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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/11/12 in tutte le aree
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Sorbole Eros! Che pezzo affascinante! Uno stile davvero insolito che credo susciterà vivaci confronti fra gli "aragonisti" del forum! Molto interessante anche lo spunto storico lanciato da Layer. In merito all'ingresso di Alfonso in Napoli, entrambe le versioni sono corrette. Ovvero, ingresso delle truppe attraverso l'acquedotto e trionfo si verificarono entrambi a distanza di tempo. Napoli fu stretta d'assedio dalle truppe aragonesi a partire dall'autunno del 1441. L'armata aragonese si accampò presso Campo Vecchio e il 16 dicembre Alfonso lasciò a guardia il figlio Ferrante per prendere Pozzuoli, Torre del Greco ed Ischia al fine di bloccare i rifornimenti che arrivavano alla città via mare in forza degli accordi tra Renato d'Angiò e la Repubblica di Genova. A Napoli la situazione divenne ben presto insostenibile: un uovo arrivò a costare tre grana e gli abitanti erano costretti a brucare erba come bestie, a vendere moglie e figli, mentre alcuni morivano di fame nelle strade. Qualche bastimento riusciva ancora a penetrare sulle coste sorrentine, finché Alfonso nel gennaio 1442 si acquistò l'aiuto degli ischitani e occupò Pizzofalcone, saccheggiando poi Vico Equense e Sorrento. Nell'accampamento di Campo Vecchio Alfonso si era intanto fatto costruire una piccola corte, e continuava a ricevere dai mercanti gli amatissimi libri (ancora manoscritti, la stampa a caratteri mobili era ancora di là da venire). E si dice che fu proprio un compendio delle gesta del generale Belisario di Leonardo Aretino ad ispirargli la mossa decisiva per mettere sotto scacco la città. Il generale bizantino era infatti riuscito quasi mille anni prima ad espugnare Napoli passando dagli acquedotti. Alfonso prese per fame i due fratelli Ferraro, muratori napoletani addetti agli acquedotti che erano usciti dalla città spinti dalla disperazione, e si fece svelare ampiezza e percorso delle strutture sotterranee alla città. Intanto la notizia del tradimento giunse in città, e Renato diede ordine di murare molti condotti e di pattugliare i principali pozzi. Il giorno del Corpus Domini (31 maggio 1442), per spegnere le voci ricorrenti di un attacco imminente, Renato diede ordine di rafforzare la sorveglianza e di controllare i condotti dell'acquedotto. Un soldato a nome Sacchitello trovò i muri sfondati e i cancelli spalancati ma rassicurò l'angioino che tutto era a posto per poi correre all'accampamento aragonese e consegnarsi al futuro vincitore. Rafforzato nel suo proposito, il re aragonese ricorse ad uno stratagemma degno di Machiavelli per convincere i suoi uomini a tentare l'impresa. Raccontò loro che gli era apparsa in sogno la Vergine Maria istruendolo sui mezzi con cui trionfare sul nemico. Alla mezzanotte del 2 giugno radunò quindi 200 soldati scelti, particolarmente giovani e agili, mettendoli sotto la guida di tre Mastri dell'Acqua disertori e al comando dei duci Pietro Martinez, Giovanni Carafa e Mazzeo di Gennaro. Dopo essersi liberati dell'artiglieria più pesante lungo il percorso, i duecento pervennero infine, armati solo di balestre e chiaverine, ad un pozzo sito presso la vecchia porta di Santa Sofia. Qui salirono soli quaranta uomini e probabilmente sbucarono in un'abitazione privata, perché furono sorpresi da due donne, tale Ciccarella con sua figlia Elena (i nomi risultano da cedole della tesoreria aragonese, in quanto le due donne furono poi lautamente ricompensate con panni pregiati e vitalizi da Alfonso) che dapprima cominciarono a gridare, ma poi si volsero a più miti consigli con le lusinghe dei giovani soldati. Pare che i quaranta soldati si trattennero a lungo con queste signore, perché la mattina seguente Alfonso, giunto con le armate alla porta di Santa Sofia, la trovò ancora chiusa e credette che i suoi uomini fossero stati ammazzati. Ma l'attesa fu di breve durata, perché i quaranta soldati erano intanto stati scoperti da un cittadino a nome Leone mentre si intrattenevano con Ciccarella e sua figlia. Sparsa la voce dell'invasione, ai pochi soldati non restò altra scelta che prendere le armi e combattere, cercando di guadagnare le vicine mura. Renato si era intanto portato sul ponte della Maddalena, credendo che gli aragonesi fossero fuggiti verso il mare a prendere rifornimenti da navi catalane, e questo rese particolarmente agevole la presa del torrione sopra la porta di Santa Sofia. dove la città fu finalmente aperta al resto delle truppe aragonesi. A porta San Gennaro Alfonso si scontrò con i genovesi, mentre le monache del vicino convento di Donna Regina gettavano funi per agevolare la scalata delle mura ai soldati aragonesi, tanto era il desiderio di una fine del lungo assedio. Intanto "le bon roi René", ben più abile con la spada del rivale Alfonso, si era buttato nella mischia come un leone e fu difficile convincerlo a ricoverarsi dentro Castelnuovo, dove il resto delle truppe angioine si era ritirata: i napoletani esausti avevano abbandonato gli angioini. Il saccheggio della città durò quattro ore, alla scadenza delle quali Alfonso vietò per bando le ruberie, facendo impiccare coloro che disobbedivano. Alla fine della giornata gli angioini restavano ancora padroni di S. Elmo, di Castelnuovo e di Castel Capuano. Il giorno seguente Alfonso si portò alla chiesa del Carmine per ammirare il crocifisso che, secondo la leggenda, aveva chinato il capo al colpo di bombarda di don Pietro d'Aragona; fece salire Inigo d'Avalos su una scala per verificare se il collo era rotto e, avuta risposta negativa, si inginocchiò in lacrime a pregare. Volle sapere dal priore Gregorio Pignatelli il luogo di inumazione di Corradino di Svevia per rendere omaggio a quel "degno Signore". Il 4 giugno ricevette omaggio formale e giuramento dai seggi di Montagna e di Portanuova. Solo dopo molti mesi, avendo definitivamente scacciato gli angioini da Napoli e da altre parti del Regno, dall'Abruzzo fino alle estreme propaggini del Gargano (ultima a cadere fu Manfredonia, oltre ai castelli di Napoli che furono formalmente resi il giorno di Natale del 1442), Alfonso si portò ad Aversa per preparare un grande spettacolo trionfale. Il 26 febbraio 1443, a partire dalle ore 15, Alfonso celebrò il suo trionfo nella Capitale, con un grandioso spettacolo, che mi piacerebbe con voi rievocare, se vorrete ancora starmi a sentire...3 punti
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Giunone Moneta e moneta, il tempio della dea ammonitrice e la zecca di Roma. Dedicato da Furio Camillo alle calende del mese di giugno del 345 a.C. e sorto sui resti dell’ormai distrutta dimora di Marco Manlio Capitolino, il tempio di Iuno Moneta, com’è noto, ospitava tra i locali ricavati nel suo podio l’officina della zecca di Roma. E’ altresì risaputo che l’antica pecunia, ovvero il prodotto coniato nei locali annessi all’edificio sacro, finì con l’essere identificata utilizzando proprio il termine Moneta, epiteto specifico della dea titolare del culto su cui, per completezza sia storica che etimologica, è bene soffermarsi. L’ammonimento che diede origine all’epiteto stesso, udito secondo la tradizione nel tempio della divinità, invitava i romani a sacrificare una scrofa pregna a seguito di un terremoto e sempre a guisa di ammonimento pubblico fu edificato il tempio di Giunone Moneta, sorto proprio sul sito ove in passato vi era la casa di colui che osò ambire al titolo di re e per questo gettato dalla rupe Tarpea. Anni prima del voto di Furio Camillo un altro avvertimento dato dalla dea, stavolta per tramite delle sue sacre oche, consentì allo stesso Marco Manlio, allarmato dallo starnazzare degli animali, di respingere un furtivo attacco portato al Campidoglio dai Galli di Brenno, impegnati ad assediare la rocca di Roma. Fatto derivare dagli stessi romani da monere, il termine moneta ha origine, più precisamente, dalla radice indoeuropea man, in latino me/on, la medesima di altre terminologie la cui menzione è degna di considerazione. In indoeuropeo le radici man e mnā avevano il duplice significato di “pensare” e “ricordare” ed il suono prodotto dalla consonante m fu scelto dagli stessi indoeuropei per rappresentare la nozione di tutto ciò che, esistendo, ha un “limite” e una “misura”: mater, madre, colei che si occupa dei limiti naturali della vita umana; mensura, misura, che si rapporta a un limite stabilito; mensis, mese, che possiede una misura legata alla rivoluzione della luna, da cui menstrualis, mensile. Come per moneo-monere, direttamente dalla radice man-me/on: mens-mentis, mente; maneo-manere, soffermarsi a pensare; monitus, avvertimento; monumentum, che fa ricordare (Franco Rendich, Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, pp.283 e 289). Un indiscutibile legame era presenta tra Moneta e monetae ma, andando oltre la comunemente accettata derivazione che spiega il tutto quale conseguenza di una condivisione dell’edificio, sarebbe forse più utile porsi una differente domanda: perché era stata scelta quell’area, dedicata ad una divinità dai tratti piuttosto accentuati, per installare la zecca ufficiale di Roma? Questo, in sostanza, è quanto si chiedeva il Sabbatucci anni fa (La religione di Roma antica, p.235). Molto recentemente nuovi studi hanno messo ancor più in evidenza le particolari caratteristiche di questa divinità, dando ad essa una particolare identità, non sempre spiegabile quale epiclesi di Giunone. E' altresì interessante notare che, tra le fonti antiche, Livio tende ad utilizzare alternativamente sia la forma Iuno Moneta che solo e semplicemente Moneta, quasi come se questo nome fosse più di un semplice epiteto (Daniele Miano, Monimenta. Aspetti storico-culturali della memoria nella Roma medio-repubblicana, p.72) Questo primo intervento, ove sono inclusi alcuni indizi, è introduttivo e riassume brevemente le principali informazioni riguardanti questa per noi importante figura. Le poche testimonianze numismatiche del periodo repubblicano paiono collimare con alcune conclusioni di questi recenti studi, ma siamo ovviamente nel campo delle ipotesi. Osservando però i ritratti della comunemente nota Giunone Moneta ho fatto caso a un particolare: L. Plaetorius Cestianus ( http://www.acsearch....d.html?id=91015) T. Carisius (http://www.acsearch.....html?id=392647) Ed ecco alcuni dei significativi passi: Tito Livio, Ad Urbe condita VI, 20, 13: adiectae mortuo notae sunt: publica una, quod, cum domus eius fuisset ubi nunc aedes atque officina Monetae est, latum ad populum est ne quis patricius in arce aut Capitolio habitaret VII, 28, 4: Dictator tamen, quia et ultro bellum intulerant et sine detractatione se certamini offerebant, deorum quoque opes adhibendas ratus inter ipsam dimicationem aedem Iunoni Monetae vovit VII, 28, 6: Anno postquam vota erat aedes Monetae dedicatur C. Marcio Rutulo tertium T. Manlio Torquato iterum consulibus Marco Tullio Cicerone, De natura deorum III, 47: Ea si dea est, di omnes illi, qui commemorabantur a te, Honos, Fides, Mens, Concordia, ergo etiam Spes, Moneta omniaque quae cogitatione nobismet ipsis possumus fingere Al dritto di questi due denari qualcuno nota qualche "stranezza"?2 punti
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E' affascinante secondo me parlare dell'ingresso di Alfonso nella città di Napoli, andando oltre la singola moneta. Le fonti ufficiali riportano un ingresso trionfale attraverso una delle porte della città (non ricordo se fosse Porta Capuana o Nolana) del nuovo re aragonese, ma ci sono fonti popolari riportate nei miti e nelle leggende della tradizione che parlano di un'entrata un po' meno "gloriosa" :D Si dice che il futuro Alfonso il Magnanimo risalendo un canale di scolo delle fogne sbucò all'interno di un bagno di una casa nobiliare del centro di Napoli e da lì conquistò la città. Ovviamente storia e leggenda si intrecciano, ma sicuramente l'ingresso trionfale che ci fu, fu successivo e "creato ad arte". L'ingresso ufficiale del re è scolpito nell'arco di ingresso del Castel Nuovo (o Maschio Angioino)2 punti
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Ok, il "semplicemente" era dettato da una lunga giornata passata sulle monete. :D Facciamo un excursus della signora Moneta. Partendo dal presupposto che il Tempio di Giunone Moneta è stato costruito, probabilmente, nel 345 a.C., momento nel quale Giunone Moneta era una Dea, ossia come abbiamo già detto la Giunone Ammonitrice. Il buon Tito Livio, mi pare, ci dice anche che nel 269 a.C. circa, il Tempio viene affiancato dalla Zecca di Roma. Da questo momento si può iniziare a dire che si iniziò a pensare alla pecunia come moneta, come hai già perfettamente esposto. Siamo di fronte, quindi, ad una situazione parallela, da una parte abbiamo una Giunone Moneta Dea e dall'altra abbiamo già le prime attestazioni di una Moneta, come ammonitrice senza attribuzione divina e questo, come hai già detto, è piuttosto strano. Arriviamo quindi alla prima apparizione su moneta (tondello). Nel 74 a.C. Plaetorius la fa comparire su di un Denario con il solo appellativo "Moneta"; successivamente, nel 46 a.C., Carisius, ripete cambiando il ritratto (che aggiungo per me essere più somigliante a Giunone). Siamo quindi a fine Repubblica e quasi 3 secoli separano la costruzione del Tempio con la prima dedica. Abbiamo poi un buco temporale di un altro secolo, sino ad arrivare a Domiziano. Ora, Moneta, compare esattamente come qualsiasi altra personificazione, sembra essere diventata un personaggio a se stante. Bilancia e Cornucopia la fanno assomigliare all'Equitas. Link Successivamente, Adriano, la rappresenta anche su Cistoforo. Qua, Moneta, è rappresentata con al posto della cornucopia, uno scettro, un'asta. Da segnalare anche il diminutivo MON. Link Successivamente, sempre Adriano, Antonino Pio, Caracalla, Postumo, Massimiano e Diocleziano (per dirne alcuni) faranno comparire Moneta su moneta, rigorosamente, in un arco di quasi 3 secoli, con gli stessi attributi, Bilancia e Cornucopia (alternata con lo scettro). Ci saranno nel corso dei secoli, alcune eccezioni: Traiano, addirittura commemorerà il Denario di Carisius, riproponendolo uguale ma circondando gli strumenti con una ghirlanda e una legenda. Link In questa Dracma di Lucio Vero, a Moneta è associata una struttura, con su una figura e in basso quelle che sembrano, convinzioni a parte, oche. Link Settimio Severo, su di un Aureo, cambierà leggermente la posizione, mettendola seduta. Link Gallieno, inseriva ben TRE Moneta in un'unica emissione (non è questa testimonianza di uno scioglimento da qualsiasi attribuzione divina?) Oppure avevamo tre ammonitrici? Stesso medaglione lo aveva già Valeriano e lo riproporranno anche Claudio II il Gotico, Floriano, Probo e Massimiano. Link Un'interessantissima emissione è quella di Diocleziano su di un medaglione, Moneta è affiancata da Giove ed Ercole (?). Link Inserisco fuori cronologia, un'emissione sotto Gallieno ma a nome di Salonina, una moneta "strana", uguale al medaglione del marito, solo con 3 Aequitas! L'equità pubblica era forse appannaggio di Moneta? E se Equità e Moneta fossero diventate un tutt'uno? Link Ultime immagini e poi finisco questo excursus, a mio avviso necessario (anche se siamo sforati nell'Impero, spero mi perdonerai :D ). La prima è di Commodo. Affermerei un'altra INTERESSANTISSIMA emissione, nella quale egli affianca Moneta ad Apollo in una posizione del tutto nuova. La figura è quella di uomo, Apollo, e nella legenda si prosegue con "APOL MONET [...]". Link Un'imitativa di Settimio Severo al quale è stata associata una Vittoria a Moneta. Link Direi che le curiosità le abbiamo beccate tutte, ovviamente siamo sforati nell'Impero, ma il tutto può essere un'indicazione di ciò che stiamo cercando. Come ho potuto notare io stesso nel mentre cercavo queste emissioni, Moneta nel corso del tempo è diventata proprio quello che stiamo pensando, una personalità a se stante, una personificazione forse dell'Equità, di sicuro sta diventando molto interessante questa figura sulla quale mi ero soffermato solamente in superficie. Adesso caro Rapax, vediamo che tiri fuori :D2 punti
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PARTE SECONDA - LA GERMANIA MAGNA L'aria era ben riscaldata all'interno dell'ufficio da una serie di grossi bracieri di bronzo. Nonostante il tempo fosse stato clemente negli ultimi giorni le temperature continuavano a rivelarsi rigide. Tra la miriade di scartoffie, lettere, mappe militari e dispacci, il legato Claudio Druso sedeva accigliato dietro il tavolo da campo. Reggeva un documento con entrambe le mani, scrutandolo con gli scuri occhi scintillanti. Ogni tanto faceva correre le dita tra i folti capelli castani arruffandoseli un po' per poi sentirseli ricadere sulla fronte bassa ma ampia. Il naso dritto scendeva su di una bocca carnosa e ben disegnata che si muoveva fluente, accompagnando il sussurro che gli usciva dalla gola mentre scorreva le file nere d'inchiostro. Quando sentì bussare alla porta di legno di quercia, Druso posò la comunicazione sul tavolo, mettendola accuratamente da parte affinchè non si confondesse con le altre, e fissò imperturbabile il suo segretario. <<Signore, c'è qui un decurione che chiede di conferire con voi.>> Il tono, benchè fermo, rivelava tutto il profondo rispetto che nutriva per il suo padrone. <<Lascialo pure passare.>> Druso fece un cenno con la destra prima di rimettersela in grembo, giunta coll'altra mano. Il rumore dei calzari risuonò per tutto il corridoio che collegava l'anticamera con l'ufficio del legato. Piuttosto spoglio per esserlo, dovette pensare il decurione quando entrò. Prima di scattare sull'attenti si guardò brevemente intorno analizzando con occhio critico l'ambiente spartano in cui il legato trascorreva le giornate per sbrigare anche gli affari burocratici della legione. <<Riposo, decurione>> Druso si alzò dallo scranno su cui era rimasto seduto e fece qualche passo verso un braciere, in un angolo della stanza. Vi protese sopra le mani, tenendovele per un po':<<Riferisci: cosa hai da dire?>> <<Purtroppo non è una buona notizia, signore>> Il graduato sembrava a disagio e non trovava le giuste parole per esprimersi correttamente. Il legato aspettò che continuasse senza scomporsi minimamente. <<Una coalizione di barbari germani ha attaccato a nord la nostra linea difensiva: i forti sono sotto assedio e chiedono un aiuto dall'esterno per rompere l'accerchiamento>>. <<Quanti sono?>> La domanda arrivò secca e inaspettata. <<Non lo so di preciso, signore: il numero è sicuramente considerevole. Si tratta di una coalizione di Usipeti Tencteri e Sigambri. Sono guerrieri esperti e...>> <<Lo so, decurione: questo è il mio incarico e so perfettamente come svolgerlo.>> Fece una breve pausa ad effetto, togliendo le mani dal calore del braciere e avanzando di qualche passo, avvicinandosi al decurione che rimaneva impalato. <<La situazione ai forti attaccati?>> <<Reggono bene per il momento, signore: le difese sono resistenti e gli effettivi, pur non essendo a pieno numero, sono ben armati e hanno provviste per mesi.>> Il decurione, questa volta, sembrava più sicuro di sè. Druso annuì soddisfatto:<<Mobiliterò le truppe appena potrò. Non penso potrai più tornare indietro, se i Germani avranno chiuso l'accerchiamento. Ritirati e fatti portare un pasto caldo. Questo è quanto>> Non c'era altro da aggiungere e l'ufficiale lo sapeva. Scattò nuovamente sull'attenti e poi uscì a passo svelto, così come era entrato, questa volta incoraggiato dalla promessa di qualcosa di caldo da mettere nello stomaco. <<Plinio!>> Il legato si era affacciato alla porta e chiamava a gran voce l'ossequioso segretario. In pochi attimi Plinio fu al suo cospetto, ordinato e puntuale come sempre. <<Chiamami subito il centurione Rutilio. Porti con lui il suo optio, quel Plauto.>> <<Sì, signore. Subito>> Il legato sapeva che per compiti difficili ed onerosi ci volevano le persone giuste che facessero un buon lavoro. E sapeva anche che su di loro poteva sempre contare. Richiuse la porta alle sue spalle, gettando un'ultima occhiata al passo svelto del segretario che ben presto si perse in un sordo rimbombo. <<E così, signore, dovremo spianare noi la strada alla legione?>> Druso sedeva dietro il suo tavolo con i gomiti appoggiati sul bordo e le mani incrociate sotto il mento:<<Vedi centurione, questa è la vita di un soldato: non eri arrivato fin qui, oggi, per terminarla. La legione conta sulla tua unità, sulla sua perizia e sulla sua efficacia. Ho davanti a me i comandanti più capaci di tutta la mia legione e non penso si tireranno indietro sul più bello>> <<No, signore: non ci tireremo indietro.>> Rutilio non smetteva di tenere lo sguardo fisso davanti a sè mostrando una reverenza nei confronti del superiore ben più grande di quella portatagli dagli altri ufficiali del suo stato maggiore. <<Bene, questo è lo spirito giusto: lasciate che ora vi esponga il mio piano. I Germani non si aspettano un attacco in forze da parte della legione. Credono di avere in pugno il limes lungo la parte nord e tentano di isolare i forti per sterminarne i difensori separatamente>> <<Mica stupidi questi selvaggi>> Rutilio si concesse un piccolo commento ad alta voce. Poi, notò che il suo sottoposto non aveva aperto bocca da quando era stato convocato. <<Per questo pensano di agire velocemente e di togliere di mezzo la linea difensiva in quattro e quattr'otto.>> Druso ignorò volontariamente il pensiero del centurione:<<E questa fretta ha fatto trascurare al nemico le adeguate precauzioni. Da un dispaccio ricevuto poco fa ho potuto individuare un paio di punti dove sarà possibile attaccare per aprirci un varco verso il forte più grande che si affaccia sul Reno>> Il legato si fermò nuovamente, lasciandosi andare sullo schienale dello scranno. <<Una domanda, signore: perchè proprio quel forte?>> <<Ottima domanda, centurione>> Il legato si alzò dalla sedia spostandosi vicino ad un basso tavolino di noce sul quale era appoggiata una brocca d'argento con un solo calice. Uno solo, notò amaramente Rutilio. Plauto, continuando a tacere, sentì il flebile rumore del vino speziato col miele che ricadeva lentamente sul fondo della coppa. <<Ebbene, la maggior parte delle forze nemiche si è concentrata lì: lì risiedono i loro capi e di lì provengono gli ordini che regolano le mosse degli altri gruppi di guerrieri.>> Posò la brocca e sorseggiò lentamente il vino, assaporandolo lentamente prima di continuare:<<E proprio per la sua vicinanza al fiume è il posto adatto per un attacco>>. Si concentrò, aggrottando le sopracciglia che gli dipinsero sul viso un'espressione eloquente. <<Il vostro compito è semplice: agirete con l'oscurità, prima dell'alba. Porterete i vostri uomini con armamenti leggeri vicino ai picchetti di guardia dei barbari posizionati lungo il fiume, eliminando tutti coloro che vi intralceranno.>> Druso fece schioccare la lingua, deglutendo un altro sorso. Le sue labbra carnose diventarono ancora più colorite con una nuova dose del liquido rosso. <<Tolte di mezzo le sentinelle, vi metterete al sicuro, lasciando libera la zona da eventuali pattuglie nemiche. Fino all'alba: alle prime luci entreremo noi in azione e riusciremo a spazzare via i barbari sfruttando l'effetto sorpresa. Sbarcheremo sfruttando il canale che ho fatto costruire lungo la linea. Con le guardie fuori gioco e con la poca luce a disposizione, dubito che qualcuno possa vedere l'avanguardia della legione.>> Il vino nel calice era ormai finito e il legato posò il recipiente sul lato più estremo del tavolo ingombro. <<Domande?>> <<No, signore. Tutto chiaro. Quando entreremo in azione?>> Questa volta fu Plauto a parlare: anticipò perfino Rutilio che rimase a bocca aperta con le prime parole che gli morirono in gola. Druso alzò un sopracciglio e tornò a sedersi:<< Il prima possibile, ovviamente: adesso preparate gli uomini e i loro equipaggiamenti. Mezza centuria basterà per questo compito: voglio solo i migliori. Non sarà di certo una passeggiata. Domani sera dovrete essere sul posto. Agirete quando calerà la notte>>. <<Bene, signore>> Questa volta fu il centurione a pronunciarsi per primo:<<Se non c'è altro, noi andremo ad eseguire gli ordini>> <<Ma certo, andate pure.>> Druso indicò la porta con un cenno del capo. I due ufficiali salutarono e, voltati, si accinsero ad attraversare la soglia. <<Ah, centurione...>> <<Signore?>> Rutilio si bloccò sull'uscio. <<Voglio un buon lavoro: se fallirai ne pagherai le conseguenze, in un modo o nell'altro. E con te tutta la mia avanguardia.>> <<Non vi deluderò, signore.>> Druso abbozzò un sorriso, pensando che per l'ennesima volta le raccomdandazioni per il robusto centurione erano parole sprecate. Strisciando tra la bassa vegetazione, Plauto era seguito da una manciata di legionari. Indossavano solo le tuniche militari in quella fredda notte e portavano con sè solo due pila per ciascuno, il gladio e il pugio. Niente elmo e niente lorica tantomeno gli ingombranti scuta: sarebbe bastato un riflesso della pallida luce lunare, che fortunatamente si stava rivelando molto utile ai soldati, o un piccolo tintinnio per segnalare la loro presenza anche a miglia di distanza. Fino ad ora nè la sua colonna nè quella comandata dal centurione aveva avvistato movimenti dei nemici. In lontanza avevano scorto i bagliori dei fuochi accesi per i bivacchi, ma quando si erano calati nell'erba fitta avevano perso di vista quei bagliori. "Spero solo di non essermi perso" pensò tra sè fermandosi per un attimo. Anche i suoi uomini si arrestarono per riprendere fiato. Nonostante la tensione fosse alta, dovevano rimanere bassi e fare meno rumore possibile. Il piano architettato da Rutilio era davvero geniale per un uomo come lui: aveva deciso di dividere la mezza centuria a sua disposizione in due tronconi per togliere di mezzo le sentinelle nel modo più veloce possibile. Era vero che di pattuglie ce n'erano poche, ma quelle in servizio si spostavano su di una zona molto ampia: se sarebbero rimasti uniti non avrebbero portato a termine l'incarico per tempo. Plauto si voltò indietro e verificò che tutti gli uomini stessero al passo. Iniziarono, poi, a strisciare nuovamente tra l'erba, avanzando invisibili come fantasmi. L'umidità si era già parzialmente raccolta sulle foglie verdi che ricoprivano il suolo, inzuppando le tuniche dei legionari man mano che questi procedevano. Plauto tentava di non badare alla fastidiosa sensazione provocata dalla ruvida stoffa che si incollava alla pelle del petto e del ventre, soprattutto perchè in quel momento aveva altri pensieri per la testa: dove era finito Rutilio e a che punto erano arrivati i suoi uomini? <<Ecco il primo dei loro fuochi>> Fu un legionario a indicare al centurione la posizione del primo picchetto di guardia nemico. Intorno ad un allegro fuocherello si erano radunati una manciata di guerrieri che chiacchieravano scaldandosi e bevendo birra. Dagli avanzi di cibo che giacevano a terra, Rutilio si rese conto che avevano appena finito di consumare il rancio serale. Presto alcuni di loro sarebbero piombati nel sonno, mentre altri avrebbero preso a gironzolare nei dintorni. Il centurione fece sostare i suoi uomini per qualche minuto al riparo tra la vegetazione, approfittando del momento per analizzare i barbari e il territorio. Questo era prevalentemente pianeggiante, un posto adatto dove poter far accampare un esercito di quelle dimensioni. Poco lontano si udiva il languido corso del Reno che defluiva nel canale menzionato pochi giorni prima dal legato. "Non c'è che dire" pensò" quel perfettino del legato ci ha saputo fare con questa fogna di posto." Saggiò con una mano la tunica fradicia d'umidità storcendo la bocca in una smorfia di fastidio e disgusto assieme. Quei Sigambri sembravano adattarsi benissimo in ogni condizione: alcuni si erano già allontanati dal fuoco prendendo con sè lunghe lance e gli scudi ovali. Non tutti indossavano protezioni adeguate: Rutilio fu sollevato da quella constatazione. La maggior parte delle sentinelle apparteneva ai reparti di fanteria leggera. Si guardò intorno e si assicurò che tutto procedesse secondo i piani. Quando anche gli ultimi barbari caddero assopiti nelle rozze coperte stese a mo' di giaciglio, Rutilio fece segno a due dei suoi di procedere in avanti in direzione degli addormentati. Gli altri lo seguirono con i pila tra le mani. Si diressero lentamente verso quattro guardie che stazionavano da quelle parti. Non si erano accorti della loro presenza. Posò a terra i giavellotti, imitato dai suoi, e sguainò il pugio. Chinatosi, poi, sulle ginocchia avanzò velocemente con uno scatto in avanti fiondandosi all'ìimprovviso su di un guerriero: tappatogli la bocca con una mano, fece scorrere velocemente la lama dell'arma lungo al gola del nemico squarciandogli la carotide. Il corpo si afflosciò a terra sprizzando molto sangue nei primi attimi. I legionari, intanto, sistemarono anche il resto della pattuglia. Rutilio, a quel punto, fece segno di portare via i cadaveri gettandoli tra la vegetazione. L'ordine fu subito eseguito e l'unica traccia che rimaneva della presenza degli uomini erano svariate pozze di sangue che si sarebbero raggrumate presto. Intanto, anche gli altri due soldati ritornarono avendo ucciso nel sonno i restanti membri del picchetto. Rutilio era contento: la situazione si poteva sempre complicare, ma per il momento volgeva a suo favore. Gettò uno sguardo furtivo alla luna piena che si stagliava netta contro il cielo nero senza nuvole prima di gettarsi nuovamente tra l'erba seguito dai suoi uomini. <<Avanti!>> Plauto sussurrò l'ordine rendendolo appena comprensibile per i suoi. Questi, alzatisi quasi in piedi, lanciarono la prima salva di pila cogliendo di sorpresa tutti i Sigambri fermi nella notte. I loro fuochi li stavano tradendo, rendendo ancor più visibili le loro posizioni. Le armi, rese inutilizzabili a causa del forte impatto, furono spezzate per non rendere visibili i manici in lontananza. I calzari chiodati ammaccavano l'erba ad ogni passo. Si mantenevano bassi, stringendo freneticamente le armi e guardandosi attorno temendo il peggio da un momento all'altro. Plauto avvistò un usipeto che si era allontanato dal gruppo per occuparsi dei suoi bisogni. Mentre ordinava ai legionari di occuparsi degli altri, lui si diresse verso il barbaro che non lo aveva visto avanzare dietro di sè, continuando ad orinare. L'optio sguainò il gladio con uno stridore metallico che sembrò esageratamente forte. L'usipeto non se ne rese conto. Plauto ne approfittò e affondò la lama in profondità, trafiggendo con violenza la schiena del barbaro. Dalla meraviglia dell'evento inatteso, l'usipeto spalancò gli occhi, riuscendo ad emettere solo un rantolo strozzato prima che il sangue gli affluisse in gola soffocandolo. Etratto il gladio, Plauto lo ripulì sulla veste dell'uomo ormai a terra esanime e lo rinfoderò piano, attento a non provocare rumori. Fuggì via veloce raggiungendo i suoi soldati che aveno già individuato a qualche miglio di distanza il prossimo picchetto. La mattanza sarebbe durata ancora per qualche ora, a meno che un Tenctero o un Sigambro sarebbe stato più veloce e astuto di loro, scappando e dando l'allarme. "Questo non accadrà, almeno fin quando ci sarò io su questo campo". <<Ci sono tutte?>> <<Sì, signore: tutte le navi sono in posizione con equipaggio e classiari a bordo.>> Il navarco era serio e imperscrutabile da quando avevano inziato a solcare le gelide acque del Reno. Erano sboccati nella sezione di mare chiamato del Sud. Dal castello di poppa della sua imbarcazione da guerra, Druso poteva scorgere tutta la costa e, all'orizzonte, perfino le parti più alte delle torrette di avvistamento che facevano parte del forte assediato. <<Comunica agli altri navarchi di procedere lungo la costa>> Il legato mise le mani sui finachi e scrutò il cielo:<<Tra pochi minuti sorgerà il sole e voglio tutti gli uomini sul ponte>> <<Sì, signore>> Il navarca salutò e si diresse verso il castello di prua da dove poter segnalare gli ordini ricevuti. Una leggera brezza aveva spinto fin lì le navi, gonfiando le loro vele. Ora, si stavano avvicinando a colpi di remi alla costa, mentre alcuni membri dell'equipaggio ammainavano la vela e tiravano giù l'albero maestro per fare spazio alle truppe di classiari. Gli addetti agli scorpiones e alle baliste si erano già messi all'opera, controllando ogni singolo pezzo delle macchine. Improvvisamente presero velocità. Druso vide che tutti i classiari pian piano erano riusciti a salire sul ponte ed erano armati di tutto punto, coadiuvati anche da alcuni reparti di fanteria legionaria. Il vento spirava ancora questa volta più impetuoso, ma non poteva permettere di far alzare la vela: sarebbero stati subito avvistati perdendo così l'effeto sorpresa. Il resto della flotta li seguiva lenta ed ordinata con il battere della voga scandito da forti colpi di martello. <<Avanti con quelle cime! Togliete questi paletti da qui!>> Ognuno faceva la sua parte a bordo e presto Druso avrebbe dovuto di nuovo confrontarsi con nuovi nemici. L'alba era appena spuntata. Il suo roseo velo illuminava interamente l'ampia zona, mettendo in risalto le costruzioni romane e i fumanti resti dei bivacchi germanici. In prossimità della costa i remi furono ritirati a bordo e le navi si allinearono procedendo con la forza rimanente impressa loro dall'intensa vogata. L'equipaggio aveva già posizionato le rampe lungo al fiancata mentre il navarco, accanto al timoniere, sovrintendeva alle manovre di accostamento. Quando le navi furono ancorate saldamente, le rampe furono calate nell'acqua bassa e i centurioni dei classiari e dei legionari fecero sbarcare i propri uomini. Unità dopo unità i Romani occuparono tutta la costa mentre i Germani si stavano appena rendendo conto di quello che stava per succedergli. Ma quando il suono del primo corno si levò nell'aria straziata del primo mattino era già troppo tardi.2 punti
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è iniziato il nuovo anno. Naturalmente, un Buon 2012 a tutti! :) Come già farà il 2 Euro commemorativo comune che inizierà ad essere distribuito a breve, ricorderemo i 10 anni di effettiva circolazione delle monete in Euro, iniziata il 1° Gennaio del 2002. Un periodo secondo me importantissimo e "storico" per chi apprezza questo genere collezionistico, periodo di cui sono orgoglioso di essere stato parte... mi sentirò un po' "vecchio" :D rispetto a chi magari non ricorda molto dell'epoca, vista l'età più giovane della mia (e in questo Forum non sono pochi!). Appunto per celebrare l'evento, vorrei che ciascuno di noi inserisse in questo Topic i propri aneddoti di quei "magici" giorni di introduzione dell'Euro :) descrivendo bene il tutto, come cercherò di fare pure io stesso! Dunque, ricordo che già nel 1998 si aveva la certezza della nuova moneta, veicolata dai media. Mi sentivo molto impreparato al cambio (che sarebbe dovuto avvenire qualche anno dopo), nonostante campagne informative di ogni tipo indicavano l'equivalenza Lira-Euro, proponendo anche esempi con alcuni generi di uso quotidiano (es. un caffè costa X Lire... costerà Y Euro!). In matematica non sono molto forte, quindi vidi l'introduzione di una nuova moneta come una "catastrofe storica" :D Tra l'altro imparare a ragionare in Centesimi, quando la Lira non ne aveva (a parte quella che circolò nel Regno! :D ), non sembrava impresa da poco :P Piano piano cercai di assimilare le nozioni acquisite... e ricordo chiaramente mentre mi trovavo in un ristorante con alcuni parenti, mentre osservavo un cartellone affisso all'interno che diceva: 1 Euro = 1936,27 Lire ... imparai a memoria la cifra nel corso di quella serata, come fosse un numero importante, alla pari di quello del proprio telefonino o di una password. L'Euro però ancora non circolava. Ricordo poi, proprio gli ultimi giorni del 2001, che ero a tavola con i miei genitori ed i nonni, i quali avevano ritirato alle Poste lo Starter-kit; era il primo contatto con l'Euro :) fu emozionante, anche se ritenevamo quelle monete (e poi le banconote, soprattutto) troppo "finte" e quasi anonime. Mio padre (che purtroppo ora non c'è più) disse dopo pochi minuti: io, essendo stato all'estero qualche volta, non ho problemi ad usare i Centesimi! Con questa moneta sento di aver già familiarizzato! Arrivò il 2002. Avevo 17 anni compiuti. Era giunto il momento. A dire il vero, nei primi giorni di Gennaio avevo ancora monete e banconote in Lire nel portafoglio, nell'attesa di "smerciarle" :P Mi trovavo in Veneto in una pizzeria (che adesso nemmeno esiste più) con amici, al momento di pagare il conto mi sentii spaesato... ero l'unico ancora a pagare in Lire? Avrebbero accettato i miei soldi senza problemi? Chiesi a loro, che tra l'altro conoscevo da poco, con quale valuta avrebbero pagato... uno di loro, che divenne poi una persona famosa ( http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/21-dicembre-2010/io-mio-padre-profeta-fuga-nell-eroina-rinascita-181118282512.shtml ) (con noi era comunque un ragazzo molto simpatico) rispose scherzosamente: io pago con dracme della Grecia! :D Capii che tutti avevano Lire come me... tirai un sospiro di sollievo... anche se non ricordo con quale moneta mi diedero il resto i gestori del locale. Inoltre, mi dissi di voler ricordare perfettamente quale sarebbe stato il mio primo acquisto in Euro... ma purtroppo l'ho negli anni dimenticato. Penso sia stato la merenda alle scuole superiori :) Cosa dire... a me ha emozionato molto raccontarvi queste cose. Spero voi, amici del Forum, possiate fare altrettanto! :)1 punto
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In origine erano dieci, e non erano indiani, ma niggers, negretti. Ten little niggers, forse il libro più famoso di Agatha Christie (sicuramente il più venduto), fu pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1939; in allegato, una foto della prima edizione. Il titolo richiama il primo verso della filastrocca a cui si fa più volte riferimento nella storia. Questa è in realtà una canzone americana, scritta nel 1868 da Septimus Winner, anch'essa pubblicata inizialmente come Ten Little Niggers e successivamente trasformata in Ten Little Indians. L'anno seguente il libro fu pubblicato negli Stati Uniti, e per non offendere la popolazione di colore (nigger negli USA è usato in senso dispregiativo) venne scelto come nuovo titolo l'ultimo verso della filastrocca, And Then There Were None. Con lo stesso titolo, E poi non rimase nessuno, fu pubblicato per la prima volta in Italia nel 1946. Tale rimase fino al 1977, quando venne definitivamente cambiato in Dieci piccoli indiani, titolo dato anche a un paio di film ispirati al romanzo. Negli Stati Uniti, invece, il titolo rimane tuttora And Then There Were None. "Dieci poveri negretti Se ne andarono a mangiar: uno fece indigestione, solo nove ne restar." petronius oo)1 punto
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Mi ricordo che fu una delle prime medaglie che presi , perchè avendo la moglie Aversana volevo un qualcosa legato a Caserta. Le medaglie in alta conservazione suscitano in me emozioni incredibili. Complimenti ancora. Gian1 punto
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…. Riprendo ... anche se vedo che c'è stata un'esplosione di argomenti …. Che però faccio aspettare un po’ per dare a Carlo100, che ho subito aggredito invece di dare due parole di benvenuto, qualche risposta delle “mie”…..anche nel frattempo ti sono arrivate alcune risposte molto, ma molto,più autorevoli (ad esempio non sono sicurissimo che la mia spiegazione di cerchio cordonato sia quella corretta … è solo come la interpreto io e, anzi, sono curioso di conoscere cosa diranno gli altri), e allora voglio strafare, per dimostrarti la mia soddisfazione nel vedere che hai saputo leggere una pagina che poteva sembrare complicata per la mole di dati che contiene e che si è cercato di sintetizzare il più possibile:ù Il denaro era un bel "valore" che, anche se in mistura, era sempre circa 0,30 gr di argento fino. Se avessi avuto nel 1240 altri 42599 denari come quello potevi allestire una galea da noleggiare per conto del papa Gregorio IX, per trasportare i prelati al Concilio di Lione dell’anno successivo (finito male e rinviato per ecc.. ecc…) Mi risulta che con 1 denaro potevi comprare circa 3 polli, mentre te ne occorrevano 456 per avere una mucca e 1590 per comprare un cavallo, mentre l’affitto di una casa con orto, in centro, ti sarebbe costata circa 100 denari al mese (purtroppo non so che genere di casa). Non so se "giustissime" queste valutazioni ... ma delle mie poche e disordinate ricerche sarei abbastanza sicuro.1 punto
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E’ la moneta che caratterizza il periodo cosiddetto della “Anarchia Militare” quarantanove anni in cui si alternarono al potere ben 47 imperatori, prima che Diocleziano aprisse il nuovo corso. Ecco fatto: quattro monete, una microcollezione per una grande civiltà qual è stata Roma, sembra un niente; ma in fieri per chi sa leggere la voce della moneta, non è poco… se poi al dritto aggiungiamo i rovesci ecco che… La prora della nave per l’Asse: In omaggio ai Dioscuri, protettori dei porti e della navigazione ( quel copricapo tipico della gente di mare!) o l’esaltazione per la presa di Anzio del476 A.Ch. da parte di Quinto Capitolino ? (Colonna Rostrata) I divini fratelli compaiono anche sul rovescio del Denaro, su cavalli lanciati al galoppo, lancia in resta. Sul Sesterzio ci piace segnalare quell’SC (senatus Consultus) in corona di lauro, primo segno di “Messa in disparte” della grande istituzione che fu guida e timone della Repubblica. Sull’Antoniniano non poteva mancare Marte andante con scudo elancia con in testa la corona radiata del Sole e nel contorno la leggenda: “SOLI INVICTO COMITES” in queste parole c’è tutto il programma dell’Anarchia Militare” Certo se si vuole approfondire si possono raccogliere, ad esempio i sottomultipli dell’Asse (Semisse; Triente; Quadrante; Sestante ed Oncia) Non parliamo del Denaro… c’è di che sbizzarrirsi… Babelon alla mano e… via… con le famiglie, con le effigi del carro, non dimentichiamo che Roma fu civiltà conquistatrice e per conquistare occorre muoversi celermente: su strade appunto e con i carri; è un fatto se penso agli Etruschi mi viene in mente l’acquedotto, se penso ai Greci il tempio ed anche in questo la moneta è lume. Sesterzio: Aho!!! E di che stamo a parlà, basta guardalli no! Antoniniano: ne ho messi assieme parecchi, per carità niente di raro, di eccezionale o di costoso, è roba del cosiddetto basso impero e si trovano sul noto sito a pochi Euro. Nella vista d’insieme si percepisce a volo l’effetto tangibile dello svilimento della moneta; di buon argento i primi, piano, piano perdono la loro candida livrea, come chi si espone al sole senza filtri all’inizio della buona stagione: sono “Spellati” sino amostrare l’anima bronzea nelle ultime e badate bene tutti erano ricoperti di Argento, lo ritrovo anche nelle monetine più “Sciupate” tra le pieghe dell’abito, sotto le ascelle, nei piunti più rièparati dall’uso… se li guardi bene allo stereo microscopio, in quei punti ancora riesci ad intravedere, dopo quasi duemila anni, un luccichio… l’ultima stella cadente di un S. Lorenzo lontano. Siamo così tornati al punto: che vuol dire collezionare? Cos’è una collezione ? I miei insiemi di monete, Belisario, sono senza valore tangibile… non c’è Oro e l’Argento è quello che basta, il loro costo è stato minimo, per l’acquisto ed ancor meno lo sarà per l’eventuale (poco sinchè mi sarà dato di campare) vendita; la conservazione poi… le monete che posseggo sono “Bellissime” si vedono distintamente i contorni delle figure anche se le parti in rilievo sono spesso modellate dall’uso e si leggono le scritte che magari, qualche volta, sono un po’ stanche…quando non trovo di meglio o la rarità me le rende inaccessibili per i costi elevati, non disdegno una qualità inferiore, la qualità superiore alla “Bellissima” se c’è, ben venga; ma non è condizionante nella ricerca della testimonianza storica: “Glimpses of History” Come vedi Belisario non ho collezioni da favola; ma croste cui voglo bene e che mi ripagano con momenti di serenità in cui rileggo la favola dell’uomo: la Storia. Che aggiungere ancora ? Si è fatto tardi e posterò domani quello che ho scritto: Buona notte.1 punto
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Prometto che dopo questa vi lascio tranquilli per un pò :rolleyes: Sono molto soddisfatto, medaglia davvero di grande impatto :) Vi piace?1 punto
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quella dovrebbe essere la descrizione del grosso da 4 ...... i denari "standard " hanno un diametro medio di 16/7 mm e un peso inferiore al grammo da 0.8 a 0.5 circa quelli che superano il grammo sono molto rari1 punto
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Grazie a tutti per le spiegazioni, chiare e preziose, che mi avete fornito. ... E anche per i complimenti ;-)) Approfitto allora della vostra gentilezza per farvi altre due domande (sperando di non rovinare tutto, dopo il "figurone" che ho fatto!!! :-)) ), una di carattere "tecnico" e l'altra di carattere "pratico". La prima: su l'unico libro che mi è capitato in mano che parlava dei denari di Genova ("Elio Biaggi - Monete e Zecche Medioevali italiane dal sec. VIII al sec XV" - Montenegro s.a.s. editore) affermava che il denaro ha un diametro di 21mm ed un peso variabile fra 1,32 e 1,07 gr..... Ho capito male qualcosa? Il fatto che il mio abbia diametro 16mm significa che è un mezzo denaro? La seconda: qualcuno ha idea di quale fosse il valore reale della moneta ai tempi della sua circolazione? Ovvero: quanti denari ci volevano per comprare un bicchiere di vino, una pagnotta o una forma di formaggio? Ciao, Carlo1 punto
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ciao Corso! interessante anche questo! provo ad evidenziare alcune caratteristiche che ho notato: L' interpunzione tra la I e la R mi sembra essere un triangolino. C' è un punto tra le E e la X e penso che sia una cosa piuttosto anomala, o sbaglio? Nel quarto della croce c' è una N gotica un poco usurata. Infine, credo sia strana la E così aperta in questo tipo di denari tardi. Che possa trattarsi di un altro falso? Eppure l' aspetto generale della moneta appare "corretto"...mah?1 punto
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Non ho capito se la moneta è Fdc o circolata. Se è circolata c'è poco da fare. Spesso è sufficiente il contatto con l'umidità o il grasso presente sulla pelle per dar vita a processi chimici irreversibili che alterano le monete. Se invece è in Fdc ti conviene lasciarla com'è. Pulirla o lucidarla non fa altro che illuderti di risolvere le cose. I problemi che sorgerebbero tra qualche tempo sarebbero persino più fastidiosi di quelli attuali.1 punto
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Aspetta aspetta, facciamo un pò di ordine. FDC e Fondo Specchio sono due cose distinte. E' vero che alcune caravelle possono avere i fondi speculari, che però non sono proof/Fondo specchio, ma sono solo monete FDC particolarmente ben coniate. Generalmente sono le prime monete uscite col conio nuovo, quindi hanno un aspetto molto più brillante di quelle coniate successivamente. Le FS sono unicamente provenienti da divisionali proof, coniate e lavorate con una procedura particolare e sono completamente diverse. Le proof iniziano solo dal 1985, primo anno in cui venne emessa una serie Fondo Specchio dalla nostra zecca. Per le FDC, esistono monete da rotolino, quindi coniate per la circolazione, per le annate tra il 1958 e il 1967. Tutti gli anni successivi provengono da serie di zecca tagliate, e il prezzo varia a seconda dell'anno. Anche per quelle da circolazione il prezzo varia da anno ed anno, perchè alcune annate, come ad esempio le prime e il 1961, sono più difficili da trovare in FDC e hanno costi più alti. Gli ultimi due anni invece (1966 e 1967) sono facilmente reperibili in FDC, perchè in quegli anni ormai queste monete non circolavano più e venivano immediatamente tesaurizzate. Questo fa sì che un 1966 o 67 si possa tranquillamente trova a poco più del prezzo dell'argento e cmq con meno di 10 Euro. Anche il 1970 è semplicissimo da trovare a basso costo, perchè in quell'anno vennero coniate un numero spropositato di serie di zecca tanto che la maggior parte è stata tagliata per vendere a parte le due monete d'argento contenute (500 lire Caravelle e 1000 lire Roma Capitale). Tanto per capirci, qualche anno fa avevo preso un 1970 pagandolo 3 Euro, ed era bellissimo, con i fondi speculari (che non è proof), e l'ho poi rivenduto un paio di anni fa a peso del metallo! Cmq, tornando a noi, se ti interessa pagare il meno possibilie, drie che un 1966 o 67 fanno al caso tuo, meno di 10 Euro e te la cavi. Altrimenti direi che anche l'idea di comprare un 1990 che è il tuo anno di nascita potrebbe essere un'idea più che valida e condivisibile.1 punto
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Nel Poey d'Avant , a quanto risulta sfogliando l' indice , non viene trattata la monetazione di Casa Savoia neppure quella relativa alla zecche oggi rientranti nel territorio francese Trovi solo alcuni rami minori legati ai Savoia , per esempio le anonime di Lyon oppure di Valence1 punto
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Le caravelle successive al 1967 sono tutte provenienti da serie di zecca, ecco perchè alcuni prezzi un pò alti (dipende poi dalla rarità della serie divisionale), in compenso è matematico siano in FDC. Francamente non vedo il senso di comprare una caravella di annate come il 1983 o lì per volta, non sono monete emesse per la circolazione, ma come detto provengono da divisionali tagliate, hanno un loro senso solo per chi colleziona tutti gli anni. Idem per le proof, che sono le stesse monete in versione fondo specchio (subiscono una particolare lavorazione che rende i fondi a specchio e i rilievi satinati), sono più belle ma perdono un pò l'anima di moneta. E cmq sono tutte monete che provengono da serie di zecca proof. Per il resto credo che la scelta sia unicamente di chi deve collezionare la moneta, personalmente se dovessi fare la tipologia prenderei la FDC che costa meno, se uno sente l'esigenza di avere un'annata NC direi che è una cosa puramente personale quindi non c'è consiglio di terzi che tenga.1 punto
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... e io come un falco ho subito colto la preda ...eccolo qui: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GEIAN/9 ...con mille ringraziamenti per la disponibilità1 punto
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Anche io volevo ringraziare aemilianus per i bei grossi postati: è vero che anche se entrambi hanno un magnifico aspetto quello cosiddetto "da 4" mostra delle particolarità interessanti, che avete per altro già notato. Devo dire che quella specifica R si trova solo su alcuni di questi grossi con una interpunzione al R/, che, anche laddove sembra meno evidente, è sempre costituita da 3 punti in verticale, magari di dimensioni diverse. In questi tipi è interessante anche la forma della porta urbica/imago civitas, come si vede anche negli esemplari analoghi già presenti in questa discussione (uno attualmente in vendita ed uno nel ripostiglio di Oschiri, come vedo appena scritto anche da fra). Faccio la sfacciata :rolleyes: e mi sostituisco per una volta a DZ chiedendo ad aemilianus se fosse possibile aggiungerlo al catalogo on-line... Saluti a tutt* MB1 punto
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Come sempre, ogni contributo è il benvenuto :D più siamo a partecipare e più la discussione acquista spessore. Come è stato anche per quelle sui dollari, e ancor più in questo caso, non sarà, almeno agli inizi e per quanto mi riguarda, una discussione numismatica in senso stretto. Non si presterà dunque particolare attenzione a tirature, varianti, errori, quotazioni, ecc., ma si partirà raccontando una storia, anzi più d'una, spero interessanti, sulla genesi di questa moneta....qualcuno probabilmente ha già intuito di cosa si tratta ;) Poi, nulla vieta, con il contributo di tutti, di allargare i temi trattati, anche agli hobo nickels. Salvo imprevisti, confermo che si parte stasera....vi aspetto :) petronius oo)1 punto
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ho notato anche io il cambiamento di alcune monete euro inserite nei raccoglitori... collezionando (per ora) euro circolati mi è capitato di inserire nei fogli di plastica monete inizialmente molto belle (senza graffi e lucide) ma con una leggera impronta su un lato, con il passare degli anni quell'impronta è diventata una grande macchia nera, con un processo intermedio alla CSI, dato che per un pò di tempo la moneta è rimasta lucida con le righe nere dell'impronta digitale molto nitide. Confesso che la cosa mi ha interessato "poco" dato che è nel raccoglitore delle monete circolate in questi primi 10 anni di euro, dove tengo un pò di tutto, sia quelle FdC che quelle che non ci si avvicinano minimamente, ma proprio la differenza di conservazione delle monete inserite in catalogo mi ha fatto notare il cambiamento delle monete all'interno dell'album. Premetto che utilizzo pagine decisamente poco economiche. - le monete da 0.01 - 0.02 - 0.05 se vero FdC rimangono immutate nel corso del tempo, ne ho alcune inserite nell'album 10 anni fa e sono sempre uguali (eccetto qualche caso di puntini neri ma questo non è colpa delle pagine, ma si verifica nella fase finale della coniatura, come già detto in un altra discussione). i centesimini che invece sono passati di mano diventano col passare del tempo completamente neri o se non completamente anneriscono i contorni, nel caso (secondo me) peggiore restano neri a macchie. - le monete da 0.10 - 0.20 - 0.50 si mantengono molto meglio dei centesimi in rame. quelle FdC restano tali (ovviamente se tenuti in luogo asciutto) quelli circolati anneriscono leggermente senza diventare completamente neri e comunque in modo omogeneo. - le monete da 1€ - 2€ si ossidano/patinano in maniera differente, a volte ne risente prima il bordo o l'anello centrale altre volte è colpito prima il punto di unione tra i 2 metalli... comunque in queste monete non ho notato grandi cambiamenti una volta sistemate all'interno delle pagine di plastica. in conclusione, la mia esperienza personale mi dice che se tenute in pagine apposite le monete si mantengono nel tempo e che comunque queste monete in euro sono fatte o per non durare o veramente male.... P.S. io dove tengo le monete ho anche messo dei sacchetti di "sale" per raccogliere l'umidita, quelli che si trovano comunemente nelle scatole delle scarpe, anche se io ho recuperato quelli industriali da un 300g circa :good:1 punto
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Il blasone borbonico si è evoluto nei secoli, arricchendosi dei vari titoli ed ordini che progressivamente venivano a sovrapporsi e quindi, in base al periodo storico, puoi trovare sensibili differenze: io non conosco gli appunti di Peter o pregressi vostri ragionamenti ma questa può essere una spiegazione; nel link trovi la storia e l'evoluzione del blasone della real casa Borbone delle Due Sicilie. http://www.realcasad...e-sicilie-1.php ciao Mario1 punto
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A me le portoghesi sono sempre piaciute. Anche questa, pur essendo particolare, la trovo originale e interessante. Sicuramente non manca la fantasia ai portoghesi, altro che i soliti faccioni (es. Lux), simil-gettoni (es. Francia) o commemorativi che comemmorano anacronisticamente chissachiochecosa (Malta). E poi la qualità del conio difficilmente mi ha deluso in passato.1 punto
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Ora dimmi tu dopo il lavoro fatto buttare via tutto per rimetterli nel vassoio. Lo só che sarebbe meglio ma vuoi mettere la collezione presentata cosi:1 punto
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Il tuo problema caro utente "monete antiche" è molto diffuso e sentito. Ci sono vari fattori che possono provocare macchie e ossidazioni precoci, accelerate o brutte alle monete. Le cause vanno dalla conservazione delle monete in ambiente sbagliato, ad esempio un ambiente con troppa umidità, alla conservazione in luoghi sbagliati, come possono essere le bustine di plastica se sono fabbricate con materiali non idonei al contatto con le monete. Bisogna avere sempre molta cura nel capire bene cosa si sta comprando e con il materiale plastico non è sempre facile. La colpa dell'ossidazione può anche ricercarsi in processi durante la coniazione della moneta, ma sono casi piuttosto rari e comunque non mi pare questo il caso. Tieni presente che però tutte le monete si ossidano, è un processo inevitabile. Certo però non devono macchiarsi o cambiare colore. Le capsule sono un metodo valido di conservazione, però tieni conto che anche gli oblò sono un metodo altrettanto valido, il vantaggio di questi ultimi è che hanno uno spessore molto ridotto, più o meno quello della moneta stessa quando essa viene inserita e si possono inserire in appositi fogli e album. Ti posto un link dove c'è una foto in cui vedi di cosa sto parlando, spero di non infrangere nessuna regola, in caso contrario me ne scuso: http://annunci.corriere.it/imagesAnnunci/20/33/22/17/0_standard.jpg1 punto
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Attenzione, le 10 lire del '54 sono comunissime, e se sono le classiche monete circolate non valgono assolutamente nulla, così come tutte le altre date. Hanno qualche valore solo in altissima conservazione, ma questo vale anche per tutto l'acmonital anni '50. Viste cmq le premesse di claudio8702 mi pare assai improbabile che nel mucchio possa esserci materiale in altissima conservazione, non dei primi anni della repubblica perlomeno.1 punto
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stamani ho contattato nuovamente la zecca al telefono e chiedendogli come potevo contattarli tramite email.... mi e stata fornita la laro email ed ho appena finito di scrivergli 2 righe incollandogli il lik di questa discussione in modo dafargli vedere come uso il loro materiale..... al mio rientro a casa ho trovato posta che riguarda l ordine da me fatto ora stiamo a vedere comunque io penso non ci siano problemi di nessun tipo1 punto
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Ciao Lò le faccine di dabbene erano volutamente scherzose. Le oramai prossime 50.000 letture dimostrano che la discussione è ancora molto seguita..E questo è già un successo. L'ultimo post di Monica, riguardo l'inizio dell'immobilizzazione del denaro di Lucca, è comunque alla portata di tutti (almeno per chi ci ha pazientemente seguiti). Non bisogna avere timore di esporsi. Non è il tuo caso, chiaramente. Ogni considerazione è sempre benvenuta e anche se potrebbe sembrare banale, di banale non c'è mai niente quando si esprime un'opinione propria. Solamente chi non scrive non sbaglia mai!! Tuttavia comprendo benissimo il concetto: io, ad esempio, non partecipo (ma la seguo, e sì che la seguo....) alla discussione riguardo le monete genovesi per evidente e cronica mancanza di elementi interessanti da proporre. Ecco, ammetto anche una certa pigrizia mentale da parte mia nel voler approfondire ulteriori zecche oltre a quelle di mio specifico interesse. Mea culpa!! Non vorrei che altri facessero il mio stesso madornale errore. Non lo fate perchè è sbagiato. Comunque,dai, dormici sopra e vedrai che qualcosa dal cilindro la tiri fuori, come sempre. Cari saluti a tutti1 punto
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Vorrei aggiungere qualcosa;io non sono "nato" con la passione delle monete :in realta' per anni ho collezionato francobolli;poi ,un po' alla volta ,ho cominciato ad occuparmi della storia e delle tradizioni della mia citta' ed e' stato naturale ( secondo me ) il passaggio dai temi precedenti all'economia al mezzo di pagamento e cosi' ho cominciato...Oggi pur nel mio piccolo con la mia pensione mi piace cercare nuovi pezzi da aggiungere in raccolta e credo che chiunque si dedichi a qualcosa con passione non abbia importanza quanto grande sia la raccolta purche' la "capisca".Spero di aver espresso il mio pensiero;e mi piacerebbe che qualcuno mi dicesse la sua opinione.1 punto
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Se i collezionisti che ci hanno preceduto nei secoli avessero usato le famigerate bustine di plastica, avremmo ben poco di cui occuparci adesso.. Ritengo che sia un dovere di tutti conservare al meglio le monete, in quanto testimoni parlanti della storia e destinate a sopravvivere anche dopo di noi: insomma, in numismatica non dovrebbe valere quanto riferito da Luigi XV, "après nous le deluge".1 punto
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