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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/06/12 in tutte le aree

  1. Intanto accenno che sto studiando, con la collaborazione di Valeria (Medusa), di rendere qui disponibili le mie vecchie monografie su zecche minori che formavano il mio Corpus Nummorum Antiquae Italiae, che furono pubblicate soprattutto negli anni '90 come inserti nella rivista "Panorama Numismatico". Ovviamente si renderebbe anche necessario un doveroso aggiornamento e saranno benvenuti tutti i contributi e osservazioni. Potrebbe diventare una sorta di "piattaforma" per arrivare a una organica trattazione delle varie emissioni apparse in Italia e Sicilia nel periodo greco. Qui colgo l'occasione della comparsa di un esemplare della rara monetazione di Mamar in un'asta ebay di Lanz: http://www.ebay.it/itm/LANZ-Sizilien-Mamar-Hemilitra-Stier-Bull-Speer-Kopf-Nike-Aphlustre-RMA1525-/230764837283?pt=Münzen_Medaillen&hash=item35baa7f9a3 Con mia grande sorpresa mi sono accorto che era lo stesso esemplare che avevo illustrato nella mia monografia dedicata a questa zecca, apparsa nel numero di Panorama Numismatico n. 176, del 2003 (p. 156-160). Esso apparteneva a una vecchia collezione privata di uno svizzero, poi scomparso, che mi aveva anche inviato una (modesta) foto a corredo dello studio. Mi ha un pò stupito che fosse finito in un'asta ebay anche se di un noto commerciante come Lanz. Invece non è passato inosservato e ha avuto be 35 rilanci, specie fra 3 - 4 collezionisti, finendo con l'essere aggiudicato a quasi 800 euro, in linea col suo reale valore commerciale. La ricomparsa di tale esemplare, con foto digitale molto migliore di quella che avevo avuto io, mi ha spinto a riesaminare questa misteriosa monetazione, che ha comportato anche una parziale revisione della mia monografia, che conteneva alcuni errori. (continua)
    1 punto
  2. Era calata la notte. Improvvisa. Cupa. Opprimente. Sul sentiero sterrato inghiottito dalle tenebre si potevano udire solamente gli zoccoli del cavallo che procedeva a passo sostenuto. Il cavaliere sembrava conoscere bene la zona: avvolto in un mantello nero, il cappuccio calato sulla testa, si manteneva basso sul dorso dell'animale, quasi temesse di essere visto. Gli alberi, alla sua destra, che lui poteva solo intuire, sembravano emanare un alito raggelante di paura concretizzatosi in una leggera nebbiolina che si andava sollevando dal fondo del terreno. Si guardò intorno. Veloce. Un colpo secco di talloni e il cavallo passò ad un galoppo leggero. La mano dell'uomo scorse quasi istintivamente sotto il manto e strofinò un oggetto la cui forma, in quel momento, i suoi soli polpastrelli percorrevano sicuri. La leggera barbetta scura e riccia come la capigliatura folta andava assorbendo tenui bagliori canuti in quell'atmosfera sospesa tra reale e irreale. "Ancora qualche miglio..." sussurrò tra sè. L'altra mano teneva strette le redini. Il sentiero deviava a sinistra e il cavaliere fece rallentare la cavalcatura per non finire improvvisamente fuori strada. Mollò l'amuleto che portava al collo e scartò di lato, imboccando la curva che si estendeva su quella che doveva essere una florida vallata durante il giorno. "Finalmente..." Si lasciava alle spalle gli spiriti della notte. L'animale era stanco, sudato e cacciava vapore dalle froge. Doveva farcela: non c'erano stazioni o agricoltori da quelle parti. Nessuno. Il corto chitone che indossava sotto il mantello veniva a tratti alla luce, rivelando una spartana decorazione intessuta in rosso lungo il bordo. La foresta aveva lasciato lo spazio ad una vegetazione più rada, ma non meno insidiosa: l'uomo si sforzava di tenere l'animale sulla strada, difficile da vedere per via del buio e delle sue dimensioni ridotte. Era un posto tranquillo, quello, tutto sommato. "Sì," pensò, "adatto per quando giungerò alla fine della mia carriera..." Immerso in questi pensieri, sotto un cielo senza luna, dove solo qualche sporadico uccello notturno osava spostarsi da un ramo all'altro, potè ammirare un leggero bagliore all'orizzonte. "Ci siamo!" Sembrava rinato. Il bagliore si allargò fino a diventare una chiazza luminosa, ora ben visibile anche a distanza. E la luce proveniva da una casa. "Ci siamo!" ripetè nella sua mente. <<E così ce l'hai fatta.>> Un semplice piatto in terracotta fu posto sul tavolo di legno al centro della stanza scarsamente illuminata. Conteneva delle olive d'importazione e del formaggio locale. Accanto qualche fetta di pane scuro, duro come la voce che aveva pronunciato quelle parole. Il cavaliere, che ora, senza mantello, si affacciava sul tavolo per afferrare qualche oliva, sorrise. Seduto dall'altro lato, su di un semplice sedile, il suo interlocutore tendeva le mani verso il fuoco. Gli occhi piccoli, taglienti, erano incorniciati da una rada capigliatura ben tenuta. Portava il viso rasato, benchè sulla guancia sfoggiasse una vistosa cicatrice, e una semplice tunica grezza dalla cui cintura, alla vita, pendevano un borsello e un pugio. Afferrata l'oliva tra il pollice e l'indice, l'uomo lanciò un'occhiata all'arma:<<Ancora non riesci a gettarti alle spalle il passato...>> <<Meno chiacchiere: sei qui proprio per questo, lo so.>> Le lingue di fuoco scolpirono un'espressione truce sul volto dell'armato. <<Hai ragione.>> Si mise a masticare lentamente<<Non mi tratterrò a lungo. Sono venuto fin qui per una ragione ben precisa: Roma ha bisogno...>> <<Non mi interessa!>> sbottò <<"Roma ha bisogno..." E dimmi: dove era Roma quando centinaia di commilitoni mi cadevano al fianco per il suo nome..>> <<Ma...>> <<Dimmi dove era quando quei poveretti, mutilati, ridotti a residui di ossa e carne macellata, scherniti da tutti e scacciati dalla società a calci nel sedere chiedevano semplicemente del pane per sopravvivere! Dopo tutto quello che avevano passato per...per Roma e per i suoi ingrati e flaccidi abitanti!>> L'uomo si era alzato dal suo posto e adesso divorava con grandi falcate la stanza in cui si trovavano. <<Be’, il Senato avrà avuto le sue ragioni se...>> <<Oh, certo! Il Senato! Quell'ammasso di boriosi palloni gonfiati che credono di reggere il mondo con le sole loro forze. E l'esercito? Sh...>> Si raschiò la gola e sputò nel fuoco in segno di disprezzo. <<Senti Aulo, comprendo la tua rabbia: c'ero anch'io con te tra le fila della Prima Coorte, anni fa>> Colui che il cavaliere aveva chiamato con quel nome si arrestò all'improvviso e sembrò rilassarsi per un attimo. Si rimise a sedere:<<Che vuoi?>> tagliò corto. L'altro uomo sospirò:<<Dopo quasi quarant'anni di pace, l'Etruria del nord si prepara a riprendere le armi contro Roma: Volsinii, Perusia e Cortona sono pronte a mettere in campo un potente esercito.>> Prese un po' di pane e iniziò a spezzarlo per aggiungerci sopra del formaggio. <<Quindi?>> Ad Aulo scorrevano davanti agli occhi numerose scene della sua vita trascorsa. "Ora ti interessa" pensò il cavaliere, mandando giù un boccone: <<Come ben saprai, il Console Quinto Fabio Massimo Rulliano è stato messo a capo delle legioni con l'obiettivo di stroncare sul nascere le resistenze armate etrusche>> <<Con quale esito?>> <<Una vittoria schiacciante! Per Giove, se lo è stato!>> L'uomo si era infervorato e passò a descrivere la situazione che regnava in quel momento nel Lazio e a nord di Roma: la vittoria del Console Fabio Massimo presso Perusia aveva costretto gli alleati etruschi a sottoscrivere un ennesimo trattato di pace con i Romani che imposero lo scioglimento della Lega filoetrusca, la quale aveva l'obiettivo primario di abbattere la potenza dell'Urbe una volta per tutte. <<Naturalmente, per nostra fortuna, quegli incapaci hanno fatto un grosso buco nell'acqua.>> <<E quale sarebbe il problema?>> Aulo sembrava perplesso. Incrociò le braccia sul petto e squadrò il suo conoscente da capo a piedi. <<Vedi, amico, gli Etruschi hanno capito che da soli non possono più battersi contro di noi con successo, come facevano un tempo...>> <<Allora?>> Aulo era davvero attento in quel momento. E l'uomo ne approfittò:<<I Galli! Loro sono il vero incubo per Roma>> Le fiamme sembrarono all'improvviso fioche, nonostante illuminassero l'intera stanza. Gli occhi di Aulo si spalancarono e la sua mano corse alla cicatrice che portava sul viso. "I Galli". Il momento era arrivato. Dopo tutto quel tempo! Tardi, ma era lì, alla sua portata. <<Resta qui per la notte, Celso, se vuoi. Domani stesso verrò con te!>> <<Così mi piaci, mio buon Aulo!>> Una pacca sulla spalla massiccia dell'uomo gli riportò alla mente un'ombra altissima, possente, con lunghi e fluenti capelli tra il biondo e il ramato che lo guardava con odio straziante. Un sorriso amaro che sembrava più una smorfia di dolore si dipinse sul suo volto. Quell'espressione fece raggelare il sangue nelle vene di Celso più di quanto avessero fatto quei tetri alberi a lui ignoti. Un venticello fresco spirava quella mattina, agitando la tunica scarlatta che usciva dalla cotta di maglia. Le decorazioni che da tanto non indossava sul petto erano lucenti, mentre l’elmo crestato emanava bagliori riflessi di luce solare. Alcuni legionari attendevano alle sue spalle: appoggiandosi con le braccia sul bordo dei grandi scudi, i soldati chiacchieravano tra di loro mantenendo un atteggiamento piuttosto rilassato. Il centurione Aulo scrutava l’orizzonte boscoso. Sicuramente i suoi uomini si chiedevano cosa stesse cercando di guatare. <<Davvero singolare quell’uomo>> sussurrava uno. <<Si dice che sia sopravvissuto a strani scontri avvenuti anni fa: nessuno sa come abbia fatto>> bisbigliava un altro di rimando. Aulo era a conoscenza delle voci che circolavano sul suo conto. Ma lasciava correre: quei pettegolezzi avrebbero rafforzato il suo prestigio e la sua autorità presso i sottoposti. <<Optio!>> urlò, poi, d’un tratto. L’ uomo smise di arricciarsi la barbetta e si fece avanti salendo sulla collinetta aiutandosi col suo bastone. <<Signore?>> Celso salutò formalmente il superiore e rimase in attesa di ordini. Aulo indicò un punto in lontananza. Benché l’optio cercasse di vedere qualcosa aguzzando la vista, non riuscì a comprendere cosa ci fosse a valle. <<Un buon punto di osservazione, signore>> si limitò a commentare Celso continuando a guardare dove gli era stato indicato. <<Torna dagli uomini: voglio la coorte in linea, immediatamente>> L’optio era visibilmente perplesso:<<Sì, signore>> Chiedendosi cosa stesse succedendo laggiù di tanto rilevante, Celso si avviò verso i legionari e si atteggiò con uno sguardo severo. <<Avanti, scansafatiche! La pacchia è terminata: su quei gomiti, voglio vedere una linea di legionari, non un ammasso di vecchie comari!>> Col bastone picchiò su qualche scudo ritardatario che svogliatamente si mise subito al posto. In pochi minuti la coorte fu allineata in pieno assetto da battaglia. Celso guardò il centurione che, senza muoversi, fissava lontano con gli occhi lucenti come due lame di pugnali. Improvvisamente, si avviò giù per la collina tenendo una mano fissa sull’impugnatura del gladio. <<Sono pronti?>> alitò sul volto di Celso. <<Sì, signore, come ordinato>> Aulo annuì e poi prese posizione alla testa dello schieramento, dando ordine di avanzare. Le suole chiodate batterono sul terreno all’unisono provocando una leggera vibrazione che scosse il terreno intorno alla pattuglia romana. Adesso l’optio lo vedeva. Un uomo correva verso di loro facendo svolazzare i brandelli di tessuto che gli pendevano ancora addosso. Era sporco, sudato e la polvere si impastava ad una sostanza che gli ricopriva braccia, gambe e faccia. “Ma quello è…” <<Coorte, alt!>> Aulo si fermò. I legionari si arrestarono fragorosamente, poggiando gli scudi al suolo. Ora tutti potevano vedere l’uomo che correva verso di loro. Ansimava. Gridava qualcosa che il vento disperdeva lontano. Quando fu più vicino, Celso potè distinguere il mascherone sanguinolento a cui l’uomo era ridotto. Aveva gli occhi sbarrati, il fiato corto e le narici dilatate all’inverosimile. Si voltava per brevi attimi indietro, quasi come se temesse che qualche fantasma lo assalisse alle spalle. <<Signore,>> Celso era accigliato <<ma quello è un soldato romano>> <<Sembri sorpreso, optio>> la voce di Aulo era atona. Celso non rispose. L’uomo inciampò, ma prontamente trovò la forza di rialzarsi e di rimettersi a correre. Era la voglia di sopravvivere che evidentemente lo portava a resistere. <<Non dovremmo intervenire, signore?>> <<Senza sapere cosa stia accadendo?>> “E così,” pensò Celso “neanche tu, dall’alto della tua fermezza, sei infallibile” Ben presto, però, la situazione fu chiara a tutti: l’uomo in fuga emise un grido disperato verso i suoi compagni e sembrò compiere un ultimo, disperato scatto verso la salvezza. Improvvisamente un uomo a cavallo sbucò dal folto della vegetazione che faceva da sfondo: non indossava protezioni, solo un ampio mantello di lana e delle brache variopinte. Controllava l’animale con le sole ginocchia e brandiva due mannaie opache di sangue ancora fresco. Non urlava e il suo comportamento sembrava estremamente saldo e controllato. Pochi colpi di tallone e il cavallo fu addosso al fuggitivo. Il barbaro si proiettò giù dalla groppa in pieno galoppo e schiacciò letteralmente sotto di sé il romano. Ormai non aveva più speranze: sotto gli occhi di tutti, il gigante dai tratti nordici alzò un braccio armato e conficcò l’arma nella spalla del suo prigioniero inchiodandolo a terra. <<E’ uno solo, Aulo, possiamo batterlo!>> Celso sembrava davvero agitato, ma non si muoveva. Il centurione non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Si tolse l’elmo piumato e si deterse la fronte sudaticcia con l’avambraccio. I legionari alle sue spalle si guardavano attoniti: il barbaro, dopo aver bloccato il malcapitato, gli tagliò la gola pian piano facendo morire le sue grida disumane in un gorgoglio di sangue. Tutto il corpo era percorso da fremiti e i muscoli incominciarono a guizzare da soli per l’agitazione. Alla fine, un caldo fluido si mescolò al sangue che bagnò l’erbetta fresca circostante. Celso osservava impietrito: possibile che Aulo non avesse trovato il coraggio di attaccare? Anzi, non riusciva a togliere gli occhi di dosso a quella bestia! Alla fine il cadavere fu decapitato e la cosa che stupì di più l’optio fu l’atteggiamento del nemico: afferrato il macabro trofeo per i capelli lo elevò e con un ruggito furioso lo puntò dritto verso il centurione, i cui occhi si erano ridotti a due fessure luminose, le mascelle contratte per la rabbia repressa. Farfugliò qualcosa nella sua lingua gutturale e poi scagliò la testa del romano nella direzione della pattuglia guidata da Aulo. Rotolò per qualche tempo, poi si fermò e dondolò su se stessa quasi cullandosi per un profondo sonno eterno. Quando il barbaro sparì nell’ombra raccogliendo le armi e il suo cavallo, Celso vide la mano del suo superiore stringere l’impugnatura del pugio, le nocche diventare bianche per la pressione e un brivido gli percorse la schiena. <<Perché?>> Celso si alzò dal tavolo e guardava Aulo in cagnesco. <<Siediti e abbassa la voce>> Il centurione sembrava tranquillo: sorseggiava il suo vino speziato con estrema lentezza, come se stesse fabbricando qualcosa nella testa. Sembrava non badasse più di tanto al mondo circostante. Ogni tanto qualche avventore della taverna in cui si trovavano i due militari finiva inevitabilmente per essere attirato dagli attacchi d’ira dell’optio, ma si teneva alla larga dal loro tavolo, piuttosto isolato ed immerso nella semioscurità in un angolo della stanza. Aulo, infatti, benché non fosse in servizio e non indossasse l’armatura, portava con sé sempre il cinturone con il pugio ed il gladio. Celso si accomodò nuovamente, gettando rumorosamente gli avambracci sul tavolaccio sudicio. Fissava nel vuoto qualcosa che solo Aulo poteva vedere. <<Vuoi qualcosa? Offro io>> <<No, signore. Nulla.>> rispose con voce atona e formale. <<Suvvia, ragazzo: perché reagisci in questo modo? Non hai mai visto un soldato morire?>> Aulo sembrava adesso infastidito dal comportamento del compagno. Silenzio. Solo il baccano degli altri clienti di quella bettola risuonava loro intorno: il taverniere che riempiva boccali con del vino e teneva sotto controllo uno stufato di montone in un calderone di bronzo da cui uscivano volute di fumo grigiastro che andavano ad addensarsi sotto il soffitto, unendosi ad una grande chiazza nera provocata dal cattivo utilizzo del focolare. Degli schiavi robusti tenevano sotto controllo tutti gli avventori per cacciare a pedate chiunque avrebbe iniziato una rissa. Evidentemente erano armati e da un po’ di tempo tenevano d’occhio proprio il centurione e il suo secondo. <<Chiedo venia, Aulo. Hai ragione, forse.>> Disse infine con tono sommesso. Il centurione si sciacquò la bocca con un’ultima spruzzata di vino dolciastro e poi posò il recipiente. Si asciugò le labbra con la manica della tunica e si alzò, avviandosi verso il banco per pagare il conto. Celso lo guardava quasi fosse un mostro appena uscito dall’Ade: non l’aveva degnato di una risposta nonostante lui avesse ammesso la sua colpa. <<Andiamo>> lo richiamò poco dopo Aulo, incamminandosi verso l’uscita. Gli schiavi addetti alla sicurezza seguivano l’uomo barbuto con lo sguardo torvo. Fu un sollievo per i servitori smagriti e puzzolenti che lavoravano lì vedere quei due strani tipi andarsene. Immessisi sulla stradina, un vicoletto buio e pieno di pozzanghere, Aulo e Celso camminavano senza parlare, l’uno con i pollici nel cinturone, l’altro con il capo chino a fissare gli escrementi che galleggiavano nei rivoletti di acqua putrida e che, ogni tanto, incontravano le suole chiodate dei suoi calzari militari, producendo un rumore secco e prolungato. <<Ah, optio, ho dimenticato di dirti una cosa…>> Celso si fece immediatamente curioso ed attento: un suono gutturale fu emesso in segno d’assenso. <<Sono stato convocato dal tribuno militare, qualche giorno fa>> disse Aulo con voce piatta. <<Mi ha comunicato che il dittatore Lucio Papirio Cursore ha deciso, insieme al suo magister equitum, Caio Giunio Bubulco Bruto, di ingaggiare battaglia col nemico>>. <<Cosa?>> Celso si fermò un attimo e guardò incredulo il suo superiore. <<Sì, hai capito bene: tra qualche settimana ci sarà battaglia.>> <<Quali gli ultimi sviluppi?>> l’optio si mise al passo accanto al centurione. <<Quei barbari, i Galli Boi, hanno accolto la domanda d’aiuto degli Etruschi. Le nostre spie ci hanno informato di grandi movimenti di truppe intorno alla città di Horta: sembra che lì si stiano riunendo le forze di una enorme coalizione.>> spiegò brevemente Aulo. <<Stai dicendo che tra qualche settimana ci ritroveremo di fronte migliaia di barbari come quella bestia che abbiamo visto?>> <<Così sembra. Gli uomini devono essere pronti ad ogni evenienza: Roma ha bisogno dei suoi migliori soldati per questa che sarà una vera impresa.>> <<Una pazzia…>> le parole di Celso si persero nel vuoto in un sussurro incerto. Calpestò qualcosa di viscido e per poco non scivolò. <<Attento: ti voglio tutto intero quando dovrò salvarti quella dura pellaccia davanti ad un gallo>> Mentre l’optio lo guardava accigliato, senza cogliere la sua ironia, Aulo si sfogò in una risata allegra e chiassosa, soprattutto per la reazione scontata dipintasi sul volto dell’amico. <<Avanti, optio: la centuria ci aspetta!>> Celso si avviò brontolando nella viuzza scrollando le spalle intirizzite per il disgusto provato al contatto con quella sostanza. Questa volta non c’era un alito di vento a far garrire gli stendardi e le insegne dei vari manipoli, delle coorti e delle legioni. Le pattuglie che erano state mandate in avanscoperta avevano riferito di un’enorme assembramento di soldati riunitisi nei pressi di quello che chiamavano lago Vadimone. Il cielo, fortunatamente, era sereno: le candide nubi vi stagnavano come navigli attraccati in un porto di provincia. Così come la vegetazione circostante, neanche i volatili sembravano interessarsi più di tanto a ciò che gli uomini stavano facendo sulla terraferma. <<Spero che almeno gli dei abbiano pietà di noi, oggi>> Celso era armato di tutto punto. Da quando aveva appreso la notizia del combattimento imminente fremeva come non gli capitava da tempo. <<Suvvia, ragazzo, questo non è il nostro primo combattimento e non sarà nemmeno l’ultimo>>. Era Aulo, adesso, ad essere di buon umore e sicuro di sé. Con le sue armi che gli pendevano dal cinturone sembrava fosse rinato. La sua unità era stata posizionata, come avveniva sempre, in prima linea. In qualità di centurione anziano il suo compito era quello di condurre gli hastati incontro al nemico, travolgendone le linee per rendere la vita più semplice ai princeps, e, se tutto fosse andato a rotoli, addirittura ai triarii. <<Voglio un rapporto completo della posizione di quei cani>> Aulo era serio, quasi come se avesse fagocitato la sua ilarità che, Celso lo sapeva, era abile sfoggiare al momento giusto. E quello non lo era:<<Sì, signore, mi metterò subito al lavoro>> L’optio salutò e trotterellò via. Molti dei legionari erano ormai pronti: mancava poco per la resa dei conti. Gettò lo sguardo lontano, ma non riuscì a cogliere alcuna presenza ostile. Si voltò e prese posizione tra i ranghi, scudo nella sinistra e la destra sull’impugnatura d’avorio del gladio. Quella spada. “Quanti ricordi…” sospirò Aulo. La lama era stata prima di suo padre, un hastatus della Repubblica proveniente dall’Etruria che aveva fatto strada nell’esercito fino a diventare un triario. “Quale scherzo mi sta giocando il Fato…?” Già, quale? E di che specie? “Delle peggiori, di sicuro” Aulo, etrusco di nascita, ma nato a Roma con cittadinanza e pieni diritti, si ritrovava lì, sotto un pallido sole mattutino per massacrare, sventrare, amputare e sgozzare quelli che poteva considerare come fratelli. Forse, se suo padre avesse scelto di rimanere in Etruria, in quel momento il centurione si sarebbe trovato dal lato opposto del campo di battaglia, con una panoplia di stile ellenistico indosso e un pesante scudo di bronzo al braccio, magari al comando di qualche reparto di bellicosi opliti. <<Signore!>> Il debole filo dei suoi pensieri fu spezzato come un evanescente ponte di legno abbattuto dalle asce di forsennati fuggitivi in cerca di salvezza. Puntò il suo sguardo su Celso che gli andava in contro con passo svelto. <<Signore…>> fece una pausa. Era visibilmente affannato. <<Il…tribuno dice che...il nemico si sta muovendo>> <<In che direzione?>> Aulo si accigliò. <<Vengono dritti verso di noi, signore! Saremo i primi ad entrare in contatto con loro.>> <<Quanti sono?>> <<Migliaia, signore. Le informazioni raccolte dagli esploratori sono discordi al riguardo, ma tutti concordano sul fatto che la fanteria etrusca ha occupato il centro, mentre ai lati hanno preso posizione i cavalieri Boi>>. Celso era visibilmente scosso. Il solo nome di quei Galli lo faceva tremare. <<E così a noi tocca sbattere il muso contro quei giganti nordici…>> Pareva che il centurione stesse ragionando tra sé. <<A quanto pare, signore…>> Neanche un fruscio si alzò dal suolo morbido oppresso da centinaia di suole chiodate che ferivano tutto ciò che incontravano. Una pausa riflessiva che diede modo agli ufficiali di studiare la situazione. Le unità più vicine erano altre due centurie di hastati e ai margini della formazione romana era stata posizionata un’esigua schiera di cavalieri. Più che altro il loro compito sarebbe stato quello di contenere i nemici e spingerli verso la fanteria. <<Dovremo vedercela noi, questa volta, Celso. Nessuno ci sarà di grande aiuto se resteremo ancora un minuto di più qui, impalati. Quali sono gli ordini dello Stato Maggiore?>> <<Al segnale che passerà tra le truppe bisogna avanzare, signore. Intanto è necessario tenersi in formazione.>> Aulo assentì. I due si salutarono e si diressero alle proprie postazioni all’interno della schiera di legionari allineati, muti e febbricitanti per l’aria tesa che si respirava ovunque. “Che Marte ci protegga!” Così come l’invocazione trapassò la mente dell’optio, un rivolo di sudore freddo si fece strada nella sua schiena, scendendo fino alla cintola dove fu assorbito dal grezzo tessuto della tunica militare, sotto la lorica hamata, facendolo sussultare. <<Colonna, alt!>> All’ordine centinaia di hastati si fermarono allineati quasi all’unisono. I loro sguardi sotto gli elmi lucenti riflettevano i raggi del sole, ora alto nel cielo. Bagliori di luce naturale provenivano anche dalle piastre pettorali che proteggevano i toraci dei soldati. Gli scudi oblunghi e pesanti e i giavellotti leggeri erano pronti per essere adoperati. In lontananza si scorgevano le prime sagome scure: i cavalieri si confondevano con gli animali quasi come se fossero diventati un tutt’uno. Sembravano centauri che avanzavano veloci, pronti a seminare morte tra le fila nemiche. Celso stava al lato opposto dello schieramento per trasmettere gli ordini del suo superiore. Il terreno pianeggiante e senza grandi ostacoli naturali avrebbe favorito la carica della cavalleria gallica, rischiando di mandare in frantumi la linea romana. E per loro sarebbe stata la fine. Aulo si guardò intorno: sullo sfondo le colline sparivano all’orizzonte mentre sul lago era salita una leggera nebbiolina che nascondeva arbusti bassi e canneti molto più vasti ed alti. Alberi e cespugli circondavano tutto il campo. Mugugnò qualcosa tra sé e poi diede ordine agli uomini di aspettare fino al suo segnale. La tensione era palpabile: tutti gli hastati erano presi dall’agitazione che caratterizzava i momenti immediatamente precedente una battaglia. Man mano che i Boi accrescevano l’andatura dei cavalli il terreno incominciò a tremare sotto i calzari dei romani. Aulo si avvicinò a Celso e gli sussurrò poche parole indicandogli contemporaneamente un gruppetto di alberi sulla destra. L’optio annuì e portò con sé una mezza centuria, mentre agli hastati di Aulo se ne aggiungevano altri al comando di un altro ufficiale, un certo Avidio Marcio. <<Signore,>> il centurione salutò il collega con riguardo, essendo più anziano di lui <<il tribuno mi ha inviato qui con la mia centuria: il dittatore Lucio Papirio Cursore ha ritenuto opportuno rinforzare i lati che verranno a contatto con i Galli. Sappiamo tutti che genere di guerrieri sono questi barbari.>> <<Ottimo. Rimaniamo compatti per resistere alla carica>> Avidio Marcio assentì con il capo mentre i suoi uomini si allineavano di seguito a quelli già disposti di Aulo rimpinguando, così, notevolmente i ranghi. Adesso il centurione era visibilmente più sicuro e allungò lo sguardo sugli alberi a destra: abbozzò un sorriso e prese il suo posto non perdendo di vista i cavalieri galli. <<Hastati pronti! Preparate i giavellotti!>> I nemici si stavano avvicinando pericolosamente. La terra era scandita dal ritmo confuso di migliaia di zoccoli che si abbattevano impietosi su tutto ciò che incontravano. Le sagome si erano tramutate in figure ben definite: i Boi, con le brache variopinte, ed equipaggiati nei modi più disparati, erano passati dal trotto al galoppo. Ora anche loro avevano avvistato gli hastati romani e iniziarono a caricare credendo di avere a che fare con i reparti più insignificanti dell’esercito. Aulo non staccava gli occhi dall’avanzata nemica. Spadoni, asce e mazze chiodate si agitavano contro il cielo sereno che continuava a restare immobile, così come le fronde degli alberi ombrosi. Aspettò qualche altro minuto, poi il centurione sfoderò il gladio con uno stridio metallico e l’alzò in alto, in modo che riflettesse sullo stendardo della centuria. Fissò il cinghiale di bronzo lucido che brillava più di ogni altro elmo, più di ogni altra armatura. <<Tirate!>> L’urlo fu accompagnato dalla sagoma del gladio che si abbassava con un movimento rapido. La voce fendè l’aria rimbombando tra le fila dei soldati. La prima linea di hastati, gli scudi imbracciati, tirarono indietro l’arto destro e scagliarono i giavellotti con tutta la loro forza. Le aste disegnarono parabole perfette, si fermarono per un istante che ad Aulo sembrò interminabile, e poi ricaddero sui Boi in corsa ancora più veloci dei calzari alati di Mercurio. La pioggia di armi si abbatté sui nemici con violenza: alcuni cavalli caddero trafitti, altri, innervositi, scaraventarono a terra i loro padroni che finivano calpestati dagli altri compagni. Molti dei giavellotti si conficcarono in terra: alcuni frenarono la corsa di qualche animale che vi inciampava crollando più avanti con le zampe spezzate, arrestando l’avanzata degli altri che sopraggiungevano. La carica, però, vacillò solamente. I Galli non si persero d’animo e avanzavano, anzi, con più foga e determinazione. Nei loro occhi si poteva leggere il desiderio di vendetta misto a quello più pericoloso del timore che nutrivano, ben sapendo di come i loro avversari Romani avessero in passato sconfitto e ricacciato i loro fratelli Senoni. Ad ogni urlo del centurione la rispettiva fila di hastati si faceva avanti, sostituiva la prima scagliava una salva di giavellotti che rallentava la carica nemica, scompaginando i reparti, provocando vittime e feriti agonizzanti. <<Serrate i ranghi!>> Un boato accompagnò la costruzione di una muraglia di scudi vermigli, gli umboni allineati a creare pericolose protuberanze. Gli unici vani che si potevano scorgere erano quelli sottili per le lame delle spade fuoriuscite dai foderi. I Boi, a pochi passi, si erano ripresi dall’ultima pioggia di aste e con cieco fervore si abbatterono sugli scudi romani con uno spaventoso frastuono. Nel momento in cui Galli e Romani vennero a contatto ad Aulo sembrò di avere dinanzi una visione dell’Ade: molti cavalieri avevano spronato gli animali con le bocche schiumanti affinché scavalcassero con possenti balzi il muro di scudi dietro cui erano rannicchiati gli hastati. Alcuni ci riuscirono e sotto gli zoccoli degli animali perirono i primi soldati: crani fracassati, toraci schiacciati e corpi spappolati ricoprivano il campo dietro le prime fila dei romani aprendo vuoti pericolosi. In altri punti, invece, la linea difensiva reggeva bene e i cavalieri galli erano stati fermati con successo. L’ordine era mantenuto a stento dagli ufficiali, dato che, soprattutto al centro, la linea di battaglia era notevolmente arretrata a favore dei nemici. Le lame rotearono veloci, precise e letali cercando il bersaglio nella mischia di elmi piumati. Qualche testa saltò lontano e fiotti di sangue imbrattarono il suolo che da verde divenne di uno strano colore, una specie di fanghiglia formata dagli umori della battaglia e dal terriccio polveroso. <<Avanti, non vi fermate!>> Aulo incitava i propri uomini, mentre il signifero che portava l’insegna della sua centuria gli si era raccolto al fianco, protetto da un nutrito gruppo di hastati che si mantenevano saldi. Quattro cavalieri si erano isolati dal resto dell’orda e alcuni soldati li circondarono sperando di disarcionarli: proprio mentre il primo di loro veniva trascinato a terra e fatto a pezzi, i centurioni udirono alcuni squilli di buccina e capirono che anche la fanteria oplitica si era scontrata con il centro delle legioni romane. La situazione si faceva sempre più difficile. Con un ruggito incredibilmente potente un gallo armato di ascia saltò da cavallo e si parò di fronte ad Aulo. Con evidente sorpresa il centurione si accorse che quel barbaro l’aveva appositamente cercato e l’aveva riconosciuto in quella babele di urla, stridio di armi e grida di terrore. Anche lui l’aveva riconosciuto: dopo anni si rivedevano. “Chissà se questa volta potrò portare a compimento ciò che lasciai in sospeso…” Aulo si riprese e caricò collo scudo lanciando un urlo feroce. Il barbaro non si muoveva. L’umbone lo colse il pieno petto gettandolo a terra senza fiato. Aulo gli fu addosso bombardandolo con continui fendenti. Nonostante il nemico avesse incassato il colpo con estrema tranquillità, ora faceva fatica ad evitare i colpi che il centurione menava con la propria lama. Tutto intorno era il caos più totale. Improvvisamente il gallo girò l’ascia e bloccò il gladio di Aulo. Lo respinse indietro e si rimise velocemente in posizione. Gli corse incontro pronunciando con voce carica d’odio il suo nome. Il centurione socchiuse gli occhi e, rendendosi conto che la spada gli era volata lontano, estrasse il pugio e lo bilanciò alla meglio nel pugno destro. Rannicchiato dietro lo scudo, accolse il nemico in corsa. Al barbaro bastarono un paio di colpi d’ascia impressi con tanta violenza per rompergli la difesa. Aulo fu costretto a gettarlo via, reso ormai inutilizzabile. Deciso a non far vedere di essere leggermente in difficoltà, il centurione si scagliò sull’avversario e con velocità eccezionale gli recise una mano che reggeva l’arma. L’ascia cadde a terra con un tonfo e fu ricoperta dal sangue che scorreva caldo dal moncherino che reggeva con l’altra. Un grido di dolore, simile ad un richiamo animalesco, echeggiò per tutto il campo di battaglia. Aulo stava per saltargli alla gola e finirlo, ma il nemico lo anticipò: portandosi dietro il segno indelebile che il pugio dell’ufficiale romano gli aveva impresso a vita, corse verso il cavallo che aveva lasciato poco lontano e vi saltò in groppa. Così fuggì via dalla battaglia e dal centurione che lo seguiva con lo sguardo. Quando il barbaro ebbe raggiunto un’adeguata distanza di sicurezza, girò il cavallo e lanciò una maledizione nella sua lingua gutturale ad Aulo, scandendo per la seconda volta il suo nome. “…molto presto…puoi starne certo, barbaro!” <<Lanciate il segnale! Avanti con quel corno!>> Una sola nota, lunga e lugubre, trapassò l’aria, maestosa e misera allo stesso tempo, per arrivare fino alle orecchie di Celso che, assieme ai suoi uomini, stava aspettando solo il brivido che quel suono gli fece provare sulla pelle. <<E’ ora! Andiamo femminucce, avanti!>> Celso si portò in prima fila e sguainò il gladio, presto imitato da tutti gli altri hastati che si disposero ordinatamente appena fuoriusciti dalla boscaglia. Lo sferragliare delle armi si confondeva con le grida di guerra dei barbari mentre i romani, con passo cadenzato, battevano a ritmo le lame affilate sugli scudi, creando un fracasso che attirò l’attenzione dei soli Boi che non erano impegnati nello scontro. Ad un ordine dell’optio la mezza centuria si scatenò in una corsa ordinata e tremenda che travolse silenziosa tutti i cavalieri che si trovava davanti. I Galli, da parte loro, non si aspettavano d essere presi sul fianco e, del tutto impreparati cercavano di porre rimedio a quella situazione come potevano. Quando vennero in contatto con il nemico, Celso vide due hastati scaraventati a terra e calpestati dagli zoccoli ferrati dei cavalli. Altri vennero decapitati con un solo colpo dai lunghi spadoni dei Boi. Molti avversari, però, vennero trascinati giù dalle cavalcature e, in un miscuglio di viscere, sangue e fango, furono massacrati senza pietà. Persino Celso, alla fine, si ritrovò stanco, spossato, con le armi appiccicaticce e viscide, avendo ormai perso il conto dei cavalieri che aveva affrontato e ucciso o messo in fuga. I suoi calzari affondavano ad ogni passo nel terreno e, guardandosi attorno, vide che anche i legionari di Aulo erano riusciti ad attestarsi su di una solida linea e che il destino dei cavalieri nemici era ormai segnato. Fu solo allora che si accorse di quell’uomo barbuto, ricoperto di ferite irritate dal sudore. Gli si avvicinò silenziosamente quasi contro ogni regola di guerra del suo popolo. Alzò la spada, la lama pronta a colpire la sua testa. Celso non riuscì a muovere un muscolo per lo stupore e il terrore. Non un brivido. Dopo un’eco dal sapore del ferro, il buio più profondo si parò davanti ai suoi occhi. <<Finalmente!>> La voce che aveva pronunciato quella parola gli suonava familiare. Non riusciva ad aprire la bocca. Era impastata e i suoi occhi socchiusi, tumidi. Voleva rispondere qualcosa, ma non vi riuscì. <<Non sforzarti.>> Di nuovo quella voce. Non riusciva a distinguere l’ombra sbavata che gli sedeva accanto. Riuscì a percepire, però, che si trovava su di una branda militare, immobile. Voltò la testa fasciata da una parte e dall’altra ma si fermò quasi subito: tutto il cranio fu percorso da un lampo lancinante. La bocca si contrasse in una smorfia di dolore, gli occhi, già gonfi, si ridussero a due fessure. Le pupille scomparvero. <<Stai fermo>> recitò la voce con un filo di apprensione. <<Co…cosa mi…è…a…accaduto?>> Alla fine riuscì a biascicare quei pochi termini. <<Sei stato qui a dormire per circa tre settimane>> <<Co…così ta…tanto?>> <<Sei stato fortunato a risvegliarti oggi dopo quel colpo: è stato davvero un brutto affare e i capsari dell’esercito dubitavano che potessi riprenderti.>> La voce assumeva una forma più precisa man mano che riusciva ad aprire gli occhi. E che vi interloquiva. <<Uno di loro – che Plutone lo colga – voleva addirittura astenersi dal curarti perché ti dava già per spacciato>> asserì dopo una breve pausa, lo sguardo cupo. <<Per fortuna sono riuscito a fargli cambiare idea>> disse alla fine, abbozzando un sorriso, soddisfatto. Celso sembrava non aver sentito. <<A…abbiamo vi…vinto?>> Un silenzio pesante calò nella stanza. Nella semioscurità si potevano intuire le semplici forme di un mobilio essenziale, quello tipico dell’infermeria da campo. Qualche branda, delle casse di legno dove riporre bendaggi e attrezzature mediche e due soli recipienti per l’acqua. <<Una vittoria schiacciante!>> Aulo sorrise mostrando una duplice fila di denti bianchissimi. Anche Celso mosse leggermente le labbra. Socchiuse gli occhi. Una goccia gli solcò il viso e gli bagnò l’orlo della tunica pulita che si ritrovava ad indossare. <<Li abbiamo completamente massacrati: le legioni al centro dello schieramento hanno fatto breccia tra i ranghi etruschi mietendoli come spighe mature al sole.>> L’optio ferito ascoltava con attenzione ed interesse. <<Dal canto nostro abbiamo fatto il possibile.>> Aulo si fermò per un attimo e colse l’ombra che si addensò sulla fronte dell’amico. <<No, non preoccuparti: i Galli sono stati sconfitti. Messi in fuga su entrambe le ali dello schieramento. Purtroppo, proprio i nostri reparti di hastati hanno subito le perdite maggiori.>> Dopo una breve pausa, Celso chiese da bere. Aveva la gola totalmente secca e la lingua schioccava sonora nella bocca asciutta. Il centurione si alzò dal sedile dove aveva preso posto ore prima e si diresse verso una cassa che si intravedeva in fondo all’ambiente. Su di essa trovò una fiasca in bronzo, una delle tante in dotazione dell’esercito. L’accostò alle labbra di Celso e lo aiutò a mandar giù qualche sorso. Rimesso al suo posto l’oggetto, Aulo ritornò a sedersi accanto all’optio. <<Adesso è tutto finito. Da giorni bruciamo cadaveri e soccorriamo i nostri feriti.>> Pausa. <<Be’, almeno quelli che hanno resistito fino al nostro arrivo>> Sorrise. <<Ora riposati>> Un’ombra gli sfrecciò dinanzi agli occhi. Ferito. Con un moncherino stillante sangue, imprecava furiosamente. Le brache a quadri blu e bianche, la barba folta e selvaggia. Il mantello che correva nel vento. Sotto, il cavallo al galoppo con le froge dilatate, il manto lucido per il sudore. <<Riposati…>> sussurrò quasi tra sé. Celso, infatti, non lo seguiva più e stava ritornando nel suo debole torpore. <<Non è finita qui…>> continuò il centurione con lo sguardo perso nel vuoto <<ci puoi scommettere quella testa vuota che ti ritrovi sul collo. E quando accadrà non ti lascerò andar via…>> “Puoi starne certo, barbaro!”
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  3. Salve a tutti, ecco un altro arrivo: Mazzolata e segnaccio sulla "A" di corona, ma il resto altissima conservazione... molto difficile da trovare
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  4. A me risulta essere sul RIC X, Antiochia, ANT gamma in esergo. RIC 97 se ha un diadema di perle, 98 se di rosette, non lo capisco bene. Saluti, Ff.
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  5. Questo dovrebbe essere un simbolo massone? Giusto? Le lettere al al suo interno sai cosa significano? Ti riporto cosa scrive il "Maucieri" nell'articolo peraltro abbastanza interessante su queste contromarche: Per le lettere però riferisce che sono misteriose ma dice che il Triangolo è emblema del Dio Trino ed Unico, Padre, Figlio e Spirito Santo; nella simbologia, per sottolineare ulteriormente il suo legame con la Trinità, spesso venivano aggiunti ad esso altri segni: il Chrisom, l'Alfa e l'Omega, oppure la Croce come nel nostro caso. Se avrò un pò di tempo ti scannerizzo l'articolo e te l'ho mando, lasciami la tua Mail in MP............è abbastanza interessante e tratta l'intero argomento delle contromarche. Aggiungo che in un altro articolo CN 219 del giugno 2009 sempre lo stesso autore tratta di una contromarca che per la prima volta appare su di una moneta di rame, si tratta di un mezzo tornese di Ferdinando II del 1848 sul quale si vede impressa una rozza contromarca che riproduce uno scudo crociato, sempre sul volto del sovrano, all'altezza della parte posteriore della testa. Ciao
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  6. Re Alboino e La Colomba.......Era la vigilia di Pasqua del 572 Alboino, calato in Italia con le sue orde barbariche, assalì Pavia ma non gli riuscì di prenderal subito per la decisa difesa della popolazione, sicchè dovette assiedarla per farla capitolare per fame. "Infine" narra Paolo Diacono "dopo più di tre anni d'assedio, Ticino(così si chiamava allora Pavia) s'arrese". Alboino entrò in città per Porta San Giovanni ma il suo cavallo stramazzò nella piazza e per quanto lo pungolasse con gli sproni e lo frustasse non si rialzava. Allora uno dei suoi gli si avvicinò e gli disse "Ricorda la promessa che hai fatto. Rinuncia alla crudeltà che hai meditato, perchè il popolo di Ticino è veramente cristiano". Infatti Alboino aveva minacciato di far trucidare tutta la popolazione della città per punirla della resistenza che gli aveva opposto, e soltanto quando assicurò che non avrebbe dato corso alle crudeli sanzioni, il cavallo si rialzò, e il popolo, accorso dinanzi al palazzo di Teodorico tirò un gran sospiro di sollievo dopo tanti patimneti e paure. Era la vigilia di Pasqua del 572. Secondo la leggenda, quando il cavallo del re barbaro era stramazzato, era apparso un vecchio canuto e infarinato che, avvicinatosi al quadrupede, gli aveva allungato una pagnotta di pane appena sfornato. E il cavallo, rialzandosi, si era messo tranquillamente a mangiare con grande sorpresa dello stesso Alboino. Ma il vecchio non aveva ancora finito. Rivoltosi al re, con calma gli disse: "Bada che Iddio sa del tuo proposito iniquo di sterminare la popolazione. Se non ti penti e non rinunci, il tuo cavallo stramazzerà ancora per non rialzarsi più" Dopo aver pronunciato quelle parole coraggiose, si allontanò tranquillamente, scomparendo tra la folla. Alboino riflettè e rinunciò alla strage. Pavia fu salva. Il giorno dopo era Pasqua e Alboino se ne stava sul trono, collocato davanti alla Basilica di San Michele, per ricevere l'omaggio dei cittadini più influenti e sopratutto gli ostaggi, che dovevano garantirlo alla fedeltà dei Pavesi. Fra quelli consegnati c'erano dodici meravigliose fanciulle. Ed ecco il vecchio del giorno prima farsi avanti un'altra volta: "Alboino, io ti porgo il mio tributo personale in questo giorno della Parasceva (Pasqua). È un simbolo di pace, che ho foggiato simile a una scultura di questa nostra chiesa" gli disse, porgendogli un dolce a forma di colomba . Alboino non seppe resistere a quella offerta di pace e si lasciò andare ad una promessa "Rispetterò per sempre le colombe, come tu chiedi" disse al vecchio fornaio, che si allontanò soddisfatto. Ma egli aveva ideato uno stratagemma, con quel dono offerto al re. Soddisfatto della promessa di pace, Alboino prese a interrogare le fanciulle che gli venivano offerte in ostaggio. " Come ti chiami?" domandò alla prima "Colomba" rispose quella "E tu?" chise alla seconda "Colomba". Improvvisamente sdegnato, il re chiese il nome a tutte le altre fanciulle, e tutte riposero di chiamarsi Colomba. Avendo fatto alla cittadinanza riunita una promessa, fu costretto a mantenerla ed a rispettare tutte le "Colombe". Dovette quindi rimandare le dodici ragazze, facendo buon viso a cattiva sorte. A ricordo di quello stratagemma, che aveva salvato la dignità di nobili ragazze pavesi, e anche l'onore di una città fiera e dignitosa, il dolce a forma di colomba viene mangiato da tempo immemorabile a Pavia nella ricorrenza pasquale. fonte: leggende e racconti popolari edizione: Newton &compton editori
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  7. Vincenzo e Dracma hanno pienamente evidenziato i grossi problemi che si incontrano quando si vuole approntare un serio studio numismatico. Spesso noto in giro la convinzione, specialmente fra collezionisti che dilettano di studi, che basta il materiale raccolto su aste e su internet per fornire una trattazione. Non basta. Bisogna fare non solo un'attenta indagine sul territorio e pulsare tutto il materiale che passa in asta (anche su ebay, con molta attenzione verso i possibili falsi), senza considerare che però non tutto viene poi conservato in archivi, come CoinArchives. Ci sono molte aste che non aderiscono nemmeno a sixbid e spariscono con tutto il materiale dopo la conclusione, a meno di non avere l'avvertenza di scaricare e conservare le immagini. A tale proposito sono molto curioso di sapere se qualcuno, esperto di informatica, abbia approntato qualche programma che permetta di scaricare automaticamente tutte le immagini di monete del settore di proprio interesse, senza dover ripassare sito per sito, con grande dispendio di tempo ed energia.... Ricordo di avere vagamente sentito parlare di un programma simile, creato in Canadà, ma non ho saputo più nulla. Chi riesce in tale intento avrebbe molta riconoscenza anche degli studiosi, che potranno poi procedere in piena autonomia a fare tutti i confronti possibili. In ogni caso si prova invidia verso paesi, come la Gran Bretagna, che sono più evoluti di noi nelle procedure per gli studi ed esiste una piena collaborazione tra collezionisti, studiosi privati e quelli accademici. La stessa società numismatica nazionale, la "Royal Numismatic Society", ha sede all'interno del British Museum e il suo tesoriere, il mio amico John Morcom, è non solo uno stimato collezionista privato di monete greche (esiste un volume di SNG dedicato alla sua raccolta, in deposito al British Museum), ma collabora pure con N.K. Rutter, un docente universitario di Oxford, alla stesura del volume di Historia Numorum dedicato alla Sicilia e non ha problemi a visionare liberamente il materiale presente nel medagliere del British Museum.... Basta pensare invece alla tragicomica difficoltà di accesso al ricchissimo e importante medagliere del Museo Archeologico di Napoli (senza parlare di quello del Museo Nazionale di Roma). E gli inglesi si permettono pure di sfornare libri e corpora su monete emesse nel nostro amato paese. E racconto un episodio personale, Negli anni '80 stavo dilettando di studi sulle monete romane repubblicane e mi stavo concentrando sui denari emessi dai ribelli italici durante la Guerra Sociale. Avevo iniziato a raccogliere dati e pubblicazioni nonchè i vari passaggi sulle varie aste, sfruttando anche la signorile disponibilità di Ernesto Santamaria con la sua ricchissima e completa biblioteca. E vengo a sapere che un docente inglese, Thedore Buttrey, aveva pure lui iniziato a fare la stessa ricerca. Il pensiero che uno straniero, dopo Michael Craword per le monete romane repubblicane, riuscisse a scrivere un Corpus anche sui denari alcuni dei quali riportava il nome di ITALIA mi fece stare male. Sentivo mortificato l'orgoglio nazionale e con grandi sacrifici, anche economici (compresi alcuni viaggi all'estero nei vari musei), riuscii a raccogliere materiale sufficiente per poter pubblicare un Corpus in italiano su questa monetazione. Era il 1987. Ebbi la soddisfazione di vederlo accolto tra i testi di riferimento, anche se non pochi espressero la critica che avevo scritto in italiano anziché in inglese !!! Indubbiamente un buon testo numismatico dovrebbe contenere almeno riassunti (summaries) in inglese, ma avevo almeno salvato l'onore italiano di dedicare un volume italiano ai ribelli italici che adottarono anche il nome ITALIA alla loro Confederazione. Ormai sono passati anni e appena avrò tempo curerò una copia scansionata dell'intero volume da rendere liberamente disponibile su internet.
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  8. Caro Acraf, rispondo più che volentieri a quesiti che mi poni. I problemi da affrontare per chi vuole intraprendere lo studio delle emissioni monetali di una zecca, specie di grande entità, sono molteplici e a volte tali da comportare la stagnazione stessa del progetto. Proverò ad enucleare, in base alla mia modesta esperienza, le principali difficoltà in cui mi sono imbattuto, in parte già evidenziate da te e da Vincenzo: le autorizzazioni richieste a Musei, Soprintendenze o altri enti per prendere visione delle monete seguono un iter burocratico generalmente lungo. Ne consegue che i permessi di studio vengono concessi a distanza di mesi dall’inoltro della richiesta o, nei casi peggiori (e mi è capitato), non arrivano affatto. i materiali custoditi nei depositi sono difficilmente accessibili e, qualora lo siano, il più delle volte necessitano di pulizia e/o di restauro. i costi per la riproduzione fotografica degli esemplari, come ha rilevato Vincenzo, sono ormai troppo onerosi e, pertanto, non sempre sostenibili. altro aspetto da non sottovalutare sono le spese di viaggio, che ormai non vengono quasi più rimborsate o lo sono in misura davvero irrisoria. Si tratta di difficoltà serie che non incentivano affatto certo la ricerca. E’ pur vero che la disponibilità in rete di molte Auctiones ha rappresentato un grande passo in avanti, consentendo l’immediata fruizione di una considerevole massa di foto e dati, tuttavia per l’edizione del corpus di una monetazione ciò non basta e occorrerebbe molto altro......
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  9. Libero di pensarla come vuoi ma se si intende avere un vera e sistematica collezione di costantiniane, che comprenda monete rare e belle, non puoi assolutamente limitarti a comprare, quando capitano, le monete in B o MB da 1 sterlina.
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  10. "Non esistono lingue morte, solo cervelli addormentati"...
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  11. Ciao Fabio, ho trovato questa discussione sull'argomento, vedi se soddisfa la tua curiosità. Ciao, Giò
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  12. Se ci pensate ogni ritrovamento fatto dallo stato viene pagato ( ricercatori, studiosi, operatori ) quindi perché non donare una piccola parte a colui che ti ha fatto risparmiare tempo e denaro? Si, ma nel contempo bisogna evitare anche la formazione di una classe di ricercatori di tesori, smaniosi di ricevere premi. Una moneta ritrovata in un terreno non vale solo per l'oggetto in sè, ma anche per le notizie storiche che riesce a fornire. E uno scavo archeologico non corrisponde ad una buca scavata nel terreno per raccattare tesori. Il premio per lo scopritore è previsto anche in Italia. Ma dal punto di vista teorico dovrebbe trattarsi di ritrovamento casuale e non voluto. Inoltre in caso di fortuito ritrovamento di materiale archeologico, bisogna avvertire immediatamente la Soprintendenza e non concludere lo scavo di per sè. E questo proprio per evitare la dispersione di dati contestuali.
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  13. certo e su questo hai ragione, però tra le costantiniane (così come per le valentiniane, le teodosiane, etc) di varianti ce ne sono a bizeffe per cui è molto più facile trovare una moneta rara (semmai per zecca o per un semplice punto non menzionato nel RIC) rispetto a monete altoimperiali. Comunque è curioso vedere come fino a 3-4 anni fa le monete in lotti erano soprattutto di provenienza balcanica, adesso invece è il momento delle spagnole. E devo dire che questi ultimi lotti sono sicuramente di qualità migliore rispetto ai precedenti. Io credo che il problema non sia quello del comprare o non comprare lotti, ma nel saper scegliere. E' ovvio che se vuoi spendere 1 euro a moneta non avrai mai nulla di buono, la qualità è ben altro. Comunque esce del buono anche da lì, ovviamente se su 20 euro di monete ne esce solo una buona, tanto vale comprarne una da 20 :)
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  14. purtroppo le costantiniane sono un mondo a parte tra le monete imperiali e sono sicuro che vengono maggiormente apprezzate dai collezionisti che dagli accademici. Sarà che visionano più materiale, sarà che sono molto più difficili da conoscere ma la mia è sempre più una certezza. In passato gli americani mi sembravano i più ferrati, ma negli ultimi anni gli italiani li hanno scavalcati di gran lunga... lo stesso dicasi nelle aste dove i prezzi sono in costante aumento ed è sempre più difficile la lotta per i pezzi migliori!
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  15. Bellissime monete! ... e bellissimo quello che è rimasto del quartaro con l'interpunzione a trifogli, che era sotto al castello bonifacino punzonato con la piccola B. E allora visto che siamo ormai vicini, a tutti gli amici di "discussione" faccio gli auguri di Buona Pasqua ... attenzione perchè sono auguri d'autore! P.S. la monetina che vedete in anteprima è il mio regalo di Pasqua ...la metterò in catalogo dopo...
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  16. Roth 37 grazie di tutto sento il tuo sostegno e avverto una sensazione di comunione di intenti nella passione della nostra cultura e della nostra storia. Antonio
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  17. Ciao, e benvenuto nel forum. La prima cosa che ti consiglierei, per il futuro, è di postare entrambe le facce della moneta Prima: Algeria - 1 dinar Seconda: Tunisia - 5 millim Terza: Marocco - 10 santimat FAO Quarta: Algeria - 5 dinars. Mi sembra la moneta commemorativa del 30° annivesario della rivoluzione. Sull'altro lato c'è la stella dentro la mezzaluna?
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  18. Credo che per datare il contratto precedente a quello di Raimondo sia necessaria una considerazione. In Friuli la distinzione tra ''grossi'' e ''piccoli'' fu sostituita da quella tra ''denari'' e ''veronesi piccoli'', poi chiamati semplicemente ''piccoli''. I denari sono quelli frisacensi e, successivamente, quelli aquileiesi, che circolavano come multipli dei denari veronesi (che pure circolavano in Friuli) con un rapporto iniziale di 1:12 e successivamente di 1:14. E' improbabile che il contratto in ''lire di veronesi piccoli'' sia stato chiamato così prima dell'introduzione del grosso (fine del XII sec.) e quindi della fine del XII secolo, quando si cominciò a fare la distinzione. Arka
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  19. Nell'avviso di garanzia vengo accusato di ricettazione e traffico di reperti archeologici. Ma non può essere così. Pongo alla sua attenzione il file in allegato listino. Ad ogni sigla corrisponde la foto. Ma soprattutto ogni moneta ritenuta erroneamente illecita è registrata nella fattura emessa da Artemide Aste s.r.l n° 1514 del 20.10.2011 n°sala 1022 in particolare: lotto 197 M vargunteius, lotto 199 T. Cloelivs denario, lotto 307 Vespasiano Dupondio, lotto 314 Domiziano Denario, lotto 318 Nerva denario, lotto 326 Traiano sesterzio, lotto 389 Commodo sesterzio, lotto 390 Commodo sesterzio, lotto 445 Gordiano III antoniniano, lotto 455 Gordiano III sesterzio etc (Asta 11 E 15-16/10/2011. Inoltre altre monete ritenute erroneamente di illecita provenienza invece provengono dalla casa d'asta Titano di cui ho documentazione contabile e catalogo 39 e 40. lotto 131 asse Domiziano lotto 132 denario di Nerva, lotto 123 asse di Nerone lotto 248 solido di Onorio lotto 268 Teofilo con Michele e Costantino, lotto 270 Costantino VI e Romano queste monete sono state acquistate all'asta che ha avuto luogo il 2 ottobre 2011. Cari amici la monetiani vi ho allegato uno stralcio della mia memoria difensiva che in teoria dovrebbe fare chiarezza sulla mia posizione. Ma ogni giorno che passa sto sempre male perchè sono stato violentato dentro ingiustamente. Se recuperate i cataloghi e vi andate a vedere anche i costi vi renderete ben conto che per quelle monete sono stati spesi dei bei soldi e adesso sono indagato e come ripeto spese legali poi si vedrà ma intanto pago ma per cosa? In ogni caso adesso devo chiarire la mia posizione ma sono un combattente e secondo me la battaglia dobbiamo vincerla altrimenti avremo tanti Antonio Bernardo e non è giusto. La verità è che sono un prodotto di un dipartimento ministeriale in fondo a destra che deve giustificare la sua sopravvivenza. A questo punto dobbiamo mettere un punto collezionisti e commercianti (secondo me tanto danneggiati da queste vicende) abbiamo il dovere di difenderci da questa vicenda esponendo una denuncia collettiva con richiesta danni allo Stato per quello che tutti noi abbiamo e stiamo subendo. Insomma dobbiamo dichiaraci parte civile lesa, ferita e umiliata. Adesso non posso sbilanciarmi ma alla fine della mia vicenda giudiziaria sarò disponibile a rendere pubblici i miei atti per una definitiva giusta causa. Raccolte le storie penserò io ai contatti con la stampa.....perchè devono smetterla!!!!!ci ammazzano dentro! violano i diritti della persona! siamo colpiti da falsi capi di imputazione,i valori di libertà di pensiero, parola, democrazia e soprattutto diritto allo studio vanno a farsi benedire per colpa di 2 analfabeti (e perchè 2 sono) si svegliano una mattina che non hanno nulla da fare vanno su internet beccano l'agnello fanno il rapporto operativo condito con tante belle parole ed ecco che il magistrato con una firma scazzata rovina la vita di una persona. Signori sono tentato ma non posso sbilanciarmi, ho un incazzatura dentro impressionante e sto correndo contro il tempo e contro tutto appena tutto questo sarà finito........
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  20. Bene io mi prendo carico di studiare la fattibilità di una visita circoscritta ad una decina di visitatori al Castello, sempre che questo sia possibile, devo comunque contattare Martini per completare una donazione di apparecchiatura fotografica ed è l'occasione giusta. Non appena ho qualche elemento in più apro una discussione apposita.
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  21. ragazzi, sulla scia di questo successo... un altro incontro da provare a organizzare per il futuro potrebbe prevedere come location padova presso il museo Bottacin che, credo, sia tra le realtà museali numismatiche più interessanti in Italia! inoltre a padova ci sono molte figure accademiche e non che possono intervenire e prendere parola e guidare la faccenda!
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  22. Da quando ho scoperto Rick2 su questo forum un dubbio mi attanaglia, quasi da togliermi il sonno... :director: :lazy: A che serve perder tempo con ricerche, acquisti (anche sbagliati), ripensamenti, pentimenti, rallegramenti per una scelta felice, per una moneta che piace, insomma a che serve perder tempo per fare esperienza quando c'è Rick2 sempre pronto a dire a chiunque capiti qual'è la monetazione (tipo, periodo, stato, condizione) migliore da collezionare? :director: Rick, davvero, io sono un tuo fan, tanto che l'altro giorno al supermercato un signora un po anziana mi ha chiesto: "giovanotto mi sa dire se questa mozzarella è in offerta che io non vedo bene?" e io prontamente le ho risposto: "Lasci stare la mozzarella signora, prenda quel pecorino su quello scaffale che è delizioso!" :rolleyes:
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  23. Ho sempre comprato con ricevute fiscali e fatture, ma questa notte non sono riuscito a dormire. Mi giravo e rigiravo nel letto, sognavo il campanello suonare e sentivo forti colpi alla porta: aprite, aprite ... altrimenti sfondiamo. Incubi, incubi incrociati che, pur volendoli ragionevolmente allontanare, mi assalivano richiamando i casi sempre più frequenti accaduti a molti di questo forum. Mi sono alzato stanco e deluso ed ho pensato: ... forse è il caso che mi dedichi ai lavori di campagna e farla finita con questa passione continuamente minacciata dalla spada di Damocle. … che delusione! :(
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  24. Torino, 24.03.2012 0re 02.40 Non riesco a dormire perché quello che è accaduto in data odierna ha sconvolto la mia vita di onesto servitore dello Stato, uomo, padre e marito. Questa mattina a partire dalle 10.00 fino alle 13.30 ho subito un sequestro della mia collezione privata di monete antiche, medievali e rinascimentali oltre al fatto di aver ricevuto un avviso di garanzia per ricettazione e traffico di reperti archeologici di illecita provenienza. Oltre alla mia collezione privata mi è stata sequestrata anche la collezione di monete del mio amico Dr Antonio Olivari, regolarmente acquistata presso esercizi commerciali specializzati, messa a disposizione per un’attività di scambio e compravendita presso i circoli numismatici, i convegni, sui portali ebay e subito.it. Il mio stato d’animo al momento è dilaniato dall’offesa della mia persona trattata come un vile delinquente solo per aver coltivato fino ad oggi una nobile passione, come l’ultimo re d’Italia Vittorio Emanuele III. Dall’età di 10 anni colleziono monete, da quando una mia zia sorella di mia nonna (entrambe scomparse) mi regalò 5 franchi della Repubblica Francese. Da quel giorno dentro di me è nata la voglia e il desiderio di raccogliere monete provenienti da tutto il Mondo. Una passione alimentata dal fatto che attraverso l’osservazione della moneta fantasticavo nell’immaginare il paese ufficialmente rappresentato. Ho ancora conservato un foglio su cui avevo elencato tutti i paesi rappresentati dalle mie monete che mio figlio Nicolò di 9 anni a distanza di 20 anni ha continuato a completarlo e integrarlo. Con il passare degli anni ricevevo monete da mio padre, dai parenti e dagli amici. Il gesto per me era di profondo significato infatti le monete hanno acquisito una forte valenza affettiva. Con il passare degli anni in proporzione alla mia maturità intellettuale i miei interessi culturali sono cambiati. A partire dal 07.04.2006 ho iniziato a collezionare le monete romane che mi erano state regalate da una mia zia paterna in occasione del mio ventottesimo compleanno. Nessuno può immaginare la gioia che è nata in me nel possedere quelle monete. Monete in conservazione modesta di materiale povero che avevano sicuramente circolato e adesso rappresentano la nostra storia. A quel punto è nata una passione che mi ha portato allo studio approfondito della nostra storia antica e della numismatica. Ho cominciato con un libro che mio padre mi aveva regalato all’età di 10 anni. Ho cominciato a comprare il settimanale di “cronaca numismatica”, ho ripreso i fascicoli di monete del Mondo curato dalla Bolaffi. Mi sono iscritto al forum di numismatica la moneta.it dove ho cominciato a conversare con numismatici che coltivano la mia stessa passione. Ho iniziato a farmi inviare i cataloghi d’asta delle principali case che ho utilizzato prima come materiale di studio poi come riferimento commerciale per procedere all’acquisto delle monete. A questo punto ho iniziato ad acquistarle e collezionarle. Le ho comprate dai commercianti, delle case d’asta e mercatini della domenica. Non ho mai speso grosse cifre mediamente 20 – 30 euro. A testimonianza del fatto che non ero alla ricerca del pezzo unico, del bene archeologico ma semplicemente di monete comuni emesse in grandi quantità e presenti nell’ attuale mercato numismatico. Residente nell’area del Friuli Venezia Giulia ho cominciato ad approcciarmi allo studio delle monete dei dogi di Venezia dalla fine del 1200 fino al 1700. Inoltre frequentando spesso la Liguria, terra di origine di mia moglie, ho cominciato a collezionare monetine in mistura dei dogi di Genova. L’acquisto della moneta per me era un momento unico. L’ho sempre testimoniato associando alla moneta un codice progressivo con l’iniziale del mio nome A abbinato ad un numero. Ho iniziato nel 2006 con A01 e sono arrivato oggi 24.03.2012 ad A501. In ogni codice descrivevo i caratteri salienti della moneta: L’autorità emittente, il periodo, la data di emissione, il giorno dell’acquisto, il nome del commerciante e la località del mercatino dove le avevo acquistate. Oltre a qualche regalo ricevuto da mio padre che ha sempre supportato questa mia nobile passione. Queste monete per me rappresentano anche momenti unici trascorsi con la mia famiglia o viaggi per impegni di lavoro: Venezia, Roma, Pesaro, Napoli, Civitavecchia, Genova (i regali di mia moglie presso la casa d’asta Ghiglione) e per ultimo Gerusalemme, città magica dove ho acquistato una piccola prutah di Erode Archelao in un negozio di numismatica autorizzato. Ho preso quella moneta perché aveva circolato nel periodo di Gesù, e questa mattina quando sono arrivati i Carabinieri mi sono sentito un po’ nel bosco degli ulivi. Non ho ricevuto violenza fisica, ma spirituale, morale, d’immagine, il cuore mi sanguina. Ho ancora impresso la sguardo dei miei colleghi increduli mentre il “Brigadiere” accompagnava il Capitano in Aula a prendere la borsa con i suoi libri. Torniamo al punto del commercio. Il discorso è molto semplice perché quest’anno la manovra mi ha privato del mio aumento stipendiale di 420 euro. Questa privazione proporzionata al costo della vita che continua progressivamente ad aumentare mi ha portato di fronte alla decisione di non continuare nell’acquisto delle monete per dare la precedenza ad altre priorità. A questo punto non mi sono arreso e a partire dal mese di settembre a cedere monete per conto del Dr Antonio Olivari ai collezionisti. Le monete che ho ceduto in occasione dei congressi, dei mercatini e sulla piattaforma ebay non erano antiche ma moderne dal 1700 in avanti. Poi avevo fatto il famoso annuncio su Subito.it delle 29 monete romane che lì è rimasto nel dimenticatoio anche perché non le ho mai vendute. A tal proposito rappresento di essermi reso conto di essere controllato quando il sig Marco Benigni il giorno 11 febbraio mi ha contattato in merito all’annuncio su subito.it per avere foto e listino delle monete. Il mio comportamento è rimasto immutato quando il 16 marzo alle 15.02 mi ha nuovamente contattato via mail informandomi che in settimana sarebbe passato a Torino. Avevo capito tutto, avrei potuto nasconderle come fanno i vili delinquenti ma non l’ho fatto perché sono un cittadino onesto che paga le tasse, lavora e soprattutto rispetta le leggi. Non ho nulla da nascondere, di fronte a un mandato di perquisizione non ho battuto ciglio e le monete le ho consegnate spontaneamente. L’accusa per cui vengo indagato è infondata perché non ho mai commerciato reperti archeologici di illecita provenienza. Adesso mi sento bruciato, mi hanno violentato, mi hanno tagliato le ali, la voglia di diventare perito numismatico e collaborare per un tribunale. Pertanto avevo cominciato un principio di collaborazione con la Dssa Monica Baldassarre dell’Università di Pisa per lo studio e la classificazione delle monete in mistura di Genova. Maturavo il sogno di intraprendere con l’aiuto di mia moglie un’attività commerciale per trovare una valida e onesta alternativa per arrivare serenamente alla fine del mese. Non ho una casa di proprietà, vivo in una tranquilla zona di Tolmezzo, conduco una vita molto semplice e vivo quotidianamente con il peso di trascurare la mia famiglia, mia moglie e i miei figli per il fatto di aver messo sempre l’istituzione davanti a tutto. Ho iniziato da bambino a 15 anni. Scuola Militare Nunziatella, Accademia Militare di Modena, Scuola di Applicazione, 1° Reggimento Artiglieria da Montagna e 3° Reggimento Artiglieria da Montagna a Tolmezzo. Ho ricoperto sempre incarichi di responsabilità e prestigio per la forza armata e mi sono sempre esposto con il lavoro, lavoro e lavoro…..e nel poco tempo libero famiglia e monete. Ho trascorso complessivamente 25 mesi lontano dalla mia famiglia per servire l’istituzione: 2002 – Kossovo- Comandante di Sezione 2004-2005 Kabul – Comandante di Sezione 2006-2007 Herat - Military Assistant del Comandante del PRT 2008 – 2009 Herat – Portavoce del Contingente RC-W Capo Ufficio Pubblica Informazione 2010 – 2011 Herat – Military Assistant del Comandante del PRT Sono coniugato dal 9 febbraio 2002 con Stefania e ho 2 figli Nicolò e Alessandro Antonio Bernardo Torino 24.03.2012 ore 04.20
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  25. Mi scuso per l'inconveniente, ma non riesco a copiare i link preparati in WORD (perdo i collegamenti ai vari post...) e nemmeno riesco ad allegare il file in formato word 2003-2007.... Sto chiedendo aiuto al bravissimo Rapax che ringrazio anticipatamente !! :give_rose: Mi scuso ancora... Valeria ps: lavori in corso .... ***************************************** AGGIORNAMENTO: Con l'aiuto di Rapax (che ringrazio ancora) ho aperto una discussione specifica: "Indice di Sezione" dove ho riportato i link su HIMERA! Attendo commenti, critiche e suggerimenti ...
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