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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/19/12 in tutte le aree

  1. Mi fa molto piacere che sia stata data comunicazione sul ritrovamento di una spintria sulla riva del Tamigi, presso il ponte Putney Bridge. Confermo che un'altra spintria (con tipi diversi) fu trovata in G.Bretagna, ma più esattamente a Chelsea. La tessera è riportata su Spink Circular Numismatic, December 1979, n. 10129. Sono informato sul problema delle tessere romane con numerali (non solo con scene erotiche, dette appunto "spintriae", ma anche con ritratti imperiali e con altre raffigurazioni), che sto studiando da tempo per un Corpus. Ho già censito circa un migliaio di esemplari in collezioni pubbliche e private. Si tratta di un lavoro estremamente difficoltoso, sia per la presenza di un elevato numero di esemplari di probabile coniazione rinascimentale, di non pochi cloni più o meno moderni e anche da numerosi incroci di conio tra tessere con testa imperiale e con scena erotica. In altre parole, un conio con un numerale (per ogni numerale esistono da 5 a 8 conii) risulta essere utilizzato sia in combinazione con una testa di Augusto o di Tiberio oppure con una scena erotica, rivelando che fu una produzione piuttosto concentrata e probabilmente di breve durata, grosso modo coincidente con l'epoca di Tiberio. Molto probabilmente la produzione cessò sotto Caligola (le poche tessere con testa di Claudio I sono rinascimentali). Resta ancora un rebus la reale funzione di tali tessere, che probabilmente furono coniate a Roma. La lega in metallo è generalmente in oricalco, che era una lega pregiata e praticamente di competenza imperiale. Mi sembra riduttiva ed erronea la vecchia ipotesi che fossero utilizzate per pagare nei postriboli. Più probabilmente sono gettoni (almeno alcuni) regalati dalla famiglia imperiale o comunque dal suo ambiente agli ufficiali dell'esercito romano. I numerali, da AVG o I fino a XVI (con alcune eccezioni), sembrano corrispondere alle 16 legioni che erano presenti al tempo del tardo regno di Augusto (le successive tre legioni furono quelle distrutte da Varo e non più ripristinate). Un'altra complicazione è costituita dagli scarsissimi dati di ritrovamento. In Italia è noto un solo ritrovamento, in una tomba di Mutina (Modena) in ambiente riconducibile all'epoca di Nerone. L'esemplare ivi trovato però è risultato essere un esemplare fuso e dorato, quindi un probabile falso d'epoca. Alcune tessere, specialmente quelle rinvenute in Spagna, mostrano evidenti tracce di doratura e non poche sono forate per essere portare al collo, come a guisa di portafortuna. La cosa strana è che sembra che queste tessere non vengano trovate in Italia centrale e meridionale. I musei italiani da Napoli in giù non hanno reperti simili. Nel medagliere di Napoli ho rintracciato un solo esemplare, con inedito ritratto di Augusto, che però non si sa dove è stato trovato. A Pompeii, nonostante la relativa abbondanza di postriboli, non è stata rinvenuta alcuna tessera ! Tali tessere sono state segnalate in quasi tutte le province romane e perfino una spintria è stata trovata a Israele, ma in Italia, nisba! Queste tessere sono sempre state apprezzate e collezionate e quindi facilmente, almeno nelle vecchie collezioni, immesse nei musei, ma i musei italiani che contengono alcuni esemplari sono pochi, a Roma, Firenze, Bologna, Forlì (coll. Piancastelli), Padova e Milano (ce ne sono anche nella Galleria Estense di Modena, ma ancora non sono riuscito ad avere le relative foto!). Inoltre nelle poche segnalazioni di ritrovamenti i pezzi erano sempre isolati e non si conoscono ripostigli con più esemplari. Quindi è esistita una forte dispersione nel mondo romano, come se fossero portate singolarmente forse da ufficiali romani al rientro nei vari distretti sparsi nell'impero romano.
    4 punti
  2. Provo a spingermi un poco oltre (poi il futuro ci dirà se questa ipotesi +A.I.T.O.n.. ["n" minuscola)] / A V R IE possa essere sensata o sia una castroneria, al caso naturalmente mi sottopongo al pubblico ludibrio :hi: ). Notiamo che: - innanzitutto i tondelli hanno una forma molto particolare, fondamentalmente conica, e di spessore caratteristico; ciò suggerisce una tecnica produttiva forse un poco "sui generis" rispetto alle emissioni associabili (intendo in area mar-ligure / nord-tirrenica e forse prima metà del sec. XIV, che si sposerebbe bene col Doria; come vedete l'espormi al potenziale pubblico ludibrio continua... :-) ); su tale aspetto, per ora nessuna particolare altra considerazione da fare; - gli esemplari, da immagini ma anche da esame diretto, non paiono di lega; il materiale non pare cioè essere neppure a bassissimo titolo; si tratta di una mera illazione, naturalmente; a titolo di esempio e per confronto, gli effetti visivi su alcune vilissime emissioni della zecca di Savona che hanno un contenuto (accertato analiticamente) attorno a 50-70 millesimi, sono però diversi (si percepisce una certa differenza, per quanto, appunto, non si possa allo stato attuale che parlare di una semplice impressione); questi esemplari alla gran "A" paiono cioè, a vista, decisamente in rame; - riagganciandomi al quesito sulle analogie, noto un bisante inquartato, come sui cd. "denari imperiali" di Savona (analiticamente in rame, e forse quarti di denaro); il bisante è nel secondo angolo in entrambi i casi. Che si tratti di emissioni a nominale identico (quarti di denaro a corso forzoso; magari non a caso, ......)? Ogni promessa è debito: prima o poi nero su bianco tutte queste considerazioni, legate, per quanto possibile, da un filo logico organico e filtrate dall'indispensabile sostegno di mb :-) a presto
    3 punti
  3. Udite Udite, altra novità estremamente importante, il nostro comune amico e razziatore Superbubu mi ha appena confermato che riuscirà ad avere le monete francesi al prezzo di costo, più spese di spedizione da lui a me naturalmente. Un ringraziamento pubblico a superbubu è doveroso, per l'impegno messo a disposizione del forum in un momento MOLTO particolare della sua vita. GRAZIE :clapping: :clapping: :clapping: :clapping: :clapping: :clapping: :clapping:
    2 punti
  4. Giuro che è l' ultima, stavolta sul serio, poi se ne parla in primavera, corro il rischio che i miei mi cacciano di casa :) 1836 : Per la visita del Re e del Principe di Salerno alla zecca di Parigi Medaglia in bronzo ; 74 mm diametro ; Opus : Jean Jacques Barre ; sul contorno reca la scritta CLIVRE (a differenza di un altro esemplare che ho avuto modo di osservare e che non presenta alcuna scritta) Rif. Ricciardi 165 , D' Auria 189 ; R4 Il dritto di questa medaglia è da togliere il fiato, davvero un' opera d' arte!
    2 punti
  5. Salve a tutti. Dopo aver trattato della moglie Cesonia, la più famosa dell'Imperatore Caio, meglio noto come Caligola, è d'obbligo trattare delle vicende, anche se minime, che riguardarono la bambina nata dal loro matrimonio. La maggior parte delle testimonianze, al riguardo, ci sono state tramandate da Svetonio, ma queste non sono del tutto affidabili, data l'avversione che questo Imperatore si attirò anche dopo la sua morte. Forse nata a Lione, tra la fine del 39 e l'inizio del 40 d.C., Giulia Drusilla fu chiamata così in ricordo della zia paterna, sorella di Caio, morta il 10 giugno del 38. L'Imperatore era molto legato a sua sorella, che peraltro era la più piccola della famiglia, e la sua perdita lasciò un vuoto incolmabile nel suo animo a tal punto che sentì l'esigenza di ricordarne la presenza attraverso la figlioletta appena nata. Alcuni storici ritengono che Giulia nacque il giorno stesso delle nozze imperiali e fu proprio lei la causa di queste ultime. E forse questa ipotesi non è del tutto errata. Narra Svetonio:<<(Caio) la onorò (la sua Milonia Cesonia) col titolo di moglie quando partorì, e nello stesso giorno dichiarò di essere suo marito e padre della bambina che era nata.>> (Svetonio, Vite dei Cesari, Caligola - XXV). Sempre lo storico tramanda altre notizie sulla bambina: fu posta dal padre accanto alla statua di Minerva in un tempio dell'Urbe, imponendo alla divinità di accudirla. Giulia crebbe nell'ambiente di palazzo libera e fu poco controllata sia dai genitori che da altre persone, come precettori, pedagogi etc. Questo, insieme al fatto che era la bambina più potente e forse più ricca di vizi dell'Impero, fecero di Giulia una vera "peste", per dirla in termini odierni. Irrequieta, allegra e spensierata, così possiamo immaginarla, come una comune bambina intenta a giocare con i suoi coetanei. Che poi graffiasse il viso ai compagni di giochi, sembra piuttosto credibile: qualche lite poteva sempre scoppiare tra bambini, ma che strappasse gli occhi agli altri non lo è affatto. Tutte queste falsità sono state scritte appositamente per infangare la figura di Caio anche dopo la sua morte. Il 24 gennaio del 41 d.C. Caio fu assassinato dai Pretoriani di Cassio Cherea che avevano ordito una congiura contro di lui assieme ad alcuni membri dell'odiata aristocrazia. Furono i Pretoriani in rivolta a trafiggere Cesonia, la madre di Giulia Drusilla, con una spada, mentre alla bambina fu schiacciata la testa contro un muro. La piccola Drusilla, dipinta da Svetonio come un demonio che godeva dei mali inflitti agli altri, aveva solo un anno di età. A nome di Giulia non furono emesse monete vere e proprie, ma il padre ebbe l'accortezza di celebrare le donne della sua famiglia su un unico tondello provinciale: AE18 D/ KAISWNIA GUNH SEBASTOU, in lingua greca. Busto drappeggiato e acconciato di Milonia Cesonia rivolto a sinistra. R/ DROUSILLA QUGATRI SEBASTOU, sempre in greco. Giulia Drusilla, di circa un anno, a figura intera stante frontale con la testa rivolta a destra, regge in una mano una statuetta della Nike (Vittoria) e nell'altra un ramoscello. LE nel campo a sinistra. Rif.: RPC 4977; Meshorer 117. Zecca: Caesaraea Panias, in Siria. Data: 40-41 d.C. Rarità: Estremamente rara. Fig. 1: la moneta. Fig. 2: particolare del R/ della moneta precedente che ritrae la piccola Giulia Drusilla, la bambina più potente di tutto l'Impero Romano.
    1 punto
  6. Sembra sia stata ritrovata una spintria originale nel Tamigi vicino a Londra, ritrovamento fatto da un detectorista che l'ha poi donata al Museum of London: http://www.archeomol...el-piacere.html http://www.dailymail...es-Britain.html http://www.digitaljo.../article/317460 Viene detto che se cio' fosse confermato e la Spintria non si rivelera' una riproduzione rinascimentale (cosi' non sembrerebbe dato che viene riportata la datazione della spintria al I sec. D.C. da parte degli archeologi e vengono riportate le parole entusiastiche della curatrice del museo) sarebbe il primo caso di una spintria autentica ritrovata in UK. In realta' mi sembra di ricordare che ci sia stato almeno un altro rinvenimento in UK, forse proprio nel Tamigi. Comunque questo dovrebbe far parte dei pochi ritrovamenti di Spintriae fuori dall'italico suolo, avvenuti soprattutto in Francia, Germania e Croazia. Si dice che la maggior parte delle spintriae sia stato ritrovato in Italia, curioso pero' il fatto che non mi risultino ritrovamenti certi a parte uno avvenuto in una tomba del I Sec. D.C. a Modena, sara' solo colpa delle severe leggi sui ritrovamenti? Questa nuova scoperta documentata potrebbe portare a un'ulteriore evoluzione delle numerose teorie che riguardano lo scopo e l'utilizzo di tali tessere, con la teoria dell'utilizzo nei lupanari che potrebbe acquisire ulteriore credibilita'. ps. Ritrovamento effettuato da un detectorista facente parte di un associazione di appassionati di metal detector autorizzata a fare ricerche in zone archeologiche, praticamente fantascienza per noi...Il detectorista poi, felice per la bella scoperta e la pubblicita' che ha avuto sui giornali, ha poi donato la Spintria al Museo di Londra, dove sara' esposta al pubblico fino ad Aprile 2012. Sempre di piu' fantascienza...
    1 punto
  7. Salve a tutti. Nell'aprire questa nuova discussione, incentrata sull'importanza rivestita da questa figura divina sotto il regno dell'Imperatore Claudio, vorrei ringraziare il Curatore Minerva che mi ha dato lo spunto, anche se involontario, attraverso il suo nickname, per la scelta della tematica trattata. :) Minerva, divinità dai mille compiti. Sostanzialmente, la dea romana Minerva ricalca, per iconografia e funzioni, la sua corrispettiva del Pantheon greco: Atena. Nel mondo romano, però, l'origine del suo nome fu condizionato da altri fattori: a portare il culto della divinità in Italia furono gli Etruschi che la conoscevano con il nome di Menerva o Mnrva per sincope (in merito a questo argomento cfr. anche Lezioni di Lingua Etrusca, Quarto Incontro: Le vocali nella sezione di Storia ed Archeologia). Proprio per questa assonanza, i Romani la confusero con il sostantivo latino mens, che significa mente, e l'accostarono, quindi, al concetto di saggezza, intelligenza di cui la divinità divenne la protettrice. Ma fu anche una dea guerriera: si narra, infatti, che Giove, tormentato da una fortissima emicrania, si fece aprire la testa da Vulcano. Dal cranio del padre degli dei fuoriuscì Minerva già armata di tutto punto. Lo stesso mito spiega la genesi di Minerva nella religione greca. In effetti, questa dea ha svolto un ruolo sempre molto importante in diverse culture del Mediterraneo: sia per i Greci, sia per gli Etruschi che per i Romani, Minerva entrò a far parte del gruppo delle divinità più adorate e considerate dell'antichità, la cosiddetta Triade. Questa Triade, composta da Giove, sua moglie Giunone e sua figlia Minerva, ha quasi sicuramente origini etrusche. A Roma ricevette il titolo di Capitolina da un'appellativo concesso a Giove: Capitolino, appunto. Il tempio dedicato a questa Triade si trovava sul Campidoglio. Protettrice delle arti, della musica, dei medici e del commercio, Minerva assunse a Roma anche il "compito" di sovrintendere ai conflitti, durante i quali si invocava il suo aiuto più per la scaltrezza e l'inventiva che per l'abilità tecnica nell'uso delle armi, per gli ovvi motivi anche sopra indicati. Il suo animale sacro, come per la greca Atena, era la civetta o, a volte, il gufo. L'iconografia che caratterizza le raffigurazioni della divinità è semplice e piuttosto conosciuta: Minerva indossa di solito un elmo che può variare nello stile e nel modello, il suo petto è protetto da una lamina metallica che per disegno ricalca la lorica squamata romana al cui centro è posta la testa mozzata della Gorgone, o Medusa, che, con il suo sguardo, impauriva e pietrificava i nemici della dea. Il suo corpo è avvolto in una lunga veste e ai piedi indossa i classici sandali di derivazione ellenica che differiscono dalle caligae in uso presso i legionari romani. Può reggere vari oggetti: una lunga lancia con punta larga, uno scudo tondeggiante o una statuetta della Vittoria alata che porge una ghirlanda. A volte, perchè no, può trovarsi in compagnia di una civetta. I Romani ne celebravano la festa dal 19 al 23 marzo nei giorni che prendevano il nome di Quinquatria, i primi cinque successivi alle Idi di marzo, a partire dal diciannovesimo nel Calendario degli Artigiani. Una versione più contenuta, le Minusculae Quinquatria, si teneva dopo le Idi di giugno, il 13 giugno, con l'uso di flautisti, molto usati nelle cerimonie religiose. A Minerva, già nella Roma Repubblicana, venivano, inoltre, tributati onori attraverso le arti poetiche. Tra gli incaricati vi spicca il famoso letterato e poeta romano Livio Andronico. Claudio, uno dei primi Imperatori intellettuali. Come si fa a tenere lontana la figura di Minerva da quella di Claudio? E' molto difficile, dato che questo Imperatore fu uno dei primi a dare tanta importanza alla dea, giungendo al punto di dedicarle un Rovescio nella sua monetazione. Nato il primo agosto del 10 a.C. a Lugdunum, in Gallia, con il nome di Tiberio Claudio Druso, il futuro governante di Roma aveva per genitori Druso Maggiore (di cui ho già avuto modo di parlare in una discussione precedente) e Antonia Minore, figlia di Marco Antonio e nipote di Ottavia Minore, sorella del Princeps Augusto. Nel 4 divenne ufficialmente un componente della famiglia Giulio-Claudia in quanto suo fratello Germanico venne adottato all'interno della dinastia. Durante la giovinezza venne finemente educato, in quanto rappresentante di una delle famiglie più importanti dell'Impero, ma mai condotto in pubblico. La ragione di questo comportamento tenuto nei suoi confronti risiede nel fatto che Claudio era venuto al mondo con evidenti difetti fisici che non potevano essere assolutamente tollerati in una famiglia, come quella Giulio-Claudia, che stava proprio ora intraprendendo la sua scalata al potere. Presentare un individuo fisicamente debole avrebbe compromesso irrimediabilmente l'immagine dell'intera dinastia dinanzi al popolo romano. Persino l'assunzione della toga virilis, il segno del passaggio all'età adulta, avvenne in tono dimesso: mentre era consuetudine che, giunta l'età, ciascun ragazzo romano venisse pubblicamente accompagnato al Campidoglio dal padre o dal tutore, Claudio vi venne portato di nascosto, in lettiga, a mezzanotte e senza accompagnamento solenne. Nonostante mostrasse una vivida intelligenza e una naturale propensione per gli studi e per l'ambiente burocratico, il giovane Claudio venne umiliato da tutti i suoi familiari, persino dalla madre che lo definì:«mostro d'uomo, non compiuto, ma solo abbozzato dalla natura». La sua abilità oratoria fu ammirata solamente da Augusto, ma non bastò per fargli ottenere alcuna carica pubblica, facendolo rimanere ai margini dell'attenzione di tutti. Quando il primo Imperatore morì, con il suo lascito di appena 800.000 sesterzi, Claudio vide salire al trono suo zio Tiberio, essendo stato escluso da ogni possibile piano di successione. Il nuovo Imperatore non si dimostrò più clemente: nonostante gli Equestri e i Senatori avessero dimostrato alcune attenzioni, anche private, verso il povero Claudio, Tiberio gli vietò qualsiasi carica pubblica, estromettendolo dalla vita politica attiva. Le delusioni si ammucchiavano continue e implacabili costringendo Claudio a ritirarsi a vita privata. Fu in questo periodo che si interessò maggiormente alle arti di cui era tutelare Minerva, scrivendo un trattato sugli Etruschi, di cui studiò anche la lingua, una storia di Cartagine una difesa di Cicerone, alcuni trattati sul gioco dei dadi e sull'alfabeto, tutti andati perduti. Nel 15 d.C. sposò Plauzia Urgulanilla, figlia di Marco Plauzio Silvano, da cui ebbe due figli. Fu la sua prima moglie, ma le felicità nuziali non durarono a lungo: sospettata di adulterio (che Plauzia non sopportasse un personaggio come Claudio con tutti i suoi difetti e con il suo anonimo e inesistente peso politico?) fu ripudiata dal marito nel 28 non divenendo mai Imperatrice. Quando il figlio di Tiberio, Druso, morì nello stesso periodo in cui scomparve anche Germanico, Claudio sperò di aprirsi un varco per la successione al trono, ma si tirò indietro quando vide che il Prefetto del Pretorio, Elio Seiano, si era guadagnato la fiducia di Tiberio a tal punto da ritenersi il miglior candidato alla successione. Destino volle che il futuro Imperatore sposasse in seconde nozze proprio la sorella di Seiano, Elia Petina, da cui ebbe la figlia Claudia Antonia. Nel 31 d.C. con la definitiva caduta di Seiano, Claudio (forse per evidente opportunismo e sicurezza personale) divorziò da Elia per convolare a nozze, nello stesso anno, con la famosa Valeria Messalina dalla quale ebbe l'unico figlio maschio che sopravvisse alla giovinezza: Britannico che inizialmente si chiamava Cesare (un certo Claudio Druso, avuto dalla prima moglie, Urgulanilla, morì in tenera età). Il suo comportamento nei periodi più critici della Roma del tempo e il sapiente sfruttamento del proprio anonimato politico fecero sì che Claudio riuscisse ad andare avanti e a sfuggire a congiure e accuse, a delazioni e a omicidi che imperversavano non solo nella corte imperiale. Sempre da Messalina ebbe anche una figlia: Claudia Ottavia che più tardi sposerà il proprio fratellastro Nerone, figlio di Agrippina Minore, ultima moglie di Claudio e probabile fautrice della sua fine. Fatto sta che il suo primo incarico politico attivo (il mandato consolare) lo conseguì assieme a suo nipote Caio Cesare (Caligola) all'età di quarantasette anni. Dopo l'assassinio del nipote (41 d.C.) un Claudio cinquantenne e impaurito divenne Imperatore per volere dei Pretoriani che lo riconobbero quale unico superstite ancora in vita della dinastia Giulio-Claudia. Famoso è rimasto il racconto di Svetonio in merito alla sua elevazione alla porpora: <<Dopo l'uccisione di Caligola... Claudio suo zio... cinquantenne... divenne imperatore per uno strano caso. Infatti, trascurato dagli uccisori di Caligola, avendo quelli portato via il numero dei congiunti e dei servi di questo, egli s'era nascosto in una sala di nome Ermeo. Non molto dopo, spaventato dal rumore della porta, proseguì verso il vicino solarium e si nascose dietro alle tende davanti all'ingresso. Qui, essendosi tenuto nascosto ancora, un soldato semplice, visti i piedi lo tirò fuori mentre Claudio si inginocchiava per il timore, ma riconosciutolo, lo salutò imperatore. Poi lo condusse dagli altri soldati, esitanti e frementi. Posto dai suoi sulla lettiga, fu portato nell'accampamento, triste e trepidante, mentre la folla che incontravano lo commiserava, quasi stesse per essere giustiziato pur essendo innocente. Ricevuto entro il vallo, pernottò tra le tende dei soldati, temendo più che sperando. Invero all'indomani, reclamando il popolo una guida per lo Stato, fu salutato da tutti imperatore.>> (Svetonio, Vite dei Cesari, V, 10.) Una volta divenuto Imperatore con il nome di Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, governò l'impero per circa quattordici anni. Il nuovo Princeps era considerato uno degli uomini più eruditi del suo tempo: Plinio il Vecchio lo cita quattro volte come un'autorità; a lui scienziati ed uomini dotti scrivevano o dedicavano trattati. Ancora una volta ricorre il tema della saggezza e dell'erudizione a cui Claudio dedicò gran parte della sua esistenza. Si dedicò alla cura dello Stato con attenzione, cercando di guadagnarsi l'amicizia e la stima del Senato e del popolo con giochi pubblici, soprattutto in occasione della sua vittoria in Britannia, e concedendo amnistie agli esiliati. Il famoso filosofo e uomo di lettere Anneo Seneca, forse per l'invidia nutrita da Messalina nei suoi confronti, fu lasciato in Corsica, lontano da Roma, e neanche l'elogio che intessè dell'Imperatore e del suo liberto più potente, Polibio, permettè al sapiente di rientrare in Patria. Forse per vendicarsi di questi motivi, Seneca scrisse il libello dal titolo Apokolokyntosis Divi Claudii, una satira politica contro il governo di Claudio e la sua figura di governante. Una specie di vendetta postuma, pubblicata dal filosofo solo dopo la morte di Claudio. Il suo governo, però, a dispetto dell'opera stesa da Seneca, fu, per certi versi, un vero successo e un toccasana per Roma: infatti, grazie al sistema burocratico centralizzato composto da fidati liberti, Claudio riuscì a formare un apparato statale di grande prestigio ed efficienza, togliendo al contempo molti incarichi di questo tipo ai Senatori e agli Equestri. Per mantenerli buoni, però, applicò nei loro confronti una politica moderata, in netta contrapposizione con quella del suo predecessore Caio. Donò loro il governo su alcune Province balcaniche e riservò loro sulle piazze e negli spettacoli i posti migliori, accordando privilegi ed elargizioni. Essendo di stampo conservatore, il nuovo Imperatore favorì gli antichi culti romani e completò l'acquedotto la cui costruzione era iniziata sotto Caio. Molte opere pubbliche furono edificate in tutto l'Impero: strade, templi ed un canale che collegava il Tevere al nuovo Portus di Roma. Bonificò le zone intorno al Fucino, ma fallì per ben due volte nel tentativo di prosciugare il lago: a causa dei cattivi lavori svolti dagli ingegneri, le inaugurazioni furono un vero fiasco e il suo segretario nonchè appaltatore dell'opera, Narciso, dovette sopportare l'ira dell'Imperatrice Agrippina che lo accusava del tragico fallimento dell'opera voluta dal marito. Annettè all'Impero altre Province oltre alla Britannia che solo Giulio Cesare prima di lui aveva cercato di occupare militarmente. Anche Caio Cesare aveva pianificato un'impresa del genere, ma non la mise mai in atto, lasciando a Claudio l'onore di annettere quell'isola selvaggia al dominio romano. Dopo la morte di Messalina, che aveva complottato contro di lui con Caio Silio che ne doveva prendere il posto al governo dopo averlo eliminato fisicamente, Claudio sposò, come già detto, Agrippina e nel 50 d.C. ne adottò il figlio Nerone avuto da un precedente matrimonio di lei con Lucio Domizio Enobarbo. Britannico e Nerone divennero fratellastri e, nel 53, Nerone, presa la toga virilis e ottenuti il titolo di Princeps Iuventutis, l'imperium proconsolare fuori Roma, sposò la sorellastra Claudia Ottavia, figlia di Claudio e sorella naturale di Britannico. Agrippina, assicuratasi la successione al trono per il figlio, accelerò i processi della natura: invece di aspettare che Claudio morisse di morte naturale, gli presentò un piatto di funghi, di cui l'Imperatore era particolarmente ghiotto, avvelenati con l'aiuto di Lucusta, una donna esperta in veleni e farmaci famosa in tutta Roma per la sua bravura. Fu sempre lei che nel 55 d.C. avvelenò Britannico per ordine di Nerone e fu addirittura premiata per il suo impegno e la sua capacità. Era il 54 d.C. e Claudio veniva divinizzato per ordine del Senato e sua moglie, Agrippina, la stessa che ordinò di ucciderlo, gli fece costruire un tempio sul Celio a lui intitolato in quanto asceso all'Olimpo assieme agli dei. Minerva, la saggezza sulla moneta di Claudio. Claudio dedicò a Minerva/Atena il Rovescio di un asse in bronzo. La dea che vi troviamo raffigurata è detta Promachos. Questo epiteto deriva dal greco Πρόμαχος che significa colui che combatte in prima linea. Quindi, quella dell'asse di Claudio, è una Minerva guerriera che opera in aiuto dei soldati prestando la sua opera nelle prime file, dove i militi ne hanno sicuramente più bisogno, dato che sono i primi ad entrare in contatto con il nemico. La prima raffigurazione , perlatro colossale, di questa Minerva Promachos era stata eseguita ad Atene da Fidia che la posizionò tra i Propile e il Partenone, sull'Acropoli della città. Da notare che la conquista della Britannia da parte di Claudio iniziò sistematicamente proprio nel 43 d.C. In questo periodo e con questo Rovescio, l'Imperatore tende a sottolineare la valenza militare della dea a lui tanto cara e familiare sotto forma di saggia intellettuale. Ricostruzione a dimensioni ridotte della statua di Fidia dell'Atena Promachos. La moneta: Autorità emittente: Imperatore Claudio. D/ TI CLAVDIVS CAESAR AVG P M TR P IMP P P, Testa nuda di Claudio a sinistra. R/ Minerva Promachos elmata che avanza a destra, brandendo un giavellotto e tenendo sollevato uno scudo tondo. Ai lati, S-C. Riferimenti: RIC I 116; BMC I 206-207. Zecca: Roma. Data: 42-43 d.C. Grado di rarità: Comune, C. Nominale: Asse. Materiale: AE - bronzo.
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  8. domani sarebbe stato il compleanno... :-( credo... http://www.webalice.it/annovi.frizio/p_eurofantasy28.html
    1 punto
  9. Confermo!!!Ottimo scambio con un ottima persona! E' stato un vero piacere!!!!Alla prossima.
    1 punto
  10. Di nuovo grazie, Minerva, per questo essenziale tassello aggiunto alla discussione. :) Particolarmente bello è anche il vaso a figure rosse dove il Palladio è messo bene in risalto. Il viaggio di questo simulacro da Troia a Roma è raffigurato, dal punto di vista numismatico, sul Rovescio di un denario fatto coniare da Caio Giulio Cesare. Secondo la leggenda, infatti, fu l'eroe troiano Enea a portare il Palladio nel Lazio. L'eroe era figlio di un mortale, Anchise, e di una dea, Venere (la greca Afrodite), ritenuta la divina fondatrice della gens Iulia a cui apparteneva lo stesso Cesare. Questo Rovescio, quindi, oltre a ritrarre il Palladio e a spiegare, stando al mito, il suo arrivo a Roma, è un'esaltazione della propria gens di appartenenza attraverso Enea e le sue origini divine. Autorità emittente: Caio Giulio Cesare. D/ Anepigrafe. Testa diademata e ingioiellata di Venere rivolta a destra. R/ CAESAR. Enea avanza a sinistra, portando Anchise e il Palladio. Riferimenti bibliografici: Crawford 458/1; CRI 55; Sydenham 1013; RSC 12; Cohen 12. Riferimenti Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I2/7 Data: 47-46 a.C. Zecca: Zecca militare itinerante al seguito di Cesare in Nord Africa Grado di rarità: Comune - C Nominale: Denario. Materiale: Argento - AR Particolare del Rovescio del denario di Cesare della stessa tipologia dove si vede meglio il Palladio retto da Enea.
    1 punto
  11. Ottimo scambio concluso con andrea imperatore :)
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  12. Caro Pietro, ti rispondo molto volentieri! La medaglia postata da gionni (del diametro di 74 mm ) venne battuta nel 1836 con il conio del dritto già utilizzato nel 1833 per la medaglia della visita alla zecca di Parigi della famiglia reale francese (cfr. Varesi 49, Utriusque Sicilie lotto 284). La versione franco napoletana del 1836 con epigrafe al rovescio venne battuta nell'agosto del 1836 in onore della visita alla zecca parigina dei re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone e del principe di Salerno Leopoldo di Borbone (fratello di Francesco I di Borbone e quindi suo zio). Il D'Auria la riporta al numero 189 della sua opera ma ha dimenticato di inserire nella scheda il nome dell'incisore della medaglia, quest'ultimo ben visibile al dritto ad ore 6 lungo l'incanalatura del bordo (piccolo incidente di percorso che capita a tutti) Jean Jacques Barre. La medaglia presente nell'asta Utriusque Siciliae ovviamente non ha nulla a che vedere con la storia del Regno delle Due Sicilie, è evidente, e questa che il proprietario della pregevole collezione dispersa da Varesi nell'aprile 2007 ha pensato evidentemente di fare un "fuori pista" al fine di riempire quel vuoto lasciato da una medaglia R4 che per trent'anni giaceva inesorabile nella sua raccolta (conosco bene questo grande collezionista e quindi so con che criterio collezionava). Sinceramente la medaglia del 1833 con il rovescio raffigurante i figli dei sovrani francesi piace tantissimo anche a me e non nascondo di acquistarne appena possibile una per la mia collezione. La medaglia di gionni è conosciuta solo in bronzo, mentre quella del 1833 è ben nota ai collezionisti di medaglie francesi sia in bronzo che in argento.
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  13. Ciao Gionni all'Asta Varesi del 18 aprile 2007 non era presente, ma ho notato che c'era una al n° 284, per "la visita alla zecca di Parigi del Re Luigi Filippo e della Regina Maria Amelia" identico dritto della tua, magari qui Francesco ci può spiegare anche il motivo di questo stesso conio, io personalmente non saprei; il rovescio di quella che ti ho appena riferito, se il dritto è da togliere il fiato, è qualcosa di eccezionale !! credo che anche tu l'abbia vista, ed era anche in FDC. Complimenti anche per quest'altra :beerchug: e se i tuoi ti cacciano, puoi sempre rivenderle :nono:
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  14. Caro Magdi, complimenti per aver dato la tua disponibilità a questa iniziativa e per il buon inizio :)! Sono andata a leggere la scheda che tu ci hai indicato, dove tra l'altro ho visto che hai anche trovato il modo di rappresentare la S coricata...bene, e bravo, anche per la ripresa del Promis. Solo un annotazione, però, se mi consenti. Vorrei infatti parlare della seguente affermazione, che riporto in questo topic solo perchè magari non tutti gli utenti hanno conoscenza della documentazione sulla monetazione senese dello scorcio del XII secolo, ed anche perchè una sua discussione pubblica potrebbe essere di utilità per persone giovani ed in gamba come te, o generare qualche riflessione di pubblica utilità. Ovvero nell'incipit tu scrivi "La coniazione di questa moneta iniziò presumibilmente in un periodo anteriore al 1180 (anno presunto del conferimento del diploma). E' noto, infatti, che già prima del diploma stesso esistesse una zecca a Siena". In realtà io per correttezza non scriverei proprio così, o attenuerei comunque qualche passaggio soprattutto nella seconda parte. Ma questa è una mia opinione, e quindi procediamo con ordine ricordando i fatti, ovvero le fonti di cui attualmente sono/siamo a conoscenza. Nel 1180 abbiamo il documento di - diciamo - concessione del diritto di moneta per i Senesi da parte dell'arcicancelliere imperiale Cristiano di Magonza, che in cambio di 400 libbre di denari non meglio specificati, comprendenti il riscatto pagato dalla città per liberarlo, giura di ottenere dall'Imperatore il "priviliegium confirmationis (vostre) monete". E' interessante notare che nello stesso documento si concedono alla città i diritti posseduti dall'Imperatore su S. Quirico e Montieri... ;). Nel 1181 segue la prima (unica?) menzione come moneta di conto dei denari senesi, e le attestazioni documentarie si infittiscono dopo il 1183, mentre la concessione imperiale vera e propria di Enrico VI giunse solo nel 1186 (queste cose, con citazione degli archivi, le trovate riassunte anche nel mio solito studio su Pisa, p. 53 e ntt. 92-94). Ora potrebbe anche darsi che similmente ad altre città, Pisa compresa, la concessione imperiale (quale ? quella promessa nel 1180 o quella effettiva del 1186?) abbia ratificato una situazione di fatto già esistente da qualche tempo, come potrebbe far supporre il riferimento nel termine di conferma. Tuttavia è anche necessario ricordare che: 1) Spesso in quel periodo le città ed anche i signori feudali dichiaravano di aver avuto o esercitato certi privilegi o diritti di derivazione pubblica al fine di ottenerne - spesso pagandole con denari e/o servizi - la concessione o ratifica imperiale, anche se spesso non si trattava di cose già attuate, ma "desiderate" (esistono una certa letteratura e delle evidenza in merito...). Per Siena invece non dovrebbe esserci il problema circa il possibile richiamo a diritti detenuti da queste città nel periodo longobardo, come afferma Matzke per Pisa (e sul quale continuo a nutrire qualche dubbio...) 2) Non sempre si produsse moneta immediatamente prima o dopo la concessione imperiale, e le attestazioni monetarie nella documentazione non hanno valenza di moneta reale tout court, ma come ormai tutti i frequentatori di questa sezione o medievisti sanno, possono fare anche riferimento ad una moneta di conto adottata in una certa città e nel suo territorio, ad esempio. 3) Nel documento del 1180 i denari menzionati per il pagamento guarda caso sono "generici" e non senesi, sia che li vogliamo considerare come di conto, sia che li pensiamo come moneta reale. 4) A quello che mi risulta inoltre fino ad oggi non vi sono attestazioni nè tra le fonti scritte, nè tra quelle archeologiche di denari senesi anteriormente al 1180, anche se le ricerche in entrambi i campi sono tutt'altro che concluse. 5) Ci è pervenuto invece un documento del 1175 che dice che da quel momento i Senesi avrebbero adottato la moneta pisana allo stesso modo in cui avevano già fatto i Fiorentini (visto che anche loro in quel periodo non avevano una propria zecca). In merito a questo problema Cicali, che per il momento mi pare abbia prodotto uno degli studi più approfonditi su queste emissioni (BdN 44-45 (2005), e forse andrebbe citata nella bibliografia del catalogo seguendo anche i consigli di Mario nella sua lettura ;)), parla di una coniazione del denaro senese "negli anni '80 del XII secolo", ricordando tra l'altro come in quel periodo venga attestata l'equivalenza tra questo denaro senese ed il pisano degli anni post 1181, ovvero dopo gli accordi con Lucca e citato come denarius novus dalle fonti intorno agli anni '90 del XII secolo. Montagano nel testo introduttivo del MIR alla voce di Siena (2008) parla invece di "esistenza databile al 1180, o poco prima" e nelle schede prudentemente usa l'espressione "1180 ca. ". In precedenza Promis non si era sbilanciato, ma riteneva senz'altro che i senesi avessero esercitato tale diritto anteriormente al 1186. Tu ti sei senz'altro rifatto al volume di Toderi - Vannel Toderi del 1992 in cui dapprima si dice che le parole usate da Cristiano di Magonza nel 1180 sono "una prova manifesta che a Siena la zecca era già in attività" (p. 286). Ad ogni modo qualche riga dopo si attenua un poco l'affermazione e si ricorda anche il documento del 1175, dicendo che dunque "è possibile collocare la data di coniazione dei primi denari senesi fra il 1175 ed il 1180, e probabilmente in epoca più vicina a questa seconda data" (ibidem). Detto questo, personalmente almeno al momento non penso che esistano le evidenze certe di una zecca attiva a Siena anteriormente al principio del 1180. A mio parere rimane invece aperto il problema di capire se la coniazione di tali denari avvenne piuttosto nel 1180 - magari con la scusa di dover/aver dovuto pagare l'ingente somma richiesta ? - o poco dopo, in ogni caso direi in relazione in qualche modo all'accordo pisano-lucchese del 1181. Se poi dalle future ricerche archivistiche e archeologiche emergeranno elementi concreti che vanno in direzione diversa, sarò ben lieta di pensare altrimenti. In attesa di commenti tuoi e degli altri utenti in merito (spero anche di Alessio, se e quando leggerà...) Un caro saluto MB
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  15. Arrivati i moduli per l'abbonamento a San Marino TIPO DEP I monetazione divisionale fdc 2012 + moneta 5 euro 55 EURO TIPO DEP IV monetazione divisionale fdc 2012 36 EURO TIPO DEP II 2 euro commemorativo 20 EURO TIPO DEP III moneta in argento proof da 5 euro + 10 euro 114 EURO TIPO DEP V monetazione divisionale proof 2012 126 EURO TIPO DEP VI dittico oro proof 2 scudi 500 EURO Lascio a voi i commenti :angry:
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  16. Nessuno dice che è pericoloso comprare in Sicilia, ma lo è comprare da venditori privati su ebay che di colpo iniziano a vendere grossi quantitativi di monete siciliane medioevali e non rilasciano dichiarazione di lecita provenienza. Leggete bene prima di partire in quarta con panegirici a difesa della Sicilia e dei suoi venditori. La Sicilia è una terra meravigliosa e in Sicilia ci sono commercianti numismatici competenti e che operano nella legalità e con tutte le carte a posto, soci NIP o normali operatori numismatici che garantiscono sempre autenticità e legalità del materiale che vendono, sia nel loro negozio che su Ebay. Nessuno ha generalizzato, si parlava di situazioni specifiche. Anche il giro di vite nelle inchieste siciliane va a colpire il sottobosco di furbetti e tombaroli, certo non il numismatico professionista che sa fare il proprio lavoro. ps. Per gli inquirenti quando parte una inchiesta ebay purtroppo conta solo venditore e acquirente associati a una determinata asta, non serve a nulla rifiutare le monete. Anche se le perdessero le poste per loro sei comunque tu che le hai acquistate ed Ebay è il tuo indirizzo che fornisce. Detto cio' non è il caso di farsi troppe paranoie per due monete del '700, se il venditore non ti vuole rilasciare la dichiarazione stampati la pagina dell'asta e non pensarci piu'. A meno di combinazioni astrali particolarmente sfavorevoli non dovrebbe succederti nulla.
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  17. Non fa nulla: potete continuare, dato che non state inquinando niente, anzi. :) Vorrei ringraziare tutti per gli interventi effettuati: senza persone della vostra levatura sarebbe difficile postare queste piccole ricerche. Grazie ancora. :)
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  18. non è pericoloso comprare in sicilia.....è pericoloso comprare da chi non ti rilascia uno scontrino o una fattura e non è in regola. quindi è pericoloso comprare ovunque se si compra in maniera "avventurosa". il giro di vite ben venga....ovunque..... l'assioma comprare monete in Sicilia uguale guai...è pericoloso....offensivo......per tutte quelle persone che vivono e lavorano onestamente in questa terra. i guai si passano ovunque o si passeranno... quando si comprano cose che valgono 100 a 30. poi però si viene sul forum a piangere..... e a gridare all'ingiustizia......alla dittatura.... alla legge sbagliata......o cose simili. è un mondo che ha i suoi problemi...ma più di tutti i problemi li hanno i collezionisti "ingordi" che per un miserevole affare si giocano collezione e dignita. cordialmente un saluto dalla Sicilia.
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  19. DE GREGE EPICURI Oggo ho un po' di tempo e ti elenco i libri su cui mi sono fatto l'idea di cui sopra. Dà un'occhiata anche al post di Illyricum su CRISPUS, perchè entra in argomento. Dunque, le fonti antiche principali sono: -Eusebio di Cesarea (vescovo), scrisse la "Storia Ecclesiastica" e poi la "Vita di Costantino" che è un vero panegirico. Pare sia stato Eusebio a battezzare Costantino. -Lattanzio, La morte dei persecutori. Testo antipagano e filo-costantiniano oltre ogni ragionevolezza. I persecutori dei cristiani (Diocleziano, Galerio) sono descritti come diavoli sanguinari, e muoiono fra atroci tormenti. -Zosimo, Storia Nuova. Storico pagano e in polemica coi cristiani, molto critico nei confronti di Costantino. Testi moderni che conosco (ma la bibliografia è enorme!): -M.Attilio Levi, Storia di Roma, Tomo 2° (SEI, 1963), cap. 9°: Il cristianesimo e la politica. -M.Alighiero Manacorda, "Cristianità o Europa? Come il Cristianesimo salì al potere, Ed. Riuniti, 2003. -Paolo Baldacci, Corso di Storia Romana, A.Acc. 1986/87, "Aspetti religiosi dell'ideologia politico-sociale romana nello scontro col Cristianesimo", CUSL, Milano -H.Brandt, L'epoca tardoantica, Il Mulino, 2005. -Santo Mazzarino, La fine del mondo antico, Bollati-Boringh., rist. 2009 -C.Petri, Storia del Cristianesimo, Borla 2003. Ciao!
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  20. MEDAGLIA RICORDO ESPOSIZIONE F.LLI BRANCA FERNET BRANCA, AMARO, TONICO, CORROBORANTE, DIGESTIVO. Bronzo, mm.28 - Autore G. DEL SOLDATO inc.- stabilimento BERTARELLI
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