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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/14/12 in tutte le aree
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Buongiorno a tutti. La monetina prussiana di cui posto la foto, rappresenta Alberto del Brandeburg. Questo Alberto, Gran Maestro dei Cavalieri Templari, nel 1525 fu convinto da Martin Lutero a passare al protestantesimo. Ottenne così anche il titolo di Duca di Prussia, da Sigismondo il Vecchio di Polonia, contro il quale pochi anni prima aveva perso la guerra. @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@2 punti
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Credo che se andasse a pezzi l'Eurozona, il problema della fine della euro-collezione sarebbe l'ultimo da porsi...2 punti
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Il Leone Nemeo, era una fiera praticamente invincibile che infestava la Grecia, difatti la sua pelle non poteva essere trapassata, né bucata o scalfita da nessun tipo di arma, era indistruttibile; zanne ed artigli erano dure quanto il metallo. Il temibile leone era dunque una belva invulnerabile. L'unico suo punto debole era la bocca. Derivava il suo nome dall'essere nato vicino la località di Nemea, nell'Argolide e lì si insediò stabilendo la sua tana in una grotta. Divenne un vero e proprio flagello per le popolazioni locali, attaccando uomini e greggi e bastava un suo ruggito per far rinchiudere in casa tutti gli abitanti dell'Argolide ed impedirgli anche di andare a lavorare nei campi. Tutto ciò continuò finchè non venne affrontato da Ercole, nella prima delle sua celebri Dodici Fatiche, nel corso della lotta Ercole venne ferito al torace e perse un dito della mano, ma alla fine dopo un feroce combattimento, uccise la belva proprio nella sua grotta, e nell'unico modo possibile, cioè strangolandola. Eracle se lo caricò in spalla in segno di trionfo e lo portò a Micene; alla fine dopo la morte, il Leone Nemeo fu posto da Zeus tra i segni dello zodiaco, dove formò la costellazione del Leone.2 punti
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in questo periodo la svalutazione della moneta e` molto forte e le monete d argento si sviliscono e alcune addirittura vengon battute in rame. questo fenomeno si accentua poi dopo il 260 quando valeriano muore e gallieno diventa il solo imperatore. Postumo che si dichiara imperatore delle gallie cerca di mantenere una coniatura con buon argento ma anche lui ha difficolta. l esito di questo processo e` che saltano le tariffazioni , cioe le monete di vecchia fattura salgono di tariffa , e il sesterzio inizia ad avere la funzione di riserva di valore (ci son altri ritrovamenti di questo periodo di sesterzi imperiali) per dirla in breve il sesterzio non vale piu` 1/4 di denario (o 1/8 di un antoniniano) ma si rivaluta. stesso discorso secondo me vale anche per le monete precedenti tipo gli antoniniani di gordiano o addirittura i denari del I e II secolo , questo spiega la presenza di molti ibridi di gordiano e filippo con rovesci non coerenti che pare sian stati coniati in questo periodo. questo ripostiglio e` stato messo da parte da qualcuno che voleva salvare i risparmi e mano a mano che li trovava (o che li incassava) si metteva via i sesterzi aspettandosi un ulteriore rivalutazione. un po come uno che si metteva via le 500 lire d argento nel 1973 quando con lo shock petrolifero e` ripartita l inflazione mi immagino che nel 256-260 ci fossero un sacco di cambiavalute che facevano prezzi di denaro e lettera per le varie monete obsolete. interessante anche la mancanza di bronzi di viminacium che son monete problematiche per il loro numero e perche` non son proprio provinciali2 punti
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chi sa aiutarmi a identificare questa monetina molto fine con 15 mm di diametro? grazie anticipate achiunque mi fornisce informazioni utili.1 punto
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Chi fu Pietro Verri ? Più o meno tutti sappiamo qualcosa di lui, i milanesi magari anche di più. Verri nasce a Milano il 12 dicembre 1728 , in una famiglia patrizia e con un padre senatore, capi' subito che il suo campo e la sua passione era la letteratura, si ispira subito alla letteratura francese, diventa grande amico di Cesare Beccaria, partecipa alla fondazione del famoso periodico " Il Caffè ", poi approfondisce sempre più gli argomenti di economia politica, anche se poi confluisce negli studi della storia . Questi studi portano al completamento della famosa e importante per Milano " La Storia di Milano ",in cui oltre le conoscenze storiche entrano quelle politiche, economiche e molte notizie sono ricavate dalla sua prestigiosa collezione di monete milanesi. Queste brevi note del Pietro Verri ,letterato, storico si devono obbligatoriamente intrecciare con quelli del Verri grande collezionista numismatico. Il Verri utilizza la sua collezione per ricostruire la storia agganciandola all'oggetto moneta, per definire meglio gli aspetti economici della storia di Milano nelle varie epoche, la moneta diventa strumento per spiegare meglio ai lettori la storia di Milano. E' una raccolta numismatica la sua completa,che non ricerca il pezzo rarissimo a tutti i costi,la moneta è vista da lui più come un documento fondamentale e spesso unico per capire la storia economica di un territorio. La collezione Verri viene continuata anche dai suoi eredi,poi recuperata per evitare la dispersione di un "unicum "così prezioso e alla fine confluisce acquisita alla Banca Commerciale Italiana. Diventa libro fondamentale per la numismatica milanese con Silvana e Carlo Crippa in " Le monete della zecca di Milano nella collezione di Pietro Verri ",con il saggio introduttivo all'opera, io ritengo magistrale, di Ermanno A. Arslan. Quindi Verri grande letterato, storico, economista, ma anche grande e virtuoso collezionista, la numismatica milanese deve molto al Verri numismatico e i Crippa con la loro opera lo rappresentano. Un " unicum "certamente dietro al quale c'era la grande passione, lo studio,la cultura, la personalità di un grande personaggio milanese collezionista . E' anche grazie a personaggi e collezionisti come Verri che una collezione diventa strumento di lavoro, di consultazione, di ricerca anche per i giovani. Appunto tutto grazie a un grande collezionista,ma di quanti potrei parlare prossimamente......il collezionismo e la ricerca numismatica, un binomio indissolubile,necessario....il messaggio è meglio sempre ricordarlo e spero anche venga recepito, almeno lo spero.1 punto
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..!per rivenire a la descripzione.......nel borgho medievo di genova ho visto molte colonne che sostenevanno archi ,facendo come finestre su quelle stupende torre.....osservazione che ho fatto dopo aver sentito analisi di eminanti cercatori.....!! :) .....affirmazione per me la piu giusta...!! :)1 punto
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per capire il contesto del sesterzio nel 250-260 vi allego una link ad un libro di Kenneth w harl coinage in the roman economy 300bc to 700 ad (anzi se qualcuno ce l ha mi mandi un messaggio che mi piacerebbe leggerlo) http://books.google.co.uk/books?id=5yPDL0EykeAC&pg=PA135&lpg=PA135&dq=kenneth+w+harl+double+sestertius&source=bl&ots=VbFL0_EWvP&sig=y-wYI7P9I_SuUPb2qwUHWp9eolM&hl=en&sa=X&ei=mTKxT72NErC00QWN1uW-CQ&ved=0CHIQ6AEwAg#v=onepage&q&f=false1 punto
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Ho sempre pensato che tutto sommato questo pranzo che si ripete poi due volte all'anno sia il momento di aggregazione e di unione degli utenti del forum,momento conviviale,ma con le monete lì vicine,il fatto che ci sia una bella affluenza dimostra voglia di condividere la passione con altri, di conoscersi, di scambiarsi dal vivo delle impressioni sulla numismatica e sul forum. Una bella prova di vitalità....e allora evviva Verona e anche il forum e tutti noi ! :clapping:1 punto
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Anch'io credo che il motivo principale furono i "grandi traffici" che nei secoli XII XIII e XIV diventarono attività sempre più importante e "da governare" per il bene proprio e della propria Comunità. Sto leggendo "Blu come il mare" di Gabriella Airaldi ed è incredibile come una città tranquilla, che badava tutt'al più a difendersi dagli attacchi alle proprie coste, sia potuta esplodere con l'occasione della prima Crociata in attività frenetiche di commerci, approvvigionamenti, scambi e tutto quello che con ciò è collegato da parte di mercanti che non avevano a disposizione materie prime da scambiare con l'Oriente ma dovevano acquistarle da altre Comunità, coinvolgendo quindi una rete di traffici dove con le grosse transazioni, che avevano loro particolari forme di pagamento, aumentavano in maniera esponenziale anche i piccoli commerci e le attività quotidiane che abbisognavano di sempre più pesanti "sacchi" di denari. Mi immagino quanto fosse difficoltoso, con il passare degli anni, il piccolo commercio solo con la possibilità di effettuare i pagamenti con l'unica moneta esistente: il denaro, che si andava sempre più svilendo e nello stesso tempo sempre più necessario per i bisogni quotidiani. Ecco allora la necessità di moneta "grossa" e poi di moneta d'oro ed anche di moneta di diverso valore per poter districarsi in mercati diversi. .....credo io, ...senza aver approfondito seriamente e con nessuna certezza di scientificità1 punto
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Penso che non accadrà nulla finchè non avremo pagato l'IMU, (almeno chi può permettersi di farlo), dopodichè non lo so......... Io dopodomani, tanto per stare tranquillo vado in banca a svincolare tutti i soldi investiti per averli sul conto, penso di trasformarne una buona parte in marenghini di umberto, adesso stanno a 247,001 punto
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@ Vincenzo : Guarda per quanto riguarda il capito Pascoli,ti posso dire che anche nel caso dell'emissione della TYE (ita) il 20/3 alle 8.16 ora d'apertura dalla BdI chiedo all'impiegato se aveva news sulla nuova commemorativa,e lui puntalmente mi ha detto di ripassare fra qualche settimana,per fortuna poi che dietro di lui è passato un suo superiore e gli ha detto che erano appena arrivate.Quindi non dobbiamo essere così pessimisti,magari fra poco esce anche quella.1 punto
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La presenza dei falsi nei musei non credo debba spaventarci ma indubbiamente l'argomento, interessantissimo, andrebbe approfondito e meglio dibattuto ma per poterlo fare è essenziale poter accedere alle collezioni presenti nei nostri musei così come si stà facendo a Firenze. Come prova inconfutabile della certa presenza di falsi nelle collezioni museali vorrei citarvi alcuni passi tratti da "I moderni Falsificatori di medaglie greche antiche nei tre metalli" di Domenico Sestini (Firenze 1826): "...Dacché i principi, e i-gran Signori incominciarono a voler fare raccolta di medaglie greche, e romane, e renderle pubbliche in benefizio degli Studiosi, allora i falsificatori comparvero, e ne coniarono diverse, per saziare la loro cupidigia, e questi si lasciarono agire, come Artisti, o come gente industriosa. Tra i primi si contano un Guglielmo Du Choul, e un Antonio le Pois, che fiorirono nell'istesso tempo. Indi fecero uso della loro arte i due Padovani, i di .cui coni sono ora ammirati, e tutti i Musei ne vanno doviziosi. Ad imitazione di questi, altri artisti, o falsificatori, ma con meno successo nell'arte, dettero saggio della loro falsità, e in Francia in un villaggio tra Lione, e Grazianopoli comparve un falsario, per nome la Roche, il quale pensò di coniare molte medaglie rare del Museo Pellerin; e dopo la di lui morte, una sua figlia seguitò l'arte del padre, nella quale non ottenendo un esito felice, l'abbandonò. In Madrid a tempo dell'Infante Don Gabriel, amatore molto della Numismatica, i falsari inventarono molte medaglie, per sottrargli delle buone somme di denaro, e varie di queste furono pubblicale dal Florez nel suo terzo Tomo. In Stutgard si formò pure una fucina di medaglie false, tra le quali si deve contare la piccola moneta di Saffo, esistente nel Museo Regio di Berlino. Altra se ne formò in Venezia, dove si coniarono denari dei primi Cesari, e delle loro mogli, non che dei quinari, ma lo stile di tutti è molto secco, e il metallo troppo piatto, non che una grettezza nelle leggende. In Firenze dopo i due Padovani, non indifferente credito si acquistarono Michele Dervieu Fiorentino, e Cogornier, imitando il primo ogni specie di monete antiche, e in particolar modo, i medaglioni. Il secondo produsse la moneta dei Tiranni che fiorirono sotto Valeriano e Gallieno. In Olanda poi si conta un Carteron con vari altri, i quali tutti aumentarono il numero delle medaglie false. Nel secolo passato (1700) un certo Weber venne in Firenze, e impunemente esercitò la sua arte di Falsario, coniando, o gettando (fondendo) Assi Romani, ed Etruschi, con poca maestria, e impestò l'Italia, e il Nord coi suoi goffi getti non solo di medaglie, ma anco d'Idoli Etruschi per lo più dell'Imp. e R, Galleria di Firenze. In Roma un certo Galli era bravo nel gettare in oro le medaglie dei primi Cesari, e coniare molti quinari in argento degli Imperatori del medio Evo, e il Museo Hedervariano non ne va esente, per averli acquistali il P. Carolini, allorché era in Roma. Anco in Catania si è eretta una fabbrica di medaglie false, imitando le più rare di quell'Isola. In somma i primi falsificatori presero di mira le medaglie imperiali, e in particolar modo quelle in rame d'Ottone, di Vitellio in più metalli, di Didio Giuliano, di Pescennio Negro, di Pertinace ec., perché allora queste medaglie erano rare, ed erano pagate a carissimo prezzo. In seguito coll'andare del tempo avendo osservato, che lo studio delle medaglie greche, era molto esteso e coltivato, e in virtù della Classica Opera Eckheliana (De Doct. Num. Vet.), ma più di tutto dai prezzi arbitrari e stravaganti messi a molte di queste, allora un certo Becker di Hanau, uomo dotato di sapere, e d'ingegno, e bravo nell'incisione, fu richiesto a fare i coni di medaglie di vari Imp. Romani e farli coniare in oro, perché queste medesime doveano condire alcuni Musei Britannici, come fu eseguito. In Roma poi si battevano i dodici Cesari in oro, per altre parti, e molte altre medaglie romane in rame." ".... Per altro quasi tutti i Musei d'Europa sono infetti di medaglie Bekeriane, ed egli o altri per lui le propagano da per tutto, e qui (Firenze?) per più volte ho veduto un certo Millinger di Magonza ed altri propagatori portando delle medaglie Beckeriane» per fare rimanere i gonzi, e anco ingannare i meno esperti, non che qualche vero intelligente. "1 punto
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PREGHIERA DELL'ALPINO Sulle nude rocce, sui perenni ghiacciai su ogni balza delle Alpi ove la provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo a Te, o Signore che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani e, ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi. Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore. Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall'impeto della valanga, fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, sulle ritte pareti, oltre i crepacci insidiosi. Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera. E Tu, Madre di Dio, candida più della neve, Tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli Alpini caduti; Tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza, di tutti gli Alpini vivi ed in armi, Tu benedici e sorridi ai nostri battaglioni e ai nostri gruppi. Così sia.1 punto
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Vorrei chiosare che i curatori dei musei, per formazione professionale, non sono formati per il riconoscimento di falsi.Inoltre , rimanendo all'interno del medagliere di un museo, si rischia di cadere nel facile preconcetto ceh, essendo un museo, contiene solo monete autentiche. Sgamare i falsi è una professione, che richiede continuo allenamento, competenza e aggiornamenti delle più recenti frontiere di falsificazione. Tali sforzi in genere li fanno le persone che ci mettono danaro dal loro portafoglio ... penso che se dovessi acquistare una moneta costosa ci penserei non una, ma 10.000 volte e se qualcosina non tornasse (lo stile, il peso, una letterda della legenda, la patina) ma anche se solo la sensazione non fosse favorevole, la lascerei nel dubbio (che , come già detto, in questo campo è una condanna).1 punto
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Si può iniziare a mettere qualche frutto nella bisaccia. Sintetizzo di seguito quanto ho postato recentemente, per approfondire basta andare a leggere i miei recenti post. La normativa attuale consente di collezionare monete alla luce del sole, acquisendo da interlocutori seri in grado di rilasciare un papiro/fattura o ricevuta, con foto allegata. Chi si muove alla luce del sole, se non cade in tentazione, non deve temere le visite. Ma il MiBAC... al momento se ne infischia e si muove come se le monete fossero in prestito al Collezionista. Per cui anche i legittimi papiri non mettono al riparo da iniziative del Ministero e delle Soprintendenze. Questo può accadere sia con la facoltà di indirizzare il clima giudiziario e ambientale, sia quando il Collezionista esce allo scoperto: - perchè ha casa all'estero; - perchè vuole dismettere seriamente e legalmente le monete tramite asta; - perchè vuole comunque portarle con se dovunque; - perchè vuole rafforzare in modo definitivo e legittimo la propria posizione. Chiede quindi un Attestato consentito dal codice Urbani all'art. 68. Il MiBAC, nega l'attestato e può esercitare: - prelazione, comunque in caso di notizia di vendita, - acquisto coattivo alla stima obbligatoria nella domanda presentata; - Notifica delle monete ( e buonanotte!) Prima di fare codeste cose...può comunque chiedere al richiedente la documentazione di legittimo possesso delle monete stesse. Uno adesso dice: e chissene...e chi ci va a chiedere l'attestato? Io acquisisco ma non cedo mai niente...tranne qualcosina dove capita. Ecco! Ricordiamoci che in Italia con una mela si finisce nei guai! Comunque, se le cose stanno così...okkappa, sarà un domani lontanissimo un'incombenza dei nipoti o degli eredi....che sicuramente avranno dei problemi. Quello rincalza: Si? Problemi loro...non certo miei. Se questo è il caso per la maggior parte di Voi...ditelo! Ci risparmiamo tutti il tempo di scrivere e leggere delle amenità. Per coloro invece che, pur in buona fede ed alla luce del sole, hanno commesso la leggerezza di non dotarsi della documentazione prescritta e necessaria e, inoltre, vogliono acquisire monete in modo leggero ed economico sfruttando ogni occasione anche sui moli, baie, e insenature varie: lo spazio si stringe e l'ambito di consulenza resta quello ottimamente illustrato dall'ottimo bizerba. Cioè: sequestri o impossibilità di restituire al mercato le proprie monete senza correre dei rischi significativi. Quindi ecco un altro fondamentale chiarimento...cioè una sorta di spartiacque. A) Chi avrebbe (per buona parte delle monete) bisogno di una riforma sostanziale o di un condono, per la serie: emersione? Di che? Io non emergo nemmeno al mare...figuriamoci con le monete che pesano. :D :lol: . B) Chi invece chiede un dialogo serio e chiarificatore con il MiBAC, disponibile anche a far emergere la collezione, legittimamente detenuta: salvo qualche eccezione...plausibile: qualche fattura si smarrisce, si deteriora...perisce. Per costoro è possibile dialogare con il MiBAC. Non si otterrebbe una riforma ma un probabile armistizio. Se andate, ancora indietro a leggermi, ho spiegato che ci sono delle possibilità. Temo che, non occorra essere delle aquile, per intuire che il rapporto potrebbe essere: diciamo 60 (A) a 40 (B) ? Se le cose stessero così, una colta e diligente esegesi delle fonti normative e dell'organigramma del MiBAC, sarebbe - diciamolo francamente - inutile. Indubbiamente...è, in tal caso, più remunerativo ascoltare il Capitano Antonio...e i consigli dell'ottimo Bizerba. Quindi? Quindi: sacchetti di sabbia alle finestre, in attesa del necessario ed auspicato cambiamento della normativa in favore del collezionista. Con l'individuazione dello spartiacque sopra ipotizzato, iniziamo a concretizzare qualcosaed a chiarire le idee. Nel silenzio dei prossimi e successivi post...potrebbe valere il famoso proverbio: chi tace...1 punto
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Ciao Tommaso. "Serve che Noi FACCIAMO DELLE PROPOSTE ACCETTABILI..." Sicuramente...ma quali? L'evoluzione della normativa ha registrato negli ultimi 5/6 anni aperture significative, a cui hanno fatto seguito tendenze di chiaro segno contrario: La legge nr. 109 del 2005, in sede di conversione del D.L nr. , 63 del 2005, introduceva l'art. 2-decies, che stabiliva una netta separazione fra le collezioni di modesto valore e di materiale ripetitivo (ovvero quello che caratterizza la stragande maggioranza delle monete in possesso dei privati collezionisti) dal restante materiale numismatico raro e di pregio. Il materiale di modesto valore e ripetitivo veniva "sottratto" alle previsioni del Codice Urbani per quanto riguardava gli obblighi di notifica e di denuncia, aprendo ampi "varchi" di liberalizzazione. Eccone di seguito il testo: Art. 2-decies Collezioni numismatiche 1. Alla lettera A, numero 13, dell'allegato A al codice dei beni culturali e del passaggio, la lettera b) e' sostituita dalla seguente: «b) Collezioni aventi interesse storico, paleontologico, etnografico o numismatico, ad eccezione delle monete antiche e moderne di modesto valore o ripetitive, o conosciute in molti esemplari o non considerate rarissime, ovvero di cui esiste un notevole numero di esemplari tutti uguali». 2. Per le monete di modesto valore o ripetitive, ovvero di cui esiste un notevole numero di esemplari tutti uguali, non rientranti nelle collezioni di cui alla lettera b) della lettera A, numero 13, dell'allegato A al codice dei beni culturali e del paesaggio, come sostituita dal comma 1 del presente articolo, e' escluso l'obbligo di denuncia di cui all'articolo 59 del medesimo codice, nonche' ogni altro obbligo di notificazione alle competenti autorita'. Sennonchè, all'indomani dell'introduzione di questo articolo, gli studiosi italiani pubblicavano sul sito dell'Istituto italiano di Numismatica un duro comunicato, con il quale veniva sollecitata l'immediata soppressione dell'art. 2-decies, per le ragioni che leggerete nel suddetto comunicato, che di seguito riporto: Legge 25 giugno 2005, n.109 Documento Gli studiosi italiani di numismatica, presa visione della Legge 25 giugno 2005, n.109, che all'art. 2- decies modifica il Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.L. 22 gennaio 2004, n.41) relativamente ai beni numismatici, esprimono il loro totale dissenso nei confronti di detto art. 2- decies , che giudicano fortemente pregiudizievole per il futuro degli studi storici ed archeologici, e in contrasto con il dettato costituzionale che impegna lo Stato alla tutela del patrimonio culturale comune della Nazione. Di fatto l'art. 2- decies citato, introducendo una distinzione tra monete antiche di pregio e monete seriali, ed escludendo queste ultime dall'obbligo di tutela, ignora che la moneta è di per sé un prodotto seriale, e che le sue potenzialità come fonte storica prescindono dalla sua unicità o rarità. Al contrario è proprio la conoscenza di un numero elevato di repliche che consente di ricostruire dati quantitativi sulla entità della produzione delle zecche, e quindi di riconoscere fenomeni storici, economici e finanziari del mondo antico. Va inoltre rilevato che la moneta non ha importanza soltanto per sé, ma, come ogni altro reperto archeologico, assume valore in rapporto al contesto da cui proviene. In ogni caso anche una singola moneta non di pregio, rinvenuta occasionalmente o parte di collezione, e priva di dati di provenienza, è in grado di fornire informazioni storiche, se letta da uno specialista, l'unico competente a valutarne l'importanza scientifica. Pare quindi assolutamente improprio introdurre norme di tutela che considerano un bene archeologico, quale è la moneta antica, soltanto in rapporto al suo valore venale. D'altro canto l'esclusione di “ogni obbligo di notificazione alle competenti autorità”, impedisce qualsiasi controllo sui materiali ritrovati, favorendo per tale via il commercio delle monete antiche illegalmente acquisite, e incentivando gli scavi clandestini. Appare infine assai singolare che il giudizio sulla “ripetitività” delle monete – e quello sul diritto all'esenzione dagli obblighi di denuncia e di notificazione – sia affidato allo stesso detentore delle monete, e non – come in ogni giudizio avviene – ad un organo competente e responsabile, come il Ministero per i beni culturali. Per tutti questi motivi si riprova il disposto dalla Legge n.109, e si esprime il rammarico per il mancato coinvolgimento nella elaborazione del testo di legge dell'Istituto Italiano di Numismatica e degli specialisti numismatici che vi fanno capo. Questi si dichiarano comunque disponibili a prestare la propria collaborazione per la indispensabile revisione dell'articolo riguardante i beni numismatici." Circa un anno dopo la sua introduzione, l'art. 2-decies venne cancellato. Questi sono i precedenti più recenti e rilevanti nella materia che ci occupa ed è in questo contesto che dovrebbero oggi proporsi eventuali correttivi normativi. E allora, al di là delle pur legittime aspettative di cambiamento, la domanda è: ci sono oggi i presupposti per riproporre (e, naturalmente, far approvare) una sorta di nuovo art. 2-decies? Qual'è oggi la posizione sul tema degli studiosi italiani di Numismatica, i quali hanno dimostrato di avere un notevole ascendente sul sistema politico, tanto da ottenere la cancellazione della norma che si proponeva di agevolare il commercio ed il possesso di monete ripetitive e comuni? Direi che se non si ha la precisa consapevolezza dei "rapporti di forza" che governano attualmente il settore, se non si puà contare su un'alleanza con una Controparte molto autorevole, come si è dimostrata quella degli studiosi italiani, parlare di qualunque iniziativa volta a modificare l'attuale assetto normativo è un esercizio fine a se stesso. Saluti. Michele1 punto
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La domenica la vivo sempre male xD e mi dedico a queste canzoni non proprio allegre hahahhaha1 punto
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Come ricordavo e' fra i libri sui Savoia di mia madre , naturalmente ho provveduto a trasferirlo nella mia biblioteca , in settimana appena ho un attimo libero inizio almeno a sfogliarlo p.s. Gran Domenica mattina a base di monete degli Acaja !!! Alcuni soci del mio circolo mi hanno portato a vedere alcune monete dei rami collaterali piuttosto rare , forse qualcuna entrera' nella mia collezione .....1 punto
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OFF TOPIC! (l'emoticon non mi funziona...) Scusate se approfitto di questo spazio per comunicarvi che ho scritto con l'aiuto di un mio giovane collaboratore precario un articolo per la rivista "Le Stelle" di giugno, in edicola da giovedì 31 Maggio. Si tratta di un vero articolo di 8 pagine, non come le due paginette striminzite della volta scorsa. Chi si aspetta foto di Tibet e di yak rimarrà deluso, l'avventura tibetana sta volgendo al termine (ci andrò per l'ultima volta, credo la ventiduesima, a Luglio) e io sto migrando verso altri lidi. La rivista costa un patrimonio, 7,50€, e viene distribuita in sole 4000 edicole su di un totale di 80000, quindi in ogni caso va prenotata in anticipo dal vostro edicolante. Comunque l'articolo sarà sicuramente ripreso dal notiziario Media INAF e scaricabile da lì. Infine una curiosità: dovendo mettere la mia foto, ho ritagliato quella che mi ha fatto mio figlio per il premio del forum di quest'anno, avendo cura di lasciare un microscopico pezzettino del folder della commemorativa di San Marino. Ovviamente non lo capirà nessuno tranne voi...1 punto
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La festa dei Liberalia rientra nel novero di quelle celebrazioni di carattere iniziatico (alla strgua dei Lupercalia, celebrati il 15 febbraio) che nel sistema calendariale romano venivano connesse ai grandi cicli biotici del cittadino romano e, in particolare, al passaggio dallo stato di puer a quello di vir e pertanto “civis”. La celebrazione avveniva al compimento del 16° anno di età del fanciullo e si teneva il 17 marzo. Il programma rituale si articolava in varie fasi, delle quali la prima, di natura privata, si svolgeva nell’abitazione del giovane, davanti all’edicola votiva consacrata al culto dei numi tutelari della casa (Larii). La cerimonia prevedeva la deposizione sull’altare della bulla - una sorta di pendente in metallo prezioso o vile indossata come collana e in cui erano contenuti oggetti adibiti a proteggere il fanciullo - e della barba ottenuta dalla prima rasatura, per poi procedere alla sostituzione della toga praetexta (decorata con una striscia di porpora) con la toga virilis, il cui apparato decorativo identificava lo status sociale del giovane attraverso la tipologia della striscia di porpora. Una striscia oblunga (laticlavia) designava l’appartenenza al rango senatorio; una riga più stretta (angusticlavia) connotava invece il cetus equestre; negli altri casi si adoperava una toga monocromatica. La fase successiva del rituale era di natura pubblica e investiva l’intera sfera cittadina. Il giovane insieme alla famiglia procedeva attraverso le strade della città, dove acquistava dalle sacerdotesse di Libero dolci a base di olio e miele sacro (libae) per poi offrirli al dio. Aveva dunque luogo una processione pubblica nella quale altri ragazzi trainavano per le vie cittadine un carro sormontato da un fallo-fascinus (un fallo posto alla sommità di un bastone), accompagnando il giovane al tempio di Giove sul Campidoglio per essere iscritto nelle liste per il tirocinium militiae. Al termine della cerimonia una matrona copriva il fallo con un piccolo covone di grano. Lo stesso giorno le Vestali si recavano in un luogo in cui c'erano ventisette (secondo altre fonti ventiquattro) piccoli edifici sacri dal tetto di giunchi chiamati Argei, mentrei Salii compivano dei giochi chiamati Agonalia, in onore di Marte. Come sottolinea A. Dosi (Eros: l’amore in Roma antica, Roma 2008, p. 27 s.), il culto del fallo aveva una funzione simbolica di estrema importanza, dal momento che assicurava la prosperità delle sementi e le proteggeva dalla cattiva sorte operando una sorta di fascinatio sugli spiriti maligni. In quest’ottica è particolarmente significativo che i Liberalia venissero celebrati sul finire dell’inverno, nei giorni che preludono all’arrivo della primavera. E’ il momento in cui l’adolescente, rivestendola toga virile, diviene protagonista della cerimonia destinata alla sua iniziazione sessuale, affinché manifesti la sua capacità di procreare invocando il dio della fertilità. E non è casuale che, nel corso della cerimonia pubblica (il traino del carro), venissero pronunciate parole oscene in quanto esse rivestivano lo stesso significato simbolico dell’esposizione del fallo. L’intero rituale di queste feste era infatti un ludibrium fondato sulla derisione e sul sarcasmo, un gioco scherzoso che drammatizza il rito. Offrendo all’uomo lo specchio di se stesso, il ludibrium lo libera dall’angoscia e apre una breccia nel rigore delle convenzioni sociali lasciando libero sfogo alla spontaneità. L’oscenità rituale di queste celebrazioni si rivela di particolare importanza, in quanto conferisce all’adolescente la forza virile che deve caratterizzare il cittadino romano. A giudizio di M. Torelli (Riti di passaggio maschili di Roma arcaica, "Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité", CII/1 (1990), p. 93 ss.), infatti, le iniziazioni giovanili, a Roma come altrove, sacralizzano la verifica che la società richiede alla propria componente giovanile per ammetterla nel suo seno a pieno titolo e dunque certificano che i giovani uomini e le giovani donne sottoposti alle prove sono pronti a svolgere i ruoli fondamentali che la società assegna sia agli uni che alle altre. Ora, se il destino attribuito alle donne romane è quello della riproduzione biologica (senza apparente interesse per una particolare pedagogia sociale), il cittadino di Roma arcaica ha invece un compito sociale precipuo, quello della guerra, e i riti di passaggio assegnati ai giovani maschi coerentemente enfatizzano appunto la pedagogia guerriera che culmina nella religione saliare. Tale enfasi è decisamente costante nella storia religiosa dell’urbs tra la protostoria e il IV secolo a.C. Quest'ultima data risulta senz'altro epocale per la trasformazione dell'economia, della politica, della cultura e della mentalità, in una parola la fine della società arcaica: non è un caso perciò che il sacerdozio saliare, in quanto relitto culturale privo di ogni importanza politica, venga dalla lex Ogulnia del 300 a.C. lasciato ai patrizi, e tutto ciò nello stesso momento in cui la documentazione archeologica mostra come i segni dei riti iniziatici- la tonsura prima di ogni altra cosa, ma anche l'antico matrimonio per usus (o per ratto) - tendano progressivamente a scomparire, privi come sono di un'autentica funzione coerente con i comportamenti collettivi e perciò sempre meno compresi da una cultura ormai radicata nelle metropoli dell'area tirrenica.1 punto
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Perchè nasce Caro Direttore ? E' una lettera,uno sfogo,uno stato d'animo che esprime oggi il collezionista italiano a una persona importante, può essere un direttore di giornali, un importante addetto ai lavori, una persona che può,nel forum oggi più che mai possiamo dirlo ci sono anche persone che potrebbero. Più che le leggi, la burocrazia,gli adempimenti nel mio stare sul forum ho sempre guardato i sentimenti, gli stati d'animo, i valori,l'uomo con le sue gioie e i suoi dolori...... Molti mi diranno subito dal punto di vista pratico non serve nulla, la legge è questa, gli adempimenti da seguire pure,è difficile un cambiamento o una modifica di questi, lo so benissimo,ma mi sento lo stesso di estrinsecare lo stato d'animo di un collezionista oggi, cerco di rappresentarlo, poi lascio a Voi l'eventuale utilizzo di questa mia e spero sempre che qualcuno " che può " legga quanto sotto ....,da sognatore e idealista imperituro. Caro Direttore, sono un appassionato di questa magnifica scienza che è la numismatica, cerco di studiare, capire, confrontarmi, ma sono anche un collezionista e per un collezionista le proprie monete sono tutto. Perchè ti scrivo ? perchè nel mondo del collezionismo leggendo e scrivendo sul forum Lamoneta che è rappresentativo di questo mondo, frequentando i Circoli, i Gruppi numismatici si sta evidenziando sempre più un senso di disagio, di scoramento, il mondo del collezionismo è turbato, fortemente turbato. A cosa mi riferisco ? A quello che sta capitando a numerosi collezionisti e questo succede da tempo, ma il fenomeno dai più sottaciuto, sta aumentando ; mi riferisco ai sequestri di collezioni effettuati su collezionisti che risultano nella quasi totalità dei casi estranei a qualsiasi reato addebitatogli ; il problema è che la vita di queste persone viene segnata dal punto di vista umano e psicologico, visite dei funzionari alle 6 di mattina, coinvolgimento come fossero criminali delle proprie famiglie,ricerche negli uffici davanti ai colleghi, iter giudiziari infiniti, spese legali da pagare, un calvario, poi alla fine dopo anni di solito gli viene detto, lei è a posto, si riprenda le sue monete senza che nessuno ripaghi delle sofferenze umane e anche materiali subite. Una ferita che rimarrà indelibile, che non si potrà cancellare. Normalmente parte tutto da una presunzione di reato, non ci sono prove certe, si verifica e poi si chiude dopo anni il procedimento. Dovrebbe essere tutto l'inverso, solo se si hanno prove certe e dimostrabili si agisce, non per prevenzione e supposizioni. Il mondo dei collezionisti onesti che è la quasi totalità viene colpito, ci si dimentica del possesso legittimo di privati di beni ripetitivi come sono le monete, e li si accosta spesso a tombaroli e male intenzionati con i quali il collezionismo non ha nulla con cui spartire. Troppo spesso ci si dimentica del valore civico, sociale, scientifico del collezionismo ; un ruolo che va rivendicato, lo studio e la ricerca sono nate spesso dalle grandi collezioni donate da virtuosi studiosi,i nostri musei sono pieni di collezioni private, il collezionista di oggi è quasi sempre al tempo studioso, custodisce con cura le sue monete, le preserva nel tempo, ne è buon custode, è sempre disponibile a dare le proprie monete e i dati in suo possesso per lo studio e la ricerca scientifica agli addetti ai lavori. Senza il collezionismo numismatico privato anche la Numismatica Italiana si troverebbe di colpo inaridita e senza risorse e appoggi e dovrebbe dipendere unicamente da quello che offre oggi lo Stato. Arslan dice " la scienza numismatica non sarebbe nata se non vi fosse stato il collezionismo ", di certo ricerca e collezionismo sono in stretto collegamento. E quindi vediamo allora di tutelare meglio questo mondo che è fatto di gente che ama la storia, la cultura, la scienza, che vuole preservare le proprie identità, gente onesta, perbene, meriterebbe un grazie, ma come minimo più rispetto, leggi migliori. I blitz alle 6 di mattino non facciamoli per 20 sesterzi fatturati di lecita provenienza, riserviamoli ad operazioni più serie e importanti per il nostro paese. Con cordialità, un amico della numismatica italiana1 punto
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Ciao sku Ho due bronzi molto simili coniati al tempo di Mitridate VI ad Amiso, città del Ponto affacciata sul Mar Nero nella parte Sud orientale, proprio sopra il Ponto (attuale Samsun). Il primo è di un’asta Nomisma Ponto, Amiso, BMC 1208 AE 8,56 g, coniato sotto Mitridate VI, 120-63 a. C. D/ (Anepigrafe) Testa di Dioniso giovane con corona di foglie d’edera, a d. R/ Cista mistica, tirso dietro, con tenia e pelle di pantera; davanti AMIΣOY, monogramma nel campo a sinistra. BMC 1208; SNG Copenhagen 146; Sear GIC 3640. apollonia1 punto
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Eccoci alla seconda puntata. Come riportato da molteplici calendari, il 17 marzo si svolgevano in Roma i Liberalia, ovvero delle celebrazioni che avevano per protagonisti sia le sacerdotesse di Libero che, soprattutto, i maschi appena entrati nell’età adulta. In tale data i giovani aventi 16 anni compiuti abbandonavano la veste infantile e l’apotropaica bulla per indossare la toga virile. Come riportato da Varrone (De lingua Latina – VI,14), tale festività era chiamata Liberalia in quanto, in quel giorno, per tutta la città siedevano delle vecchie che, in funzione di sacerdotesse di Libero, incoronate d’edera, effettuavano per i clienti sacrifici con focacce ed un focherello (cum libis et foculo pro emptore sacrificantes). Come acutamente sottolineato dal Sabbatucci (La religione di Roma antica - p.127) un dettaglio fondamentale emerge osservando la fattezza stessa della toga abbandonata dai giovani. Questa infatti era chiamata praetexta ed era identica, non solo nel nome ma anche nella fattura, a quella bordata di rosso riservata ai supremi magistrati. L’interpretazione corrente associa proprio al rosso una valenza protettiva, utile sia ai magistrati, che operavano “fuori dallo stato per esserne al di sopra”, che agli infanti, non ancora protetti dagli iura in quanto non ancora cittadini. L’importantissimo passaggio costituito dall’acquisizione della toga libera e quindi dello status di cittadino romano è posto, come abbiamo visto, proprio sotto la tutela di Liber, per tramite delle sacerdotesse a lui preposte. Cosa accomuna quindi questa divinità con l’importantissimo passaggio di status messo in evidenza? Per assonanza Liber richiama alla libertà, concetto di immensa valenza ed inquadrabile secondo differenti prospettive. Parlare di quella libertà che si contrappone alla prigionia o alla schiavitù ha poco senso in questo contesto, parlare invece di quella conquista sociale che fa del cittadino un individuo avente dei diritti nei confronti dell’autorità cui egli stesso ha conferito il potere ci consente di inquadrare correttamente il concetto. Liber è l’istituto romano della libertà civica, il cui cardine è l’uomo quale cittadino, che dal giorno dei Liberalia potrà divenire capofamiglia e quindi, anch’egli, pater. Tale concezione di libertà, originariamente patrizia ed antimonarchica, ben si sposa però con la causa plebea ed è proprio tale contrapposizione, fonte prima di quegli scontri sociali caratterizzanti buona parte del periodo repubblicano, che portò il dittatore Aulo Postummio a votare, prima della Battaglia del Lago Regillo al fine di incentivare i plebei a partecipare allo scontro, un santuario a Cerere, Libero e Libera, la triade aventiniana che in molti vedono contrapposta a quella capitolina costituita da Giove, Giunone e Minerva. Tale tempio, poi dedicato da Spurio Cassio Vecellino, ufficializzò in un certo senso l’appropriamento plebeo di Libero ed è Ovidio a fornirci un’indicazione per noi piuttosto interessante: “la gente dei campi veniva nell’Urbe per assistere ai giochi –ma non era per divertimento, bensì per onorare gli dei, e nel suo giorno per il dio scopritore dell’uva si celebravano giochi che ora egli ha in comune con la dea portatrice di torcia” (I Fasti – III, 783-785) L’autore sta parlando dei Liberalia, che un tempo prevedevano quindi dei ludi, poi trasferiti ai festeggiamenti dei Cerialia (la dea portatrice di torcia è naturalmente Cerere). M. Volteius M.f. (78 a.C.) http://www.acsearch....d.html?id=83290 Il senso di questa iconografia non è un mistero per nessuno (vedi gli altri "tipi ludici" di M. Volteius) e altro non fa che fornire un bel riscontro monetale al passo di Ovidio. Tuttavia con questo intervento ho tentato di proporre una convincente spiegazione circa l’origine della forte valenza plebea di Liber che, in contesto numismatico, deve essere tenuta bene in considerazione. Sottolineo che sui Liberalia ho volutamente omesso una parte molto importante della celebrazione, che rappresenterà un elemento centrale dei successi interventi. Se qualcuno vuole integrare questa mia omissione ne sarei naturalmente felice ;).1 punto
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aggiungo che è anche interessante perché, mi par di capire, rappresenta anche un probabile limite ultimo temporale della circolazione dei sesterzi... poco dopo il momento della creazione del ripostiglio infatti i sesterzi e i grandi bronzi sarebbero di fatto spariti dalla circolazione divenendo oggetto di tesaurizzazione da un lato e dall'altro di ritiro forzoso per essere rifusi e "reimpiegati" per coniare antoniniani (da notare infatti come gli antoniniani siano quasi del tutto assenti in questo ripostiglio, sintomo che questo processo era già in atto!).1 punto
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salve, le monete sono tutte circolate e si nota subito l'usura che peggiora con la datazione delle monete. Vorrei segnalare che di Augusto si è ritrovato solo il : OCTAVIANVS per IVLIVS CAESAR Divvs (40-39 a.C. circa) zecca di Roma - Asse Bronzo D. caesar (a destra) divi.f (a sinistra) – Testa nuda di Ottaviano a destra R. divos (a destra) ivlivs (a sinistra) – Testa laureata di Cesare a destra Bibl.Gen.: B.2278; S.1335; G.II, 412, 105 ss.; MARTINI 1988, 118-1241 punto
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io sono dell'avviso che non esiste una regola universale per collezionare... come diceva piakos, collezionar monete è essenzialmente un gioco, un passatempo, una passione. cosa diversa è l'investire in monete... e non so quanto ne possa valer la pena... forse è più sicuro del giocare in borsa, ma a determinate (e poco frequenti) condizioni. non esiste una collezione più giusta di altre... la collezione deve piacere a chi la fa, dev'essere il risultato di ciò che uno cerca. poi può incontrare più o meno gradimento presso altri collezionisti, estimatori di settore o anche semplici amici o osservatori occasionali, ma questa è solo una condizione accessoria e se ne può fare benissimo a meno. quindi, ben venga il collezionista del fdc+++ e del qmb--- :) io personalmente, delle monete, apprezzo la storia che han dietro. rarità, prezzo, quotazioni, conservazione... sono aspetti che non mi interessano perché il mio interesse primario è lo studio, la ricerca di informazioni sulla moneta prima di tutto e poi ad ampliare sul contesto, sul periodo, sulla zecca, sul territorio, su tutto ciò che ha fatto nascere e vivere un tondello che alla fin fine... è solo qualche grammo di banale metallo.1 punto
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Siamo d'accordo che l'espropriazione dei beni dello stato vanno puniti? - SI Siamo d'accordo che è un diritto collezionare monete, anche se di interesse storico? - SI Siamo d'accordo che la libertà personale è inviolabile come anche la privacy? - SI E' sulla modalità che le forze dell'ordine attuano per il recupero, che non siamo d'accordo, io credo che chi possa dimostrare di aver regolarmente acquistato i propri reperti non deve assolutamente pagare nulla, e non deve assolutamente incorrere in trattamenti che vìolino la libertà personale e la democratica convivenza. Purtroppo i capi d'accusa spesso vengono costruiti da ipotesi assurde, seppur possibili, queste ipotesi, possono essere formulate completamente campate in aria, con l'unico filo di congiunzione con il reato che in questo caso è la moneta antica.1 punto
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