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  1. gaff977

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/19/12 in tutte le aree

  1. Come hai detto tu ognuno è libero di collezionare quello che più lo aggrata, sempre nel rispetto del pensiero altrui. Sinceramente la definizione "baule pieno di cianfrusaglie" per una collezione di emissioni per collezionisti in folder mi sembra fuori luogo.
    2 punti
  2. Anche se per molti storici viene definito giovane incapace (il dominio visconteo si ridurrà con le sole città di Milano e Pavia), egoista e brutale (faceva sbranare le persone dai suoi cani), la signoria Giovanni Maria Visconti ha una notevole importanza per il profilo monetario. Se si legge attentamente le grida del 1408 e 1409 (Pubblicate sulla RIN 1893) si scopre che è in atto una vera e propria riforma (o svalutazione) monetaria: L'imperiale (o denaro) viene sostituito dal bissolo (2/3 di denari) Il quattrino (da 3 o 4 denari) dall'Imperiale da due (o 3 bissoli) Il sesino (da 6 denari) dal sesino novo da 4 denari (o 6 bissoli) Il dodexino (o soldo da 12 denari) con l'ottino (8 denari o 12 bissoli) Il Grosso (da 24 denari) con il pegione (da 18 denari o 24 bissoli), anche se il pegione era già stato coniato dai suoi predecessori. Il suo intento (almeno credo) è quello di sostituire l'imperiale con il bissolo, utilizzando sempre lo stesso sistema metrico ma svalutandolo! Riuscendo a datare la monetazione di Giovanni Maria si riesce a dare anche una giusta classificazione alla monetazione di Crema, Cremona, Lodi (e non Piacenza!), Brescia, Como, Cantù e Monza che utilizzavano lo stesso sistema. Nell'ultima asta Cronos al lotto 152 è comparsa una moneta della massima rarità classificata come soldo che a mio giudizio è un quattrino coniato nel periodo tra il 1402 e il 1408, prima di questa riforma. Spero che con questo piccolo contributo qualcuno voglia fare un lavoro di classificazione corretta di questo periodo tanto tormentato, è difficile, ma con l'aiuto di tutti si può!
    2 punti
  3. In chiusura di anno numismatico (che identifico secondo tradizione con le vacanze estive) il mercato delle medaglie papali appare orientato ad un buon consolidamento dei prezzi. Le aste estere presentano un andamento brillante. Nel giugno la più importante è stata battuta a Bruxelles da Elsen con una corposa collezione ripartita in 110 lotti, alcuni dei quali multipli, con emissioni da Martino V ai Papi moderni, nella quale erano largamente rappresentate medaglie del 1600 e 1700 in bronzo, con tanti riconi (frappe posterieure la indicazione ricorrente). Il materiale è stato venduto quasi in toto. Solo la bellissima e importante medaglia di Paolo II per il Concistoro del 1466, in bronzo - BB, tratta per fusione dalla moneta in oro attribuita ad Orfini non ha trovato l'aggiudicatario. La medaglia, che dalla foto mi pare di epoca, era proposta alla base di asta di € 1.600,00. Ovviamente per queste medaglie è indispensabile la osservazione diretta. Per il restante materiale, come detto, aggiudicazioni sostanzialmente in toto. Le annuali e straordinarie in bronzo del 1600 e 1700 hanno avuto acquirenti al prezzo medio di € 150,00 per esemplare. Sostenuti i prezzi aggiudicazione di alcune medaglie originali di Clemente XII in conservazione q.SPL/SPL: il grande modulo REPARATIO FELICITATIS PUBLICAE € 360,00+diritti; San Giovanni in Laterano mm. 72 € 550,00+diritti; la Cappella Corsini mm. 72 € 480,00+diritti; l'annuale Fontana di Trevi € 260,00+diritti. Aggiudicati anche i lotti multipli. Per questi è difficile una valutazione sul prezzo. Le basi di asta, apparentemente invitanti (ma occorrerebbe una indagine sulla qualità) sono state sempre largamente superate. Ancora superiori i prezzi in asta Lanz, che proponeva 10/15 medaglie papali in bronzo del 1600-1700 inserite insieme alle monete (Urbano VIII; Alessandro VII; Benedetto XIV, Pio VI ed altri); sono state aggiudicate ad un prezzo medio di € 170/180,00 + diritti e imposte. Tra le medaglie moderne era offerta solo l'annuale di Pio X anno III in argento, SPL, aggiudicata al prezzo eccezionale di € 320,00+ diritti e imposte. Elevati anche i prezzi di aggiudicazione per medaglie papali presenti simbolicamente in altre aste: cito per Rauch la Benemerenti Accademia San Luca in bronzo Benedetto XIII venduta per € 210,00+diritti e imposte e la medaglia in argento riferita a Pio IX per la cattedrale di Zagabria (€ 800,00+diritti e imposte); e ancora una placchetta di Pio XI per l'anno Santo in asta Muenzhandlung (€ 90,00 + diritti) e una placchetta di Pio XII in asta Teutoburger (€ 150,00+diritti). In Italia il mercato è meno brillante, ma non manca un interesse medio. L'unica asta in cui le medaglie papali erano sufficientemente rappresentate era nel giugno una asta Artemide on line con una cinquantina di lotti di materiale non particolarmente importante. Le agggiudicazioni hanno superato il 50%, che ordinariamente è la percentuale massima in aste senza cartaceo. Particolarmente rappresentate erano le medaglie di restituzione (fusioni seicentesche della serie stemmi) e non hanno avuto successo. Era anche proposto un giro di annuali di Pio XI in argento, nell'ambito del quale molte medaglie sono state acquistate ad un prezzo di circa € 70,00+diritti. L'interesse per le medaglie satinate (novità assoluta) ha superato quello per le medaglie fondo specchio. Abbastanza sostenuti i prezzi di aggiudicazione per medaglie di Pio X in argento o bronzo grande modulo. Nelle altre aste italiane ho notato due medaglie papali nell'asta Bolaffi (la ricercata annuale anno XII di Pio IX in argento è stata aggiudicata per € 400,00+diritti e la straordinaria di Giovanni XXIII per l'ottantesimo anno con la veduta di Sottoilmonte per € 175,00+diritti. i prezzi base sono stati decisamente superati e quindi vi è stata competizione). Concludo citando le aggiudicazioni in asta Ghiglione di una copia galvanica della medaglia di Pio IX - GLI ITALIANI RICONOSCENTI per € 210,00+diritti e in asta Negrini di una bella placchetta di Pio IX di grande modulo in bronzo per € 300,00+diritti. L'annata si concluderà con le aste già presentate da INASTA e Artemide, molto diverse fra loro. Inasta presenta una cinquantina di lotti abbastanza comuni, di media conservazione, a prezzi molto invitanti. Si potrebbe parlare di asta di saldi con chiamata a vedere se vi sia qualche buona occasione. Artemide presenta due aste (in sala e on line) con molti pezzi importanti, orientata principalmente al materiale moderno. Ci sono medaglie in oro di diversi Pontefici, le più importanti rarità di Pio XII in argento, massimi e grandi moduli di Pio IX, Leone XIII, Benedetto XV, una rara medaglia in argento in grande modulo del Cardinale Albani, nipote di Clemente XI e anche qualche altra medaglia di pregio. Ci si potrebbe domandare se è razionale questa proposta in questa fase della stagione. Risponderà il mercato. Comunque, in questa asta i prezzi base sono piuttosto sostenuti e chi è disponibile a privarsi di queste medaglie, certamente interessanti, richiede una soddisfazione economica.
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  4. Vi ringrazio per l'apprezzamento, ha sicuramente un valore particolare visto che siete persone molto competenti nel campo della numismatica. Appena potrò vi illustrerò altre considerazioni sulle zecche lombarde di questo periodo.
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  5. meno male, così forse pubblicherai qualcosa anche tu, così che i posteri non cadranno in ulteriori errori....
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  6. Prima di tutto uno ciao immenso a tutti, e' da un po' che non scrivevo ma spero che mi capite dato che da domani iniziano i miei esami di stato ( a 40 anni e' peggio di quanto ne hai 18, credetemi), perciò per adesso faccio i miei complimentoni sia ad Alessandro ( che conosco di persona e vi posso assicurare che e' un ragazzo ;) fantastico ) e a derek ( sicuramente anche lui una persona a modo e affiliato con il Vaticano ;) ) per i loro ritrovamenti eccezionali. Appena posso posto anche i miei modesti ritrovamenti di questi giorni intensi di studio. A presto e continuate cosi Gustavo
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  7. Ed ecco invece uno studio riguardante questa medaglia e le sue riproduzioni del 1962 a cura della Napoletanagas, coniate dalla Johnson di Milano. Versione in bronzo e in argento 800. http://www.ilportaledelsud.org/illuminazione.htm Uploaded with ImageShack.us Uploaded with ImageShack.us Uploaded with ImageShack.us Uploaded with ImageShack.us
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  8. Alcuni cenni storici sull'utilizzo del gas a Napoli dall'epoca di Ferdinando II ad oggi. Le notizie seguenti sono estrapolate da un'inserzione di Ebay http://www.ebay.it/itm/NAPOLITANA-D-ILLUMINAZIONE-E-SCALDAMENTO-COL-GAS-AZIONE-DI-FRUTTO-1889-KIT-/280858548542?pt=Certificati_Azionari_e_Titoli&hash=item416479593e . Leggete perchè è molto interessante. Ecco la medaglia in argento coniata a Lione nel 1844, rif.D'Auria Uploaded with ImageShack.us Uploaded with ImageShack.us CENNI STORICI Napoletanagas nasce il 18 ottobre 1862 con la ragione sociale - mai abbandonata - di "Compagnia Napoletana di Illuminazione e Scaldamento col Gas". Nel decennio 1870-1880, mentre gli utenti crescevano a fatica, si incrementavano i punti luce e il consumo annuo del gas. Nel 1881 fra pubblico e privato la popolazione servita era di oltre 480mila abitanti. In quell'anno la Compagnia cambiò sede e si trasferì al 138 di Via Chiaia, dove vi sarebbe rimasta per oltre 100 anni. Il 27 dicembre del 1885 la "Compagnia" stipulò un nuovo contratto per l'illuminazione dei quartieri periferici della città: Vomero, Case Puntellate, Casale, Fuorigrotta, Miano, Pianella, Piscinola e Marianella. Nel 1912 i festeggiamenti per il raggiungimento del mezzo secolo di attività. L'a nno dopo il Comune di Napoli e la Compagnia modificano la convenzione del 1885 innovando alcuni termini contrattuali e riducendo le tariffe del gas. Durante la seconda guerra mondiale le attività della Compagnia furono caratterizzate dalla limitazione ai consumi civili imposti dalla situazione bellica. L'Opificio di produzione del gas subì pesanti bombardamenti che causarono gravi danni ad altiforni e caldaie a vapore. Eppure la Compagnia non smise di erogare i servizi. Nel dopoguerra, con il proseguire degli anni la Compagnia si concesse nuovi orizzonti. Portando avanti un'intensa attività di ricerca e di sperimentazione, nel 1955 perfezionò una tecnologia del tutto innovativa sul fronte della produzione del gas. Il 27 febbraio 1981 il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) dà il via libera alla prima fase di metanizzazione del Mezzogiorno, cominciando da Napoli e da alcuni comuni vesuviani. In quello scenario, gli importanti investimenti operati dalla società misero in moto un processo virtuoso che consenti a Napoletanagas di assumere progressivamente un ruolo imprenditoriale di crescente importanza, trasformandosi da azienda metropolitana in società di servizi a livello regionale. La nascita della società La Compagnia Napoletana di Illuminazione e Scaldamento col Gas (Napoletanagas) nasce il 18 ottobre 1862, ma la sua storia inizia qualche anno prima. E' il 21 gennaio 1837 quando il Re Ferdinando II diede il suo assenso alla domanda del Cav. Giovanni De Frigiére "affichè fosse concesso a lui e ad altri la impresa di illuminare la città di Napoli mediante il gas". Il gran giorno arrivò il 10 settembre dello stesso anno; il teatro della prima illuminazione a gas fu il portico della basilica di San Francesco di Paola, incastonata di fronte al Palazzo Reale, nella splendida Piazza Plebiscito, che allora si chiamava Largo di Palazzo. Appena il sole si tuffò dietro la collina di Posillipo col crepuscolo ad avvolgere tutto e tutti, esplose il miracolo: 29 lanterne, accese una dopo l'altra, fecero fare alla folla sterminata un "ooooh" di stupore e quindi un grido pian piano si levò : "il gas ... il gaz... ‘o gasso!". E' datato 13 dicembre 1838 il "Contratto dell'illuminazione generale de' fanali di questa città di Napoli, porzione a gas e porzione ad olio", che il Sindaco di Napoli Don Giuseppe Caracciolo Marchese di Santapagapito stipulò con il signor Cavalier Don Giovanni De Frigiére, quale rappresentante della Compagnia per la Illuminazione. Intanto, per far fronte alle nuove necessità venne costruito un secondo Opificio di produzione al Vico Cupa a Chiaia la cui inaugurazione ufficiale avvenne in data 28 maggio 1840. I primi passi Durante i primi esperimenti la nascente Compagnia fu diretta dal De Frigiére e poi da Alfonso Bossieu ma, nella tornata del 6 aprile del 1841, l'assemblea degli azionisti nominò Direttore il Signor Alfonso Pouchain, il quale seppe acquistare tale preponderanza nel Consiglio e nell'a ssemblea stessa, da far denominare la società "Compagnia Pouchain". Dopo la caduta dei Borboni la Compagnia Pouchain non riscosse le simpatie della nuova amministrazione ed il 12 maggio 1862 fu concesso al Signor Basilio Parent di Lione il diritto di esclusività per la illuminazione a gas di tutte le strade e piazze cittadine per 60 anni. Da questo momento, l'atto notarile è del 18 ottobre 1862, la Società Parent assume il nome di Compagnia Napoletana di Illuminazione e Scaldamento col Gas, che conserva ancora oggi. Dato il continuo e crescente sviluppo dell'uso del gas e poiché il gasometro costruito in Via Cupa a Chiaia era del tutto insufficiente fu costruito un terzo opificio di produzione sulle sponde del Sebeto nei pressi della strada denominata allora Arenaccia (oggi Via Stella Polare). Nel decennio 1870-1880, mentre gli utenti crebbero a fatica, si incrementarono generosamente i punti luce ed il consumo annuo del gas. Nel 1881 fra pubblico e privato la popolazione servita era di oltre 480mila abitanti, in vent'anni l'aumento aveva superato i 30mila allacciamenti. In quell'anno la Compagnia cambiò sede: dai vecchi ed angusti locali di Cupa a Chiaia si trasferì al 138 di Via Chiaia. Nel frattempo la tecnologia dava una mano all'illuminazione. Dai punti-luce regolati prima dalla "fiamma libera" si passò ai becchi a "farfalla" e ai cosiddetti "argand" plurimi. Di queste conquiste beneficiò anche l'anima della città più votata alle feste. Nel carnet mondano, infatti, si iscrisse di diritto il carnevale del 1882 che mise le ali alla Compagnia nell'arredare la città, specialmente via Toledo, con bellissime luminarie. Il 27 dicembre del 1885 fu stipulato un nuovo contratto con la Compagnia per l'i lluminazione dei quartieri periferici di Napoli (Vomero, Case Puntellate, Casale, Fuorigrotta, Miano, Pianella, Piscinola e Marianella, ...). In base al principio che più si consuma meno si spende, il Comune impose alla Compagnia il ribasso a scalare delle tariffe; per compensare i maggiori oneri il termine della concessione venne prorogata di quindici anni, dal 1°giugno 1922 al 1° giugno 1937. Tra illuminazione a gas ed elettricità Alla fine del secolo si può fissare l'inizio della contesa sulla illuminazione fra gas ed elettricità che fu aspra e, all'inizio, di esito incerto. Il nuovo modo di produrre energia stava diventando straripante negli ultimi anni del secolo e la Compagnia non poteva non intervenire. Così decise di rompere gli indugi e lo fece su due fronti. Per prima acquistò una piccola stazione di " produzione di energia elettrica a corrente continua" in Via Alabardieri e successivamente acquisì la maggioranza delle azioni della SIG (Società generale di illuminazione). Col passar del tempo gli impianti elettrici presero sempre più la mano alle attività di illuminazione del gas. Per conto della SIG la Compagnia firmò con il Comune la prima convenzione per accendere elettricamente la galleria tranviaria di Fuorigrotta, Piazza Garibaldi e Corso Umberto I (chiamati allora rispettivamente Piazza Unità d'Italia e Corso Re d'Italia ). Il 20 marzo 1899 la Compagnia si alleò con la Società franco-svizzera per l'industria elettrica, la Banca Commerciale e Roberto de Sanna, in rappresentanza di un gruppo di uomini d'affari napoletani, per fondare la Società Meridionale d'Elettricità (SME); la SIG venne assorbita nella nuova società e Maurizio Capuano fu nominato amministratore delegato. Da quel momento si diede inizio all'epoca della elettrificazione dell'Italia meridionale. Tra l'Ottocento e il Novecento, il passaggio d un'epoca all'altra venne scandito dall'avvento della comunicazione. Ispirandosi alla esperienza dell'associazione degli ingegneri tedeschi del gas, la Compagnia lancio la prima campagna promozionale "Nessuna casa senza gas". Fu la prima di una lunga serie ; attraverso opuscoli, calendari, vademecum, notes si propagandavano tutti gli usi del gas, dalla cucina al riscaldamento, dallo scaldabagno all'illuminazione. Ai primi del ventesimo secolo la battaglia sull'illuminazione tra gas ed elettricità era lontana dall'essere conclusa. Dopo il gran successo del becco Auer nel 1905 arrivò la lampada elettrica a " filamento di carbone" cui seguì il "filamento metallico". Quando il Presidente della Repubblica francese Emile Loubet, accompagnato da Vittorio Emanuele III, visitò Napoli la città era divisa a metà, la SME ad illuminare Piazza Plebiscito e la Compagnia illuminava Via Caracciolo! L'anno successivo la Compagnia accentrò le funzioni appaltate alla ditta Lacarriere che in quarant'anni aveva installato la rete pubblica e privata dell'illuminazione e del riscaldamento formando una manodopera altamente specializzata. La produzione del gas non conosceva ostacoli balzando da 40mila a 60mila metri cubi al giorno. Mezzo secolo di attività Nel 1912 la Compagnia festeggia mezzo secolo di attività. L'anno dopo il Comune di Napoli e la Compagnia modificano la convenzione del 1885 saldando vecchie questioni, innovando alcuni termini contrattuali e riducendo le tariffe del gas. Durante gli anni della guerra il calo dei consumi divenne un vero e proprio tracollo. Novità addirittura impensabile, il capitale francese abbandonò il campo per far posto il 31 gennaio 1920 alla Società Meridionale dell'elettricità, che ne deterrà il controllo per i successivi sessant'anni. A distanza di circa un quarto di secolo i ruoli si erano invertiti. Nel 1924 Edmond Henny divenne Direttore della Compagnia, carica che detiene per una vita. Lo sciopero dei minatori inglesi costrinse la Compagnia a rivolgersi ad altri mercati come Stati Uniti e Germania. Dalla collaborazione con gli esperti tedeschi venne alla luce una miscela di carbone denominata "Vesuve gas" che sarà utilizzata per una trentina di anni. Dopo questo lungo periodo del primo novecento, durante il quale si era visto di tutto, nel 1930 la Compagnia aumentò più del doppio il capitale sociale. La popolazione servita raggiunse circa 840 mila abitanti e la rete si estese fino a 460 chilometri. Nel 1935 con l'addio all'ultimo lampione del cosiddetto "filo di perle" che inanellava il lungomare declinava anche il ricordo degli accenditori che per quasi tutto l'ottocento avevano salutato il tramonto e l'alba imbracciando l'asta in cima alla quale brillava il lumino tremolante o dondolava lo spegnitoio. Durante la seconda guerra mondiale le attività della Compagnia furono caratterizzate dalla limitazione ai consumi civili imposti dalla situazione bellica. L'Opificio fu bombardato più volte: saltarono altiforni e caldaie a vapore. Eppure la Compagnia non smise di erogare servizi. Non si sa bene come, ma riuscì a distribuire gas anche ricorrendo al "rattoppo" di uno dei due gasometri. Purtroppo le incursioni non rallentarono: impianti, officine, magazzini, gasometri furono di nuovo distrutti dalle bombe. Torna su Gli eventi bellici e il primo dopoguerra Il peggio doveva ancora arrivare; era il 28 marzo 1943, uno dei giorni più luttuosi della guerra quando nel porto di Napoli la "Caterina Costa", una nave di oltre ottomila tonnellate carica di armi, munizioni, carburante esplose. La deflagrazione provocò 600 vittime e mandò in frantumi numerosi edifici della zona. All'interno dell'area aziendale nessuna vittima, ma ci fu l'alt della produzione. Tuttavia nessuno si arrese; il gas rimase allo stato solido solo per una settimana, il tempo necessario ai dipendenti, operosi ed infaticabili come formiche che lavorando giorno e notte ripristinarono la linea di produzione. Nonostante tutto - commenta "Il Mattino" del 23 maggio 1943 - il gas alla cittadinanza non è mancato. Due mesi dopo l'ingresso degli alleati, ritornarono in funzione l'impianto del gas integrale e un gasometro da 11 mila metri cubi. Quasi nulla rispetto ai 170mila di un paio d'anni prima ma quando il gas tornò a fluire nelle condutture, ai 550 operai della Compagnia sembrò di essere tornati alla normalità. Nel dopoguerra, con il proseguire degli anni, la Compagnia si concesse nuovi orizzonti. Portando avanti un'intensa e proficua attività di ricerca e di sperimentazione, nel 1955 pervenne all'i mpiego del gas di raffineria per riscaldamento dei forni delle batterie, per il cracking (processo di scissione per riscaldamento di un elemento chimico complesso in elementi più semplici) nelle camere di distillazione delle stesse e nei gasometri del gas integrale. Contemporaneamente perfezionò la "refrigerazione" del gas prodotto. Nel 1957 gli impianti si arricchirono di "un nuovo gruppo di compressione". I festeggiamenti per il centenario Con la progressiva estensione della rete, la Compagnia potenziò anche il parco automezzi a quattro e a tre ruote. Antesignana a Napoli nell'assistenza e nei reclami, la Compagnia aprì un call center per soddisfare le richieste di nuovi allacciamenti e per dar corso alle segnalazioni dei guasti. Fu ammodernato il centro meccanografico a schede perforate, ultimo grido per la fatturazione, le statistiche e la contabilità del magazzino. La rete si estendeva allora su 815 chilometri e la popolazione servita, a Napoli e nei cinque comuni vesuviani, si avvicinava ad un milione e 400mila abitanti. Nel 1962, anno del centenario, con festeggiamenti, regali ai dipendenti e medaglie ricordo, arrivò la prima buona notizia del decennio: l'entrata in funzione del gasometro di Fuorigrotta da 300mila metri cubi. Scade la vecchia convenzione ma i due partner, Comune e Compagnia, trovano mille difficoltà a rinnovarla. Tra il 1° giugno 1967 ed il 31 maggio 1969 la convenzione viene prorogata cinque volte. Il consiglio comunale non vuole saperne di affidare il servizio a una municipalizzata così sonda la disponibilità di Eni e Iri; è quest'ultima a confermarsi interessata a guidare la società attraverso la Sme: la sua finanziaria di casa che dal 1920 è passata dal ruolo di "figlia" a quello di "madre" (azionaria) della Compagnia. Aggiornata in più punti, la nuova alleanza supera il vaglio del Consiglio Comunale; il 26 febbraio del 1970 il Sindaco di Napoli, Giovanni Principe, l'assessore all'avvocatura Mario Ferro e, per la Compagnia, Antonio D'Ambrosio ne ufficializzano il testo che va a sostituire, per i successivi 35 anni, quello sottoscritto il 19 giugno 1935. Alla resa dei conti Palazzo San Giacomo ci guadagna in tre punti : (1) il potere calorifico passa da 4 a 5 Kcal al metro cubo, (2) ottiene il blocco delle tariffe, (3) ottiene due posti nel consiglio di amministrazione della Compagnia. L'ingresso in Eni Il 27 febbraio 1981 è una data storica per il Mezzogiorno. Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) dà il via libera alla prima fase di metanizzazione cominciando da Napoli e da alcuni comuni vesuviani. Un evento questo che fa da causa ed insieme da effetto ad un altro, non meno significativo: il passaggio della Compagnia dal Gruppo Iri-Sme al Gruppo Eni-Snam-Italgas. Il Gruppo Eni-Snam-Italgas parte in vantaggio non solo perché è interessato al settore energia mentre il gruppo Iri-Sme è un gruppo con intressi diversificati dall'alimentare alla siderurgia, dalle auto alla telefonia, ecc. ma anche perché ha una adeguata liquidità. Alla fine, la compravendita passa senza ulteriori intoppi. Il 4 giugno è la data di ingresso ufficiale di Italgas nel consiglio di amministrazione di Napoletanagas. Nello stesso mese, il presidente di Italgas illustra all'assemblea degli azionisti i grandi benefici che il metano apporterà al Mezzogiorno. Alla fine del 1984 Snam acquista da Italgas il 20 per cento del pacchetto azionario della Napoletanagas. Con l'avvio della seconda fase della metanizzazione, a Napoletanagas viene affidata la gestione del servizio in altri 30 comuni della Campania. I comuni che hanno deciso di scegliere Napoletanagas come loro partner diventano così 38. Il nuovo statuto impone che i consiglieri vengono nominati ogni tre anni. Alcune azioni del capitale sociale di Italgas vengono riservate ai dipendenti del Gruppo, quindi anche ai dipendenti Napoletanagas, in base alla loro anzianità di servizio. La riammissione in Borsa Il 2 luglio del 1991 la Consob riammette le azioni ordinarie della "Compagnia" alle quotazioni del mercato ristretto di Napoli e Milano. Estromessa nel 1979, viene riabilitata grazie alle favorevoli condizioni di stabilità tra costi e ricavi, profitti e perdite. La società estende le sue attività al settore idrico. Anche il consorzio per l'acquedotto della penisola sorrentina (CAPS) propone una partnership per la metanizzazione della penisola stessa; nasce la società Seteap, alla quale la società partecipa con una quota del 70 per cento. Novità anche nel patrimonio immobiliare: il nuovo edificio di via Brin viene adibito ai servizi tecnici e la sede di Ponte dei Francesi ceduta all'allora consociata Italgas Sud (operativa dal 1981 per la metanizzazione del Sud Italia). Arrivano le prime concessioni per l'acqua. In partenariato con la Provincia di Napoli, decolla il progetto "Gestione Calore" per riscaldare gli istituti scolastici. Nelle provincie di Napoli e di Caserta i municipi che affidano la gestione idrica a Napoletanafas sono già 53, circa la metà del Consorzio Terra di Lavoro. Napoletanagas si candida anche alla acquisizione dell'Arin (Azienda Risorse Idriche Napoletane). Che il rapporto tra Napoletanagas e il suo pubblico sia cambiato lo si desume dal progetto " qualità del servizio". Gli utenti sono promossi a clienti e consumatori. La prima Carta del Servizio recita infatti tra i compit della società quello di "Realizzare le azioni rivolte alla migliore soddisfazione della popolazione servita, consolidare una buona immagine del servizio e migliorare i rapporti con gli enti territoriali". Il gas continua a essere il motore della Napoletanagas e le gestioni idriche raggiungono 143 comuni; lo statuto della Società viene modificato fino a comprendere "raccolta, smaltimento e trasporto dei rifiuti solidi urbani e speciali e gestione delle reti idriche". Nel frattempo, nei Comuni in cui la società gestisce il servizio idrico, prende il via un piano per contrastare il fenomeno degli allacciamenti abusivi alle rete. Per la prima volta la Compagnia decide di cedere la gestione del servizio idrico (Boscoreale) a un'altra società. La Carta del Servizio Nel frattempo viene istituito un servizio telefonico gratuito (numero verde) per il contatto diretto con i clienti, si distribuiscono milioni di opuscoli e depliant informativi. La qualità del lavoro svolto in base alla Carta dei Servizi incontra un primo eccellente risultato: il 77 per cento dei giudizi dei clienti è positivo, mentre il rimanente 23 per cento è dell'avviso che le cose miglioreranno nel tempo. L'obiettivo strategico di migliorare progressivamente la qualità dei servizi induce la società a iniziare anche un processo di miglioramento interno finalizzato all'ottenimento della Certificazione ISO 9001. Nel 1997 la Società lascia la sede di via Chiaia per trasferirsi al nuovo Centro Direzionale di Napoli sorto nella periferia orientale della città. Ad aprile di quello stesso anno il Comune di Napoli, con la definizione degli "indirizzi per l'acquisizione della Napoletanagas con le relative procedure di attuazione" tenta di portare nell propria orbita l'azienda. L'operazione, contrastata attraverso ricorsi legali, si trasforma in un'ipotesi di collaborazione tra Comune e Italgas per la costituzione di una società multiservizi formata da Napoletanagas e Arin. L'Opa Italgas Il 18 gennaio 1999 Italgas, che detiene la quasi totalità del capitale sociale di Napoletangas, lancia una OPA per le residuali azioni della società in mano a privati (2,15 per cento). Il 22 febbraio 1999 il Comune di Napoli tenta nuovamente di acquisire la proprietà della Società avvalendosi "della facoltà di riscatto anticipato della concessione del servizio di distribuzione gas sul territorio cittadino alla data del 26 febbraio 2000 ai sensi del testo unico del 15 ottobre 1925 n° 2578 sulle municipalizzate dei pubblici servizi e dell'articolo 19 della convenzione tra il Comune e la Napoletanagas stipulata il 26 febbraio 1970". Anche questa volta la Compagnia contrasta efficacemente il tentativo e Palazzo San Giacomo, non senza sorpresa, riformula la convenzione del 1970 prorogandola fino al 2035 ottenendo dalla società la somma di due miliardi di lire l'anno a titolo di canone e definendo con Italgas la struttura azionaria della futura società multiservizi Napoletanagas-Arin: al Comune sarebbe andato il 55,4 per cento delle azioni e la competenza sull'indirizzo e controllo strategico della nuova società; a Italgas sarebbero spettate il 44,6 per cento del capitale sociale e la completa responsabilità operativa e gestionale. Ma dopo un po' divnne chiaro che quel progetto non sarebbe decollato. L'acquisizione da parte di Snam Nel giugno del 2009 Snam, l'operatore leader in Italia nel settore del trasporto del gas naturale, rileva da Eni l'intero pacchetto azionario di Italgas nell'ambito di un'operazione che dà vita a un nuovo Gruppo attivo in tutta la filiera delle attività regolate del settore del gas in Italia, dal trasporto allo stoccaggio, dalla distribuzione urbana alla rigassificazione. Di conseguenza, anche Napoletanagas entra a far parte del gruppo Snam. Il nuovo gruppo, del quale oltre a Snam Rete Gas fanno parte anche Stogit e Gnl Italia, si pone al primo posto nell'Europa Continentale per dimensione del capitale investito a fini regolatori (RAB).
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  9. ...ed infine una delle mie preferite sia perchè conservata in modo decente ed anche per la bellezza estetica sia del dritto che del rovescio. Si tratta di un seated liberty quarter KM81 del 1854 del tipo con le frecce di cui ha già parlato Vathek1984. Con questo ho concluso questa lunga carrellata, forse qualcuno non ne potrà più di questi catorci americani ma mi ha fatto piacere condividerle con Voi anche perchè è stata per me una buona occasione per riguardare questo angolino della mia collezione. Ciao!
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  10. ciao nibanny le due monete sono entrambe circolate ma gradevoli, i quattrini di Leopoldo II, come diceva magellano, si vedono raramente in alta conservazione il 5 centesimi si trova in conservazione superiore senza spendere una fortuna (perlomeno qui da noi). Comunque se ti piace hai fatto bene a prenderlo, io in collezione ho un bb pagato sette euro.. se ti interessa qui http://incuso.altervista.org/cni.php trovi i volumi del Corpus Nummorum Italicorum relativi a Firenze e le altre zecche toscane saluti
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  11. Clicca sul tasto "rispondi" poi "usa editor completo" quindi "sfoglia" e una volta scelta dal tuo PC la foto da allegare "allega questo file"
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  12. io quello che tengo in album lo lascio periziato sia che sia rame-argento-oro...per quelle non periziate uso gli oblò... nel monetiere invece tolgo le perizie a tutto e le conservo in una scatola... sinceramente tutti questi problemi di cui sento parlare sul forum alle monete periziate non ne ho mai avuti...solo ad alcune in rame a volte si è formata una patina appiccicosa verdastra ma l'ho sempre rimossa con un panno morbido senza far nessun danno...da quando invece le metto negli oblò mai avuto nessun problema...comunque non a monete particolarmente importanti... per quanto riguarda il rame rosso io ho monete in rame periziate da anni e senza bustine d'acetato o quant'altro nè trattate che sono ancora rosse come il primo giorno che sono state sigillate....
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  13. caspita... hai 14 anni ?! che bel passatempo hai trovato... io all'età tua vedevo i cartoni animati e le monete le mettevo nei videogames :D . Cmq fai bene a seguirci sul forum, imparerai molte cose che ti serviranno. Se hai dei dubbi su degli acquisti che devi fare chiedi pure tranquillamente consigli qui, troverai sempre qualcuno disponibile a darti una dritta ;)
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  14. Sì, possibile. Leggo una scimmiettatura di CO, Arelate, o ho le traveggole?
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  15. Complimenti Gaff,la proposta di nuova catalogazione praticamente l'hai già messa giù ,non resta che assimilarla e analizzarla anche da parte di tutti, è un contributo importante che credo non mancherà di essere considerato anche dagli addetti ai lavori . Qualcuno è sul forum, qualcuno lo legge,il sassone l'hai lanciato indubbiamente, per il momento grazie da parte mia per i tuoi studi e per aver divulgato alcune tue conclusioni. Il forum è anche questo, anzi dovrebbe essere così, un laboratorio, un contenitore dove ognuno può condividere, discutere, confrontarsi, nella numismatica ci sono ancora molte zecche e molte monetazioni che hanno delle parti da studiare,da rivedere, spesso effettivamente ci cado spesso anch'io, si tende a prendere per buono studi ,anche importanti, ma ormai molto datati, e si riporta, si riporta, ogni tanto bisogna effettivamente cercare di capire meglio, ma questo è giusto ? Da dove lo ha ricavato ? O sono solo ipotesi ? Questo è indubbiamente l'aspetto più difficile, quello della ricerca, quello di scavare, ma effettivamente ogni tanto bisogna farlo o comunque mettersi tutti di nuovo in gioco, il forum può essere il luogo ideale per far partire delle ricerche, degli studi,dare spunti da poi approfondire meglio,magari anche insieme, non c'è fretta e qui siamo qui in molti proprio per questo.
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  16. anche i miei quaderni delle elementari io proverei a dar "davvero" retta alla normativa seguendola pedissequamente...chissàche non si ottenga di più che a protestare
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  17. Non solo mi è già arrivato(ieri) il catalogo/prezziario di Barbero ma ho già fatto l'ordine :pardon: (è veramente ben fatto) Ho trovato tra tante Papali anche una riguardante il regno delle Due Sicilie inserita nel D'Auria solo perchè è stata coniata dal Arnaud. Parlando con Barbero, che è stata una persona squisita, gli ho mandato le scansioni del cofanetto e secondo lui, è dell'epoca di PIO IX/Leone XIII ma prima del '900. Spero a breve di farvi vedere le annuali che ho preso di Leone XIII ;Pio X ;Pio XI Gian
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  18. Noto con piacere che, come ogni anno, il caldo inizia a farsi sentire e i lamonetiani diventano insofferenti... magari toni più pacati renderebbero la lettura di questi scambi di opinioni più gradevole da leggersi. Saluti Simone PS Date per assodato le questioni di etica e giustizia ma voi credete veramente alla favoletta che ci stanno propinando che se magicamente domani tutti ma proprio tutti pagassimo le tasse lo Stato Italiano andrebbe alla grande? Ma ci rendiamo conto dello spreco di risorse che c'è stato e c'è tuttora in giro? Ma dai... :D
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  19. caro dareios, mi scuso anzitutto con te per non essere intervenuta prima sul tuo denaro, che in effetti era rimasto un poco in sospeso, anche perché aspettavo di avere un poco più di tempo per rispondere con calma alla proposta di lettura avanzata da avgvstvs per una di quelle zone rimaste di incerta e dubbiosa interpretazione. Purtroppo il tempo è tiranno ed in questo periodo ho mille scadenze di lavoro ed altre monete che "premono" per essere sistemate o studiate, e quindi dovrò limitarmi alle poche annotazioni che seguono. Speriamo davvero di far accendere ancora qualche lampadina (troppo buono), invece di far calare la palpebra ... Anche io in sostanza sono d'accordo con le due "colonne portanti" di questo topic ( :)): per il tipo di monogramma, per quella che sembra essere la presenza della cosiddetta R " scissa" (cioè la R fatta come una D aperta in basso e seguita da un triangolino orizzontale) e tutto sommato anche per la forma della P potremmo essere di fronte ad un tipo Matzke H2a, Enrico IV, 1056-1106. Tuttavia (perché se non ci fosse stato qualche ma...saremmo arrivati al dunque prima ;)) ci sono alcuni altri elementi, al di là della stranezza nella posizione e nell'ordine delle lettere, che fanno riflettere. Anzitutto se siamo tutti d'accordo nel leggervela, la presenza della M nella legenda del dritto. Infatti gli ultimi esemplari che la riportano sono quelli del gruppo Matzke H1a per Enrico III, 1039-1056, mentre negli enriciani successivi la scritta sarà sempre INPERATOR o IHPERATOR. Tra l'altro negli esemplari del gruppo H1 la forma del monogramma, ma in fondo anche della R è già assai simile a quanto si vede poi nel gruppo H2a (non so se ve ne siete accorti). La mia perplessità dunque potrebbe stare qui: si tratta di un'imitazione di uno degli ultimi denari del gruppo H1 (Enrico III) o invece di uno dei primi del gruppo H2 (Enrico IV)? In ogni caso direi che saremmo tra ma metà circa ed il terzo quarto del secolo XI, e dunque prima dei tipi di denaro successivi, H2c che hanno monogramma più piccolo e tutt'altro tipo di R. Un elemento di ulteriore discrimine potrebbe essere il peso, ma direi che è calante rispetto entrambi i due tipi, visto che in media è 1 grammo o poco più sia per gli H1, sia a che b, che per gli H2a. Il peso basso e la legenda confusa, o meglio come penso fatta in base a qualche calco di una moneta originale, che ha dato questa sorta di esito rovesciato, portano a confermare quanto detto sino dai primi post, ovvero che si possa trattare di un'imitazione, anche se devo dire che la forma generale del conio e soprattutto del monogramma sono assai simili ai tipi originali. Per quanto riguarda la lettura proposta da avgvstvs non vado molto nello specifico, perché da quel che vedo dalla sola foto mi riesce difficile sbilanciarmi in modo definitivo. Però devo dire che se la X al posto della C ci potrebbe anche stare (e poi ce l'avete vista tutti ...!) la R scissa per essere lì dovrebbe essere - come dire - rovesciata ulteriormente tra D e gambetta, e per tale motivo, pur avendoci pensato in un primo momento, poi l'avevo esclusa. Invece rivisti i tipi H1 potrebbero essere persino due punte di una E ravvicinate....ma tutto può essere, e come al solito sulla base della sola fotografia per queste monete si può giungere solo fino ad un certo punto. Speriamo un giorno di incontrarsi anche con dareios e di poterci dare un'occhiata tutti insieme dal vivo :). Vi saluto allegandovi per un colpo d'occhio le immagini del denaro in questione, ma rovesciate specularmente. Un caro saluto a tutt* e...alla prossima MB
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  20. E cosa è rappresentato adesso sui 3 centesimi??? :D :P
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