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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/28/12 in tutte le aree
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ANALISI DIRITTO Come già accennato, sono noti complessivamente due conii del diritto, F e G, che si distinguono per pochi dettagli, specialmente a carico del granchio posto sotto i cavalli, e sono opera di un medesimo incisore. Grazie all’esistenza di coevi tetradrammi akragantini, di stile molto simile e che recano le lettere MYP, è possibile supporre che l’autore dei conii del diritto sia Mirone, uno dei massimi incisori greci del tardo V secolo a.C. La sua grande innovazione stilistica riguarda la particolare disposizione della quadriga, che sembra non solo lanciata nel vuoto (manca la linea di esergo), ma subisce anche una brusca sterzata di tre quarti verso lo spettatore (si osservino la ruota anteriore del carro e la direzione dell’asse verso la ruota posteriore che si intravvede tra i cavalli). L’impressione che se ne ricava è quella di una grande velocità che improvvisamente viene arrestata. Di grande bellezza è la disposizione delle teste dei cavalli ansimanti. Molto è stato discusso sull’identificazione dell’efebo nudo che guida il carro. La sua nudità, messa in evidenza dal corto drappeggio dietro la spalla, indica chiaramente che si tratta di un dio o un eroe. Ma quale? Secondo Seltman, poiché Akragas era stata fondata da coloni provenienti da Gela, a loro volta in parte originari di Rodi e in parte di Creta, ha ritenuto che questo dio poteva essere identificato con la principale divinità di Rodi, Helios. Una certa somiglianza può essere riconosciuta con il famoso cratere attico a figure rosse, del 430 a.C., rinvenuto in Puglia e appartenuto alla collezione Blacas, ora al British Museum. Infatti il dio viene normalmente rappresentato alla guida del carro del sole, una quadriga tirata da cavalli che soffiano fuoco dale narici. Il carro sorgeva ogni mattina dall'Oceano e trainava il sole nel cielo, da est a ovest, dove si trovavano i due palazzi del dio. Questa sua attività gli permetteva di penetrare con i suoi occhi ovunque con lo sguardo e di assistere ad ogni avvenimento del mondo, tra gli altri, anche al rapimento di Persefone da parte di Ade. Per via di questa sua lungimiranza, Elio veniva invocato come testimone in ogni giuramento. In epoca storica, Elio verrà confuso con Apollo. Sempre secondo Seltman, l’aquila che vola sopra i cavalli starebbe a indicare il cielo, mentre il granchio indicherebbe la terra e ambedue sono emblemi della città di Akragas. Tuttavia è da rilevare che normalmente il dio Helios ha la testa radiata e i suoi cavalli sono alati. Successivamente, nel 1982, Lacroix ha fornito una nuova chiave di lettura. L’efebo potrebbe essere l’eponimo Akragas, che si sa essere venerato dagli Agrigentini come un bel adolescente (e come tale raffigurato in una statua di avorio offerta dagli Agrigentini al santuario di Delfi, secondo la testimonianza di Eliano). Davanti a lui c’è la scritta che lo identifica, appunto Akragas. Sopra c’è il suo attributo, aquila, che vola afferrando con gli artigli un serpente. Sotto c’è l’altro suo attributo, il granchio che popolava l’omonimo fiume (sembra più un granchio di acqua dolce o Potamon fluviatile, allora assai diffuso sui fiumi siciliani). Ma come conciliare l’eponimo Akragas con i cavalli della quadriga? Si deve osservare che nel 412 a.C. un agrigentino, Exainetos, riportò la sua seconda prestigiosa vittoria olimpica e, come racconta Diodoro, fece un ritorno trionfale nella sua città. E’ vero che era uno specialista di stadio (enika stadion), ossia nella corsa, ma al ritorno sfilò su un carro trainato da ben trecento bighe con cavalli bianchi, segno anche della grande opulenza raggiunta allora dalla città, poco prima del disastro legato all’invasione cartaginese del 410/409 a.C. E’ possibile quindi che Mirone si sia ispirato a tale evento per celebrare al contempo la grandezza di Akragas, fondendo vari elementi legati sia all’origine rodia della città che al suo eponimo. Se è corretta questa ipotesi, la data più verosimile per la coniazione di questo celebrativo decadramma dovrebbe risalire al 411-410 a.C., dopo il ritorno dell’atleta olimpionico e prima della crisi dovuta all’invasione cartaginese. Non ha infatti molto senso che si sia creato un simile capolavoro in un momento di crisi o addirittura all’appressarsi delle truppe puniche che poi causeranno gravi distruzioni della città, nel 406 a.C. (continua)2 punti
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Salve a tutti. :) Rimanendo in uno dei periodi più difficili e controversi che la Roma Imperiale attraversò nel corso della sua Storia, analizziamo, ora, una figura che più volte è spuntata nelle nostre discussioni e sempre dai contorni definiti in modo negativo. Non che così non fosse, ma conviene approfondire le vicende che ebbero per protagonista uno dei personaggi più spietati e arrivisti che l'Urbe abbia mai conosciuto: Lucio Elio Seiano. Nato intorno al 20 a.C. a Volsinii, l'odierna Bolsena, in Etruria, Seiano era membro di una famiglia piuttosto ricca appartenente all'Ordine Equestre. Era figlio di un certo Seio Strabone, un pretoriano che occupava una posizione importante all'interno della Guardia. Fu porprio lui, infatti, ad inserire il figlio Seiano nello Stato Maggiore dei Pretoriani nei primi anni del regno di Tiberio (16 d.C.). Morto il padre, Seiano ricoprì la carica di Prefetto del Pretorio. In questo modo, egli fu uno dei primi a dare impulso e potere al corpo di guardia, divenendo uno dei più carismatici esponenti di questo gruppo di armati che risiedeva sul Viminale dove sorgevano i cosiddetti Castra Praetoria costruiti appositamente su consiglio del Prefetto alla periferia cittadina tra il 21 e il 23 d.C. Questi edifici furono celebrati successivamente su aurei e denari dell'Imperatore Claudio che, soprattutto nei primi anni del suo regno, dovette ingraziarsi i Pretoriani perchè furono proprio loro a riconoscerne la nomina sullo sfondo delle caserme. E proprio questo messaggio viene trasmesso da questi tondelli. Fig. 1. Alcuni dei Castra Praetoria di Claudio: 1) Autorità emittente: Imperatore Claudio. D/ TI CLAVD CAESAR AVG P M TR P, testa laureata a destra. R/ IMPER RECEPT, i Castra Praetoria con all'interno un soldato che regge una lancia che sorveglia la sacra insegna militare davanti a lui. Riferimenti: RIC I, 7; Cohen 40; BMC 5. Riferimenti Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-c...neta/R-CLAAUR/4 Zecca: Roma. Nominale: Aureo. Materiale: AU - Oro. Data di emissione: 41-42 d.C. Grado di rarità: R2. Fig. 2. 2) Autorità emittente: Imperatore Claudio. D/ TI CLAVD CAESAR AVG P M TR P IIII, testa laureata a destra. R/ IMPER RECEPT, i Castra Praetoria con all'interno un soldato che regge una lancia che sorveglia la sacra insegna militare davanti a lui. Riferimenti: RIC I, 26; BMC 24. Riferimenti Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-c...eta/R-CLADNR/12 Zecca: Roma. Nominale: Denario. Materiale: AR - Argento. Data di emissione: 44-45 d.C. Grado di rarità: R2. All'interno vi troviamo addirittura un tempietto dove i Pretoriani potevano riporvi le loro insegne, considerate sacre come in ogni altro reparto militare. I Castra erano davvero efficienti: circondate da un robusto muro di cinta alto all'epoca tra i 3 e i 5 metri, dalle dimensioni di circa 440x380 metri, le caserme, nonostante i danni subiti nel corso delle varie lotte civili che convolsero Roma negli anni successivi, furono sempre tenute con cura dagli Imperatori che seguirono. Aureliano ne inglobò un tratto di mura nella cinta che edificò a difesa della Città e numerose torrette di avvistamento e di difesa furono aggiunte nel periodo tardo-imperiale fino all'epoca della Roma bizantina. Fig. 3. Resti della Porta Praetoria oggi, uno degli ingressi principali alle caserme dei Pretoriani. Seiano fu sempre di indole piuttosto ambiziosa: ottenuta la carica di Prefetto riuscì a convincere l'Imperatore Tiberio non solo a sistemare nel migliore dei modi il suo corpo di guardia, ma anche della sua azione all'interno dei giochi politici. Tiberio, infatti, grazie ai consigli di Seiano, riuscì a tenere sotto controllo il Senato con dimostrazioni di forza i cui veri protagonisti erano i soldati. A questo punto, per il nostro Prefetto l'obiettivo si sposta più in alto: il trono imperiale stesso. Non contento del ruolo chiave che ricopriva utilizzò proprio quest'ultimo per spianarsi la strada: intessè una relazione con Claudia Livilla, sorella di Germanico (nipote di Augusto) e moglie del figlio di Tiberio, Druso Minore. Nel 23 fu proprio Claudia che, sotto istigazione dell'influente Seiano, fece avvelenare suo marito Druso che tentava di ostacolarlo in ogni modo. Il figlio di Tiberio era infatti il suo principale rivale. Al padre, che naturalmente indagò sulle cause della morte del figlio, fu detto che il possibile erede non era sopravvissuto a seguito di una strana malattia. Menzogna creata ad arte dallo stesso Seiano e resa credibile dai suoi collaboratori che iniziavano a porgerglisi accanto, dando vita al primo embrione di una schiera di arrivisti e opportunisti che tentavano la scalata al potere e alle cariche più alte dello Stato. Adesso rimaneva lo stesso Tiberio: doveva essere estromesso dagli affari della capitale. Seiano vi riuscì nel 27 d.C. quando l'Imperatore, che aveva sempre odiato Roma per molteplici motivi legati al suo passato, trasferì la propria residenza a Capri nella sua rinomata villa. Ora Seiano aveva i Castra Praetoria nelle sue mani. Ma comandare i Pretoriani significava avere la stessa Roma in pugno. Tiberio si fidava ciecamente di lui, perchè il Prefetto si era dato da fare per conquistarsi la sua fiducia e per farsi accordare la sua benevolenza. Accanitosi contro alcuni membri della famiglia di Germanico (di cui abbiamo già ampiamente trattato) che gli ostacolavano la strada per il trono, Seiano si ritrovò al culmine del potere: Tiberio era felicemente lontano da Roma, la quale era a sua completa disposizione. Godeva del favore forzato da parte del Senato e per le sue condanne violente e i suoi processi sommari era diventato non solo l'uomo più potente dell'Impero, ma anche quello più temuto ed odiato. Nonostante la grande differenza che incorreva tra i due personaggi, egli fu l'incarnazione ante litteram del motto pronunciato da Caio Cesare (Caligola) "lasciate che ci odino, purchè ci temano". Ma, in entrambi i casi, la situazione fu presto rovesciata: Antonia Minore, madre di Germanico, riuscì ad avvertire Tiberio dei piani di Seiano. Questi, infatti, aveva addirittura divorziato dalla sua legittima moglie per chiedere in sposa la collaboratrice Claudia Livilla. Se ciò fosse realmente accaduto, Seiano sarebbe entrato a far parte della famiglia imperiale, appagando la sua sete di potere. Tiberio, fortunatamente, non diede il permesso affinchè il matrimonio avesse luogo. Nominato, poi, in segreto il nuovo Prefetto del Pretorio Macrone, l'Imperatore fece ritorno a Roma dove, con una finta lettera, avvertiva, dinanzi al Senato riunito al completo, della sua intenzione di conferire a Seiano il titolo della Tribunicia Potestas a patto che questi si dimettesse dall'incarico del consolato che nel 31 occupava assieme a Tiberio stesso. Praticamente, lo illudeva pubblicamente: Seiano già assaporava la vittoria, si aspettava che ricevuta la Potestà Tribunizia i suoi problemi fossero finiti, ma Macrone, su ordine dell'Imperatore, fece sostituire le guardie pretoriane che presidiavano l'aula del Senato con dei vigili comandati dal suo amico ed alleato Grecinio Lacone. Mentre Tiberio affabulava l'Assemblea con discorsi lunghi e molto vaghi, Macrone si recò ai Castra dove fu riconosciuto dai Pretoriani come loro nuovo comandante. Giunto il momento, l'Imperatore accusò dinanzi a tutti Seiano: tradimento e cospirazione, questi i capi d'imputazione. L'arresto fu eseguito immediatamente dai vigili: rinchiuso in carcere, la sera stessa Seiano fu prelevato e presentato nel tempio della Concordia dove, con un processo sommario e molto sbrigativo, quasi un'apparenza, fu giudicato colpevole e messo a morte. La notte tra il 17 e il 18 ottobre colui che era stato l'uomo più potente di Roma finiva strangolato a causa della sua stessa ambizione. Si era spinto troppo oltre e ora ne pagava le conseguenze. L'unica sua colpa era quella di aver bramato una cosa che per i Fati non doveva minimamente possedere. Dopo essere stato ucciso, il popolo stesso di Roma ne deturpò il cadavere per poi gettarlo tra le torbide acque del Tevere. Il Senato, da parte sua, ritornato di nuovo libero dalle prepotenze di una tale personalità, ne dichiarò la damnatio memoriae, ordinando al contempo l'erezione di una statua della Libertà con questa dedica riferita a Tiberio: "Alla salute del perpetuo Augusto e alla Libertà del popolo romano, per la Provvidenza di Tiberio Cesare, figlio di Augusto, per l'eternità della gloria di Roma, [essendo stato] eliminato il pericolosissimo nemico." Trovò, così, la morte a Roma il 18 ottobre del 31 d.C. dopo aver trascorso una vita diviso tra il suo prestigioso incarico e la smania di fama e potere che lo attanagliò fino alla fine. Una fine poco piacevole, certo, ma che fu compensata dal suo feroce ricordo giunto fino a noi.2 punti
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Rispetto la sua personale opinione ma vorrei precisare che ho detto "grande rarita'"riferendomi naturalmente ad una moneta R2 cioe' "MOLTO RARA" che ha dalla sua tra l' altro una tiratura iniziale molto esigua:51036 pezzi coniati. Da qui ad utilizzare la parola "FUORVIANTE" mi pare alquanto esagerato!Distinti saluti Andrea.2 punti
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IL DECADRAMMA DI AKRAGAS In fondo l’investigazione di un serio studioso di numismatica antica in qualche modo richiama quella di Kay Scarpetta, nota patologa forense creata dalla scrittrice Patricia Cornwell. Si utilizzano vari elementi, in questo caso tratti da precedenti pubblicazioni e da attente osservazioni su monete, almeno attraverso adeguate immagini fotografiche. Le vicende del dr. Weiss, un medico ortopedico di notevoli mezzi finanziari e grande collezionista di importanti monete greche (e anche di altro materiale archeologico), con sequestro di due lotti della sua ecezionale collezione nell'asta Triton XV del 4 gennaio 2012, ha permesso di mettere in evidenza una delle monete più belle in assoluto prodotte dai Greci della Sicilia: il decadramma coniato ad Akragas (Agrigento) intorno al 410 a.C. Posso quindi immaginare la notevole curiosità anche dei non esperti della monetazione greca verso questo capolavoro. In questa nuova discussione vorrei mettere in evidenza le principali informazioni attualmente disponibili su questa moneta, rimandando per maggiori dettagli e illustrazioni a un articolo che ho in animo di pubblicare sulla rivista “Monete Antiche”. La denominazione di “decadramma” indica che corrispondeva a 10 dracme di piede attico (del peso teorico di 4,37 g) e quindi pesante circa 43 grammi. La letteratura su questa moneta è piuttosto scarna ed annovera i seguenti principali riferimenti: T. Reinach, L’histoire par les monnaies. Essais de numismatique ancienne, Paris 1902, p. 94-95 + 1 tavola. G.H. Rizzo, Monte Greche della Sicilia, Roma 1946, p. 90-92 + 1 tavola (la II). C. Seltman, The Engravers of the Akragantine Decadrachms, Numismatic Chronicle part 1, 1948, p. 1-10 + 4 tavole. L. Lacroix, Acragas ou Hélios sur les Décadrachmes d’Agrigente, Studia Paulo Naster oblata, 1982, p. 13-20 + 2 tavole. M. Hurter, Crickets / grasshopers / locusts: A new view on some insect symbols on coins of Magna Grecia and Siciliy, Nomismatika Chronika, 23, 2004, p. 11-20 + 4 tavole. La moneta era nota almeno fin dal XIX secolo e nel 1902 Theodore Reinach accennava all’esistenza di soli 4 esemplari, uno di Monaco (il più bello), uno della collezione Pennisi di Acireale e due di Parigi, uno dei quali però da lui giudicato falso (del peso di soli 37,60 g, con forma molto ovale e XPAGAS al posto di AKPAGAS e infatti non più accennato in successivi cataloghi). Nel 1948 fu pubblicato lo studio più esaustivo, di Seltman, che elencava 6 esemplari autentici, ricavati da un totale di due conii del diritto (conii F e G di Seltman) e tre conii del rovescio (conii "eta", "theta", "iota" di Seltman) per un totale di 4 combinazioni (nn. 7, 8, 9, 10 di Seltman). Rispetto al catalogo di Seltman, vecchio di oltre 50 anni, attualmente si possono aggiungere altri 6 esemplari, per un totale di 12 esemplari finora noti, tutti elencati sommariamente nel commento al lotto n. 1008 del catalogo di asta CNG & Nomos del 4 gennaio 2012. Per una corretta verifica dei dettagli che caratterizzano i vari conii, allegherò alcune immagini esplicative. (Continua)1 punto
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Cari amici, sembra proprio che Monaco e la BCE stiano rinegoziando gli accordi monetari. Pare infatti che con il nuovo regolamento Monaco sarà forzato a immettere l'80% del coniato in circolazione al facciale. PDF1 punto
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Ciao a tutti. Ho disponibili per scambio due cofanetti in legno della Leuchtturm per 2 euro CC. Il primo è Volterra Trio (3 cassetti, 105 posti) Il secondo è dedicato ai 10 anni dell'Euro (Emissione comune 2012) Scambio con 2 euro commemorativi FdC, Coincard/Folder BU e FS Anche divisionali di qualsiasi nazione. Valuto ogni proposta1 punto
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A mio parere la moneta essendo stata ritoccata non è più "originale". Per questo motivo non io non la metterei nella mia raccolta, a quel prezzo.1 punto
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Conio R iota Di sicuramente autentici abbiamo a disposizione solo gli esemplari Parigi e Siracusa, le cui immagini sono però tratte da calchi di gesso. Ci sarebbe un altro esemplare, in mano privata, che la compianta Silvie Hurter conosceva bene ed era ritenuto autentico (lei possedeva una notevole competenza, facendo parte del ristretto IAPN Anti-Forgey Committee, che per vari anni ha curato anche un pregevole “Bulletin on Counterfeits”, purtroppo non più pubblicato va vari anni). Quindi provo a mettere a confronto questo esemplare in mano privata con quello Weiss e anche, per completezza, quello di Pennisi. Hurter 4 Weiss Siracusa Nel pezzo Weiss si notano due principali dettagli “strani”. Il primo, se non è una illusione ottica indotta dalla foto, consiste nel fatto che gli artigli delle due aquile non sembrano poggiare completamente sulla curva del ventre della lepre. Il secondo è offerto dalla particolare fisionomia della cavalletta, che appare un po’ “smagrita”, con le articolazioni delle zampe un pochino più “slegate” e le penne dell’aquila di sinistra che scendono davanti la testa dell’insetto appaiono segnate solo con linee un poco incerte, senza alcuna plasticità. Allego immagini ingrandite e poste in orizzontale per un migliore confronto. Trattandosi di dettagli posti sul margine del tondello, esso dovrebbe risentire maggiormente di una copiatura con conio moderno (come le perline del bordo perlinato al diritto). Hurter 4 Weiss Siracusa Nel complesso, quindi, il decadramma della collezione Weiss presenta quanto meno alcuni elementi di dubbio e meriterebbe un’approfondita analisi in visu al fine di fugare ogni dubbio sulla sua effettiva autenticità.1 punto
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ANALISI ROVESCIO Il rovescio appare essere coniato con almeno tre conii, che differiscono solo per piccoli dettagli. Ancora tra i tetradrammi, con simile rappresentazione di due aquile, una con testa abbassata e una con testa sollevata, è stato rinvenuto un conio che nasconde, sotto una ala, la firma di un altro incisore, POLYK, forse Policrate. Riporto sotto il disegno del dettaglio, tratto dal Rizzo. Gli studiosi hanno concordemente sostenuto che tale rappresentazione sembra ispirata dalla famosa prima strofa del primo canto del coro nella tragedia Agamennone, di Eschilo, dove si assiste al prodigio di due aquile, una nera e una con parte posteriore bianca (i due Atridi) che si nutrono di una lepre gravida (la fine di Troia, ma distruggendo anche la prole, con conseguente ira di Artemide contro Agamennone). Questa tragedia, inserita nella trilogia Orestea, fu rappresentata per la prima volta nel 458 a.C. e quindi era già nota al momento dell’incisione del decadramma. Resta da capire la presenza di un grosso insetto sul campo a destra. Grazie allo studio di Hurter, è possibile identificarlo con sicurezza come una cavalletta (Tettigonia viridissima o Phasgonum viridissima), che non va confusa con il grillo (Acheta domestica) e soprattutto con la famigerata locusta (Locusta migratoria), quella che invade i campi in numerosissimi sciami divorando tutte le piante. Infatti la cavalletta verde, quella che talvolta vediamo saltellare sui campi ed emette gradevoli suoni, è caratterizzata dall’avere antenne molto lunghe, mentre la locusta ha antenne molto più corte e una testa un poco più grossa. I grillo ha invece un corpo più tozzo, ali più corte e antenne non molto lunghe. Basta confrontare le relative immagini: Cavalletta (Tettigonia viridissima) Locusta (Locusta migratoria) Grillo (Acheta domestica) Resta difficile comprendere i motivi della scelta di questo particolare insetto, forse per la loro produzione di suoni, che erano assai apprezzati in antichità. I maschi possiedono organi stridulatori sulla superficie interna dei lunghi femori delle zampe posteriori o alla base del primo paio di ali; per strofinio contro altre parti del corpo, questi organi producono suoni caratteristici, diversi da specie a specie. (continua)1 punto
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forse Renato ha ragione; un sistema di misurazione più preciso dei vari "quasi", "meglio di " ecc. ecc. sarebbe veramente ben accetto. il problema, non da poco a mio avviso, é che il giudizio su base numerica é demandato sempre e comunque all'occhio dell'esperto, non ad una macchina che misura l'effettiva usura. Rimane pertanto soggettivo e quindi opinabile (anche dallo stesso perito, che una volta potrebbe giudicare una moneta SPL 52 e la volta dopo SPL 54) Non crediamo che indicare un numero al posto di un aggettivo ci renda più precisi nelle valutazioni.... Nessuno ha poi fatto una cosa importantissima, ovvero spiegare come si arriva alla valutazione numerica. Mi trovo davanti ad uno SPL senza graffi, lo metto ipotesi SPL56. Una moneta simile, ovvero SPL, ma con un graffietto come la valuto ? SPL 55 ? SPL 54 ? e con due graffietti ? O un graffietto ed un colpetto ? Pesa di più un segnetto lungo o due corti ? In una valutazione tradizionale, più generica, questo ha meno importanza, ma se vogliamo essere "precisi" ed utilizzare una scala numerica......1 punto
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Credo che un fattore importante della numismatica sia la soggettività delle valutazioni per lo stato di conservazione e, in misura minore, della rarità. L'impossibilità di usare una scala totalmente oggettiva sullo stato di conservazione e la varietà di aggettivi che si possono associare alla parola "Rarità" , basandosi su un catalogo o sui passaggi in asta, le relative discussioni e molteplicità di opinioni rendono questo mondo molto complicato e allo stesso tempo irresistibilmente affascinante... per non parlare del fascino intrinseco degli oggetti dei nostri desideri... P.S. Lo scudo in oggetto mi piace... già solo per la data... a vedere 186x invece dei comuni 187x...1 punto
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Nella settimana entrante dovrei iniziare ad acquisire i primi rotolini a disposizione. L'ultima novità arriva dall'utente lepro, disponibile ad inviarmi le monete, sembra però che le spese postali dal Belgio in Italia siano di euro 37, temo che dovrò rinunciare se così fosse dato che ho ricevuto offerte migliori. B27 ha contattato la banca cipriota per l'acquisto dei rotolini e altre tipologie di monete, siamo in attesa di una risposta da parte loro per il costo della spedizione. Attendiamo gli sviluppi.1 punto
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Ciao Caio Ottavio, anche questa volta un ottimo lavoro. Personalmente trovo molto interessante la testimonianza riportata sulle monete della cancellazione del nome in seguito alla damnatio memoriae. Le monete con questa evidenza non sono tanto comuni, di solito espressa mediante rimozione del busto o con uno sfregio sul ritratto del soggetto colpito dalla condanna. Curiosamente, ne ho trovate maggiormente su monetazioni provinciali che non propriamente imperiali. Nerone, collo sfregiato. Domitianus su moneta di Vespasiano, rovescio con Titus (e Domitianus). Rimozione del volto. Geta. Rimozione del volto. Caracalla. Sfregio del ritratto. Commodus. Sfregio del ritratto. Maximinus I. Completa abrasione del dritto. Ciao Illyricum :)1 punto
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Ciao Luca, bella moneta, anche secondo me SPL o quasi. Bella patina come piacciono a me. Le ondulazioni del bordo sono tipiche per cui non lo ritengo un difetto. Altro bell'acquisto. Vedo che le lirette anche a te piacciono piu di altri nominali. Io mi sono aggiudicato un 10 soldi 1813 M che ritengo molto raro. Nel mio caso va quasi a completare l'intera serie dei 10 soldi. Lascio a te immaginare quale ancora non possiedo. ciao Italo1 punto
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:offtopic: Oscar Euro 2011 - Scadenza Prima Fase - 29.01.2012 ore 19 :offtopic:1 punto
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PER ASPERA AD ASTRA ;) Questo Forum è ormai una realtà consolidata nel mondo della numismatica italiana...e non solo. Un fatto su tutti: non è funzionale partecipare...basta leggere per maturare esperienza e cognizioni. Infatti ci leggono tutti! Dico spesso che il mondo della numismatica è particolarmente difficile...e tale effettivamente è, sia per ragioni tecniche che ambientali. Peraltro c'è anche un pochino di competizione e farsi amare da tutti in tali ccomplicate condizioni è difficile. Tuttavia è lecito affermare che questo Forum si è guadagnato i galloni sul campo...senza nulla dover chiedere. Pertanto ci può stare che sui gradi ormai conseguiti si levino voci di dissenso da parte di qualcuno...mentre può capitare che lo stesso qualcuno in altre occasioni o sedi ritenga opportuno (o proficuo) profondere apprezzamento e solidarietà. Fa parte del gioco. L'importante è continuare a crescere insieme, in questa comunità...nel reciproco rispetto, in amicizia e con lo spirito democratico che sinora ci ha contraddistinto. E' sicuro che andremo ancora più lontano. Per la mia molteplice e variegata esperienza maturata nell'ambiente, queste sono le fondamentali impressioni che comunichiamo all'esterno...e che più ci sono invidiate. Quasi non ci credono. :)1 punto
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Grazie bombardei7, guardo il file; fatemi sapere anche cosa cercate così vedo se riesco a bilanciare con altre cose che avete.1 punto
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Se la togli dalla plastica della bustina non avrai problema, poi se la poserai in un vassoio di velluto stai in una botte di ferro, il resto lo farà madre natura, e madre natura è l'artista migliore ;)1 punto
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Per il tipo di moneta e con queste foto direi anch'io un SPL o qSPL sicuramente è molto superiore ad un BB. Trae in inganno il bordo che sembra avere dei colpi ma quelli sono solo i segni del conio delle stellette in incuso sul taglio (contorno)! :pleasantry:1 punto
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Ciao! Devo dire che non me ne intendo né di monete bizantine né di monete arabo-bizantine, però questo esemplare mi ha incuriosito. Non potrebbe essere un follis di Costante II tipo questo? http://www.wildwinds.com/coins/byz/constans_II/sb1002.jpg Ovvero: a sinistra della M, l'anno III, in esergo l'officina, a destra della M "[NE]O[C] Attendiamo altre opinioni!1 punto
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Questa mattina è arrivato felicemente a casa il mio ultimo acquisto: un cent Flying Eagle del 1857, parecchio usurato ma autentico.........nel weekend lo posterò per farvelo vedere e gli farò anche delle foto affiancandogli una di queste patacche delle merendine in mio possesso, per far notare bene le differenze......;)1 punto
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Del tutto ovvio che nel titolo c'è un refuso, non si tratta di Benedetto XVI (felicemente - dicono - regnante) bensì di Benedetto XIV Lambertini.1 punto
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Teli prendo io li vorrebbe mio nipote quello che ho lo sai se vuoi fammi sapere1 punto
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L'idea che incomincio a farmi di questa moneta è quella di una moneta povera, nata in una zecca tra l'ufficiale e il precario, voluta per affermare un momento di autonomia del popolo,pochi mezzi, poco metallo,probabilmente in un periodo di tempo limitato e poi interrotta la produzione da qualche contrattempo, tipo un evento bellico o difficoltà a mantenere in vita una zecca per una sola moneta che sicuramente aveva un corso più o meno locale. Il pezzo che ho che dimostra che c'è stata anche una coniazione maggiore del denaro piccolo imperiale, probabilmente indica che si partì con un pezzo di un imperiale,( la qual cosa non risulterebbe da nessuna fonte in verità ) , ma la moneta c'è ed è una testimonianza, poi probabilmente si capì che il progetto era troppo ambizioso e le risorse non lo permettevano e si ripiegò sul denaro piccolo con un peso inferiore che poi fu la moneta che in realtà circolò, con pochi esemplari a quanto risulterebbe e per breve periodo. Però in questa piccola produzione limitata ,ci sono come testimonia il C.N.I. ci sono comunque delle varianti : 4 riportate, basate o sui punti in leggenda e la loro posizione o sulla comparsa delle x in leggenda. Al momento avremmo un tipo 5, un tipo 6, forse quello di Lollone 4 ; questo dimostrerebbe comunque da parte dello zecchiere la volontà di differenziare e identificare le serie con questi particolari e segni identificativi, questo potrebbe far pensare che comunque una certa produzione comunque fu eseguita e che comunque era prevista. Non vedo particolari negli altri aspetti tipo il busto di San Pietro, il cerchio,l'ALEXANDRIA è uguale per tutte le monete,però potrei anche non aver scorto o visto bene, aspetto su questo conferme. L'aspetto che può essere interessante è che gli zecchieri che operarono in questa piccola zecca,forse furono fabbri di zecche vicine o di città con le quali tra le varie lotte Alessandria ebbe rapporti e conflitti. Non risulterebbero nelle città con le quali si ebbero utilizzi di monete, quali Tortona e Pavia tipi similari, ci sarebbe Milano con i Visconti che imperversavano e qui sarebbe da studiare il S.Ambrogio nimbato milanese,anche se la produzione maggiore di questa tipologia è posteriore, ma qualcosa anche in quel periodo già nasceva anche a Milano, vediamo se qualcuno ha qualche idea in proposito o di altro tipo........ Ovviamente se qualcuno avesse o monete di questo tipo o altre notizie in merito sarebbe interessante conoscerle ,grazie1 punto
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Allora vediamo dall'esame delle monete quello che vedo ,anche dalle fonti che abbiamo, C.N.I. compreso un peso medio dell'imperiale piccolo che varia da circa 0,32 a 0,45 e tre delle nostre monete si assestano in questa fascia. Poi c'è la moneta da 0,67 gr. ; Gianazza nel libro delle zecche parla "di coniazione di denari imperiali ( ? ) "il punto interrogativo mette qualche dubbio, sarebbe interessante sentire un suo parere sull'argomento. Sulle varianti vedo la mia sbrecciata come C.N.I. 6, l'altra mia si inserisce, peso a parte, nel C.N.I. 5,non vedo bene le altre due la tua forse è un 4, però aspetto una tua conferma. Si potrebbe anche vedere meglio i cerchi ,i busti mitrati sembrano omogenei. Incomincio con qualche piccola osservazione come se parlassimo tra di noi, poi spero sempre nel parere di qualche altro, a volte uno coglie anche dall'esterno del problema dei particolari che uno che la vede tutti i giorni non riesce a cogliere, quindi qualunque osservazione è ben accetta. Sembra una moneta dell'identità sicuramente, viene fuori da un momento di autonomia cittadina, il nome della città, il Santo Patrono,il suo busto mitrato,la croce che richiama i simboli cristiani, si stacca da ogni padrone o imperatore che sia : è una moneta che rappresenta la città , i suoi cittadini. E' una moneta povera, molto povera,quindi escluderei subito la motivazione di moneta di pura ostentazione,casomai è una monetina fatta fatta con mezzi precari che urla l'autonomia della città, questo si mi sembra. Alessandria in un momento magari anche di solo qualche anno di autonomia vuole dimostrare di esistere ed essere indipendente,forse fu così. E' probabile, vista l'eseguità dei pezzi rinvenuti che fu fatta per un breve periodo,probabilmente minore di quello indicato comunemente; poche risorse economiche, poco metallo,il tutto come dice credo giustamente il Cunietti in un periodo di lotte e guerre alternate per la città. Si ispirano nel fare questa moneta a qualche altra moneta ? I Visconti che vanno avanti e indietro c'entrano ? I fabbri erano locali o coniatori professionisti venuti da fuori ,magari dalla terra di un conquistatore ? E questa zecca, che zecca fu ?Se dobbiamo prendere per buona l'ipotesi del Cunietti con la casa della zecca in Alessandria, che poi alla fine è l'unica prova che abbiamo in mano,che zecca fu ? Probabilmente di breve durata, precaria, con pochi mezzi e le monete lo dimostrerebbero, forse si pensò all'inizio su un imperiale e poi si ripiegò sul denaro piccolo per necssità e pochi mezzi, il progetto fu interrotto e ridimensionato per poi bloccarsi. Storie che nella monetazioni medievale ritornano e un pò si assomigliano.1 punto
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sperando che serva, allego le foto dei quattro esemplari. Domani magari si può fare un confronto .1 punto
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Bene, visto che il mio appello è caduto nel vuoto, la polemica sono costretto a chiuderla io.1 punto
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Buona sera a tutti, desiderei riprendere il cammino interrotto tempo fa per sottoporre alla Vostra visone la Medaglia del Corso con la lettera E dell'Accademia Aeronautica > Eolo 5^ Generazione - Anno 2005 Motto del corso : Eolo, è vela alla tua furia l'ala e il cuore è prora dritta all'infinito. Raffigurazione di Eolo, il dio dei venti, che soffia su un'ala; intorno, su una fascia di smalto blu, il motto dei corsi EOLO; fondo raggiato, a destra la firma dell'artista.1 punto
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Hai perfettamente ragione, frequento anche altri forum, ed alcuni da molto prima de lamoneta, per es. un forum di informatica dal 1998. Ma in nessun'altro ho trovato la "fratellanza" del nostro forum, sono daccordo con te che questo in parte è anche dovuto alle nostre razzie. Quando vado in qualche posto (Bd'I, UFN, IPZS o estero) o qualche collezionista amico estero mi propone qualcosa ad un prezzo interessante, il primo pensiero è, forse potrebbe interessare agli amici del forum, ne prendo qualcuna in più e faccio una razzia :).1 punto
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Bravo Galenus e un saluto anche a Blonquist e a 12 Tarì, questa ritengo sia la strada da seguire per fare esperienza e diventare nel futuro dei buoni conoscitori di questa monetazione. Un consiglio che mi sento di dare dal vivo del cuore è quello di non fossilizzarsi e concentrarvi troppo solo sull’aspetto conservativo di questa monetazione, osservate attentamente la moneta che avete davanti agli occhi, cercando di porvi delle domande alle quali molto semplicemente per la monetazione Borbonica (e solo per questa) si può giungere ed ottenere una risposta senza particolari difficoltà; essa infatti non presenta particolarità eccessive nell’iconografia, nella maggior parte dei casi troviamo sempre il ritratto del Sovrano al dritto e lo Stemma al rovescio, ma attenzione !! le sigle presenti su queste monete quelle sì che andrebbero studiate, esaminate e riferite, così come ritengo indispensabile dare un’occhiata alla legenda, all’interpunzione, alla forma dello stemma e alle insigne che lo compongono. Questo non fa altro che accrescere la Vostra esperienza e ampliare le vostre conoscenze numismatiche. Veniamo ora alla richiesta fatta da Galenus riguardo i cataloghi; il Gigante è un ottimo volume/catalogo da consultare e da tenere sempre a portata di mano, sappi però che è valido solo per la monetazione Borbonica e quindi attinente a questo periodo storico. Ti consiglio, come inizio e finchè non hai recepito l’esperienza necessaria, di non andare troppo indietro a questo periodo, perché lì la monetazione è più complessa. Per iniziare va benissimo anche se ritengo utile integrarlo con il Montenegro nel quale oltre alle varianti più ricercate dai collezionisti, come ad esempio la parola GRTIA, GRAITA invece che GRATIA, o REGN anziché REGNI ecc. (quest’ultime presenti anche nel Gigante) vengono riportate oltre alla tipologia base di un nominale anche un numero rilevante di varianti riguardanti le legende, la presenza o l’assenza di punteggiatura, abbreviazioni ed altro ancora, un record imbattibile per queste monete. Quest’ultimo (che ti consiglio) ti servirà soprattutto nel caso in cui vorresti integrare lo studio ed avere un quadro ancora più completo sulla coniazione di queste monete; sai molti collezionisi moderni non amano molto ricercarle, ma quando ne hanno una per le mani il desiderio di ricercarla cresce smisuratamente. In tutto te la cavi con circa 50 euro, abbastanza economica come spesa. Ritornando invece alla monetazione pre-borbonica, è qui che entrerebbe in campo il MIR Napoli, un volume quest’ultimo che abbraccia l’intera monetazione Napoletana dalle origini a Francesco II, così come non desidero trascurare i due volumi di D’Andrea/Andreani/Perfetto anch’essi utilissimi per chi vuole spingersi nello studio dei Sovrani precedenti. Ti ricordo, inoltre se non ne sei già a conoscenza, l’opera fondamentale nata nel 1984 dai due autori eccellenti studiosi della Monetazione Napoletana, Michele Pannuti e Vincenzo Riccio, che tratta e descrive per tipi, sottotipi e date tutte le monete sicuramente coniate a Napoli, dalla caduta dell’impero romana alla chiusura della zecca, questa però oltre ad essere un’opera costosa e ormai quasi introvabile. Ma avere il MIR o il D’Andrea/Andreani/Perfetto è come avere il Pannuti e Riccio in essi infatti troverai per ciascuna moneta descritta anche il riferimento a tale pubblicazione. Ti consiglio comunque di andare avanti per gradi; Spero di esserti stato d’aiuto e ti auguro una costante e veloce applicazione per questo impegno che ti riserverà sicuramente un futuro pieno di soddisfazioni. P.S. un’ultima considerazione, rivolta a tutti quelli un po’ timidi che si affacciano a questa sezione: non abbiate timore di dare giudizi sbagliati, sforzatevi comunque di comunicare, qui troverete persone ed un ottimo Curatore preparatissimo che sicuramente vi daranno spiegazioni. Chi non scrive e non partecipa non può mai sbagliare e imparare.1 punto
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Quella della 5^ generazione Raffigurati due venti che si scontrano sul mare in tempesta, sorvolato da gabbiani; intorno una fascia di smalto blu su cui è inciso il motto dei corsi Borea; fondo raggiato; a destra la firma dell'artista e la data. Nel giro ACCADEMIA AERONAUTICA; su un piano inclinato un'aquila da pilota militare e il numero di stelle che indicano la successione cronologica del corso; nel campo nella parte superiore di un disco rialzato la scritta GIURAMENTO CORSI / BOREA / e nella parte inferiore, le date dei corsi con le stellette, nell'esergo località, data e luogo del giuramento. Motto del corso : Borea, boream devince (Nord lega il nord).1 punto
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