al massimo si arrivava alle solite conferenze internazionali e sante alleanze temporanee, poi spesso alla guerra. Divisi non campiamo: chi si illude del contrario farebbe meglio a studiare bene la storia... ma non solo quella dei manuali scolastici di storia, anche quella della stessa integrazione comunitaria, che è sconosciuta ai più ma riserva parecchie sorprese. Scoprirebbe che molte altre volte, in passato, abbiamo cominciato a pensarla così... e troppo tardi ci siamo accorti che l'unico modo per salvarsi nella situazione che poi si veniva a creare era quello di cambiare completamente rotta. Tanto per fare un esempio poco conosciuto, gli inglesi oggi così "scettici" alla vigilia della seconda guerra mondiale, quando avevano ormai capito cosa li aspettava, erano fra i più ferventi sostenitori dell'unità europea (e non parlo solo dei politici ma anche dell'opinione pubblica): arrivarono anche ad accettare un progetto di unione federale con la Francia che non potè essere attuato perchè poco dopo i nazisti invasero la Francia, con tutto quello che ne seguì. La necessità aguzza l'ingegno, dice il proverbio, ma in Europa in genere lo fa troppo tardi purtroppo. E' un esempio come altri, e non si parla solo di guerre: quello è un caso estremo ma la tensione si esplicava in molti altri modi, l'odio reciproco ne veniva così alimentato in un circolo vizioso infernale. Il concetto è chiaro: possiamo pensarla come vogliamo circa il sentimento europeo, ma divisi volenti o nolenti non ci possiamo stare senza conseguenze spiacevoli. Dunque dobbiamo pensare bene a quello che facciamo, perchè siamo costretti a fare una scelta: o tentiamo di andare fino in fondo e vediamo se la cosa funziona oppure non illudiamoci che senza quel poco di coordinamento che abbiamo con l'UE si continuerà a vivacchiare tranquilli come si è fatto fino ad ora, pur con tutti i difetti che vogliamo. Senza integrazione, per quel poco che ce ne sia, non vivremo bei tempi, la nostra vita non sarà più facile di ora, non saremo più indipendenti di adesso, non progrediremo. Pensarlo è un'illusione molto pericolosa. E non illudiamoci di essere "sovrani" più di oggi, perchè se veramente non ci fosse più un qualche tipo di "blocco europeo", tutti correrebbero a stringersi ancor più di ora alla gonnella di mamma USA oppure della Russia... e chissà in futuro magari anche della Cina. Divisi non siamo nessuno, solo dei poveracci paurosi che hanno bisogno di potenze esterne per sentirsi sicuri. Va detto che se c'è una cosa che ci ha fregati è l'ignoranza (intesa nel senso puramente letterale del termine): la conoscenza scarsa o nulla dell'Europa comunitaria ma soprattutto della sua storia ha favorito il fiume di retorica anti-europeista alimentato da certi politici e dalle vagonate di balle dei tabloid (pensate ad esempio al famoso "The Sun" di Rupret Murdoch) che hanno gioco facilissimo a dire falsità e idiozie a dir poco grottesche sull'argomento, cercando di far passare l'Europa per un mostro nemico dell'umanità, governato da misteriosi poteri oscuri e da combattere con tutte le forze. Perchè lo possono fare? Perchè su un argomento fondamentale come questo c'è un'ignoranza spaventosa: sfruttando l'ignoranza si può far anche passare il nero per bianco. Essere europei? Io sono europeo, mi sento europeo e conosco altre persone che condividono questo mio sentire. Ce ne sono anche qui sul forum, c'è mia cugina Alessandra che col suo ragazzo vive e lavora in Francia ed è contentissima di viverci, come anche lui. C'è il mio amico Claudio che vive e lavora in Germania e di problemi di razzismo o disprezzo non ne ha proprio. Queste sono cose soggettive, che dipendono da ognuno di noi e da come ci relazioniamo con gli altri. E aiuta molto anche non fermarsi a quanto la retorica nazionale ci vorrebbe far credere del passato... se no a questo punto se volessimo essere coerenti dovremmo cominciare anche a "spezzettare" l'Italia e diversi altri stati (non so dove andremmo a finire, ma vabbè). Cominciamo? Detto questo, vogliamo provare a fare come fa la Svizzera, per quanto complesso sia e per quanto la Svizzera non sia certo la perfezione assoluta, o vogliamo gettare la spugna e cominciare a considerare francesi, inglesi o tedeschi nostri nemici? (... si, lo so che formalmente non si pensa mai questo degli altri... ma sapete benissimo che prima o poi è così che finirebbe). Vogliamo cominciare con l'erigere barriere fisiche ed economiche con loro? Ok, faciamolo... ma per favore non raccontiamoci balle! Sappiamo bene come finiva in passato quando abbiamo pensato che la cosa giusta da fare fosse questa. Vi sentite europei? Buon per voi. Non vi sentite europei? Pazienza. Io però ho ancora molti anni da vivere a questo mondo e non ho intenzione di viverli guardando tutto che casca lentamente a pezzi intorno a me, come sono stati costretti a fare molti miei antenati. Non è questo il futuro che voglio per i miei discendenti, e alle facili illusioni non credo, quindi non smetterò di sostenere l'integrazione finchè eventualmente tutto quanto non crollerà completamente. Se poco continueremo ad avere me lo terrò e me ne farò una ragione: sempre meglio quel poco che tornare ai vecchi tempi.1 punto
-
1 punto
-
Ad ogni modo è sempre divertente spulciare tra i resti alla ricerca della data un pò meno comune delle altre, io lo faccio in maniera assolutamente maniacale ormai da 6 anni :D 362370[/snapback] A chi lo dici: la semplice ricerca occasionale si è in me tramutata in tic... A proposito di 2€ Commemorativo di Finlandia..., secondo te quale potrebb'essere il prezzo giusto? Noto infatti differenze di prezzo notevolmente discordanti...1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.