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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/20/12 in tutte le aree
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Chiedo ai “puristi” di non leggere quanto segue (…tanto nessuno mi dà mai retta), perché so bene che le mie sono solo fantasie e chiedo a tutti di non scambiarle per ipotesi fondate quando in numismatica ci vogliono “fatti, sempre fatti, fortissimamente fatti” …(citazione di un grandissimo Maestro Genovese che ha liberamente tradotto l’Alfieri). Purtroppo ci sono degli sproloqui che, pubblicati su libri o cataloghi, dopo qualche anno acquistano la dignità di “documento”; uno scrive una “******” (…chiedo scusa, il temine mettetecelo voi secondo la vostra sensibilità) , magari per rendere più intrigante o appetibile un articolo o una moneta, e dopo un po’ ce la ritroviamo in una bibliografia o in qualche colto intervento dove viene citata e guadagna, così, credibilità essendo, magari, già diventata “d’epoca”. Detto questo, quindi siete avvisati tutti, siamo in un forum di Numismatica e Storia e, almeno da parte mia, anche “storie numismatiche”, pertanto avanzo qualche banale supposizione (…ipotesi sarebbe troppo pretenzioso) I° supposizione: Siamo tra il 1250 e il 1300, la Repubblica di Genova conia i genovini d’oro, hanno successo, vede che anche Firenze e poi Venezia hanno subito successo, …anche maggiore del suo,: «Ci siamo fatti un mazzo così, e oltre a non avere il successo che ci aspettavamo non ci guadagniamo una mazza » (scusate il francesismo … loro lavoravano vicino ai “camalli” e, comunque, i “mazzi” non sono dello stesso tipo), allora, studia che ti studia, a qualcuno viene in mente almeno di speculare un po’, abbassa il titolo dell’oro e conia le monete della serie CIVITAS ….Non l’avesse mai fatto!!! Tutto il mondo rifiuta quell’emissione: «Scandalo! Neanche i bizantini avrebbero fatto una moneta così farlocca! Ma chi volete prendere in giro! …Soliti genovesi! …Vedrete che anche Dante, prima o poi, vi manderà all’Inferno!»…. Spaventato, ecco allora il povero Sovrastante corre ai ripari, ritira subito tutta la serie e riconia le monete che c’erano prima, poteva mica aspettare due mesi per preparare i nuovi conii e allora prende quelli che aveva e batte altri genovini (i vecchi IANVA). Segue a ruota con i grossi, butta via i punzoni dei CIVITAS (ormai quella serie era sinonimo di truffa) e riprende quelli in magazzino. Ma nel frattempo i grossi, che i posteri chiameranno grossi da 4 denari, a causa dell’aumento dell’argento sono diventati del valore di 1 soldo, e i grossi CIVITAS, che pesavano il doppio, valevano 2 soldi, (un po’ come chiamare le sterline che ci sono oggi in giro col valore degli anni 1990-2000: sterline da 60 euro!)…che fare? ……«Ma chissenefrega dei posteri, forse andranno in confusione ma qui c’è bisogno di sistemare questa faccenda, bisogna in fretta battere moneta …mica fare filosofia, per quella ci penserà @@dabbene nel prossimo millennio». E quindi vengono battute monete sui tondelli che avevano (già pronti per il grosso CIVITAS) con i conii vecchi, belli pronti dai decenni precedenti. Quello che ne esce è questo “falso (?)” con la legenda del 4 denari, la E col taglietto e il peso del CIVITAS. II° supposizione: No! E’ un falso di Cigoi (esattamente il n. 616 dell’ Opus Cigoi, ma in questa opera non se ne cita il peso, vedi foto) che ha “bidonato” parecchi musei con i suoi falsi “quasi” perfetti. Tra l’altro nelle note del periziatore di quella moneta è scritto: “D/ in nessuna delle monete genuine le aste laterali del castello sono staccate tra loro inferiormente, come in quella falsa”. Ecco qua un superbo pdf, del nostro carissimo Maestro e amico lamonetiano @@Andreas, per chi non ricordasse Cigoi: http://uniud.academia.edu/AndreaSaccocci/Papers/1293081/Voce_Cigoi In questo caso sarebbe un terno al lotto perchè i falsi di Cigoi hanno una valutazione maggiore dei comuni grossi originali! ……Quasi come i Sesterzi del Padovanino! Nella mia moneta le aste laterali (colonne) del castello sono staccate tra loro inferiormente! Inoltre ha tutta l’impressione di essere lo stesso esemplare della Collezione di Giovanni Pesce dispersa nell’Asta Christie’s 2432 del 2003, lotto 18 (all’epoca fu descritta così: Grosso da 4 denari - 2,239 gr (sic), falso d’epoca, BB), il mio ha, rispetto a questo, 0,05 gr in meno ma le stesse debolezze di conio, le stesse ammaccature, la stessa posizione dei braccio della croce al R/, la stessa interruzione tra le due colonne inferiori … purtroppo il confronto può esser fatto solo con fotografie a bassa definizione (che allego) ma sono, credo, abbastanza eloquenti. III° supposizione, ma potrebbe anche definirsi semplicemente ……“supposta” …: Ma figurati! E’ un falso anonimo di qualche zecca clandestina non determinabile …..ma, in ogni modo, d’epoca …ma quale? Quella della sua circolazione, intorno al 1300, o quella del Cigoi : metà del 1800 (che so …copia del suo falso?). The End. ………………..E voi cosa ne pensate? P.S. Aspetto con ansia le vostre considerazioni …. Vi prego, ditemi qualsiasi cosa, io, più chiaro di così, non sono capace di essere …. Poi …“Spero promitto et juro” che vi lascerò tranquilli tutta l’estate senza le mie “sciocchezze” ….3 punti
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Vi presento un acquisto estemporaneo non preventivato. Me lo sono aggiudicato da Maison Palombo per la somma totale di euro 58. Come vi sembra?2 punti
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Leggete qua http://www.ansa.it/web/notizie/photostory/curiosita/2012/07/19/Trovato-reggiseno-400-assomiglia-modelli-oggi_7209709.html2 punti
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Eccola, infine, la mia monetina, altrimenti con cosa confrontate le precedenti?2 punti
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Dopo questa lunga premessa, che spero non vi abbia stufato, arriviamo finalmente a quel che ci interessa direttamente: la deduzione di coloniae iuris Latini. Mommsen ha evidenziato come la penetrazione romana verso la Campania sia stata garantita, sul piano militare, dall'installazione di forti presìdi militari in località fortificata lungo la dorsale appenninica che fu, così, progressivamente trasformata in una "spina nel fianco" delle popolazioni sabelliche. Queste piazzeforti permettevano di controllare le vie di comunicazione (la via Latina e, dopo la sua costruzione, la via Appia), separare le popolazioni non ancora assoggettate (secondo il noto modello del divide et impera) e intimidire quelle alleate e più o meno assoggettate. Il modello fu probabilmente trovato nelle città di Cora (Cori) e Norba (Norma), collocate in posizione dominante sulle pendici appenniniche. Erano due città "autenticamente latine", città dei Prisci Latini; forse erano state esse stesse, in un'epoca di cui ormai si è persa memoria, piazzeforti avanzate della nazione latina. Fatto sta che quando, nel 334, Roma decise di installare una piazzaforte a Cales (Calvi Risorta), per controllare l'espansione sannita e l'insicura fedeltà dei Capuani (consegnatisi spontaneamente a Roma con la deditio del 343), oltre che per vigilare sull'Appia, dopo la sua realizzazione, attuò il modello delle cosiddette "colonie latine postume". 6.000 uomini armati (con le rispettive famiglie) furono installati in un abitato fortificato, sul suolo sottratto a una comunità preesistente e assoggettata (Cales, in particolare, era un antico centro degli Ausoni, conquistato da Roma nel 335). Poiché tuttavia la loro nuova collocazione geografica appariva inconciliabile con i limiti posti alla vita pubblica dalla struttura di città-Stato che ancora Roma conservava; fu così piegato (con tipica mentalità romana) all'esigenza del momento uno strumento giuridico nato in epoca più remota per fini diversi, e si finse che Cales fosse una colonia dedotta dalla Lega latina, sebbene questa fosse stata sciolta 4 anni prima (nel 338). Era nato il modello della colonia iuris Latini, come detto, "postuma". La genialità dell'insediamento di Cales è dimostrata dal fatto che esso fu la vera causa, per parte Sannita, della guerra che ne seguì contro Roma. Sia dopo la nota sconfitta delle forche caudine (321) che nel prosieguo della guerra i Sanniti offrirono la pace a Roma, in cambio (fra l'altro) dello smantellamento della piazzaforte di Cales (oltre ad altre condizioni), ma Roma, com'è noto, rifiutò. L'espediente fu reiterato a Suessa Aurunca, centro degli Aurunci annesso da Roma con la sconfitta della Pentapoli aurunca, nel 313, con la deduzione di circa 3.000 coloni. Veniamo finalmente al terreno strettamente numismatico. Vi mostro ora una serie di monete di bronzo correntemente classificate come "oboli", di cui si è già parlato nel forum, con un tecnicismo ben maggiore del mio, in questa discussione: http://www.lamoneta.it/topic/81113-la-monetazione-di-suessa/page__hl__suessa__st__152 punti
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Ho voluto sopra evidenziare in neretto ed in colore alcuni passi salienti. Senza nulla togliere all'intero excursus proposto brillantemente e dottamente dal Dott. Ferri...mi consento di richiamare, di seguito, i passi che possono essere oggetto di interesse per gli appassionati di numismatica, specificamente per i Collezionisti. Al riguardo volendo tentare una analisi sintetica e stringente qui richiesta da alcuni utenti, l'esperienza giudiziale dell'illustre Giurista richiamerebbe da un lato la riscontrata buona fede dei collezionisti che, per quanto detto, raramente si sarebbero rivelati - nel corso dei giudizi - in mala fede. Per converso sarebbe frequente l'illecita commercializzazione di oggetti di provenenza non etica (probabilmente...illecita). Non spetta a me, tanto meno in questa sede, approfondire o appalesare ulteriormente tali osservazioni. In ogni caso credo che sia agevole coglierne il senso che, a dire il vero, appare del tutto condivisibile. . Inoltre il dott. Ferri, acutamente, osserva che: ogni rivendica in sede giudiziaria blocca le occasioni di dialogo tra le parti interessate. Cioè...l'esercizio pur necessario e doveroso della tutela del patrimonio culturale che comporti l'inizio di una vertenza tra Stati, Enti museali e, è d'obbligo qui rilevare, tra Stato e collezionista, crea attriti, rancori, timori, tentazioni non etiche, che non favoriscono non solo il dialogo...ma mi sento di aggiungere, anche l'emersione e la libera circolazione del patrimonio culturale in mani private. Come non essere d'accordo! E comunque..... in caso di dubbio, dovrebbe essere favorito il proprietario privato del possesso. Infine il Dott. Ferri si appella al fondamentale diritto di un popolo di poter fruire e godere del proprio patrimonio culturale che, con il saccheggio e l'illecita commercializzazione...vede leso un fondamentale diritto dell'umanità. Ed anche su questo punto credo che questo Sito possa essere unanimente concorde. LETTERA APERTA AL DOTT. PAOLO GIORGIO FERRI Colgo allora l'occasione della pubblicazione su La moneta.it dell'estratto di intrervista su riportata, per comunicare e ribadire la piena disponibilità di buona parte dei numismatici studiosi e collezionisti per un migliore dialogo, al fine di sollecitare trasparenza ed una ridotta conflittualità. Mi permetto di osservare, al riguardo, che per le finalità che stanno a cuore sia al MiBAC che all'Illustre Dott. Ferri si renderebbe necessario avviare il miglior dialogo tra il mondo del Collezionismo ed il competente Ministero. Tale auspicabile dialogo si porrebbe come dato fondamentale ed imprescindibile per tentare di avviare ad equa e radicale soluzione ogni correlata problematica. Al riguardo ho scritto recentemente ed appositamente al Dott. Luigi Malnati, esimio dirirettore generale del Servizio Antichità, al MiBAC. Per converso, potrebbe apparire incongruo e contradittorio che ogni migliore occasione tesa ad esplorare la possibilità di favorire il Collezionismo alla luce del sole, in un'ottica di totale disponibilità e collaborazione tra il Ministero competente e gli appassionati fruitori e possessori (studiosi e collezionisti), venga non coltivata...ma piuttosto perduta. In tal caso, oltre ogni brillante e illuminata riflessione, la gestione dei Beni Culturali in Italia continuerebbe ad apparire, a molti, del tutto monolitica. Al riguardo si finirebbe per favorire ancora e sempre coloro che superano i monoliti...girandoci intorno. Avv. Renzo Apolloni2 punti
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Molti "imperi" si erano succeduti sul teatro mediterraneo prima dell'imposizione di Roma. Il vicino oriente fu unificato prima dagli Assiri (la cui memoria storica risale persino al XV secolo), poi dai Babilonesi, dai Persiani e infine dagli eserciti greci di Alessandro Magno, che assoggettò tutto il mondo conosciuto dalle coste dell'Epiro alla valle dell'Indo. In Occidente piantarono colonie prima i Fenici, poi i Greci, e ogni polis fossero a tutti gli effetti uno Stato indipendente alcune di esse (Cartagine, Marsiglia, Siracusa, Taranto) riuscirono, in tempi diversi, a dominare su vasti territorî. Nella terraferma fu esemplare l'espansione dei Celti che, seppur anch'essi divisi in tribù indipendenti, dominarono nella penisola iberica, sulle isole britanniche, in Gallia (comprendente Francia, Belgio, Svizzera e Italia centro-settentrionale), Pannonia (attuali Austria ed Ungheria) e perfino in Galazia (nell'attuale Turchia). Perdonate se ne ho dimenticato alcuni. Tutte queste entità, tuttavia, erano frammentate. Quelle omogenee per cultura (Fenici, Greci, Celti) mancavano di unità politica; quelle invece accentrate sul piano politico (gli imperi orientali e quello di Cartagine) manifestavano una estrema frammentazione socio-culturale. In termini moderni, possiamo dire che dove c'era la nazione non c'era lo Stato, e dove invece c'era lo Stato era frammentato dalle tensioni fra nazionalità diverse. L'impero di Roma fu invece, com'è ben noto, assolutamente differente. L'Urbe lasciò, nei territori dominati, un'impronta culturale profonda; la sua forza d'assimilazione era grande giungeva fin negli strati più umili della popolazione, come dimostrano ancor oggi la diffusione del Cristianesimo (religione ufficiale del basso Impero) e delle lingue derivate dal Latino (particolarmente significative queste, in quanto emergono alla fine del Medio Evo come lingue dei poveri). Basta considerare che i discendenti delle popolazioni della Dacia, il cui territorio è stato assoggettato per soli 170 anni, parlano ancor oggi una lingua latina. La coesione culturale (e in parte sociale) dell'impero romano deriva direttamente le sue radici dall'unificazione dell'Italia, in cui Roma riuscì a creare una nazione partendo da un territorio frammentato in decine di etnie diverse, alcune indigene, altre indoeuropee, fagocitando peraltro due forti nazionalità preesistenti, Etruschi e Magnogreci. La base di questa omogeneizzazione culturale culmina, al termine del bellum sociale, nell'assimilazione giuridica, ma ha le sue radici, secondo l'acuta analisi del Mommsen, nella politica coloniale attuata da Roma fra la fine del IV secolo a.C. e la prima metà del III, che ebbe l'effetto (seppur indiretto) di "romanizzare" i popoli italici. Il fenomeno coloniale ebbe manifestazioni diverse, prima di Roma. I Fenici impiantavano fattorie fortificate, alcune delle quali cresciute in borghi, a presidio delle località che meglio si prestavano all'attività mercantile. Alcuni di questi siti, secondo Andrè Piganiol, si possono identificare per la persistenza di un'ara dedicata a Eracle/Ercole, sovrappostosi alla corrispondente divinità punica, e quindi una si sarebbe trovata proprio nel cuore della futura Roma, nella stupefacente area di Sant'Omobono (http://it.wikipedia.org/wiki/Area_di_Sant'Omobono) Le popolazioni elleniche invece usarono, sin dai tempi più antichi, allestire spedizioni navali verso l'ignoto Occidente, soprattutto per dare sfogo alla pressione demografica. I coloni, ottenuta la benedizione della città-madre (metropoli), partivano all'avventura, cercando di crearsi una nuova vita contendendo duramente i migliori siti geografici alle popolazioni indigene. Quelli che sopravvivevano fondavano così una nuova città-Stato, stretta da forti legami culturali alla metropoli, ma assolutamente indipendente. Non dissimile dalla colonizzazione greca è quella attuata dagli Umbri, e da altri popoli italici da essi derivati, con l'istituto del ver sacrum (http://it.wikipedia.org/wiki/Ver_sacrum). Alessandro Magno invece applicò, su scala sistematica, la pratica dell'installazione di forti comunità militari (le infinite "Alessandria" da lui fatte fondare) a presidio degli snodi stradali strategici del suo vasto dominio. La politica coloniale di Roma fu invece diversa, e conobbe in epoca repubblicana tre fasi, come appunto evidenziato dal Mommsen: la deduzione delle coloniae civium Romanorum, quella delle coloniae iuris Latini e infine la fondazione, a partire da Mario (fine II secolo a.C.), di colonie militari, destinate a stanziare i soldati congedati (di questa ultima tipologia non discorreremo). La prima idea di "distaccare" una comunità romana a presidio di una località strategica, che in quell'epoca remotissima era niente meno che il porto di Roma, sarebbe venuta ad Anco Marzio nel 620 a.C.. Lo stesso modello sarebbe stato adottato per presidiare posizioni dominanti nell'entroterra: tradizioni meno attendibili attribuiscono all'età regia anche la deduzione di colonie a Fidenae (a opera, nientemeno, di Romolo, secondo Plutarco) e Signia (a opera di Tarquinio il Superbo). In epoca più sicuramente documentata, la deduzione di coloniae civium Romanorum fu uno strumento utilizzato per porre piccoli presidi (normalmente 300 cittadini, con relativi familiari) a tutela degli sbocchi marittimi della Repubblica, come ad Antium (338 a.C.) e Terracina (329). Le coloniae civium Romanorum, propaggini della città-Stato (enclave, le definiremmo noi oggi), non batterono moneta.1 punto
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Accipicchia Sanni....questa sì che mi piace da morire........ma ricordati le monete non si fanno mai vedere a metà :good:1 punto
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Ciao Sanni, a me questa moneta piace tanto per la rarità, patina genuina e l'assenza quasi totale di difetti di conio, purtroppo la conservazione non è alta, io direi un q.BB, ma volendo essere proprio severo un MB/BB. Personalmente la stimo intorno ai 500-600 euro. Mi raccomando: non pulirla, ne troverai altre più belle ma da quel che si vede in giro, molti si divertono a lucidare e pulire le monete per buttare fumo negli occhi dei neofiti. Tu invece stai diventando buongustaio perchè posti sempre monete dalle patine "museali". Continua così! :clapping: Grazie Francesco Purtroppo, fino ad oggi non sono riuscito a trovare di meglio. Anche per questa moneta la conservazione è stata forzata da una casa d'aste; infatti, è stata inserzionata come BB/BB+, ma l'ho comprata lo stesso perché mancava nella sequenza della Repubblica. Prima o poi capiterà una migliore! @ peter1 Ne ho due di 4 tornesi e sono indeciso se presentarli in quanto, entrambi, non in buona conservazione (comprati per BB) ... mi fanno sfigurare il resto, però Ti mostro il dritto di un "Dodici Carlini" con NAPOLITANA che a me piace moltissimo, sopratutto perché ricco di dettagli. Dal vivo si riescono a vedere le unghie dei piedi della Libertà.1 punto
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Potrebbe essere anche Peltro che loro (Cinesi) chiamano argento tibetano.Nel primo qualcosa d'argento c'è nel secondo nulla e nemmeno di Nichelio. Il Peltro era molto usato quì in Italia per le posate,vassoi,vasi da tavola,cornici........e monete False.....molto simile all'argento. Sembra che anticamente ci fosse dell'argento anche nel Peltro http://it.wiktionary.org/wiki/peltro1 punto
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Nel Castello di Torriglia, un giorno fu portato incatenato davanti al Re un vecchio stalliere che doveva restituire una grossa somma . Dato che lo stalliere aveva una figlia molto carina, che piaceva al Re, questo propose uno scambio: lui avrebbe cancellato il debito se lo stalliere gli avesse ceduto sua figlia in matrimonio. Lo stalliere fu inorridito dalla proposta. Allora il Re, non rassegnandosi, propose che fosse la sorte a determinare l’esito della disputa, disse loro che avrebbe messo una moneta d’oro di Venezia (uno zecchino) e una moneta d’oro di Genova (un genovino) dentro ad un sacchetto vuoto e che la ragazza avrebbe pescato alla cieca una delle due monete nel sacchetto; se avesse pescato lo zecchino sarebbe diventata sua moglie e il debito di suo padre sarebbe stato cancellato, se avesse pescato il genovino non avrebbe dovuto sposarlo e il debito di suo padre sarebbe stato ugualmente annullato, ma se lei si fosse rifiutata di pescare la moneta, suo padre sarebbe stato imprigionato e condannato a morte. Continuando a parlare il Re prese due monete d’oro e le mise in un sacchetto, mentre le infilava, la ragazza, che aveva una buona vista, si accorse che aveva messo nel sacchetto due zecchini veneziani, ma non disse nulla. Pensò: Ho tre possibilità: 1 - Posso rifiutarmi di pescare nel sacchetto, ma per mio padre sarebbe la fine; 2 - Posso estrarre entrambe le monete, dimostrando che il Re è un imbroglione, ma credo che me la farebbe pagare cara screditandolo davanti a tutta la Corte; 3 - Posso estrarre una sola moneta, sacrificandomi al matrimonio, per far liberare mio padre ………………………………………….Che fece? Prese il sacchetto, estrasse una moneta che, fingendo di inciampare goffamente, fece cadere oltre la finestra del castello che era sul colmo di collina, in modo che si perdesse fra la vegetazione sottostante: “Ah, come sono maldestra, Vostra Maestà mi scuserà” - esclamò la ragazza – “Ma che importa, per controllare qual’era basta estrarre la seconda moneta, e così capiremo qual era la prima moneta estratta, ecco, visto che la moneta rimasta è lo zecchino veneziano quella caduta dalla finestra non poteva che essere il genovino.” E visto che il Re non osò dichiarare la sua disonestà la ragazza trasformò una situazione difficile in suo favore. MORALE: Esiste una soluzione per quasi tutti i problemi complessi. P.S. - Adesso scappo ...che devo andare a frugare nel bosco sotto a quel castello ….1 punto
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bella patina complimenti, anche per l'ottimo prezzo, alessandro1 punto
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Grazie a tutti amici per i complimenti e l'incoraggiamento......spero anche io che si muova qualcosa in merito ad iniziative culturali qui in Sardegna, e che questa sia la prima di una lunga serie di mostre di tipo numismatico; la Sardegna e' una terra molto attiva e ricca di collezionisti, appassionati ed esperti di monete antiche. Cerchero', nel mio piccolo, di promuovere iniziative che prevedano una sinergia tra privati ed istituti pubblici quali universita' e sovrintendenza, per divulgare quella che ancora a torto e' riternuta una materia di studio secondaria quale e' al momento, purtroppo, la numismatica!1 punto
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Puoi provare a scrivergli, ma loro sono assurdi, hanno un servizio clienti da cani, una volta mi sono trovato nella tua stessa situazione, asta vinta ma forte sospetto truffa, gli ho scritto e mi hanno risposto con una mail precompilata dicendomi che io non avevo le prove che si trattasse di un utente truffaldino, mi consigliavano di pagare tramite paypal e qualora non mi fosse arrivato nulla potevo chiedere il cosidetto chargeback, e solo allora ebay avrebbe intrapreso azioni contro l'utente ladro. Gli ho risposto che mi avevano dato un buon motivo per abbandonare ebay, comunque il tizio sta ancora aspettando il pagamento e non mi ha rilasciato mai alcun feed negativo.1 punto
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Per Dizzeta : Purtroppo non possiamo farCi nulla, se devono entrare in una casa Ci entrano e Basta....e sono sicuro che tra non molto faranno prima a buttare giù una parete pur di entrare ( tanto sono tutelati e privilegiati ). Per Jagd: e Si hai proprio ragione, secondo la legge devi prima farti uccidere e Poi solo dopo puoi vendicarti :angel: :rofl:1 punto
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Uno dei responsabili della Zecca per la coniazione delle monete, molto osteggiato dai "Lazzari" (fedeli al Re) fu Vincenzo Spinelli, IX Duca di Laurino, che in seguito alla caduta della Repubblica fu esule a Parigi. Rif. (G.C ONFORTI-A. GRISI-M. MARESCA, la Rivoluzione del 1799 – Alburni e Principato Citra, Arci Edizioni Postiglione (SA), 1999, pp.339-341) Ma chi fu/furono il/i maestro/i di zecca? ... Io non lo so! Sanni.... non mi dire che adesso ti vuoi interessare anche di questi personaggi ? sarebbe un'ottimo passo avanti, sai oltre alle monete e la storia che esse ci possono rivelare, a molte persone, come me in particolare, mi hanno sempre incuriosito, oltre ai vari simboli, disegni e particolari vari impressi su di esse, le sigle (letterine x intenderci) che troviamo su di esse......credo che questo studio non sia di poco conto per la storia della Monetazione Napoletana. Venedo a queste monete, anche se non ve ne sono impresse (tranne la Z - N) il Maestro di Zecca all'epoca era il Cav. Antonio Planelli (dal 1790 al 1803 seganto con le sigle A/P), il Maestro di Prova fu Raffaele Mannara (dal 1790 al 1802 segnato con la sigla M ) e l'incisore Domenico Perger (segnato con le sigle P e D P). I motivi per cui su queste monete non vi furono apposte le sigle sono +/- quelli segnalati da te e Galenus Per quanto riguarda le lettere Z e N il Prota si corregge da un suo stesso lavoro (Maestri ed Incisori della Zecca Napoletana - 1914) nel quale aveva scritto semplicemnete che tali sigle significavano "Zecca Napoletana" attribuendole in uno successivo del 1921 sullo studio della Monetazione di Napoli negli anni 1791/1799 alla "Zecca Nazionale" Ciao Modifico il messaggio aggiungendo e rispondendo qui sotto a Galenus (che vedo piano piano si avvicina sempre di più allo studio e approfondimento delle sigle con i relativi nominativi).......... L'allontanamento purtroppo non è un dato certo..... comunque sia, dato in breve periodo, non credo che ci sia posto il problema della loro sostituzione, anzi furono loro stessi ad non far imprimere le sigle che tanto necessitano per la loro "autenticità". In uno studio di Giovanni Magli sulla legislazione monetale della Repubblica Napoletana del 1799 ritrovo riportato: [....] ed è bene mettere in rilievo come il nuovo Regime Repubblicano mentre apportò profondi mutamenti nell'organizzazione dello Stato e quindi degli Uffici e nella designazione delle persone, specie negli organi direttivi, non adottò mutamenti nel personale della Zecca, costringendo anzi molti degli Ufficiali a rimanere al loro posto con riferimento al BCNN 1921 fasc. III di C.Prota sulla monetazione di Napoli degli anni 1791 e 1799 (qualcuno che c'è l'ha potrebbe verificare ? grazie)1 punto
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E così arriviamo al problema della zecca. Si ritiene correntemente che le monete a legenda ROMANO provengano da zecca magnogreca, e si propende, per lo più, per Napoli o Capua (ma sono state chiamate in causa anche Metaponto, per il didracma Marte/protome equina, e Messina, per il bronzo con l'aquila). Ma consideriamo tutto l'insieme delle emissioni coloniali. Indubbiamente, il bronzo con il toro androposopo è opera di artigiani magnogreci, come attestano incroci di conio con le monete di Neapolis (esistono persino due esemplari forse oggetto di errori, Sambon 693 e 694, che recano al dritto NEOPOLITON e al retro SVESANO); facile dedurne che, almeno in parte, siano stati emessi a Napoli. Ma vi chiedo: vi sembra realistico che i coloni di Cosa si facessero coniare le monete in Campania? Capua si può scartare: se la ricostruzione cronologica delle emissioni capuane è corretta, nel 275-250 Roma riservava l'uso della zecca di Capua, quanto alle monete coniate (discorso diverso per quelle fuse), alle emissioni a legenda ROMANO. Perché mai Roma avrebbe fatto un'eccezione per la minuscola città-Stato di Cosa? Del resto, anche pensare che il bronzo partisse da Cosa per essere monetato a Napoli mi sembra improbabile; i Cosani sarebbero potuti andare più facilmente in una delle numerose (e oggi poco conosciute) zecche dell'area umbro-etrusca già assoggettata da Roma. A Tuder per esempio (conquistata da Roma nel IV secolo) è attribuita anche una serie coniata (oltre a quelle fuse), che Rutter data proprio al 280-240 (ma Sambon al 250-200). Si potrebbe allora pensare che la moneta di Cosa provenga dalla zecca di Roma; del resto, anche il compianto Russo riteneva che il corrispondente bronzo romano, RRC 17/1, fosse stato emesso nell'Urbe. Si potrebbe immaginare che Roma sostenesse il radicamento della sua colonia anche mediante la somministrazione di moneta, almeno nella sua prima fase. Ma allora, perché non dotare i coloni con monete a legenda ROMANO? Oppure direttamente con l'aes grave, visto che in Etruria era una forma di moneta largamente diffusa? Con questi dubbi alle spalle, osserviamo ora i bronzi Atena/gallo (ma preferirei definirli Minerva/gallo). Ha senso attribuirli alla zecca di Napoli? Certo, mi sembra improbabile che provenissero tutti da quella di Roma. Nè credo che si possa pensare a zecche preesistenti in loco: solo per Cales è stato supposto che sia possibile attribuirle una serie fusa (dall'asse all'oncia) priva di etnico, caratterizzata dalla presenza costante del kantharos al retro (forse un'allusione all'industria cittadina del commercio del vino o della produzione della ceramica), basata sull'asse di 273 g, la cui emissione sarebbe iniziata verso il 275 e terminata proprio con l'inizio di quella coniata (268?). L'attribuzione tuttavia non è scontata, e anche la cronologia mi pare dubbia. E così concludo le mie elucubrazioni e vi chiedo: potrebbe essere che che già in quest'epoca (275, secondo me) Roma non solo fosse già padrona delle tecniche di coniazione (sia pure, magari, ricorrendo ad artisti magnogerci per la realizzazione degli intagli), ma fosse anche in grado di predisporre zecche più o meno "mobili" (sul modello di quelle che due secoli dopo accompagneranno le legioni) con cui equipaggiare i propri coloni (che, in fin dei conti, erano soldati?)1 punto
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Molto interessante la ricostruzione generale delle emissioni coloniali. Da quanto si evince da tale ricostruzione, mi sembra di capire che preferisci spostare le emissioni con testa di Atena/Gallo e astro agli anni immediatamente successivi alla sconfitta di Pirro (275 a.C.), che videro anche un notevole riposizionamento delle forze romane verso l'interno della Campania e del Sannio, fin verso l'Apulia, piuttosto che per la cronologia maggiormente seguita (come attestato dal Rutter su H.N.), 265-240 a.C., ossia agli anni della prima guerra punica che in realtà si svolse più a sud. C'è da rilevare che tale gruppo di emissioni federate attende ancora una soddisfacente collocazione storica e la tua ipotesi di anticipare di alcuni anni (circa un decennio) non appare peregrina. Complimenti per l'attenta disamina ed è sempre molto importante creare confronti e paralleli con altre emissioni, comprese quelle urbane di Roma.1 punto
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Partecipo a fatica alla discussione perché in questi giorni sono piuttosto zingaro e quasi sempre senza connessione. Volevo però aggiungere a mia volta uno spunto di riflessione a proposito della cronologia dei pezzi. Si è citato il quarto (di grosso) di Carlo Emanuele I di Savoia come prototipo. Guardate però indietro anche al quarto di Carlo II, che è stato coniato in quantitativi molto più ampi di quello di Carlo Emanuele I, emesso solo in alcune zecche della Savoia, e per un arco temporale veramente limitato. Dobbiamo avere sempre presente che una contraffazione si doveva innestare su un mercato monetario favorevole, costituito da quantitativi elevatissimi di monete-prototipo con le quali confondersi. E le emissioni di quarti col fert gotico di Carlo II furono molto più abbondanti di quelle di Carlo Emanuele I. Inoltre, teniamo presente come si è evoluta la monetazione sabauda nella seconda metà del XVI secolo. Nel 1561-62 ci fu una pesante riforma dove il grosso venne sostituito dal soldo. La tipologia del quarto col fert scomparve, e i pochissimi ripostigli lo confermerebbero. Anche con le contro-riforme del 1576-77 e - soprattutto - con quella più ampia del 1587 che segnò il ritorno all'uso del grosso, non si ritornò a coniare questa tipologia. Accadde solo dopo il 1587, per la sola Savoia (per il Piemonte la tipologia era completamente differente), ma in quantitativi veramente minimi (su questo argomento uscirà un libro il prossimo anno con molte novità), complice una crisi valutaria che colpì il Ducato di Savoia propro a partire dalla metà degli anni Ottanta del XVI secolo. Quindi, è credibile pensare che questi pochi quarti col fert possano essere stati sufficienti a costituire un prototipo per delle contraffazioni di Messerano? Ribadisco, è solo uno spunto di riflessione con cui stimolare il dibattito. Poi possiamo prendere in considerazione gli elementi stilistici, ponderali, i documenti, fare analisi incrociate, .... Ma teniamo sempre presente cosa era la moneta prima di tutto: uno strumento economico, subordinato alle leggi dell'economia ed influenzata dalle sue alterazioni. Se nelle nostre analisi facciamo nostro questo approccio (non facile, forse, perché in apparenza molto poco numismatico... anche se la scuola inglese ha molto da insegnarci!) vedrete quanti nuovi elementi verranno alla luce e quali nuovi scenari si apriranno. E.1 punto
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Salve, ho visitato la mostra domenica....appena inaugurata... eccellente...veramente interessante, ben curata e approfondita; una accurata selezione di monete stupende, con tante rarita'; un raro evento per la Sardegna, che gli organizzatori, a cui vanno i miei sinceri complimenti, propongono agli appassionati...studiosi...collezionisti...o semplici curiosi... un evento da non perdere....per chi ne ha le possibilita' .... sperando che sia la prima...di una lunga serie Riccardo Rossi1 punto
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Queste monete sono correntemente catalogate come "greche", in ossequio alla fattura (esistono incroci di conii con le monete di Neapolis) e al dato, formale, che le coloniae iuris Latini non erano, giuridicamente parlando, parti integranti della città-Stato di Roma. Tuttavia, mi sembra più corretto vedervi (almeno per quanto riguarda i bronzi Atena/gallo) una monetazione "militare", che doveva sostenere il radicarsi delle piazzeforti nel territorio, e quindi in fin dei conti una monetazione "romano-campana" latu sensu. Gnecchi osserva che il gallo è simbolo di solerzia, vigilanza, industria e di combattività, sacro ad Apollo, a Mercurio, a Luni e a Marte. Comparette concorda sul fatto che il gallo simbolizzi la vigilanza costante (anche notturna, da cui la stella) che gli alleati di Roma si impegnarono a mantenere. Nella monetazione della metropoli, se non sbaglio, il gallo non compare, a parte la sua limitata apparizione sull'aes signatum (http://numismatica-c...oneta/R-AESS/10). E' come se l'Urbe avesse schierato, oltre alle piazzeforti, il loro corrispettivo numismatico. Il retro distingue la moneta coloniale da quella metropolitana.1 punto
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Non ha ricevuto la email di ieri, con la quale chiedevo il CF per la fatturazione ?1 punto
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Grazie 12tarì. Quindi tutto nella "norma" della zecca di Napoli....... :pleasantry: Saluti. Michele1 punto
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In versione Proof qualsiasi moneta è bella. Se però già di base si parte bene è spettacolo.1 punto
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Alla luce, in particolare, di quanto detto nel post precedente e del regolamento d'uso del forum, si ricorda a tutta l'utenza che è possibile (e doveroso) segnalare alla moderazione i messaggi e le discussioni che contravvengono alla disciplina legale vigente ed al nostro regolamento, tramite l'utilizzo dell'apposito strumento, il pulsante "SEGNALA", presente in basso a sinistra per ogni messaggio. L'uso della segnalazione da parte vostra permette una superiore efficacia della moderazione delle discussioni non consone. Grazie per la collaborazione. Staff de LaMoneta.it1 punto
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Un buon Natale al Forum tutto Che pure quest’anno ha fatto il botto Tante le novità che so arrivate Libri, concorsi e nuovi utenti a vagonate Un buon Natale a chi in piazzetta ci vede un po così… Me è inutile che te lo stiamo a spiegà, tanto non lo puoi capì Un buon Natale alle case d’aste Che a renderci lieti v’adoperaste A chi scrive libri e articoli su rivista Tanto che ormai ci si affatica la vista Buon Natale a te che col tondello ignoto in mano chiedi a noi senza tante peripezie E che dopo aver ottenuto la risposta, manco “Grazie” Ma non te sta a preoccupà A noi ce diverte poterti aiutà Buon Natale a chi li falsi fà Ma stesse in campana che per quanto bravo sarà Sul forum c’è sempre chi te riuscirà a sgamà Buon Natale anche a te, che tutto voi sequestrà Continua per il bene del Paese a lavorà Ma lasciaci in pace collezionà Buon Natale al papalista Che Giuli e Paoli acquista Al napoletano che sceglie un tornese Per potè rientrà delle spese A te che collezioni preromane Tanto de cappello perché ne capisci di ste monete arcane Auguri al Repubblicano che se si sente abbandonato Gli possa fa compagnia un bel Vittoriato E all’Imperialista un bel sesterzio Ma senza pagare dazio Buon Natale a chi colleziona dracme e stateri In questi tempi cupi e neri Al bizantino appassionato Che sotto l’albero possa trovà un bel scifato E al barbarico un monogramma Che deve esse tutto un programma Ed al medievalista cortese Un bel denaro lucchese o pavese Al preunitario convinto Un bel marengo distinto Ed ora arriviamo a chi fa il Regno come collezione Tante monete anche a te, ma occhio alla conservazione Buon Natale a chi colleziona lire repubblicane Sempre in cerca di varianti strane E a chi invece cerca straniere Che se riempia il monetiere Buon Natale a chi colleziona euro Con te posso sembrà un po’ duro Ma è solo un consiglio per la tua collezione Stai attento alla speculazione Un buon Natale anche a chi A reso disponibile tutto questo qui Quindi ai moderatori e all’amministratore Auguro un buon Natale di cuore Mi sa che sti auguri stanno a diventà un po’ troppi Non vorrei che si stancassero gli occhi Ma voglio fare gli auguri anche a chi non c’è più E che ormai ci guarda da lassù Infine anche a te che mi vuoi tanto male, auguro un dolce e sereno Natale. fedafa1 punto
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RIN - Rivista Italiana di Numismatica Le nuove monete italiane (Decreto 27 Marzo 1901) 1901 pag.117 Venti centesimi dell'esposizione di Milano 1906 pag132 La nuova zecca di Roma 1908 pag.504 Le Nuove monete italiane per la Somalia 1911 pag.142 Le nuove monete italiane Nichelio-Argento-Bronzo-Oro La moneta Commemorativa del 50° Francesco Gnecchi 1911 pag.351 Relazione della Regia Zecca 1913 pag.442 Ritiro delle monete di bronzo sfregiate o deturpate, prorogato fino al 30 giugno 1914 1913 pag.577 Relazione della Regia Zecca per l'esercizio 1913-1914 1915 pag.435 Gettone-Moneta di guerra della CRI Ricci 1915 pag.453 Le Monete discutibili del regno di Vittorio Emanuele III D'Incerti 1956 pag.108 Una prova inedita del pezzo da 20 Lire (1927/V) 1963 pag.185 Prove inedite di monete italiane moderne Carlo Panciera 1961 pag.220 Una moneta d'oro di Vittorio Emanuele III ignorata sino ad oggi D'Incerti 1970 pag.165 Ancora sorprese dalla serie numismatica di Vittorio Emanuele III D'Incerti 1972 pag.241 Le monete italiane da lire 2 e 1 centesimi 50 e 20 della serie imperiale D'Incerti 1973 pag.243 L'adozione del fascio littorio nella monetazione dell'Italia fascista P.S.Salvatori 2008 pag.333 CN - Cronaca Numismatica Rupie Italiane per la Somalia Gianelli G. N.005 E il duce impose alla lira la "quota 90"... Gianelli G. N.021 giu 1991 Falsi numismatici - 5 Lire 1911 di Vittorio Emanuele III Tevere E. N.046 Falsi numismatici - 20 c di Vittorio Emanuele III Tevere E. N.049 Falsi numismatici - 10 Lire 1912 di Vittorio Emanuele III Tevere E. N.051 Falsi numismatici - 10 centesimi Ape del 1919 Tevere E. N.052 Falsi numismatici - 20 Lire 1927 - A.VI Littore Tevere E. N.054 Falsi numismatici - 5 centesimi 1908 del Canonica Tevere E. N.055 Falsi numismatici - Il Tallero per l'Eritrea del 1918 Tevere E. N.059 Falsi numismatici - 5 Lire 1914 Quadriga briosa Tevere E. N.069 Falsi numismatici - 20 Lire 1928 dette Elmetto Tevere E. N.070 Falsi numismatici - 20 Lire 1923 dette Fascetto Tevere E. N.071 E Johnson presentò al re le sue monete Traina M. N.079 ott 1996 Falsi numismatici - 1 Rupia 1919 - Somalia Italiana Tevere E. N.080 Cataloghi a confronto sugli anomali 10c del 43 Traina M. N.094 Un rebus albanese Traina M. N.096 Cosi l'Italia impose il suo buon vicinato Reano U. N.103 Falsi numismatici - 5 centesimi del 1937 Tevere E. N.111 Quando erano gli italiani a sbarcare in Albania Castellana L.N. N.114 dic 1999 Falsi numismatici - 20 Lire 1905 Aquila Araldica Tevere E. N.114 Tornano i Savoia Reano U. N.123 ott 2000 Falsi numismatici - 1 Lira 1905 di Vittorio Emanuele III Tevere E. N.155 Falsi numismatici - 1 Lira 1905 di Vittorio Emanuale III Tevere E. N.163 Falsi numismatici - 100 Lire 1923 di Vittorio Emanuele III Tevere E. N.166 Falsi numismatici - 100 Lire 1925 di Vittorio Emanuele III Tevere E. N.166 Prove e progetti di Vittorio Emanuele III - (Prima Parte) Attardi G. N.169 dic 2004 Prove e progetti di Vittorio Emanuele III - (Seconda Parte) Attardi G. N.172 mar 2005 Le 20 lire del 1936: è una questione "di contorno"... Tevere E. N.175 Continua l'enigma delle 100 lire del 1940 Un'indagine a ritroso nel tempo Luppino D. N.175 giu 2005 Cento lire oro 1940: Sentenza appesa a un filo Traina M. N.175 giu 2005 Falsi numismatici - 1 Centesimo 1902 Tevere E. N.179 nov 2006 Anche Vittorio Emanuele III a volte "sbaglia" N.183 Falsi numismatici - Ancora un falso 100 lire "Fascio" del 1923 Tevere E. N.184 apr 2008 Furti a Palazzo Massimo: Tre i rinvii a giudizio N.187 lug/ago 2006 Curiosità, errori e "monete arbitrarie" del Regno d'Italia N.188 set 2006 Falsi numismatici - Le 50 Lire aratrice del 1912 due falsi per un grande classico Tevere E. N.190 Falsi numismatici - Le 100 Lire 1931 anno IX quando essere comune non basta Tevere E. N.191 dic 2006 I marescialli colpiscono ancora Luppino D. N.193 feb 2007 Colonie, monete, prove e commercio Traina M. N.195 apr 2007 Le medaglie enigmatiche di Luigi Giorgi Ganganelli R. N.197 giu 2007 Falsi Numismatici I 10 centesimi ape 1919 Tevere E. N.199 Museo Nazionale Romano: facciamo il punto Ganganelli R. N.204 Falsi numismatici - Le 20 Lire Littore del 1928-VI Tevere E. N.206 Falsi numismatici - Le 2 Lire del 1902 Aquila Sabauda Tevere E. N.209 Il centesimo di Emile Loubet e Vittorio Emanuele III del 1904 Rapposelli F. e V. N.220 lug/ago 2009 Un'ape controversa. Vera o falsa? Tevere E. N.224 dic 2009 PN - Panorama Numismatico Gettoni monetari e pseudo monete dall'invasione napoleonica al 1946 G.Nascia N.002 marzo 1984 A proposito del presunto giallo della moneta d'oro da 100 lire 1940 XVIII del regno d'Italia G.Martinelli N.006 novembre 1984 Battute di Chiusa riguardo le 100 lire oro del 1940 G.Sacchi N.007 gennaio 1985 Gli esemplari truccati del pezzo da 20 Lire 1927/V L.Santamaria N.017 settembre 1986 Vittorio Emanuele III re e imperatore. La coniazione imperiale italiana 1936-1943 I Parte G.Sacchi N.018 settembre 1986 Vittorio Emanuele III re e imperatore. La coniazione imperiale italiana 1936-1943 II Parte G.Sacchi N.019 gennaio 1987 Sulla limitata rarità di alcune "prove" dei 5 centesimi in ferro-nichel degli anni 1918-1919 N.Scerni N.019 gennaio 1987 Le nuove monete di nichelio da due lire. Specificazioni opportune sul fascio (Il Popolo d'Italia, 4/4/1923) N.031 gennaio 1989 5 Lire del 1914. Una moneta moderna di insolita bellezza E.Concetti N.036 novembre 1989 Le monete raccontano l'avventura coloniale italiana V.Amoroso N.042 novembre 1990 Pericolosi falsi apparsi di recente sul mercato (50 centesimi 1920, 1921, 1925) L.Franzoni N.074 aprile 1994 Le 100 lire 1940 N.Scerni N.084 marzo 1995 Il tallero d'Italia E.Concetti N.103 dicembre 1996 Il regio decreto n.92 del 7 marzo 1901 L.Bellesia N.116 febbraio 1997 Note sulle monete da 2 Lek e 1 Lek del 1940 e 1941 L.Franzoni N.124 novembre 1998 Note correttive alla monetazione di Vittorio Emanuele III L.Franzoni N.132 luglio 1999 Un progetto per una moneta italiana da 50 centesimi 1918 E.Concetti N.136 dicembre 1999 Ma son tutte prove quelle che luccicano? M.Bazzini N.152 maggio 2001 Precisazioni su alcuni esemplari del "Pagani Prove" L.Franzoni N.153 giugno 2001 A proposito della moneta da 10 centesimi del 1908 L.Franzoni N.158 dicembre 2001 L'annosa questione delle monete di prova. Un "condono numismatico" è l'unica soluzione possibile P. L. Grossi N.195 aprile 2005 Un progetto per una donna librata? M. Del Grande N.201 novembre 2005 Varianti di conio nelle monete di rame del Regno d'Italia (1861-1908) R. Bruni N.205 marzo 2006 Le 20 lire oro del 1928 dette "dei marescialli" Luppino D. N.213 dicembre 2006 CF - Cronaca Filatelica Quando il Re e il Duce finirono a fasci in faccia Traina M. N.056 settembre 1981 1940: finì coì l'era dell'oro Traina M. N.060 gennaio 1982 Le 20 lire d'argento di Umberto II Una moneta impossibile Traina M. N.064 maggio 1982 Chi ha battuto Mussolini? Marra T. N.076 giugno 1983 E la Banca d'Italia fece un regalo al re Marra T. N.092 dicembre 1984 Ed il Duce batté i Talleri dell'Imperatrice Marra T. N.101 ottobre 1985 Di Johnson in Johnson: 150 anni in mostra Marra T. N.111 settembre 1986 Non c'è platino nel nichelio Marra T. N.112 ottobre 1986 I 20centesimi "esagono" Sette prove prima del varo Quanta strada per queste 5 lire! Marra T. N.116 febbraio 1987 NU - Numismatica Gli esemplari truccati del pezzo da 20 Lire 1927 V Livio Santamaria 1960 - Vol.1 - Pag.19 La Zecca di Aosta sotto la Repubblica Sociale Italiana Alberto Santamaria 1961 - Vol.1 - Pag.10 Quando ebbe inizio la monetazione in Acmonital Livio Santamaria 1963 - Vol.1 - Pag.28 Ancora sugli esemplari truccati del pezzo da 20 Lire 1927 V E.F Livio Santamaria 1964 - Vol.1 - Pag.25 I Talleri italiani per la colonia Eritrea Livio Santamaria 1965 - Vol.3 - Pag204 Le monete dell'Impero sono state coniate Roberto Paribeni 1937 - N.3 - Pag.62 RN- Rassegna Numismatica La prima relazione della Regia Zecca Giuseppe Colecchi anno IX 1912 N.3-6 FERT E.Martinori anno X 1913 N.1-2 La relazione della Regia Zecca - 1911-1912 Giuseppe Colecchi anno X 1913 N.6 La relazione della Regia Zecca - 1912-1913 Giuseppe Colecchi anno XII 1915 N.1-2 I Progetti e le prove del Regno d'Italia - P1 Mario Lanfranco annoXXVIII 1931 N.2 Le nuove monete d'oro italiane RD n.280 30 marzo '31 annoXXVIII 1931 N.6-7 I Progetti e le prove del Regno d'Italia - P2 Mario Lanfranco annoXXVIII 1931 N.6-7 I Progetti e le prove del Regno d'Italia - P3 Mario Lanfranco annoXXVIII 1931 N.10-11 I Progetti e le prove del Regno d'Italia - P5 Mario Lanfranco annoXXIX 1932 N.10-11 I Progetti e le prove del Regno d'Italia - P4 Mario Lanfranco annoXXIX 1932 N.5-6 I Progetti e le prove del Regno d'Italia - P6 Mario Lanfranco anno XXX 1933 N.1 I Progetti e le prove del Regno d'Italia - P7 Mario Lanfranco anno XXX 1933 N.4 I Progetti e le prove del Regno d'Italia - P8 Mario Lanfranco anno XXX 1933 N.7-8-9 Le più recenti prove di monete del regno d'Italia Mario Lanfranco anno XXXI 1934 N.1-2 LN - La numismatica Falsi Numismatici-100 Lire Fascio 1923 Gino Manfredini 1970 n.10 Falsi Numismatici-100 Lire Vetta d'Italia 1925 Gino Manfredini 1970 n.11 Falsi Numismatici-20 Lire Fascetto 1923 Gino Manfredini 1970 n.12 Falsi Numismatici-20 Lire Impero 1936 Gino Manfredini 1970 n.3 Falsi Numismatici-5 Lire 1914 Gino Manfredini 1970 n.4 Falsi Numismatici-5 Lire 1911 Gino Manfredini 1970 n.5 Falsi Numismatici-20 Lire Elmetto Gino Manfredini 1970 n.6 Falsi Numismatici-10 Centesimi Ape 1919 Gino Manfredini 1970 n.7 Falsi Numismatici-20 Lire Littore 1927V Gino Manfredini 1970 n.9 Falsi Numismatici-Tallero Italico Gino Manfredini 1971 n.10 Falsi Numismatici-1 Centesimo Valore 1902 Gino Manfredini 1971 n.12 Falsi Numismatici-20 Lire 1905 Gino Manfredini 1971 n.1 Le monete d'argento da 20 lire del1927 nacquero male Mario Traina 1971 n.3 Falsi Numismatici-2 Lire 1903 Gino Manfredini 1971 n.4 Falsi Numismatici-20 Centesimi Impero 1936 Gino Manfredini 1971 n.6 Falsi Numismatici-100 Lire Aratrice 1912 Gino Manfredini 1971 n.7 Falsi Numismatici-5 Centesimi Prora 1913SP Gino Manfredini 1971 n.8 Falsi Numismatici-5 Centesimi Prora 1908 Gino Manfredini 1972 n.12 Falsi Numismatici-1 Centesimo Prora 1908 Gino Manfredini 1972 n.1 Falsi Numismatici-5 Lire 1901 Gino Manfredini 1972 n.5 Falsi Numismatici-50 Lire Littore 1931IX Gino Manfredini 1972 n.5 Falsi Numismatici-2 Lire 1901 Gino Manfredini 1972 n.9 Quando mancano gli spiccioli Cesare Gamberini 1973 n.1 Vita e morte della serie imperiale I Orsino Orsini 1975 n.3 Vita e morte della serie imperiale II Orsino Orsini 1975 n.4 Appunti per la Classificazione di Pesi Monetari Fernando Mazza 1978 n.7-8 Quasi 600 anni i nodi d'amore ed il motto FERT sulle monete Sabaude L.Calderari 1977 n.6 Trasformazioni iconografiche ed ideologiche nelle monete di VE III nel periodo fascista Enrico Bellesia 1983 n.12 Il giallo della moneta d'oro di VEIII con data 1940 XVIII Remo Cappelli 1984 n.7-8 VP - Varie Pubblicazioni LA ZECCA DI ROMA Nel regno dell'oro dell'argento e del nickel Rivista Popolare Illustrata 1902 F.lli Treves Ed. Milano Le monete d'oro dei Savoia La normativa Mon.N11-Banca d'Italia - LE COLLEZIONI NUMISMATICHE a cura di Silvana Balbi de Caro Bibliografia gentilmente fornita dall'utente "rongom"1 punto
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