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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/14/12 in tutte le aree

  1. La Numismatica ( per come la intendo io) non è solo lo studio materiale del tondello, della conservazione, del suo valore economico ecc.... ecc...., ma è soprattutto studio del periodo storico/economico/politico in cui venne usata, storia e vita del sovrano che la emise, vicende dello stato in quel dato periodo, ecc.... ecc.... Nel 1937, l'Italia era reduce dalla guerra d'Etiopia, era sotto il giogo delle sanzioni, in Italia, non vi era più abbondanza di merci provenienti dall'estero.... anzi.... si doveva sopperire alla mancanza di queste merci con produzioni autarchiche..... la tabella che vi riporto sotto, è l'indice dell'inflazione della Lira dal '27 al '45 1927 - 8,60 1928 - 7,3 1929 1,6 1930 - 3,2 1931 - 9,7 1932 2,6 1933 - 5,9 1934 - 5,2 1935 1,4 1936 7,6 1937 9,5 1938 7,7 1939 4,4 1940 16,7 1941 15,7 1942 15,6 1943 67,7 1944 344,4 1945 97,0 come si nota la fine degli anni '20, con la battaglia alla "quota 90" per la sterlina, la nostra Lira, ebbe un periodo buono, con inflazione negativa, il '29 lasciò poco strascico, però già dal '35 iniziò la china che ebbe come epilogo il barato della II guerra. Il '37 sostanzialmente fu il primo anno che le sanzioni si fecero sentire, come detto sopra, in Italia non arrivavano più i beni di produzione estera, ma soprattutto non arrivavano più le materie prime, e l'argento è tra queste, l'Italia si trovava in condizione di non aver più metallo per coniare una quantità di moneta come nel '36 ( 1016.000 ), e dopo il '37 non coniò più l'argento per la circolazione, e la monetazione argentea circolante, con l'avvicinarsi dei venti di guerra, scomparve completamente. saluti TIBERIVS
    3 punti
  2. Visto lo stato iniziale, prima di iniziare il vero restauro, il restauratore si è preoccupato di stabilizzare il più possibile il metallo procedendo prima con dei bagni per eliminare i sali insoluti in eccesso e poi con l'applicazione di benzotriazolo sulla zona di cancro attiva. Solo successivamente è cominciata la rimozione delle incorstazioni. Il restauratore ha così proceduto: protezione delle zone scoperte (laddove il metallo era già libero dalle incrostazioni o dove risultava essere già privo di patina) o dove la patina andava preservata con un protettivo, da rimuovere poi in seguito rapidi e ripetuti bagni in soluzione acida per ammorbidire e rimuovere alcune tra le incrostazioni dure rimozione del protettivo precedentemente utilizzato sulle zone da non trattare con la soluzione acida nuova stabilizzazione del metallo intervento meccanico con bisturi ed ablatore ad ultrasuoni a bassissima frequenza per rimuovere le incrostazioni più dure avendo cura di non intaccare il livello buono della patina da preservare (a tal proposito è stata preservata la patina marrone sottostante conservatasi al 90% mentre è stata rimossa la patina verde presente solo ormai in minima parte al dritto come si può vedere dalla prima foto) stabilizzazione del metallo. In seguito, dopo un naturale tempo di test della moneta in ambiente umido, il restauratore mi informa dell'avvenuto innesco di nuove corrosioni al R nella zona precedentemente curata e anche in altre zone precedentemente ricoperte dalle incrostazioni. Tale nuovo innesco ha quindi necessitato di una nuova ed approfondita operazione di stabilizzazione del metallo e conseguente trattamento con inibitore (benzotriazolo) per circa 48 h. Protezione esterna con Paraloid B72 e cerac microcristallina superficiale. Ore totali di lavoro effettivo del restauratore (non vengono conteggiate le ore in cui la moneta è rimasta nelle soluzioni per la stabilizzazione): circa 18 Costi attrezzature/materiali utilizzati (lame bisturi, soluzioni, etc): €15
    2 punti
  3. Salve a tutti! A tutti voi appassionati di monete medioevali voglio oggi mostrarvi una moneta che non si vede passare molto spesso e che spero possiate trovare interessante. Una moneta rilevante dal punto di vista storico e preziosa per la sua rarita'. Per me poi particolarmente importante dato la posizione che ricopre nella mia collezione. Parlo del Denaro Piccolo Senese coniato a cavallo del 1316 - 1317. Denaro particolare perche' insieme al Grossetto ebbe vita breve. Forse solo sei mesi di vita. Magnifico nel suo disegno mostra nel campo del Dritto la "S" di Siena fra due stellette a 5 punte con centro cavo e la leggenda +SENA* VETUS. Nel Rovescio + (segno 17) ALFA ED O . Nel campo croce patente. Questa moneta, rarissima (R4), e' per me particolarmente importante perche' e' stata la fonte di ispirazione per gli zecchieri senesi della famiglia Benzi per il disegno e la coniazione del Denaro Piccolo Massano. Denaro anch'esso battuto nello stesso periodo come vi ricorderete dalla mia discussione http://www.lamoneta.it/topic/75300-il-denaro-minuto-massano/page__fromsearch__1 Nel campo del Dritto del Picciolo Massano troviamo la "M" gotica di Massa di Maremma invece della "S". Nel Rovescio invece il disegno del Minuto Massano diparte da quello senese allacciandosi invece all'Agontano. I dati metrologici di questo Denaro Piccolo Senese MIR 491 CNI 68 R4 sono: Metallo: Mistura Peso : 0,5 gr Diametro: 14/16mm Buona lettura! Lamberto
    1 punto
  4. Salute Panorama Numismatico di gennaio 2012 vede pubblicati i seguenti articoli: "Animali fantastici"in cui possiamo leggere di storie e leggende diffuse nelle varie civiltà e fra i popoli circa mostri ed animali che hanno poloato la antasia delle genti.A tal proposito ci viene subito in mente Ness il mostro che ,dicono,viva nel lago scozese di Ness,e non si parla solo di questo ma anche di altri animali fantastici immortalati sulle monete facendo un escursus dalle monete emesse dall'antichità fino a quelle dei giorni nostri. "Pietro III di Vico e la Zecca di Viterbo nel XIII Secolo"articolo dei nostri Adolfo Sissia e Alessandro Giarante che ci parlano delle emissioni medievali di Viterbo ed in particolar modo si soffermano sulle monete ,che risultano essere rarissime,emesse da Pietro III Di Vico. "Le monete di Teodosio II"a cura di Roberto Diegi che si sofferma questo mese sulla storia che vede protagonisti anche in senso numismatico Teodosio II ,Costanzo III ,Costantino III e Giovanni I. Nell'interno della rivista vi è la conclusione dei fascicoli riguardanti le monete di Pavia iniziati da Panorama Numismatico n°261 "Nota su un Trifollaro siciliano contromarcato con tre globetti al rovescio"a pag.41 ,articolo di Danilo Mauceri,non nuovo a questi articoli riguardanti le monete medievali siciliane contromarcate ed in questo articolo ci mostra un Trifollaro contromarcato non al dritto ma ,in modo interessante,al rovescio. "L'Arciospedale di San Gallicano"di Fabio Robotti in cui si parla di medaglie emesse per commemorare l'ospedale sorto per curare coloro che erano affetti da malattie cutanee . "Medaglie per la visita di Papa Benedetto XVI a San Marino e nel Montefeltro"di Battista Magalotti.Per la rubrica sulle medaglie e le decorazioni l'autore dell'articolo ci descrive alcune medaglie che il Vescovo della diocesi di San Marino-Montefeltro ha fatto emettere in occasione della visita di Papa Benedetto XVI. "I Copechi della Tauride monete o gettoni?"da questo studio di Giuseppe Carucci a pag.53 ci vengono illustrate e descritte delle monete russe rarissime ,che vantano anche riconi e falsificazioni,per le quali non ci si riesce nemmeno a mettersi daccordo sulla zecca di emissione e neanche se siano realmente monete o gettoni commemorativi.Al lettore spetta il giudizio sulle opinioni espresse dal Carucci. La rivista lascia in chiusura lo spazio per le recensioni sulle novità editoriali e in questo numero si parla dei libri:"Le monete della Zecca si Firenze.Epoca medicea .Cosimo I(1537-1574)"di A.Pucci;"Christus Auf Munzen in Zeichen,Worten Und Bildern:Rom,Byzanz,und Axum"di W.Drosser;"La moneta di Roma- Novara 18-26 settembre 2010"F.Catalli;"Il Marengo nel mondo dal 1800 ai giorni nostri"di A.Varesi;inoltre si parla dei 10 anni di vita della rivista Monete Antiche e della nuova rivista Il giornale della Numismatica. --Buona lettura -odjob
    1 punto
  5. Nel volume di Bianchini "Della Storia delle Finanze del Regno di Napoli. Palermo, 1839" è citato a pagina 696 un misterioso decreto del 2 ottobre del 1832 firmato da Ferdinando II di Borbone riguardante un nuovo metodo di saggio sulle monete in argento. Cercando poi nella biblioteca ho trovato il decreto in oggetto. E' un foglio delle dimensioni di cm. 100x40 circa e riporta anche alcune tabelle di conversione con altri nominali dei vari stati italiani coevi e il vero rapporto basato sul valore intrinseco. Ho poi pensato di fotografarlo e pubblicarlo sul sito www.ilportaledelsud.org nella sezione numismatica e rendendolo quindi disponibile in pdf e in jpeg. Se cliccate qui http://www.ilportaledelsud.org/francesco_di_rauso.htm lo troverete alla fine della pagina web. Essendo le dimensioni del foglio molto grandi ho ritenuto poi opportuno dividere lo stesso in vari files ad alta risoluzione per renderlo leggibile e consultabile. Volevo poi consigliare a qualche appassionato di numismatica dei vari stati preunitari di dare un'occhiata e farmi sapere se ci sono notizie interessanti per le loro conoscenze ............. almeno saprò se il tempo impiegato per questo lavoro è utile a più persone ;) . Nella speranza di avervi fatto cosa gradita vi auguro buona lettura. Francesco http://books.google.it/books?id=68ePvTVaDHoC&pg=PA696&dq=decreto+conio+2+ottobre+1832&hl=it&sa=X&ei=ZL8RT4KCEujc4QSYqaSMBA&ved=0CFQQ6AEwBQ#v=onepage&q=decreto%20conio%202%20ottobre%201832&f=false
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  6. Concordo, Bisognerebbe prima cambiare la mentalità della gente, manca il senso civico. Si troverebbe comunque il modo di eludere anche l'assicurata!
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  7. Non si riesce a vedere il segno che dovrebbe esserci alle ore 9 o 10 - che identificherebbe oltre che lo zecchiere, anche il periodo. Se vedi nel link che ti ho postato, ci sono alcuni esempi, ( forse Giovanni di Bicci Medici ??? )r ciao
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  8. Sicuramente un grosso di Firenze tipo questo. Determinante per la catalogazione sono le armette vicino al Santo. http://www.mcsearch.....html?id=154579 Attendi cmq ulteriori pareri.
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  9. 1 punto
  10. Antony leggi il messaggio precedente al tuo, abbiamo postato il messaggio in contemporanea.
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  11. Voglio darvi una notiziona, L'utente, o meglio l'AMICO :hi: giangi_75 :hi: si è offerto di anticiparmi 500 euro per la buona riuscita di questa razzia. L'utente afornaini si è proposto per pagare anticipatamente una buona parte della sua quota. Ringrazio quindi pubblicamente sia giangi_75 che l'utente afornaini che mi hanno contattato e si sono proposti per questo aiuto :clapping: :hi: :clapping: :clapping: :hi: Io sinceramente sono senza parole, credo anche che sia la prima volta che succede una cosa simile all'interno del nostro forum, sono veramente commosso perchè lo spirito che si stà creando all'interno di questa sezione è uno spirito di sincera amicizia e di comune assistenza, GRAZIE GRAZIE GRAZIE. :clapping: :hi: :clapping: :clapping: Rompendo ogni indugio chiedo quindi a tutti coloro che vorranno anticipare una parte della loro quota di contattarmi all'indirizzo email skaterghost @ libero.it (tutto attaccato) come oggetto della mail inserite il vostro nickname, all'interno della mail indicate la cifra che vorreste anticipare, vi ricontatterò con le coordinate per il pagamento. (postepay o bonifico bancario) Non importa se ci saranno pochi utenti che anticipano la loro quota, oggi per me è una giornata speciale che ricorderò per sempre. GRAZIE A VOI :hi: :hi: :hi:
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  12. mal messa e un puo frusta....... :) ecco il suo roverscio.....grazie d'avanzi per la classificazione..... :mellow:
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  13. Ciao Jagd qui puoi trovare la stessa moneta ed altre simili... http://sri.lamoneta....chenpfennig.php Sembra che sia un gettone di conto...... Saluti Luciano
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  14. mi butto io... secondo me si può parlare di immobilizzazione già negli anni 30-40 del mille... già con Corrado II secondo me...
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  15. Quelli sopra citati sono testi molto validi, ma non per la storia dell'archeologia quanto piuttosto per la metodologia dello scavo archeologico e l'archeologia dei paesaggi. Sono cose totalmente diverse. Mi permetto di suggerire qualche titolo di facile lettura: 1. A. Schnapp, La conquista del passato, Leonardo, Milano 1994 2. R. Bianchi Bandinelli, Introduzione all’Archeologia, Laterza, Roma-Bari 1976 ed edizioni successive 3. C. Franzoni, La conoscenza del mondo greco, in S. Settis, I Greci. Storia, Cultura, Arte, Società vol. 4 - Einaudi, Torino, 2002 Per approfondire un pò invece sui personaggi che hanno fatto l'archeologia italiana suggerisco: 4. - M. Barbanera, Ranuccio Bianchi Bandinelli. Biografia ed epistolario di un grande archeologo, Skira, Milano 2003 Per quanto riguarda invece la questione in oggetto, leggendo i vari post si capisce che c'è grande confusione tra dato "archeologico" e dato "storico". Una moneta può essere portatrice di dati archeologici solo ed esclusivamente se pertinente ad un contesto, ma allo stesso tempo è sempre simbolo di storicità e di vicende che hanno portato a definire i suoi caratteri di circolazione, rappresentazione, celebrazione, creazione, tesaurizzazione, etc. Sono due cose differenti e la divisione va fatta in base al contesto. La necessità di recuperare un contesto è la discriminante tra la vecchia antiquaria e la moderna archeologia. E' per questo che si lotta contro i cercatori di tesori, i tombaroli, etc... perchè il loro danno maggiore è quello di perdere un intero patrimonio di informazioni. Purtroppo credo anche che fare una domanda del genere su un forum di collezionisti condiziona la risposta finale. Se la stessa fosse stata posta su un forum di ispettori di Soprintendenza le risposte sarebbero state sicuramente diverse. Cerchiamo di essere un pò più distaccati!
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  16. Periodo piuttosto intenso... chiedo scusa se sto procedendo a rilento. L'intervento di Mirko ci fa fare un balzo cronologico piuttosto importante e, al tempo stesso, significativo. Sono emersi numerosi nuovi spunti ma terrei particolarmente in considerazione il denario di Commodo con legenda APOL MONET al rovescio, il cui inquadramento in questo contesto mi pare ormai piuttosto chiaro. Le emissioni imperiali hanno il pregio di fornirci rappresentazioni più dirette e mature, ci donano in sostanza un'immagine dell'obiettivo ultimo del discorso che stiamo affrontando. Apollo è protettore delle Muse, queste ultime erano le divine rappresentanti delle forme d'arte, figlie di Mnemosine e, in quanto cantrici delle gesta di dei ed eroi, celesti depositarie della memoria. http://www.acsearch.....html?id=136161 Calliope, colei che ha bella voce, musa della poesia epica. E poi Clio, colei che rende celebri e Polimnia, dai molti inni. Restando in ambito prettamente numismatico, faccio poi notare la non casuale presenza di Ercole sia sulle emissioni di Pomponio Musa (Ercole Musagete) che sul rovescio del medaglione di Diocleziano segnalato da Mirko. Ciò rafforza il legame che sta emergendo. Apollo e Moneta, per tramite delle Muse, sono due figure che presentano un relazione costituita proprio dalla memoria e da Memoria. Si tratta di un piccolo dettaglio, che per noi ha tuttavia un valore immenso. Se pur scorretto, ed è bene sottolinearlo, potremmo semplificare immaginando Moneta come una sorta di musa della monetazione. Misura, arte e memoria, cos'altro è una moneta? Moneta sembra avere legami con ciascuno di questi tre aspetti e, comunanze etimologiche a parte (da ritenere comunque molto importanti), sto cercando altre fonti a sostegno di queste ipotesi. ;) Un forte legame con la memoria è comunque già emerso. MONETA AND THE MONUMENTS: COINAGE AND POLITICS IN REPUBLICAN ROME By Andrew Meadows and Jonathan Williams The Journal of Roman Studies, Vol. 91 (2001), pp. 27-49 Questo articolo è ora "sotto esame" e le premesse sembrano buone :).
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  17. @liutprand, sono perfettamente d'accordo con te. E se questo vale per la Storia, è ovvio che va tenuto in considerazione anche quando si parla dei manufatti in cui essa si è - per così dire - realizzata, come sono anche le monete. @paleologo, come ti sarai ben immaginato, scrivendo questo post ti sei condannato con le tue mani (tu sai com'è, tu sai perchè :D) Provo ad indicare qualche titolo... - Volumi "piccoli" e di sintesi su alcuni aspetti principali: Franco Cambi, Archeologia dei paesaggi antichi: fonti e diagnostica, Carocci, Urbino 2003 Daniele Manacorda, Prima Lezione di archeologia, Laterza, Bari 2004 Daniele Mancorda, Il sito archeologico: fra ricerca e valorizzazione, Carocci, Urbino 2011 -- Libri di medio volume: Enrico Giannichedda, Uomini e cose. Appunti di archeologia, Edipuglia, Santo Spirito (Bari) 2006. Daniele Manacorda, Lezioni di archeologia, Laterza, Roma-Bari 2008. Daniele Manacorda, Riccardo Francovich, Dizionario di archeologia, Laterza, Bari 2000. Colin Renfrew, Paul Bahn, Archeologia: Teorie, Metodi e Pratica, Zanichelli Bologna, 2006. --- Sulla storia ed i mutamenti in particolare nell'archeologia classica italiana, comprese le più recenti prospettive: Marcello Barbanera, L'archeologia degli Italiani,Editori Riuniti UP, Roma 1998. Salvatore Settis, Futuro del classico, Einaudi, Torino 2004 @bizerba, qualche archeologo come vedi è intervenuto...aspettiamo ora il tuo rientro :). Un saluto a tutt* MB
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  18. PARTE TERZA - LA FINE DI UN MITO <<Cosa ne facciamo, console?>> Il tribuno laticlavio, rivestito dell'armatura da parata al cospetto del console in carica, additò ferocemente i due barbari fatti inginocchiare ai suoi piedi e circondati da tre legionari ed un centurione. I due Germani non appartenevano alla stessa gente: l'uno, quello a sinistra, era un esponente dell'alta aristocrazia guerriera dei Catti, l'altro dei Cherusci. Nonostante le loro vesti fossero ridotte a luridi brandelli e non indossassero più protezioni o armi di alcun genere, i due barbari osavano ancora sollevare lo sguardo di ghiaccio, spostandolo da un ufficiale all'altro. Druso, da parte sua, sedeva immobile sulla sedia curule in un atteggiamento ieratico con la sua statura imponente, modellata ancora meglio dalla lorica muscolata che portava a protezione del petto: i decori scintillavano sotto la luce del sole e la veste color porpora che gli ricopriva il resto del corpo rimaneva ferma nell'aria immota. Forse proprio in quel periodo i soldati al suo comando stavano godendo a pieno del tempo mitigato dopo parecchie stagioni avverse. <<Sfileranno dietro il mio carro>> Le parole del console suonarono per i barbari come la richiesta di una condanna a morte: i due non comprendevano la lingua dei Romani, ma ne intuivano perfettamente i comportamenti in base all'intonazione della voce che questi gli davano. Il catto si agitò improvvisamente: sgranò gli occhi e sbuffò carico d'odio per quegli altezzosi stranieri che lo avevano sconfitto e avevano costretto alla fuga i suoi alleati Marcomanni. Tutti videro le catene scuotersi producendo un rumore sinistro di ferro. Anche il centurione lo vide: impugnato con forza il vitigno lo abbattè senza pietà sulla schiena del catto spaccando in due il bastone. Il barbaro, in ginocchio, grugnì, contorcendosi per il dolore. L'altro non fiatò neanche. Il tribuno gettò uno sguardo soddisfatto al centurione. Costui lo ricambiò con un sorriso a denti stretti. <<Questo è quanto. Per oggi finiamo qui: portateli via>> Il centurione diede ordine ai legionari di prelevare i preziosi prigionieri che, avanzando, li sollevarono bruscamente e, messili in piedi, li spinsero in avanti facendoli arrancare con gli arti incatenati. Mentre il piccolo gruppetto si allontanava, sullo sfondo dell' acquartieramento della legione in fermento, Druso si alzò e si avvicinò al tribuno:<<Dai le ultime disposizioni della giornata: fai radunare i nostri caduti e portare i feriti in infermeria. Lascia imputridire sul campo i cadaveri dei nemici: che gli serva da lezione.>> <<Sì, console. Vado subito.>> Il tribuno salutò con etrema deferenza e poi trotterellò via, simulando un passo di marcia. Alle sue spalle il segretario rimaneva fermo con la sua tavoletta cerata in una mano e lo stilo d'ottone nell'altra. <<Per quanto saranno pronti?>> chiese il console voltandosi verso di lui, mentre un paio di attendenti portavano nel Pretorio la sua sedia. <<Dai rapporti che ho ricevuto, signore, saremo pronti entro dopodomani: i preparativi sono in corso e non tutte le unità sono state ancora rifornite adeguatamente dopo la battaglia.>> Gettò un occhio sulla superficie levigata della tavoletta:<<Ad esempio, la seconda centuria, signore: ha subito molti più danni rispetto al resto dei reparti e mancano all'appello una decina di legionari con tutto il loro equipaggiamento.>> Diede un'altra scorsa veloce ai graffi incisi nella cera solidificata:<<Mancano, inoltre, alcune armi di ricambio e altre si dovranno necessariamente riparare>>. <<Solita prassi, quindi...>> Quella del console sembrava quasi una riflessione personale. <<Sì, signore, su più ampia scala, ma si tratta proprio di ordinaria amministrazione>> Il segretario schiuse la tavoletta e, con lo stilo, l'appese alla pesante cintura borchiata. <<C'è altro?>> <<No, signore.>> <<Bene. Allora concludiamo in bellezza questa giornata>> Le due figure si avviarono verso il centro dell'accampamento fortificato rimanendo riconoscibili solo a causa dello spazio che i legionari e gli ufficiali lasciavano al loro passaggio. <<Un, due...>> I calzari chiodati battevano sul terreno erboso calpestando tutto ciò che intralciasse il loro cammino. Tutti i legionari sopravvissuti alla battaglia contro i Germani, voluta per l'ennesima volta dal console in persona, dopo un breve riposo, si erano dati all'allenamento. la marcia a pieno carico serviva, in questo caso, per fortificarli in vista dell'immane fatica che li attendeva il giorno seguente. Plauto affiancò il suo centurione: entrambi reggevano i bastoni in base al loro grado:<<Allora, signore, gli uomini si sono rivelati all'altezza del compito?>> Il suo interlocutore soffiò lievemente:<<Fino ad ora non possiamo lamentarci, Plauto.>> Indicò la colonna di uomini sudati che marciava silenziosa e disciplinata dietro di lui:<<Guardali: reggono bene la fatica e non fiatano neanche.>> <<Il sogno di ogni centurione, immagino, signore>>. Plauto aveva quasi sussurrato. <<Ben detto, ragazzo. >> Rutilio si impettì abbozzando un sorriso ampio e solare:<<Avanti, uomini: un, due, un...>> Il frastuono degli uomini in marcia colle loro furcae sulle spalle e gli scudi in mano si diffondeva nel territorio desolato che circondava il campo: i genieri e gli agrimensori, prima di stabilire il punto idoneo per la sua costruzione, avevano armeggiato a lungo con i loro strumenti e avevano fatto disboscare la zona circostante. Rimanevano pochissimi alberi nei dintorni, ma la vegetazione rimaneva fitta e rigogliosa, soprattutto in lontananza. <<Altre tre miglia e poi si ritorna al campo!>> Rutilio interruppe momentaneamente il ritmo del passo per gridare l'ordine ai soldati che lo seguivano. Nessuna voce espresse l'esultanza per quella notizia: in realtà, i legionari sapevano che il peggio doveva ancora venire. E lo sapeva anche Plauto che ringraziò gli dei per avergli risparmiato la fatica della furca. Ripensando ai suoi pochi anni trascorsi sotto le Aquile come legionario le marce di addestramento in tenuta completa erano uno degli incubi principali di ogni soldato: estenuanti, dolorose e, a volte, lunghe, potevano far allettare una recluta in meno di mezza giornata. Fortunatamente con la promozione ad optio le marce erano più leggere per lui, ma la vita del soldato era dura e non sapeva fino a quando avrebbe resistito, se non sarebbe morto addirittura prima del congedo. Rutilio lo fissò per un attimo e si accorse del suo cipiglio pensieroso: <<Cosa c'è, Plauto? Qualcosa non va?>> Il suo atteggiamento era quasi paterno nei confronti del suo subordinato. <<No, signore>> L'optio si destò improvvisamente, quasi come se si fosse appena destato da un sonno leggero:<<Va tutto bene, signore, grazie per l'interessamento>> Rutilio sorrise ed alzò la voce con il suo tono da piazza d'armi:<<Colonna, alt! Si torna indietro! Avanti, in marcia!>> Una volta invertita velocemente la direzione, la colonna di legionari si allungava sul terreno spoglio alla stregua di un piccolo ma letale serpente velenoso. Così, producendo altro rumore per lo sferragliare dell'equipaggiamento e la forza dei passi impressi sul suolo, i Romani scomparvero pian piano nell'aria quasi impenetrabile del tardo pomeriggio portandosi dietro tutto il loro suggestivo e originale fracasso. Migliaia di elmi scintillavano sotto un debole sole. L'alba era appena sorta e il campo fortificato, che ogni contadino o allevatore germano poteva ammirare fino al giorno prima, era ormai scomparso, lasciando sul terreno solo la sua forma, una cicatrice carica di Romanità in un territorio che ne avrebbe avuto urgente bisogno. I legionari erano taciturni e immobili. Gli unici che si muovevano con una certa disinvoltura erano gli ufficiali dello stato maggiore che componevano la turba che spesso e volentieri circondava il console. La legione era pronta per la marcia: si erano preparati con particolare attenzione per quell'evento e Rutilio gettò un'occhiata alla centuria allineata alle sue spalle. Plauto, come previsto, aveva preso posizione dalla parte opposta per diffondere gli ordini del suo superiore. Rutilio vide il console posizionarsi al centro della colonna disposta in posizione per la marcia e subito ne seguì uno squillo di buccina. Quel suono fu ripetuto un'infinità di volte, coorte dopo coorte. La legione poteva avanzare. L'impresa tanto agognata dai più ambiziosi ufficiali aveva inizio. Furono gridati ordini, gli uomini avanzarono all'unisono. Ogni passo sul territorio germanico era un sacrificio per Roma e per la sua civiltà. Rutilio ne era consapevole e stava con gli occhi fissi puntati sui suoi soldati per controllare il loro andamento. "E sarà necessario che lo mantengano bene" pensò il centurione guardando in avanti: il territorio pianeggiante, circondato da grandi massi e costellato di fiumiciattoli, aspettava solo i chiodi delle loro suole. <<Fortunatamente nessun germano in vista>> Rutilio sembrava di buon umore quella mattina. <<Strano che non abbiamo attaccato una colonna in marcia>> <<Un'intera legione?! No, Plauto, è questo il punto: siamo tanti e siamo armati di tutto punto. Quei selvaggi se la staranno facendo addosso rintanati nei loro squallidi tuguri>> <<Sarà...>> Erano giorni che ormai marciavano fermandosi solamente per le soste necessarie. Il console stava realizzando uno dei suoi grandi sogni: sembrava che le sue idee fossero le stesse che nutrivano i grandi governatori di Roma. Sicuramente i barbari che popolavano quelle regioni erano a conoscenza della legione in movimento: alcuni esploratori avevano riportato la notizia di fattorie di Cherusci i cui abitanti erano fuggiti abbandonando gli edifici. Sulla destra del paesaggio si ergeva un massiccio montuoso interamente frastagliato che declinava nettamente verso nord dove scorrevano placidamente alcuni corsi d'acqua che favorivano la vita in quei posti altrimenti invivibili. Avevano ricevuto l'ordine di proseguire fino all'ansa di un fiume che scorreva a sud e di doppiarla, potendo così raggiungere un pianoro alle cui spalle si stendeva, placido, l'Albis. Mentre camminavano, i legionari si voltarono verso destra attirati da un'ennesimo fiumiciattolo. <<Quanta acqua scorre da queste parti?>> La curiosità del centurione era motivata ed evidente. <<Parecchia, signore: c'è un fiume ad ogni passo>> I due ufficiali risero portando avanti gli uomini. Il resto della legione li seguiva. Da quando erano stati assegnati ai reparti della fanteria costituivano il corpo d'avanscoperta della legione e tutto questo prestigio aveva inciso notevolmente sul morale di Rutilio. <<Ci siamo quasi, signore>> Un battistrada appiedato era tornato a fare rapporto:<<Poco oltre si apre il pianoro.>> <<Movimenti?>> <<No, signore. Apparentemente nessun germano in vista>> <<Che significa "apparentemente"?>> Sbraitò il centurione <<Non conosco questa parola. Torna indietro e fila a perlustrare la zona palmo dopo palmo! Subito!>> <<Si, signore>> Evidentemente turbato l'uomo si allontanò in tutta fretta dopo aver scambiato un rapido saluto. "Che idiota!" <<Attenzione al fianco destro!>> Tonfi. Urla di dolore. Feriti che ricadevano sui cadaveri che giacevano al suolo. <<Resistete!>> Rutilio aveva raccolto attorno a sè l'intera centuria. In lontananza le acque dell'Albis scintillavano screziate dalla luce giallastra del sole. I barbari sbucavano dal sottobosto a centinaia. Abbattuto uno ne spuntavano altri tre. I Suebi erano usciti dal sottobosco appena avevano visto l'avanguardia romana raggiungere le sponde del loro grande fiume. La testa di un'ascia si fece spazio tra i ranghi che a stento si mantenevano serrati. Decapitò un legionario il cui corpo ricadde a terra imbrattando l'erba al suolo tra sussulti involontari che presto si fermarono. Fracassò le assi di legno di uno scudo, mozzando di netto la mano del soldato che lo reggeva. Uno stridulo grido si levò dalla sua bocca che fu subito soffocato da una lama che un ragazzino germano era riuscito a infilzargli nel basso ventre, arrivando a lesionare gli organi interni in profondità. Seguendo quella tattica i barbari stavano facendo un egregio lavoro: molti legionari erano stati uccisi o feriti gravemente e tutti coloro che venivano abbandonati e non portati al riparo dietro il muro di scudi presentato dai Romani era spacciato. In pochi minuti una miriade di Germani li assalivano mettendo fine alle loro sofferenze in un modo ancora più atroce. Rutilio si rese conto che doveva fare qualcosa. E alla svelta. Gli si parò dinanzi un grosso Suebo che, con un ghigno feroce, mostrò i denti che si rivelarono gialli e per la maggior parte marci. Chiunque si sarebbe tirato indietro a quell'orribile visione, ma il centurione non poteva permetterselo, così come ogni singolo legionario che stava combattendo per la vita su quel lembo di terra ai confini dell'Imperium. In lontananza svettavano le insegne e le aquile della legione che stava accorrendo in loro aiuto. Il barbaro si gettò in avanti tentando un affondo con la sua lunga spada, prima di rotearla, cercando un punto debole tra le protezioni che rivestivano il graduato. Rutilio, da parte sua, si difendeva come poteva, parando i colpi con il gladio e con lo scudo. Quando passò al contrattacco il nemico si rivelò molto più resistente di quanto avesse immaginato: il centurione caricò l'avversario con lo scudo. L'umbone colpì il ventre dell'avversario spingendolo indietro e facendolo rimanere senza fiato per l'impatto. Un attimo dopo Rutilio gli piantò la punta del gladio tra le clavicole squarciando tutti i tessuti. Quando estrasse l'arma dalla ferita mortale, il barbaro si accosciò a terra senza emettere un solo grugnito, osservando il proprio sangue che sgorgava a caldi fiotti dalla ferita aperta. <<Continuate! Non dategliela vinta! Arrivano i nostri!>> Rutilio cercava in tutti i modi di incoraggiare i suoi. Plauto aveva appena abbattuto un Suebo muscoloso alto minimo il doppio di lui. <<Non possiamo resistere ancora a lungo!>> urlò l'optio per sovrastare il clangore della battaglia, avvicinandosi. <<Portiamo gli uomini con il fianco al fiume: saremo più protetti!>> I due ufficiali fecero il possibile per conquistare la posizione prestabilita, ma ci riuscirono a caro prezzo: una scia di morti e di feriti giacevano al suolo scomparendo sotto i passi veloci dei germani che avanzavano assetati di sangue e vendetta. L'optio e il centurione combattevano fianco a fianco, respingendo ogni nemico che si accostava loro. Improvvisamente il terreno iniziò a tremare sotto i piedi di entrambi gli schieramenti: il combattimento attraversò un attimo di stallo. Gli equiti piombarono inaspettati alle spalle dei Suebi facendo strage: prima abbatterono un gran numero di nemici con le lance per poi sfoderare le spathae da cavalleria e gettarsi tra i nemici, troncando arti, mozzando teste e trafiggendo petti scoperti. <<Caricateli!>> Rutilio conobbe immediatamente la voce: il console Druso era arrivato personalmente in loro aiuto, capovolgendo le sorti della battaglia, guidando una carica tempestiva ed etremamente efficace. Merito del centurione era stato quello di far voltare i nemici verso il fiume, in modo che non vedessero sopraggiungere i Romani. <<Non vi fermate!>> Anche Plauto incitava gli uomini a stringere i nemici in una morsa. I legionari non se lo fecero ripetere due volte: si scagliarono contro i nemici con ferocia e desiderio di vendetta rinnovati. Quelli che fino a pochi minuti prima erano delle prede ora diventavano predatori. Alcuni guerrieri iniziarono a fuggire terrorizzati, ma molto altri non ci riuscirono e tentarono perfino di gettarsi nelle fredde acque dell'Albis per sfuggire alle spietate lame dei Romani. Nella confusione della battaglia un energumeno armato di lancia si piantò dinanzi al cavallo del console facendolo spaventare. Rutilio se ne accorse e vide anche che il comandante non riusciva più a tenere sotto controllo l'animale. Uno schizzo di sangue imbrattò il muso della cavalcatura rendendola ancora più irrequieta. Rutilio si piombò in avanti e trafisse al ventre un suebo prima di trovarsi a sfidare il lanciere che minacciava il console. Druso fece appena in tempo a scartare di lato prima di scomparire dalla scena. Il duello tra il centurione e il barbaro durò a lungo: ognuno di loro era un soldato esperto e sapeva cosa doveva fare. Si scambiarono colpi studiandosi a vicenda, cercando di sopraffarsi e togliere di mezzo l'avversario. Rutilio cercò di caricarlo, ma il suebo, armato alla leggera, riuscì a evitare facilmente l'attacco. Fu in quel momento che il cadavere di un legionario morto gli piombò davanti. Rutilio non lo vide e vi inciampò sopra: ruzzolò sull'erba perdendo scudo e gladio. La testa gli doleva e il suo sguardo si estendeva su una miriade di piccoli scontri tra fanteria e cavalleria. "Il lanciere!" Fu un attimo: il guerriero gli fu addosso e lo disarmò anche del pugio. Plauto, intanto, l'aveva individuato e stava correndo a perdifiato verso di lui, gridando come un forsennato. La punta della lancia del suebo penetrò nel petto del centurione, aprendo una profonda ferita in cui si infilzarono anche gli anelli della lorica hamata che si erano frantumati nell'impatto. La carne fu lacerata in profondità: il sangue iniziò a sgorgare e Rutilio si portò le mani intorno all'asta dell'arma nemica. Ansimava con gli occhi sbarrati per la rabbia e il dolore. Non ebbe la forza di emettere un gemito: Plauto piantò il gladio nella schiena del suebo che cadde riverso in avanti vomitando sangue. <<Signore!>> L'optio scagliò lontano lo scudo e rinfoderò il gladio, trascinando al margine della vegetazione il suo centurione. Respirava appena e Plauto sapeva che ormai non c'era più nulla che potesse salvarlo. <<Oc...occupati...del console...>> Rutilio parlava a fatica, fissando sgomento la lancia che gli spuntava dal corpo. Perdeva molto sangue. Plauto non voleva crederci. <<Signore?>> Era sconvolto. <<Il...console: è caduto da cavallo...poco lontano da...da...qui>> storse la bocca in una smorfia e strinse una zolla di terra ruvida che ora raccoglieva il suo sangue. <<Lo faro, signore, ma prima mi occuperò di voi>> L'optio stava per rialzarsi, ma Rutilio lo trattenne aggrappandosi alla sua tunica militare sporca:<<No...tu farai...farai quello che ti dico io>> tirò le parole tutto d'un fiato. <<Prenditi...cura del console. Quest...>> Si contorse, cedendo ad una altra fitta di dolore:<<Questo è il mio...ultimo ordine.Obbedisci, ragazzo...e serba il mio ricordo quando...sarai fuori da questo inferno>>. Plauto teneva le labbra serrate, il volto sembrava essere invecchiato d'un tratto tanto era bianco e ruvido, incrostato di schizzi vermigli rappresi assieme al sudore che gli colava dall'imbottitura di feltro sotto l'elmo piumato. Strinse i denti e deglutì a fatica:<<Sì, signore>> Si mise sull'attenti e salutò il centurione per l'ultima volta. <<Non preoccuparti per me...>>sorrise, lasciando intravedere il sangue che iniziava a salirgli in gola:<<...fai vedere quanto vale...la nostra...centuria...>> Furono le sue ultime parole: quel sorriso gli rimase stampato sulla faccia stravolta, quasi inespressivo; gli occhi si fecero vitrei, spalancati in un ultimo palpito di vita. Una mano era ancora stretta intorno all'asta che teneva intrappolata la punta nemica nel suo corpo. Intorno, una pozza di sangue rosso, scuro, cupo come i precipizi dell'abisso. Plauto sfoderò il gladio e abbattè un altro nemico che voleva bloccargli la strada. La cavalcatura del console era scappata via dal campo di battaglia lasciando il suo padrone a terra che si trascinava sui gomiti, grugnendo per lo sforzo. <<Signore!>> Plauto gli si accostò, aiutandolo a mettersi in piedi. Druso urlò per il dolore quando poggiò i piedi a terra:<<Tutto bene, signore?>> <<Non direi, soldato!>> <<Non vi preoccupate, signore: lo scontro qui volge a nostro favore. Vi porto da un medico>> <<No!>> Plauto sentì il console che cercava di mantenere la posizione:<<Io non posso muovermi da qui, i miei uomini hanno bisogno di me!>> <<Permettetemi di dirvi, signore, che vi state sbagliando: non potrò difendervi se rimaniamo qui! Preferite morire adesso così non potrete più guardare in faccia un solo legionario prima di arringarlo?>> Druso guardava l'optio che si impegnava a portarlo lontano dallo scontro che iniziava a scemare. <<Datemi ascolto, signore, il campo è nostro, l'Albis è nostro. Chi si occuperà del vostro trionfo a Roma se non riuscirete ad arrivarci! Avanti, tenete duro, signore!>> Il console fu colpito da come quell'ufficiale ci tenesse a portarlo via. Alla fine cedette. Plauto riuscì a condurlo lontano dal campo di battaglia, al sicuro, affidandolo al suo cerusico personale che dirigeva un ospedale da campo improvvisato, allestito nelle retrovie della legione. <<Vedrete, signore, ce la farete: siete in buone mani adesso.>> Quell'incoraggiamento andava oltre il semplice rispetto che gli porgevano i suoi sottoposti, come se qualcun altro lo avesse sostenuto. L'ultima cosa che il console Nerone Claudio Druso vide fu il sorriso rassicurante dell'optio. Quando l'ufficiale pronunciò il suo nome, Plauto si irrigidì seguendolo con passo svelto. Al cospetto di Tiberio Claudio Nerone, i cui occhi lo fissavano intensamente, tentando di squarciargli l'animo duro, Plauto mostrò tutta la sua maestria nell'eseguire il saluto militare. <<Centurione Plauto. Benvenuto.>> <<Grazie, signore>> <<Ho appreso con leggero ritardo l'azione che la tua centuria compì in Germania, quando era con mio fratello>> Tiberio, scrutandolo con attenzione, incrociò le braccia sul petto. <<Ne devi essere fiero, centurione>> Plauto ripensò a Rutilio: grazie a lui era riuscito a soccorrere il console solo per vederlo morire tra le agonie di una morte lenta e dolorosa, con le ossa rotte e le gambe steccate mentre giaceva, lamentandosi, su di un letto da campo. Ma quel gesto gli aveva consentito un'apertura verso la carriera militare e se era divenuto centurione primipilo, il comandante più esperto che guidava la prima coorte, lo doveva solo al suo semplice e sincero superiore. Con il suo sacrificio aveva dato una spinta notevole ed energica alla sua vita. <<Lo sono, signore>> Plauto lanciò il suo sguardo nel vuoto, serrando le labbra in un ultimo, amaro gesto di rassegnazione. <<Bene, centurione. Ne prendo atto.>> Tiberio fece una breve pausa prima di riprendere:<<E per questo, per i meriti conseguiti sul campo di battaglia, ho deciso di conferirti un ulteriore ricompensa...sempre che ti interessi...>> <<Come meglio crede, signore>> Il tono di Plauto era neutro. Tiberio sbuffò:<<Al diavolo le formalità: tutti gli uomini del tuo rango vorrebbero vivere questo momento>> Si avvicinò ad un tavolo e prese una scatoletta di legno. L'aprì e con mani esperte ne tirò fuori una phalera. Una pesante phalera come aveva visto solo indosso ai veterani. Tiberio gliela mise nelle mani:<<Questa è la tua ultima decorazione da centurione: da oggi...>> prese dallo stesso contenitore un papiro arrotolato intorno al legno:<<...sarai il tribuno anziano della legione>>. Plauto non ci credeva: un'altra promozione nel giro di poco tempo! Era davvero una carriera strana, la sua, ma molto veloce. <<Signore, è un grande onore per...>> <<Oh, risparmiami queste prediche...>>lo interruppe l'altro, fissandolo. Abbozzò un sorriso che assomigliava più ad un acerbo ghigno:<<...tribuno!>> <<Sì, signore. Grazie, signore.>> <<Sarai in servizio attivo da domani. Te lo sei meritato. Ora vai, prima che ci ripensi: ho altre cose a cui pensare.>> Questa volta il sorriso fu più cordiale, ma il cenno della mano fu ancora più eloquente. Plauto salutò e si voltò, aprendo la porta e avviandosi fuori dall'edificio del Pretorio. un forte raggio di sole lo investì in pieno volto, lasciandolo abbagliato per un attimo. Ancora una volta la vita gli donava una nuova opportunità: si richiudeva alle spalle una parte buia come l'ufficio male illuminato dal quale era appena uscito e si ritrovava a sostenere nuove responsabilità, compensate da uno stipendio più generoso, con numerosi vantaggi, anche personali. Sorrise. Imboccò una stradina che conduceva ad un cortile finchè non abbandonò il vicolo per finire in una strada affollata. E il pensiero di Rutilio fu sempre con lui, fino alla fine dei giorni della sua esistenza. Quella fu l'ultima volta che Plauto rivide Roma.
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  19. Un giorno fu....più bello di tutti...07g..16mm.............. .................. ........ :cray: tanto peccato....
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  20. Ciao - Qui c'è una bella discussione precedente riguardante il gigliato, c'è tutto quello che ti puo' interessare
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  21. Ritengo che l'unica difesa sia crescere moralmente... ai voglia di rafforzare eserciti o linee difensive... servono solo a sviluppare l'istinto trasgressivo del disonesto.
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  22. In questa mia nuova veste trasversale, da Asti, a Lucca, a Milano passo a Genova, sicuramente lo avrete già affrontato,però si può anche riparlarne credo, perchè la riflessione e il collegamento con Genova mi viene ora. La rassomiglianza tra il monogramma lucchese , l'immobilizzato e vincente H, quanto peso e quanta influenza ebbe sulla scelta genovese della porta urbica stilizzata ? in effetti ci sono delle similitudini visive, abbastanza evidenti, ma se fu così allora Genova cercò di inserirsi a somiglianza di una moneta vincente e accreditata nella sua epoca ; fu così ? La vicinanza di Genova con Lucca e la sua area depongono a favore di questa ipotesi,la possibilità di imporsi anche in queste areee con effetti commerciali positivi, anzi direi molto positivi poteva essere decisiva. E visto che nelle altre discussioni abbiamo parlato di immobilizzazione, di marchi, qui abbiamo la riprova di un altro marchio vincente, che si apprezza e in questi casi è meglio mantenere e confermare.
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  23. E mi pare che l'utente abbia risposto. Non scaldiamoci per niente...
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  24. Ti ringrazio Eros per la lettura fornita. Di sicuro è esatta la tua catalogazione, ma io resto dubbioso sull'originalità della moneta. Ha uno stile troppo "elementare", in particolare il ritratto del sovrano, sembra quasi disegnato dalla mano di un bambino... troppo diverso da quello degli altri denari. Io pendo per il falso d'epoca, il che renderebbe il tondello sicuramente più interessante. Come hai fatto notare peso e diametro ci sono... ma se si trattasse di un falso dell'epoca vorrebbe dire che, anche se si trattava del nominale più basso all'epoca in circolazione, qualcuno cmq ne traeva vantaggio a falsificarlo. Questo denaro nasceva da una lega con un bassissimo contenuto d'argento. La libbra di zecca di 12 once per produrlo era composta da 11 once e 3 sterlini di rame e da 17 sterlini di argento e con questo rapporto aveva un cambio di 3 per un tornese e di 60 per un carlino (denarioli vel obuli ad rationem de tribus pro quolibet tornense, et de sexaginta proi quolibet carleno recipiantur et expendantur). Successivamentela lega fu ridotta a soli 12 sterlini d'argento e once 11 e 8 sterlini di rame e questa riduzione comportò il dimezzamento del valore del denaro che veniva quindi scambiato 6 per un tornese e 120 per un carlino. In base a questi dati potremmo ipotizzare che all'epoca, nonostante oggi possa sembrare strano, a qualcuno convenisse fare questo falso. Infatti il contenuto basso di fino, difficilmente riscontrabile oggettivamente nel tondello, poteva invogliare qualcuno a falsificare il denaro abbassandone ulteriormente il contenuto d'argento (in questo caso imitando quello che spesso si faceva in maniera fraudolenta in zecca :P) oppure a coniarlo in puro rame (ed in questo caso anticipando i tempi :P). Trattandosi di uno spicciolo, sicuramente non era soggetto a scrupolosi controlli da parte di chi lo riceveva ed il gioco era fatto. In altre zone sono noti poi i casi in cui alcuni spiccioli, anche se riconosciuti come falsi, continuavano a circolare e venivano accettati nelle piccole transazioni... Che altro aggiungere... si tratta ovviamente di ipotesi e come tali vanno considerate. Magari poi quella sera l'incisore del conio aveva alzato troppo il gomito e noi qui ora dopo più di 500 anni stiamo a discuterne :D. Quello che invece mi ha fatto piacere di leggere in questa discussione è la storia che si cela dietro le monete e che spesso non viene raccontata. Questa volta è stato fatto (magari mi auguro anche che continui), ed è stato fatto su un post di uno spicciolo dell'epoca, moneta del popolo, solitamente trascurate dai più. Rubo una frase fatta dall'utente corsodinazione in un post nella sezione medievale: "immaginate se questa moneta fosse un CD. Messa in un lettore ne avrebbe di cose da raccontare" Ora la moneta chiaramente non può parlarci, ma può farlo attraverso noi ed in questo ringrazio Layer1986 per aver dato l'input e junomoneta per aver continuato.
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  25. Gentilissimo Mylae, Auguri e Benvenuto anche da parte mia! Leggo nel suo profilo che condividiamo due passioni: IPSE! (l’Oscuro, Eraclito!, chi altri??) e l’affascinante Lipara (eh…, l’ammaliante bronzo del suo avatar…). Eh, le mirabili arti del mio Efesto…. (Direi citazione sincronica dato che proprio stamattina Etna ha prodotto l’ennesimo episodio eruttivo, in diretta dalla fucina di Efesto :-)) Oppure potremmo discendere anche noi, come già fece Artemide fanciulla, nell’altra fucina di Efesto, a Lipara, tra i ciclopi suoi servitori (Callimaco insegna ..)…, a veder forgiare in diretta queste mikrà che tanto ci affascinano…. :rolleyes: Mi scuso per essermi fatta prendere dalla nostalgia … e rispondendo alla sua proposta…. Le ricordo che in precedenza son state espresse diverse ipotesi su come dare forma ad una monografia sulle mikrà che raccogliesse quanto emerso nella nostra prolifica discussione Obolichepassione…. Il compito però non si prospetta facile in quanto non tutte le zecche son state trattate con la stessa profondità, per cui alcune parti risulterebbero fortemente frammentarie (e quindi da riscrivere in toto: penso ad esempio alla mia Himera, sulla cui serie oplitica dei barbuti elmati si è discusso molto, mentre altre serie attendono di essere ancora esplorate..) a dispetto di altre certo più compiute (es, Naxos, Aitna e Katana, alla luce anche delle recenti e assai pregevoli monografie di Acraf!). Attualmente però stiamo discutendo sul progetto di elaborare una sorta di indice di sezione, con link alle discussioni relative ad ogni singola zecca esplorata sia nella discussione Obolichepassione come nel resto della sezione Sicilia greca, allo scopo di rendere più agevole il ritrovamento dei vari argomenti e nello stesso tempo tenere memoria storica di quanto già sviscerato o meno… In seguito, si potrebbe più agevolmente ripartire creando singole monografie su ciascuna zecca…, mantenendo comunque un contenitore comune. Attendiamo dunque suggerimenti .... Su questo punto concordiamo tutti! Infatti già sono state formulate da Acraf stesso e da Numa numa due interessanti proposte di cui riporto i link: - Post 953 di Acraf http://www.lamoneta....post__p__850579 - Post 955 di Numa numa http://www.lamoneta....post__p__850597 Il problema - ahimè - rimangono sempre quei rari nantes ... a cui allude l’eccellente Numa numa… :rolleyes: Ma unendo gli sforzi, chissà che non si possa cominciare a porre basi sicure su almeno alcune zecche…, come il *nostro insostituibile* Acraf ci insegna... (vedi la strada tracciata con Stiela e altre...!!) E a proposito del suo progetto... mi auguro di poterlo presto leggere! In bocca al lupo! Nel frattempo ... : ... mi associo ad Acraf nella speranza di poter leggere eventuali Suoi contributi e/o riferimenti sull'intrigante allusione a quei “culti misconosciuti di divinità fluviali siceliote”.... Sono infatti pure io assai interessata allo studio degli aspetti cultuali legati alla sfera delle acque (divinità fluviali e ninfe) che traspaiono dall’iconografia delle emissioni siceliote, soprattutto di quelli adombrati nelle frazioni d’argento: infatti è proprio sulle mikrà, in quanto destinate a circolare nel ristretto territorio della polis e della sua chora, che si possono trovare richiami anche a culti locali minori, altrimenti misconosciuti al di fuori del centro di emissione. Se a questo aggiungiamo il tema della ricerca delle relazioni tra Himera e i centri indigeni che ne circondavano la chora…, bè, l’interesse sale alle stelle! Ma di questo mi auguro di poterne tornare a parlare tutti insieme... Mi scuso per la lunga risposta e Le rinnovo gli auguri per un sereno 2012! Valeria
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  27. Eccola qui l'intera lista di monete che posso scambiare :) Repubblica Italiana 5 lire 1951-1952-1953-1954-1955-1968 10 lire 1950-1951(x2)-1952(x2)-1953-1955-1956-1967-1969-1972-1973(x2)-1974-1975-1976-1977(x3)-1978(x3)-1979-1980(x2)-1981(x5)-1982(x3)-1984 20 lire 1957-1958-1959-1970-1971(x2)-1972-1973(x2)-1974(x2)-1975-1976-1978-1979(x2)-1980(x2)-1981 50 lire 1956 100 lire 1974 Guglielmo Marconi-100 lire 1979 FAO-100 lire 1981 Accademia Navale(x2)-100 lire 1997 200 lire 1978-1979-1992 Esposizione filatelica 500 lire 1995 1000 lire 1997-1998 Regno D’Italia Umberto I 1 centesimo 1895 2 centesimi 1897-1898-1900 5 centesimi 1895 20 centesimi 1894 Berlino 2 lire 1887 Vittorio Emanuele III 5 cent 1926 5 cent 1942 FDC parzialmente rame rosso 10 cent 1936-1941 20 cent 1940-1942 50 cent 1939-1940 1 lira 1940 FDC-1942 FDC Mondiali Africa Occidentale : 10 franchi 1956-25 franchi 1956 Africa Centrale: 100 franchi 1967 Austria: 1 schilling 1990-1991-1995-10 schilling 1953 Etiopia: ? birr anno ? Francia: 10 franchi 1951-1962-1963-20 franchi 1963(x2) Germania (bundes Republik): 1 pfenning 1950(x2)-1971-2 pfenning 1961-5 pfenning 1950-10 pfenning 1950 Germania Nazista: 1 reichspfenning 1935-1940-1944(x2)-2 reichspfenning 1937-1938-5 reichspfenning 1940-1941-1942-10 reichspfenning 1941 Giappone: 1yen anno ?-10 yen anno? Grecia: 10 lepta 1954-50 lepta 1954-1 dracma 1957 India: 1 cent 1957-2 annas anno? Inghilterra: half penny 1945-1957-1 penny 1920-6 pence 1966- half crown 1948-1963 Israele: 5 agorà anno?-10 agorà(x2) anno?-25 agorà anno?-1 siclo anno? Libia: 100 millimes anno ? Messico: 50 centavos 1992-1997 Marocco: 20 franchi 1371 (calendario islamico) Norvegia: 1 ore 1955-10 ore 1957 Olanda: 1 cent 1954 Spagna: 1 pta 1975(x4)- 1982-5 ptas 1957-1975-1980 Svizzera: 1 rappen 1955-1956-1958(x2)-2 rappen 1957-1963-5 rappen 1943-1959-1989-10 rappen 1955-1958-20 franchi 1926-mezzo franco 1977-1 franco 1968-2 franchi 1980 Taiwan: 1 dollaro(x2) anno?-10 dollari(x3) anno? Thailandia: 50 satang anno? 1 bat anno? Turchia: 25 kurus 1955-2009 Ungheria: 100 fiorini 1997 U.R.S.S: 1 kopeco 1976-1983-10 kopechi 1976-20 kopechi 1985 U.S.A: 1 cent 1940-1959-1960-1961-1962-1963-1964(x2)-1965-1966-1967-1968-1969-1971-1973-1974(x2)-1976-1977-1978-1979-5 cents 1943-1962-1978-dime 1952-1976-1983
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  28. Lista aggiornata in alto nel primo post
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  29. Buona sera a tutti, io cercherei di semplificare, si sa le cose semplici funzionano le altre non solo sono complicate ma spesso sono più attaccabili. Io darei questa definizione: una moneta NON è di interesse archeologico e storico se non aggiunge nulla di nuovo a quello che io già so. Ecco che con questa definizione possiamo affermare che una moneta in uno scavo archeologico mi serve a determinate con esattezza una particlare stratigrafia, a determinare la natura di un particolare luogo ecc ecc, praticamente quasi sempre ho una informazione e quindi poso sostenere che tutte o quasi le monete ritrovate nel sottosuolo sono "di interesse" Allo stesso modo ritrovamenti di monete moderne in determinati luoghi, come nei ritrovamenti romani da voi sopra descritti, hanno sicuramente qualcosa da raccontare. Le monete invece in un album potrebbero essere interessanti se uniche ovviamente ma anche se sono non pubblicate. Annovererei anche le varanti inedite e qelle che hanno usure o deturpazioni particolari purchè sia sempre una informazione utile. Si potrebbe andare avanti a lungo a fare esempi :) Alessandro
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  30. Sarebbe bello fare una statistica, ogni quanti denari se ne frattura uno, qui ne abbiamo già cinque (anzi 6 ;) ), su un totale di denari di ?? :ph34r: NB: se volete comunicarmi tramite MP quanti denari avete in collezione, io faccio una statistica (così rispettiamo la privacy) ;)
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