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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/14/12 in tutte le aree
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Difficile mettere "in piazza" certe cose, anche perché per molti di noi questi ricordi sono offuscati dal tempo e dall'oblio ma voglio parteciparvi una delle pagine più belle sull'argomento. Il primo amore (G. Leopardi) Tornami a mente il dì che la battaglia D’amor sentii la prima volta, e dissi: Oimè, se quest’è amor, com’ei travaglia! Che gli occhi al suol tuttora intenti e fissi, 5Io mirava colei ch’a questo core Primiera il varco ed innocente aprissi. Ahi come mal mi governasti, amore! Perché seco dovea sì dolce affetto Recar tanto desio, tanto dolore? 10E non sereno, e non intero e schietto, Anzi pien di travaglio e di lamento Al cor mi discendea tanto diletto? Dimmi, tenero core, or che spavento, Che angoscia era la tua fra quel pensiero 15Presso al qual t’era noia ogni contento? Quel pensier che nel dì, che lusinghiero Ti si offeriva nella notte, quando Tutto queto parea nell’emisfero: Tu inquieto, e felice e miserando, 20M’affaticavi in su le piume il fianco, Ad ogni or fortemente palpitando. E dove io tristo ed affannato e stanco Gli occhi al sonno chiudea, come per febre Rotto e deliro il sonno venia manco. 25Oh come viva in mezzo alle tenebre Sorgea la dolce imago, e gli occhi chiusi La contemplavan sotto alle palpebre! Oh come soavissimi diffusi Moti per l’ossa mi serpeano, oh come 30Mille nell’alma instabili, confusi Pensieri si volgean! qual tra le chiome D’antica selva zefiro scorrendo, Un lungo, incerto mormorar ne prome. E mentre io taccio, e mentre io non contendo, 35Che dicevi, o mio cor, che si partia Quella per che penando ivi e battendo? Il cuocer non più tosto io mi sentia Della vampa d’amor, che il venticello Che l’aleggiava, volossene via. 40Senza sonno io giacea sul dì novello, E i destrier che dovean farmi deserto, Battean la zampa sotto al patrio ostello. Ed io timido e cheto ed inesperto, Ver lo balcone al buio protendea 45L’orecchio avido e l’occhio indarno aperto, La voce ad ascoltar, se ne dovea Di quelle labbra uscir, ch’ultima fosse; La voce, ch’altro il cielo, ahi, mi togliea. Quante volte plebea voce percosse 50Il dubitoso orecchio, e un gel mi prese, E il core in forse a palpitar si mosse! E poi che finalmente mi discese La cara voce al core, e de’ cavai E delle rote il romorio s’intese; 55Orbo rimaso allor, mi rannicchiai Palpitando nel letto e, chiusi gli occhi, Strinsi il cor con la mano, e sospirai. Poscia traendo i tremuli ginocchi Stupidamente per la muta stanza, 60Ch’altro sarà, dicea, che il cor mi tocchi? Amarissima allor la ricordanza Locommisi nel petto, e mi serrava Ad ogni voce il core, a ogni sembianza. E lunga doglia il sen mi ricercava, 65Com’è quando a distesa Olimpo piove Malinconicamente e i campi lava. Ned io ti conoscea, garzon di nove E nove Soli, in questo a pianger nato Quando facevi, amor, le prime prove. 70Quando in ispregio ogni piacer, né grato M’era degli astri il riso, o dell’aurora Queta il silenzio, o il verdeggiar del prato. Anche di gloria amor taceami allora Nel petto, cui scaldar tanto solea, 75Che di beltade amor vi fea dimora. Né gli occhi ai noti studi io rivolgea, E quelli m’apparian vani per cui Vano ogni altro desir creduto avea. Deh come mai da me sì vario fui, 80E tanto amor mi tolse un altro amore? Deh quanto, in verità, vani siam nui! Solo il mio cor piaceami, e col mio core In un perenne ragionar sepolto, Alla guardia seder del mio dolore. 85E l’occhio a terra chino o in sé raccolto, Di riscontrarsi fuggitivo e vago Né in leggiadro soffria né in turpe volto: Che la illibata, la candida imago Turbare egli temea pinta nel seno, 90Come all’aure si turba onda di lago. E quel di non aver goduto appieno Pentimento, che l’anima ci grava, E il piacer che passò cangia in veleno, Per li fuggiti dì mi stimolava 95Tuttora il sen: che la vergogna il duro Suo morso in questo cor già non oprava. Al cielo, a voi, gentili anime, io giuro Che voglia non m’entrò bassa nel petto, Ch’arsi di foco intaminato e puro. 100Vive quel foco ancor, vive l’affetto, Spira nel pensier mio la bella imago, Da cui, se non celeste, altro diletto Giammai non ebbi, e sol di lei m’appago.3 punti
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Devo per forza tornare alle monete non ne posso più ,speriamo che ci aiutino tutti. Perchè A B C della moneta medievale ? Ho sempre pensato che il forum debba avere una parte importante nella divulgazione e nella conoscenza ; quanti si sono accostati recentemente al medievale ? Tanti, molti anche giovani, leggono, sicuramente apprendono, ma credo che poi le basi, i fondamenta su come si legge , si interpreta, si cataloga una moneta siano l'essenza ,la partenza. E ora, specifico subito non da maestro, ma semplicemente ispiratore e ideatore di questo post, lancio questa discussione che dovrebbe essere necessariamente didattica, semplice ; argomenti, articoli di spessore per l'utente che vuole progredire, migliorare non mancano, non c'è che da scegliere, vediamo cosa possiamo dire con una moneta in mano, quali caratteristiche e considerazioni ci porta. Adesso mettero' una moneta medievale molto conosciuta a noi, appositamente la metto,è la nostra icona, lo è stata , spero lo sia anche in futuro, spero, se vorranno, gli importanti addetti ai lavori intervenire, sarebbe veramente bello,potrebbe quasi diventare una lezione, una lezione per chi si vuole avvicinare a questa mondo meraviglioso della numismatica medievale . Io dirò solo due, tre cose di questa moneta, poi vorrei che ognuno potesse integrare spiegando un parametro, una caratteristica utile per la moneta ,poi magari in un secondo tempo potremmo ampliare a considerazioni ulteriori per altre monetazioni che invece qui non troveremo presenti Allora si tratta di un denaro di Lucca, il periodo è quello di Enrico III, IV, V, Imperatori e Re d'Italia, ( 1039 - 1125 ), IL MIR e il Bellesia ne elencano vari tipi, questo è un MIR 109, terzo gruppo, Bellesia 3, moneta comune, i dati più importanti da dare sono il peso che per il tipo può variare da gr.0,81 a 1,11 e il diametro di 15- 16mm., e qui mi fermo , di quanti aspetti possiamo parlare ? Materiale,dritto,rovescio, leggende,monogrammi,titolo e analisi metallografiche,possiamo vedere la geometria , se ha dei cerchi interni e di che tipo, se è piana o scodellata, da dove partono le leggende,come sono le lettere delle leggende,cosa troviamo al centro della moneta,monogrammi, iconografie,nomi di città. E poi di imperatori,se ci sono croci, simboli religiosi,se la moneta è in buono stato di conservazione, se è tosata, se ci sono segni identificativi di zecca, lo stile e chissà quanti altri aspetti e considerazioni ci portano a leggere questa moneta, per il momento concentriamoci su questa, ognuno, dica una o due caratteristiche o anche domande, in modo da lasciare spazio a più utenti. Quanto volevo tornare a parlare ,vedere, commentare le monete,il denaro di Lucca, che definii una volta " la più brutta, ma sicuramente, la più affascinante, misteriosa e intrigante " delle monete medievali. Speriamo che il denaro di Lucca mi porti fortuna , ne ho bisogno, e questa discussione metta d'accordo tutti, il mio impegno e la passione sono sempre presenti e immutati ! A voi il pallino....2 punti
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Complimenti in 2 giorni ha acquisito dimestichezza con conservazione e patine non chè valutazioni commerciali, praticamente un numismatico a tutti gli effetti. Pensi che ci ho messo trent'anni e non ci sono ancora arrivato al suo livello.2 punti
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Questo link è molto interessante, hanno preso l'immagine di una di queste medaglie per corredare il sito web. http://stnbaudo.webn...sola-magnetica/ Mi fa impazzire la medaglia di Flavio Gioia, il rovescio è a due livelli e la bussola fuoriesce di alcuni millimetri dal campo. Che arte. http://www.ilportale...org/bussola.htm e quante notizie sulla rete. La serie degli uomini illustri delle Due Sicilie sta facendo risvegliare l'interesse di molti studiosi del sud Italia per la loro storia attraverso i grandi del passato. Il documento della zecca pubblicato negli studi del Bovi e nel volume di D'Auria conferma l'ufficialità di questa coniazione, non è una coniazione privata ma autorizzata dal re in persona, quindi medaglie borboniche a tutti gli effetti. Nel D'Auria sono state inserite infatti. Ecco il monumento a Flavio Gioia nella piazza di Amalfi. Ecco la mia new entry ...... medaglia degli uomini illustri Flavio Gioia, metallo: argento. Spero vi piaccia, appena posso faccio qualche foto del taglio, l'effigie e la bussola al rovescio hanno uno spessore molto rilevante, fuoriescono di diversi millimetri dalla base del tondello. Uploaded with ImageShack.us Uploaded with ImageShack.us2 punti
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Un 1898 scellino con Testa Velata di Victoria ha coniato l'anno dopo il suo giubileo di diamante. Incoronazione di Victoria aveva avuto luogo nel 1838, l'anno dopo che lei era diventata regina. Giubileo d'argento della Victoria arrivò nel 1862, l'anno dopo la morte di suo marito Alberto. Ha celebrato il suo giubileo d'oro nel 1887, e il suo giubileo di diamante nel 1897. Così qui è ancora una volta con questo 1898 scellino, e tutte le milestones reale ma quello essere stato compiuto. Per Victoria resta solo l'occasione di grande stato uno—il suo funerale—e con il tempo questo scellino è stato coniato deve sicuramente avere sentiva suo approccio. Victoria morì all'inizio del 1901, l'anzianità di servizio dei monarchi della Bretagna. Sulla sua bara era un bronzo targa che costano cinque scellini. Cinque scellini d'argento come questo avrebbe pagato che bill esattamente. :huh: v. ------------------------------------ An 1898 shilling with Victoria’s Veiled Head, coined the year after her Diamond Jubilee. Victoria’s coronation had taken place in 1838, the year after she had become Queen. Victoria’s Silver Jubilee arrived in 1862, the year after her husband Albert’s death. She celebrated her Golden Jubilee in 1887, and her Diamond Jubilee in 1897. So here it is again with this 1898 shilling, and all the royal milestones but one have been accomplished. For Victoria only the one great state occasion remains—her funeral—and by the time this shilling was coined she must surely have felt its approach. Victoria died early in 1901, the longest serving of Britain’s monarchs. On her casket was a bronze name-plate that cost five shillings. Five silver shillings like this one would have paid that bill exactly. :huh: v.1 punto
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buongiorno a tutti.....un crocefisso di bronzo di 38mm di alto......se e di fatura frequente..non e frequente trovarli cosi belli..!!...e interi........venuto a la luce poco tempo fa........!!!!...per il piacere degli occi......!!.1 punto
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caspita, 490 € sono davvero tantini :) http://www.ebay.it/itm/MONETA-Italia-Napoli-Ferdinando-IV-1759-1816-Piastra-da-120-Grana-1772-/180928460346?pt=Monete_Antiche&hash=item2a202d363a1 punto
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Grazie, come già ti ho detto per mp è veramente interessante e ben fatto ;) Gaetano1 punto
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cari forumisti, più o meno irritabili, qui la questione - serissima - è quella della preparazione giuridica degli operatori dei BB. CC. Voglio dire che una sana e corretta amministrazione, in ossequio ai principi costituzionali di "buon andamento", non può prescindere da una integrale lettura della norma (codice Urbani), con l'ausilio di autorevole dottrina e valida giurisprudenza. Invece, per quanto mi è dato sapere, nelle università italiane non è adottato alcun alido libro di testo; attenzione, non sto parlando delle dispense dei professori, più o meno chiarissimi, ma proprio di quello che in gergo universitario si chiama MANUALE. E' inutile stare a menar il can per l'aia: un serio manuale non è adottato e forse nemmeno esiste; del resto in giurisprudenza la branca amministrativa dei BBCC è sempres stata considerata estremamente minoritaria e marginale. La conseguenza di tale impreparazione culturale, nel senso giuridico, è sotto gli occhi di tutti: da un lato lo stupro del nostro patrimonio è all'ordine del giorno, come dall'altro, la persecuzione non è verso i crimini, ma verso poveri cristi di collezionisti. Ora se a qualcuno, foss'anche a molti, o a tutti, può andar bene questo stato di cose, per me non va affatto bene. Cordialità per tutti1 punto
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Se è Tium nell'Howgego ne sono elencate di tre tipi la 824 (di Heracleia , ma rinvenuta anche su monete di Tium -2-) che è quella a fianco nell'immagine che ho postato, la maggiorparte di queste monete contromarcate di Heracleia e Tium furono rinvenute in un grosso ritrovamento a Tium. C'è poi la 825 che però oltre alla lettera H del numerale è presente una stella ed un crescente per distinguerla da quelle di Heracleia che avevano la clava e mi sembra che questi elementi non ci siano. Poi c'è la 827 simile alla 825 però senza stella e crescente ed è un po' più "grezza". La più simile nel cartiglio è la 824 di differenza c'è la presenza della clava (che è ovviamente un elemento determinante) e che però forse potrebbe anche non essere visibile considerato che la parte inferiore del cartiglio esce dal tondello. Tutti e tre le contromarche sono state rinvenute su monete di Maximinus 824 (3), 825 (1), 827 (1) [GIC] Di più non saprei che dire.1 punto
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E' salito, comunque il mio consiglio è di non prendere per niente le sfuse dei micro Stati. Non ha senso.1 punto
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Medaglia devozionale ovale,con appiccagnolo complanare,ottone/rame,coniata,di produzione francese ,seconda metà del XIX sec.- D/ La Sacra famiglia,Maria e Giuseppe tengono per mano Gesù Bambino, a sx un albero,sopra di loro un angioletto,scritta;JESUS - MARIE - JOSEPH..- R/ I genitori della Madonna,da sx, S. Giovacchino e S.Anna,in ginocchio davanti a loro Maria banbina,a dx S.Giovanni Battista, scritta; St. JOACHIM - St.L'ANNE ET JEAN-BAPTISTE. IL R/ con S.Giovanni Battista non è comune. Ciao Borgho.1 punto
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Mi associo alla richiesta. Sarebbe proprio interessante vedere questa moneta che tutti giudicano tanto bella. direttamente dal sito della zecca, pagina 8/9 del catalogo http://www.ipzs.it/e...nepageflip.html1 punto
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Buongiorno a tutti. Fantastici, questi Tarì, soprattutto, concordo con Pietro, quello del 1684! Per le ossidazioni, potresti, sperimentando sempre prima su qualche altra moneta d'argento ossidata e già rovinata, provare il metodo che era in uso nelle zecche medievali e che serviva a ripulire il tondello prima dell'impressione definitiva dei tipi: soluzione satura di aceto e sale (attenzione, però: va lasciata solo pochi secondi e poi la moneta va lavata per bene con acqua demineralizzata; la soluzione è corrosiva per la moneta e non ne deve rimanere traccia). Ancora oggi funziona bene con l'argento. Personalmente, comunque, ritengo che l'ossidazione non sia eccessivamente deturpante e potrebbe essere anche lasciata lì. A presto.1 punto
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http://www.lamoneta.it/topic/93064-una-moneta-che-ha-svolto-per-bene-il-suo-compito/#entry1032337 http://www.lamoneta.it/topic/91624-dove-sono-finite-le-quadrighe-del-1914/page__st__15#entry1015163 Saluti Simone1 punto
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Io non faccio come te coin card/blister ecc. ecc. ma solo commemorative FDC ma comunque spendo anche io una cifra abbastanza sostanziosa visto che ogni anno aumentano le emissioni e pensare che frse raddoppieranno mi fa felice da un lato perche la collezione si amplierebbe tantissimo ma dal lato economico sarebbe quasi un salasso, comunque anche io terro duro e continuero a collezionare commemorative FDC magari rinunciando a qualche uscita ma aprezzando delle monete che tutte assieme fanno la collezione moderna di monete che secondo me è la più variegata e bella al mondo, visto che nessun'altra nazione del globo in un anno riesce ad emettere tante monete commemorative per la circolazione tutte nello stesso anno.1 punto
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Denaro tornese per la Grecia Franca; zecca di Lepanto per Filippo di Taranto (1294 - 1313) D/: [giglio] PhS · P · TAR DESP : ; croce patente R/: PANTI CIVIS ; châtel tournois Nel dritto del tuo esemplare si legge distintamente hS P TAR DESP ciao Mario1 punto
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sintetizzo quanto e` stato scritto nella discussione del fac praticamente la relazione era di 1:2:4 cioe un A2 pesava 4 volte piu` di un Ae4 e 2 volte in piu` di un Ae3 il problema pero` stava nella fiduciarieta` delle monete , per cui non possiam dire se questa era la relazione che vigeva tra le monete per cui una relazione di 1:3:6 oppure 2:5:10 poteva anche essere d altro canto pero` se un ae2 fosse valso molto di piu` di 4 volte un ae4 allora probabilmente gli ae4 sarebbero stati fusi da zecche clandestine per produrre ae2. ci son esempi di imitative per tutti , i piu` conosciuti sono gli ae2 spagnoli , ma li c era una situazioen di carenza di circolante e una particolare predilezione per gli ae2. l altro problema e` la svalutazione che avviene l ae4 e` stato emesso inizialmente a 1/192 di libbra o 1.7 grammi che scende a 1.2-1.5 g tra il 378 e il 382 e dopo il 382 diventa 1/252 di libbra. tutte e 3 le denominazioni calano dopo il 386 (l ae2 passa da 5.4 a 4.5 grammi) e poi scompaiono effettivamente dopo il 395 allego un passaggio da un libro One of the most recent works on this subject is "The Coinage of the Later Roman Empire, 364-498" by Sam Moorhead in "The Oxford Handbook of Greek and Roman Coinage". Here is a snippet covering this period. Not sure it answers all the questions...... "In 379 there were major reforms of the bronze coinage with the development of three different denominations, apparently emulating the reforms of AD 348, except that none of the pieces had any silver content. There was an AE2 that weighed around 5.15 g, an AE3 of around 2.58 g, and an AE4 at around 1.23 g, suggesting a ratio of 4:2:1 (Grierson and Mays 1992: 41; Hendy 1985: 473-474). However, it is clear that the three denominations were not struck in equal quantities across the empire. The AE2 was generally more common in the east and in Spain, hardly being found in Britain (RIC 10:lxxxvii and 136). The AE4 was much more common than the AE3, with the AE4 SALVS REI PVBLICAE issue being ubiquitous throughout the empire and the AE4 VICTORIA AVGGG issues most common in the west. It is possible that the preference for the smallest bronze coins in the northwestern empire stems from the apparent popularity of the very base radiates of the Gallic Empire (269-274). This system lasted until 395, when a law of Honorius outlawed the largest denomination. "We command only the centenionalis coin [centenionalis nummus] to be handled in public circulation [conversatione publica], the making of the larger coin [maior petunia] having been discontinued. Therefore let no one dare exchange the decargyrus coin [decargyrus nummus] for another, knowing it to be forfeit to the treasury [fiscus] if found in circulation" (Cod. Th. 9.23.2). There has been much discussion of this decree, but it seems that the "maior petunia"/"decargyrus nummus" (assuming that they refer to the same coin) are the AE2, which indeed was not struck after 395 (Hendy 1985: 474; RIC X:18; Grierson and Mays 1992: 28. This suggests that the AE3 denomination was the centenionalis and the AE4 its half." alla fine si e` parlato del fatto che queste monete fossero ancora denominate in denarii communis , il sistema che si era sviluppato dopo il 260 e si e` dato come valore follis del 295 a 12.5 dc follis del 301 a 25 dc follis del 318 a 100dc fel temp reparatio con la m del 355-361 1000dc securitas reip e gloria romanorum di valente e valentiniano 6000dc nella parte italiana rugser fa un ipotesi che e` valida anche per me , cioe` che le specie monetali dei secoli precedenti continuassero a circolare con varie e variabili tariffe e fossero cambiate dai vari cambiavalori dell epoca1 punto
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Servirebbe peso e diametro....ma dai ci provo::. Avendo il Sear........navigo guardando le figure con la moneta in tuo possesso: ITALY CALABRIA--Brundisium Ae:Semis;D/: Hd.of Athena right;wearing crested Corinthias helmet; R/:OIAN right;Herakles standing left,holding club,cornucopiae and lion's skin,ear of corn and s in field to left. Sear volume I n°611 Aspetta altri pareri degli esperti........... Saluti1 punto
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al solito, polemiche assurde, ma raccolgo la sfida: 1) Vincenzo, dimmi qual'è stato il libro di testo sul quale hai studiato, che lo compro subito. Dopo averlo letto ti darò migliri risposte. Sappi comunque che bignami è un testo, giammai un programma. Comunque, fammi avere copia del programma, così da poterlo consultare. 2) Numizmo, facciamo così: vieni a casa mia, che ti faccio vedere la mia biblioteca. Se mi trovassi un bignami ti pagherò il viaggio, andata e ritorno, nonchè due giorni in un 5 stelle lusso. Sennò mi pagherai un solo centesimo. E così togliamo spazio ai personalismi. P.S.: Comunque, da studioso, mi interessa molto quanto scritto al n° 1) e non per fare sterile polemica, ma solo perchè dal confronto delle idee, queste possono solo migliorare.1 punto
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Adesso però io vi prego di deporre le asce di guerra, altrimenti sapete tutti come va a finire e non è bello. Littore, mi hai letto nel pensiero. La discussione può riprendere, se volete, ma aprite un topic nuovo sull'argomento e mantenete un contegno civile. Non sto a ricordarvi che manterrò una sorveglianza speciale, vista la sensibilità del tema.1 punto
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Anche in assenza di un esame, suppongo che la documentazione presentata dai candidati venga esaminata con estrema cura dalla commissione (della quale per altro non conosco la composizione), perchè i periti numismatici che risultano iscritti nel Ruolo a Bologna sono solamente quattro e tutte persone estremamente competenti (per esperienza personale e per quanto riportatomi da amici collezionisti che a loro si sono rivolti). Mi stupisce invece che vi sia la possibilità di associarsi alla N.I.P. senza essere periti iscritti al Ruolo.1 punto
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Incuriosito da questa discussione, ho fatto qualche ricerca in rete. Non so se la procedura sia la medesima in tutta Italia, ma, per quanto riguarda Bologna, un perito numismatico deve iscriversi presso la Camera di Commercio e NON deve sostenere alcun esame. La commissione esamina solamente la DOCUMENTAZIONE che il candidato presenta quale proprio curriculum professionale, "valida a comprovare l’idoneità all’esercizio di perito o di esperto". Si tratta pertanto di un'autocertificazione. Tale procedura è la medesima per tutte quelle "attività professionali per le quali non sussistono albi regolati da apposite disposizioni". Una volta che la commissione ha verificato l'attendibilità di quanto riportato nel curriculum e ritiene che il richiedente sia in possesso dei requisiti necessari, il candidato viene iscritto, entro 60 giorni dalla presentazione della domanda, nel "Ruolo dei Periti ed Esperti", nella categoria e sub-categoria corrispondenti alla Numismatica. Per completezza allego anche il link alla Camera di Commercio di Bologna per visualizzare modulistica e regolamenti. http://www.bo.camcom...e-degli-esperti1 punto
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Matteo91 non ha tutti i torti, per fare le monete di VEIII basta avere una minima conoscenza e tanti tanti soldi. poi non voglio far polemica, ma di monete veramente rare o per lo meno difficili da trovare di VEIII si contano con una mano. faccio un esempio il 2 lire del 1917 mi sembra che il montenegro la dia R, be ne ho viste una tonnellata. comunque VEIII è ottimo per fare esperienza, però anche secondo me ci sono monete che appassionano molto di più :)1 punto
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Un giorno ci stringeremo la mano e prenderemo un aperitivo insieme,magari anche con Dizzeta, però paga Dizzeta che è genovese ,vero ? :blum:1 punto
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Ho avuto una lunga telefonata adesso con Reficul, a viva voce è sempre meglio, da ingegnere a ingegnere poi c'è anche la deontologia professionale che aiuta tra colleghi, c'è stato un chiarimento su tutti i punti di vista, alcuni poi capiti e compresi ora soltanto, il forum farà una cosa richiesta ,abbiamo capito le varie situazioni che si creano e si sono create, come risposta ho promesso di fare qualcosa anch'io , in particolare spero nel week-end in Piazzetta di fare un post alla Dabbene ,credo sarà molto bello , ma anche se non vi piacerà, non importa, basta dire non mi piace, è lecito, ci mancherebbe altro, ,e spero che tutto vada bene e che il clima sia tranquillo, io opererò , ma chiedo a tutti di operare per un tranquillo e rispettoso dialogo tra tutti, il rispetto della persona umana è indispensabile, facciamo ognuno la nostra parte, speriamo bene e chiudiamo qui spero per sempre questa faccenda, Mario1 punto
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Mi è molto piaciuta la bella frase di Carandini: “Ogni argomento tratto dal silenzio un argomento non è” che dovrebbe anche stare alla base di ogni seria ricerca scientifica. Tuttavia l’articolo del Carandini era del 2007 ed era una critica, nemmeno tanto velata, contro la nuova datazione proposta dalla storica dell’arte e restauratrice Anna Maria Carruba nel 2006, la quale (appoggiata da Adriano La Regina), dopo l’ultimo restauro del monumento, aveva pubblicato un libro nel quale per motivi tecnici attribuiva la fusione del bronzo all’età medievale e più esattamente, in base a considerazioni di carattere stilistico, al IX secolo. Per un corretto approccio al problema bisogna anche meglio comprendere le successive ricerche. Già nel 2008 si erano svolte le prime ricerche con la datazione al radiocarbonio (all’Università di Lecce) che hanno fatto orientare la datazione della fusione del bronzo al XII-XIII secolo. La vera novità risiede appunto in nuove ricerche tecnologiche che sono state iniziate nel febbraio 2011 a cura dell’équipe di Edilberto Formigli, dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, molto accurate e che hanno permesso con poche ombre di dubbio di conciliare le posizioni delle due correnti di pensiero per arrivare alla seguente conclusione: la Lupa sarebbe una copia in bronzo medievale eseguita attraverso un calco ripreso da un originale etrusco-italico con una tecnica a cera persa indiretta. Ne consegue che sia chi parteggiava per l’antichità della Lupa Capitolina sulla base di argomentazioni iconografico-stilistiche sia chi la datava al Medioevo limitandosi agli aspetti tecnici ha avuto ragione! L’errore di partenza era di ipotizzare che la Lupa fosse stata eseguita con la tecnica a cera persa diretta, che escludeva la possibilità dell’uso di calchi negativi e che quindi poteva essere solo una copia. In antichità si conosceva solo la tecnica di fusione a cera persa diretta. Ma cosa vuol dire? Si modella una forma di terra (anima di fusione) sopra sbarre di sostegno in ferro. Sopra questa anima di terra si modella nei dettagli uno strato di cera. Dopo avere sistemato canali di entrata e di sfiato in cera si copre tutto con un mantello di terra esterno. Attraverso la cottura della forma si elimina la cera, lasciando uno spazio vuoto dove viene colato il bronzo liquido. Con questa tecnica è stata costruita la famosa Chimera di Arezzo, di sicura provenienza antica. Per ulteriori delucidazioni: http://www.archeologicatoscana.it/wp-content/uploads/2009/11/Fusione-a-cera-persa.pdf Invece nella tecnica di fusione a cera persa indiretta, da un modello originario si prendono calchi negativi in terra o gesso. Dentro i negativi si dispone uno strato di cera. Sbarre di sostegno in ferro e anima di fusione in terra vengono inseriti nel modello di cera. Nella tecnica descritta da Cellini, nel suo Trattato della scultura (1565-1567, riprendendo una tecnica comunque già nota nel medioevo), la cera viene colata liquida tra i calchi negativi e l’anima di terra, Le fasi successive sono identiche a quelle della tecnica diretta. In questa maniera diventa possibile realizzare la fusione in un unico getto senza bisogno di saldature successive. Ovviamente le sbarre di ferro, opportunamente piegate, debbono essere solidali l’una con l’altra ed entrare anche nelle parti più sottili cone nelle zampe di un animale o nelle braccia di una figura umana. Appare intuibile che quando le sbarre di ferro sono molto vicini alla zona lasciata vuota dalla cera, come nelle parti medio-basse delle zampe, è molto facile avere difetti di fusione (riscontrati infatti in una zampa posteriore da somigliare a un colpo di fulmine). Questa tecnica fu adottata ad esempio per la fusione dell’Efebo di Magdalensberg al Kunsthistorisches Museum di Vienna, che fino a pochi anni fa era ritenuto dagli storici dell’arte essere un bronzo antico e invece è una copia di età rinascimentale ripresa attraverso calchi da un originale del I secolo a.C. Quali sono le principali caratteristiche che hanno fatto pensare per la Lupa al metodo di fusione a cera persa indiretta, che era sconosciuto in età antica? Ovviamente non posso ripetere pedissequamente l’ottimo articolo pubblicato sulla rivista “Archeologia Viva”, al quale rimando per i dettagli e per le numerose immagini a colori. Intanto si può dire che le parti posteriore e anteriore del dorso della Lupa mostrano molto chiaramente i difetti derivati dall’accostamento dei calchi negativi realizzati sul modello antico per la fusione della statua in età medievale. Lungo la linea di accostamento dei calchi di modello sul dorso appare evidente il ritocco della cera, con rilievi leggermente schiacciati (le foto riportate sono molto eloquenti). La coda attuale della lupa non appare provenire da un calco dell’originale, ma è stata rimodellata ex-novo, con tecnica a cera persa diretta, e rifinita con un tipo di modellatura del vello molto diverso da quello ottenuto per il dorso con il calco dell’originale. La coda poi è stata attaccata in basso alla zampa posteriore sinistra per rendere possibile poi la fusione della copia originale in un unico getto. Il bronzo riporta le caratteristiche del ritocco a freddo del vello di una Lupa che può essere stata creata in età e ambiente etrusco-italico (manca invece un ritocco successivo alla fusione, ritocco che non manca mai sulle opere greche, etrusche e romane, in questo caso eseguito a scapello). Lo studio ha anche dimostrato i vari problemi che sono stati riscontrati dal copista medievale, come ad esempio per la bocca semiaperta e gli orecchi. Molto interessante l’analisi sulla bocca, dove mancano alcuni denti (i denti incisivi sono 3 e non 6 come dovrebbero) e la lingua. Tali difetti non erano dovuti all’imperizia dell’artista che ha modellato la lupa originaria, ma dalle difficoltà incontrate dal copista medievale nel risistemare quella zona, che non poteva essere ottenuta direttamente da calco perché in sottosquadra. Il termine “in sottosquadra” indica quelle zone dell’opera con rientranze strette dalle quali un unico calco rigido non potrebbe fuoriuscire. Questa analisi sulle modalità della tecnica di fusione usata per la Lupa Capitolina in qualche modo si combacia con le precedenti analisi al radiocarbonio che sono state condotte in diversi campioni della terra di fusione inglobate all’interno della statua e recuperate durante l’ultimo restauro del 2007 (analisi ripetuta ben 28 volte in 5 anni). Secondo Formigli la copiatura dall’originale deve essere avvenuta nei secoli che hanno preceduto l’avvento del Rinascimento, senza poter indicare una datazione più precisa (probabilmente intorno al Duecento). Resta l’ultima domanda che ho notato non essere stata finora posta. Se la Lupa Capitolina è una copia medievale, che fine ha fatto l’originale etrusco-italico (sicuramente in condizioni più malridotte e l'analisi ha rivelato che il corpo originale doveva essere privo o comunque staccato dalle zampe inferiori, per cui il copista è stato costretto a eseguire separatamente le cere del corpo con zampe superiori e quelle delle zampe inferiori)? E mi appare strano che nelle cronache medievali non sia stata riportata alcuna notizia su tale copiatura: chissà se qualche documento in merito può essere rinvenuto nel misterioso archivio vaticano……1 punto
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