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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/19/11 in tutte le aree

  1. A pare di aver ben capito solo una cosa: i prezzi di qualunque bene seguono le quotazioni delle materie prime solo quando ci sono i rincari e quindi quando si tratta di aumentare i prezzi... quando si tratta di aggiornarli al ribasso rimangono fermi fino a dove eran saliti... come per la benzina... sale solo il prezzo al litro... ma non diminuisce mai! più che pazzeschi... speculativi!!
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  2. Perché io colleziono per passione non per speculare(anche perché probabilmente avrei scelto il ramo sbagliato, nella Repubblica Italiana), ho iniziato a 12 anni, quando ne avevo 15, vennero i ladri a mi portarono via tutto, dopo 15 anni ho voluto riprendermi una cosa che era mia. Semplicemente non la vendo e non la vederei, perchè so che non la ritroverei più una moneta di quella qualità, se per caso me ne capitasse un'altra, mi terrei anche quella :)
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  3. Una se riesco a trovare dov'è ce l'ho anch'io, comunque complimenti e un bel punto te lo meriti sicuramente Mario P.S. Da quando i punti sono trasparenti mi sembra che siano diminuiti, coraggio se uno ha fatto qualcosa di valido dateli ancora, se no era meglio prima !
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  4. Salve Gianfranco. E' sicuramente una delle prime emissioni argentee del Princeps dato che il 16 gennaio del 27 a.C. fu nominato Augustus e questo quinario risale al 25-23 a.C. Come hai già fatto notare le varianti sono due, in base al lato verso cui è rivolta la testa dell'Imperatore. Si può così classificare: AR quinario emesso a nome di Augusto ad Emerita in Spagna intorno al periodo sopracitato. D/ AVGVST dietro la testa nuda del Princeps rivolta a destra. R/ P CARISI LEG, Vittoria alata stante a destra incorona un trofeo di armi. Rif.: RIC I 1a; RSC 386. Di origini italiche P. Carisius nacque intorno al 55 a.C. e servì sotto le Aquile di Augusto. Nel 36 a.C. fu luogotenente delle truppe durante la campagna contro Sesto Pompeo. Più tardi assurge alla carica di Legatus Augusti Pro Praetore in Spagna Ulteriore dal 27 al 22 a.C. Dopo cinque anni fu spostato in Lusitania dove salvò l'esercito romano da un'imboscata organizzata dagli Asturi che, sconfitti, si rifugiarono nella loro città fortificata, Lancia, espugnata e sottomessa dallo stesso generale poco dopo. Nel 25 a.C. fondò egli stesso la Colonia di Augusta Emerita per i veterani della Legio V Alaudae e della Legio X Gemina. E' ricordato, oltre che per le monete, anche dalla storiografia antica; di lui parla Cassio Dione dipingendolo con tinte fosche e facendolo apparire come un personaggio bivalente: da una parte un ottimo comandante ed un esperto soldato, dall'altra un governante crudele e scialacquatore di ricchezze. Dopo altri scontri contro le tribù ispaniche locali, Titus Publius Carisius morì in un anno imprecisato nel corso del I sec. d.C.
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  5. sono d'accordo anche io nel considerarla una tessera di ottone o bronzo (credo di più ottone). La tipologia sembra essere molto simile alle tessere prodotte a norimberga nel periodo medievale francese, sarebbe bello identificarla. Nessuno ha idee sulla tipologia o almeno alla descrizione del curiosissimo rovescio?
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  6. Faccio un piccolo passo indietro rispetto al cammino seguito dal discorso per puntualizzare che con il termine “ufficiale di zecca” – da me adoperato, e non solo per il caso di specie – non intendo e non va inteso il (solo) “maestro di zecca”, cioè colui che su nomina regia o pubblico appalto dirigeva la zecca, bensì il titolare di un “ufficio” della zecca; solo per citarne alcuni effettivi all'Aquila nel XV secolo: il “maestro di prova”, il “maestro del conio e delle stampe”, il “credenziere”. Validissima, quindi, appare la tesi della stellina riconducibile a colui che dirigeva l'incisione dei coni o, magari, saggiava la bontà della moneta. Data l'attribuzione alla zecca di Napoli, cui seguito a propendere per l'assenza di fonti dirette e contesti archeologici volti a testimoniare questo discusso processo di monetizzazione, ritengo utile mettere un accento su quel filo artistico-dirigenziale – in auge proprio nell'età aragonese – tessuto su binari paralleli – e a volte, addirittura, incrociati – proprio fra le zecche di Napoli e l'Aquila. La documentata mobilità delle maestranze lungo la “Via degli Abruzzi”, l'atavico asse stradale che univa la seconda città più importante del Reame alla sua capitale, sembra essere – sempre a sindacabile giudizio personale – una valida chiave di lettura per quell'alterna evoluzione-involuzione stilistica delle matrici monetarie che servirono a liberar moneta proprio nelle due zecche più fiorenti. Per quanto lo standard qualitativo delle monete aquilane, dimostrabile non ultimo dai lungimiranti tentativi – di chiara matrice politico-finanziaria, qualora si esca dalla miope veduta numismatica – di soffocare l'impulso autonomista degli Aquilani e della sua scomoda zecca civica (si ricordano, in tal senso, le fallite azioni repressive messe in atto da Ladislao d'Angiò e, a più riprese, da Ferdinando I d'Aragona, ma riuscita, invece, al governo dei Viceré nella prima età Spagnola), non giustifichi assolutamente la fraudolenta abrasione (o presunta tale) dell'aquiletta: chiara garanzia di bontà da e verso l'autorità emittente, la classe mercantile e, particolare niente affatto trascurabile, il popolino. Saluto e ringrazio gli amici intervenuti o che interverranno per compiere nuovi passi verso la ricerca della verità. A.G.
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  7. COPPA ARGENTO - GARA DI TIRO Davanti e dietro
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  8. INAUGURAZIONE DEL SEMPIONE 1906 - ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE MILANO 1906 Placchetta stile LIBERTY Diritto
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  9. Salute rock nel testo del Bellizia ,l'esemplare al n°74 al D/reca la scritta RVC DVX e non ROC DVX.Pur vero è che la moneta è disegnata e non ho riscontri con esemplare dal vivo. --Salutoni -odjob
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  10. Interessante discussione per una delle più belle monete del mondo moderno. La merita tutta...quella affascinante moneta, tanta attenzione, quei cavalli scalpitanti sono favolosi...si potrebbe discutere per altre otto pagine dell'arte e della storia di cui quei quadrupedi sono latori. Ma l'uomo ha le sue debolezze e una buona quota del fascino della moneta risiede nel mistero della sua rarità...effettiva o presunta che sia. Ed allora io la metterei in un altro modo...l'analisi dela problematica in esame. Due punti. 1) Qualunque moneta tanto più vale sulla scorta della eventuale rarità. Ancora di più vale ove, la moneta non solo è rara ma è anche desiderata da molti. Ergo...ogni moneta, specie se rara, è un acquisto a rischio e tanto maggiore è il rischio in funzione del maggior costo della moneta. Il fatto che la numismatica sia una (ridotta) nicchia dell'antiquariato rende il rischio eponenziale...in ragione dello scarso numero di acquirenti, rispetto ad altri oggetti ed altri mercati. Il tetradramma di Leontini, noto come del maestro della foglia era considerato R3/4 e valeva circa 8 miloni, in conservazione minore di Spl, nel 1986. Per lavori pubblici si effettuò uno scavo. Ne saltarono fuori, tra il terriccio di riporto, un buon numero...i primi pezzi li racolsero i ragazzini che giocavano in strada.Poi fecero anche i falsi. Le tipologie farloc...furono individuate...rimasero sul mercato solo gli originali. Non si è mai saputo quanti fossero...ma non erano a rotolini e non erano nemmeno un migliaio...probabilmente molti di meno. Inoltre c'è da dire che quella moneta è anche una gran bella moneta. Tuttavia le quotazioni di quel nummo, in oltre venti anni, non si sono più riprese...e stiamo parlando di un oggetto che ha un mercato internazionale. Scese prima a 5 milioni...poi a tre...alla fine si faceva fatica a venderlo a due. Oggi dopo venti anni vale ancora 2.000 euro...come valutazione commerciale. In asta qualcuno la batte sino a 3.000. Punto. Questo è il mercato numismatico....peraltro internazionale...signori miei. Ho citato uno dei casi più noti agli operatori...degli ultimi anni...ma casi analoghi ve ne sono stati a iosa. Prendiamone uno recente e meno eclatante. Lo scudo per Roma di Benedetto XIV, moneta di discreta bellezza, fino a due anni or sono non si vedeva spesso sul mercato in splendida conservazione...non è raro, ma era gestito intelligentemente dagli operatori commerciali. Con il maggior numero di collezionisti pontifici...cresciuto negli ultimi 10 anni, un esemplare molto bello (ma non FdC) fu venduta da Astarte nel 2005 intorno ai 4.000 euro...comunque in Italia i commercianti specializzati in pontificie non lo alienavano a meno si 2.500 - 3.000 euro sino ad un anno e mezzo fa. Uno dice: si ma adesso c'è la crisi. Le monete belle ed appetite non conoscono crisi...Signori...a meno che la gente non si metta in fila davanti le banche per ritirare i propri depositi...o non ci ritroviamo nel mezzo di un conflitto di vasta portata. Orbene, quello scudo di Benedetto XIV è stato rinvenuto in discreta quantità..nemmeno eccessiva...in un compendio di monete pontificie alienato in due o tre ripresa nell'ultimo anno...probabile ritrovamento gestito non da operatori numismatici ma da privati. Vi risparmio la scaletta al ribasso delle quotazioni...ma l'ultimo mi è stato offerto a 700 euro la scorsa settimana, purchè lo avessi acquistato al volo...ed era solo un filino sotto a quello battuto da astarte a euro. 4.000,00. Punto un'altra volta. E vi risparmio nel dettaglio la storia e le quotazioni dei denari repubblicano-imperatoriali romani...trovati un anno fa sulla costa turca del mar Egeo, considerati R3 - R4 che da una quotazione media di 6.000/7.000 euro...sono passati oggi a 3.000. Tengo a precisare che quel ritrovamento o, meglio, quello stock (che ne sappiamo noi...com'è uscito fuori (?)...e chi le ha coniate...ecco: diciamo anche questo...) è stato gestito dalle multinazionali della numismatica. Breve nota: con tale definizione si intende un pull di Commercianti o Case che uniscono le loro forze per acquisire uno stock...e (sopratutto) per gestrilo al meglio..cioè senza far crollare le quotazioni, puntando ad un lento e costante declino delle stesse così da favorire il massimo del guadagno possibile. Quando le quotazioni crollano ad una soglia ritenuta limite...il resto dello stock viene accantonato, in attesa di tempi milgiori...se e quando torneranno. Sempre meglio che continuare a far crollare i prezzi e scontentare o disilludere chi intanto ha acquistato...che poi si incacchia a a buona ragione...molti smettono di collezionare e di spendere. 2) Attesi suddetti fatti (perchè di fatti stiamo parlando e non di si dice) di cos'altro volgiamo discutere? Basterebbe la ristrutturazione di una casa..chessò? Vicino a Dongo...sul lago di Como (tanto per ritornare nel fascino della storia e del mistero...), cioè nei luoghi ove i gerarchi furono fucilati con le spalle alla ringhiera del lago (vi sono ancora i segni delle pallottole...) e dove il Duce, poco lontano smise di vivere. In quella ristrutturazione esce il frutto di un "inguattamento" di uno o più partigiani o di qualche camicia nera...diciamo 400 - 500 pezzi mai o poco circolati...che finiscono nelle mani dei muratori. Ecco che il simpaticissimo amico Angelonidaniele compra finalmente la moneta tanto attesa nel giro di qualche asta...diciamo a 7.000 euro invece che a 14.000? E sarebbe ancora un signor prezzo, mentre Angeloni ben in gamba è stato (diciamola tutta) ad aspettare. Daniele la sa lunga. Figurarsi se i pezzi che escono da quella casa in ristrutturazione dovessero essere 1.000...e ci potrebbe stare. Figurarsi se aprono finalmente il forziere in Svizzera...perchè l'UBS ne reclama la proprietà dopo tanti anni di abbandono. Sapete che fa l'UBS? Si accorda con gli operatori del mercato specializzati nell'incanto ed inizia la vendita ponderata a pioggia dei nummi...ben patinati dopo tanti anni di caveau. Fino alla soglia stabilita nel Target dell'operazione. Il resto si ferma nel cavau e viene iscritto nel bilancio della banca (nel patrimonio) con valore di libro costituito dalla media delle aggiudicazioni esitate. Uno dice: ma allora perchè non le tesaurizzano alla media di 14.000 euro a pezzo come attualmente vale. Semplice, perchè anche una grande banca ha bisogno di liquidità..oltre che di valori di libro...teorici...specialmente in tempi odierni. Per quanto sopra: - E' ben probabile che la moneta in discussione sia - per vari motivi qui ben analizzati - effettivamente rara...ma è possibile che potrebbe non esserlo in un futuro. - La numismatica è una passione ed ogni relativo esborso è comunque potenzialmente una collocazione incerta di danaro. - Conoscere o ipotizzare il numero plausibile del nummo in argomento...realmente esistente nel globo terracqueo...è una bella esercitazione intellettuale e un'ottima occasione di studio numismatico...ma è fattualmente irrilevante. - Per far crollare (in un dato arco di tempo...) le quotazioni di una moneta non servono nè l'inflazione dei rotolini...nè il numero dei forzieri sussitenti...basta molto...ma molto meno.
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  11. Ciao. Volevo ancora fornire i motivi che, secondo, me non consentono di ipotizzare una "tesaurizzazione di massa" del contingente. Premesso che l'ipotesi della rifusione contempla, evidentemente, che qualche centinaia di esemplari siano stati comunque "preservati", la tesi della tesaurizzazione appare oggi alquanto inverosimile per i seguenti motivi: a) i presunti accaparratori dei 272.515 pezzi dovevano essere ben solidali fra loro se, a distanza di quasi un secolo dall'emissione, sono riusciti a trattenere caparbiamente le monete nei loro caveaux; questa rigida "consegna" è stata scrupolosamente osservata anche dai loro discendenti, che si guardano ancora oggi bene dall'immettere sul mercato i preziosi tondelli; b ), se la tesi della tesaurizzazione delle monete si giustifica con l'investimento che, all'epoca, i tesaurizzatori intendevano operare, ci sarebbe da chiederesi quando questo investimento verrà "incassato". Immobilizzare una cifra di oltre un milione di lire nel 1914 per acquisire l'intero (o quasi) contingente, non era certo cosa da poco, e chi lo avesse fatto ne avrebbe certamente preteso una contropartita nel breve-medio termine, anche profittando, in quegli anni, dell'incremento esponenziale del prezzo del metallo "bianco". Quindi, se di speculazione si è trattato, essa appare piuttosto anomala, considerato che l'ingente investimento di capitali dell'epoca non avrebbe, a distanza di un secolo, reso agli speculatori praticamente nulla. c) confrontiamo la diffusione sul mercato di una moneta "coeva" al 5 Lire del 1914 e identica per tipologia: mi riferisco al 5 lire "cinquantenario" del 1911. Ebbene, si tratta di una moneta battuta in soli 60.000 esemplari che sebbene sia indicata come rara nei più diffusi cataloghi, mi pare che al massimo possa essere NC, considerato che i commercianti ne dispongono in ogni momento di buone quantitatà e che è una moneta che si compra in qualsiasi momento anche su Ebay (non entro nella questione delle conservazione, mi interessa solo dire che un contingente pari a poco più del 20% del 5 lire del 1914l è, sul mercato numismatico, estremamente diffuso). Cosa mi dite? Saluti. Michele
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