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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/19/11 in tutte le aree

  1. Ciao a tutti, oggi parliamo di un periodo ancor meno agevole per l’esatta collocazione delle sigle sulle monete e cioè quello in cui non risulta impressa la data. Prendiamo in esame l’arco temporale in cui regnarono gli Aragonesi e l’avvento degli Spagnoli, (1458-1519) tralasciando Alfonso I che non rientra nell’oggetto della discussione. Come tutti ben sanno, durante il regno di Ferdinando I d’Aragona (1458-1494) fu maestro di zecca Gian Carlo Tramontano che esercitò tale carica durante gli anni 1488/1514 e siglando le monete di Ferdinando I, Alfonso II, Ferdinando II, Federico d’Aragona e Ferdinando il Cattolico con le sigle C – CT – T – IT; (BCNN An.LIII 1968) Incisori dei coni in successione furono: Francesco Liparolo fino al 1462; Girolamo Liparolo dal 1462 al 1497; Bernardino de Bove dal 1497 al 1505; Agostino de Augusto dal 1505 al 1528. (Sambon - Estratto RIN 1893 - incisori dei conii della moneta napoletana). Segnalo il dato degli incisori (in particolar modo il de Bove e il de Augusto) in quanto lo ritengo anch’esso indispensabile per quello che dopo esporrò. Al Tramontano, nel 1515 successe nella carica Marcello Gazella (sigla G sulle monete) e la mantenne anche durante la prima parte del regno di Carlo V e cioè fino al 1527. Di questo intero periodo ne ho esaminato uno specifico, quello cioè in cui regnarono Ferdinando d’Aragona con Elisabetta di Castiglia (1503-1504) e Ferdinando il Cattolico da solo (1504-1516) soffermandomi sullo studio dei Carlini coniati in queste due ben distinte fasi e cioè quelli con la sigla T e quelli con la sigla G. In tutte le opere consultate nel periodo 1503-1504 trovo per la prima volta impressa la sigla G di Marcello Gazella su di una moneta: il Carlino e mi sono subito chiesto…….è giusto che questa moneta vada collocata in questo periodo ? …..a mio parere No, infatti ritengo che detta moneta anche se reca chiaramente la dizione FERNANDVS ET ELISABET D G vada inserita, invece nel periodo in cui Ferdinando il Cattolico fu regnante da solo, e certamente alla fine del suo regno, cioè tra il 1515 e il 1516. Tale tesi è avvalorata, anzi è certificata da una data, quella del 1515 (anno in cui il Gazella sostituì il Tramontano in zecca). Per rimarcare ciò che affermo, riporto un passo del Sambon in cui credo di scorgere tra le righe un’altra notizia che potrebbe effettivamente ricondurci a ciò che ho appena affermato; quando parla del de Bove (incisore dal 1497/1505) si legge: lavorò egli pure i primi coni di Ferdinando il Cattolico, certo i Carlini di Federico d’Aragona, quello (singolare) del Cattolico, col busto della regina Isabella ed il Mezzo Carlino ecc. ecc. Ordunque il Sambon non cita (incisi dal de Bove) i Carlini diversi da quello col busto della regina e cioè quelli con lo stemma del 1° e del 2° periodo, che potrebbero a ragion di logica essere tutti ricondotti nel 2° periodo (certamente quello con la sigla G - PR 4) quando in zecca subentrò il de Augusto (1505) e Ferdinando regnava da solo. Adesso però, senza pretese, spingendomi un po’ oltre l’argomento sigle, posso osservare che le monete che vanno dal 1514 al 1519, andrebbero divise in due parti e non in due periodi, così come da sempre riportato: una dove compare sulle monete al rovescio il ritratto di Isabella (Ducato PR 1 – Carlino PR 2 e l’altro dove (dopo la morte della regina, avvenuta alla fine dell’anno 1504, ma la notizia giunse a Napoli molto più tardi) Ferdinando è effigiato da solo indifferentemente dall’apposizione della dicitura FERNANDVS ET ELISABET Ciò che ho esposto è frutto di uno studio approfondito di questo periodo storico e la coincidenza delle date, in relazione all’entrata e all’uscita dalla zecca sia dei maestri di zecca che degli incisori, mi hanno portato a questa conclusione….forse azzardata….non direi. P.S. scusatemi se il mio italiano non è stato corretto ma spero di essermi fatto capire. Ecco le monete che secondo il mio parere possono essere ricondotte alla prima fase del regno:
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  2. Fra la fine degli Anni '70 alla fine degli Anni '90, cioe in un periodo in cui l'inflazione cumulativa fu piuttosto alta, il prezzo dell' oro ando giu del 30%. Se vogliamo valutare il suo potere di acquisto ci mettiamo dentro anche l'inflazione e abbiamo una diminuzione del 75%. Chi nel 1975 aveva pensato di mettere i suoi risparmi in oro e salvarli dall' inflazione fini col perdere tre quarti di quello che aveva. Se si fosse tenuto "la carta" avrebbe perso "solo" il 63%. Come gia detto, ogni considerazione sul prezzo futuro dell' oro e' puramente speculativa e mi sento quasi di dire che appartiene alla stessa categoria delle considerazioni su quale numero esce primo estratto a Napoli fra due settimane, ancorche sul giornale la mettono insieme alle considerazioni sul prezzo del grano, per qualche oscuro motivo. Tutto giusto, però ti pongo questo piccolo calcolo, molto terra terra..... il 27/09/1975 ricevevo il mio primo stipendio, 325.000. all'epoca una sterlina d'oro costava circa 6.200, potevo acquistare circa 52 monete.... oggi una sterlina costa circa 290 euro che moltiplicato 52 fa 15.080 euro, stipendio sicuramente oltre la media..... saluti TIBERIVS
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  3. Darti un consiglio senza vedere la documentazione è un terno al lotto - da quanto enunciato vedo due punti positivi - I° il risultato della perizia - monete autentiche ma prive di rarità e pregio - II° è il fatto che non hai accettato il patteggiamento - dipende come ha lavorato il tuo avvocato - ha presentato un'istanza di dissequestro - allegando la documentazione dell'acquisto delle monete ( fatture - ricevute d'acquisto ecc. ecc. ) - di solito fatto scadere i termini per il rinivio a giudizio - poi dispongono l'archiviazione del pocedimento e la conseguente resituzione delle monete. Io per esperienza personale è dal 1990 che sto combattendo - mio figlio nel frattempo è diventato Avvocato ..................................................... mi comporteri in questo modo: vai in tribunale - sportello certificati - porta coin te il verbale di sequestro dove ci sono i dati del procedimento compila il modulo barrando la casella Art. 116 CPP - e consegna il modulo compilato ( Proc. penale N° ... xxx/xx R.g.n.r. Mod. xx armati di pazienza nel mio caso ci sono voluti dal 07/04/2004 al 11/08/2008 - per avere la risposta - procedimento archiviato dal gip in data 29/12/2007 - senza nessuna comunicazione al sottoscritto - ARt. 116 Copie, estratti e certificati 1 - Durante il procedimento e dopo la sua definizione, chiunque vi abbia interesse può ottenere il rilascio a proprie spese di copie, estratti o certificati di singoli atti - ( ti rilasciano un certificato dove puoi vedere a che punto è iol procedimento ) - In bocca al lupo - tutmosi
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  4. Ho provveduto io a fare il controllo dei cataloghi suggeriti (cosi mi rispondo da solo :lol: ) Coll. ROSSI - Raffaele Dura e Giulio Sambon - 1880 Vi sono due esemplari, ambedue con cavaliere a dx. : il primo è un doppio ducato descritto al n. 6 come (doppio zecchino) Inedito e riportato nella Tav. I Il secondo è un ducato (descritto come zecchino) al n. 7 dato come R3 - non raffigurato nelle tavole Coll. Gnecchi - Leo Hamburger 7 gennaio 1902 lotto 10 : ANCONA - zecchino attribuito alla Repubblica (nessuna indicazione di data - unico riferimento bibl. Coll. Rossi n. 7) prezzo realizzato 105DM [prezzo buono ma non da grande rarità - la moneta non è illustrata , altro indice che non viene considerata rara - di contro viene illustrato un obolo : SOLA CIVITAS ANCON , considerato molto raro] Coll. PApadopoli - pubblicata da Castellani nel 1925 , n. 13811 peso gr. 3.47 - moneta illustrata alla Tv. XI cavaliere galoppante volto a dx. Il Castellani l'assegna al periodo Comunale che si estende dal sec. XII al sec. XVI MUNTONI descritta come ducato al n. 76 con cavaliere a dx. CNI 5 della stessa tipologia (con cavaliere a dx o a sin) ne sono descritta ben 6 esemplari , tutti illustrati alla tavola 33 - la moneta è emessa a nome di Clemente vii Sia Leone X che Adriano VI coniano anche loro la stessa tipologia di ducato con il proprio nome (Leo coniò anche doppi ducati). Queste monete sono facilmente distinguibili (ancorche molto simili o identiche come tipi) perche riportano al rovescio il nome del pontefice , a differenza degli altri ducati e doppi ducati anonimi, oggetto della discussione , che hanno legenda DE ANCONA L'esemplare da me postato l'avevo visto in asta Nomisma n. 26 del 19.2.2004 lotto 440 e pesa gr. 6.88 è de tipo anonimo e potrebbe essere della medesima tipologia descritta nel catalogo Rossi al n.6 infine suggerisco la lettura dell'articolo di CASTELLANI, in RIN 1893 pp. 335-339 "Il ducato d'oro anconitano nel secolo XIV" dove l'autore parla appunto della stessa moneta descritta da Miroita, attribuita al periodo repubblicano, che si distinguerebbe da quelle della dominazione pontificia perche mancante delle chiavi decussate e triregno, attributi precipui della dominazione pontificia. Questo parrebbe essere l'unico elemento di distinzione tra un supposto zecchino attribuito al periodo comunale e i successivi battuti sotto la dominazione pontificia. Sia il doppio ducato della vendita Rossi (n.6) che quello Nomisma riportano il simbolo pontificio. Per il ducato nulla si può dire non essendo raffigurato . Il ducato della coll. Papadopoli parrebbe senza simboli ma la legenda parrebbe assai simile come forma di caratteri a quelle degli esemplari emessi sotto il dominio papale. Il Castellani nel suo articolo non fornisce prove conclusive ad una coniazione sicuramente riconducibile al periodo comunale pur citando l'esemplare visto dal Peruzzi e l'esemplare del museo di Brera. Suggerisco in ultimo anche la lettura del piacevole articolo di Riccardo Attorri "La storia anconetana dei secc. XII, XIII e XIV, raccontatata dalle sue monete, pubblicato in JUVENILIA, ottobre 2011 (ricerca redatta per il concorso Nino Rapetti). :)
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  5. Ciao Forni. Se guardiamo il diritto dei tuoi 10 tornesi, l'esemplare di sinistra è del 1° tipo, gli altri del 2° (o se guardi il Catalogo, appartengono rispettivamente al tipo a) e b) per i restanti due). Fin qui direi che non c'è alcunché di anormale a meno della presenza del ben raro millesimo 1839 testa imberbe che, sebbene molto usurato, rimane pur sempre un'esemplare rarissimo. Le tue perplessità si addensano invece sull'aspetto dei caratteri del rovescio i quali, da quel che è possibile notare, sono tutti riconducibili alle consuete legende utilizzate fino al 1839. La posizione dell'esergo non è di per sè rappresentativa di tipologia inedita come pure le differenze rilevabili nei caratteri utilizzati per il millesimo. Guarda il posizionamento di lettere e caratteri in questi esemplari postati per avere un'idea sui rovesci del '39: caratteri pressoché uguali ma linea dell'esergo molto distante. Nel 1840 invece comparvero invece i caratteri della scritta "TORNESI" in grassetto spaziati che s'alternano con frequenza paragonabile a quelli usati precedentemente nel periodo 1839-40. Dopo il 1840 infine, troverai solo caratteri grandi e spaziati ciao. M --
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  6. Riprendo questa discussione un pò remota per aggiungere qualche piccola nota biografica sull'imperatrice Aelia Eudossia sulla quale si possono già leggere, nei precedenti scritti, degli interventi molto chiari e preziosi. Aggiungo anche il link di quest'altra discussione: dove gli amici del Forum hanno condiviso le immagini di alcune monete dell'augusta. Aelia Eudoxia era figlia del franco Bautone, magister militum dell'esercito romano d'Occidente che morì nel 388, e di una romana della quale si ignora il nome. La madre di colei che diverrà l'imperatrice consorte di Arcadio, educò la figlia secondo le tradizioni delle famiglie potenti romane; ciò non le risparmiò comunque la definizione di "barbara" da parte dei suoi innumerevoli nemici. La comparsa di Aelia sulla scena della storia avvenne alla morte dell'imperatore Teodosio I che divise l'impero ai due figli Onorio ed Arcadio. Al primo spettò il potere sulla parte Occidentale mentre al secondo quella Orientale. I due augusti erano entrambi molto giovani e, nonostante già da tempo Teodosio li avesse educati al ruolo politico che avrebbero dovuto ricoprire dopo la sua morte, le due parti dell'impero erano gestite e governate da Stilicone in Occidente e da Rufino (successivamente dall'eunuco Eutropio) in Oriente. Rufino che era molto scaltro ed intrigante, voleva approfittare del suo immenso potere e del carattere molto semplice e suggestionabile di Arcadio per dargli in moglie sua figlia, ma qui subentrò l'astutissimo eunuco Eutropio che portò con sè un ritratto di Eudoxia che mostrò al giovane imperatore e lusingò a tal punto l'avvenenza e le capacità della ragazza che Arcadio se ne innamorò e la sposò in pochissimo tempo. Eudoxia, infatti, era una donna bellissima ed estremamente astuta, determinata ed arrivista oltre che cinica. Teodosio I morì il 17 gennaio 395 ed Arcadio ed Eudoxia si sposarono il 27 aprile dello stesso anno. Con Arcadio ed Onorio la separazione tra Occidente ed Oriente divenne totale tanto che molti studiosi considerano Arcadio il primo imperatore bizantino. Tutto ciò, però, solo a livello formale in quanto sappiamo che in realtà coloro che ebbero il potere effettivo furono Eutropio ed Eudoxia. Rufino, infatti, morì nel novembre successivo al matrimonio dell'imperatore ed a lui subentrò Eutropio che aveva un occhio di riguardo per l'imperatrice. Ella, però, non aveva un grande bisogno dell'appoggio del potente ministro e cortigiano visto che con la sua incantevole bellezza e le sue doti politiche innate, manipolava il consorte a suo piacimento e lo lasciava occuparsi esclusivamente di pie pratiche ecclesiastiche. Autonomia e desiderio di potere questi che di lì a poco fecero scaturire nell'augusta il desiderio di liberarsi di Eutropio che accusò di lesa maestà e lo mandò in esilio per un giorno. Nel giorno successivo lo fece ritornare a Costantinopoli, ma solo per processarlo e mandarlo a morte. "Erodiade è di nuovo furiosa: Erodiade nuovamente bella, essa un'altra volta richiede il capo del Battista". Queste sono le parole con le quali S. Giovanni Crisostomo, arcivescovo metropolita di Costantinopoli, in una delle sue memorabili omelie attacca Eudoxia. Leggiamo negli scritti del Crisostomo di un'Eudoxia estremamente ambiziosa ed impulsiva, bellissima e crudele. Era sempre alla ricerca di ricchezze eccessive ed aveva un gusto smodato per il lusso per ottenere il quale era capace di macchiarsi di crimini ed appropriazioni indebite soprattutto ai danni dei più deboli. Divenne proverbiale la caparbietà che l'augusta dimostrò nell'intento di rubare un vigneto ad una povera vedova che non possedeva altri averi. Tra il Crisostomo ed Eudoxia non poteva correre di certo buon sangue e l'imperatrice lo condannò all'esilio. La notte successiva alla partenza dell'arcivescovo, però, Costantinopoli venne colpita da un forte terremoto e una certa attitudine alla superstizione consiglio alla donna un gesto di riconciliazione verso il sant'uomo che fece così ritorno. Armistizio che durò però ben poco visto che l'arcivescovo prese durissime posizioni verso la statua in argento sulla colonna di porfido che di sè stessa Aelia fece innalzare nei pressi della Basilica di Santa Sofia. Il Crisostomo venne, quindi, esiliato di nuovo, ma di lì a poco Eudoxia ebbe una complicazione della gestazione e morì tra atroci tormenti che ci descrive Giorgio Cedreno e che lei pensava le provenissero dalla maledizione dell'arcivescovo, era il 6 ottobre del 404. Dopo la morte di Eutropio, Eudoxia aveva saputo tenere in modo molto audace ed efficace le redini dell'impero muovendo il marito e gli alti ufficiali dello Stato secondo le sue opinioni e necessità. Seppe trarre vantaggio dagli eventi e lasciava che i suoi nemici si esponessero per poi colpirli facendo leva sulle loro responsabilità che riusciva a ribaltare facendole apparire delle colpe. Il suo governo si attenne al concetto di restaurare l'autorità imperiale nello Stato, lo spirito e la disciplina romani nell'esercito e di tenere alto il potere civile di fronte a quello religioso. L'iconografia delle monete fatte coniare da Eudossia sono principalmente quelle che possiamo vedere nella discussione già trattata ed in quella del link. Il solido che segue (RIC 14) ci riporta al Dritto la legenda AEL EVDO-XIA AVG con il busto diademato e drappeggiato dell'augusta che viene incoronata dalla mano di Dio. Al Rovescio: SALVS REI PUBLICAE e Vittoria seduta a destra su corazza mentre scrive un Cristogramma Chi-Rho su uno scudo retto da una colonna. Altro motivo differente di rovescio lo notiamo nel seguente AE3 (RIC 46) che presenta al Rovescio: GLORIA ROMANORVM e l'imperatrice seduta frontalmente sul trono con le mani giunte mentre viene incoronata dalla mano di Dio. In esergo CON. Enrico :)
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  7. Ciao a tutti, in effetti parrebbe un fals umayyade. La zecca potrebbe essere al-Ramla. Interessanti i tre punti al rovescio.
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  8. Ciao, una volta era così, davano il prezzo al grammo per l'oro a 18 carati(750), ora per confondere le persone giocano proprio sulla gradazione dicendo che danno 29,00 € al grammo...se leggete bene forse...e dico forse...in piccolo è scritto che sono per ogni grammo di oro puro. Pubblicità ingannevole la potremmo chiamare, fatto sta che di questi negozietti le Forze dell'Ordine ne stanno chiudendo parecchi da questa estate. Giò :) Non è proprio così, qualche esempio: 1 - 2 - 3 I CC stanno chiudendo questi negozietti per altri motivi: probabili infiltrazioni malavitose, violazione della norma sul contante (privati che trasferiscono somme oltre i 2500 euro) ecc. ecc. Questi sono però negozi on-line che per forza di cose devono essere chiari e seri se vogliono concorrere, prova invece ad entrare in un qualsiasi compro oro di Roma, fuori il cartello, oro a partire da 29 Euro al gr. entri e se riesci a spuntarne 20 devi pure dirgli grazie (secondo loro). La cosa più divertente è successa ad un mio amico, voleva cambiare una sterlina in oro e gli hanno proposto 19 Euro al grammo perchè come saprà ben le sterline sono 14kt se fossero in oro puro si piegherebbero. ahahahahahaha
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