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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/06/12 in tutte le aree
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Un cordiale saluto a tutti Nell’ambito di dinamizzare il coinvolgimento degli appassionati della monetazione medioevale e anche per favorire l’incontro e lo scambio diretto tra appassionati, studiosi, collezionisti, forumisti e soci SNI, abbiamo pensato di realizzare una piccola iniziativa che potrà interessare quanti si interessano di numismatica medioevale. Abbiamo pensato ad una giornata (diciamo mezza giornata J ) dedicata alla monetazione Grossa in Italia. Tale piccolo evento consisterà in una parte più didascalica, condotta dal Prof. Andrea Saccocci che ci farà una piccola introduzione sull’argomento, seguita da un momento più conviviale dove gli appassionati, forumisti, soci SNI e non , potranno ampliare e continuare il confronto e le proprie discussioni su questo appassionante tema. La prima parte, quella della presentazione da parte del Prof. Saccocci sull’Origine della Monetazione Grossa in Italia, si terrà nell’ambito dell’assemblea annuale della Società Numismatica Italiana (SNI) che , come di consueto si svolgerà presso la Sala Trivulziana del Castello Sforzesco a Milano il 31 marzo 2012 (orario indicato 11 di mattina). Successivamente si potrà mangiare un panino insieme e proseguire le discussioni e i confronti presso la Biblioteca della SNI, (via Orti 3 a Milano – zona Porta Romana) dove ci farà gli onori di casa il Bibliotecario, Dr. Giuseppe Girola che ci illustrerà anche la storia della biblioteca e i servizi della stessa messi a disposizione dei soci ma anche di tutti gli appassionati di numismatica. . Si è pensato a tale momento di incontro soprattutto nell’ottica di vivacizzare lo scambio di pareri, dati, informazioni e idee , che già avviene in modo molto presente e attivo sul Forum tra gli appassionati di questa monetazione. Offrendo la possi bilità di un incontro, si va oltre lo scambio puramente virtuale, permettendo di arricchire la comunicazione e il trasferimento di esperienze tra quanti partecipano già alle discussioni in tale ambito. Questa iniziativa vede di nuovo una cooperazione tra la SNI e il Forum LaMoneta, o meglio un’aggregazione tra gli appassionati dei due consessi con lo scopo, sempre primario, di contribuire ad espandere e arricchire le conoscenze in ambito numismatico con iniziative che siano insieme occasione di studio, di incontro ma anche di divertimento. Vi attendiamo il 31 marzo a Milano con le vostre idee, le vostre proposte e magari anche qualche ..moneta da mostrare. Ringrazio tutti coloro che stanno contribuendo alla realizzazione di tale iniziativa, in particolare l’amico Dabbene, grande appassionato di questa monetazione J . .5 punti
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A quanto ha già detto Numa posso aggiungere che l'operazione di questa iniziativa non è stata semplice,cercare di unire anime diverse non è immediato, mi sembra che lo sforzo e il risultato possa essere un buon risultato sulla via di una sempre maggiore cooperazione tra i vari attori della Numismatica Italiana ; in questa iniziativa hanno creduto in diversi del forum , che a vario titolo hanno collaborato, e che dobbiamo ringraziare , Numa in primis che ha voluto questa giornata, la stessa Società Numismatica Italiana che ha permesso e concesso questa organizzazione. Inoltre un grande ringraziamento deve essere rivolto al Prof. Saccocci che sarà il relatore della relazione sulla nascita del grosso, tema che sta appassionando i nostri utenti del forum. Due parole a chiosa ancora, entrambe le realtà avranno un vantaggio specifico e reale da una collaborazione di questo tipo, per Lamoneta è evidente, un'ulteriore legittimazione in campo numismatico, ma anche per SNI . Io questa giornata la paragono un pò a quelle giornate che oggi si fanno del tipo, liceo aperto per tutti, università aperta per tutti, gli " open day ", questo è anche per SNI , un " open day ", il lamonetiano arriverà al termine di un'assembea annuale, vedrà il Consiglio, il Presidente all'opera in un ambito la Sala Trivulziana del Castello che vale da sola la visita, potrà sentire la relazione e porre domande al Prof. Saccocci, avere un momento conviviale tra tutti, poter entrare e accedere alla Biblioteca della Società, conoscere il mitico dott. Girola , vero motore della Biblioteca,capire che testi e documenti sono raccoti in questa storica biblioteca. Chi non conosce avrà, se vorrà, la possibilità di ritornarci e chissà magari iscriversi . Ma l'aspetto che ritengo diventerà , il vero momento, per i lamonetiani e anche non ovviamente,, sarà lì, in Biblioteca, dove alcuni collezionisti potranno anche vedere e commentare qualcuno di questi grossi, io mi fermerei alla prima fase, al primo tipo,essendo la relazione sulla nascita del grosso. Ecco io sognerei , ma i sogni sono sogni, di più non si può fare, che fosse lo stesso Prof. Saccocci a commentare qualcuno di questi grossi anche per una sola mezz'ora insieme ai lamonetiani, se no sarà bello lo stesso perchè lo scambio di conoscenze anche tra di noi che apprezziamo questa monetazione sarà premiante comunque. Ma Dabbene è e rimarrà sempre un sognatore...... P.S. prossimamente per preparare l'evento, evitando il tema specifico della relazione, magari si potrebbe approcciare all'argomento sui primi grossi italiani, vedendo insieme quando sono stati coniati, le loro caratteristiche, la loro iconografia, le città che per prime hanno creduto in questa moneta e perchè no, vedere da parte di qualche nostro utente generoso e virtuoso, postandoli, qualcuno di questi esemplari, buon lavoro e buon proseguimento a tutti i lamonetiani M.L.4 punti
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Buona serata No, dubbi non ce ne possono essere. Gli appassionati che hanno trovato nel forum un momento di aggregazione oramai imperdibile, sentono ora anche la necessità del contatto fisico con monete che, spesso, hanno visto solo in fotografia ed incontrare i collezionisti con i quali abitualmente si intrattengono virtualmente, nonché dei docenti che, sempre più spesso, partecipano con entusiasmo nel nostro forum. Quale luogo migliore per appagare tutte queste aspettative se non nel tempio della numismatica italiana? Quale opportunità migliore per tanti appassionati se non trovarsi a colloquiare con veri specialisti della monetazione che collezionano anch'essi? Quale altra occasione potrebbe vedere tutte queste "anime" del collezionismo riunite? Mi spiacerebbe veramente constatare che ci sono persone che ancora non hanno inteso ciò che si sta creando, giorno dopo giorno e grazie allo "strumento" informatico. Questo è il futuro, una interazione a 360° gradi; ciò che era solo ieri (non l'altro ieri) è già il passato. Mi auguro anch'io che il Prof. Saccocci possa fare parte dei "nostri" nel dopo assemblea. Io ci spero. Saluti Luciano3 punti
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Il 40 franchi coniato a Napoli nel 1810 è una delle monete maggiormente ambite dai collezonisti del periodo napoleonico. Batttuta da due conii differenti e per mano di due grandi incisori partenopei Arnaud e Morghen, se ne contano di una ventina di esemplari tra le due emissioni. Oltre ai pezzi in oro si conosce un esemplare del conio Morghen in piedfort (Pagani Prove 753), venduto nel 1956 Asta Ratto lotto 1040 e realizzò quanto l'80 lire 1821 di Vittorio Emanuele I, che già ai tempi era una moneta di successo. Nella produzione più o meno apocrifa si inseriscone le emissioni in piombo, e piombo ramato (Pagani Prove 754 in stagno). In mancanza di altro, queste emissioni possono riempire il vuoto del pezzo in oro oppure dell'ancor più raro in argento. Per la cronaca il conio del Morghen è il meno raro dei due, e per saperne di più vi è un interessantissimo articolo di Carlo Prota - Napoli Settembre 1931 che documenta la storia di questa sfortunata emissione. D/ GIOACCHINO NAPOLEONE RE DEL * DUE SICIL * testa nuda a sinistra con lunghe basette, nel taglio del collo N.M., Rv: PRIN E GRAND'AMMI DI FRAN 1810, nel campo tra due rami di alloro a corona legati alla base FRANCHI / 40 Taglio liscio Piombo verniciato a rame gr. 7,090 Asta Montenapoleone 4, Milano 1984, n. 1617 Collezione prove Gen. Rocca (?),2 punti
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Complimenti a tutti, non si può neanche imbrogliarvi. Infatti io ho postato un denaro piano di FEDERICO II solo per una miglior lettura. Il mezzo denaro o terzaruolo della Prima Repubblica che ho in collezione è altrettanto ribattuto e di difficile lettura, bisogna accontentarsi in quanto è una moneta rarissima.2 punti
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I miei più ammirati complimenti a Picchio per aver aperto una discussione di elevatissimo spessore e di indiscutibile interesse. Ringrazio tutti inoltre per aver condiviso le immagini di tanti rari esemplari in oro e in altri metalli. Per puro amore di completezza, aggiungo la scansione della pagina del Pagani "Prove e Progetti" di cui si è tanto discusso. Sono censiti due esemplari. Il primo in argento, di elevato peso e spessore, passato in asta Ratto, di cui viene pubblicata la foto. Il secondo in stagno, privo di riferimenti pondometrici e di immagine, appartenuto alla collezione Florange Ciani: Ma a catturare tutta la mia attenzione è il nome di Niccolò Morghen. Pochissimi i riferimenti a me noti su questo personaggio, tanto che persino l'eccellente "Medagliere" del D'Auria lo liquida sbrigativamente nelle notizie biografiche, riferendo solamente delle medaglie a lui attribuite tra il 1790 e il 1802. E infatti il suo monogramma compare su alcuni dei più significativi esempi del gusto neoclassico alla corte dei Borboni, tra cui la medaglia premio ai professori di belle arti (1790) e quella per la spedizione in Lombardia del 1796. Ma il nome Morghen ha un'eco ben più profonda nella cultura napoletana del tempo, tale da rimpicciolire persino i nomi dei Perger e degli Arnaud. Filippo Morghen, incisore a bulino di origini fiorentine, fu autore con Giovanni di buona parte delle incisioni contenute ne "Le antichità di Ercolano esposte", l'imponente opera voluta da Carlo di Borbone per pubblicare gli straordinari reperti che stavano venendo alla luce durante gli scavi di Ercolano e di Pompei. L'opera, tirata in pochissimi esemplari destinati ai maggiorenti del regno, fu ben presto esaurita e invidiata da tutto il bel mondo d'Europa, che cominciava a vagheggiare il gusto pompeiano nelle arti applicate. Pochi anni dopo, a Firenze, Filippo fu peraltro autore di una curiosa opera illustrata, "Raccolta della cose più notabili vedute dal Cavaliere Wild Scull, e dal sig: de la Hire nel lor famoso viaggio dalla Terra alla Luna", che con il suo gusto bizzarro ed eccentrico anticipava di quasi un secolo le fantasmagorie di Grandville. Ma il nome più fulgido della stirpe è quello di Raffaello, nato a Portici nel 1761 da Filippo, che divenne il massimo divulgatore delle opere del Rinascimento italiano per mezzo del suo segno inciso dalla perfezione millimetrica. Sua la riproduzione a stampa del cenacolo vinciano, che immortalò l'opera di Leonardo prima che fosse irrimediabilmente danneggiata da infiltrazioni d'acqua, tanto da meritare una lunga evocazione nella Recherche di Proust come esempio utile a spiegare il concetto di "tempo ritrovato". Interessante notare come Leonard Forrer, nel suo monumentale Dizionario dei medaglisti e degli incisori di gemme, inserisca il solo Raffaello Morghen, attribuendogli una medaglia per Maria Luisa di Borbone con il figlio Carlo Ludovico duca d'Etruria, eseguita nel 1803 su disegno di Giovanni Antonio Santarelli; un'altra per Giovanni Fantoni del 1807; una per la visita a Milano di Ferdinando III d'Etruria (1814); e infine persino una non meglio identificata medaglia per Ferdinando IV di Napoli del 1792. Mi chiedo quale sia il rapporto di parentela tra il misterioso Niccolò e gli altri più celebri Morghen. E mi piacerebbe poter vedere in foto le medaglie attribuite a Raffaello dal Forrer.2 punti
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:hi: Buonasera ti posto porzione delle immagini dei 2,00 € Lussemburgo presenti nel nostro catalogo http://catalogo-euro.../moneta/E-LUF/8 in modo che ti sia più chiaro, come vedi sia i segni di zecca che i segni del direttore della zecca variano negli anni, la "S" negli anni 2005 e 2006 a destra della data2 punti
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Ebbene Conte di Nuova Latina cercherò porre risposte alla Sua sete di sapere: 1 - Fu indetto un concorso in zecca per la coniazione di questi pezzi in oro da 40 franchi, Vi parteciparono due abili incisori Achille Arnaud e Nicolò Morghen. Il primo utilizzò della lega d'oro presente in zecca, al titolo di 800 millesimi, infatti i pochi esemplari noti, oltre a quelli per il concorso e gli esemplari per i reali di Napoli e per l'Imperatore ed il Museo della Zecca di Parigi, sono "pallidi". Non piacquero al direttore di Zecca Marchese Giuseppe de Turris che li defì mal centrate e dall'orlo carente. Non recano le sigle dell'incisore e ... questo lo sanno in pochi ... hanno gli assi di conio contrapposti ed il bordo con una serpentina in rilievo. Sono dell'idea che i famosi 18 esemplari sempre portati come coniazione effettuta siano quelli di questo artista. Per compensare il titolo sono leggermente eccedenti nel peso 12,910 Andò meglio al Morghen con una esecuzione migliore e soprattutto l'utilizzo dell'oro a 900/1000 come previsto dalla pari monetazione francese. Peso di 12,666 e taglio con con globetti in successione ed assi paralleli (alla tedesca). I conii, una volta superata la commissione, presero a battere moneta che fu introdotta in commercio nel giugno del 1810, a tutti gli effetti moneta circolante e regolare, ma nel dicembre dello stesso anno furono ritirate; infatti, non vi era alcuna autorizzazione ne legge che le ammettesse al circolante. In seconda ragione la dicitura in franchi non era confacente alla nomenclatura nazionale. Piuttosto che altro non vi era una tabella di ragguaglio tra queste monete e quanto precedentemente coniato dai Borbone. Furono quindi ritirate e rifuse; chiaramente non tutte e vari esemplari sono giunti sino a noi. Stimo in circa venticinque esemplari tra collezioni private e musei del Morghen, e meno di una decina il tipo Arnaud. Non sono al corrente di passaggi a pezze da 50 o 100 franchi, tanto che non furono batutti per tutto l'Impero oppure durante la restaurazione. 2 - L'opera di Antonio Pagani sulle Prove e Progetti battuti in Italia, cita numerosi esempalri in piombo e piombo ramato, personalmente sono sempre dififdente di queste emissioni, ci sono quelle buone e quelle che buone non sono. Sarebbe un discorso lungo e ... mi sto godendo un buon bicchiere di vino ed ho poco spirito per pensare :) 3 - Perchè è sottile, meno della moneta che dovrebbe rappresentare, poco più di una lamina. 4 - Non ha l'orecchino ... è il punto di compasso nel conio che serviva a definire la distanza della legenda dal centro. Fora il conio e quindi si riempire in fase di battuta con un globetto di mettalo, è visibile in quasi tutte le monete. Mi auguro sia stato di Suo interesse, e grazie per la correzione si tratta del Pagani Prove 753.2 punti
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Se n'era parlato in diverse occasioni nel forum e un accenno l'avevo fatto in un post sulle tecnologie produttive dei radiati imitativi. In questi giorni mi sono imbattuto in un articolo (in francese) e pur con qualche difficoltà mi son dato alla traduzione e alla stesura di uno scritto (una sorta di sintesi dell'articolo) che vi pubblico come spunto per ulteriori analisi e approfondimenti. L'articolo, che si trova tranquillamente in rete, ha una ricchissima bibliografia per chi vuole addentrarsi nella materia ed è un'ottima sintesi degli studi noti fino al 2003 e quindi è materiale piuttosto recente. Buona lettura! Articolo di base: Les moules monétaires en terre cuite du III siècle: cronologie et géographie, Gèrard Aubin, in Revue numismatique, n. 159, 2003, pp 125-162 --------------- STAMPI MONETARI IN TERRA COTTA 1. Il materiale noto. J-P Callu nel suo libro La politique monetaire des empereurs romains de 238 à 311 del 1969 è stato il primo a fornire dei dati quantitativi sui quali argomentare e individuare una sistematizzazione cronologica degli stampi in terra cotta utilizzati per la produzione di monete romane (false e/o di necessità). Prima di lui diversi autori avevano citato o descritto stampi, ma senza mai affrontare una sistematizzazione d’insieme. Un corpus fondamentale dei repertori noti di questa particolare produzione lo si deve a J. Lallemand nel 1994, successivamente implementato con alcuni esemplari, all’epoca inediti o non ancora scoperti, da parte di G. Aubin nel 2003. Aubin, arrivando a censire 142 ritrovamenti (singoli e in gruppo) di stampi monetari, fornisce un quadro statistico preciso sulla conoscenza documentata di questo materiale individuando sostanzialmente quattro gruppi di materiale utilizzabile per uno studio della materia: per 18 ritrovamenti su 142 (12%) c’è una dettagliata catalogazione 8 ritrovamenti su 142 (5%) presentano una decina di stampi descritti 101 ritrovamenti su 142 (71%) offrono notizie imprecise, indicano qualche nome di imperatore e si limitano a descrive pochissimi esemplari per 15 ritrovamenti su 142 (10%) viene semplicemente indicata la presenza generica di stampi in terracotta senza alcuna indicazione di genere Nonostante ci sia un discreto quantitativo di materiale c’è al contempo una forte carenza documentaria, carenza spesso aggravata dallo stato di conservazione degli stampi stessi che in molte occasioni sono stati rinvenuti in frammenti. Proprio per la loro natura, infatti, questi oggetti non possono essere considerati alla stregua di strumenti seriali di un officina di coniazione in quanto il loro era un impiego prevalentemente di usa e getta. Il materiale in qualche maniera noto e censito (reperibile bibliograficamente) è il seguente: 2455 stampi provenienti da Pachten (Germania), 103 stampi da Verbe-Incarné a Lyon (Francia), 34 stampi da Melun (Francia), 100 stampi da Chateaubleau (Francia) 699 stampi da Saint-Mard (Francia), 16 da Rumst (Belgio), una sessantina di stampi da Arras (Francia), 151 da Lyon (Francia), circa un migliaio a Augst (Svizzera). 2. Datazione. L’attenzione sugli stampi viene generalmente catalizzata dal riconoscimento dell’impronta e dalla conseguente identificazione della moneta originale utilizzata per produrli creando così l’assunto consolidato della contemporaneità stampo/moneta. La produzione di questi materiali è concentrata tra il II e il III secolo con picchi in corrispondenza dei Severi, di Gordiano e Filippo e con una coda finale durante l’impero gallico. Nello studio dei ritrovamenti multipli di stampi viene utilizzata l’impronta più recente per la datazione dell’intera produzione utilizzando la medesima tecnica di datazione dei ripostigli monetali, tuttavia questa interpretazione lascia aperte molte problematiche collegate al sistema di fabbricazione di monete fuse. Gli stampi sono dotati di due valve indipendenti recanti una l’impronta del dritto e una del rovescio, tuttavia per realizzare una produzione seriale le valve venivano impilate in cilindri dove solamente le due estremità erano costituite da stampi singoli mentre quelli intermedi erano composti da valve accoppiate. I ritrovamenti hanno messo in luce come spesso le valve accoppiate presentassero dritti/rovesci non riconducibili allo stesso imperatore o alla stessa moneta: uno stampo proveniente da uno scavo a Corseul (Cotes-d’Armor) presenta su una faccia l’impronta di un dritto di un denario di Julia Domna e sull’altra faccia un rovescio di un antoniniano di Aureliano. Questo fatto crea ovviamente non poche perplessità e interrogativi per quanto riguarda una corretta datazione in quanto ci si trova di fronte a monete distanziate da un arco temporale piuttosto lungo (una sessantina d’anni) che ovviamente mettono in discussione la datazione di tutti gli stampi rinvenuti. Ci si trova di fronte a un fenomeno di falsificazione coevo o di poco posteriore rispetto gli originali oppure si tratta di una produzione realizzata in un periodo nettamente successivo alla coniazione delle monete falsificate? La presenza di ibridi realizzati a ridosso delle monete imitate non avrebbe forse creato qualche difficoltà di assorbimento nel flusso circolante? Infine un'altra circostanza rende difficile una corretta identificazione cronologica della produzione degli stampi in terracotta: accanto al relativamente elevato numero di esemplari (e frammenti) scoperti c’è una elevata penuria di rinvenimenti di monete fuse… virtualmente sembrano non esserci monete prodotte da questi stampi e quelle che ci sono, sono in numero fortemente esiguo. Un dato importante infatti per una collocazione temporale della produzione degli stampi in terracotta potrebbe venire dall’analisi della datazione dei ripostigli contenenti monete fuse. Gerard Aubin nel suo articolo fornisce questa tabella indicativa e non esaustiva dei ripostigli monetali utili a questa ricerca: [ripostiglio] [num. monete] [num. monete fuse su imitate] [autorità imitata] [termine ripostiglio] Eauzé > 28003 > 2? Su 25? > 1d Severo, 1d Julia Domna > 261 Saint-Boil > 7d + 515 ant. > 1/1 > 1 Postumo > 263 Cravent > 4410 > 7/122 (5,7%) > 3 Gordiano, 1 Filippo, 1 Volusiano, 2 Postumo > 270 Courcité > 3258 > 8 /124 (6,5%) > 2 Gordiano III, 1 Octacilia, 1 Decio, 1 Gallo, 3 Postumo > 271 Tournai > 1938 > 1/49 (2%) > 1 Postumo > 271 (281?) Saint-Maximin > 1437 > 4/64 > 2 Postumo, 2 Tetrico II > 273 Marboué > 1684 > 3/27 > 1 Gallieno, 2 Postumo > 274 Aldbourne > 5077 > 10/266 (3,75%) > 1 Gallieno, 1 Claudio II, 1 Postumo, 2 Vittorino, 5 Tetrico > 274 Cunetio > 54951 > 64/2149 (3%) > da Gordiano a Claudio e Tetrico > 274 Bourg-Blanc > 1d. + 825 ant. > 1/4 > 1d Caracalla > 276 Rouilly-Sacey > 3598 > 10/3032 (0,3%) > 2 Gallieno, 3 Vittorino, 5 Tetrico > 278 Bus-la Mésière > 782 > 1/70 > 1 Tetrico II > 278 Goeblingen-Miecher > 2769 > 7/259 (2,7%) > 1d Severo Alessandro, 2 Postumo, 3 Vittorino, 1 Tetrico > 279 Coleby > 7767+ > 67/786 (8,5%) > 16 Gallieno, 3 Salonina, 2 Claudio II, 1 Postumo, 34 Vittorino, 11 Tetrico > 281 Chalfont > 6682 > 2/197 (1%) > 2 Postumo > 281 Tattershall Thrope > 5074 > 19/24 (6,6%) > 1 Gallieno, 1 Salonina, 1 Postumo, 7 Vittorino, 7 Tetrico, 1 radiato non identificabile > 281 Saint-Maurice-de-Gourdans > 1272 > 2/328 > (0,6%) > 2 Tetrico II > 284 Normamby > 47909 > 74/2262 (3,3%) da Gallieno a Probo > 289 Infine un ulteriore contributo, seppur frammentario, alla datazione degli stampi in terracotta arriva dalle analisi stratigrafiche archeologiche dei rinvenimenti singoli. Laddove d’aiuto, il dato emergente da queste analisi individua il termine di datazione nel III secolo, attestandolo principalmente attorno alla metà con qualche sconfinamento all’inizio del IV secolo. 3. Distribuzione geografica. Contrariamente a quanto si possa pensare, la diffusione degli stampi in terracotta non copre l’intera estensione dell’impero romano bensì risulta fortemente delimitata in Francia, Germania, Belgio e Bretagna in un area fortemente coincidente con l’impero gallico. Certo sono noti alcuni ritrovamenti fuori da questa macro area, tuttavia la maggiore concentrazione si ha in queste località: Bretagna (29 siti), Belgio (23 siti), area di Lyon (12 siti), Germania superiore (9 siti), Germania inferiore (5 siti), Aquitania (7 siti). Per quanto riguarda l’Italia è noto solamente un ritrovamento a Padova avvenuto nel 1972 di uno stampo riconducibile al periodo 193-218 d.C. 4. Ipotesi e conclusioni. L’interpretazione dei dati raccolti si focalizza sul diramare di una duplice questione: si tratta di stampi realizzati per la produzione di moneta fraudolenta (falsi di origina privata) oppure di un rimedio ufficiale o quantomeno tollerato per sopperire la penuria di moneta circolante? Due grossi studi si sono concentrati sul cercare di dare una soluzione o quantomeno un’interpretazione più sicura a questo fenomeno. Il primo a opera di M. Andolfi basato sull’analisi di 2455 stampi in terracotta provenienti dalla città di Pachten da un sito riconducibile a un’officina di un artigiano falsificatore. Gli stampi identificati corrispondono a 141 monete originali: 114 denari da Commodo a Alessandro severo (più uno di Fustina II); 6 antoniniani di Julia Domna, Gordiano III, Filippo, T. Decio, T. Gallo e Valeriano II; 2 sesterzi di Marco Aurelio e Commodo e 19 assi da Marco Aurelio a Gordiano III. Un dato significativo riguarda lo stato di conservazione dei denari utilizzati per la realizzazione degli stampi che sono stati scelti pressoché fior di conio rispetto gli assi e i sesterzi. L’officina ha operato in un arco temporale che va dal 220 al 260 circa. Le osservazioni della Andolfi pongono l’accento sul fatto che tutta la produzione veniva realizzata in bronzo e leghe a pressoché nullo contenuto di argento anche nel caso di imitazione di denari, che il peso delle monete di bronzo imitate era inferiore dell’originale e che i prodotti realizzati dovevano servire il mercato locale e scomparvero al ripristinarsi del flusso monetario ufficiale. Il secondo studio a opera di Pilon, riguarda l’officina individuata a Chateaubleau dove gli stampi sono stati utilizzati per produrre essenzialmente antoniniani e sesterzi di Postumo e in minima parte di Tetrico. L’officina era di una certa importanza e rimase in attività in un primo periodo dal 260 al 275 producendo monete di buona qualità sia fuse che coniate e sia in rame che argento e tutte di gran modulo. Una seconda fase produttiva è poi da ricondurre al 276-280 dove è attestata esclusivamente la produzione di radiati imitativi di bassa qualità chiaramente moneta di necessità). L’analisi di questo sito mette in stretta relazione la produzione di moneta fusa con il periodo d’esistenza dell’impero gallico creando uno stretto parallelo con la produzione dei radiati imitativi di necessità. L’analisi dei dati non fornisce risposte certe, tuttavia è più che lecito supporre che la produzione dei denari fusi creati con stampi in terracotta sia da porre in relazione al periodo d’esistenza dell’impero Gallico e alla scomparsa che ci fu in quel periodo del numerario d’argento. Resta ancora da chiarire però se il fenomeno era dovuto alla confusione monetaria creatasi in quel periodo che permetteva e tollerava una simile produzione fraudolenta oppure alla reale necessità di mantenere nei flussi commerciali la presenza di monete in qualche modo riconducibili al denario. In sintesi, quali considerazioni conclusive, si può affermare che nella stragrande maggioranza dei casi gli stampi in terracotta sicuramente devono essere considerati di fabbricazione posteriore rispetto l’impronta che recano e che il fenomeno di produzione di moneta fusa fu di tutt’altra entità (non minore, addirittura minima) rispetto alla produzione dei radiati imitativi.1 punto
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Il 40 lire 1808 bordo in rilievo è stato coniato in un numero tutt'altro che esiguo di esemplari, oltre 210.000 (incluso il bordo incuso) che fanno di questa emissione la più copiosa per questo nominale (è noto che il 1814 fu estratto il più anni). Riferendosi al Pagani classifica con il n. 11 il tipo normale ed 11b il tipo senza segno di zecca; Gigante ammette una variante o distinguo a seconda dell'apostrofo, se lineare n. 72 se curvo 72 bis, mentre l'assenza del segno di zecca n. 72a. Nei miei studi ho notato varie altre differenze nella data, la P di IMPERATORE, nella dimensione della coppa ed altre piccole varianti che portano a circa sei o sette i conii utilizzati, compreso il bordo liscio, senza dimenticare le dimensioni del tondello. Vi riporto di seguito un campione per il tipo P chiusa, data che tocca il collo, apostrofo lineare, coppa media, tondello stretto. Non so se sia più o meno raro degli altri e credo faccia poca differenza, ciò che considero straordinario è la patina che si è formata sull'oro principalmente al rovescio. Immagino ci sia stato un concorso di agenti esterni incredibile per creare la macchia rossa. Regno d'Italia Napoleone I (15 marzo 1805 - 11 aprile 1814) 40 Lire 1808 Milano Oro grammi 12,890 diametro 26,33mm D/ melagrana NAPOLEONE IMPERATORE E RE coppa, testa nuda a sinistra, sotto al collo 1808 (data in punta al collo)/M Rv: REGNO - D'ITALIA, aquila imperiale francese caricata dallo stemma del Regno d'Italia; dietro, manto sorretto da alabarde e sormontato da corona, puntali aguzzi, all'esergo 40•LIRE Taglio ☆ DIO PROTEGGE L'ITALIA su filetti in rilievo (B) ↓ Rif: Pagani 11, Crippa 24/C ©, CNI 32, VG 1304, Friedberg 5 Ratto Milano 1/2/85 Nota, 212.583 esemplari coniati per tutti i tipi conosciuti (Bordo incuso, in rilievo, liscio, ed in rilievo senza segno di zecca).1 punto
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non potendo presentare dei "pezzi da 90" come quelli che pier ci permette di ammirare mi accontento di piccoli "spiccioli" che mi affascinano e mi intrigano enormemente.. è questo il caso di questa piccola moneta di Carlo II, la più piccola della serie di sua coniazione, un obolo. L'ordinanza per questa tipologia è del 1514, che li definiva con un titolo di 0,14 denari ed un taglio di 402 pezzi al marco Il problema di questi oboli è che non si riesce a definire quali siano quelli di viennese e quelli di bianchetto, allora sono sempre stati raggruppati, nella bibliografia della monetazione sabauda, in un solo gruppo. Questo esemplare ha la fortuna di avere ancora riconoscibili le sigle dello zecchiere, C F, corrispondenti a Francois Savoie per la zecca di Chambéry. D/ Nodo savoia in palo affiancato da due anellini, in legenda: croce KROLUS II DUX R/ croce piana accantonata da 4 globetti, in legenda: croce SABAUDIE C F Tutti gli oboli di Carlo II sono comunque abbastanza rari e, nonostante gli ultimi ritrovamenti, vista la piccola dimensione sono difficili da reperire in conservazioni che ne permettono la completa lettura e la perfetta identificazione, personalmente questo è solo il terzo che ho la possibilità di vedere e per fortuna di aggiungere in collezione.1 punto
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Amando i grossi moduli non poteva mancare in collezione questo esemplare : Scudo Vecchio da 5 Lire 1733 Carlo Emanuele III D/ CAR EM D G REX SAR CYP ET IER Busto del re corazzato a destra con il collare , sotto fioretto tra due punti R/ DVX SAB ET MON TISF PRINC PED Scudo completo , coronato, in un grande ornato con collare attorno e due leoni accovacciati ai lati in alto la data 1733 T/ Tondini concatenati Argento 42 mm. , gr. 29,90 / 29,49 Zecca di Torino Mir savoia 925 , Biaggi 791a , Simonetti 12 , CNI Vol.I 11/15 La tipologia dello Scudo d' argento da Lire 5 al nome di Carlo Emanuele III , venne prescritta alla zecca di Torino con la prima ordinanza del 18 aprile 1733 ,al taglio di 8.1/4 pezzi al marco e titolo den. 11 ; alla quale , con identiche caratteristiche metrologiche ne fecero seguito altre due rispettivamente del 25 luglio 1733 e 18 dicembre 1733. Le tre ordinanze fissarono una produzione di scudi per un valore complessivo di un milione di lire pari a 200.000 pezzi Delle pezze ritrovate le date conosciute risultano 1733-1734-1735 (tratto da E.Biaggi Otto secoli di storia delle monete sabaude Vol.III)1 punto
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Per quanto scettico sulle prove di piombo, piombo ramato o verniciato a rame, su questo esemplare ho ragionevoli elementi per considerarlo autentico oltre al parere di due noti commercianti studiosi e periti. Si tratta di una moneta di difficile attribuzione … al diritto l’inequivocabile ritratto dei principi di Lucca non ammette alcun dubbio sull’autorità emittente, il rovescio ci porta a ragionamenti ben diversi. Sarebbe da fare chiarezza su alcuni elementi, è nota la riluttanza dei Baciocchi ad introdurre il sistema decimale in Toscana e, cedettero solo all’ennesima sfuriata di Napoloene, allor chè fecero battere a Firenze i 5 franchi e gli spezzati con l’argento recuperato dalle dismissioni monetali. Si batterono in Franchi, ma in Italia si usavano le lire, come a Napoli ed a Milano, Bologna e Venezia. Elisa di spirito ribelle ed indipendente forse avrebbe preferito dimostrare la propria autonomia dall’Impero con una coniazione in “lire”. Bellesia ignora questa moneta, eppure nota a pagina 107 n. 613 del Pagani Prove e Progetti, e riporta una nota interessante; i conii potrebbero essere opera di Carlo Sires (Galeotti) mentre Massagli e Vanni li attribuiscono Santarelli (sebbene non sia mai stato in effettivo servizio presso la zecca fiorentina). Se i conii fossero dei Sires, padre Luigi o figlio Carlo, si aprirebbe uno scenario storico numismatico assai interessante. Poniamo che la moneta sia stata battuta da Elisa con il diritto noto con i busti accollati, ed il rovescio, semplice con il solo valore in lire tra due rami di alloro (rappresentazione simile ai franchi dell’Impero). Il progetto potrebbe essere stato scartato dato l’obbligo di battere franchi e quindi accantonato. Baciocchi coniavano moneta a Firenze, la zecca di Lucca era stata chiusa con le ultime emissioni della Repubblica ma i conii venivano gestiti dai Sires. Con la restaurazione e la creazione del Ducato di Lucca nel 1824, regnante Carlo Ludovico di Borbone; ricompare nel 1834 il rovescio della lira, del tutto simile all’esemplare di progetto del Sires, ed il Landi con poca fatica potrebbe averlo riutilizzato a Lucca, le spese maggiori erano per l'appunto quelle di incisione dell'acciaio dei conii - e questo rovescio si prestava perfettamente alle necessità del caso. D/ FELICE ED ELISA PP. DI LUCCA E PIOMBINO, busti medi accollati di Elisa diademata e paludata e Felice a destra Rv. LIRA tra due rami di alloro legati in basso ed aperti in alto. Taglio leggermente rigato in obliquo ↓ Piombo ramato grammi 2,730 diametro mm 21,31 Pagani Prove 613 (questo esemplare), Bellesia Lucca manca. Ex Montenapoleone 4, Milano 1984, Collezione Gen. Rocca n. 1599.1 punto
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Probabilmente qualcuno la teneva nel portafogli come portafortuna e l'ha erroneamente spesa, in quanto a me sembra originale. Un saluto Mattia1 punto
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anzi... direi che è quella !! OBOLO di Guglielmo I° de la Roche Si legge la legenda Bel colpo ! Complimenti1 punto
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bizantina 6 nummi zecca di alessandria attribuibile ad Heraclio 610-618 S862 http://www.wildwinds...lius/sb0862.jpg io l attribuirei al primo periodo prima dell invasione persiana del 618 di Kushro II poi chi lo sa! sono 5 euro per l identificazione ti mando la fattura ?1 punto
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Seguo in "silenzio" ma con interesse la disussione. Ringrazio Teofrasto per i consigli che dà per analizzare a fondo le legende nelle monete, sono molto utili. P.S. e mettono la voglia di ristudiarsi il Finetti ;) Riccardo1 punto
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Aggiornamento prezzi Estonia 2.28 euro Finlandia 2.24 euro Grecia 2.40 euro Slovenia 2.20 euro Slovacchia 2.24 euro Spagna 2.28 euro Germania 2.24 euro Italia 2 euro I prezzi sopra dovrebbero essere definitivi, dovrei vedermi domani con il commerciante vi saprò dare notizie certe domani sera se riuscirò nell'incontro, tenete anche conto delle condizioni climatiche della mia zona. Lussemburgo 2.42 ?? manca il costo delle monete di b27 + spedizione Austria 2,17 ACCOMPLISHED Francia 2.13 ?? superbubu proprio oggi mi scrive che ha acquistato le monete, verranno spedite prossimamente quando si recherà in Italia e farà una spedizione assicurata. Belgio dato che il costo di spedizione era altissimo ho deciso di non avvalermi dell'amico lepro, che ringrazio nuovamente per la disponibilità. Proverò a trattare con il mio commerciante. Stimo il costo di questa moneta come quella finlandese 2.24 euro. Cipro (b27 ha fatto richiesta di 4 rotolini alla zecca cipriota ancora nessuna risposta) Malta (sia io che b27 abbiamo fatto richiesta alla zecca maltese ma nessuna risposta, lo sapete tutti che il costo è di euro 80 a rotolino + costi di spedizione) Portogallo (al momento Mirko8710 stà trattando per noi) Olanda Ho un contatto ma non ho nulla di certo Irlanda Non ancora trattata Moneta Spagnola non comune (Cattedrale di Burgos), la mia stima dovrebbe essere di euro 2.28 a moneta. Direi che è tutto1 punto
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Qualche breve nota sul soldo 1822, sperando che ci sia qualche informazione nuova per Luca che chiedeva notizie: Il soldo fu coniato nuovamente da Ferdinando III ad iniziare dal 1822 (direttore di zecca Giovanni Fabbroni, simbolo martello) ma con caratteristiche diverse da quello precedente con data 1791. Il Fabbroni venne a mancare nel dicembre 1822 e fu nominato al suo posto Luigi Poirot (simbolo stella) con atto del 29/12/1822 e che continuò la coniazione del soldo anche con data 1823. Dai documenti risulta una prima "tratta" del 17/10/1822 di 64.000 pezzi; il Pucci riporta una tiratura di circa 154mila pezzi del 1822 e 116mila con 1823, ripresa anche dal Gigante. A quanto sembra il soldo del 1822 esiste solo con simbolo martello (a differenza del quattrino 1822 che esiste sia con simbolo martello che stella, per quanto il Poirot sia stato nomimato direttore solo il 29/12... ma talvolta anche l'anno successivo si continuavano ad utilizzare coni dell'anno precedente). Non fu una moneta dal conio particolarmente "indovinato" tant'è che in un documento dell'epoca si trova "i furbi lo argentano ed i semplici lo ricevono per mezza lira, nè serve alle due monete essere iscritto il loro valore a solvere dall'inganno le classi infime del popolo di città e campagna che non sa leggere". Il soldo fu poi coniato ancora nel 1824 sotto Leopoldo II ma quasi immediatamente abbandonato anche a seguito dell'adozione di una nuova monetazione basata sul fiorino che almeno in teoria doveva rendere meno complicati i calcoli. Il Pucci riporta un solo tipo del soldo 1822, catalogato al n° 8 ed illustrato; mi sembra che i due esemplari mostrati da Luca e da Magellano siano del tipo illustrato anche sul Pucci. Tuttavia ritengo che siano stati utilizzati più coni data la tiratura, sia per il 1822 che il 1823 almeno; ad esempio allego l'immagine di un esemplare del 1822 che mi sembra abbia legggere differenze sia al D/ che al R/ rispetto alle precedenti: si tratta di piccole differenze di posizione nelle lettere in genere, niente di particolare, ma suffucienti a poter distinguere i coni. Probabilmente un'osservazione attenta potrebbe rivelare l'esistenza di qualche altro esemplare con seppur piccole differenze ancora. E' un tipo che come diceva anche magellano in genere ha difettucci di conio; ottimo l'esemplare di magellano ma ritengo molto buono anche quello di luca.1 punto
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Quello che hai detto tu Magdi rispecchia pienamente anche le mie idee, e mi convince sempre di più della bontà di questa iniziativa che se avesse un successo potrebbe essere replicata, ma sarete voi a dire, vorrei parlare di questo .....la prossima volta. Ecco fosse stato anche solo per te, per quello che hai detto, della possibilità che ti viene offerta di partecipare a una discussione di gruppo, speriamo anche col Prof. Saccocci,che mi fa pensare che era giusto che venisse fatta e che la strada giusta è questa, non ho dubbi su questo.1 punto
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il dubbio nasce dal fatto che la moneta che hai postato se autentica vale intorno ai 250 euri puo` anche darsi che sia vera , le foto son fatte male non lo dubito , ma sarebbe un colpo di :moon:1 punto
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Da un po' Dabbene mi teneva informato sul tema, sicuramente non mancherò. Mi pare veramente una bella iniziativa, che equivale un po' ad una "discussione del forum fatta dal vivo", siamo abituati qui sul forum a cogliere l'imput di un utente che introduce una tematica, seguito dagli interessati che intervengono, postano foto, buttano idee che poi vengono sviluppate ecc ecc... questa mi sembra una cosa molto simile, all'inizio l'intervento di Saccocci sarà un po' come un "post di input", seguito poi dalla discussione vera e propria in SNI, con interventi, monete ecc ecc... magari molti di voi hanno modo di sviluppare momenti simili spesso... personalmente non ho la fortuna di partecipare frequentemente a discussioni di questo genere (se non sul forum), quindi la ritengo un'iniziativa veramente imperdibile! :)1 punto
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Ciao, e' una bella monetina, a mio parere un'ottimo BB...questo soldo ( o ventesimo di lira) fa parte della monetazione di Ferdinando III per il secondo periodo (1814-1824),chiamato anche restaurazione,il simbolo del martello e' dello zecchiere Giovanni Fabbroni,1 punto
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Molto bello questo quartaro di primo tipo che ha dei segni sospetti alla destra del castello/porta urbica. Peccato non si veda la X di REX, che in queste monete è veramente artistica, in compenso c'è una bellissima RA, veramente notevole. Grazie.1 punto
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Ciao, forse non ho capito, al posto i 20 c., ti hanno dato una sterlina d'oro ( controllato il peso?), ma spiegaci bene il frangente, perchè se c'è qualche Benefattore..... arrivo anch'io.. :lol: saluti TIBERIVS1 punto
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I minuti sono monete bonsai che fino all'era del digitale non le voleva nessuno ma oggi con la possibilità di ingrandirle 100 volte sono le monete che più hanno da dire ed hanno più misteri da svelare di qualsiasi altra, spero tanto che qualcuno se ne occupi presto a studiarli seriamente. Io intanto l'ho messa nel catalogo http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GEV16/6 con mille ringraziamenti ad Antonio Bernardo.1 punto
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Bè, sì, in effetti l'etrusco basa una buona parte della sua grammatica sul verbo, come, del resto, anche il greco antico. Provate a leggerlo più piano, soffermandovi se avete un po' di tempo. Ho scritto solamente il modo di formazione dei verbi nel modo più schematico, poi magari i punti che non vi sono molto chiari possiamo vederli con degli esempi: la pratica è un'altra cosa. ;) Grazie per l'interesse che mostrate verso questa lingua. :)1 punto
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Non è detto che sia solo da rosario,ha l'appiccagnolo complanare quindi poteva essere anche portativo,le estremità sono fogliate e contorniate a bulino,fusione in bronzo/ottone,probabile datazione XVI- XVII sec.- sentiamo anche altri pareri,ciao Borgho.1 punto
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Certo che la collezione dei 2 euro commemorativi inizialmente abbastanza abbordabile a livello economico, ministati a parte, sta diventendo molto impegnativa. Ormai tutte le Zecche/Banche architettano le più diaboliche strategie al fine di spennare i poveri collezionisti. Proprio queste strategie economiche fanno passare la voglia di portare avanti la nostra comune passione.1 punto
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:D GF in monogramma quando si trova sotto al busto è compreso nella legenda... come puoi vedere anche nell'esemplare già a catalogo PHILIPP . III . DG . REX . ARA . VT . GF in monogramma - questa è quella che leggo al dritto dell'esemplare postato dami il tempo di recuperare il PR e ti rispondo ;)1 punto
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W-FIII/18-13 testa di filippo a destra, G dietro e GF sotto al busto, tosone a sinistra in anepigrafo... punto su questa tipologia :D un consigli che do per una perfetta catalogazione di questo nominale è sfogliare il CNI che riporta ogni tipo di variante ;)1 punto
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Anno 2011 Settembre 2011 è finalmente arrivato, la tanto estenuante attesa è giunta al termine e si può iniziare a "darci dentro". Nelle settimane precedenti, insieme ai miei collaboratori, ne abbiamo già parlato, inizieremo subito. Durante l'anno sono venute fuori numerose ipotesi e l'idea che si tratti di un pozzo votivo è sempre più giustificata. Una cisterna sarebbe troppo piccola, un pozzo sarebbe troppo in alto (40m sopra la prima falla). Io, coadiuvato da altre due persone fisse fuori (sicurezza in primis), rientro nel pozzo, finalmente ci riuniamo, dopo 11 mesi di attesa e questa volta ho tutte le intenzioni di vincere. Durante l'estate avevo sognato un possibile esito, ma su questo torneremo dopo. Sì parte! Come l'anno precedente uno scavo attento, cercare di desumere ogni qualsiasi situazione e azione umana; stratigrafia al limite! Purtroppo quest'anno il titolare della cooperativa, nonché mio insegnante di "corda" e grande amico, ha da lavorare, pagato, e dunque sarà poco presente e senza di lui non entro! La sorpresa arriva però dopo il quarto giorno di scavo, davanti a me, c'è una situazione che sarà da li in avanti la più complicata possibile. Finalmente un qualcosa, una testimonianza, niente di che all'apparenza, ma importante ai fini della soluzione dell'enigma: un piano di tegole. Piano di tegole non ancora del tutto scoperto A ben 9 metri di profondità, un piano di tegole perfettamente ricostruibili in superficie (scopriremo poi), si presenta sotto i miei piedi e inizia una carrellata di fotografie al limite, appesi a metà pozzo per creare delle mappe di distribuzione e per definire le varie unità stratigrafiche. L'emozione non tarda ad arrivare, sopratutto al momento nel quale le operazioni di estrazione iniziano. Ogni "cazzuolata" mi aspettavo di trovare un qualcosa, un qualcosa di importante...tolte tutte le tegole, sotto di me, una situazione ancora più paradossale. Mi trovavo a camminare e sopratutto, circondato, da enormi pezzi di dolium, un orcio che abbiamo stimato in seguito essere alto 1,80m e largo al centro 1,10m. La situazione era paradossale, quell'orcio sembrava come se fosse stato inserito intero, stavo trovando tutto l'orlo, e l'inizio della pancia. Come lo avevano inserito li dentro? Intero? Avevano dunque costruito il pozzo in concomitanza della deposizione di un qualcosa? C'era da impazzire, finalmente stavo scavando qualcosa di reale, qualcosa che apparteneva realmente a quel pozzo. Frammenti di orcio che mi circondavano e mi facevano da pavimento Le giornate andavano ora a rilento, adesso si richiedeva la massima attenzione e io già pensavo a come raccontarvi il tutto (in quei giorni lo spunto di questo Topic). Iniziamo a togliere l'orcio, pezzo dopo pezzo, cercando di verificare che i pezzi a parete non fossero realmente rimasti a quella maniera perché in principio, intero. Una mattina, come tutti i giorni, entro nel pozzo, inizio a scavare e intorno alle 10, mentre congetturavo fra me e me, in fondo al mio pozzo, la trowel passa su qualcosa di "morbido", di tenero. Si scopre davanti a me un osso. Durante i metri precedenti, frammenti di ossa animali erano stati trovati e per il momento decido di non dargli peso. Pochi minuti dopo ci ripenso, le ossa, avevo già visto essere in condizioni critiche e dunque prima di rovinarle decido di vedere cosa può essere. In silenzio, senza dire a nessuno cosa stavo facendo procedo con lo scoprire molto attentamente questo osso. Era un femore, ancora attaccato al bacino, spuntato pochi centimetri sotto. Il mio battito cardiaco sale alle stelle, un mix di "paura" e gioia e stupore. Chiamo i miei compagni: "Ragazzi, mi sa che ho trovato un po' di ossa", "Che genere di ossa?" mi rispondono, "E' un femore attaccato al bacino e a meno che gli etruschi non commerciassero gorilla mi sembra proprio di uomo!"....da sopra, il silenzio... La troupe si mobilita, in pochi minuti sono tutti sopra di me a fare domande e soprattutto, mi dicono, stai fermo. Ebbene sì, io durante l'estate avevo pensato, sognato, al ritrovamento di un morto all'interno del pozzo. Io, per quanto possa dire che me la cavi piuttosto bene in quanto a stratigrafia e metodologia di scavo, un morto non l'ho mai scavato e dunque, pensai sin da subito di passare il testimone ad un altro mio grande amico della cooperativa, che di morti ne ha scavati a centinaia. Pochi minuti dopo, arriva, lui soffre negli spazi chiusi e non vuole entrare ma è l'unico in grado di fare una cosa del genere. Entra e in pochi secondi ci conferma che le ossa sono umane, adesso dobbiamo vedere di scoprirle. Io, felice all'inverosimile, mi faccio da parte più che volentieri e assisto il compagno di squadra in tutto e per tutto. Lui è un pignolo (sì lo siamo tutti in quella squadra :D) e munito di bisturi e cucchiaino si mette a scavare millimetro per millimetro queste ossa.....la sorpresa, con l'avanzare dei giorni è sempre più grande. Dopo una settimana di esaurimenti nervosi (non oso pensare cosa significhi scavare un morto a 10 metri di profondità in uno spazio di diametro 1,20m) la perfezione del suo lavoro si nota, eccome se si nota. Io entravo ogni giorno a fine giornata, a vedere il lavoro come procedeva...e come stava il mio "nuovo amico". E' un maschio, di età adulta, in posizione fetale ma con il busto rivolto verso il "pavimento". Come potete vedere dalla foto, il braccio sinistro è a parete in una posizione non troppo "naturale". Nessuna veste "importante", nessuno spillone, nessuna fibula, niente di niente. Era legato? Era vivo o morto al momento della deposizione? Sacrificio? Tomba monumentale? Queste domande avranno una risposta probabilmente a fine pozzo... "Il Fondatore" per intero. Dettaglio della testa. Il nostro amico, chiamato simpaticamente "Il fondatore" era privo di corredo, di vero corredo, ma stava insieme ad alcune forme di rituale, prime fra tutti, una serie di ceramiche, di vasi, ricostruibili per intero, con all'interno uno spesso strato di resina... :o Ora, la resina era molto utilizzata, come impermeabilizzante, sopratutto per contenitori del vino e molti "fondi" dei vasi ritrovati erano in piano su tegole... Il mio carissimo amico, scavatore del morto, una volta estratto tutto lo scheletro, mi cede il passo, dicendomi che adesso potevo divertirmi...lui aveva già visto cosa mi aspettava sotto il morto... Estrazione del cranio del mio "nuovo amico"...l'emozione di fargli rivedere dove aveva abitato è stata inspiegabile... Insomma, dicevo, rientro nel pozzo e quello che mi trovo davanti mi fa lacrimare gli occhi...una distesa di ceramica che ricopriva tutto il fondo del pozzo. Un lavoro maniacale mi stava aspettando...ogni singolo pezzo DOVEVA essere messo in pianta e quotato e mandato su in sacchetti singoli. Piano di ceramica iniziale Inizio a togliere i vari pezzi e in alto, intanto, si cercava di dare un senso a tutto...i vasi erano ricostruibili! Avevo una sensazione addosso incommensurabile, era bellissimo...pian piano arrivarono il sindaco, l'assessore e la sopraintendente... Un'altra settimana di lavoro e tutta la ceramica era fuori... Sotto il piano di ceramica altre pietre, un altro tappo di pietre alto almeno 40 centimetri, che ci fa fermare, sicuri del fatto di non lasciare nient'altro a vista...purtroppo i cari amici della cooperativa, non essendo pagati, giustamente dissero che se si voleva continuare, qualcuno doveva pagare, perché di tempo ce ne sarà da perdere, sopratutto se incontrassimo un altro morto... Il pozzo non è sicuramente finito, ho scavato fra le pietre per centimetri e ho trovato altra ceramica al di sotto e dunque, ancora, c'è da fare ;) Le ceramiche ricostruite sono queste che potete vedere sotto...bellissime...ripeto, tutte rivestite di resina per vino...probabilmente un'offerta per il morto, un segno di rispetto, visto che dopo la sua deposizione è stato subito ricoperto... Contenitori in ceramica. Insomma, anche per quest'anno, in attesa dei fondi necessari, dovremmo attendere, ma alle spalle abbiamo un grosso incarico, quello di scoprire chi fosse quell'uomo e perché era li e sopratutto, qual era il suo ruolo a Montereggi? Lo scheletro è al momento sotto studio a Firenze e la resina della ceramica sarà studiata, probabilmente, a Barcellona, sempre che i fondi arrivino... :( Più di 5000 fotografie hanno fatto sì che nulla si sia perso e questa bellissima esperienza, per ora ferma alla prima parte, rimanga con noi per sempre... Perdonatemi se vi ho annoiato con questo racconto, che però, volevo condividere con voi...essendo comunque ritrovamenti unici nel mondo dell'etruria ed estremamente importanti per il nostro territorio. Finisco dicendovi che entro Giugno l'area di Montereggi sarà completamente visitabile e in estate, l'attinente Museo Archeologico di Montelupo Fiorentino, conterrà i nuovi ritrovamenti. Per informazioni, contattatemi pure, anche per visite... :) merita davvero... :) Io, dalla mia, mi ritengo soddisfattissimo...la chimica con il mio pozzo non è affatto peggiorata, anzi, adesso sono legato a lui da quell'"amico" che abbiamo in comune... Vi ricordate i miei sogni a Luglio? Ebbene, la foto sottostante è un disegno che feci proprio in estate, 4 mesi prima l'inizio della campagna di scavo! Lasciando perdere i tesori :lol: disegnati in fondo, avevo intuito l'allargamento del pozzo e la presenza di un vaso enorme... :lol: nell'altro disegno, c'era anche il morto, strappato per scaramanzia... :P Disegno Un grosso saluto, in attesa di comunicarvi la fine di questo mistero, lasciando per scaramanzia, un messaggio vuoto sotto di questo... :D Mirko e il Fondatore... :)1 punto
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Oltre a quanto esposto dal nostro ottimo curatore vorrei sottolineare anche l'incremento di pubblicazioni nella sezione articoli online "medievali" (anche grazie alla valentissima sezione "meridionali")e che al momento mi sembra la più produttiva. In maggioranza sono argomenti trattati nelle discussioni delle due sezioni. E questo è veramente un segnale positivo. Quindi, complimenti a tutti, e cerchiamo di migliorare sempre nel nostro interesse e per la crescita del forum. Cari saluti a tutti1 punto
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Posso ipotizzare che per produrre il falso d'epoca in questione la dotazione doveva essere necessariamente di un laminatoio, una fustellatrice (oppure una semplice fustella manuale) per ottenere i tondelli dalle lamine, una pressa a bilanciere per la coniazione (non si evidenziano salti di conio per cui è da escludersi la coniazione a mano), un contornitoio, ossia l'attrezzatura per lavorare i contorni ed infine, trattandosi di bronzo e non di mistura, un bagno d'argento per dare alle monete l'aspetto superficiale di un originale. Di seguito alcuni disegni di queste attrezzature, alcune molto semplici altre sicuramente complesse e costose, da cui si può ipotizzare che non fossero privati cittadini a mettersi nell'impresa, quanto officine che questi impianti li avevano e li utilizzavano per altri scopi (si vedano ad esempio i falsi delle monete della II Repubblica Romana prodotte nelle officine di Loreto). 1- LAMINATOIO 2- FUSTELLATRICE 3- PRESSA A BILANCIERE 4- CONTORNITOIO Immagini tratte dall'ottimo libro di Michele Chimienti "La zecca di Bologna e le sue macchine", che ne illustra anche le varianti ed il funzionamento in modo assai chiaro. Quanto ai chirografi, non erano documenti pubblici e quindi facilmente reperibili anche oggi (come al contrario lo sono editti e notificazioni), ma una sorta di "circolare interna", che l'etimologia del termine direbbe scritta di pugno dal pontefice, che in realtà vi apponeva unicamente la firma. Ciao, RCAMIL.1 punto
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