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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/26/11 in tutte le aree
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sono stati coniati a milioni......se vai a vedere, Adriano ha qualcosa come 1260 rovesci diversi nelle sue monete,Traino più o meno altrettanti, commodo e antonino pochi meno...togli una percentuale di rovesco che soino precipui degli aurei e medaglioni, per tutti gli altri troviu il sesterzio equivalente. Un conio solo durava circa 1000 battute, se non ricordo male, Facciamo l'ipotesi che siano sati coniati 300 rovesci diversi per i sesterzi, per un'im peratore prolifico. Calcoliamo almeno due o tre varianti per tipo, diciamo almeno 1000 conii diversi di dritto e altrettanti di rovescio, Quindi 2000 conii per 1000 battute almeno 2,000,000 di pezzi( facciamo conto per il solo Adriano) altrettanti per gli altri citati...sono milioni, anzi, decine di milioni se non qualche centinaio di milioni... Togliamoci quelli rifusi, distrutti dalle ossiadzioni, quelli tesaurrizazti e ancora non trovati, in ogni caso sono disponibili qualche milione di sesterzi da collezionare....chiamarli " una rarità" mi pare un pò eccessivo...sono comunissimi....almeno certi nomi e tipi...poi chiaro che se c'è un imperatore che è riuscito a regnare 12 giorni, c'è da chiedersi dove abbia trovato il tempo di occuparsi delle sue monete, ma siccome lo ha fatto, questo ci dovrebeb dare un'idea di quanta importanza rivestiva la moneta ,in antico, ai fini promozionali dell'immagine del potere vigente2 punti
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Salve a tutti. In apertura vorrei porgere innanzitutto i miei auguri di buone feste a tutti gli utenti. Dato che era da un po' che non postavo qualche ricerca, oggi porto alla vostra attenzione la vicenda, per quanto possa essere scarna, di due fratelli poco noti appartenenti alla dinastia Giulio-Claudia. Scarna perchè ci sono pervenute notizie superficiali e non approfondite: perfino la storiografia antica ne parla in modo marginale. Cenni biografici. Nerone Giulio Cesare Germanico e Druso Giulio Cesare Germanico furono entrambi figli del famoso e abile generale Germanico che durante il I secolo d.C. si era costruito una reputazione talmente solida da essere divenuto uno degli uomini più importanti di tutta la Roma imperiale. Loro madre era Agrippina Maggiore. Nerone era nato nel 6 d.C. e Druso nel 7, così come le loro sorelle erano nate l'una ad un anno di distanza dall'altra. Entrambi potevano vantare nobili ascendenze: da parte di padre discendevano da Marco Antonio e da Ottavia Minore, sua moglie. Da parte di madre, invece, i due fratelli erano nipoti di Giulia Maggiore la figlia di Augusto. Nerone e Druso Cesari erano i primi dei nove figli avuti dalla famosa coppia aristocratica: alcuni morirono ancora in tenera età e ne sopravvissero solo sei, tre maschi e tre femmine. Essi erano: Nerone Cesare, Druso Cesare (il terzo nella famiglia Giulio-Claudia a portare questo nome) e Caio Cesare, il futuro Imperatore meglio noto con il nomignolo di Caligola, poi Drusilla, Livilla (la seconda con questo nome) e Agrippina Minore futura sposa dell'Imperatore Claudio e madre di Nerone l'Imperatore (figlio di Agrippina Minore e di Domizio Enobarbo, poi adottato da Claudio). Nel 20 d.C. Nerone Cesare prese come moglie Giulia Livilla, figlia di Druso Minore e Claudia Livilla, mentre Druso sposò Emilia Lepida. Di nobili natali, figlia di Marco Emilio Lepido, imparentato anch'esso con il Princeps, ella apparteneva ad una delle famiglie romane repubblicane più in vista e dalla fama più controversa che lo Stato abbia conosciuto. Il matrimonio di Druso fu sicuramente più infelice di quello del fratello: Emilia, infatti, non gli era di certo fedele e nascondeva le sue colpe accusando il marito. Infine, Emilia Lepida fu colta in flagrante adulterio con uno schiavo e, dinanzi alla sua colpevolezza, oramai innegabile, si suicidò. L'Imperatore Tiberio adottò Germanico loro padre prima che questi morisse ancora giovane deludendo tutti coloro che avevano creduto in lui per una possibile sua successione al trono imperiale dopo la scomparsa di Tiberio. Dopo la morte di Druso Minore, anch'egli giovane erede designato, Nerone e Druso Cesari furono scelti dall'Imperatore come suoi successori e affidati al Senato. Si era nell'anno 23 d.C. Ma i tempi felici, se mai erano esistiti, stavano per terminare: Tiberio si ritirò a Capri e lasciò Roma nelle mani del Prefetto del Pretorio Seiano, conosciuto per le sue condanne sommarie. Infatti, Nerone Cesare e sua madre, Agrippina Maggiore, sopravvissuta al marito Germanico, caddero vittime di una delle sue persecuzioni: accusato di omosessualità, di immoralità e di avere dei piani per sovvertire l'ordine pubblico costituito, Nerone Cesare fu esiliato sull'isola di Ponza, dove morì nel 30 d.C. non si sa se di fame o suicida. Secondo Svetonio Nerone fu condotto al suicidio perchè il Senato inviò nella sua residenza a Ponza un carnefice che lo intimorì mostrandogli gli strumenti del mestiere (lacci e uncini) inducendolo alla morte. A Druso, invece, colui che possiamo definire "il fratello più sfortunato" tra i due, toccò una sorte peggiore: accusato di ordire congiure contro la persona dell'Imperatore Tiberio, fu prima imprigionato un anno dopo la morte del fratello per poi essere trasferito nei sotterranei bui del palazzo di Tiberio. Qui morì di fame nell'anno 33 d.C. Secondo la testimonianza di Tacito, uno dei massimi storici della romanità, Druso, rinchiuso nel palazzo, giunse a cibarsi dell'imbottitura del letto in mancanza di qualcosa da mettere sotto i denti. I resti di entrambi furono dispersi così bene che nessuno riuscì più a ricomporre i cadaveri. Sotto il regno di Caligola, invece, furono erette due statue per ricordo dei suoi fratelli scomparsi. Nerone Cesare, in panoplia completa da parata, si presenta a Tiberio salutandolo militarmente. Particolare del Gran Cammeo di Francia, Cabinet des Mèdailles della Bibliothèque Nationale de France.1 punto
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Ciao Gianfranco, Dea Cibele è la continuatrice della Dea Madre preistorica di origine anatolica e, in genere, pre e proto-storica. La grande Dea anatolica Dea creatrice che ha dato origine all’intero universo senza bisogno di intervento maschile, vergine inviolata e tuttavia madre degli dei. La grande dea anatolica si manifestava nella dura sostanza della roccia e si riteneva fosse caduta dal cielo sotto forma di una Pietra nera. Sul confine occidentale della Paflagonia c’era una scogliera deserta che si chiamava Agdo e Cibele vi veniva adorata sotto forma di una pietra nera. La leggenda narra che Zeus era innamorato di Cibele ma invano cercava di unirsi alla dea e nell'angoscia di una notte d'incubo, mentre la sognava ardentemente, il suo seme schizzò sulla pietra generando l'ermafrodito Agdistis. Questi era malvagio e violento, con le sue continue prepotenze aveva già maltrattato tutti gli dei. Sicché Dioniso, giunto all’esasperazione, volle vendicarsi e architettò ai suoi danni uno scherzo atroce. Gli portò in dono dell'ottimo vino e lo accompagnò a bere in cima a un grande albero di melograno, finché Agdistis si addormentò ubriaco fradicio in bilico su un ramo. Pian piano con una cordicella Dioniso gli legò i genitali al ramo e, sceso in terra, scosse l'albero con tutta la sua forza. Nel brusco risveglio il malcapitato precipitò strappandosi di netto il prezioso organo: così Agdistis morì dissanguato mentre il suo sangue lavava il melograno e lo faceva rifiorire rigoglioso e stupendo e carico di succosi magici frutti. La ninfa del Sangario, il fiume che scorreva nelle vicinanze, sfiorò con la sua pelle vellutata uno di quei frutti e rimase incinta di un dio. Fu così generato Attis il bello, il grande amore di Cibele. Attis Chiaromonti dai Musei Vaticani. La Signora delle fiere suonava la lira in suo onore e lo teneva perennemente occupato in voluttuosi amplessi. Ma, ingrato e irriconoscente, Attis volle abbandonare quelle gioie celesti e se ne fuggì via per vagare sulla terra alla ricerca di un'altra donna. Cibele sapeva bene che nessuna infedeltà avrebbe potuto sfuggire alla sua vista onnipotente e, trainata dai leoni, lo sorvegliava dall'alto del suo carro. Colse così Attis mentre giaceva spensieratamente con una donna terrena, convinto che le fronde di un alto pino fossero sufficienti a nascondere il suo tradimento. Vistosi scoperto, Attis fu assalito da un rimorso tormentoso e implacabile, finché all'ombra del pino si evirò. La castrazione divina L’immagine dell’ape regina, che durante l’atto nuziale effettua la castrazione del fuco, incarna l’essenza del mito classico su Cibele. Presso gli Ittiti, Kumarbi stacca con un morso i genitali del dio del cielo Anu, ne inghiotte una parte dello sperma e sputa il resto contro la roccia, ove si genera una bellissima dea. Benché argomento apparentemente peregrino, la castrazione è un tema mitico universalmente diffuso e si collega al nucleo della trasmissione del potere regale cui si è alimentata tanto la tradizione egiziana (Osiride) che quella Greca (con Urano). Il mito pelasgico della creazione In principio la grande Dea emerse nuda dal Chaos. Non trovando nulla ove posare i piedi, divise il mare dal cielo e intrecciò sola una danza sulle onde. Danzando si diresse verso sud e il vento che turbinava alle sue spalle le parve qualcosa di nuovo e di distinto, pensò allora di cominciare l’opera della creazione: si voltò all’improvviso, afferrò il vento del nord e lo sfregò tra le sue mani finché apparve un enorme serpente. La Dea danzava accaldata, danzava con ritmo sempre più selvaggio e il serpente, acceso dal desiderio, l’avvinghiò nelle sue spire e si unì a lei. Volando a pelo dell’acqua la Dea assunse forma di colomba e poi, a tempo debito, depose l’uovo cosmico. Ordinò allora al serpente di avvolgere l’uovo per sette volte: il guscio si dischiuse e ne uscirono tutte le cose esistenti. Ma ben presto il serpente si vantò d’essere egli stesso il creatore e irritò così la grande Madre che lo relegò nelle buie caverne. E’ questo il mito Pelasgico, che alcuni Autori ascrivono ad un’origine anatolica. Si tratta di una versione in accordo con la tradizione indoeuropea degli antichi Veda (i testi sacri degli invasori giunti in India da nord e attraverso le steppe caucasiche). V’è un parallelo con Vinata, dea primordiale che guarda verso dove il limite dell’oceano si unisce con il cielo: dall’uovo cosmico che ella depone nasce un figlio alato il cui primo compito sarà di riscattare la madre dal potere dei serpenti. Il culto Cibele era la grande madre di tutti i viventi , protettrice della fecondità, signora degli animali selvatici e della natura selvaggia, attraversava le foreste montane su un cocchio tirato da leoni, accompagnata dal corteo orgiastico dei coribanti. Era anche una divinità poliade, fondatrice di città e patrona del suo popolo in pace e in guerra, aveva anche caratteri oracolari. Il suo culto,che aveva il centro principale in Pessinunte, in Asia minore, era in origine di carattere nettamente orgiastico, con danze sfrenate al suono di flauti, timpani e cembali ed estasi deliranti, durante le quali i galli, suoi sacerdoti servitori, si flagellavano e arrivavano a autoevirarsi. In seguito il suo culto passo in Grecia e specialmente a Creta, sotto il nome di Rea. Sotto l'influenza greca, questo culto perse molte delle sue caratteristiche barbariche, che riaffiorarono in epoca ellenistica. A Roma ella fu venerata a partire dal 205 a. c. come simbolo di fecondita’. Octavian. Aureus, January-April 43 B.C. Rome. Struck by Praetors L. Cestius and C. Norbanus. Draped bust of Sibyl r., head bound with fillet and hair gathered into knot behind, L. CESTIVS P.R. below, C. NORBANVS above. Rv. Cybele enthroned l. in biga of lions, S.C. above. 8.07 grams. Craw.491/2, Cal.5b. Struck from a pair of somewhat rusty dies, as frequently encountered with this issue. Close to Extremely Fine. I suoi sacerdoti si chiamavano Galli nella Galizia, Coribanti nella Frigia, Dattili Idei nella Troade e Cureti a Creta. In suo onore furono incisi svariati fregi e solchi su marmo quale atto per ridestare l’insita sua presenza. Santuari imponenti le venivano dedicati in posti inaccessibili, ricavandoli nelle pareti a picco mille metri sul mare. Il suo misterioso culto ctonio era praticato nelle fenditure della montagna, entro nicchie e gallerie. Talora l’apertura era un lontano punto visibile su un dirupo, tal altra corrispondeva al punto più alto di un’acropoli: era l’ingresso a tunnels scavati interamente nella roccia con gradinate discendenti nelle viscere della montagna, ad andamento elicoidale e senza sbocco. Ieratica in trono, Cibele riceve gli omaggi delle processioni che avanzano al ritmo frenetico di timpani, cembali, flauti e tamburi. Porta sul capo un ornamento cilindrico, di solito a forma turrita; è coperta da un velo o da un mantello, regge uno specchio nella mano e, sette volte su dieci, possiede una melagrana. Come Demetra, impugna le spighe d’orzo la cui Claviceps purpurea forniva la bevanda allucinogena. Il leone è il veicolo di Cibele ed immancabilmente lo troviamo ai suoi piedi. Marcus Aurelius For Faustina Junior Empress, wife of Marcus Aurelius Aureus ca. 165, Rome. Obv. FAVSTINA – AVGVSTA Draped bust to r., hair in elaborate form and drawn into bun at back of head. Rev. MATRI – MAGNAE Cybele enthroned to r. between two lions, holding drum with l. hand. 7,27 g. Calico 2071. Cohen 168. RIC 704. Anche nei bassorilievi della corrispondente dea ittita (Kubaba) compare un leone ai piedi del trono. Non solo in Anatolia: nel 1200 a.C. l’iconografia di una donna nuda in equilibrio sulla schiena del leone era presente in una vasta area del bacino mediterraneo orientale che interessava Assiri (Ishtar), Fenici (Astarte) ed Egiziani (Quadesh). La criniera del leone e le sue fauci spalancate sono l’emblema del pube femminile. Solo più tardi, quando le società patriarcali hanno sviluppato concezioni misogine, nel pelo leonino è stata proiettata l’immagine raggiata della corona solare. Non deve stupirci la banalità dell’attribuzione sessuale, l’idea dell’antro genitale femminile è insita nel nome stesso di Cibele, che significa grotta. Bisogna considerare che in Cibele c’è la continuità con le semplici concezioni religiose dell’uomo del neolitico e che in Anatolia, già nel 6.000 a. C., la grande dea veniva rappresentata seduta in trono fra due leonesse. La MAGNA MATER Patrona dei Mermnadi di Lidia, nel mito greco fu assimilata a Rea e associata a Demetra e venerata ovunque, in genere sotto l'appellativo di Grande Madre o Madre degli dei. La Magna Mater altri non è che la dea Cibele, la grande divinità della Frigia, il cui culto è importato a Roma nel 204 a. C., durante le guerre con Cartagine, quando il senato decide di far venire da Pessinunte la "pietra nera" (magica, perché caduta dal cielo), simbolo della dea e di costruirle un tempio sul Palatino. Nelle intenzioni del senato il culto di Cibele avrebbe forse rinfrancato il sentimento religioso e il morale della popolazione, stremata dalla guerra. L'adozione del culto di Cibele sarebbe stata suggerita dagli auguri, che avevano consultato i Libri Sibillini e ne avevano ricavato un'allusione alla dea e all'opportunità di introdurla in Roma, per avvantaggiarsi nella situazione bellica. Per questo vengono mandati ambasciatori al re Attalo, che acconsente, dietro assicurazione che alla dea sarà tributato il culto che le compete. A Roma la pietra sacra doveva essere accolta dall'uomo e dalla donna migliori tra i cittadini. Per gli uomini fu scelto Publio Scipione Nasica, lo strenuo avversario dei Gracchi. Più confusa, nelle fonti antiche, l'identità della donna prescelta per il delicato incarico. Insieme a Cibele giungono a Roma anche i suoi sacerdoti, detti Galli, il cui capo è l'Arcigallo. Il culto di Cibele, rappresentata con la testa coronata di torri, accompagnata da leoni, o su un carro trainato da questi animali, sopravvive a lungo nella storia dell'impero romano. Iulia Domna, denario, raffigurata come Cybele, legenda MATER AVGG (Madre degli augusti) Il testo, al di là delle integrazioni fotografiche, è tratto da: http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_Dee_Cibele.htm Un buon link per il tema su Cibele e monete a lei collegata, in lingua inglese, è il seguente: http://www.forumancientcoins.com/moonmoth/reverse_cybele.html Ciao Illyricum :)1 punto
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Cari amici...ancora una volta tutta la mia solidarietà. Ho già scritto più di una volta che sono stato oggetto di provvedimento analogo, con tutte le conseguenze del caso. Peraltro, pur essendo avvocato non mi sono difeso da solo, in ossequio alla raccomadazione del Consiglio dell'ordine che inivita ad evitarlo... per non rischiare di apparire parziale. Ergo...anch'io ho aperto il portafogli per il Collega che validamente mi ha coadiuvato e la cui parcella è stata una media tra i minimi ed i massimi di spesa...come quasi sempre accade per tutti. A parte le rotture di scatole e i cali dell'umore. Ma se non avessi avuto una documentazione regolare in appoggio...la cosa sarebbe stata ben peggiore. Per alcuni anni ho fatto l'acquariologo...il fumettaro (topolino) e ho messo in vetrina qualche trenino. Mi metto a nudo. Non sorridete...confido nella vostra indulgenza. Poi...la numismatica ha vinto ancora una volta...ma senza provenienze e tracciabilità non ho più acquisito nulla. Ho scambiato trenini e fumetti con un numismatico professionista (in quel momento lui schiavo di tali passioni!!! :crazy: ) in luogo di monete...la cui documentazione mi sono comunque fatta dare. Capirete tutti che non è il momento, con i problemi sociali ed economici attuali, per spingere per una riforma della normativa. Ma potrebbe essere opportuno creare qiualcosa in questo sito...una discussione aperta...una sottosezione...qualcosa per rendere visibile che ci siamo e cosa chiediamo. Faremo qualcosa al riguardo. Auguri a tutti.1 punto
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Infatti ho specificato: "Rarità del RIC" che no, non è più realistica ormai, in un senso e nell'altro. Comunque, anche se molto ottimistico, poter scrivere sul cartellino un bel R2, non mi dà nessun fastidio...1 punto
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Ciao Gionni, scusami ma ho letto solo ora la tua domanda ...... se fosse proprio lei la medaglia presente all'Asta Varesi, giusta la precisazione di Iachille, ma io intentendevo una simile e non proprio la tua, chiedo scusa se mi sono espresso male; così come sono presenti ambedue le medaglie per "Il Congresso degli Scienziati Italiani in Napoli" al n° 300 (quella con un boccolo in più nei capelli e la fiaccola con l'aurela) e al n° 301 (fiaccola senza aureola). Riguardo al catalogo d'Asta, sinceramente, credo che dovresti acquisirlo.....se hai intenzione di iniziare una collezione di medaglie, in rete non lo trovi, dovresti chiederlo a Varesi......in esso ci trovi gran parte delle Medaglie dagli Aragonesi a Francesco II e anche quelle relative all'epoca dei Savoia. Riguardo alla Medaglia per "Il Congresso degli Scienziati Italiani in Napoli" approfitto per chiedere a Francesco se esiste una differente difficoltà nel reperire l'una o l'altra tipologia, cioè se esiste un differente grado di rarità. P.S. come ha fatto Francesco nell'altro post ( dove è presente una simila alla tua) eccoti alcune notizie su di essa. http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1961_4.pdf1 punto
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Bellissima moneta, degna di essere presentata "ai parenti" il giorno di Natale :rolleyes: Bella patina omogenea e conservazione oltre la media, attorno a SPL. I coni di questa moneta, sebbene non firmati, credo siano da attribuire all'incisore svizzero Borner, riconoscibile per forma e dimensione (grande) dei caratteri ed in generale per uno stile meno "fine" rispetto ai contemporanei Hamerani e Saint Urbain, soprattutto nelle figure. Sicuramente il Muntoni 46, con lo stemma "a forma di vaso" e con al rovescio la legenda in cartella, è il meno comune tra quelli da te citati. Con questo diritto esiste poi il testone "figurato" (Muntoni 49) con al rovescio il papa che ascolta l'esortatoria per la pace e la medesima legenda dei precedenti. Per lo stile delle figure anche in questo caso il conio è attribuibile al Borner: Ciao, RCAMIL.1 punto
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La conservazione è un parametro alquanto soggettivo. Per fortuna, siamo in grado di giudicare con i nostri occhi la conservazione di una moneta, e decidere di acquistarla o meno, a seconda del prezzo.1 punto
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Gentilissimi Antony e Skaterghost, confermo la mia richiesta e la specifico qui sotto: N°1 - Giro completo 10 Anni dell'EURO (5 Germania e 1 Italia COMPRESE); N°1 - Commemorative extra (NON COMUNI) per Stato Grazie mille x la disponibilità! ...e tantissimi auguri a tutti,doppi al mio compaesano!!!1 punto
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>E' un po' che sto cercando una moneta in conservazione simile ad un prezzo equo e non sono mai riuscito a prenderla. Complimenti Gian1 punto
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Grazie degli auguri che ricambio con piacere. Non sono assolutamente esperto di questa monetazione, se lo fossi stato avrei risposto senza problemi. Prova anche qui. http://www.imperio-n...atico.com/forum1 punto
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dovrebbe essere come questo ( con altra legenda) http://www.inumis.co...fer-a19319.html http://sri.lamoneta.it/Numismatica/rechenpfennig.php#sdfootnote34anc1 punto
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Non ci sono monete saracene coniate nel nord Italia che nei secoli VI-VIII era in mano prima gota e poi longobarda, successivamente subì l'invasione franca , ad opera di Carlo Magno e si avviò al dominio del Regnum. La dominazione saracena è avvenuta nel Meridione. Forse stai cercando i roba^ì d'oro emessi a Palermo (Balerm) in Sicilia (Siquillya) dagli emiri Aglabidi prima (a partire dall'827) e Fatimidi poi per il IX e X secolo fino alla conquista normanna avvenuta alla metà dell'XI secolo.(1061). Piccoli frazionali aurei di intenso fascino che dominarono l'economia dell'isola la cui importanza per l'economia dell'isola fu tale che addirittura i primi re normanni dovettero coniare i primi tarì sul medesimo piede e con i medesimi tipi, ovvero con il loro nome scritto in arabo ! Altre monete auree con tipologia e legenda imitanti i dinari arabi furono emesse dai sovrani normanni e svevi per le zecche di Amalfi e Salerno (queste ultime presentano però un modulo assai più largo e si differenziano alquanto dai tarì siciliani anche per la purezza della lega , di solito di titolo inferiore).1 punto
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Ciao. La spedizione viaggia a rischio del destinatario. Se la spedizione con raccomandata era stata concordata fra te e l'acquirente e, per giunta, il plico è arrivato manomessa, non devi rimborsare proprio nulla all'acquirente, ad eccezione dell'importo che Poste italiane Ti riconoscerà, in quanto mittente, e che è pari a circa 25 euro (sempre che ne ricorrano i presupposti per richiederlo). Se poi invece, per altri morivi, vuoi venire incontro alla perdita che ha subito l'acquirente, allora questo è un altro paio di maniche. Resta il fatto che non sei legalmente tenuto a rimborsare alcunchè. saluti. Michele1 punto
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bello questo video che rappresenta le facce nazionali delle monete:1 punto
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