Caro DZ,
non sono sicura di aver compreso del tutto bene ciò che chiedi, ma provo a rispondere.
Nelle prime serie genovesi e direi almeno per tutto il primo secolo di emissione in realtà gli archi sono attaccati ai lati (denari e grossi), anche se per ovvii motivi di realizzazione della forma per mezzo di punzoni mobili sono effettuati in modo sintetico, con un elemento centrale verticale da cui si dipartono due archi di cerchio che si appoggiano sui montanti laterali.
E' ovvio che mentre nel sigillo si vede l'immagine realizzata con maggiore accuratezza, quasi con un tentativo prospettico o di profondità, sulle monete - anche per via delle dimensioni ridotte dello stesso campo - il segno si fa essenziale, la forma sintetica. Ed è proprio in questa semplice ma significativa soluzione che secondo me ha avuto radice il successo a livello comunicativo della monetazione genovese (hai provato a sottoporre la questione a tuo figlio? forse è un caso interessante anche per lui...).
Il distacco dagli elementi verticali ai due lati direi che comincia intorno alla metà del XIII secolo sui nominali in oro, per proseguire poi sui grossi CIVITAS IANVA fino all'esito della palmetta nel secolo successivo, e poi del solo punto, con estensione progressiva a tutti i nominali http://numismatica-italiana.lamoneta.it/cat/W-GENZ.
Tuttavia, se in origine (metà XII-metà XIII secolo) penso che quella "forma" abbia avuto un ben preciso significato e sia stata scelta per determinati motivi, non è detto che tutte le sue variazioni grafiche, ovvero stilistiche debbano aver dei contenuti specifici, anche se ovviamente possono essere indicatori culturali in senso più ampio (anche se non si possono escludere pure scelte soggettive e/o individuali poi affermatesi per vari motivi).
La nostra immagine di città (o porta urbica), in un paio di secoli mette i piedi, si allunga, poi manifesta dei punti al centro (sopra e sotto gli archi) e comincia a trasformare archi e colonna centrale in palmetta. Ma tutto ciò potrebbe discendere da una volontà di variazione stilistica, senz'altro influenzata anche dalla mutazione di gusti e di tutto ciò che può incidere sulla definizione dei tratti formali (indicazioni delle stesse autorità emittenti al fine di caratterizzare meglio le varie emissioni)
E quando si arriva alla palmetta in realtà, secondo me, sì è quasi perso il significato della originaria imago civitatis, perchè quello è ormai si è affermato semplicemente come Il marchio di Genova, il simbolo di una ben precisa realtà politica ed economica, da tutti riconosciuto ed imitato, al di là dei piccoli particolari, che ci si può permettere di variare a piacimento, visto che magari nella nuova versione essi contribuiscono a rendere certe serie (e quindi certi valori) riconoscibili da altre precedenti, ad esempio.
Non so se sono riuscita a risponderti e, soprattutto ad essere stata chiara (comincio a risentire della pesantezza di quest'autunno...speriamo di riprendersi con le prossime "vacanze"...).
Fammi/fatemi sapere, sia tu che magari anche altri utenti, su questo e su tutto il resto :).
Un caro saluto MB