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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/29/12 in tutte le aree

  1. Se potesse parlare ... quante storie potrebbe narrarci da moneta nuda e cruda per il commercio e dal peregrinare di collezione in collezione. La Serenissima Repubblica di Venezia, prossima al limitare i propri commerci a poche rotte nel mediterraneo, batte il tallero per le contrattazioni con il Levante al nuovo tipo di Alvise IV Mocenigo (1763-1778) per opera dell'incisore Antonio Schabel. Non è una moneta rara, se ne esisero a migliaia, coniata in buono stile e perizia, al titolo di 835 millesimi di fino; la moneta è ben accetta per i commerci marittimi ed in breve tempo queste monete raggiungo nuovi mercati e nuove rotte. Sono presenti in ripostigli in Turchia, India, Inghilterra, Africa. Alcuni esemplari, navigano ben oltre l'immaginabile e sopravvivono alla caduta della città lagunare. Ormai lontani dalla città che li ha emessi sono mezzo di scambio in ogni angolo del pianeta; come questo qui riportato, che considero una vera rarità numismatica. Si notano al diritto alcune contromarche, L.N. per Luigi Napoleone - re d'Olanda - fratello di Napoleone I Imperatore, 1811 anno di riemissione, e Java in Indonesia - Antille Olandesi teatro del sanguinoso conflitto Anglo-Franco-Olandese tra il 1810 e 1811. Il Conflitto non durò a lungo, gli inglesi comandati da Lord Minto, che già avevano spezzato ogni resistenza francese nelle isole Mascareignes ebbe la meglio non senza problemi delle forze Franco Olandesi comandate dal Generale Janssens. In questo breve tempo il tallero fu contromarcato, data la precarità della situazione si usava contromarcare monete già circolanti o ricavarne spezzati per il commercio spicciolo. Questo esemplare compare prima nella collezione di M. Gogel, Ministro delle finanze del regno d'Olanda e poi nella nota ed eccezionale collezione del nobiluomo belga e diplomatico Philippe de Ferrari la Renotière, esitata a Parigi da Florange - Ciani nel maggio del 1922, lotto n. 830 per 28 franchi. La moneta viene acquistata da Schulman numismatico olandese. Ricomapre in una collezione del nord Italia nel secondo dopo guerra, da li se ne perdono le tracce; per poi apparire nuovamente alla vendita Montenapoleone 9 Milano maggio 1989, n. 558 nel contesto di una importante serie di monete veneziane; in quell'occasione acquistata dalla celebre casa numisamtica Ratto per un collezionista piemonetese. L'ho acquisita nel genanio 2005 a trattativa privata.
    5 punti
  2. Le Goff: "Scoprii la Storia nel frigorifero" Jacques Le Goff nella sua biblioteca in una foto del ‘99. Lo storico oggi ha 88 anni, e vive tra i libri + TUTTOLIBRI Dalle imprese di Dracula alla leggenda aurea di Jacopo da Varazze, le nuove curiosità del grande studioso ALBERTO MATTIOLI Un’intervista con Jacques Le Goff dà un nuovo significato all’espressione «parlare come un libro stampato». Sulla scrivania sommersa da un quadruplo strato di libri e di carte, il computer non c’è. La macchina per scrivere, nemmeno. «Mai usati. Ho sempre scritto a mano. Adesso, però, non ci riesco più». E allora come fa? «Detto. Viene qualche studente, oppure l’editore mi manda qualcuno». Forse è il segreto del suo francese netto, scandito, cartesiano, con le frasi che si susseguono senza mai un’incertezza o una ripetizione. Il medievista ottimo massimo ha 88 anni, è vedovo, solo, non esce più di casa e dentro si muove appoggiato a un girello. Le gambe lo tradiscono. Il cervello, no. Dal ‘56, da Mercanti e banchieri nel Medioevo, passando per saggi diventati classici come La nascita del Purgatorio o la monumentale biografia di San Luigi, Le Goff continua a raccontare il Medioevo in modo tale che sembra di viverci. E, in ogni caso, verrebbe voglia di farlo. L’ultimo libro è appena stato pubblicato da Perrin: A la recherche du temps sacré, «Alla ricerca del tempo sacro», sottotitolo Jacques de Voragine et la Légende dorée, «Jacopo da Varazze e la Leggenda aurea», cioè la più celebre raccolta di vite di santi dell’epoca e non solo di quella: «La Leggenda aurea è uno dei libri più importanti del Medioevo. Me ne sono interessato da molto tempo e non ho mai smesso di pensarci. Ma disponevo solo di traduzioni francesi del Diciannovesimo secolo o dell’inizio del Ventesimo. Nel 2004 è stato finalmente pubblicato il testo originario in latino. Jacopo da Varazze era un domenicano, prima a capo della provincia della Lombardia e poi vescovo e cronachista di Genova». Il suo libro fu il bestseller del Medioevo: «Soltanto per la Bibbia esiste un numero maggiore di manoscritti. E, cosa interessante e rara per l’epoca, la Leggenda ebbe molte traduzioni nelle lingue volgari. Jacopo era al centro di tutto quel che c’era di più interessante nel suo tempo. Intanto stava a Genova, che nella seconda metà del XIII secolo era il centro economico più importante d’Europa. Poi era un domenicano, quindi un esponente del movimento religioso, ma anche intellettuale, più nuovo e dinamico. Inoltre, ha beneficiato di alcune novità importanti della cultura medievale: per esempio, la lettura silenziosa. Fino al XIII secolo, la lettura si faceva a voce alta, e non solo nei conventi. La lettura silenziosa si diffonde insieme alla cultura laica e chiaramente significa anche una lettura più facile e più frequente. Infine, Jacopo aveva certamente anche un talento letterario: le sue vite sono piene di racconti e di aneddoti». Ma se fosse finalmente inventata la macchina del tempo e gli potesse parlare, cosa gli chiederebbe? «Credo che per prima cosa gli esprimerei, molto umilmente, la mia ammirazione». L’appartamento, nel Diciannovesimo arrondissement di Parigi, è moderno e abbastanza anonimo. La stanza dove Le Goff passa le sue giornate insieme alle sue pipe e ai libri, i suoi e quelli degli altri, è piccola, silenziosa, un po’ buia: un invito alla concentrazione. Su uno scaffale, uno stemma di Solidarnosc: Bronislaw Geremek era un suo grande amico. Professor Le Goff, perché ha scelto la storia? «Mi ha sedotto da sempre. Però l’importante è capire quale storia. A me piace la storia che ti vedi passare davanti agli occhi. Negli Anni Trenta vivevo a Tolone con i miei genitori. Mi accorsi che per le strade si vedevano sempre più automobili e nelle case sempre più telefoni e frigoriferi. Noi eravamo una famiglia della piccola borghesia, mio padre era professore d’inglese, e non avevamo né automobile né telefono né frigorifero. C’era la ghiacciaia, e sento ancora il venditore ambulante di ghiaccio urlare per strada: "La glace! La glace!". E allora mi facevano scendere per comprarlo. Ma questo non è importante. L’importante, per me, è stato capire molto presto che l’avvento del frigorifero e la scomparsa della ghiacciaia era un avvenimento storico, perché cambiava la vita quotidiana, la vita delle persone, molto più delle guerre e dei Re. Per me, la storia è sempre stata storia sociale». D’accordo: ma perché il Medioevo? «Oh, anche questo l’ho deciso molto presto, avrò avuto dodici anni, e per due ragioni molto precise. La prima, perché in quel periodo lessi Ivanhoe di Walter Scott, che mi entusiasmò. E poi perché a scuola c’era un professore bravissimo, il migliore che abbia mai avuto, e quell’anno il programma di Storia era incentrato appunto sul Medioevo». Insomma, la vocazione di uno dei maggiori storici del Novecento la dobbiamo a un frigorifero e a Ivanhoe. L’ha più riletto? «Certo! Walter Scott l’ho letto tutto e Ivanhoe, l’ultima volta, qualche anno fa. E’ un bellissimo libro, che parla di storia sociale, del rapporto fra cristiani ed ebrei e in più è scritto benissimo, perché Scott aveva un grandissimo talento. Anche se l’ho capito davvero solo quando l’ho letto in inglese». Poi, certo, di libri ne sono seguiti molti. «Testi che mi hanno formato? Certamente I re taumaturghi di Marc Bloch, per il quale ho anche scritto una prefazione cui tengo molto, nell’edizione ripubblicata da Gallimard. Ed ero molto vicino ai grandi medievisti italiani, per esempio Arsenio Frugoni, autore della bellissima biografia di Arnaldo da Brescia». Di andare in pensione, ovviamente, non si parla. «Per la verità, ho pensato, come autore, di ritirarmi. Però continuano a chiedermi libri, sarebbe un peccato non scriverli...». Scriverli, al plurale? «In cantiere ne ho due. Il primo è in realtà una raccolta di articoli, soprattutto di prefazioni. E’ un genere che ho sempre coltivato perché trovo che sia importante per gli storici giovani. Una prefazione generica, modello "comprate questo libro, è buono" non serve a niente. Credo che una prefazione analitica e magari anche critica, invece, aiuti il libro e anche chi l’ha scritto». E l’altro? «L’altro è in realtà un’opera collettiva che sto dirigendo, un centinaio di brevi biografie di personaggi importanti del Medioevo. Compresa una quindicina di personaggi immaginari, perché per la storia l’immaginazione è importantissima. Dunque, o figure leggendarie, come Merlino o la fata Melusina, oppure figure realmente esistite ma poi mitizzate e diventate altro. Come Artù o Dracula». Le Goff si interessa al conte Dracula? «Sì, proprio quel Dracula. In realtà era un principe della Valacchia, nell’attuale Romania, si chiamava Vlad III e nel suo XIV secolo era famoso come l’Impalatore, perché aveva una predilezione per questo supplizio. Poi con il tempo il personaggio leggendario ha preso il sopravvento su quello storico, ha cambiato, diciamo così?, metodo criminale ed è diventato un vampiro. Fino a diventare una star del cinema, a partire da quello muto. Generando tutto un filone letterario e anche cinematografico che comprende personaggi come Frankenstein». A questo punto è inutile chiederle se abbia rimpianti... «No. Anzi sì: forse non sono contento proprio di tutto quello che ho scritto. Però se ci sono dei soggetti che non ho trattato è perché ho avuto delle buone ragioni. Per esempio, il riso nel Medioevo. Ho scritto degli articoli, ma il tema era decisamente troppo ampio. Ma sono rimasto colpito dalla quantità di risate che si incontra nella Leggenda aurea. E un mio allievo che è diventato il massimo esperto della Scolastica mi segnala che sul riso esistono dei testi quasi sconosciuti di Tommaso d’Aquino e di Alberto Magno. Quindi magari il terzo libro sarà quel saggio sul riso nel Medioevo che finora non ho mai potuto scrivere...». Lei è sempre stato un intellettuale europeo. «In Europa ho anche studiato, grazie a delle borse di studio. Prima a Praga, una città meravigliosa ma triste. Poi a Oxford: la Biblioteca Bodleiana è straordinaria, però il modo di comportarsi degli inglesi non mi è mai piaciuto. Dell’Inghilterra amo solo Londra. E poi naturalmente ho lavorato anche in Italia. Ci passai un anno prima di sposarmi e fu forse uno dei più belli della mia vita. La Scuola francese mi metteva a disposizione una camera su piazza Navona: che splendore. E che rumore: la sera la gente conversava in strada fino a tardi, poi all’alba arrivavano i netturbini, quindi le notti erano brevissime. Ma che incanto, quella piazza...». Ultima domanda: di recente Nicolas Sarkozy ha usato ancora una volta l’aggettivo «medievale» nel senso di retrivo e oscurantista. Professor Le Goff, ha forse insegnato invano? «Per me monsieur Sarkozy è di un’intollerabile volgarità sia come uomo che come politico. Basti pensare alla sua politica disgustosa verso i giovani che vengono a studiare in Francia. Non mi stupisco che usi gli aggettivi in maniera sbagliata: a parte tutto, non ha nemmeno una buona conoscenza della lingua francese». (fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 28 gennaio)
    4 punti
  3. Passami la battuta ma questo più che 1/2 denaro, pare un 1/4 di denaro :D. Scherzi a parte si tratta di una moneta molto rara, anche se bisogna ammettere che ultimamente se ne sono viste diverse passare in asta. Era il più basso nominale coniato all'epoca nella zecca di Napoli. Fu coniato assieme al denaro regale su pressioni del papa che pretese che a Napoli si coniassero monete in biglione con il giusto contenuto in argento (quindi con un valore nominale corrispondente al valore intrinseco). Il mezzo denaro (medalea) veniva scambiato con 80 per un tarì. Dagli Studi storici sui fascicoli Angioini di M. Riccio infatti possiamo leggere riguardo al valore della medalea : parva moneta regia denariorum minutorum ad rationem de denariis quator pro grano uno et solidis sex et denariis octo pro tareno uno. Quindi per fare un grano ci volevano 4 mezzi denari. E per un tarì ci volevano 6 soldi e otto mezzi denari, quindi 6x12+8 che fanno 80 mezzi denari. Moneta spicciola dell'epoca ma molto interessante visto dietro di lei (forse meglio dire dietro il denaro regale) c'è tutta una diatriba che ha portato a riformare la monetazione in biglione... ma la cosa poi è durata poco. Gli interessi sono prevalsi sull'equità.
    3 punti
  4. Anni fa, quando le mie figlie erano ben più piccole raccontavo loro la storia dei corsari francesi delle isole Mascarenhas. Una storia di vascelli, pirati e tesori ... altro che i pirati dei Caraibi. Una storia che ci ha portato ad una delle monete napoleoniche che maggiormente mi affascina e mi stimola la fantasia. Le isole Mascarenhas sono un un piccolo arcipelago dell' Oceano Indiano situato a settecento chilometri ad Est al largo del Madacascar, e devono il loro nome da Pedro Mascarenhas, navigatore portoghese che le scoprì ai primi del XVI secolo. Sono in tutto tre isolotti e due isole più grandi : Isola Borbone (Ile Bonaparte poi Isola di Réunion) e Ile de France (in precedenza Ile Maurice). Un luogo ideale per i francesi per proseguire a migliaia e migliaia di chilometri dalla madre patria il conflitto con gli alleati. In un mondo esotico, e quanto mai umido la guarnigione imperiale agli ordini del Generale DECAEN dominava questo piccolo specchio di mare e di terra. Chiunque arrivasse a tiro del Vascello "L'Entreprenant" del comandante Pierre Bouvet pagava pegno. Una fresca mattina di aprile del 1810, L'Entreprenant incrocia a largo di Port Louis il vascello da carico OVIDOR che navigava per la Compagnia delle Indie, in breve gli fu addosso e ne depredò il carico. Ovidor di nome e di fatto, una gallina dalle uova d'oro, con un carico d'argento di tutto rispetto. Il bottino portato atterra fu rapidamente convertito in moneta sonante. Certo sull'isola non c'era una zecca e tanto meno la volontà di trasferire il "tesoro" sulla terra ferma correndo il rischio di perderlo. Decaen decise di affidare il lavoro di conversione all'unico orafo dell'isola; AVELINE. Dal tesoro razziato di battè moneta per 1.128.500 franchi, del 1.150.000 franchi in argento presente sulla Ovidor. Non fu un lavoro facile per l'orafo, ma considerato l'agio che gli fu garantito lavorò con buona lena ed in meno di due mesi produsse circa 200.000 piastre da 10 livres cadauna. E' una coniazione di necessità che rimase in auge ben poco tempo. Gli inglesi, dominatori dell'Oceano Indiano non potevano permettere l'avamposto francese, e l'8 luglio del 1810 mossero d'assedio all'isola che capitolò, dopo eroica resistenza il 3 dicembre dello stesso anno. La marina inglese requisì un'immensa quantità di munizioni, 5 grosse fregate, vari bastimenti da guerra e rientrò in possesso di ben 28 vascelli della Compagnia Inglese delle Indie, razziati dai francesi. Perso l'arcipelago ai francesi non restò più un solo vascello in tutto l'Oceano. Gli inglesi, considerato il valore strategico se ne guardarono bene di mollarne il possesso con il trattato di Parigi. Il disegno cui è tratto il diritto della piastra è opera di uno sconosciuto lavorante dell'orafo, fu presentato ed approvato al Generale Decaen in poco tempo, ed a qusti se ne doveva poi accompagnare la produzione di doppie in oro (mai battute a causa della caduta dell'Isola in mani inglesi). E' una piastra grezza, sia nella composizione sia nella realizzazione; leggermente lenticolare e con limiti tecnici piuttosto evidenti, al diritto nel piumaggio dell'aquila imperiale ed al rovescio sul valore DIX. La piastra "Decaen" così battezzata dagli isolani è piuttosto rara, gli inglesi nell'ordinanza del 25/11/1825 diedero un valore liberatorio di 4 scellini contro un intrinseco di 4 scellini e 7 penny decretando di fatto la fusione di quanti più pezzi in circolazione. Se ne salvarono quelli già in continente e poche decine sull'isola, ma oltre il 90% di quanto emesso fu rapidamente fuso. La moneta compare di tanto in tanto in asta, raramente in Italia, anche se ricordo un esemplare nella vendita Vitalini, uno da Varesi un paio di anni fa ed un terzo quest'anno da Negrini. E' una moneta ricercata in Francia, che rientra a pieno titolo nella monetazione napoleonica, in quella di necessità, e negli scudi, quindi di considerevole interesse collezionistico. Non avendo circolato molto gli esemplari che compaiono sul mercato sono generalmente in buona conservazione, tra il BB+ ed il q. SPL, ma sempre o quasi con i difetti di emissione già detti, quando questi non sono presenti il prezzo "schizza" !. Arcipelago delle isole Mascareigne Dix Livres 1810 Argento gr. 26,843, diametro 40,19 Zecca di Porto Louis a Reunion Incisore : Aveline D/ ILES DE FRANCE - ET BONAPARTE aquila coronata ad ali spiegate, sotto AVELINE (incisore e zecchiere) Rv. DIX / LIVRES tra due rami di alloro legato alla base con un nastro; in esergo 1810 Taglio rigato obliquo ↓ Rara, circa 200.000 esemplari battuti tra aprile e Giugno 1810. Riferimenti : De Mey- Poindessault Bruxelles 1971, n. 1045 V.G. - Versailles 1942, n. 2290 Maillet -Parigi 1886, n. 395 et Maillet, XXXIX, 1 Ad oggi ho potuto rilevare un solo conio.
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  5. Il franco di HN 1808 è una moneta assai rara, ben più del 2 franchi, del mezzo e dei 20 franchi. Ne furono coniati in numero limitato di esemplari tanto da essere a lungo considerati una emissione di prova. Il conio è conosciuto solo con rotazione alla francese, quindi ad assi contrapposti, ed al momento non ho rintracciato monete da 1 frank con asse alla tedesca. La J per Romain Vincent Jeuffrey e testa di cavallo riconducono alla capitale francese. Al bordo deve essere riportata la dizione GOTT ERHALTE DEN KOENIG. La monete è considerata rara dallo Jaeger pag. 46 n. 36 - AKS la descrive a pag. 447 n. 35 e citandone i vari metalli per coniazioni di prova con data incompleta 180 VG 2022. Esemplari che ricordo, in argento, e certamente autentici sono passati da NGSA e nella collezione BOTTCHER venduta da Harald Moller nel novembre 2006 a Espenau. La moneta in FDC fu aggiudicata al telefono per 3.800 euro. Nella vendita successiva furono esitati due esemplari in con data incompleta, in primo in Nickel e coniazione alla tedesca (produzione posteriore) ed un secondo in metallo bianco o piombo coniazione alla francese e probabilmente coevo. Perchè questo noiosissimo "pistolotto" ? Perchè i conii delle monete a piede francese per Gerolamo Napoleone sono pieni di produzioni posteriori, ufficiali come il 40 franchi a bordo liscio ed un 20 lire e non ufficiali come il 5 franchi, 2 franchi e franco. Il Suo esemplare è in argento al titolo 900 ? Se fa caso nota che in tutte le lettere e nei numeri ci sono dei punti, compresi sulla W di WEST. Questi punti sono tipici delle fusioni di metallo e comunque non ci sono nelle monete certamente coeve. La punzonatura molte volte serve a distrarre l'occhio da altri difetti di originalità. Le posto un esemplare .... autentico, Lei non deve fare altro che paragonare le lettere e ne tragga le dovute conclusioni
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  6. Conio R iota Di sicuramente autentici abbiamo a disposizione solo gli esemplari Parigi e Siracusa, le cui immagini sono però tratte da calchi di gesso. Ci sarebbe un altro esemplare, in mano privata, che la compianta Silvie Hurter conosceva bene ed era ritenuto autentico (lei possedeva una notevole competenza, facendo parte del ristretto IAPN Anti-Forgey Committee, che per vari anni ha curato anche un pregevole “Bulletin on Counterfeits”, purtroppo non più pubblicato va vari anni). Quindi provo a mettere a confronto questo esemplare in mano privata con quello Weiss e anche, per completezza, quello di Pennisi. Hurter 4 Weiss Siracusa Nel pezzo Weiss si notano due principali dettagli “strani”. Il primo, se non è una illusione ottica indotta dalla foto, consiste nel fatto che gli artigli delle due aquile non sembrano poggiare completamente sulla curva del ventre della lepre. Il secondo è offerto dalla particolare fisionomia della cavalletta, che appare un po’ “smagrita”, con le articolazioni delle zampe un pochino più “slegate” e le penne dell’aquila di sinistra che scendono davanti la testa dell’insetto appaiono segnate solo con linee un poco incerte, senza alcuna plasticità. Allego immagini ingrandite e poste in orizzontale per un migliore confronto. Trattandosi di dettagli posti sul margine del tondello, esso dovrebbe risentire maggiormente di una copiatura con conio moderno (come le perline del bordo perlinato al diritto). Hurter 4 Weiss Siracusa Nel complesso, quindi, il decadramma della collezione Weiss presenta quanto meno alcuni elementi di dubbio e meriterebbe un’approfondita analisi in visu al fine di fugare ogni dubbio sulla sua effettiva autenticità.
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  7. Ciao Gianfranco :) Penso che l'associazione tra la Pietas e Mercurio sia da intendersi nell'accezione della devozione verso gli dei; Mercurio, infatti, è l'araldo che mette in comunicazione gli dei con gli uomini. Un uomo pio riceve i favori celesti e questo proprio per mezzo di Mercurio. Enrico :)
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  8. beh nessuno dei 3 re è facilmente completabile se si vuole fare anche gli ori.
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  9. Bruno, al dritto specialmente sui rilevi, è un effetto della patinatura non uniforme, probabilmente dovuta al tessuto dove, presumo, era poggiata e conservata, si può notare che le parti più basse sono patinate in maniera più uniforme. La macchia vicino al piede destro è molto pesante ma osservandola con un buona lente non sembra essere un'erosione ossidativa, non c'è incrostazione, neanche al tatto. Tanto meglio, pensavo ad una ossidazione con incrostazione. ;) :good:
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  10. Buona Domenica Condivido tutto ciò che ha scritto Mario ed é vero che la serata infrasettimanale non aiuta la frequenza, soprattutto per chi, come me, abita in provincia. Se lui é in catalessi già alle 9 di sera, io lo sono nell'ora che passo sui mezzi pubblici che dal lavoro mi portano a casa!!! Ma sulla sopravvivenza di un circolo storico come quello di via Terraggio, non si discute. Io ci sono e verserò la quota associativa. Pregherei Pittini di mettere in chiaro il cod. iBAN al quale fare il versamento, oppure comunicarci se, alla prima iscrizione, c'é da compilare una scheda... Non credo si tratti di pubblicità, se del caso comunicalo a coloro che sono interessati, con un MP. Chiederei anche di specificare se giovani o studenti (non é il mio caso) hanno quote agevolate. Il Circolo di via Terraggio NON può morire per asfiffia. A PRESCINDERE!! saluti luciano
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  11. al dritto sono porosità o sporco? la conservazione è SPL, il problema di questa moneta è la macchia vicina al piede.
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  12. La vita umana è strana e piena di ironie. Il gioco della morra, che è anche un gioco di azzardo, è attualmente vietato (quando praticato...) ma era permesso in antichità. Anche certi comportamenti sessuali, che erano permessi o tollerati in antichità, adesso sono considerati riprovevoli (anche se con una buona dose di ipocrisia.....).
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  13. salve spero di non annoiarvi con i miei rottami metto le immagini di 4 rovesci alcuni curiosi a presto ps comprati
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  14. buonadomenica......a vedere questa di 34mm.......per 13.37grs...... :lol: delle foreste bugiose........ :D
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  15. dentro al PVC prima o poi incomincerebbe a formare il famoso verde, perciò toglierla è la soluzione migliore
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  16. Questa è una moneta per Modena - dovresti pero' sempre indicare le misura per una esatta identificazione
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  17. Confermo Delfino Tizzzone - Quattrino D/ Busto corazzato R/ S. Giuliano Stante CNI 103/107 MIR 522 http://www.ebay.ch/itm/330623156265
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  18. Testone straordinario per conservazione. Al rovescio, uno dei temi classici dell'iconografia Cristiana, già illustrato sotto varie rappresentazioni sui testoni (ma non solo) di diversi pontefici antecedenti a Innocenzo XI, quali Gregorio XIII, Sisto V, Gregorio XV e Urbano VIII. Relativamente alla stella presente sulla spalla della Madonna, ho trovato questo interessante articolo che spiega il significato di questo particolare simbolo Mariano. Sul fatto che qui la stella sia rappresentata con sei punte e non otto (come descritto), può essere dovuto a motivi di incisione del conio, o a semplice "ignoranza" dell'incisore che si è limitato a riproporre un simbolo già noto dell'iconografia della B.V. senza dar peso alla forma della stella. https://sites.google...onnadellastella Alla Madonna della Stella sono dedicati numerosi santuari mariani in Italia. Di seguito riporto alcuni esempi: 1): Madonna della Stella. Lago di Canterno (Porciano - FR -), immagine del 1570 ca.
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  19. Se richiedessimo sempre, oltre alla ricevuta fiscale o scontrino, anche l'attestato, forse le cose progressivamente cambierebbero. Non potrebbe essere il contrario? Quante persone soprattutto giovani non sanno nulla di questa dichiarazione? Non tutti leggono il nostro forum. Perchè non imporre per legge ai commercianti il rilascio dell'attestato, a prescindere?
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  20. "L'acquisto con semplice ricevuta o scontrino fiscale se la moneta non è descritta e fotografata potrebbe non dimostrare niente" Ricevuta e scontrino sono documenti fiscali. L'attestato di autenticità e provenienza è invece un documento la cui funzione è quella di attestare l'originalità e la provenienza della moneta. "Sai bene che spesso i commercianti hanno la memoria corta." Si, però è anche vero che siamo spesso noi collezionisti che non diamo molto peso a queste regole. Se richiedessimo sempre, oltre alla ricevuta fiscale o scontrino, anche l'attestato, forse le cose progressivamente cambierebbero. M.
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  21. "mi sembra" di vedere una forma simile... propendo per Aequitas, ma potrei sbagliare benissimo...
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  22. è un sesterzio di Antonino Pio . ...... potrebbe essere questo
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  23. Dupondio di Antonino Pio, al verso credo Aequitas. Mi sembra che la TRP sia la XII, quindi potrebbe essere questo: RIC II 858, zecca di Roma 148-149 d.C. D: ANTONINVS AVG PIVS PP TRP XII, Testa con corona radiata a dx V: COS IIII - SC, Aequitas stante a sx con bilancia e cornucopia. Sentiamo altri pareri. Ciao, Exergus :)
    1 punto
  24. http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GE33/7 bellissimo!!!!! ciao
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  25. ciao, mi pare un denaro di Enrico V, come quelli di pagina 15 del noto lavoro "I denari enriciani di Lucca", visibile nella sezione Articoli.
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  26. Attenzione a non esagerare con la ccompaazione stilistica a distanza soprattutto con un'emissione non semplice come questa
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  27. La direzione della fonte di luce, la sua intensità e quindi l'incidenza dell'illuminazione delle monete può provocare diversi effetti e dare luogo a differenziazioni anche su una stessa moneta. Nell'ambiente in cui stiamo effettuando l'analisi è pertanto valutabile, in via principale, una comparazione stilistica. Analisi visiva. E' evidente una notevole differenza tra le tre immagini postate da Acraf nell'intervento n. 9. Confermo pertanto le acute riflessioni esplicitate dall'eccelso collega Curatore. Di seguito posto anch'io: Confermo il decadimento del perlinato...non coerente con incisione di tale plasticismo. La testina dell'auriga appare consunta, i capelli non sono leggibili...e la cosa non si spiega se raffrontata con i dettagli delle teste dei cavalli (in piena localizzazione sottoposta all'usura) e con i precisi detttagli dell'aquila in volo. A meno non si tratti di una schiacciatura (ma non sembra...) o di una debolezza di conio, parimenti strana. Il sospetto è che il movimento dei capelli al vento è particolare difficile da rendere in simili capolavori...ma ancora più difficile da imitare. La clonazione come sappiamo può, peraltro, presentare debolezze proprio nelle zone marginali di una moneta. Hurter Weiss I piani e la forma delle due monete sono molto diverse...quasi stupisce la regolarità della Weiss, specificamente nei piani che appaiono appunto paralleli e regolari... la coniazione sembra impressa da un evento di battuta e da una forza molto regolare... precisa...non facile da dosare ed imprimere su una massa di oltre 40 grammi...tramite colpo inferto da braccio umano. Inoltre la differenza al diritto è nelle masse, che pravalgono plasticamente nell'esemplare Hurter, laddove prevale invece un'insieme di linee nell'esemplare Weiss. Nell' esemplare Hurter le masse sono piene: ad esempio la lepre è piena, voluminosa, compressa ma pure tondeggiante tra gli artigli delle aquile e la roccia sottostante...nella Weiss è distaccata, praticamente come sospesa in una sorta di vuoto...sembra allungata in orizzontale, reduce da una sorta di dieta. Sempre nella Weiss...la roccia non ha verosimilianza...sembra un cespuglio...o, se volete, al contrario. Inoltre nella Hurter il piumaggio dei colli delle aquile è compatto, esprime potenza. Nella Weiss le penne dei colli sono prevalentemente allungate...quasi araldiche. Se guardate gli occhi noterete che nelle zone assimilabili al sopracciglio...la Hurter è più spessa e potente rispetto alla più sottile Weiss... Ancora nella Weiss le ali ed il relativo piumaggio sono fondati su delle linee quasi ovunque...sino a risultare scarne e poco potenti nello spezzone di ala che emerge in alto e che ricorda più un aplustre. Le ali della Hurter presentano invece un piumaggio di maggiore massa e portanza in ogni parte. Per solito la comparazione di diversi stili incisori presenta un effetto pittorico e sfumato ove prevale la linea...plastico e potente ove prevale la massa. In questo caso abbiamo piuttosto un contrasto afferente il tempo...inteso come epoca del lavoro. La Hurter esprime potenza nel movimento delle masse afferenti le due aquile...coerente con lo stile coevo. La Weiss è statica...più rigida, sembra esprimere una sensibilità più moderna...pur nella ricchezza ed in una maggiore ricerca dei particolari. Sembra una visione più distaccata...più lontana dalla natura, in quanto meno partecipata. Sicuramente l'esame visivo comparato delle due lepri...lascia perplessi. Due mondi diversi. Sicuramente meno credibile la seconda...nel contesto storico e temporale che la moneta in oggetto dovrebbe esprimere. Lo stesso discorso sembra riguardare la cavalletta posta a lato...anche se, essendo dimezzata...la coerenza dell'immagine è meno comprensibile. Ovvio che si parla dell'esame comparativo di immagini...di foto. La reale visione degli oggetti, con comparazione diretta...potrebbe essere di altro avviso e di altro dato. Se ne deve dedurre che la presente analisi non vuole essere esaustiva rispetto as eventuali problematiche legate alla autenticità delle monete. Si ringrazia per l'attenzione.
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  28. Posto la foto tratta da Inasta: Mi complimento per lo spirito di osservazione. In effetti, allo stato attuale, è l'unica tessera con numerale (e AVG) riguardante il mondo del gioco romano. Il conio con AVG è uno dei due a me noti con G finale, caratterizzato dall'avere AV in nesso. E' stato usato anche in combinazione con una unica tessera erotica.... Col conio del diritto, con la scena di mora, sono noti anche i numerali VI, VII e XIII (quindi in tutto 4 combinazioni). La scena raffigura il noto gioco della morra (o mora), che consiste nell'indovinare la somma dei numeri che vengono mostrati con le dita dai giocatori. I due giocatori, dopo aver battuto il pugno sul tavolo (“Posizione di Apertura”), tendono simultaneamente il braccio destro, mostrando il pugno oppure stendendo un numero di dita a scelta (“La Chiamata", come nel personaggio di destra), mentre gridano un numero da 2 a 10 (la morra!). La Chiamata è il mezzo attraverso il quale gli sfidanti tentano di indovinare la somma delle dita distese nelle rispettive puntate. I numeri che si possono chiamare vanno dal 2 al 10 e rappresentano lo spettro delle possibili cifre che possono uscire dalle somme delle puntate. Prima dell'inizio della partita al centro del tavolo viene tracciata (a cura del personaggio di sinistra), con il gesso una rastrelliera e ci saranno tante righe quanti sono i punti che si devono fare per vincere la partita, punti che saranno cancellati di volta in volta con il procedere del gioco. Il gioco finisce quando si raggiunge il punteggio deciso a priori ovvero quando una squadra cancella tutti i segni dalla sua parte. Il gioco della morra ha origini molto antiche, anche se oscure, e il termine “morra” deriva probabilmente dal latino murris (mucchio, cumulo di pietre, forse perché nato presso pastori che giocavano stando seduti su pietre dove sorvegliavano i propri greggi di pecore) sebbene gli antichi romani chiamassero il gioco micatio, termine che derivava dal verbo micare (saltellare) e che faceva riferimento a digitis (le dita). 


 Questo gioco fu rappresentato già in epoca ellenistica (esisterebbe un vaso dipinto che sta a Berlino) e anche in epoca romana. 
Una dimostrazione di quanto antico e popolare fosse questo gioco per i Romani è la seguente nota frase di Cicerone (Rhetorica – De Officiis, Lib. III, 77) per indicare una persona al di sopra di ogni sospetto: "Haec non turpe est dubitare philosophos, quae ne rustici quidem dubitent? a quibus natum est id, quod iam contritum est vetustate proverbium. Cum enim fidem alicuius bonitatemque laudant, dignum esse dicunt, quicum in tenebris mices" ("Non è vergognoso che i filosofi siano indecisi su ciò che non suscita dubbi neanche nei contadini? Da essi derivò quel proverbio ormai logoro per l'uso: quando vogliono lodare la lealtà e la bontà di qualcuno, dicono che è degno che si giochi alla morra con lui al buio"). Non si sa però quando è stata creata questa tessera, se in antico o in epoca posteriore.....
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  29. Salve. A me sembra questo: AE sesterzio di Faustina II emesso a Roma intorno al 175-176 d.C. D/ FAVSTINA-AVGVSTA, busto drappeggiato a destra. R/ SAECVLI FELICIT, pulvinar dove siedono l'uno di fronte all'altro Commodo e Antonino. Ai lati S-C. Rif.: RIC III, 1665 (Marcus Aurelius) C. Diametro dell'esemplare in figura: 30 mm. Peso dell'esemplare in figura: 22 gr.
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  30. Secondo me il Pucci è il miglior testo al momento disponibile per la classificazione delle varianti, almeno per il periodo dei Lorena; tuttavia il problema è che spesso riporta riferimenti ad aste o collezioni pubbliche senza però fornire immagini di supporto per confronti (ed a volte si tratta di cataloghi non facilmente reperibili). Questo purtroppo è particolarmente evidente per la monetazione minore, per la quale peraltro esistono difficoltà oggettive nel reperire e/o ottenere buone immagini date le misure minori rispetto ai grossi moduli e spesso la conservazione scarsa. La questione dell'uso del V al posto della U è poco chiara a tutt'oggi; cerco di spiegare meglio come vedo la questione. Se prendi i francesconi del 1803 di Ludovico I si trovano esemplari con scritte in cui la U può sostituire la U sia in LUDOVICUS che in LAETENTUR od in entrambe. Per qualche quattrino sembra esistano le varianti LUD o LVD. Pure nei rusponi esistono varianti con LUD o LVD. Passando al periodo di Carlo Ludovico-Maria Luisa le cose non cambiano: - rusponi con CAROLUS o CAROLVS - francesconi con scritte simili, con U o V - 2 soldo 1804 riportato con LUD o LVD (mai vista però con la LVD....) ecc... L'impressione mia è che in quel periodo si sia fatto un uso, apparentemente almeno, abbastanza disinvolto delle U e delle V come intercambiabili nella zecca di Firenze (dico apparentemente perchè potrebbe essere invece anche un metodo per distinguere meglio i coni, ma è un discorso lungo che sembra accertato più per altre zecche che non Firenze). Questo poi ha causato a volte letture o annotazioni delle leggende improprie che poi si sono "tramandate" (il LVD sul 2 soldi 1804 come anche il QVATTRINI). Considera poi che per alcune monete toscane assai più recenti è ancora controversa l'esistenza (1/2 paolo 1859, quattrino 1842 ed altre...) benchè riportate su cataloghi di collezioni pubbliche e su testi in uso ormai da decenni... A volte errori di lettura od interpretazioni di monete consumate generano errori che si propagano e fanno considerare certa l'esistenza di esemplari che invece poi ad un esame più attento dimostrano di essere tutt'altra cosa. Il Pucci ha iniziato a fare un pò di chiarezza con la sua opera, dopo un letargo che durava dai tempi del Galeotti (circa 1930) ed anche i cataloghi di uso comune tipo Gigante sono stati migliorati enormemente negli ultimi 2-3 anni grazie alle nuove pubblicazioni. Purtroppo per alcuni periodi c'è ancora abbastanza confusione, specie per i moduli di meno frequente apparizione o meno collezionati. Per questo direi che un'immagine chiara vale più di tanti riferimenti e parole e purtroppo le immagini ben leggibili di questa monetazione minore di fine '700 ed inizio '800 per la Toscana mi sembrano ancora poco frequenti.
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  31. Complimenti gran colpo, ti precetto con questo grosso in mano per il 31 marzo, incrociamo le dita e per il momento non posso dire altro ! A presto, Mario
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  32. l'11% del valore finale????? Ero rimasto al 9% più quello che si prende Paypal se uno paga cosi è un'altro 3,4%+ 50 centesimi.............. e ci sono ancora acquirenti che rompono se devono pagare 1 0 2 euro in più per la spedizione!!!!! :moon: Ma succede anche negli altri Paesi? :help: :confused:
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  33. Credo si debba fare una considerazione molto importante che può sicuramente incidere sulla valutazione. Noi ci riferiamo sempre al mercato italiano, che è quello che meglio conosciamo ed esprimiamo le nostre valutazioni su tale mercato. Dobbiamo però tenere conto che esistono anche mercati all'estero e debbo dire che per le monetazioni euro di area italiana sono sicuramente molto più alti di quelli italiani. In Slovacchia il mercato certamente è diverso dal nostro, ed il prezzo che fa pagare il commerciate italiano (di cui è stato fatto il nome) se ci aggiungiamo circa 10 euro di spese di spedizione, si avvicina a quello cui fa riferimento l'amico slovacco. Non ci dimentichiamo che in certi siti all'estero (mi fermo all'Europa) ho visto il prezzo della divisionale in parola anche a 495 Euro. Ed essendo questi grossi venditori sicuramente nel loro paese queste emissioni le vendono, altrimenti avrebbero già chiuso da tempo.
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  34. Lo classificherei come RIC 164 var.
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  35. Crocifisso (Souvenir o ricordo del Santuario di Lourdes),in acciaio e legno,esiste anche in ottone argentato e legno,della fine XIX - inizio XX sec.- IL Cristo è stato fatto su lamina, a stampo poi fissato sul legno.Ciao Borgho.
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  36. HIMERA : la polis, la chora (649 a.C. – 409 a.C.) Secondo Tucidide (VI, 5,2) i primi coloni, guidati dagli ecisti Euclides, Simo e Sacone, erano di origine mista, in parte calcidesi provenienti da Zankle (l’odierna Messina) e probabilmente anche dalla madrepatria Calcide in Grecia, e in parte genti doriche, gli enigmatici Myletiadi, fuoriusciti per motivi politici da Siracusa. … tutte le vie portano a Himera! Nata come colonia di ripopolamento con cui i Calcidesi erano andati alla ricerca di un'effettiva espansione territoriale ad Ovest dei centri di Zankle e di Mylai, la "isolata" Himera faceva davvero gola a tutti data la sua posizione geografica favorevole: - sul Tirreno, che la poneva crocevia di commerci con gli Etruschi a nord, con l'area punica a ovest e greca a est … - e alla confluenza dei Fiumi Himera settentrionale e Himera meridionale (il poeta lirico imerese Stesicoro fu il primo autore a giudicare comuni le fonti dei due fiumi), vere e proprie vie di collegamento fra i principali snodi degli entroterra agrigentino ed imerese. La media valle dell'Himera, inoltre, - sfruttando il passaggio da una valle fluviale all'altra - offriva innumerevoli possibilità di spostamento fra il centro e le regioni orientali ed occidentali dell'isola...
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  37. A PROPOSITO DELLE INEFFABILI MIKRA’ KERMATA CONIATE IN SICILIA A PARTIRE DAL VI SEC.a.C. INDICE DEI VARI CENTRI EMITTENTI “E' un miracolo che il grembo delle terre siciliane in aree sperdute ne (le piccole monete di argento) abbia custodito rari campionari che sono emersi per la gioia degli studiosi…” [G. Manganaro] (Seguirà Elenco delle zecche...) (continua)
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  38. questa è la tecnica di sbiancatura, ma veniva utilizzata anche nelle monete a corso legale per portare in superficie l' argento e lasciare all' interno il materiale vile... quindi non è una peculiarità dei falsi... le monete argentee venivano generalmente trattate così (salvo casi di percentuali argentee troppo basse, in questo caso la sbiancatura risultava inefficace
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  39. buongiorno, bezzo da 6 bagattini con sigla del massaro G D Giulio Donà 1675-76 CNI 8, p. 629
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  40. chi lo dice che nessuna moneta classica può essere FDC............... esistono
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  41. soprattutto basta con le monete ingabbiate.. le monete sono nate per circolare, per passare di mano in mano testimoniando la storia, l'arte, la cultura e i gusti dell'epoca in cui sono state prodotte. Per poter apprezzare ancora oggi tali elementi è in mano che le dobbiamo tenere e pazienza se dobbiamo sacrificare qualche millimetro di conservazione. Non trasformiamo la numismatica in ossessioni da filatelico, o peggio privilegiando solo l'aspetto dell'investimento. C'è tanta storia e anche arte nella monete.. conserviamo e coltiviamo questi valori senza spersonalizzare gli oggetti della nostra passione. numa numa
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