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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/07/12 in tutte le aree
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E ora arrivo a Milano….. (sempre dal libro di prima) “Tomaso Fregoso, uomo di larga cultura, afflitto però da una smodata ambizione, fu costretto nel 1419 a blandire Filippo Maria Visconti (sobillato da Teramo Adorno), cedendogli Borgo Fornari, Serravalle e Capriata ed offrendogli una grossa somma. Mancando dei fondi necessari a questo scopo, il Fregoso manifestò l’intenzione di rivendere Livorno e Firenze, incontrando la fiera opposizione del patrizio Luca Pinelli, il quale disse in Consiglio: “Non dobbiamo privarci di Livorno. Se la Repubblica ha bisogno di denaro io sono disposto a cedere una parte dei miei beni e propongo che tutti gli uomini più ricchi della città seguano il mio esempio.” All’alba del giorno successivo a questa dichiarazione, Pinelli venne trovato crocifisso su una porta a piazza Banchi. Livorno venne venduta per 100.000 zecchini, ma il sacrificio si rivelò inutile. Filippo Maria Visconti non si accontentò della somma rimessagli. Occupò Savona e cercò contro Genova l’alleanza del re Alfonso d’Aragona, già in lotta con i Genovesi per il possesso della Corsica. Genova tornò quindi ad essere soggetta a Milano e lo rimase per 14 anni, durante i quali venne coinvolta in avvenimenti estranei ai suoi interessi:la guerra tra i Visconti e Venezia e quella tra gli aragonesi e gli angioini per la successione del trono di Napoli….. Filippo Maria Visconti e Firenze si pronunciarono per Renato d’Angiò. Genova fu felice questa volta, di poter lottare contro un nemico naturale qual’era Alfonso. Inviò Francesco Spinola a presidiare Gaeta e quando il porto fu assediato dall’aragonese spedì in soccorso una flotta affidata al comando di Biagio Assereto (un semplice notaio!!). Il 5 agosto 1435 incontrò a Ponza l’armata di Alfonso nettamente superiore e quello che accadde ce lo racconta l’umile notaio Assereto ed è una delle più belle pagine della storia di Genova: “Avanti che noi scrivemo altro, noi vi suprichemo che ve piase de riconosce questa singola vittoria de lo Nostro Segnò Dè, e da lo beo San Georgio e da San Domenico in ra festa de lo qua, in venerdì, fu la nostra assè sanguinenta battaia, dra qua noi semo steti vittoriosi, noi per le virtù de Dè, abiando la giustizia dalla nostra parte. Lo quarto dì de questo meise, ra mattin per tempo noi trovammo in ro Mà de Terracina assè presso terra l’armà del Re d’Aragon de nave 14 elette, inter vinte, delle quae nave eran sei grosse, le altre comune, li Re e li Baroni; li quae voi audirci de sotta, con huomini sei miria per quello che savei da elli, si che la meno nave di 300 in 400 huomini havea; le altre 500 in 600; la Reale huomini 800 inter la quale era lo Re d’Aragon, lo Infante, lo duca di Sessa, lo principe di Taranto,lo figlio delConte di Fondi e 120 cavalieri. Eran con le dette navi galere undexe, e barbotte sei, et era lo vento alla Garigliano, si che era in sua possanza quello di de investìrne. Noi, abiamo a mente la commissione vostra de non prender battaia se era possibile, ma de dà soccorso a Gaeta, sì se forzammo de tirar a vento, sì navegammo in ver Ponza, lo Re sempre seguitandone, e molto presto le galee fonne a noi rè, quae mandei un me Trombetta, pregando le maestè dro Re che ello non me ne voresse dà impaccio, ma me lasciasse andà a Gaeta, e che ra nostra COmunitè non voè guerra etc……. …….. …….. Finarmente lo Altissimo Dè, noi dalle ore 12 fino alle 22 senza intervallo ne riposo a ra giustitia ne dè vittoria. …. …. …. Per conforto di tutti voi certifichiamo le vostre magnificentie e paternitae ceh non so da quae parte incomensà a dire sue lodi, e re sue prodezze, con ra grand’obedenza e reverentia che sempre son steti da ro dì che partimo a questo dì, massime in ro dì dra battaia, che se essi avessa combattuo davanti re signorie vostre, non averieno feto atramente, elli meritan d’esse lodae e riconosciui singolarmente. Cristo ne preste gratia che possemo andà de ben in megio. Data die 6 augusti 1435 in Nave supra Insulam Pontiae.” In questa lettera l’Assereto non dice nulla che possa esaltare il suo trionfo. Si limita ad osservare che aveva a sua disposizione “uomini d’arme mille” mentre i prigionieri “ son migliaia e migliaia”. Anche D’Annunzio volle dedicargli tre terzine nella “Canzone del sangue”: “…l’ombra di quel semplice Assereto/che, distolto dal rògito o caparre/esposto sopra al cassero, l’abeto/trattò meglio che il calamo, la barra/di battaglia assai meglio che il sigillo/contra il fior d’Aragona e di Navarra/vincitore di Re su mar tranquillo/con gli infanti coi duchi e con gran maestri/aggiungendo al trionfo un codicillo”. In effetti la relazione del notaio ha l’asciutta stringatezza di un codicillo anche se narra di un avvenimentio che avrebbe potuto mutare il volto alla storia d’Europa. Purtroppo a quella grande vittoria doveva seguire una tragica delusione. Condotto prigioniero da Filippo Maria Visconti, re Alfonso riuscì a convincerlo che per i Visconti un’alleanza con gli aragonesi sarebbe stata più utile di quella con gli angioini. Il duca di Milano non ebbe esitazione a rovesciare completamente la sua politica e a Genova toccò l’onta di allestire una propria flotta, a proprie spese, per ricondurre nel meridione il sovrano spagnolo che nel 1442 sarebbe stato incoronato Re di Napoli. Questo affronto non poteva essere sopportato. Nel 1436 al grido di “Viva la libertà” Genova insorse: il governatore Opizzino d’Alzate venne ucciso a colpi di pietra e squartato di fronte a alla chiesa di San Siro." E qui mi fermo, sperando di aver un po’ illustrato il “clima” di quei tempi. ..... P.S. Perdonatemi la lunghezza ed anche se sono andato fuori tema ....spero tanto che vi sia piaciuto come a me.3 punti
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Buona sera, dopo mesi di assenza, ho sentito nuovamente il bisogno di immergermi un po' nella numismatica. Mi sono letto tra ieri sera e questa mattina le quaranta pagine di discussione sulla nascita del grosso, avendo la gioia di ammirare esemplari notevoli, o per rarità o per conservazione (a volte per entrambe). Ho letto l'intervento del prof. Saccocci ritenendolo molto interessante e innovativo in quanto a tesi. E ho deciso di rispolverare i miei piccoli grossi.... Più di un anno fa, l'amico Eros (@@eracle62) iniziò una discussione in questa sezione, parlando dei grossi del comune di Modena. La bellezza del conio mi affascinò subito, ed acquistai qualche volume che divorai in pochi giorni. Deciso ad avere un'esemplare di questa tipologia, mi misi immediatamente a caccia di un pezzo in elevata conservazione. L'occasione mi si presentò a novembre, alla terza asta dell'amico Marco (che non sento da molte lune....). La sala era piena ma, fortunatamente, nessuno mi fece concorrenza per questo pezzo. Erano tutti attenti a correre dietro all'oro ed alle grandi rarità (come il denaro di Arduino). La presi alla base, ed ora ve la presento. Grosso Comune (1226-1293) D/: INPERATOR in legenda - Nel campo F.D.C disposte a triangolo ed intermezzate da quattro grossi punti ed una mezza luna. R/: + DE MVTINA intorno ad un cerchio - Nel campo M unciale Argento - 1,38g CNI 1/6 Biaggi 1586 MIR 615 Zocca Asta Ranieri n. 3 (11 novembre 2011) lotto n. 154 Aldilà della bellezza della moneta e della relativa patina, vorrei porre l'accento sul punto presente al centro della M. Ricordo di aver visto sul forum almeno un altro esemplare con questa particolarità, anch'esso della stessa variante del mio. Dopo una settimana dall'acquisto, presi contatto con @@teofrasto, studioso della zecca di Modena che sapevo avrebbe preso parte alla "Giornata pro Mario Traina" a Bologna. Sebbene alla fine non riuscimmo ad incontrarci, egli mi espose le sue considerazioni sulla presenza di questo piccolo punto. Teofrasto riteneva che esso fosse causato dall'eccessiva pressione esercitata dall'incisore con il compasso, per definire il cerchio interno (dentro il quale abbiamo la M). La troppa pressione esercitata sul conio, avrebbe con la coniazione creato sulla moneta questa piccola escrescenza - non definibile quindi come punto. Personalmente, ho abbracciato la sua ipotesi. Se avete delle foto di qualche altro esemplare con questa anomalia o avete dei rimandi bibliografici (Teofrasto mi consigliò diversi testi, tra i quali guardai solo il "Numismatica e tecnologia" di Finetti già in mio possesso), sarebbe interessante se li postaste. Buon appetito, L1 punto
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Oggi il Corriere della Sera apriva in prima pagina a nome di Simona Ravizza " Un bimbo nella ruota degli esposti ", nelle pagine interne il commento di Isabella Bossi Fedrigotti. Cosa è successo ? Ieri un bimbo italiano o europeo e' stato lasciato " nella culla per la vita " allestita nel 2007 dalla Clinica milanese Mangiagalli per la prima volta, una culla tecnologica : Milano dice la Ravizza torna ai tempi della medievale ruota degli esposti, la Bossi Fedrigotti parla di un figlio del nostro tempo. In effetti molti segnali ultimamente parlano di un ritorno al tempo medievale ,il baratto in alcune zone,addirittura la coniazione di monete locali per piccole transazioni, ora l'abbandono di un piccolo, forse italiano,questo fa pensare come dice la Bossi Fedrigotti a un figlio dei giorni nostri, il figlio della grande crisi. Nel forum del Cordusio parlai recentemente di un tema a me caro, e se volete potete leggerlo,della recente mostra al Palazzo delle Stelline " La vita condivisa " sulla famiglia fatta in onore della recente visita del Papa a Milano. Si parla delle Stelline e dei Martinitt, dei ragazzi abbandonati ,in una Milano generosa, che donava, col cuore in mano, le Stelline e i Martinitt diventavano le loro grandi famiglie condivise. Erano esposti i segni di riconoscimento, i segnali e controsegnali che erano delle carte divise in due in modo speculare in modo che se uno ci ripensava poteva riprendersi ancora il ragazzo. In un'altra discussione recente abbiamo parlato degli abbandoni di ragazzi all'Ospedale Maggiore, vennero chiamati tutti Colombo,nome storico e diffuso a Milano. Il piccolo di ieri è stato chiamato Mario, come me, Mangiagalli di cognome, il cognome del fondatore della clinica. Speriamo solo dopo tanti Colombo di non avere una nuova stirpe di Mangiagalli a Milano. Comunque sarà in bocca al lupo, piccolo Mario, abbandonato, ma non solo.1 punto
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Sapevo che la risposta sarebbe arrivata subito, vista la zecca coinvolta :D . La cosa più importante non sdi è detta, però, ed è che quelle monete si datano al 1331, come proprio Teofrasto potrebbe spiegarvi molto merglio. E questo significa che il primo ritratto fisionomico, nella monetazione italiana, è proprio questo (assieme a quelli dello stesso Giovanni presente sui denari sempre di Parma e su qdi Cremona), e eprecede di quasi 130 anni le gli esemplari considerati le prime monete-ritratto dle nostro Perché nessun dubbio a mio avviso può esistere su fatto che si tratto di un vero e proprio ritratto dal vero: sono troppi gli elementi che non si potrebbero giustificare in un ritratto ideale: il collo troppo lungo, la testa sporgente, la barba quasi incolta, il prognatismo (prima che questo diventasse segno di nobiltà, con gli asburgo) gli occhi spiritati etc. naturalemnte potrebbe esser il ritratto di chiunque, ad esempio il cognato dell'incisore cui ci era cstat messa una corona1 punto
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Ciao rick! Allora per il primo direi BB+, conio di rovescio stanco e bel ritratto tipico del Trace. Il secondo, lasciamelo dire, ha un ritratto bellissimo, non ancora standard, ma dai dettagli nitidi e dalla resa ineccepibile con la corta barba conservata benissimo. Conservazione SPL/ qFDC.Bel colpo per entrambe!1 punto
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Vi metto una pulce nell'orecchio: e se fossero proprio tutti quei bei lavaggi che tanto vi piacciono a contribuire a causare il verde? ;) Avete mai visto una moneta patinata sviluppare il verde anche se chiusa nelle tanto famigerate bustine? Meditate gente, meditate....1 punto
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Ciao, scusa ma ho letto solo ora il tuo post dove mi chiedevi un giudizio sulla moneta...intanto rispondo a questa tua affermazione: La foto non era volgare, non ho detto questo, oltretutto sono una fan di Virna Lisi, trovo la sua bellezza elegante e raffinata, assolutamente non volgare, come sono invece molte altre attrici. Quello che ho detto era che non la trovavo adatta al nostro sito...tutto qui, ti ringrazio per averla cambiata, oltretutto questa che hai ora è molto più interessante, De Chirico?. Ora...la moneta...non so, non sono un'esperta di romane, anzi le conosco pochissimo, ma ha qualcosa che non mi convince. Le foto sono veramente illeggibili e sfocate, se riesci a farne altre più a fuoco sarebbe meglio, se riesci fanne anche del bordo per favore. Puoi postare 1 foto a post, quindi sfrutta tutti i 65k che hai a disposizione e salvale più grandi. Intanto metto degli ingrandimenti che ho tratto dalle tue. Ciao, Giò :D P.S.-quindi sei un maschietto... :lol: :lol:1 punto
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In attesa che Daniele ci faccia la traduzione.... :rofl: tornerei un attimo sulla guerra di Ghioggia. Paleologo ha chiesto qualche informazione su questa guerra e prontamente gli sono state fornite le indicazioni per informarsi su internet.....(io già pensavo...come faccio a riassumergli una guerra durata anni con episodi importanti e difficili da riassumere in quattro righe?) invece c'è internet che agevola; e allora? Apprezzabili quindi le informazioni che invece difficilmente si trovano in internet, salvo fare ricerche mirate e sempre che siano state inserite tali informazioni, e che siano anche leggibili....... Un plauso a coloro che ci danno queste informazioni e che sono sempre molto interessanti. Ne aggiungo una anch'io. Cosa restò a Venezia dopo questa guerra; come si ritrovò la città dopo aver profuso tante risorse per condurla? Tra il 1379 ed il 1380, per la necessità dei prestiti forzosi occorrenti a fronteggiare le spese di guerra (ben 10 per un complessivo 44% del patrimonio imponibile dello Stato) venne effettuato un estimo generale. Nei sei sestieri cittadini furono censite 2.128 persone in possesso di un patrimonio superiore al minimo imponibile, e di queste 1.211 erano nobili e 917 popolari. Un nobile aveva un patrimonio imponibile di di 60.000 lire di grossi. Nella fascia successiva (da 50.000 a 35.000) si trovavano 4 nobili ed un popolare; nella fascia inferiore, fino a 10.000 lire c'erano 101 nobili e 26 popolari. S si scende nelle fasce inferiori, troviamo 817 nobili che non superano le 3.000 lire e ben 431 nobili nella fascia minima, tra le 300 e 1.000 lire.....e c'era anche chi aveva meno........ Segue...1 punto
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Grande occhio skuby, non era facile accorgersene... :) Mi sono sempre chiesto come facciano a fare questi ritocchini...Secondo me comunque, per non lasciare segni di oggetti da taglio o incisione intorno ai ritocchini riscaldano moltissimo il metallo, diciamo fino al 70% della temperatura di fusione. Mah... ciao Andrea. Purtroppo le monete in bronzo e questo lo puoi leggere anche per le altre monetazioni ad esempio sulle romane imperiali o le greche siciliane, sono facilmente soggette ad interventi di questo tipo. Premetto che in alcuni casi è normale che una moneta in bronzo che presenta sedimenti o incrostazioni, venga "restaurata", ma questi restauri, a parer mio, dovrebbero essere effettuati per "tirare fuori" quello che la moneta ha, di suo. Spesso invece queste monete, giocando poi sulla potenziale ripatinatura (spesso è la piu probabile, e la verde, in particolare sui bronzi siciliani o imperiali, va per la maggiore, anche se noto che nel mercato americano o tedesco si sta prediligendo lo scuro..) che va di fatto a nascondere i segni degli interventi oltre a ridefinire i rilievi (in pratica le monete sono sottoposte a veri e propri interventi estetici, fatti immagino per un fine economico). Ho chiesto se la provenienza è da vendita tedesca, perchè ho notato che spesso le monete poste in vendita in questo mercato, presentano questi interventi (per la serie a loro piace...). ciaooo skuby1 punto
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Dopo le ottime digressioni di Dizzeta,non avevo concluso la spiegazione su cos'era la Casa di San Giorgio di Genova . Questa " casa " che trae l'origine da una deliberazione del 1405 e che incominciò a funzionare nel 1407 col nome di " Società delle compere e dei banchi di San Giorgio ", non può considerarsi nonostante il nome una società, ma come un ente incaricato dell'amministrazione autonoma del debito pubblico,nel quale però e qui si avvicina alla società, i rappresentanti dello Stato finiscono per cedere completamente il campo ai rappresentanti dei creditori. Nell'interesse dei creditori,per garantire loro il pagamento degli interessi, è affidata alla Casa, fin dalla sua nascita, la gestione del monopolio del sale, di varie gabelle, e man mano che aumentava il suo credito, di alcuni castelli e territori dello Stato e di alcuni suoi possidimenti fra i quali la Corsica. Nel 1408 la Casa fu autorizzata ad unire all'amministrazione del debito pubblico l'esercizio di alcuni affari di banca, inizio' diciamo cosi' una sezione della " Casa " bancaria. La parte bancaria avrebbe dovuto anche regolare la funzione della circolazione monetaria. Ma quando il governo pretese che la banca difendesse la lira genovese nella sua tendenza al ribasso,l'Istituto rinunciò per non esporsi a perdite gravissime ; i governatori del banco rinunciarono nel 1444 alla concessione e a porre in liquidazione la sezione bancaria, la quale però poi risorse nel 1586. Interessante vero ? Sembrano storie dei giorni nostri, ma ora mi fermo, perchè se no più che numismatico divento economista e perchè no anche un pò genovese :blum: , ma come sapete mi piace spaziare dovunque nel tempo, nella geografia e nelle varie funzioni !1 punto
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Bronzo molto bello e interessantissimo sia per la scena del rovescio con la scena della cattura del Toro di Creta, sia per la rappresentazione di Alessandro al diritto che mi sembra nel volto molto simile ai conii di Lisimaco (anche se con acconciatura e copricapo diversi). Mi chiedo invece cosa può essere quel forellino al centro della moneta, che tra l'altro, vedo che comunque non è completo ossia non trapassa la moneta da parte a parte e quindi non può esser collegato alla tradizione sepolcrale pagana (l'obolo per Caronte).1 punto
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A volte mi sono chiesto (e ancor più spesso mi è stato chiesto) cosa animi la gente che acquista monete, mobili antichi, argenti antichi, libri antichi, eccetera eccetera... Certo l'interesse per la cultura fa la sua parte, ma se fosse solo questo sarebbe sufficiente osservare le monete in museo, molti medaglieri permettono anche la visione "in mano", i libri antichi possono essere studiati nelle biblioteche di un certo livello, e nelle grandi città ce ne sono a volontà: perché allora la gente compra? Non è infrequente, poi, che un collezionista compri e rivenda un oggetto nel giro di pochi anni, perdendoci economicamente nella gran parte dei casi (se si rivende dopo pochi anni quasi sicuramente si perde, sui tempi lunghi il discorso si fa più complesso)..., perché dunque "compriamo" i nostri oggetti da collezione e perché collezioniamo? Ognuno di noi potrebbe dirne una, differente come differenti siamo tra di noi. Escluderei quanti si limitano a comprare una monetina da pochi euro di tanto in tanto, in quel caso credo sia mera curiosità: chi acquista con una certa regolarità credo abbia una motivazione più profonda. Comincio col dirne una io: qualcuno colleziona per riempire un vuoto interiore, ed ho notato che quando lo stato d'animo è dei peggiori si rischia di fare gli acquisti più "consistenti" e non sempre sufficientemente ponderati. Il rivendere è dovuto all'insoddisfazione che si prova dall'oggetto dopo un po', e all'esigenza di sufficiente denaro per nuovi acquisti. Ovvio che poi c'è anche l'amore per la storia e tutto quello che volete, ma l'amore intellettuale da solo non basta, chi compra ha bisogno di sentire in un certo modo un contatto fisico con il proprio amore... che ne deriva dal possesso esclusivo. Qualcun altro acquista oggetti antichi quasi per un rifiuto inconscio della realtà quotidiana: nell'osservare, maneggiare e quindi toccare oggetti antichi, magari in momenti di assorta solitudine, ci si aliena dalla vita contemporanea, con tutti i problemi che può presentare. Nel forum è stato mai affrontato questo argomento? (quali principi animano un collezionista?)1 punto
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Ecco il seguito, le parole di paleologo mi avevano un pò raffreddato, ma tutto sommato, nel bene o nel male è bene esprimersi Quando ero bambino il “Bussolo della Rumenta” non dico che era inesistente; ma certamente molto contenuto. La plastica non c’era e la mamma riponeva la spesa in una borsa di paglia impreziosita da fregi floreali a colori vivaci. Il vetro, se non lo restituivi al negoziante, pagavi la “caparra” che ti veniva regolarmente riconosciuta quando riportavi la bottiglia od il fiasco vuoto…poi è venuto il “Vuoto a perdere” Il metallo era un bene prezioso, come oggi del resto, per i cinesi poi il Rame ha la stessa attrattiva e fascino che hanno per noi l’Argento o l’Oro forse perché ne hanno sempre avuto poco e con quel poco dovevano giostrarsi tra il far moneta o statue agli Dei… ogni mese passava un omino con il carretto che ritirava la ferraglia, la pesava e ti allungava qualche lira. I tessuti venivano riciclati sino all’ultimo, gli abiti passavano dal più grande al più piccolo; le lenzuola di lino o di buona canapa, quando lise venivano smembrate, con alcuni pezzi si rattoppavano quelle un po’ più in buono stato, con gli altri se ne faceva asciugamani per la cucina o stracci da spolvero. La carta? Non erano molti quelli che all’epoca leggevano regolarmente il giornale e non perché non sapessero leggere; ma più semplicemente perché avevano altro da fare, negli anni ’50 avevamo le “Toppe al sedere” e c’era tutto da ricostruire; chi scriveva era considerato poco più che un perdigiorno e non c’era tempo da perdere nel leggere; nel mio paese poi la carta era un bene prezioso ed anche per questo “rifiuto” passava l’omino che la raccoglieva, ti sganciava lo spicciolo e la portava in cartiera. L’umido, con la fame che c’era non è che ne avanzasse poi molto, i piatti tornavano all’acquaio ben puliti dalla “Scarpetta” le ossa e le lische venivano graziosamente offerte al canino od al gatto di casa (altro che scatolette o surrugati vari!!), le croste del formaggio, finivano ben tritate, assieme a parte del pane raffermo, la maggior parte veniva utilizzato per fare il pan grattato, assieme agli altri pochi avanzi finiva nella zuppa del cane o nella ciotola del pollaio. Le bucce e gli scarti vegetali erano destinati al “Coppo della mamma” dove assieme alla terra, in una specie di processo di compostaggio “fai da te” si trasformavano in un ottimo ammendante per i gerani e le altre piantine da fiore che impreziosivano il balcone. Lavatrici, lavapiatti, televisori, elettronica varia e di vario tipo…manco a parlarne…ricordo il bom delle radioline portatili le “Sony” ve le ricordate?.. non se ne poteva più, ovunque andavi era un’offesa all’udito tanto che l’urlo lacerante del silenzio era…una liberazione; qualcosa di simile è successo con i telefonini. Tutto questo che c’entra dirà il “lamonetiano” amico, lo spero, Dabbene? Il mondo è cambiato e la società dei consumi ha le sue leggi, con il suo “Usa e getta” dove?...Napoli Docet… ci ha riempito di rifiuti; viviamo tra montagne di rifiuto ed il “Bussolo della Rumenta” è diventato una discarica infinita: fuori e dentro la città. Sono sorte così società deputate al recupero del vetro, della plastica, degli oli usati ecc… senza entrare troppo nel particolare né allargarsi troppo…ovviamente in mano a partecipate, per lo più da partiti od istituzioni che ne traggono così un benefico tornaconto. Volevo dire che con il nostro “Lasciar correre” ci siamo allontanati e dimolto dalla vita semplice e razionale, economicamente sopportabile, di pochi decenni fa; abbiamo addimandato ad altri la raccolta ed il recupero del bene che è diventato rifiuto dopo brevissimo tempo: l’auto è calibrata sui tre, quattro anni o 120 – 150.000 kilometri, poi si cambia, gettiamo via lavatrici, frogoriferi, macchinari di vario tipo e specie alla prima occasione di non funzionamento perché li riteniamo obsoleti quando era magari sufficiente cambiare una valvolina, un fusibile o che so un altro componente di poco conto in grado di ridargli vita. La nostra Società dei consumi utilizza forse il 30% di ciò che acquista, fa bene dunque il “Riciclatore” che con il suo borsone riporta a nuova vita oggetti caduti nell’oblio ed a lui va il mio plauso nella segreta speranza che: Le “Società di settore” non gli impongano l’iscrizione all’albo; che l’INPS non gli chieda i contributi; che l’agenzia delle entrate non lo inviti a versare un qualche obolo che non sono in grado di immaginare; ma che potrebbe tranquillamente star bene sotto la voce: “Presunto” e buon ultimo le “consociate del rifiuto” non lo citino per concorrenza sleale. Vedete, un magnifico esempio ce lo offre un aneddoto del 334 A.Ch. o giù di lì, tanto per restare nel tema storico che ben si associa alla numismatica…dunque si racconta che il Grande Alessandro 3° durante la sua vittoriosa cavalcata orienatale dalla Persia sino all’Indo un bel giorno abbia ricevuto l’ambasceria di un paese che oltre a presentargli la propria sottomissione lo invitava a liberarli dal fragello di un predone che li molestava e di continuo li derubava dei loro raccolti, delle loro greggi e dei loro armenti. Per Alessandro Magno fu un gioco da ragazzi ridurre il predone a più miti consigli e quando gli fu al cospetto alla domanda: Perché hai fatto questo a questa povera gente? Si sentì rispondere: Valoroso, divino, potente Re tu hai grandi eserciti ed infinite risorse per conquistare, a tuo piacimento i popoli, io sono un po’ come te, con quel poco che ho, con la mia piccola banda di ladroni debbo necessariamente accontentarmi di qualche villaggio…Il predone aveva fatto centro, non fu giustiziato…forse una tiratina di orecchie e: non farlo più; ma fu lasciato libero. Spero che anche il riciclatore con il borsone non abbia a patire la protervia della “Casta”; ma è certo che perdurando lo stato di cose attuale troverà nei cassonetti sempre molta meno merce da riciclare di quanta sino ad ora non ne abbia trovata. Buona serata a tutti1 punto
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Ma acquistarla direttamente alla fonte (Banca Centrale Greca) pagandola 20 euro no eh ????????????? Se la speculazione voleva fare delle manovre a quest'ora era già esaurita, visto che è ancora disponibile non credo che salga più di tanto (ricordiamoci che a settembre esce la divisionale con il 10 euro d'argento).1 punto
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ricevuto il libro in giornata. Un ringraziamento particolare a uzifox per il coordinamento1 punto
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Chiudiamo in bellezza con il Tarì di Filippo V 1701 rientrato a casa dalla Spagna. La collezione è completa. :hi: peter1 ... fine! ;)1 punto
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La legenda al dritto è IMPAVRELIANVSAVG, tipo 4. In esergo vedo una A, se è l'unico carattere è il RIC Va 53, zecca di Roma. Se i caratteri sono tre con la A in mezzo e c'è una stella in basso al centro, entra in ballo anche il RIC Va 289, zecca di Serdica. Difficile a dirsi, credo anche con la moneta in mano... Per prenderla il prezzo deve essere VERAMENTE interessante.1 punto
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Gettone emesso per P.Droullin , consigliere di Elisabetta d'austria, regina di Francia (1574 - 1592). Nobiltà di Normandia http://www.cgb.fr/mo...t=527&nbfic=725 ma qual'è la strada?...da dove si può partire per una ricerca al buio?.. da quello che si intuisce della simbologia araldica rappresentata A presto ciao Mario1 punto
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Gallieno 260-268 antoniniano con il daino e DIANA CONS AVG XI in esergo dovrebbe essere il RIc 5a 176 zecca di roma moneta molto comune , vale anche lei 2 euro1 punto
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Aureliano restitut orbis manca l esergo quidni questa non la identifichi rottame anche questa , vale 2 euro1 punto
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Buona serata ....tu chiami e io rispondo. :rofl: :rofl: Informazioni molto interessanti, alcune non le conoscevo. Grazie, è un bell'argomento che richiederebbe molto tempo e spazio. :good: Se Pietro Verri fosse vissuto tra le lagune, non avrebbe potuto ripetere ciò che disse nel 1763 (Molmenti - La Soria di Venezia nella vita privata - 1885 Roux e Favale), a proposito dello stato di Milano, che "alcuno ancora non ci è stato che del sistema politico-economico di questa provincia abbia scritto", e nel 1768 "che i fatti dell'economia pubblica dello stato di Milano sono restati nell'oscurità la più impenetrabile fino a questi ultimi anni". A Venezia, invece si comprese benissimo, e prima che negli altri paesi, come la cognizione esatta dei fatti economici debba precedere qualsivoglia indagine scientifica dei fatti stessi, e si fece ogni sforzo perché questa cognizione non mancasse, e fosse, nei limiti del possibile perfetta e verace. L'anagrafe fu praticata fin dal principio del secolo XIV e abbiamo la coscrizione del 1338 degli abitanti della capitale atti alle armi, i quali presi fra gli anni 20 e 60, ammontavano a 40.000 individui. E a Firenze nulla s'era fatto in proposito allo stesso tempo, se il Villani calcola approssimativamente la popolazione dell'Atene italiana in 90.000 anime, desumendo questa cifra dal consumo del pane. !? A Milano solo nel secolo XVIII fu fatto per la prima volta il censimento. A venezia il catasto fu rinnovato nel 1425, ma pare che la sua origine risalga al 1171; a Firenze ciò avvenne nel 1506 e Milano, sotto Carlo V lo si stabiliva dal consumo del sale e sugli alloggiamenti della cavalleria del secolo precedente!!!!???? Cosa significa questo? Che Venezia agiva e stipulava accordi dopo che gli stessi erano stati studiati, elaborati e modificati secondo la bisogna; nulla era lasciato al caso e per valutare la bontà di un accordo, c'era da conoscere una massa di dati notevole; come si fa oggi in qualsiasi azienda, prima di investire in una campagna di vendita, bisogna avere la conoscenza del settore nel quale si vuole andare ad operare. Pro e contro e le prospettive di riuscita. Venezia "colpiva" a colpo sicuro; i suoi partners - spesso - si affidavano invece alle sensazioni ed alla necessità del momento....politica molto pericolosa per gli affari e spesso controproducente. Venezia difficilmente sbagliava, perché sapeva pianificare. Circa la magistratura, e vero ciò che dici: spesso erano veneziani i giudici o i podestà che altre città volevano per amministrare i loro cittadini od anche solo consigliarli, ma ti dirò di più. L'avvocatura di Venezia non brillò mai e non raggiunse quell'altezza alla quale l'autorità esercitata le dava diritto; non fu mai come quella esercitata nel foro romano o campano e non ha lasciato le vestigia di eccellenza negli annali del foro. Tanti storici come l'Andres, il Collini e lo Zanardelli hanno attribuito che ciò può essere dovuto al fatto che i tribunalli veneziani hanno sempre snobbato la pandette tanto cara agli avvocati romani (ad esempio) ed alla retorica ed alla magniloquenza che li contraddistingueva; a Venezia giudici ed avvocati parlavano in vernacolo e si facevano capire da tutti.....possiamo dire che questa "inferiorità", forse, non è dovuta all'uso del dialetto, ma alla trascuratezza del diritto romano? Io credo sia quest'ultimo motivo il più probabile, la giustizia a Venezia aveva evidentemente radici nel diritto romano, ma a Venezia, questo, non aveva autorità di legge, perchè la legge derivava unicamente dall'autorità dottrinale che si conformava ai dettami della naturale giustizia ed equità; si andava per consuetudine e precedenti....vi dice qualche cosa questo? Forse vi suggerisce qualche Stato moderno? L'equità dei giudizi, delle leggi (ovviamente rapportate ai tempi dei quali disquisiamo), la mancanza di millanteria e la precisa volontà di anteporre al singolo il bene comune, fecero degli avvocati e dei giudici veneziani degli arbitri molto ambiti nelle corti giudiziarie degli stati italiani. "Eamus ad bonos venetos" era la frase con cui solevano, i tribunali e le curie lontane, commettere le vertenze ai giudici della Serenissima. Spero di non avervi annoiato e cedo la parola :blum: Luciano1 punto
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a prima vista sembrerebbe OK dovrebbe essere un asse o piu` facilmente un sesterzio simile a questo con la minerva http://www.wildwinds.com/coins/ric/commodus/RIC_0582.jpg prova a vedere se le legende combaciano MINER AVG PM TR P XVI COS VI M COMMOD ANT P FELIX AVG BRIT PP le foto son troppo piccole servirebbero foto migliori1 punto
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dovresti postare una foto e mettere il peso e magari capire anche di che materiale sia PS bel decollete ! sei tu quella ?1 punto
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Salve. Confermo i vostri sospetti: è un riconio moderno degli anni '70: http://www.forumancientcoins.com/monetaromana/corrisp/a380/a380.html1 punto
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Tutti quelli che hanno avuto un successo enorme o hanno in qualche modo segnato la storia sono personalità borderline... dotati non solo di grande talento, ma anche di livelli maniacali di determinazione e fissazione sull'obiettivo. Basta che ci sia appena un po' meno talento e/o determinazione di quello che serve, oppure che la personalità borderline vada appena un passo oltre e... invece di fare la storia i risultati son ben altri!1 punto
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"........girava vestito tutto dimesso, trascurato, dimesso,certo il look non era il problema della sua vita,ma quando apriva bocca allora si capiva perchè lo chiamavano il Maestro, storia,cultura,scienza ma soprattutto numismatica,affabulava e dissertava con padronanza di tutto ; il Maestro viveva per la Numismatica sapeva tutto, studiava, leggeva, non era certo laureato,aveva fatto tutto da solo. Ma il suo quasi unico pensiero erano le monete, collezionava e che monete collezionava ! C'era però un piccolo problema il Maestro aveva pochi soldi e tutti quelli che aveva li spendeva per queste splendide monete. Sacrificava tutto per questo, la moglie credo che ormai fosse rassegnata, nessun lusso, niente macchine, niente vestiti firmati, poche vacanze, nessuna concessione, lui risparmiava e poi comprava." Mi ci rispecchio molto in questo scritto,anche se devo dire che non sono sposato e giro vestito dignitosamente,poichè la passione ci deve essere ma il buon senso non bisogna perderlo. --Salutoni -odjob1 punto
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Perché qualcuno dovrebbe essere lungi dal mettere in discussione una mia idea o ipotesi? Ci mancherebbe altro! Io intervengo volentieri in questo sito proprio perché mi aspetto di trovarmi in mezzo ad appassionati che guardano soltanto a quello che viene detto, come avviene tra amici, non a chi lo dice. Se dovessi pensare di essere in uno di quei convegni dove certe volte il rispetto del ruolo conta più della capacità (e talvolta succede) mi guarderei bene dall'intervenire, ve lo assicuro. Se ho ho dato questa impressione mi dispiace veramente, ma veramente tanto. Lo so, a me piace scherzare su tutto, anche su me stesso un po' allocco, che appena proposta un'idea se la vede impallinata da due interlocutori su tre, e può essere che per iscritto la cosa sia sembrata seria, anche perché mi dimentico sempre di usare gli emoticon chiarificatori.Però vi assicuro che avevo il sorriso sulle labbra Poi la discussione è la discussione, e per me quella è sacra, e se ho un' idea non la mollo certo per convenienza o quieto vivere, nella speranza che sia esattamente così anche per i miei interlocutori. Altrimenti che gusto c'è? Scusate l'intermezzo personale, Andreas1 punto
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Ritengo sia esatto inserire questa moneta tra le emissioni proprie di Pio VI, mi sembra infatti che la tua moneta sia effettivamente rispondente in tutto e per tutto alla moneta descritta dal Muntoni al n° 388 Var.I (manca foto a catalogo, se vuoi inseriscila ;)) e non è ribattuta, ha solamente l'impronta in incuso del busto della madonna che compare al diritto. Mi sfugge come sia potuto succedere dato che la legenda del rovescio è comunque ben leggibile ed in rilievo, ma di certo non è un residuo di impronta di una precedente moneta. Dell'incisore che si firmava "AC" a tutt'oggi non c'è notizia certa, ma il fatto che i suoi diritti siano a volte accoppiati al rovescio "standard Mercandetti" (come mi sembra il tuo caso) e viceversa il rovescio stile AC (che vedi nel catalogo di Lamoneta, con lettere più piccole e di stile differente, senza la stella in alto nel campo) sia a volte accoppiato al diritto TM, lasciano aperte molte strade ed ipotesi. Il contorno delle madonnine perugine è a volte ornato ed altre liscio; per le madonnine AC ho notato che solitamente è liscio, nel tuo esemplare ?? Quanto alle madonnine ribattute su monete del governo repubblicano, emesse durante il periodo di restaurazione dell'estate 1799, sono anche esse con firma AC (o FC), ma si riconoscono facilmente perchè presentano ben visibili residui delle monete repubblicane (da 2 baiocchi) su cui sono coniate, come ad esempio in quella che allego (Bruni 20). Sono queste monete ribattute che il Bruni considera, giustamente, mancanti nel Muntoni. Questa tipologia è inserita tra le monete della Repubblica Romana nel catalogo di Lamoneta: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-RM1PG/3 Ciao, RCAMIL.1 punto
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