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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/21/12 in tutte le aree
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E' recentemente comparsa sul mercato internazionale questa interessante moneta di Nerone, offerta in asta da Gorny, lotto 327, per il prossimo mese di marzo. Trattasi di un sesterzio importante, per il rovescio raro e in ottima conservazione. Ho esaminato il Cayon. Il pezzo presenta delle caratteristiche singolari. La coppia dei conii dovrebbe essere la n. 2 ivi riportata. Comparando le epigrafi: con AUG. P. MAX è l'unica indicata su venti esemplari di adlocutio presenti appunto sul Cayon. Ma molti particolari del lotto in esame sono difformi: - le P dell'epigrafe sono aperte laddove sul Cayon tali lettere sono ben chiuse e molto nette; - osservate il vortice sommitale dei capelli...stilisticamente ricorda una girandola a vento per bambini. E' cioè costituito da un giro quasi intero di capelli...come se la testa fosse guardata dall'alto e non di profilo. A ben vedere potete notare che sotto la lettera R (di CAESAR) c'è una macchietta che sembra evidenziare un salto di patina o una piccola lavorazione...come se, a correzione, siano stati eliminati dei particolari per attenuare l'effetto girandola. Gli antichi, erano attenti alle loro rappresentazioni, specificamente nelle raffigurazioni imperiali ed ancor più nelle monete più importanti com'è l'adlocutio. Una testa di profilo con il vortice di quel disegno ...non ha senso prospettico e nemmeno realistico. Sappiamo peraltro che la tecnica della prospettiva come introdotta nel rinascimento non era nota agli artisti antichi...che cercavano di curarla plasticamente con il rispetto delle proporzioni, con effetti pittorici conguri e con una sorta di attenzione lineare. Sappiamo tuttavia che la zecca di Lugdunum è tipica e singolare per le sue scapigliature nel nominativo di Nerone, quindi potremmo considerare non esaustivo il vortice a girandola. Posto comunque per raffronto un sesterzio importante di Lugdunum ben inciso e sicuramente autentico. Notate come il vortice sia più atenuato e profilato, le fasce dei capelli in ordine secondo il canone tipologico, le masse plastiche del volto ben rese, l'occhio perfetto, le code del laccio che lega il serto cadono parallele ben stagliate. Proseguiamo quindi con l'esame in corso. - Attigue al vortice suddetto, sulla sinistra le ciocche nel lotto Gorny girano verso l'alto, sul Cayon girano verso il basso...così come in tutti i sesterzi di Nerone che mi è capitato di osservare sian in mano che in foto. - Inoltre: nella migliore iconografia di Nerone i capelli sono resi a fasce parallele alla corona d'alloro. Nella fascia parallela al serto di alloro, le ciocche hanno lo stesso verso di curvatura delle linee che rappresentano i capelli per la lunghezza della fascia stessa. Nella moneta in esame abbiamo una fascia incongrua ove si incontrano, nel mezzo della fascia, ciocche di verso e curvatura opposte. Sembrerebbe che il parrucchiere imperiale abbia voluto dare luogo ad una pettinatura insolita rispetto all'iconografia canonica. - Abbiamo poi l'alloro che corona l'imperatore. Osserverete che le prime due foglie si interrompono con la presenza di una sorta di escrescenza del metallo...che forse vuole rappresentare la legatura delle foggli del serto. Di seguito a tale escrescenza prosegue l'alloro ma muta la direzione rispetto all'asse di partenza... inclinandosi verso l'alto. L'intero serto è comunque impreciso, impastato...quasi confuso con le ciocche dei capelli. Occorre allora rilevare che un disegno simile del serto di alloro è nel Cayon presente ma nel conio n. 1. Mentre come sopra specificato l'epigrafe del lotto Gorny qui in esame è quella del conio n. 2. I capelli sotto l'alloro, cioè dall'orecchio in giù non sono nemmeno conformi al conio n. 2, richiamando piuttosto quelli del conio n. 1. - Le code o capi del nodo che lega il serto di alloro, inoltre, vengono giù diritte sia nel Cayon 1 che nel 2; idem per tutte e venti le tipologia di conio adlocutio ivi presenti nel testo, mentre nel lotto Gorny piegano all'esterno come a formare una parentesi. Inoltre il disegno dei lacci del serto di alloro è incerto...non stagliato mentre dovrebbe essere ben nitido in una moneta di questa conservazione...in quanto allocati in un punto protetto da colpi ed usura. Lasciando la permanente...andiamo ad osservare le fattezze dell'imperatore. - L'occhio è semichiuso e svirgolato...non conforme con la linea canonica di incisione del particolare anatomico, per questa tipologia monetale. La pupilla infatti non è ben leggibile: in pratica henno sbagliato a chiudere il giro della palpebra inferiore. E' così anche piuttosto arretrato dalla linea naso/fronte del personaggio: insomma non si capisce se l'incisore ha commesso un'errore o se Nero era reduce da un incontro di pugilato...per aver ricevuto un colpo di cestus nell'orbita. La mascella e la bocca hanno consistenza non adeguata dando luogo ad una massa incerta rispetto alla capigliatura che se non altro è stata incisa in modo vigoroso. Una certa sbruzzolosità presente sul mento e nella mascella fa pensare ad un tentativo non riuscito di rendere la barba. Altrimenti l'ottimo stato di conservazione generale della moneta avrebbe dovuto evidenziarla come ben incisa, ove presente. - Evidenziamo inoltre una frattura a fessura stretta del tondello ad h. 11, che è visibile al rovescio ad h. 7. Sappiamo che a volte tali fratture indicano problemi di produzione della moneta, variamente interpretabili, anche nelle repliche moderne. ROVESCIO DELLA MONETA manca la prima colonna che nel conio n. 1 (ma anche nel conio n. 2) del cayon è posta a fianco (sulla sinistra) della S e che esce dalla schiena o da sopra la testa del primo soldato a sinistra nell'adlocutio. Ciò costituisce una grave incongruenza per lo stato di conservazione della moneta in esame e per essere l'altra colonna ben visibile davanti all'imperatore. Importante inoltre rilevare che sempre nel conio n. 2 del Cayon le due colonne sono scanalate e con capitello ionico ben evidente. Nel lotto Gorny, oltre a mancare la prima delle due colonne, l'unica esistente è liscia come nel conio n. 1. Dalla comparazione emerge inoltre che: il braccio e la mano levata dell'imperatore sono plasticamente inconsistenti...in pratica un moncherino. Il collo (inconsistente) e la testa ...non sono in asse con la linea ideale del corpo...piuttosto sono arretrati quasi all'altezza della spalla. Alcuni particolari delle figure e delle vesti dei personaggi sono sommariamente incisi. Le punte delle insegne scompaiono...o meglio non sono leggibili. La C (un po' stortignaccola) di Consulto...sembra incisa per miracolo in uno spazio ridotto...per non mandarla fuori campo, mentre la S di Senatus è troppo sottile...poco credibile per al plastica di questa noneta. La patina ha sembianza di una sorta di ossidazione posata su una superficie marrone/rossastra. Rammentiamo che l'ossidazione delle monete antiche può oggi essere ben imitata e/o realizzata con vari processi di invecchiamento e/o di “intonacatura”. In questo caso non appare nemmeno troppo spessa. Persino la cuprite è imitata abbastanza bene anche in monete non particolarmente importanti. CONCLUSIONI: la comparazione evidenzia che il lotto Gorny presenta: caratteristiche miste tra i due conii: il n. 1 e il n. 2 del Cayon pur essendo l'epigrafe congrua al lotto n. 2; al riguardo tenendo ben presente che l'epigrafe caratterizza l'emissione. Ma l'alloro al diritto e la colonna al rovescio hanno il disegno del conio n. 1. Comunque manca inspiegabilmente una delle due colonne malgrado l'ottima conservazione della moneta. Il disegno delle raffigurazioni presenta sommarietà ed evidenti imprecisioni. La patina sembrerebbe un riossido. Alcune lettere delle epigrafi non sono conformi. Molti particolare evidenziano pastosità e scarsa nettezza malgrado l'ottima conservazione. PRECISAZIONE Può darsi benissimo che tali particolari incongui e la patina siano in parte dovuti alla foto e che l'esame diretto dell'oggetto potrebbe essere più convincente. Può anche darsi che la moneta in esame evidenzi una coppia di conii non censiti dal Cayon...o forse inedita od a me sfuggita in altre catalogazioni. Resta però il fatto che l'elenco delle perplessità, in parte evidenziate anche da Numizmo in altra discussione, è piuttosto lungo e quindi richiamerebbe opportuni approfondimenti verso i quali tutti gli utenti sono invitati...anche per postare foto di raffronto. Lo scrivente non ha, al momento, avuto tempo sufficiente per reperirle. Grazie come sempre per l'attenzione eventualmente prestata.3 punti
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Salve a tutti. :) Con questa discussione vorrei portare alla vostra attenzione un avvenimento tanto famoso quanto disastroso per la storia di Roma e dei suoi territori. Una catastrofe con risvolti così ampi da influire negativamente anche sull' economia e sulla monetazione della Repubblica che arricchisce questo intervento che spero sarà di vostro gradimento. I soldati delle due fazioni. Come è noto, Annibale, una volta messo piede sul suolo italico, non esitò; a portare dalla sua parte tutti quei popoli che, scontenti del dominio della Repubblica, aspettavano solo l' occasione per la rivalsa contro l'antico oppressore. Il cartaginese, pensarono, faceva proprio al caso loro: era forte, intelligente, carismatico e aveva già dato prova numerose volte, anche in Spagna, della sua abilità sul campo di battaglia. Avrebbe fatto ancora mordere la polvere ai Romani: con un esercito "multietnico", Annibale riunì sotto le insegne cartaginesi le popolazioni più distanti tra loro, non solo dal punto di vista geografico, ma anche ideologico e culturale. Portava con sè, oltre ad africani, numidi e cartaginesi, anche i soldati ispanici che costituivano il bottino più importante della precedente campagna militare, a cui si aggiunsero poi i Galli dell' Italia Settentrionale che volevano riconosciuta la propria vecchia indipendenza. Ma quali armi avevano questi alleati con cui ebbero a che fare i Romani al culmine della Seconda Guerra Punica? 1. Hispanici: - Cavalleria ispanica: agili, veloci ed efficaci, questi cavalieri esperti avevano un armamento essenziale. Proteggevano il capo con elmi spesso piumati e imbottiti, portavano un doppio disco metallico collegato con legacci di cuoio e metallo a protezione del petto e della schiena, oltre al caratteristico scudo tondo di legno con umbone centrale in metallo che ricopriva l'impugnatura. Un grosso cinturone reggeva la spada inguainata sul fianco sinistro, la cosiddetta falcata iberica a doppia lama, una delle armi più utilizzate in questo periodo presso l'esercito annibalico. La cavalleria leggera ispanica, invece, mancava di corazza a protezione del busto e usava piccoli ma micidiali giavellotti da lancio. Le loro armi principali erano la velocità; e la precisione. - Fanteria pesante ispanica: erano soldati scelti che riuscivano a sostenere le cariche peggiori. I comandanti di questi reparti erano riconoscibili grazie alla cresta sull' elmo, mentre i militi semplici non potevano fregiarsene. Corazze a scaglie e scudi oblunghi decorati con enigmatici motivi geometrici completavano le armi di difesa di cui erano dotati queste guardie d'èlite. Una falcata e una lancia piuttosto lunga costituivano il loro armamento d'offesa preferito. Vennero definiti scutati dai Romani che notarono il loro armamento difensivo e soprattutto il grande scutum. - Fanteria leggera ispanica: le uniche protezioni di cui potevano usufruire erano l'elmo in pelle con bande di metallo a rinforzo e il piccolo scudo ligneo di forma tonda chiamato caetra da cui il loro nome di caetrati. Le corte tuniche che usavano come abiti erano tenute alla vita con un ampio cinturone da cui pendevano una guaina dove inserire una particolare spada a lama dritta e, a volte, anche un pugnale. Le armi che preferivano i soldati leggeri erano i giavellotti soliferrum, resistenti agli urti e con una punta così aguzza da penetrare anche le armature avversarie. - Frombolieri: i più famosi in assoluto per la loro precisione e capacità erano quelli provenienti dalle Baleari. Spesso non avevano quasi protezioni: rivestiti da una semplice tunica con cinturone e pugnale, i frombolieri erano dotati, di solito, di tre fionde, ciascuna per una diversa gittata. I pugnali balearici sono particolari: assomigliano alle falcate iberiche nella forma, ma hanno dimensioni di coltelli affilatissimi. Completava l'equipaggiamento una borsa in cuoio dove i frombolieri potevano riporre le munizioni da scagliare con l'opportuna fionda in base alla distanza a cui si trovava il bersaglio. 2. Galli: - Cavalleria celtica: i componenti di questi ranghi erano ben conosciuti dai Romani. Indossavano elmi ornati con teste simili a orribili bestie con la bocca spalancata e alti pennacchi piumati; portavano scudi di forma diversa, ma solitamente bianchi, due giavellotti e una spada pesante; indossavano, infine, un corsaletto in ferro a protezione del busto. Caratteristiche sono le brache, indumento barbaro che portavano la maggior parte dei guerrieri celti. - Fanteria: noti per la loro statura massiccia e il loro aspetto feroce ed incolto, i fanti galli sono i più temuti dal nemico. La maggior parte scendeva in campo con protezioni di vario genere, tra cui la cotta di maglia, poi adoperata dai Romani, e si proteggevano con ampi scudi ovali borchiati, indossando l'elmo in metallo di tipo "montefortino" a cui si ispirerà quello romano coevo. Le lunghe spade e i pugnali abbondavano, ma l'arma principale rimaneva una corta e pesante lancia adatta anche per gli scontri ravvicinati. I più temerari, per dare prova del loro coraggio, si gettavano in battaglia seminudi o totalmente nudi e, di solito, erano i primi a scontrarsi col nemico e a gettargli contro urla spaventose e minacce nella loro lingua gutturale. Utili per risollevare il morale dei compagni e per far scoraggiare il nemico, questi coraggiosi "fanatici" avevano meno probabilità di sopravvivenza rispetto agli altri armati. Le rappresentazioni dei cavalieri numidi sono piuttosto rare anche sulle monete repubblicane. Uno dei pochi casi è rappresentato da questo denario così classificabile: Autorità emittente: Publius Crepusius. D/ Testa laureata di Apollo a destra con dietro uno scettro (lettera di controllo e simbolo sono variabili, in questo caso S dietro la testa e stella sotto il mento). R/ Cavaliere numida a destra che brandisce un giavellotto con dietro numero di controllo (sempre variabile). In esergo P. CREPVSI. Rif.: Crawford 361/1c; Sydenham 738a; Babelon, Crepusia 1. Rif. Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-c.../moneta/R-G40/1 Nominale: Denario. Materiale: AR - Argento. Datazione: 82 a.C. Grado di rarità (per esemplare in figura): Comune. Nota: L'estrazione sociale della famiglia di questo Crepusius e il perchè della raffigurazione di un cavaliere numida sul R/ di questa moneta sono attualmente sconosciuti. Unico dato certo, ricavato dagli studi effettuati su di un esemplare di questo tipo custodito al British Museum di Londra, è che il cavaliere rappresentato è un numida. E i Romani? - Cavalleria: i cavalieri giocheranno un ruolo fondamentale nella maggior parte delle battaglie antiche. Di solito il loro ruolo era proteggere la fanteria sui lati da accerchiamenti ed attacchi nemici, ma venivano usati anche come scorte e in brevi passaggi di ricognizione. Le cotte di maglia erano la protezione principale della cavalleria romana, oltre ad uno scudo tondeggiante di legno ricoperto di cuoio o altro materiale come la tela incollata al legno sottostante con un collante ricavato dalla pelle di toro. Le tipologie dell'elmo variavano molto: si potevano trovare quelli beotici oppure del classico tipo "montefortino" entrambi muniti di pennacchio. La spatha, dalla lama più lunga rispetto al gladio della fanteria, veniva usata di solito dopo il lancio del corto giavellotto appositamente concepito con due spuntoni in modo da essere utilizzato anche con l'altra estremità. Una curiosità: i Romani non usarono mai le staffe. Sopperirono a questa mancanza con la creazione di un' apposita sella detta a "quattro corni" poichè aveva delle protuberanze, appunto quattro, due avanti e due dietro, in cui il cavaliere doveva stringere il proprio bacino. L' equilibrio era quasi perfetto se si sapeva gestire l' animale non solo con le redini, che avevano un ruolo non sempre fondamentale, ma anche con le ginocchia, premendo lungo i fianchi dell' equino. Un cavaliere romano combatte contro un avversario. Si noti l'elmo beotico con i crini di cavallo e la particolare sella. (Illustrazione di R. Hook). Elmo beotico in bronzo del tipo in dotazione della cavalleria romana all'epoca della battaglia di Canne. - Fanteria: si divideva in tre reparti: Hastati: erano i soldati più giovani e con poca esperienza. Venivano messi in prima linea ed erano equipaggiati con un armamento leggero rispetto agli altri uomini. Indossavano un corsaletto o pectorale in ottone, unica protezione che li distigueva dal resto dell' esercito. Avevano in dotazione due tipi di pila, uno leggero, adatto solo per essere scagliato contro il nemico, e un altro pesante, dotato di un pomo spesso in piombo che poteva essere usato anche negli scontri ravvicinati. Il gladio dalla lama corta e l' elmo con crini di cavallo tipo "montefortino" completavano l' equipaggiamento assieme ad uno scudo ovoidale molto ampio e pesante con umbone in ferro o bronzo e una spina centrale che metteva in collegamento i lati superiore e inferiore dello scudo che erano rinforzati con spranghe di metallo. Princeps: non hanno un armamento molto differente rispetto agli hastati. Indossavano una pesante cotta di maglia (lorica hamata) che poteva raggiungere anche i 15 Kg. Elmo "montefortino" e scutum completavano la categoria delle armi difensive, mentre gladio e pila, pesante e leggero, come sopra, costituivano quelle di offesa. Erano posizionati in seconda fila, pronti a intervenire in caso di fallimento da parte degli hastati. Triarii: erano i soldati più esperti e meglio armati di tutto l' esercito romano della Repubblica. Posizionati nella terza ed ultima fila dello schieramento di fanteria, intervenivano in caso di estrema necessità. Quando si diceva che la battaglia era in mano ai triarii significava che la situazione si metteva male per i Romani. Elementi distintivi di questa categoria erano l' elmo italico o etrusco-corinzio con al centro il supporto per il pennacchio e quelli laterali per le piume, una lancia molto lunga e pesante che usavano in un modo particolare: i triarii si inginocchiavano a terra e, protetti dallo scudo, fissavano l' arma a terra puntandola verso il nemico che, in formazione compatta, vi finiva contro. Infine, utlimo retaggio di un' epoca già allora lontana, portavano a protezione della gamba sinistra, che avanzava assieme allo scudo in avanti, uno schiniero di bronzo. Veliti: costituiti ufficialmente dopo il 211 a.C.,durante la battaglia di Canne i veliti erano un po' diversi da come siamo abituati a vederli. Non avevano nessuna protezione personale ed erano armati solo di una serie di giavellotti da scagliare e, al massimo, un gladio o un pugnale per difendersi in caso di combattimenti corpo a corpo. Indossavano una corta tunica di stoffa grezza, compresa nella dotazione basilare per tutti i reparti di fanteria e cavalleria, stretta in vita da una cintura di pelle o cuoio. Questa illustrazione mostra: 1. hastatus; 2. princeps; 3. triarius così come dovevano apparire durante la Seconda Guerra Punica. Elmo di tipo "montefortino" con paragnatidi e un porta cresta o piume aggiunto in un secondo momento, forse nel corso del I secolo a.C. (Germanisches Nationalmuseum Nürnberg-D). Elmo di tipo etrusco-corinzio in dotazione ai triarii. Questo in foto è databile al V secolo a.C. e presenta incisi i resti di alcune decorazioni rappresentati cinghiali e grossi gatti selvatici. Ai lati, i supporti per le piume, al centro quello per la cresta. Altezza totale: 30,2 cm; lunghezza: 32,7 cm; peso: 1535 grammi. L'avanzata verso Canne. L'azione si svolse durante il secondo conflitto tra le due potenze che all' epoca si contendevano il dominio del Mediterraneo: Roma contro Cartagine. Penetrato ormai a fondo nella penisola italica, Annibale si ritrovava ad assediare la cittadina apula di Gerunium che, però, fu costretto a lasciare in ritardo a causa delle scorte alimentari che scarseggiavano. Ma il suo ritardo fu calcolato, come tutte le mosse che eseguì nel corso della guerra: aspettò, infatti, l' inizio della mietitura per garantirsi un' adeguata scorta per il suo esercito che, se scontento, poteva abbandonarlo alla mercè dei nemici romani. Il suo obiettivo era Canne, una cittadella diroccata ma ancora fortificata che assicurava un giusto quantitativo di granaglie ai soldati romani. Quelle provviste dovevano essere sue. Con l' occupazione dell' importante snodo commerciale romano il Senato si era visto costretto a reagire per non perdere l' appoggio già provato degli alleati italici: il condottiero cartaginese aveva messo alle strette ancora una volta il nerbo sia politico che militare di Roma. I Consoli per quell' anno erano Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone. Divenuti famosi per essere stati i condottieri della battaglia di Canne, Varrone era convinto che l'unico modo per sconfiggere Annibale e costringerlo ad abbandonare l'Italia era quello di affrontarlo in campo aperto e con uno scontro diretto. Emilio Paolo non era dello stesso avviso e voleva continuare una lotta di logoramento, sapendo che l'esercito di Annibale, dimostrazione reale del suo genio militare ancora imbattuto, avrebbe inflitto ai Romani l'ennesima, umiliante sconfitta. Tito Livio racconta che quando i Consoli partirono a capo di 20.000 legionari e 1500 cavalieri con l'obiettivo di unirsi alle legioni comandate dai Proconsoli Gemino e Regolo già in campo, Quinto Fabio Massimo, appena dismesso dalla carica di dittatore, pronunciò un' esortazione che si rivelò profetica: "Se Varrone si getterà nella battaglia, come io sono certo che accadrà, allora - state bene attenti - in un modo o nell' altro avverrà qualcosa di più terribile del Trasimeno1, o io non sono un soldato e non conosco nulla di questa guerra nè; di Annibale". Le parole di Fabio avevano espresso una dura invettiva non contro l'uomo Varrone, ma contro la sua strategia che veniva appoggiata e condivisa dal gran numero di uomini che si trascinava dietro. Questa decisione non era propria solo di Varrone e dei suoi sostenitori, ma oggi si è capito che fu proprio il Senato a comandare al Console di dare battaglia ad Annibale ed annientarlo una volta per tutte. Finalmente i due Consoli si unirono a Gemino e Regolo a due giorni di marcia da Canne dove si era stanziato Annibale. "Il secondo giorno (29 luglio)" dice Polibio "giunsero in vista dei cartaginesi e piantarono il campo a circa cinque miglia di distanza (8 chilometri)". L'accampamento romano si trovava in una posizione sopraelevata dove potevano scorgere i nemici, in quanto in quel periodo dell'anno la foschia da calore e il pulviscolo portato dal vento di sud-est possono impedire la visibilità a una distanza maggiore. I Romani, quindi, si sarebbero fermati intorno all'odierna Trinitapoli. I giorni successivi furono trascorsi dai generali romani a studiare il terreno più adatto su cui si sarebbero scontrati con i cartaginesi: Emilio Paolo sapeva che il nemico aveva una potente quanto efficiente e numerosa cavalleria e un territorio pianeggiante avrebbe avvantaggiato la sua azione a discapito della cavalleria romana, potendo mettere in serio pericolo la fanteria. Pare che Varrone, a detta di Polibio e Tito Livio, avesse "scarsa esperienza in campo militare" e che non si trovò mai in accordo con Emilio Paolo sul da farsi. Infatti, quest'ultimo, giudicava il terreno intorno a Canne troppo pianeggiante ed aperto per attaccare battaglia con Annibale: era vero che l'astuto nemico non poteva trovarvi buoni luoghi per tendere imboscate ai Romani, ma poteva sfruttare al massimo la cavalleria, da sempre considerata migliore rispetto a quella romana. L'uso della cavalleria da parte di Roma, in effetti, risultò più tarda rispetto ad altri popoli del Mediterraneo o dell'Europa centrale che, a differenza di Roma, basarono la loro forza proprio sulla cavalleria e non sulla fanteria. Ma la questione che ancora fa riflettere storici e studiosi è un'altra: chi era realmente al comando dell'esercito della Repubblica quel giorno? Varrone, come affermano Polibio e Tito Livio, o Emilio Paolo? I Consoli si dividevano il comando a giorni alterni durante le campagne militari. Gli storici antichi avevano buoni motivi per scagionare Paolo che, essendo uno dei rappresentanti più illustri e rinomati della sua famiglia, protettrice, tra l'altro, anche dello stesso Polibio, ne avrebbe risentito parecchio di questa disfatta. L'onta si sarebbe abbattuta sulla sua gens e nulla avrebbe più potuto salvarla. Così, a Varrone fu addossata ogni responsabilità. Si sa che Paolo prese il comando della cavalleria romana e non degli alleati italici. E questo era un posto riservato al capo supremo dell'esercito. Perchè Paolo lo occupò se, stando a Tito Livio e a Polibio, Varrone deteneva il comando supremo? Quell'incarico sarebbe spettato a lui non a Paolo. Eppure sono gli stessi storici ad affermare prontamente il contrario. Se si anticipa di un giorno il calendario della narrazione di Polibio, il cambio nella rotazione del comando resta un problema aperto. Se, invece, la battaglia ebbe inizio il terzo giorno seguente all'installazione dei campi, allora al comando vi era Paolo e non Varrone. ____________________________ 1. La Battaglia del Lago Trasimeno, una delle più importanti della Seconda Guerra Punica, fu combattuta nel 217 a.C., a Tuoro sul Trasimeno, all'alba del 24 giugno (secondo il calendario non riformato, corrispondente all'aprile di quello giuliano), fra le forze cartaginesi, comandate da Annibale, e le legioni romane, comandate dal console Caio Flaminio. Più che di una battaglia si trattò di un massacro. Le forze romane furono colte di sorpresa durante una marcia di spostamento. La battaglia di Canne. I Romani, prima della battaglia, avevano in campo non meno di otto legioni con un numero equivalente di truppe alleate. Il totale dei cittadini romani era di poco superiore a 150.000 uomini, ai quali dev'essere aggiunto lo stesso numero di alleati, arrivando ad un totale di poco superiore a 300.000 uomini. Le cifre ci fanno capire che l'evento a cui stiamo per assistere fu davvero epocale, una "cosa che mai era accaduta prima presso i Romani". Le legioni schierate a Canne erano: Prima: Menzionata da Polibio come truppa dislocata nella Gallia Cisalpina sotto il comando del Pretore Lucio Manlio fu formata nel 219 a.C. e operò nella valle del Po. Presa al seguito di Scipione fu sconfitta nella battaglia della Trebbia2 dai Cartaginesi e i superstiti si rifugiarono a Cremona o Piacenza. Dopo essere stata al comando di Fabio come dittatore, passò sotto Gemino e subì l'assedio di Gerunium da parte di Annibale. Fu rafforzata con circa 5000 uomini, pronta per combattere a Canne nell'estate del 216 a.C. Seconda: Legione formata da Cornelio Scipione. Operò sotto il Pretore Gaio Attilio nella Gallia Cisalpina, alternando le azioni con la Legio Prima che era assediata dai Boi. Dodicesima: Legione arruolata da Gemino nel 217 a.C. Successivamente alla sconfitta del Trasimeno fu inviata a Fabio che la prese sotto il suo comando in quanto dittatore. Anch'essa come la Prima fu incrementata di 5000 uomini dopo aver subito l'assedio di Gerunium e combattè a Canne. Tredicesima: Legione arruolata da Gemino nel 217 a.C. Successivamente alla sconfitta del Trasimeno fu inviata a Fabio che la prese sotto il suo comando in quanto dittatore. Anch'essa come la Prima fu incrementata di 5000 uomini dopo aver subito l'assedio di Gerunium e combattè a Canne. Quattordicesima: Fu arruolata da Fabio per l'emergenza che Roma stava correndo in quel periodo. Rinforzata di 5000 uomini, partecipò alla battaglia di Canne, avendo subito, al comando di Attilio, l'assedio di Gerunium. Quindicesima: Fu arruolata da Fabio per l'emergenza che Roma stava correndo in quel periodo. Rinforzata di 5000 uomini, partecipò alla battaglia di Canne, avendo subito, al comando di Attilio, l'assedio di Gerunium. Sedicesima: Arruolata per l'emergenza dal dittatore Fabio, a differenza delle precedenti questa legione rimase a presidio di Roma stessa. Venne condotta da Varrone e Paolo nella marcia che portò i due Consoli ad unirsi alle truppe dei Proconsoli Gemino e Regolo. La Sedicesima, così come la seguente, non era adatta ad un combattimento campale, essendo stata addestrata come legione urbana. Dopo Canne non fu più disponibile come forza armata. Diciassettesima: Anche questa legione fu creata dal dittatore per difendere Roma e come la precedente fu sconfitta a Canne dai Cartaginesi e non rientrò più nell'elenco delle legioni immediatamente disponibili. Passiamo, ora, a trattare della battaglia vera e propria. Era il 2 agosto del 216 a.C. quando iniziarono i primi scontri tra le fanterie leggere. Poche e brevi scaramucce che non ebbero un esito decisivo nè per i Romani nè per i Cartaginesi che usavano questi reparti per provocare gli avversari. Le condizioni atmosferiche erano piuttosto buone: bel tempo, forse accompagnato da un leggero vento che soffiava un po' di polvere negli occhi dei Romani. Prima fase. I Romani schierarono le truppe leggere dietro la loro prima linea difensiva, lasciando 10.000 triarii a guardia del più grande accampamento. Annibale, invece, dispose insolitamente la sua fateria in formazione convessa così da interrompere o rallentare l'avanzata della fanteria romana, numericamente superiore. Sulla destra i Romani schierarono la cavalleria romana forte di 1600 unità al comando del generale Emilio Paolo, mentre la cavalleria alleata era comandata da Varrone e, costituita da 4800 uomini, si dispose dal lato opposto in difesa dei fianchi della fanteria che occupava il centro secondo il classico schieramento a tre linee (triplex acies). La fanteria alleata, quattro legioni al centro dello schiermento, era al comando di Paolo, così come le quattro legioni romane schierate sui lati. Ammontavano a quasi 70.000 effettivi. Annibale affidò la cavalleria celtica ed ispanica ad Asdrubale sul lato sinistro. Qui, infatti, il fianco destro dei Romani era protetto dal fiume Aufidus e i cavalieri cartaginesi dovevano essere veloci e spietati per poter risolvere il problema della mancanza di spazio per le manovre. Così, Asdrubale si trovò a fronteggiare Emilio Paolo, mentre Maarbale, l'altro fedelissimo di Annibale, si dispose con l'agile cavalleria numida sul lato opposto, pronto ad ingaggiare battaglia con Varrone e i suoi italici. Al centro, la formazione convessa caraginese comprendeva 40.000 fanti, mentre i cavalieri ammontavano a circa 10.000. Una posizione arretrata spettava alla fanteria pesante africana che sarebbe intervenuta in un secondo momento. Schema della fase iniziale della battaglia. La battaglia iniziò con Annibale che lanciava la sua cavalleria pesante contro l'ala destra dell'esercito romano. Paolo schierò l'ala destra della sua cavalleria ancorandola all'Aufidus, così che i cartaginesi non ebbero altra scelta che attaccare frontalmente il fitto della cavalleria nemica disposta a scaglioni. Tale disposizione aveva il compito di evitare a tutti i costi penetrazioni da parte dei cartaginesi prima che le legioni centrali rompessero le linee nemiche. Asdrubale, però, era perfettamente consapevole che il successo del suo piano dipendeva dal veloce annientamento dell'ala destra romana. Lo scontro con quest'ala di cavalleria fu molto cruento. A destra dei cartaginesi, Maarbale inchioda la cavalleria italica. Incoraggia Varrone a rimanere sul posto mentre gli infligge numerose perdite, sfruttando la tattica di molestia continua tipica dei cavalieri numidi. Gli squilli delle trombe e la gragnuola di pila furono il segnale dell'inizio dell'avanzata delle otto legioni romane. Queste ultime si scontrarono con i primi cartaginesi, ma la disposizione del fronte nemico le spinse sui lati e le ricacciò verso l'interno. La disposizione particolare dell'esercito cartaginese ridusse lo slancio dell'avanzata dei romani, proprio come Annibale aveva previsto. Le legioni persero molto tempo nello scontro frontale che in normali circostanze, grazie alla schiacciante superiorità numerica, avrebbero vinto in un batter d'occhio. Seconda fase. Dopo una battaglia cruenta, la cavalleria pesante di Asdrubale ruppe la formazione di Paolo. La cavalleria romana si disgregò e i sopravvissuti si diedero alla fuga; così tra la cavalleria romana e le legioni che avanzavano si aprì un varco nel quale Asdrubale condusse la sua cavalleria pesante. A quel punto l'inarrestabile pressione dei legionari ricacciò indietro la linea centrale della fanteria cartaginese. Le legioni, intuendo che il fronte nemico iniziava a cedere, avanzavano, quelli al centro più velocemente rispetto a quelli sui fianchi, così la linea di Annibale da convessa divenne concava. Tuttavia questo espediente obbligava i legionari delle ultime file a compattarsi, fino a privarsi dello spazio necessario per maneggiare le armi. Annibale, al crescere della pressione romana, raggiunse a cavallo la linea di battaglia ed esortò i suoi uomini a cedere lentamente, ma senza ritirarsi, così da dare ad Asdrubale il tempo di cui aveva bisogno. Proprio come aveva previsto, quella protuberanza nella sua retroguardia provocò il caos tra la fanteria romana e ne osctacolò la forza belligerante. A sinistra, la cavalleria alleata subì molte perdite da parte dei numidi senza essere in grado di reagire. Le grida e gli scherni della cavalleria numida, il cui roteare e lanciare giavellotti innervosiva la cavalleria di Varrone, rese i romani incapaci di affrontare la situazione. Terza fase. Asdrubale condusse la sua cavalleria pesante nelle retrovie della cavalleria di Varrone che, appena vide i nemici, ruppe le righe e si diedero alla fuga. Varrone non fu in grado di reagire nel momento in cui la sua cavalleria rientrò e inesorabilmente si abbandonò alla fuga inseguito dalla cavalleria numida. Quelli che non furono uccisi in battaglia abbandonarono il campo. Paolo, nonostrante fosse gravemente ferito, si portò a cavallo nel mezzo delle fila legionarie, incitando i soldati alla vittoria. I romani avanzarono sempre più e lo schieramento divenne sempre più profondo, ammassando la fanteria. Il grosso delle truppe romane, sospinte dall'impeto della battaglia, era così serrato da non essere in grado di alzare le braccia e impugnare le armi. Il loro numero spropositato diventò, in un certo senso, l'artefice del loro destino. Annibale, ritenendo di aver raggiunto il punto massimo di arretramento, rafforzò le proprie linee con le truppe leggere ancora non utilizzate, lasciandole libere di combattere come meglio si sarebbero trovate. Annibale osserò che l'avanzata romana si era ormai esaurita senza che lui avesse ancora usato la fanteria pesante africana, posizionata ai lati estremi della linea di battaglia, concava e già quasi semisferica. Annibale segnalò a queste formazioni di tornare al combattimento e queste, disposte in falangi, con le picche abbassate, cominciarono ad avanzare, scontrandosi con la massa dei legionari presi dal caos. La reazione dei romani fu un vero fallimento. Asdrubale, al comando della cavalleria pesante, si diresse verso le retrovie delle legioni, dando il via all'accerchiamento definitivo. Le otto legioni romane, completamente circondate, cedettero alle truppe di Annibale che compì un vero massacro: circa 50.000 uomini vennero cancellati in un sol giorno dall'ordinamento degli effettivi romani. Schema della fase finale della battaglia di Canne. ___________________________ 2. La battaglia dellaTrebbia avvenuta il 18 dicembre del 218 a.C. durante la seconda guerra punica, è stato il secondo scontro ingaggiato al di qua delle Alpi fra le legioni romane del console Tiberio Sempronio Longo e quelle cartaginesi guidate da Annibale. Gli effetti economici della battaglia. La gravissima disfatta che Roma subì a Canne aggravò ulteriormente la situazione economica e monetaria della Repubblica. Come eventi memorabili, da questo punto di vista, erano accadute due cose: l'introduzione del denario come moneta romana propria (di cui non ci occuperemo in questa sede) e la graduale svalutazione del bronzo. Le monete enee, infatti, divennero numerari spiccioli, perchè tutta la sfera finanziaria ruotava intorno al neonato denario. Precedentemente il bronzo era fuso e non coniato: con la quarta riduzione dell'asse, detta anche sestantale, il peso dell'asse bronzeo varia dai 45 ai 35 grammi evidentemente calante a causa del primo conflitto con Cartagine. L'ultima riduzione è quella che ci riguarda più da vicino: la quinta dell'asse, altrimenti detta riduzione onciale. Questa fu la diretta conseguenza della disfatta di Canne. Nel 217 a.C. (secondo la cronologia tradizionale), infatti, ogni denario valeva 16 assi che raggiunsero il peso dell'oncia. Questa riduzione affonda le sue cause nelle pressanti necessità che Roma si vide costretta ad affrontare nel corso dello scontro con Annibale. In questo periodo si videro anche sporadiche emissioni auree che la Repubblica coniò solo dopo le lotte con i cartaginesi in Italia. Un esempio, contenuto nei nostri Cataloghi, di una moneta d'oro da 60 assi emessa da Roma nel 211 a.C.: http://numismatica-c...t/moneta/R-A4/12 punti
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.... e ti pare poco!!!! ....A me mi pare ...(citando il Manzoni) ... l'85% Che peccato che non sono in grado di saperti dire quello che credo di aver intuito, e so certamente di non avere le parole per spiegati, ma tento lo stesso: Io credo che la monetazione genovese sia lo specchio di una politica economica che era prototipo di una "Repubblica" finalmente "giusta" e anche "moderna" per quell'epoca, aggiungerei, "europea", che non ha riscontri in altre città; in alcuni momenti addirittura "per il popolo", la nascita e lo sviluppo della moneta grossa d'argento, dell'oro, dell'assegno, della cambiale, della "Società per azioni", del sistema assicurativo come pure della tutela sindacale, del diritto marittimo (sottolineo senza accampare primogeniture di sorta), delle relazioni internazionali, insomma il "sistema moderno" ha trovato campo fertile nella natura dei genovesi, come pure il monito che le "invidie di vicinato", l'orgoglio, la presunzione e il desiderio di accaparramento abbiano così facilmente distrutto il "giocattolo" ... ebbene proprio per uno attento come te a "queste cose" lo studio della numismatica genovese, sono sicuro, produrrà frutti impensabili e forse potrai trovare proprio qua una "rivoluzione francese" che era nata troppo presto per l'epoca, ma significativa per noi che la riguardiamo con gli occhi di oggi .... ed io ci conto, anzi, mi aspetto che riuscirai a spiegarmi queste cose che mi sembra di aver intravisto senza avere la conoscenza e la capacità di capirle a fondo.2 punti
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C'eramo fermati all'immagine di 4 monete ed ai dati relativi ai diametri e pesi medi. Premetto che le mie monete, tranne 2-3 esemplari, non sono state scelte in base alla tipologia sopra segnalata, ma in maniera casuale, quindi il campione si può considerare non inficiato da scelte soggettive. Del 1° tipo 2 esemplari, del 2° 7 es., del 3° 35 es., del 4° 7 es. per quanto riguarda le dimensioni, siamo a 16,11 - 15,51 - 16,11 - 16,20 per i pesi invece 0,70 - 0,57 - 0,55 - 0,63 E' obbligo fare subito alcune considerazioni: - c'è un basso numero di esemplari (2) nel 1° tipo per salire a 7 e raggiungere un massimo di 35 e ridiscendere a 7, quindi il 3° tipo è il più presente ed anche in maniera considerevole nel campione; - mediamente il 2° tipo è relativamente più piccolo degli altri tre tipi; - il peso medio è molto alto nel 1° tipo, quasi uguale nel 2° e 3° per poi risalire leggermente nel 4°. Se noi ora partiamo dal presupposto che nel trascorrere del tempo, come è stato più volte rilevato, il peso delle monete ed il quantitativo di argento nelle varie misture è gradualmente diminuito, dovremmo presumibilmente dire che il 1° tipo dovrebbe essere il più datato nel tempo, seguito dal 2°, dal 3°, con una anomalia del 4° tipo un po' più pesante dei due precedenti. In effetti questa anomalia la si può giustificare con il fatto che questa tipologia possa essere la più tarda delle quattro in quanto all'osservazione appare evidente che è quella con minore quantità di intrinseco. La moneta n. 4 nella foto è scura e poco leggibile (come anche osservato da lollone), non l'ho schiarita per renderla più leggibile solo per non modificare il confronto con le altre 3 che palesemente risultano avere un maggior quantitativo di intrinseco. In realtà è in buona conservazione. Potremmo a questo punto iniziare a fare delle ipotesi che il 1° t. sia la più antica, seguita dal 2° t. più piccola e di peso inferiore, seguita dal 3° t. di peso leggermente inferiore ma di modulo più largo (la moneta è infatti più sottile delle prime due), ed infine il 4° t. la più recente. Vediamo quindi che nel tempo la moneta diviene più piccola per poi ritornare alle dimensioni originali ma molto più sottile, per finire a quella che di intrinseco ne ha meno di tutte (quella più scura nella foto). Ed ora ritorniamo alla foto e alla croce. Nel 1° t. la croce è rappresentata con i bracci larghi, nel 2° t. i bracci iniziano a restringersi nella parte centrale di congiunzione, nel 3° e 4° t. i bracci sono più slanciati ed uniformi, con la particolarità che nell'una e nell'altra è presente una maggiore o minore quantità di intrinseco. Vediamo quindi che nel trascorrere del tempo i bracci tendono a diventare più fini, cosa che si riesce a vedere maggiormente nelle emissioni più tarde (io ritengo possano essere della 2^ metà del XIV secolo) in cui i bracci diventano molto più fini ed alle estremità spuntano le cosiddette "unghie". Fa eccezione a questo contesto la moneta in cui i bracci e le unghie appaiono molto grossi (tozzi), ma che lo stesso CNI segnala come "conio rozzo". A questo punto ci sarebbe da fare l'analisi e/o l'ipotesi di quando queste tipologie abbiano effettivamente circolato. Ne riparliamo.2 punti
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:hi: Buongiorno Come già detto in altre discussioni, ne apro questa nuova che già il titolo dice la sua, sulla necessità non solo di conversazione, commenti o consigli ma su una catalogazione di questa sfera del collezionismo spesso sconosciuta e/o disinteressata di molti di noi, che sembra riservata soli agli esperti, spesso ci capita tra le mani questi "tesori" e non ci accorgiamo, pensate al mio entusiasmo quando ho acquistato sulla baia un secondo 1€ monaco 2007 e mettendo nel raccoglitore insieme al primo acquistato notai subito una differenza, il primo non aveva i segni di zecca e giu pagine e pagine di internet. Per raggiungere questo obbiettivo, ovviamente, serve l'aiuto di più persone. Il primo passo Le immagini che invierete devono possedere alcune caratteristiche: definizione alta, a seconda la vostra possibilità (non avere la fretta di inviare una scansione con lo scanner se poi potete con calma fare una foto in alta definizione) lasciare un po' di margine oltre la moneta, se l'immagine necessita di rotazione (odio le immagini quando ruotate rimangono angoli bianchi) inviare l'immagini singolarmente, tali immagini verranno numerate con un ID personale (in tal modo se riscontrata come variante potreste conservarla con l'ID assegnato) A tale scopo ho aperto un'indirizzo email dove potete inviarmi le immagini in allegato zeroeuro.var @ gmail.com (ricopiare l'indirizzo senza spazi) Qui di seguito alcune varianti conosciute, ricavate dal sito http://www.amisdeleu...ndex.php?id=408: Austria: 2 Euro 2002 Belgio: 1 cent 1999 Belgio: 1999 10 cent Belgio: 2002 20 cent Belgio: 1 Euro 2002 Finlandia: 2 Euro 2006 Francia: 1 cent 1999 Francia: 1 cent 2000 Francia: 1 cent 2001 Francia: 1999 2 cent Francia: 2001 2 cent Francia: 5 cent 1999 Francia: 1999 20 cent Francia: 1999 50 cent Francia: 1 Euro 1999 Germania: quadriglia Germania: 2002 1 cent Germania: 2 cent 2002 Germania: 5 cent 2002 Germania: 20 cent 2007 F Germania: 1 euro nel 2002 Germania: 2 Euro 2008 F Italia: 10 cent 2002 Italia: 1 Euro 2002 Lussemburgo 2 Euro 2002 Monaco: 1 Euro 2007 Paesi Bassi: 1999 2 cent Paesi Bassi: 5 cent 1999 Paesi Bassi: 10 cent 1999 Paesi Bassi: a Euro 1999 Paesi Bassi: 2 Euro 2000 Paesi Bassi: 2 Euro 2001 Portogallo: 1 Euro 2002 Ringrazio tutti anticipatamente per la vostra collaborazione, anche una sua lettura e/o commento o consiglio è gradito1 punto
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Un cordiale saluto a tutti Nell’ambito di dinamizzare il coinvolgimento degli appassionati della monetazione medioevale e anche per favorire l’incontro e lo scambio diretto tra appassionati, studiosi, collezionisti, forumisti e soci SNI, abbiamo pensato di realizzare una piccola iniziativa che potrà interessare quanti si interessano di numismatica medioevale. Abbiamo pensato ad una giornata (diciamo mezza giornata J ) dedicata alla monetazione Grossa in Italia. Tale piccolo evento consisterà in una parte più didascalica, condotta dal Prof. Andrea Saccocci che ci farà una piccola introduzione sull’argomento, seguita da un momento più conviviale dove gli appassionati, forumisti, soci SNI e non , potranno ampliare e continuare il confronto e le proprie discussioni su questo appassionante tema. La prima parte, quella della presentazione da parte del Prof. Saccocci sull’Origine della Monetazione Grossa in Italia, si terrà nell’ambito dell’assemblea annuale della Società Numismatica Italiana (SNI) che , come di consueto si svolgerà presso la Sala Trivulziana del Castello Sforzesco a Milano il 31 marzo 2012 (orario indicato 11 di mattina). Successivamente si potrà mangiare un panino insieme e proseguire le discussioni e i confronti presso la Biblioteca della SNI, (via Orti 3 a Milano – zona Porta Romana) dove ci farà gli onori di casa il Bibliotecario, Dr. Giuseppe Girola che ci illustrerà anche la storia della biblioteca e i servizi della stessa messi a disposizione dei soci ma anche di tutti gli appassionati di numismatica. . Si è pensato a tale momento di incontro soprattutto nell’ottica di vivacizzare lo scambio di pareri, dati, informazioni e idee , che già avviene in modo molto presente e attivo sul Forum tra gli appassionati di questa monetazione. Offrendo la possi bilità di un incontro, si va oltre lo scambio puramente virtuale, permettendo di arricchire la comunicazione e il trasferimento di esperienze tra quanti partecipano già alle discussioni in tale ambito. Questa iniziativa vede di nuovo una cooperazione tra la SNI e il Forum LaMoneta, o meglio un’aggregazione tra gli appassionati dei due consessi con lo scopo, sempre primario, di contribuire ad espandere e arricchire le conoscenze in ambito numismatico con iniziative che siano insieme occasione di studio, di incontro ma anche di divertimento. Vi attendiamo il 31 marzo a Milano con le vostre idee, le vostre proposte e magari anche qualche ..moneta da mostrare. Ringrazio tutti coloro che stanno contribuendo alla realizzazione di tale iniziativa, in particolare l’amico Dabbene, grande appassionato di questa monetazione J . .1 punto
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Spesso, noi collezionisti, abbiamo tante domande a cui è difficile rispondere... perchè collezionare? meglio un pezzo perfetto o dieci mediocri? cosa succederà alla mia collezione?... ognuno da delle risposte a questi quesiti... c'è chi nel 1892, a termine di una serie di inserti numismatici in un settimanale milanese, scrisse dei veri e propri "principi della numismatica" definendo quello che, secondo lui, significa collezionare. Certo di fare cosa gradita (soprattutto per gli amanti di frasi e aforismi numismatici), inserisco sotto questi princìpi che furono poi trascritti nella RIN 1892. I. I piaceri umani sono tutti più o meno presto esauribili; quello del raccoglitore fa una splendida eccezione a questa regola generale. II. I piaceri sono sempre più intensi quanto più costano fatica a raggiungerli , e quanto più lunga è la strada che vi conduce. III. Chi inizia una collezione, si guardi bene dall'acquistarne una bella e fatta. Ne perderebbe ben presto il gusto. IV. I desideri devono essere proporzionati alle forze di ciascuno. Chi troppo desidera, non gode neppure il poco che gli è dato raggiungere. V. La pazienza deve essere una delle doti indispensabili del raccoglitore. Chi non è paziente rinunci addirittura alle collezioni. VI. Chi vuole assolutamente un dato oggetto, riesce ad averlo, ma è certo di pagarlo caro. Chi vuol comperarlo bene, non abbia mai premura e aspetti che gli venga offerto. — Sia però nello stesso tempo disposto a vederselo portato via da un compratore più generoso. VII. Una certa diffidenza è dote indispensabile pel raccoglitore, e sarà bene non dimenticare mai il vecchio adagio: Fidarsi è bene,non fidarsi è meglio. VIII. Fra le varie collezioni, quella delle monete è la più solida, quella che meno deperisce , e quella che maggiormente acquista pregio col tempo. IX. Quasi tutte le monete rare furono falsificate e lo furono molte anche fra le comuni. Quindi la prudenza e la circospezione negli acquisti non saranno mai troppe, e converrà tener sempre bene aperti gli occhi, dovendosi sovente lottare con chi mette in opera tutta la propria abilità per ingannare. Svariatissimi sono i generi di falsificazioni. Alcune moneto sono completamente false , ossia furono coniate o fuse in tempi posteriori. Altre sono semplicemente falsificate. Talora a una moneta genuina venne cambiato il nome, talora due monete pure genuine furono segate a metà e colle due metà riunite si formarono monete non mai viste e che non esistettero mai. XI. Una norma precisa per giudicare le monete false è impossibile darla. Non v' ha che la lunga pratica , corroborata da qualche sbaglio pagato di borsa, che valga a procurare a poco a poco quell' occhio esperto che, senza ragionamenti, decide dell'autenticità delle monete. XII. Una regola costante è quella che le monete rare non devono nel loro aspetto per nulla differire dalle comuni. Quelle false o falsificate hanno sempre , nei tipi, nei caratteri , nella patina, nel metallo, un certo aspetto che si scosta da quello comune delle monete genuine. XIII. Al primo presentarsi di una moneta rara è buona regola di immaginarsela addirittura falsa, e non recedere da questo primo giudizio, se non quando tutti gli argomenti vi persuadano a cambiare opinione. XIV. Finché non avete pratica sufficiente per giudicare sicuramente coi vostri occhi, non fate affari con gente di dubbia fede.... e se ve ne asterrete anche in seguito, non avrete mai a pentirvene. XV. Non pretendete d'essere infallibili. La scuola tutti l'hanno a pagare, e se alle volte vi capitasse d'acquistare un pezzo falso, in luogo di scoraggiarvi, mettetelo in conto dell'esperienza per l'avvenire. XVI. Non abbiate mai premura dei pezzi comuni. Li troverete sempre. Ma invece abbiate a tempo opportuno il coraggio necessario quando l' occasione vi presenta quei pezzi, che capitano una sola volta nella vita. XVII. Come il negoziante, per essere buon negoziante, non deve essere raccoglitore, cosi il raccoglitore, per essere vero raccoglitore, non deve essere negoziante. XVIII. Il raccoglitore dove per necessità cedere in cambio o vendere che vale lo stesso, i suoi duplicati — e non è effetto che di un vano pregiudizio il non volerli cedere a denaro ; — ma deve avere la fermezza di non cedere nessuna moneta della collezione a nessun prezzo, né per nessun cambio, anche trattandosi di riceverne altra di maggior valore. La vendita o il cambio potrebbero essere una volta convenienti, ma è assai pericoloso il derogare al principio. XIX. Quando avrete a realizzare una collezione, tenete bene a mente che avrete sempre a perdere sui pezzi comuni e di cattiva conservazione; mentre invece vi sarà tutta la probabilità di guadagnare su quelli di esimia rarità e di conservazione eccezionale. XX. Una collezione universale non potrà mai avere un gran valore. Lo potrà invece avere, assolutamente o relativamente, una speciale, la quale naturalmente costa di più. Un raccoglitore interrogato perchè facesse la collezione universale, rispose : perchè non sono abbastanza ricco per farne una speciale. XXI. Economizzate su una moneta di lusso, ma acquistate tutti i libri che si riferiscono al ramo da voi prescelto. XXII. Non calcolate che i vostri figli abbiano a continuare la vostra collezione. È troppo difficile che il figlio abbia le inclinazioni del padre, e non giova farsi tali illusioni. Non avviene un caso in cento di un poeta figlio di poeta e di un raccoglitore figlio di un raccoglitore XXIII. Le collezioni private sono irrevocabilmente destinate ad essere disperse, e le monete, dopo aver errato per secoli in questa e in quella collezione, non trovano posa se non nelle collezioni pubbliche. XXIV. Non vi è al mondo collezione compiuta né fra le private né fra le pubbliche. E non v'è piccola collezione che non contenga qualche pezzo desiderato dalle più insigni. XXV. Non essendovi al mondo collezione completa, qualche lacuna da riempire vi rimarrà sempre, e questo è appunto ciò che forma la durata e la continuità del piacere del raccoglitore.1 punto
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Ciao a tutti, Ultimamente vari motivi mi hanno fatto essere più assente sul forum, e non ho avuto neanche molto tempo per dedicarmi ad alcuni interessanti studi che avrei voluto inserire insieme alla foto di questa moneta, quindi, vi propongo solo la foto di questo bello scudo che difficilmente si vede in altissima conservazione. Tante rinunce per prenderla, compensate però dalla grande soddisfazione... Purtroppo la digitale (vetusta) soffre terribilmente con le monete dai fondi lucenti, meglio di così non va... P.S. Nel sottotitolo avevo messo perfezione tra " "... La vera perfezione non è di questo mondo :) ... solitamente ;)1 punto
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Invece io ci credo...A me è successa una cosa al limite dell' inverosimile, pensa che io qualche anno fa acquistai una casetta in montagna, una parte di questa casa (esattamente la stanza da letto) era direttamente scavata nella roccia, ebbene mentre ristrutturavo alla bene meglio la stanza in questione, ad un certo punto notai una fessura sulla parete sul fondo, propio sulla parte a ridosso della roccia, provai a spingere e ad un certo punto come per magia la parete si sgretolò..... sapete cosa mi apparve all'improvviso.....? :o Non ci crederete ...............LA BAT MOBILE ....avevo scoperto la caverna segreta di Batman. :huh: Giuro che è vero!!! :blum:1 punto
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Buonasera Arka, premesso che, vista la brutta fine che hanno fatto, lascerei stare i Titani dove sono (ben altri, se proprio vogliamo definirli così, sono i veri Titani della numismatica) provo a risponderti anch'io, anche se in effetti non è che ci sia tanto da dire. Per quanto posso sapere, l'area di circolazione doveva essere quella dei grossi e dei pegioni di Milano, sul cui piede erano allineate le monete emesse dal da Vigante (a prescindere dalla zecca di produzione, discussa in Bazzini 2006, p. 377 ss.). Sia che siano state battute a Lodi, come sono più propenso a pensare io oppure a Piacenza, come invece ritiene, con argomentazioni a suo favore, Giollo2, in entrambi i casi l'area monetaria di appartenenza era infatti quella lombarda. Non sono a conoscenza di rinvenimenti della moneta grossa, ma posso dire che sul circuito antiquario parmense non è particolarmente raro trovare in vendita esemplari della cd. terlina. Chiaramente non si può avere la certezza che essi provengano dalla Provincia ma è - purtroppo - assai probabile (lascio a voi "decifrare il "purtroppo"). Comunque, quello che è importante sapere è che, come Piacenza, nel Quattrocento anche Parma e il parmense erano approvvigionati con le monete milanesi, complice l'appartenenza ai domini visconteo-sforzeschi. Non stupisce dunque che le "terline" vignatesche abbiano circolato nel terriorio emiliano. Il fatto poi che sia Uzzano sia il Camaiani abbiano saggiato e valutato la moneta grossa potrebbe voler dire che essa era presente quantomeno sul mercato fiorentino, ma questo è un fatto che resta ancora tutto da dimostrare. Per quanto possa valere, faccio comunque notare che nel Tesoro "Ceccarani" di Perugia, chiuso però all'inizio del '500, il grosso del da Vignate non è presente. Come il grosso coevo di Pandolfo Malatesta per Brescia, quello del da Vignate è una moneta rara, anche se meno di quella bresciana. Bazzini 2006, p. 383 ipotizza che questo fatto possa essere dovuto all'elevato tenore argenteo della moneta, il quale ne avrebbe causato l'incetta da parte degli speculatori con conseguente uscita dal circuito monetario. Già il titolo riportato da Uzzano di 526 millesimi era più alto rispetto ai contemporanei pegioni di Milanesi e di per sé poteva corroborare l'ipotesi sopraccennata; ma ora che la prova distruttiva fatta da Crocicchio e Fusconi ne ha rilevato un tenore ancora più alto e Gaff977 ha rintracciato all'interno della lega alcune tracce d'oro, "temo" che l'ipotesi a cui ho fatto riferimento possa trasformarsi in una quasi certezza. Mi si consenta di dire qualcosa anche a proposito dei santi raffigurati sopra la moneta. A proposito di sant'Antonino, mi pare chiaro che l'averlo citato come san'Antonio nel mio post precedente si sia trattato di un banale refuso. Detto ciò, a vedere come di volta in volta le copie di santi che nei secoli si sono divisi la faccia di una moneta siano stati letti e interpretati dai numismatici, mi sembra di notare che una regola universale e univoca che ne stabilisca l'esatta sequenza di lettura in numismatica non esista. Soprattutto, sembra che non ci sia una regola che consenta di dire con certezza che tra i due, il santo principale sia quello posizionato nel campo destro della moneta. Nei grossi bresciani recanti incisi i santi Faustino e Giovita si legge per primo quello di destra, che è Faustino, perché egli è il santo citato per primo nei martirologi e nella chiesa bresciana a loro dedicata e questo è dovuto al fatto che mentre Faustino era presbitero, Giovita era diacono. Ma non è sempre così agevole capire quale dei due santi effigiati sulla stessa faccia della moneta sia quello più importante (ma su questo punto credo che in realtà siamo noi "moderni" a non saperlo, mentre gli uomini del tempo, tanto per cambiare, dovevano avere le idee molto chiare in proposito). E sopratutto non è sempre vero che il campo di destra è dedicato alla figura principale della composizione. Gli esempi sono diversi: Mantova, Roma, ecc. Dunque, tra Bassiano e Antonino non c'è altro motivo che consenta di stabilire quale dei due venga per primo, se non il fatto che Bassiano fu un vescovo (e come tale è effigiato sulla moneta), mentre Antonino fu - forse - un "semplice" legionario romano. Pertanto io credo che se si vuole proprio trovare una gerarchia tra le due figure la si deve cercare NON nella zecca di emissione della moneta ma in quella, ben più precisa e vincolante, stabilita dalla Chiesa Cattolica. Cordialmente, Teofrasto PS si Giollo2, siamo 1 a 1, ma secondo il mio modesto parere bisogna sempre citare anche le tesi "scomode", se no non si fa un buon servizio alla numismatica :blum:1 punto
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Altre incongruenze stilistiche sono: 1) i soldati, soprattutto il secondo, hanno dei bicipiti degli di nota....non li ho riscontrati mai prima. 2) in tutte le immagini del Banti, come già detto da Piakos, se una colonna si conserva così bene le altre due si devono perlomeno intravedere. Nel Banti o si vedono tutte e tre con il tetto oppure se ne intravede solo l centrale in uno basso stato di conservazione. 3) la colonna, per la zecca in questione e tipo, dovrebbe essere almeno alta quanto l 'imperatore. 4) si dovrebbe notare, visto l alta conservazione,una linea di demarcazione tra il tetto a spiovente, su cui finisce la colonna, e la cupola.1 punto
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Analisi dettagliata e molto intrigante. Concordo in gran parte ma non in tutto , principalmente perché una analisi solo stilistica è a mio avviso ormai insufficiente a individuare un falso di questi tempi. O meglio, forse il falso lo sgami, ma rassicurato da una analisi stilistica favorevole, si rischia di incamerare falsi ben fatti pressofusione di monete autentiche, quindi stilisticamente perfetti. Un sesterzio per determinarne l'autenticità va assolutamente sottoposto ad analisi al microscopio. una patina autentica, con le caratteristiche mineralogiche delle patine originali, (misto mirabile di malachite, azzurrite cuprite e tenorite) sarà la miglior rassicurazione sull'effettiva antichità del reperto. Nessuna patina artificiale, se vista a microscopio da persona esperta, può ancora ingannare un occhio allenato. Pertanto il giudizio ultimo va riservato non all'esame de visu, fallace, ma ad un esame microscopio (che tra l'altro non può essere effettuato prima dell'acquisto in un asta, ma solo dopo, firmato l'assegno <_< ) Fatta queste considerazioni generali concordo in modo assoluto sui seguenti punti: - l'occhio spento, inespressivo - le P aperte, non le avevo notate (in realtà non ho guardato questa moneta con l'occhio critico, forse perché non rientra nel mio target). - le osservazioni sulla capigliatura le trovo meno convincenti (potrebbe essere un conio sconosciuto di un artista particolarmente ispirato). - i legionari a rovescio hanno un atteggiamento incongruo, sono diversi dallo stile solito, un po' goffo, che hanno le figure umane di piccole dimensioni nei rovesci. sono aitanti, quasi belli, (come di solito non appaiono), li definirei rinascimentali. - l'SC a rivescio sembra in effetti risicato Di qui a dire che non è autentico tuttavia ancora ne corre1 punto
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l'arteriosclerosi avanza a grandi falcate nella mia testa......non mi ricordo più dove ho parlato della moneta in questione...mi potresti rimandare il link alla discussione? grazie....a una certa età succede1 punto
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Buonasera a tutti, avevo preso visione del Regolamento qualche giorno fa ma ero rimasto un po' indietro con questo topic. Volendomi aggiornare, mi sono letto tutto d'un fiato qualcosa come sette pagine di post. :crazy: Personalmente sono d'accordo con le nuove regole. Ammetto di essere rimasto un po' sorpreso dalla rigidità di alcuni vincoli ma d'altra parte credo che una decisione di questo tipo, per quanto drastica possa sembrare, servirà a migliorare il Forum Euro. Non è detto che l'attuale impostazione del Regolamento sia valida al fine di migliorare in maniera diretta il Forum (è necessario del tempo per osservare, valutare, capire) ma indubbiamente questa nuova pianificazione rappresenta comunque un valido punto di partenza per l'avvio di quella che viene definita una "Restaurazione" proprio dal titolo di questo topic. :) Ho letto con molto piacere e vivo interesse i vari interventi, alcuni molto composti, altri un po' più polemici ma tutti rispecchianti i propri pareri personali che tanto sono importanti allo sviluppo di questo spazio a cui in molti teniamo. In particolare mi sono trovato in grande accordo con alcuni interventi di BlackEuros, di Euripe e soprattutto di cig. Come più volte puntualizzato, per quanto alcuni punti del Regolamento possano sembrare rigidi, bisogna tener conto del fatto che da Regolamento Ufficiale del Forum, le razzie, in quanto comunque forma di compravendita, dovrebbero essere vietate. In tanti abbiamo finora approfittato di quella che potrebbe essere definita senza troppi giri di parole la "chiusura di un occhio" da parte del Regolamento e bisogna ammettere che la situazione stava degenerando. E' stato un chiaro segnale di quanto scrivo il fatto che questo topic si sia trovato per diverso tempo in "stato di abbandono", ignorato dalla maggior parte degli utenti nonostante il sottoscritto prima e l'amico cig dopo abbiano cercato di richiamare l'attenzione (io addirittura sono andato a ripescare questa discussione tra i topic in seconda pagina dopo appena quattro giorni dalla sua apertura!). E' un chiaro segnale il fatto che questo topic ha ricevuto la giusta attenzione solo dopo che sono state prese delle decisioni limitanti l'accesso agli acquisti collettivi. Pongo una domanda un po' provocatoria: tutti gli utenti che ora si lamentano dei vincoli stabiliti dal Regolamento dov'erano al momento dell'apertura di questo topic? Dov'erano quando tutti eravamo invitati ad esprimere dei pareri e c'era ancora la possibilità di migliorare le cose senza ricorrere alle attuali misure? Ahimè una buona parte dell'utenza era impegnata negli acquisti collettivi. Non credo sia quindi il caso di lamentarsi ora per le attuali decisioni quando al momento opportuno è stato fatto ben poco per migliorare la situazione. Piuttosto sarebbe auspicabile che adesso da questo topic nascessero interessanti spunti al fine di rendere più "armonioso" e meno invasivo il rapporto tra le razzie e la sezione stessa. Credo che nessuno voglia la scomparsa delle razzie ma bisogna trovare un giusto equilibrio. Cerchiamo questo equilibrio partendo dal Regolamento che i Curatori di questa sezione hanno elaborato, consci del fatto che nessuno negherà eventuali modifiche necessarie al rispetto delle esigenze del Forum e dell'utenza. Dopo questo personalissimo pensiero (a tal proposito mi scuso se ho annoiato qualcuno vista la lunghezza), vorrei porgere l'attenzione sul Regolamento. Premetto che in linea di massima sono d'accordo con i vari limiti (alcuni forse un po’ severi ma indubbiamente necessari) e mi fa molto piacere che sia stata presa una decisione al fine di regolamentare l'accesso agli acquisti collettivi. Personalmente ritengo sia giusto il dover fare specifica richiesta allo Staff prima dell’apertura di un topic inerente un acquisto collettivo. E’ corretto, secondo me, stabilire un momento di controllo, di valutazione e di filtro prima dell’apertura delle varie discussioni proprio per evitare che la terza sottosezione del Forum Euro diventi un mercatino come purtroppo pian piano stava accadendo. Non sono invece molto convinto del limite di operazioni attive contemporaneamente, limite che è stato fissato a due. Non si tratta di una questione strettamente legata alla limitazione (anche io ritengo che un limite sia necessario) tuttavia secondo me questo vincolo andrebbe meglio stabilito. Può accadere infatti che un’operazione richieda più tempo di un’altra mantenendo quindi più a lungo occupato lo spazio concesso dal Regolamento. Un aspetto importante a tal proposito potrebbe essere quello di stabilire un preciso arco di tempo in cui mantenere attiva una razzia per evitare infatti che alcune operazioni si prolunghino troppo a lungo togliendo di fatto "spazio" ad altre. Per quel che riguarda le limitazioni, come già espresso in precedenza, per quanto fossero necessarie, sono secondo me un po' rigide. Personalmente abbasserei, anche se non di molto, il numero minimo di messaggi ed abolirei il criterio basato sull'anno di iscrizione. Quest’ultima osservazione non è al fine di semplificare le cose (secondo me è giusto che alla base di tutto vi siano dei criteri validi da rispettare) ma temo che il tempo di iscrizione non sia un elemento molto valido da tenere in considerazione. Bisogna infatti tener conto che ci sono diversi utenti che pur essendo registrati da anche più di tre anni, a tutt'ora non hanno pubblicato neanche un centinaio di post. Pertanto si rischierebbe di ammettere in un acquisto collettivo utenti che pur iscritti da tempo hanno partecipato veramente poco alla vita del Forum a discapito di utenti che invece, pur non rientrando nei requisiti, spesso offrono dei contributi, degli spunti e delle argomentazioni interessanti. La soluzione secondo me sta nel mezzo: da un lato potrebbe essere utile la riduzione (ovviamente senza esagerare!) del limite di tre anni e dall'altro lato potrebbe essere altrettanto utile fissare anche in questo caso un limite di messaggi. Ciò al fine di ammettere alle razzie utenti iscritti da tempo che pur partecipando poco offrono comunque qualche contributo al Forum. Ad esempio si potrebbe ridurre il limite a due anni e contemporaneamente ammettere quegli utenti che in questi due anni hanno scritto almeno 250-300 post. Personalmente non mi sembra un grosso vincolo in quanto pur partecipando poco (per questioni di tempo o altro) in due anni si riescono a scrivere 300 post senza troppi problemi. Ovviamente le mie sono solo considerazioni personali che non mirano di certo ad un’immediata modifica del Regolamento. E’ giusto infatti che anche per una questione di stabilità, rimanga tutto così com'è almeno in un primo momento. Quindi le mie osservazioni, qualora vengano ritenute valide, sarebbero da prendere in considerazione solo quando si deciderà per un aggiornamento del Regolamento. Un punto sul quale non mi trovo molto d’accordo è limite di monete richiedibili in un’operazione, fissato a due. Sinceramente mi sfuggono le motivazioni che sono alla base di tale decisione ma personalmente non ci vedrei nulla di male a permettere la richiesta di un quantitativo maggiore di monete, sempre che siano disponibili e sempre che non si tolga nulla a nessuno. Rispettando questi due principi secondo me il limite di monete richiedibili potrebbe anche essere modificato. In linea di massima comunque sono d’accordo con le attuali disposizioni che credo porteranno dei miglioramenti per il Forum. Posso comprendere lo stato d’animo di molti utenti che attualmente non soddisfano i requisiti stabiliti dal Regolamento ma ritengo che la situazione che si è creata necessiti di una soluzione. Purtroppo in un primo momento non si è avuta molta partecipazione da parte dell'utenza ed è quindi stato poi necessario prendere una decisione un po’ più drastica. Ho letto diversi post in cui si parla delle razzie come elemento “vitale” per la vita del Forum dal momento che sono queste operazioni, più che le discussioni a carattere numismatico, a suscitare maggiore interesse e ad attirare l’utenza. Non mi trovo affatto d’accordo con questa osservazione. Posso anche concordare sul fatto che le razzie riscuotono un maggiore interesse rispetto agli altri topic, in fin dei conti è un dato di fatto che le discussioni di interesse numismatico vengono immeritatamente messe in secondo piano superate dalle varie proposte di acquisto collettivo tuttavia è anche vero che il Forum nasce come spazio di discussione numismatica e che per i vari acquisti ci sono i vari negozi fisici e online, convegni, mercatini ecc. Pertanto gli utenti che qui partecipano solo alle razzie, hanno secondo me sbagliato posto perché per gli acquisti ci sono ben altri spazi. Ritengo, e qui concludo, che le razzie devono essere un valore aggiunto del Forum, non costituirne la struttura portante!1 punto
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se può consolarTi , qualche settimana fà ho ereditate un pò di monete (e non mi ero mai interessato di numismatica) mi sono iscritto qui ed ho iniziato a scoprire che la maggior parte sono probabilmente false in cambio però ho scoperto questo nuovo (per me ) mondo davvero affascinante .Penso d'averci guadagnato molto di più che a ritrovarmi delle monete vere , per il momento leggo leggo e leggo , poi magari se la passione crescerà pian piano inizierò a collezionare chissà .1 punto
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Aspetti metrologici, storici e lessicali relativi alle frazioni in argento: mikrà kermata * * * * * Metrologia usata dalle colonie calcidesi Cenno metrologico e alla mancanza di lenti come ausilio visivo per gli incisori Aspetti metrologici delle frazioni – Onkion argenteo probabilmente di Himera (Diritto) Rovescio dell’Onkion con globetto – Excursus sul primo mondo ionico – Eraclito “Oro… merci…” Il primo mondo ionico: frazioni di Kolophon - dal post 384 e seguenti fino al 388 Da Eraclito fr. 90D.K., riflessioni lessicali sul termine “moneta” tra kremata e nomisma in Michele Faraguna Ancora sul primo mondo ionico ed Eraclito – tetartemorion di Kolophon 0,19 gr. – Post 391-392 Kerma / kermata (frazioni): potere d’acquisto e segni di valore Mikrà Kermata dall’obolo alla litra La litra siciliana e le sue frazioni Mikrà kermata – riferimenti in letteratura Il termine Obolos e la consuetudine di portarlo in bocca in Aristofane – Gli Uccelli Il termine Obolos e la consuetudine di portarlo in bocca in Aristofane – Le Vespe –post: 68 - 72 Kerma – storia del vocabolo Riflettendo sugli aspetti sotto cui osservare una moneta – post: 73 - 75 Lydia, 24esimo di statere, Creso 561-546 aC 0,42 gr. Il Ripostiglio di Selinunte 1923 – composizione con riferimento anche ad Himera La scritta Obolos su bronzi di Metapontion Riflessioni su lettere arcaiche dell’alfabeto calcidese su serie oplitica di Himera1 punto
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Abakainon – Abacaenum (Zecca di emissione di età arcaica e classica) * * * * * Uno sguardo alla Storia e alla Monetazione di Abakainon 1. Siti esterni a LaMoneta.it: Monete di Abakainon in Wildwinds.com Monete di Abakainon – progetto Magna Graecia Coins Monete e storia di Abakainon - Digital Historia Numorum – B.Head, HTML by ED. Snible Le monete di Abakainon con relativi passaggi in asta: ricerca mediante le parole chiave Abakainon, Abacaenum, Abaceno Abakainon in Acsearch.info Abakainon in CoinArchives.com 2. Post all’interno della discussione Obolichepassione: Litra di Abakainon con al D/ ritratto frontale di ninfa/Apollo (?) - fine V secolo (epoca dei Maestri firmanti); R/ con scrofa e cucciolo, etnico ABA.: post 208-210 Rovescio della litra precedente, con scrofa e cucciolo, etnico ABA Altri esemplari di litra con ritratto frontale e scrofa con cucciolo - etnico ABA: post 209-210 Emilitra con al D/ testa di Ninfa; R/ scrofa, etnico ABA – post 211-212 Altri frontali da Abakainon – Cenni sulla zecca- Post 213-218 Litra con profilo di divinità maschile, Zeus (?) ed etnico suddiviso in ABAK al D/ e AINI sul R/. Post 219-220. Incipit del dibattito sui ritratti frontali: Ninfa Himera (al D/ dell’emilitra bronzea di fine V secolo), considerata quale terminus ante quem per lo schema dell’Arethousa di Kimon, Siracusa. Splendidi ritratti frontali al D/ di litrae di Abakainon. Continua il confronto stilistico con altri frontali su rari bronzi di Abakainon stessa (onkia di bronzo, post 261) e Metaponto (post 228-229) e su argenti di Motya, Katane (Apollo di Choirion ed Herakleidas), Siracusa (Aretusa di Kimon), Kamarina: dal Post 225 al 261 compreso. Emilitra rarissima di Abakainon, con profilo femminile ed etnico AB – post 264-265 Altra emilitra molto rara – etnico ABA - post 268-269 Confronto stilistico tra le testine di divinità maschile con capelli lunghi e passaggio ad un nuovo tipo con capelli corti Confronto con il profilo di Dionysos sulle litrae di Naxos – post 271-273 Abakainon – nuova variante? – Post 278-279 Abakainon (centro indigeno ellenizzato) e la punica Motya: riflessioni sulle iconografie monetali di questi due centri Litra di Abakainon, variante rara ad etnico ABAK Commento alla litra precedente. Altra litra con ritratto frontale, post 291-292 Litra “dubbia” di Abakainon ABA-KAIT(???). Confronto con la variante ABA-KAINI sicuramente autentica (esemplare NAC 33/2006 n. 58) 3. Altra discussione nella Sezione Sicilia Greca Abakainon, Emilitra Campana 12: D/ Ninfa, variantecon capelli riccioluti; R/ cinghiale, etnico ABA (Discussione nella sezione Sicilia greca)1 punto
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Monete da 1 Reichspfennig: http://www.lopezcoins.altervista.org/germania/terzo_reich_369.pdf Monete da 5 Reichspfennig: http://www.lopezcoins.altervista.org/germania/terzo_reich_370.pdf Monete da 10 Reichspfennig: http://www.lopezcoins.altervista.org/germania/terzo_reich_371.pdf Monete da 50 Reichspfennig 1935: http://www.lopezcoins.altervista.org/germania/terzo_reich_368.pdf Monete da 50 Reichspfennig dal 1939: http://www.lopezcoins.altervista.org/germania/terzo_reich_372.pdf1 punto
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ecco il dettaglio del bordo... come vedi, la differenza c'è... eccome se c'è...1 punto
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mi dispiace raffreddare il tuo entusiasmo ma anche se le foto sono praticamente ingiudicabili posso dirti con certezza che non è una moneta originale...le perline del bordo anche se sfuocate parlano chiaro...fai il confronto con gli esemplari del nostro catalogo http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-U1/101 punto
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Forse anche qualcosa più di un MB, ne ho viste di peggio spacciate per BB... dico qBB a vederla cosi. Penalizata dal segno di penna...1 punto
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Concordo pienamente con Numa e con Giovanna. Bisogna fare distinzione tra appuntamenti di carattere prevalentemente commerciale, come il NIP, e quelli culturali, come il SNI, anche se ovviamente si dovrebbe agevolare al massimo il "travaso" culturale in quello commerciale e viceversa. Il convegno di Vicenza rappresenta (o rappresentava ?) il top da questo punto di vista ma ha scontato di gravi carenze organizzative, non solo a una sola settimana di distanza da quello di Verona ma anche e al solito in coincidenza con l'importante convegno di Parigi (e infatti mancavano commercianti stranieri!). Erano forse contenti solo i veneti che non avevano problemi di andare all'uno e all'altro convegno. Non mi preoccupano molto le eventuali sovrapposizioni di piccoli convegni commerciali, che hanno carattere locale e soddisfano essenzialmente i collezionisti del posto e quelli ci saranno sempre.... Quello che si dovrebbe fare è invece individuare quelli di maggiore risonanza e vedere il loro grado di sovrapponibilità e magari, in alcun casi, studiare la possibilità di "sposare" una manifestazione eminentemente culturale con quella commerciale. I responsabili organizzativi possono essere diversi, ma almeno concordare sulle date. Faccio un banale esempio, se il NIP si faceva a Milano e nello stesso giorno o meglio nel giorno seguente all'assemblea del SNI, sicuramente si assicurava un'ottima affluenza di collezionisti interessati anche a seguire l'intervento sul Grosso. Ovviamente le due manifestazioni potranno essere svolte in luoghi diversi, ma comunque facilmente raggiungibili possibilmente con la metropolitana. In questo caso quelli che abitano più lontano avrebbero pianificato una trasferta. Manca veramente lo spirito e lo sforzo su come meglio coniugare le due grandi anime della numismatica, il commercio (ovviamente legale!) e la cultura, che hanno tanto bisogno l'uno dell'altra.....1 punto
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Quando lavoravo assiduamente al Catalogo Euro, seguivo attentamente anche i lavori per il Catalogo della Lira. Spesso capitava che un utente chiedesse il perchè non potesse vedere i risultati delle aste nel Catalogo Lira. Tutti o quasi abbiamo un catalogo cartaceo a casa con valutazioni sballate, mentre quelle delle aste numismatiche danno un'idea precisa dei prezzi di mercato. Chiaro che i visitatori del Catalogo Lira volessero vedere subito i realizzi delle aste. A questi utenti, talvolta con pochi messaggi e poca età sul forum, veniva gentilmente risposto: "se vuoi vedere le aste del Catalogo, inserisci 10 foto o 10 realizzi di aste a piacere". La prima risposta di molti era: "è una vergogna, il catalogo è gratis e mi si chiede di contribuire per vedere le aste, non vale!". La richiesta di contributo era minima, ma alcuni si sentivano offessi dalla richiesta, altri invece semplicemente realizzavano 10 foto e inserivano i realizzi e potevano usufruire del servizio. I primi continuavano a lamentarsi, i secondi con un paio d'ore di lavoro risolvevano il problema. Mi sembra che il regolamente per le razzie porti ad una discussione simile, anche se i limiti di partecipazione sono, in alcuni casi, più restrittivi. Ma le richiesta sono le stesse. Vuoi accedere a questa opportunità? Contribuisci al forum! Penso che i responsabili chiedano semplicemente a tutti garanzie di lunga ed effettiva partecipazione e crescita del forum in cambio della adesione alle razzie. :give_rose:1 punto
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lo so,era per dare il via a rick2 (sò che è uno bravo)gli volevo dare un'indizio per iniziare.1 punto
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DE GREGE EPICURI Sostanzialmente d'accordo: 317-289 a.C., non giurerei invece sulla T sopra al toro: le tipologie sono diverse, e anche le lettere ed i simboli.1 punto
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Qualche rinuncia per questo splendore ci può assolutamente stare ;) . Semplicemente fantastica: i capelli, le basette e i dettagli dello stemma al rovescio si fanno perdonare ampiamente i colpetti sul bordo; un piacere ammirarla, chapeau!1 punto
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C'è anche l'elenco del Marini che è fatto abbastanza bene, anche se parziale per quanto riguarda le indicazioni dei periodi di conduzione. La sigla può essere sciolta per l'appunto in Aosta Mario D'Alvigi. Se si fa un controllo incrociato coi nomi delle maestranze, i dati delle ordinanze e si comparano le tipologie si desume che questa è l'attribuzione più convincente. Resta poi validissimo tutto quello che ha detto Savoiardo. I ragionamenti che stiamo conducendo sulle sigle, sulle attribuzioni e sugli stessi nomi dei maestri di zecca devono essere condotti con basi più solide delle attuali. Ci sono molte mancanze in letteratura e i dati riportati sono spesso contraddittori. Senza contare poi il problema di maestranze i cui nomi sono conosciuti solo indirettamente, ad esempio perché citati in altri documenti che nulla hanno a che fare con le zecche sabaude. Non ho il piacere di conoscere questo Rovera ma mi auguro che stia conducendo un attento lavoro di revisione, con criteri degni della migliore ricerca prosopografica. Sarebbe importantissimo censire anche le sigle e validare quanto effettivamente riportato dai testi. La sigla ML assegnata al D'Alvigi è un esempio, ma non è il solo. Se ha tempo è voglia in Archivio di Torino ci sono metri lineari di documenti da scoprire. E.1 punto
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Il Duboin e il Lade sono la Bibbia per l' ingegnere Rovera , ne parlavo con lui giusto domenica al raduno numismatico Studiosi che hanno applicato una metodologia scientifica nei loro scritti Invece sul Promis avanza qualche dubbio in particolare sui rendiconti a volte divergenti da quelli riportati dagli autori citati precedentemente Il suo lavoro per quanto riguarda la parte di testo e' finito manca tutta la parte fotografica Intanto anche il Cudazzo e' all' opera su un nuovo libro piuttosto differente dal MIR Vedremo1 punto
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<<Se faciano li pizoli o moneta de rame... et grossa al modo delle medaglie antique con la imagine de la Maestà Sua et con lo reverso di qualche digna cosa come ad lo S. Conte de Magdalone et a V.S. parerà...; et perciò le S.V. habiano hieronimo liparolo stampatore et fazano fare li cugni secundo parerà al detto S. Conte,...>> Partendo da questa frase è facile comprendere che il re era affascinato dalla monetazione classica e su consiglio del Conte di Maddaloni Diomede Carafa, grande esperto di antichità, si conierà questa moneta con al D/ la testa radiata del re ed al R/ il cavallo simbolo della città partenopea, a cui sarà aggiunto il motto EQUITAS REGNI (Giustizia nel Regno) riferendosi alla nuova moneta (di giusto valore) e giocando con la parola equus (cavallo). Prima di procedere oltre mi soffermerei proprio sul fatto che il Re fosse affascinato dalla monetazione antica. Infatti è da ricordare che fu lui uno dei primi (se non il primo) a fare un bando a tutela dei ripostigli monetali. Questo decreto, già pubblicato da Giovanni Pansa e riportato nel Supplemento all'opera Le monete del Reame delle Due Sicilie An. II Maggio/giugno 1912 n°5-6 pag. 24-26 così recita: Banno et comandamento da parte del S.mo S. Re don Ferdinando per la diuina gratia Re de Sicilia hierusalem et ungarie che attencto et considerato lo laborar dello argento de bassa liga, cio e meno de quactro carlini quale ha informatione la prefata Maistà farese in quisto Regno per alchuni aurifici, et dar certa accascione sive materia ingandare multe persone in lo comparare dello argento per maior prezo del iusto vole ordena et commanda la prefata Maistà non scia aurefece alchuno che dalla publicatione del presente banno in antea ause o presuma laborare o fare laborare o vendere argento de più bassa liga de minor preczo de quactro carlini per onza et se alchuno aurifice presumesse fare lo contrario vole la prefata Maiesta che incorra in pena de onze quactro et de perdere lo argento laborato et per ciaschuna volta che contraverra applicandola alla regia corte: preterea vole ordena et commanda la prefata Maiesta che omne persona de qualsevoglia Stato grado et condetione se scia la quale dalla publicatione del presente banno in antea per qualsevoglia via et modo trovarà in quisto iamdicto regno medaglie d’auro de argento over de rame od altro metallo quelle non le debia desfare ne fundere ne occultare, ma per servitio della Maiesta predicta le debia conservare diligentemente, et subito dare notitia et revelarle alla sua Maiesta et per sua parte alli officiali delle provincie terre et lochi dove se trovarando dicte medaglie quali officiali vole la prefata Majesta per sua parte doneno ad uso delli decti inventurj de esse medaglie al nobile et fidele dilecto suo Hieronimo Liparolo mercatore dello argento et scultore delle stampe della nostra zeccha ouero ad suo substituto quale darra delle dicte medaglie preczo iusto et convenevole per parte de epsa Maiesta et chi farra lo contrario et la dicta Maiesta ne hauera per altra via notitia che alcuna persona del decto regno hauerra trovate o saperra chi agia trovato dicte medaglie vole la prefata Majesta che incorra in la pena supradicta applicando similemente ad la regia corte et chi per altra via farra notitia ad epsa Maiesta de dicti laboratutj et vendituri de argento et inventurj de medaglie ut supra vole ne habia et conseque la quarta parte de tucto quello che per sua delatione sarra acquistato Justamente ad epsa corte tenendo sempre dicta parte et l’altra sempre occulta. Datum in civita Sarni die vij maij 1470 Rex Ferdinandus Da esso possiamo notare come il re sia interessato alla monetazione classica e ordina, pena la perdita del ritrovamento e la multa di quattro once, che queste monete vengano consegnate all'incisore Geronimo Liparolo o suo sostituto, proprio per dare la possibilità a quest'ultimo di trarre spunto per la coniazione di nuove monete ispirate a modelli antichi. Si possono osservare nel seguente articolo, presente sul nostro forum alla sezione articoli a firma di Alfredo Infusini, alcune monete che in qualche modo potrebbero aver ispirato il "nostro" cavallo. http://numismatica-i.../cavallodue.pdf1 punto
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confermo l'ufficialità della moneta. non è imitativa (nel senso che non è un radiato imitativo realizzato nella stessa epoca dell'emissione ufficiale, qualora giovanni non conosca il fenomeno delle imitative). quanto ad aiuto... direi che ne è stato profuso molto! :) ci sono alcune monete (e questa è una di quelle) che finiscono periodicamente in questa (e in altre) sezioni... una cosa piacevole, secondo me, è quella di provare a cercare di identificarle da sé, spulciando un po' di messaggi... anche se mi rendo conto che per uno che inizia, sia tutt'altro che semplice!!! quindi, mi sento di lasciare un consiglio a giovanni: visto che ora sai e hai identificato la moneta, se vuoi saperne di più, fai una ricerchina nel forum e trova un messaggio che avevo lasciato io in merito alle imitative di questa tipologia (divo consacratio) e a cercare qual è la "sorella stretta" di questa moneta e la sorella meno comune ;) infine: anche se il valore economico è pressochè nullo (per intenderci nessun commerciante te la rileverà mai) per me è una bellissima moneta ricca di fascino e storia! complimenti!1 punto
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A quanto ha già detto Numa posso aggiungere che l'operazione di questa iniziativa non è stata semplice,cercare di unire anime diverse non è immediato, mi sembra che lo sforzo e il risultato possa essere un buon risultato sulla via di una sempre maggiore cooperazione tra i vari attori della Numismatica Italiana ; in questa iniziativa hanno creduto in diversi del forum , che a vario titolo hanno collaborato, e che dobbiamo ringraziare , Numa in primis che ha voluto questa giornata, la stessa Società Numismatica Italiana che ha permesso e concesso questa organizzazione. Inoltre un grande ringraziamento deve essere rivolto al Prof. Saccocci che sarà il relatore della relazione sulla nascita del grosso, tema che sta appassionando i nostri utenti del forum. Due parole a chiosa ancora, entrambe le realtà avranno un vantaggio specifico e reale da una collaborazione di questo tipo, per Lamoneta è evidente, un'ulteriore legittimazione in campo numismatico, ma anche per SNI . Io questa giornata la paragono un pò a quelle giornate che oggi si fanno del tipo, liceo aperto per tutti, università aperta per tutti, gli " open day ", questo è anche per SNI , un " open day ", il lamonetiano arriverà al termine di un'assembea annuale, vedrà il Consiglio, il Presidente all'opera in un ambito la Sala Trivulziana del Castello che vale da sola la visita, potrà sentire la relazione e porre domande al Prof. Saccocci, avere un momento conviviale tra tutti, poter entrare e accedere alla Biblioteca della Società, conoscere il mitico dott. Girola , vero motore della Biblioteca,capire che testi e documenti sono raccoti in questa storica biblioteca. Chi non conosce avrà, se vorrà, la possibilità di ritornarci e chissà magari iscriversi . Ma l'aspetto che ritengo diventerà , il vero momento, per i lamonetiani e anche non ovviamente,, sarà lì, in Biblioteca, dove alcuni collezionisti potranno anche vedere e commentare qualcuno di questi grossi, io mi fermerei alla prima fase, al primo tipo,essendo la relazione sulla nascita del grosso. Ecco io sognerei , ma i sogni sono sogni, di più non si può fare, che fosse lo stesso Prof. Saccocci a commentare qualcuno di questi grossi anche per una sola mezz'ora insieme ai lamonetiani, se no sarà bello lo stesso perchè lo scambio di conoscenze anche tra di noi che apprezziamo questa monetazione sarà premiante comunque. Ma Dabbene è e rimarrà sempre un sognatore...... P.S. prossimamente per preparare l'evento, evitando il tema specifico della relazione, magari si potrebbe approcciare all'argomento sui primi grossi italiani, vedendo insieme quando sono stati coniati, le loro caratteristiche, la loro iconografia, le città che per prime hanno creduto in questa moneta e perchè no, vedere da parte di qualche nostro utente generoso e virtuoso, postandoli, qualcuno di questi esemplari, buon lavoro e buon proseguimento a tutti i lamonetiani M.L.1 punto
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Nell'asta CNG live in corso ecco di nuovo Lopadousa, con una stima di soli 150 $: http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=204195 Di queste monete abbiamo già parlato in due interessanti e vivaci discussioni:1 punto
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Ciao segnalo che nella prossima asta Hirsch n. 280 è in vendita questo esemplare, lotto 4164, purtroppo è abitudine di riportare raramente il peso delle monete ...che per la monetazione greca è fondamentale... Secondo me proviene dalla stessa copia di conii dell'esemplare Cng.....stesso occhio ...e stessi particolari del pesce al rovescio..oltre che della leggenda.. ciao sku1 punto
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Ringrazio Duca e Acraf. Chiedo scusa della mia tardiva risposta: ancora mi smarrisco navigando in questo mare magnum. Gli studi specifici su SIXA li ho letti. Grazie comunque della disponibilità. Trovo la discussione del topic 38073 (non è l'unica!) molto ben articolata, intellettualmente prima ancora che nel contenuto. Non intendo entrare ulteriormente nello specifico (ammesso che vi sia la possibilità, stanti le conoscenze attuali). Piuttosto, SIXA si relaziona con culti misconosciuti di divinità fluviali siceliote. Confesso che quella discussione va più volte riletta e meditata, cosa che sto facendo. E' un miracolo che il grembo delle terre siciliane in aree sperdute ne (le piccole monete di argento) abbia custodito rari campionari che sono emersi per la gioia degli studiosi. [G. Manganaro] Con la più grande Stima, Mylae Mylae1 punto
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