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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/04/12 in tutte le aree
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ciao a tutti. Mi riallaccio al #298 di MB. A Caffa (genovese) gli esempi di riutilizzi monetari sulle emissioni in rame sono stati, in passato, fonte di sorprese anche abbastanza curiose. Una su tutte, un bronzo del medio impero contromarcato con il castello del tipo più grande. Al di là di qualunque altra considerazione, vedo abbastanza difficile - sebbene assolutamente non impossibile - il riutilizzo di quartari della madrepatria, fondamentalmente per almeno un paio di motivi (cito i primi che possono venire in mente...): - l'abbondanza di circolante in rame dell'Orda d'Oro [do naturalmente per scontato il lapsus aspri follari, visto che usare rame per fare monete di buon argento non era forse cosa salubre :blum: ], sebbene spesso logoro per la lunga permanenza sul mercato (siamo sull'ordine di grandezza del secolo, per capirci); ciò naturalmente non esclude la presenza di esemplari "intrusi", si veda l'esempio milanese qui sul forum e i ritrovamenti di quartari, sia al grifo che al castello, sulle coste nord-occidentali del Mar Nero (Moncastro e Crimea) - la significativa differenza ponderale tra i quartari ed i follari in questione (puls, fals, falus, mangyr, chiamiamoli come più ci piace; per coerenza linguistica - e non solo - uso "follari") Riguardo - eventuali incoerenze cronologiche - la eventuale insensatezza logica del contromarcare monete genovesi in un emporio direttamente o indirettamente controllato da Genova penso, rispettivamente, che forse siamo - di fronte a dati ancora poco "solidi" per poter fare ragionamenti "spinti" - davanti ad una situazione in cui il mercato strettamente locale potrebbe comunque aver avuto tale necessità (a Caffa genovese la componente etnica ligure non era affatto la maggioranza, essendo la città una assoluta miscellanea, oltre che di italiani, di "greci", di armeni, naturalmente di tatari, di ebrei) da qualche parte conservo ancora una bozza di articolo per una macro suddivisione delle contromarche, appena riesco a recuperarlo ve ne faccio un pdf4 punti
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Ciao a tutti. Spingendomi un pochino più avanti, includendo cioè il Trecento, per l'area nord-occidentale: le più importanti per produzione e diffusione naturalmente - Genova ed - Asti quindi - Savona (come altre tardi e quindi per, probabilmente, un brevissimo periodo, a differenza di Genova; work in progress..) - Acqui (al tipo di Asti) tra le zecche aleramiche - Cortemilia (al tipo di Asti) - Ponzone (al tipo di Asti) - la zecca sconosciuta che ha emesso i tipi MAR SAGONA (http://www.lamoneta.it/topic/83741-marsagona/page__st__30), con ogni probabilità un'officina aleramica che ebbe concessione da Lotario di Supplimburgo al tipo imperiale - Ivrea - Novara - Tortona aggiungerei un'idea, molto "campata"... : è forse plausibile ipotizzare che anche - Incisa (così come altre zecche minori di cui esistono denari di elevata rarità e che non sto qui ad elencarvi) abbia prodotto questo nominale, anche se, ad oggi, non se ne conoscono evidenze infine, molto tardi e un pochino oltre, se utile allo spunto del post, possiamo spingerci a citare anche gli aragonesi in Sardegna (es. Villa di Chiesa)4 punti
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Pezzo interessante, sia per la rarità che per la presenza di sigle inedite per questo nominale. Il mezzo grosso di Filiberto I mi ha sempre colpito. Il dato ponderale degli esemplari conosciuti corrisponde ottimamente a quello previsto nelle ordinanze dell'epoca, ma nei registri di coniazione (piuttosto completi per l'epoca) non c'è un minimo accenno alla sua battitura. Niente a Bourg-en-Bresse, niente a Chambéry, niente a Torino, niente a Cornavin. Sono citati i pochi marchi dei viennesi - anche questa una tipologia non proprio comune - ma niente per quello che riguarda i mezzi grossi. E poi c'è il problema delle sigle. E' con Filiberto I che si comincia ad abbandonare l'uso dei simboli e dei segni diacritici per passare all'uso di lettere, idealmente espressione più diretta della zecca di realizzazione e del maestro di zecca. Ma anche qui sono gran mal di testa, perché l'identificazione tanto dell'officina come della maestranze è spesso e volentieri empirica, complice anche le molte mancanze e spesso la cattiva lettura di certi simboli. Ben vengano quindi le segnalazioni di esemplari con sigle nuove come questo, perché aggiungono un tassello mancante a quel complicatissimo puzzle di monete, sigle, zecchieri (e luoghi comuni, ahimé) che è la monetazione sabauda. E.2 punti
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Sono 4 pagine: se mi dai per MP un indirizzo email ti invio l'articolo in PDF1 punto
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Ringrazio anch'io Daniele per aver condiviso lo studio di Orlandoni. Teniamolo ben presente, soprattutto nella parte in cui specifica la bibliografia e le fonti documentarie. Voglio però sfumare la discussione e porre io a mia volta un quesito. Dimentichiamoci per un attimo di questo testone inedito 1560 A (Asti o Aosta che sia) e mettiamoci a cercare un'altra moneta: il testone del 1561 della zecca di Asti. Qual è? Che riferimento CNI, Simonetti, Biaggi o Cudazzo ha questa moneta? E.1 punto
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Leggo solo ora il post... spunto curioso e interessante, grazie per averlo proposto... :) Alzo le mani perchè la mia ignoranza numismatica non mi permette neanche di fare supposizioni, speriamo che intervengano pareri un po più in topic ;) Un cordiale saluto, F.1 punto
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Io sono convinto come ho detto a Pier e come dice Savoiardo ho il testone :hi: :blum: che è stato battuto ad Aosta peccato che non ero in vita all'epoca se no non c'erano discussioni , la numismatica è bella anche per questo :hi:1 punto
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Per mettere le mani addosso a qualcuno devi avercelo nell'anima, c'è poco da fare. Una persona "normale", che perde la testa, lo attacca a muso duro, gliene dice di tutti i colori, ma se gli mette le mani addosso vuol dire che ha qualcosa lui. E passa dalla parte del torto marcio. Ridicola, poi, la squalifica per 3 mesi (estivi). In pratica si è preso due giornate; l'avesse fatto un calciatore ne avrebbe prese di più. E poi, sei un uomo di 58 anni, sei l'allenatore. Ennesima delusione dal calcio (che, per fortuna, non seguo più, ma questo era su tutti i telegiornali...).1 punto
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Caro Daniele sensibile o non sensibile, ad un certo punto bisogna pur seguire una linea di base su cui ragionare.. E io seguo quella di M.B. pur non dimenticando altri illustri Autori ;)1 punto
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Scusate sono poco pratico e penso di aver inviato un messaggio errato. Ora rispondo a fabry61. Il fallimento della rivista non intacca minimamente il diritto d'autore. Come recita la legge 633/41, ancora oggi vigente, il diritto d'autore decade dopo 70 anni dalla morte dell'autore. Ogni tipo di riproduzione (su carta, Internet ecc) che non rispetti questo limite temporale è da ritenersi totalmente illegale. Come indicato dalla medesima legge, è però consentita la riproduzione nei limiti del 15% di volumi o fascicoli di periodici in commercio, a condizione che la riproduzione sia per fini di studio. Spero di esserti stato d'aiuto. Ciao.1 punto
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Hai hai..... Miroita, non ci siamo....... quello che tu hai postato per paragone è il Muntoni 7 carlino zecca di Avignone, quello postato da Corsodinazione è il Grosso zecca di Roma Muntoni 1, sempre Giovanni XXIII però....... saluti TIBERIVS A me sembra di aver correttamentre postato come riferimento un'asta del Muntoni 1 Var . grosso per la zecca di Roma. A meno che non abbia sbagliato anche NAC. Ciao, se controlli bene, la moneta che hai portato a paragone, ( asta NAC) è catalogata esattamente: Carlino zecca di Avignone Muntoni 7, mentre quella postata da Corsodinazione, è zecca di Roma Muntoni 1, come quella che ho postato io. Saluti TIBERIVS1 punto
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Anche a me la prima impressione che ha dato la moneta è che si potesse trattare di una emissione crociata, ma non ho trovato nessun riscontro... sia monetale che storico... Rimango dell'idea che si tratti comunque di tre personaggi... il problema è capire chi siano. Anche la parte "grigliata" nel campo sotto le tre figure credo rappresenti qualcosa che possa aiutare forse a risolvere l'enigma (martiri... crocifissione...). L'ipotesi dell'inedito credo sia la più plausibile al momento.1 punto
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Finalmente una domanda a cui posso rispondere io ....evviva!!! La citazione da cui ho preso il "bicchiere di vino" è dal Janin il cui testo più ampio recita: "...Intorno al 1250 ... un artigiano-padrone (non un aiutante, si badi bene) come un fabbro, falegname, muratore etc. portava a casa più o meno cinque denari al giorno (lavorativo, si intende). Cioè, venti quartari. A quei tempi, con parecchia approssimazione, un chilo di grano costava un po' meno di due denari. Perciò con un quartaro si poteva acquistare, sempre molto approssimativamente, poco più di un etto - un etto e mezzo di farina. O forse un bicchiere di vino. Tempi grami, allora come sempre del resto, per i meno abbienti." E' ovviamente l'unica cosa che so, ....peraltro c'è un "forse" .... ma io l'ho presa per assodata ...altrimenti non riuscivo a fare il paradosso del secondo bicchiere :D ....sorry1 punto
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Ciao a tutti, leggo solo ora la discussione, grazie a tutti per i contributi e per aver esaurientemente riassunto "per sommi capi" l'argomento. Dai pochi dati in ns. possesso, i ritrovamenti "storici" dei tipi "MARSAGONA" hanno una netta preponderanza sul versante italiano ed in un'area geografica relativamente circoscritta e singolarmente "omogenea". Sono noti anche mezzi denari Dario Ferro1 punto
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c Oro è oro al 100% PS: grazie Daniele per avermi inserito le foto. Comunque io ho un'opinione su questo esemplare ..... e mi piacerebbe sapere se qualcuno ne ha visto un'altro. Ciao, di opinioni, qui, non ve ne devono essere, tranne una, che la moneta è una patacca di una millesimo che non esiste, su...... non prendiamo in giro, potrà anche essere d'oro, ma è una moneta che non esiste, ed è palesemente falsa e fatta male .... saluti TIBERIVS1 punto
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Buonasera fra crasellame, non lo volevo dire esplicitamente, ma speravo si capisse dai miei post: personalmente non credo che la moneta sia armena. Naturalmente posso sbagliarmi (e sarei ben contento di ammetterlo perché vorrebbe dire che il pezzo è stato finalmente identificato), ma le tipologie monetali di questa Regione mi sembrano completamente differenti rispetto a quella che stiamo cercando. Inoltre quella da me vista sembrava, come tipo di tondello, affine alle emissioni "occidentali" (occidentali in senso lato, comprendendo con questo termine anche le monete emesse negli Stati Crociati e in quelli della cd.Grecia Franca). Detto questo, non so comunque dove e cosa guardare. Mentre scrivo queste righe, mi viene in mente la seguente domanda: e se fosse un'emissione "crociata" inedita, con al dritto quella che potrebbe forse essere la rappresentazione stilizzata dei monti biblici Sion, Sinai e Golgota? Cosa ne dite? A risentirci, Teofrasto1 punto
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Ciao, LaFenice! concordo con la tua analisi e concordo con la tua sintesi. Il nostro hobby e' un gioco costoso e come dici tu e c'e' chi lo fa per gioco e chi per investimento. Per quanto riguarda me lo facco per entrambi. In gran parte cerco di seguire i criteri classici necessari per mettere insieme una collezione di rispetto, in parte pero' do' anche spazio alle Varianti, Difetti ed Errori di coniatura per puro divertimento e senza troppe aspettative in un sicuro ritorno monetario sull'ammontare speso. Questa collezione "parallela" arricchisce per me anche l'altra "classica" e le da sapore e rilevanza. E' per me come il sale ed il pepe su un buon piatto. Le monete sono per me come le persone umane. Alcune sono bellissime (vere rarita'), altre Belle. Vi sono poi le brutte, le deboli, ed addirittura le handicappate. Ma e'proprio questa varieta' che rende a mio avviso la vita intressante. Avrei infatti difficolta' ad immaginare il nostro pianeta popolato solo da persone FDC. E' difficile inoltre prevedere i cambiamenti di gusto nel collezionismo delle nuove generazioni e conseguentemente la risposta del mercato a questi nuovi "trends" Molte di queste monete "handicappate" e finora ignorate hanno raggiunto gia' prezzi d'asta considerevoli. Personalmente sono della opinione che questo dei difetti di conio sia un "trend" in crescita il cui mercato ricorda oggi il vecchio "Far West": tutto da scoprire e regolare. Sono quindi daccordo con te quando dici che se si entra in questo territorio bisogna entrarci per il piacere della pura avventura e con la consapevolezza di un ritorno incerto sull'investimento. Ricorda un po' la mia scelta di vita, quando a 26 anni lasciai l'Italia per venire a lavorare e vivere in California. grazie per il tuo intervento. A presto! Lamberto1 punto
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Non è questo l’unico caso di ispirazione ad un passato al servizio dei Borbone da parte di Luigi Arnaud, infatti nella medaglia per Santa Pulcheria leggiamo il titolo PROVVIDENTISSIMA, appellativo ricorrente nelle creazioni dell’artista ed attribuito al compianto sovrano Ferdinando II (PROVVIDENTISSIMO), morto tre anni prima – 1859 ............. Ma Provvidenza e Provvidentissimo sono costanti associate al regno borbonico. Esse fanno parte del linguaggio ufficiale e ricorrono in numerosissimi testi e discorsi, di cui desideriamo riportare solo alcuni esempi: a p. 9 di “Iscrizioni ed Orazione nei Solenni Funerali di S.M. Ferdinando I. Re del Regno delle Due Sicilie” del dì 27 Gennaio 1825, composte dal sacerdote Girolamo Pirozzi, si può leggere: «L’amarissima perdita del Re sempre a noi caro, insiem coll’affanno ci porti la grand’ìdea della Provvidenza, che gli estimabili giorni del Principe estinto segnò. Poiché nel vero, ornatissimi Ascoltanti, la Provvidenza esaltò Ferdinando; e Ferdinando corrispose colla sua religiosa condotta al Trionfo della Provvidenza. Piace nell’estemporale mio funerale Elogio questa sì bella Gara esposta tralla Provvidenza, e Ferdinando. […] La Provvidenza, che esaltò il Re Nostro, ci ammaestri a temperar la tristezza. Il Nostro defunto Re, che alla Provvidenza corrispose, c’impari a viver da santi, a trionfar della morte». A p. 7 della “Storia di Ferdinando II. Re del Regno delle Due Sicilie dal 1830 al 1850 - Libro Primo: Il Progresso”, Napoli, 1853, di Giovanni Pagano, si legge nel proclama di Ferdinando II per la successione al padre Francesco I: «Avendoci chiamato Iddio ad occupare il Trono dei Nostri Augusti Antenati […]; nell’atto che il Nostro Cuore è vivamente penetrato dalla gravissima perdita che abbiamo fatta, sentiamo ancora l’enorme peso, che il Supremo Dispensatore dei Regni ha voluto imporre sulle nostre spalle nell’affidarci il governo di questo Regno. […]Vuole, che il Nostro Regno sia un Regno di giustizia, di vigilanza e di saviezza, e che adempiamo verso i nostri sudditi alle cure paterne della sua Provvidenza». Ancora nello stesso volume leggiamo a p. 90: «[…]e già nel Settembre del 1836 l’asiatica pestilenza invadeva il Regno! […] Grave, universale fu lo spavento; grande, generosa, vigile la provvidenza del Re». Invece a p. 90 della “Storia Civile e Militare del Regno delle Due Sicilie sotto il Governo di Ferdinando II. dal 1830 al 1849”, Napoli, 1855, di Mauro Musci, si legge «[…]un Re provvidentissimo e promotore della vera civiltà de’suoi sudditi […]». Ancora a p. 413 dell’opera “Cenno Storico di Ferdinando II Re del Regno delle Due Sicilie”, Napoli, 1859, di Francesco Durelli, notiamo: «[…]Siccome re Ferdinando volle e seppe reggere i popoli con giustizia e sapienza, siccome si addice a Re grande e provvidentissimo […]», inoltre a p. 7 del testo “Nelle Solenni Esequie di Ferdinando II. Re del Regno delle Due Sicilie” celebrate nel Duomo di Napoli il dì 3 Giugno 1859 dal Cardinale D. Sisto Riario Sforza e con Orazione di Mons. Frungillo ed Epigrafi dal Can. Barbati, è scritto: «Così è l’immortal FERDINANDO, non governato da mondana sapienza; ma nelle sublimi massime del Vangelo ispiratosi, fu non che il padre provvidentissimo e tenero del suo popolo, ne fu anzi il difensor generoso: Provisor et defensor gentis suæ. Fu non il suddito soltanto divotissimo di Sua Divina Maestà, e ne zelò l’onore e la Legge; ma sì fu eziando il valido presidio della Religione e della Chiesa, e l’argine potente contro l’empietà inondante: Æmulator Legis Dei». Ivi a p. 44 si legge: «[…]l’Augusto l’immortal FERDINANDO, l’eroico Padre e Protettor di sua gente, il Zelatore del divino Onore, il Presidio della Fede Cattolica e della Chiesa de’Santi […]». Importante è poi il seguente passo tratto ancora dalla precedente fonte, a p. 38: «Udite, o Signori, e stupite innanzi alla virtù e alla tenerissima pietà del prode FERDINANDO, il quale non è il zelatore soltanto dell’onor santo di Dio ma sì pure di Colei che meritò di esser la degna abitazione di Dio. Dilexi decorem domus tuæ. La mia gran mercé colassù in Cielo; da voi, Padre Santo, altro io non bramo su le più infocate ali del mio desiderio, se non che reduce gloriosamente alla Sede di Pietro, vi degniate affettar quell’aspettatissimo Oracolo, onde Dio vi fece infallibile insegnando la Chiesa nelle cose di Fede, e vogliate proclamar Maria, la Madre di Dio, la Reina degli Angeli, Colei, cui tutto me, la mia Real Famiglia e il Regno tutto consecrai, Colei che dopo Dio è il mio sommo amore, vogliate proclamarla immune dalla colpa di origine». Quest’ultima citazione è semplicemente stupefacente ai fini del nostro studio e contiene una buona parte dei concetti che cerchiamo di esporre. In effetti, volendo generalizzare quanto riportato dalle fonti dell’epoca, i sovrani della dinastia borbonica di Napoli, erano considerati sacri e santi come tutto ciò che concerne la fede, in quanto il loro potere sul Regno napoletano derivava direttamente per intercessione nelle “cose umane” da parte della Provvidenza. Quindi, per questo motivo, i re borbonici erano considerati divini e provvidentissimi. Provvidentissimi sia perché frutto di un governo ispirato e voluto dalla Provvidenza, ma anche perché provvidenti verso le proprie genti, i propri popoli, descritti precisamente come amati e guidati verso una condotta religiosa e santa secondo tutti i dettami della “Chiesa dei Santi”. Ecco allora che vien fuori un nuovo concetto, ossia il regno borbonico che funge da capisaldo, “presidio”, difesa della religione cattolica e della Chiesa, e ciò si concretizza proprio per mezzo del sovrano provvidentissimo. Tale ruolo la dinastia borbonica lo riserva per sé fino all’Unità d’Italia, quando si descrisse la guerra di conquista operata dai Savoia come uno scontro di “civiltà”, di società e di moralità, da un lato gli occupanti che offendono la religione e la condotta virtuosa che essa insegna, dall’altro i difensori dello Stato meridionale propugnatori della “Libertà nella Religione” ed osservanti ortodossi. Il Re delle Due Sicilie è quindi “fidei defensor” e custode della fede (a tal proposito esiste anche una medaglia, D’Auria nn. 217, in cui appaiono accollati i busti del Papa Pio IX e del Re Ferdinando II, Figg. 14) proprio come Santa Pulcheria, allo stesso modo sovrana e conservatrice della religione. Utile al fine del nostro studio è che Pulcheria venga anche direttamente accostata alla famiglia reale borbonica (come altri sovrani religiosamente illuminati del passato: Santa Elena, Santa Cunegonda ed il marito Sant’Enrico imperatori, Teodosio fratello di Pulcheria), e ciò lo si può ritrovare ancora in “Iscrizioni ed Orazione nei Solenni Funerali di S.M. Ferdinando I. Re del Regno delle Due Sicilie” (op. già cit.) a p. 12: «[…] E che più ? … Il merito di Elena, di Pulcheria, di Gunegonda in Carolina d’Austria, come un bel raggio congiunto a quello di Teodosio, di Errico, che in Ferdinando risplendeva, formano al Regno delle due Sicilie l’età dell’oro […]». Si evince allora lo stretto legame tra Pulcheria ed i Borbone, il quale proponiamo di intravedere nella medaglia. Codesto legame è poi confermato anche dalla presenza del nome di battesimo Pulcheria tra membri della dinastia borbonica napoletana: i.e. Donna Maria Clotilda (Teresa Amelia Antonietta Giovanna Battista Anna Gaetana Pulcheria) di Borbone-Due Sicilie (1786-1792) figlia di Ferdinando I (come IV di Napoli e III di Sicilia) e defunta esattamente settanta anni prima dell’esecuzione dell’opera di Arnaud in esame. .......... Fonte: http://www.ilportaledelsud.org/s_pulcheria.htm Il ben noto appellativo riferito alla provvidenza borbonica venne provocatoriamente inserito in una medaglia napoletana del 1862, quindi durante l'epoca sabauda, dall'incisore Luigi Arnaud ....... il popolo napoletano passò suo malgrado sotto i nuovi padroni per colpa di poche centinaia di traditori ma era ancora molto legato ai Borbone e non poteva certo dimenticare il benessere che c'era quando il Sud era indipendente.1 punto
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....complessivamente non ha dei brutti rilievi, un ottimo rovescio...una usura un pò più marcata al dritto...baffo e stella in modo più evidente....però non ha colpi, graffi, ha dei fondi abbastanza "puliti"...per me un qSPL potrebbe anche starci... renato1 punto
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Torino, 24.03.2012 0re 02.40 Non riesco a dormire perché quello che è accaduto in data odierna ha sconvolto la mia vita di onesto servitore dello Stato, uomo, padre e marito. Questa mattina a partire dalle 10.00 fino alle 13.30 ho subito un sequestro della mia collezione privata di monete antiche, medievali e rinascimentali oltre al fatto di aver ricevuto un avviso di garanzia per ricettazione e traffico di reperti archeologici di illecita provenienza. Oltre alla mia collezione privata mi è stata sequestrata anche la collezione di monete del mio amico Dr Antonio Olivari, regolarmente acquistata presso esercizi commerciali specializzati, messa a disposizione per un’attività di scambio e compravendita presso i circoli numismatici, i convegni, sui portali ebay e subito.it. Il mio stato d’animo al momento è dilaniato dall’offesa della mia persona trattata come un vile delinquente solo per aver coltivato fino ad oggi una nobile passione, come l’ultimo re d’Italia Vittorio Emanuele III. Dall’età di 10 anni colleziono monete, da quando una mia zia sorella di mia nonna (entrambe scomparse) mi regalò 5 franchi della Repubblica Francese. Da quel giorno dentro di me è nata la voglia e il desiderio di raccogliere monete provenienti da tutto il Mondo. Una passione alimentata dal fatto che attraverso l’osservazione della moneta fantasticavo nell’immaginare il paese ufficialmente rappresentato. Ho ancora conservato un foglio su cui avevo elencato tutti i paesi rappresentati dalle mie monete che mio figlio Nicolò di 9 anni a distanza di 20 anni ha continuato a completarlo e integrarlo. Con il passare degli anni ricevevo monete da mio padre, dai parenti e dagli amici. Il gesto per me era di profondo significato infatti le monete hanno acquisito una forte valenza affettiva. Con il passare degli anni in proporzione alla mia maturità intellettuale i miei interessi culturali sono cambiati. A partire dal 07.04.2006 ho iniziato a collezionare le monete romane che mi erano state regalate da una mia zia paterna in occasione del mio ventottesimo compleanno. Nessuno può immaginare la gioia che è nata in me nel possedere quelle monete. Monete in conservazione modesta di materiale povero che avevano sicuramente circolato e adesso rappresentano la nostra storia. A quel punto è nata una passione che mi ha portato allo studio approfondito della nostra storia antica e della numismatica. Ho cominciato con un libro che mio padre mi aveva regalato all’età di 10 anni. Ho cominciato a comprare il settimanale di “cronaca numismatica”, ho ripreso i fascicoli di monete del Mondo curato dalla Bolaffi. Mi sono iscritto al forum di numismatica la moneta.it dove ho cominciato a conversare con numismatici che coltivano la mia stessa passione. Ho iniziato a farmi inviare i cataloghi d’asta delle principali case che ho utilizzato prima come materiale di studio poi come riferimento commerciale per procedere all’acquisto delle monete. A questo punto ho iniziato ad acquistarle e collezionarle. Le ho comprate dai commercianti, delle case d’asta e mercatini della domenica. Non ho mai speso grosse cifre mediamente 20 – 30 euro. A testimonianza del fatto che non ero alla ricerca del pezzo unico, del bene archeologico ma semplicemente di monete comuni emesse in grandi quantità e presenti nell’ attuale mercato numismatico. Residente nell’area del Friuli Venezia Giulia ho cominciato ad approcciarmi allo studio delle monete dei dogi di Venezia dalla fine del 1200 fino al 1700. Inoltre frequentando spesso la Liguria, terra di origine di mia moglie, ho cominciato a collezionare monetine in mistura dei dogi di Genova. L’acquisto della moneta per me era un momento unico. L’ho sempre testimoniato associando alla moneta un codice progressivo con l’iniziale del mio nome A abbinato ad un numero. Ho iniziato nel 2006 con A01 e sono arrivato oggi 24.03.2012 ad A501. In ogni codice descrivevo i caratteri salienti della moneta: L’autorità emittente, il periodo, la data di emissione, il giorno dell’acquisto, il nome del commerciante e la località del mercatino dove le avevo acquistate. Oltre a qualche regalo ricevuto da mio padre che ha sempre supportato questa mia nobile passione. Queste monete per me rappresentano anche momenti unici trascorsi con la mia famiglia o viaggi per impegni di lavoro: Venezia, Roma, Pesaro, Napoli, Civitavecchia, Genova (i regali di mia moglie presso la casa d’asta Ghiglione) e per ultimo Gerusalemme, città magica dove ho acquistato una piccola prutah di Erode Archelao in un negozio di numismatica autorizzato. Ho preso quella moneta perché aveva circolato nel periodo di Gesù, e questa mattina quando sono arrivati i Carabinieri mi sono sentito un po’ nel bosco degli ulivi. Non ho ricevuto violenza fisica, ma spirituale, morale, d’immagine, il cuore mi sanguina. Ho ancora impresso la sguardo dei miei colleghi increduli mentre il “Brigadiere” accompagnava il Capitano in Aula a prendere la borsa con i suoi libri. Torniamo al punto del commercio. Il discorso è molto semplice perché quest’anno la manovra mi ha privato del mio aumento stipendiale di 420 euro. Questa privazione proporzionata al costo della vita che continua progressivamente ad aumentare mi ha portato di fronte alla decisione di non continuare nell’acquisto delle monete per dare la precedenza ad altre priorità. A questo punto non mi sono arreso e a partire dal mese di settembre a cedere monete per conto del Dr Antonio Olivari ai collezionisti. Le monete che ho ceduto in occasione dei congressi, dei mercatini e sulla piattaforma ebay non erano antiche ma moderne dal 1700 in avanti. Poi avevo fatto il famoso annuncio su Subito.it delle 29 monete romane che lì è rimasto nel dimenticatoio anche perché non le ho mai vendute. A tal proposito rappresento di essermi reso conto di essere controllato quando il sig Marco Benigni il giorno 11 febbraio mi ha contattato in merito all’annuncio su subito.it per avere foto e listino delle monete. Il mio comportamento è rimasto immutato quando il 16 marzo alle 15.02 mi ha nuovamente contattato via mail informandomi che in settimana sarebbe passato a Torino. Avevo capito tutto, avrei potuto nasconderle come fanno i vili delinquenti ma non l’ho fatto perché sono un cittadino onesto che paga le tasse, lavora e soprattutto rispetta le leggi. Non ho nulla da nascondere, di fronte a un mandato di perquisizione non ho battuto ciglio e le monete le ho consegnate spontaneamente. L’accusa per cui vengo indagato è infondata perché non ho mai commerciato reperti archeologici di illecita provenienza. Adesso mi sento bruciato, mi hanno violentato, mi hanno tagliato le ali, la voglia di diventare perito numismatico e collaborare per un tribunale. Pertanto avevo cominciato un principio di collaborazione con la Dssa Monica Baldassarre dell’Università di Pisa per lo studio e la classificazione delle monete in mistura di Genova. Maturavo il sogno di intraprendere con l’aiuto di mia moglie un’attività commerciale per trovare una valida e onesta alternativa per arrivare serenamente alla fine del mese. Non ho una casa di proprietà, vivo in una tranquilla zona di Tolmezzo, conduco una vita molto semplice e vivo quotidianamente con il peso di trascurare la mia famiglia, mia moglie e i miei figli per il fatto di aver messo sempre l’istituzione davanti a tutto. Ho iniziato da bambino a 15 anni. Scuola Militare Nunziatella, Accademia Militare di Modena, Scuola di Applicazione, 1° Reggimento Artiglieria da Montagna e 3° Reggimento Artiglieria da Montagna a Tolmezzo. Ho ricoperto sempre incarichi di responsabilità e prestigio per la forza armata e mi sono sempre esposto con il lavoro, lavoro e lavoro…..e nel poco tempo libero famiglia e monete. Ho trascorso complessivamente 25 mesi lontano dalla mia famiglia per servire l’istituzione: 2002 – Kossovo- Comandante di Sezione 2004-2005 Kabul – Comandante di Sezione 2006-2007 Herat - Military Assistant del Comandante del PRT 2008 – 2009 Herat – Portavoce del Contingente RC-W Capo Ufficio Pubblica Informazione 2010 – 2011 Herat – Military Assistant del Comandante del PRT Sono coniugato dal 9 febbraio 2002 con Stefania e ho 2 figli Nicolò e Alessandro Antonio Bernardo Torino 24.03.2012 ore 04.201 punto
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